mercoledì 30 dicembre 2015

BLOGTOUR "Il Segreto del Vicolo della Serpe" di Luisa Mazzocchi | Quinta tappa - Le leggende dei Sibillini

Buongiorno, lettori :)
Ho il piacere di ospitare la quinta tappa del blogtour dedicato al romanzo "Il Segreto del Vicolo della Serpe" della bravissima scrittrice Luisa Mazzocchi :) Il blogtour è nato per festeggiare la permanenza del romanzo nella top 100 di Amazon della sezione thrillerIn ogni tappa verrà analizzato un aspetto peculiare del romanzo, fino ad arrivare alla tappa finale, quella del Giveaway, che prevede l'estrazione di 3 fortunati vincitori che potranno aggiudicarsi una copia del romanzo corredata di dedica da parte dell'autrice.

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REGOLE PER PARTECIPARE:
-Mettere MI PIACE alla pagina Facebook Il segreto del vicolo della serpe
-Diventare FOLLOWER di tutti i blog che partecipano all'iniziativa; 
-Condividere l'evento su Facebook ( per i blogger, inserire il banner);
 -Lasciare un commento.

CALENDARIO BLOGTOUR
14/12 - LIBRI DI CRISTALLO: presentazione del romanzo ed estratto; 
17/12 - EVERY BOOK HAS ITS STORY: le ambientazioni; 
20/12 - LIBRINTAVOLA: i personaggi; 
28/12- STARLIGHT BOOKS: intervista all'autrice; 
30/12 - PENNA D'ORO: le leggende dei Sibillini;  
3/01 - LIBRI AL CAFFE': prima recensione;  
6/01 - CHICCHI DI PENSIERI: seconda recensione;  
9/01 - APPUNTI DI UNA GIOVANE READER: giveaway finale.

L'evento si concluderà il 9 Gennaio con un bel giveaway (tre copie del romanzo in palio) che terminerà il 22 Gennaio. I vincitori verranno estratti dall'autrice mediante un'applicazione random e saranno annunciati il 23 Gennaio nella pagina Facebook del romanzo.
ATTENZIONE: vi ricordiamo che per poter partecipare al giveaway è necessario commentare tutte le tappe!


Il Segreto del Vicolo della Serpe
Luisa Mazzocchi

Editore: Self - Published
Pagine: 172
Prezzo: € 11,00 (cartaceo) - € 0,99 (ebook)

Sinossi: Laura è una professoressa di lettere che vive ad Ancona, sposata con Ezio e madre di due adolescenti. Da giovane era una donna romantica e sognatrice, però, così come la vita è in grado di stupirti e contagiarti così numerose delusioni private e lavorative hanno rotto l’incantesimo e ora, nel 2014, Laura è stremata e sfiduciata. Non crede più nel suo lavoro e non crede più nemmeno nel suo matrimonio. Anche la televisione rema contro i suoi sogni e contribuisce a deprimerla. Al telegiornale, infatti, trasmettono la storia della piccola Noemi, scomparsa mentre giocava nel giardino della sua abitazione. Stanca di essere circondata da tutto questo dolore, Laura decide di distrarsi su Facebook e tra una notifica e l’altra scopre di aver ricevuto un messaggio. Purple, un suo vecchio compagno di scuola, dopo anni di silenzio la contatta per invitarla ad uscire insieme. Laura è indecisa, sa di essere sposata e di avere la responsabilità dei suoi figli, però stabilisce che è arrivato il momento di ritagliarsi degli spazi solo per lei e accetta l’invito ignara di quello che succederà. L’orrida Gola dell’Infernaccio sarà il teatro di un episodio che segnerà in maniera indelebile il futuro della protagonista, lo sfondo di una vicenda in cui passato e presente si intrecceranno mostrando il vero volto di un mistero che colpì la sua famiglia quasi settant’anni prima. Il Segreto del Vicolo della Serpe è un romanzo new style dove il thriller, il romanzo storico e il fantasy si uniscono. Una vicenda che in sé racchiude temi attuali come la precarietà dei valori e la sfiducia nel sistema scolastico e lavorativo, ma allo stesso tempo si rianima attraverso la fantasia, i colpi di scena e le antiche leggende dei Sibillini.


