martedì 14 maggio 2013

RECENSIONE "I Malavoglia" di Giovanni Verga

                         I Malavoglia

Autore: Giovanni Verga
La data di nascita di Giovanni Verga non è specificata ma si pensa che sia nato o il 31 agosto 1840 o il 2 settembre 1840 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri: fu registrato all'anagrafe di Catania. Il padre, Giovanni Battista Catalano, era di Vizzini, dove la famiglia Verga aveva delle proprietà, e discendeva dal ramo cadetto di una famiglia alla quale appartenevano i baroni di Fontanabianca; la madre si chiamava Caterina Di Mauro e apparteneva ad una famiglia  continua...

Casa Editrice: La biblioteca di Repubblica
Pagine: 405
Prezzo: € 4,90
Trama: Il romanzo narra le vicende della famiglia Toscana, detta i Malavoglia, che abita il piccolo paese di Acitrezza da diverse generazioni. Il nucleo familiare di tipo patriarcale è composto, prima dal nonno, Padron ‘Ntoni, poi dal figlio Bastianazzo e dalla moglie Maruzza, detta la Longa ed infine dai nipoti: ‘Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. Le uniche ricchezze della famiglia sono, la “casa del nespolo” , da loro abitata, e la barca chiamata “Provvidenza”, unica fonte di reddito. Le disgrazie dei Malavoglia, cominciano con la partenza alle armi di ‘Ntoni, che determina la mancanza di due forti braccia per il lavoro della “Provvidenza”. Per colmare le difficoltà economiche, Padron ‘Ntoni si convince ad acquistare a credito un carico di lupini che, mediante la Provvidenza, deve far giungere a Riposto. Ma, a causa di una violenta tempesta, la Provvidenza naufraga, va perduto il carico di lupini e con esso anche la vita di Bastianazzo. La famiglia Malavoglia è sconvolta dal dolore, ma non si rassegna e per far fronte al debito dei lupini decide di lavorare per Padron Cipolla. Dopo il rientro di ‘Ntoni, questa volta è Luca a intraprendere il servizio di leva, ma con risvolti tragici, poiché morirà nella battaglia di Lissa. La famiglia è di nuovo in ginocchio , anche perché gli viene sottratta a causa dei debiti la casa del nespolo e per porre rimedio alle precarie condizioni economiche, è costretta a vendere la barca, da poco pronta per il mare. Nonostante il dolore enorme di Padron ‘Ntoni, è ‘Ntoni ad incrementarlo ancora di più. Egli, infatti, mira a ben altra vita da quella che per lui, invece, riserva la tradizione di famiglia. Ma le sue ambizioni vengono presto vanificate, poiché frequentando cattive compagnie, si da al contrabbando e finisce in galera ed in più sua madre, Maruzza la Longa, muore di colera. Ma le disgrazie dei Malavoglia non sono ancora giunte al termine, infatti Lia, travolta da uno scandalo, fugge di casa e finisce col diventare una prostituta. Anche Mena a causa delle vicende familiari è costretta a rinunciare al matrimonio con l’amato “compare” Alfio. Infine l’agonia della famiglia Trizzota termina con la morte per malattia di Padron ‘Ntoni. Sarà Alessi a riscattare la casa del nespolo, gesto che non servirà a nulla poiché la famiglia Malavoglia è ormai distrutta. 

STILE: 8
STORIA: 8
COPERTINA: 7



Recensione

“Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza…”
Così inizia uno dei romanzi più conosciuti di Giovanni Verga: la storia della famiglia Malavoglia si svolge nel piccolo paese siciliano di Aci Trezza, vicino a Catania. Il patriarca della famiglia è il vecchio padron ‘Ntoni: a lui obbediscono il figlio Bastianazzo, con la moglie Maruzza, e i cinque nipoti ‘Ntoni ,Luca, Mena Alessi e Lia. 

Un giorno, la povera famiglia di pescatori, decide di fare qualcosa per migliorare la propria posizione economica: il commercio di lupini. Ma una tempesta distrugge la “Provvidenza”, la barca fonte di lavoro, e per la famiglia cominciano i guai. Muore Bastianazzo, ci sono i debiti da ripagare, Lia prende una cattiva strada, il contrabbando e la galera di ‘Ntoni, la vendita della “casa del nespolo” simbolo dell’unità famigliare. 


In questo romanzo si manifesta palese il  pessimismo di Verga. Secondo padron ‘Ntoni: 
“Gli uomini sono come le dita di una mano: il dito grosso fa 
il dito grosso e il dito piccolo fa il dito piccolo." 
Si comprende che nel personaggio c’è la netta convinzione che l’ordine sociale, come la natura, è e resta immutabile.

Colui che pone ciò in discussione, che cerca di cambiare il proprio destino, è un “vinto”. In questo ordine sociale ci sono dei valori indistruttibili: la dignità del lavoro, il sentimento del dovere, l’unità famigliare la solidarietà. Chi tradisce questi valori sarà “vinto” condannato a vivere ai margini della società. senza radici. Ma l’uomo non può accettare questa condizione d’immutabilità e il giovane ‘Ntoni prova a cambiare la sua posizione sociale ma sbaglia ricercando la ricchezza nel contrabbando. Verga traccia il ritratto di una società dove nulla può cambiare, dove, soddisfatti i bisogni materiali, tutto il resto diviene avidità di ricchezze. Anche la nostra società, così moderna e in continua evoluzione, ha i suoi “vinti” nei giovani che cercano un lavoro, nelle donne uccise “per amore” e negli uomini che armano la loro mano "per amore". I valori dell’onestà, dell’amicizia, dell’aiuto reciproco, del rispetto per la persona, sono, oggi, molto rari. 