L'AUTRICE | Luisa Mazzocchi, autrice dei tre romanzi di successo Doric Hotel (Italic Pequod, 2012) , Puoi chiamarmi Luca (Italic Pequod, 2013) e Il Segreto del Vicolo della Serpe (ed. Amazon Createspace – autoprodotto), è laureata in Giurisprudenza e lavora come funzionario della pubblica amministrazione. Vive con il marito e i due figli ad Ancona, la città dei suoi romanzi. Proprio dal suo romanzo d’esordio “Doric Hotel”, Luisa Mazzocchi ha avviato un percorso narrativo del tutto particolare, che vede la città di Ancona e il territorio marchigiano al centro di tutte le sue ambientazioni. Numerose sono state le recensioni positive legate ai suoi romanzi. In “Doric Hotel”, un’opera di genere storico-sentimentale ambientata al giorno d’oggi, viene affrontato il tema dei feroci bombardamenti di Ancona e della strage di Santa Palazia avvenuta il primo novembre del 1943. 

Nel noir “Puoi chiamarmi Luca” viene trattato, partendo da un caso di cronaca realmente accaduto al porto dorico, il tema delicato dell’emergenza carceraria.
Nel thriller fantasy “Il Segreto del Vicolo della Serpe”, una storia ambientata tra Ancona e la Gola dell’Infernaccio sui Monti Sibillini, l’autrice rielabora in maniera intrigante l’antica leggenda delle fate Sibille.
Attualmente, l’autrice Luisa Mazzocchi è impegnata con la stesura del seguito del suo ultimo romanzo e con lo studio della lettura teatrale.

Notizie più approfondite, anche in merito all’acquisto dei libri, sono reperibili sul sito web personale www.luisamazzocchi.com




Quinta tappa - Le leggende dei Sibillini

In questo avvincente romanzo (recensione) troverete l’eco di antiche leggende che vi condurranno in un mondo magico dove la natura diventa parte integrante della storia. Tra i boschi, le pietre e le acque dei Monti Sibillini, vagano, sin dalla notte dei tempi, intense figure femminili: le Sibille. Nel romanzo vengono riportate interessanti informazioni su queste mitiche figure.
Delle fate delle Sibille, numerose erano state le leggende tramandate nel tempo. Si diceva che fossero ancelle della Regina Sibilla, creature misteriose che quasi ogni sera scendevano gli scoscesi sentieri dei Sibillini per recarsi a valle. Sembra che queste diafane creature bellissime fossero solite ballare con i pastori più belli della zona. Nei paesi di Castelluccio, Foce e Rocca si narra ancora delle loro danze notturne, quelle che hanno preso poi il nome di “saltarello” o “ballo delle Fate”, insegnate proprio dalle fate Sibille all’antica gente di quei luoghi magici. Erano ballerine abilissime, dai piedi simili a zoccoli di capra, che abitavano sul Vettore, nella Grotta delle Fate insieme alla loro Regina Sibilla, una saggia regnante che aveva comunque posto un limite alle loro scappatelle. Le fate dovevano infatti ritornare alla Grotta prima che il sole sorgesse. Se ciò non fosse avvenuto, ella non le avrebbe più accettate nel suo regno ed esse sarebbero diventate delle misere comuni mortali. Una volta per poco non accadde l’irreparabile: le fate non si accorsero che la notte stava per finire. Risalirono velocemente per il monte Vettore. I loro zoccoli caprini finirono per frantumare il terreno. Le fate riuscirono a rientrare in tempo nella Grotta, prima che i raggi dell’alba rendessero mortale qualcuna di loro. A perenne ricordo di quella estenuante corsa, sulla parte del monte da loro attraversata, rimase una lunga striscia di ghiaia che ora spicca ben visibile sul monte Vettore: il sentiero delle Fate.
Le fate sibilline erano donne celtiche giunte sui Monti Sibillini dopo la battaglia del Sentino avvenuta nel 295 a.C. nelle zone di Sassoferrato-Camerimo. Molto sangue venne versato, lo testimonia ancor oggi il fiume Sanguerone, fiume tinto di sangue. Le legioni romane combatterono contro i Celti. Nella battaglia i comandanti della coalizione antiromana, morirono con numerosissimi guerrieri. I Celti furono sconfitti e tantissime donne celtiche fuggirono sulle montagne. Tra loro c’era la bella e giovane Morhag che riuscì a fuggire su di un cavallo scampato al massacro. Cavalcando per ore, giunse nei boschi: era sfinita e si rese conto di essere ferita alla gamba destra. Sarebbe morta se non fosse successo qualcosa di insperato. La meravigliosa Sibilla delle sue genti era accorsa in suo aiuto. Morhag si risvegliò nella Grotta magica dei Sibillini. Iniziava, per lei, una nuova vita. La coraggiosa guerriera celtica, salvata in punto di morte dalla sacerdotessa druida Sibilla, rinasceva a nuova vita. In quella grotta magica si trovava la prodigiosa sorgente che donava l’immortalità. Un dono dall’enorme potere che la Sibilla condivideva con tutte le donne che si trovavano sul punto di morire nell’area di quei monti del mistero. Morhag divenne la prima ancella della Sibilla. Altre fanciulle si unirono a loro, tutte avevano un animo puro. Anche la sibilla Morhag compì delle magie salvando delle donne dalla violenza degli uomini. Nel tempo si aggiunsero altre sibille, sebbene alcune di loro subissero poi la punizione del ritorno alla vita terrena, senza peraltro alcun ricordo della precedente vita di fata. La Sibilla sapeva essere implacabile quando un’ancella osava disobbedirgli.