Leggere Verga mi porta a ripensare a coloro che si sentono soli che sono condannati alla solitudine, che vivono questo dramma nella quotidianità e non riescono a venirne fuori. Questi drammi  possono portare al suicidio, l’animo debole e la disperazione ti fanno vedere la morte come una soluzione ai problemi. Ma così non è. ‘Ntoni ,prima di lasciare per sempre il paese natio, dice: “ Ora è tempo di andarsene…”            
No, ora è il tempo di cambiare! Non possiamo arrenderci l’uomo deve dimostrare di essere libero di scegliere non è legato al proprio destino. Siamo noi che dobbiamo lottare per migliorare, per realizzare le nostre aspirazioni. 

Ma voi, cari amici virtuali, come la pensate? Siete con Verga o con me ?

3 commenti:

  1. Ottimo romanzo, soprattutto per la descrizione precisa dei meccanismi sociali di un ambiente umano ormai scomparso. Interessante anche lo spunto che hai offerto quando hai scritto unità famigliare e solidarietà. Già dalle prime pagine Verga pone a fondamento di questi valori il bisogno di vivere in condizioni economiche dignitose. Verga mostra un' idea di matrimonio e famiglia opposta rispetto a quella di Manzoni, in cui Renzo e Lucia, che scelgono il matrimonio per amore e per la fede comune nella Provvidenza di Dio. La solidità della famiglia diventa per Verga una necessità, non un valore. Tra i personaggi ho apprezzato molto Filomena, che nonostante rinunci al matrimonio non si riterrà mai sconfitta e a cui Verga, almeno a mio avviso, regala una possibilità di ricostruirsi la vita: se leggi le ultime pagine troverai che Mena sta crescendo i nipoti, nati da Alessi e Nunziata, "che pareva che li avesse cresciuti lei". Per rispondere alla tua domanda la penso come te e aggiungo una considerazione. Tu dici che l'uomo deve lottare per migliorare. Ma costa coraggio, è una lotta contro la paura degli insuccessi, che esige dei sacrifici e ambizioni. Ed è proprio l'atteggiamento opposto a quello di Mena e Alessi. Questi personaggi non sono dei vinti come Bastianazzo, Lia o 'Ntoni, ma devono comunque rinunciare, almeno nel caso di Mena, ai loro progetti per vivere in modo tranquillo. Verga propone quindi un tema attualissimo, le ambizioni schiacciate dalla necessità di accontentarsi.

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  2. Ottimo romanzo, soprattutto per la descrizione precisa dei meccanismi sociali di un ambiente umano ormai scomparso. Interessante anche lo spunto che hai offerto quando hai scritto unità famigliare e solidarietà. Già dalle prime pagine Verga pone a fondamento di questi valori il bisogno di vivere in condizioni economiche dignitose. Verga mostra un' idea di matrimonio e famiglia opposta rispetto a quella di Manzoni, in cui Renzo e Lucia, che scelgono il matrimonio per amore e per la fede comune nella Provvidenza di Dio. La solidità della famiglia diventa per Verga una necessità, non un valore. Tra i personaggi ho apprezzato molto Filomena, che nonostante rinunci al matrimonio non si riterrà mai sconfitta e a cui Verga, almeno a mio avviso, regala una possibilità di ricostruirsi la vita: se leggi le ultime pagine troverai che Mena sta crescendo i nipoti, nati da Alessi e Nunziata, "che pareva che li avesse cresciuti lei". Per rispondere alla tua domanda la penso come te e aggiungo una considerazione. Tu dici che l'uomo deve lottare per migliorare. Ma costa coraggio, è una lotta contro la paura degli insuccessi, che esige dei sacrifici e ambizioni. Ed è proprio l'atteggiamento opposto a quello di Mena e Alessi. Questi personaggi non sono dei vinti come Bastianazzo, Lia o 'Ntoni, ma devono comunque rinunciare, almeno nel caso di Mena, ai loro progetti per vivere in modo tranquillo. Verga propone quindi un tema attualissimo, le ambizioni schiacciate dalla necessità di accontentarsi.

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  3. Ottimo romanzo, soprattutto per la descrizione precisa dei meccanismi sociali di un ambiente umano ormai scomparso. Interessante anche lo spunto che hai offerto quando hai scritto unità famigliare e solidarietà. Già dalle prime pagine Verga pone a fondamento di questi valori il bisogno di vivere in condizioni economiche dignitose. Verga mostra un' idea di matrimonio e famiglia opposta rispetto a quella di Manzoni, in cui Renzo e Lucia scelgono il matrimonio per amore e per la fede comune nella Provvidenza di Dio. La solidità della famiglia diventa per Verga una necessità, non un valore. Tra i personaggi ho apprezzato molto Filomena, che nonostante rinunci al matrimonio non si riterrà mai sconfitta e a cui Verga, almeno a mio avviso, regala una possibilità di ricostruirsi la vita: se leggi le ultime pagine troverai che Mena sta crescendo i nipoti, nati da Alessi e Nunziata, "che pareva che li avesse cresciuti lei". Per rispondere alla tua domanda la penso come te e aggiungo una considerazione. Tu dici che l'uomo deve lottare per migliorare. Ma costa coraggio, è una lotta contro la paura degli insuccessi, che esige dei sacrifici e ambizioni. Ed è proprio l'atteggiamento opposto a quello di Mena e Alessi. Questi personaggi non sono dei vinti come Bastianazzo, Lia o 'Ntoni, ma devono comunque rinunciare, almeno nel caso di Mena, ai loro progetti per vivere in modo tranquillo. Verga propone quindi un tema attualissimo, le ambizioni schiacciate dalla necessità di accontentarsi.

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