Nel corso degli anni le leggende sulle Sibille si sono evolute. Nella tradizione romana, il monte Sibilla venne collegato al culto della Magna Mater. Durante l’epoca del Cristianesimo primitivo, invece, la Sibilla divenne una profetessa. Le cose cambiarono durante l’oscuro Medioevo. La Grotta venne considerata una sede occulta di sortilegi e la Sibilla una strega che di notte si trasformava in serpe con le sue ancelle. La saggia indovina dei Sibillini divenne così la Maga Alcina, tanto che un casto guerriero, Guerrino detto il Meschino, per il solo avvicinarla rischiò di essere ammaliato. Bellissime e dispettose, le fate furono demonizzate e dotate di piedi diabolicamente caprini.

Ma di queste storie di sibille, molto altro potrebbe essere raccontato.

Una cosa è sicura: queste leggende trasmettono con intensità un’energia tutta femminile, un modo deciso di affrontare problemi e situazioni drammatiche. La forza delle donne non è leggenda ma in essa trova testimonianza attraverso i secoli. Giunge fino a noi e diventa parte attiva nel romanzo “Il Segreto Del Vicolo Della Serpe”. A voi scoprire il connubio perfetto tra fantasia e magia, tra leggenda e realtà. Non tutto ha una logica spiegazione, il mistero continua.

martedì 22 dicembre 2015

RECENSIONE | "La verità sul caso Rudolf Abel" di James B. Donovan

Buongiorno, cari lettori :)
Sicuramente avrete mille cose da fare per le imminenti feste, così non mi perdo in giri di parole e vi parlo subito della recensione odierna. Ho appena terminato la lettura di un libro avvincente, uno spy thriller, che parla di Storia e di quell’equilibrio del terrore noto a tutti come “guerra fredda”.
“La verità sul caso Rudolf Abel” di James B. Donovan, un libro che da voce a una travolgente avventura, una storia vera narrata in modo intrigante e avvincente.

La verità sul caso Rudolf Abel 
James B. Donovan

Editore: Garzanti 
Pagine: 384 | Prezzo: 18,60

Sinossi: La mattina del 10 febbraio 1962, James Donovan è in missione sulla Glienicke Brücke, il celebre Ponte delle Spie che collega Berlino Ovest con l'Est comunista. Al suo fianco c'è Rudolf Abel, la più misteriosa ed efficiente spia del Ventesimo secolo, per anni clandestinamente negli Stati Uniti a capo dello spionaggio russo. Dall'altra parte del ponte, i sovietici tengono in ostaggio Francis Powers, il pilota di un aereo-spia U-2 americano abbattuto mentre era in volo segreto sull'URSS: Donovan ha ricevuto dal presidente Kennedy l'incarico di riportarlo in patria a ogni costo. La verità sul caso Rudolf Abel ci catapulta nelle drammatiche giornate vissute per realizzare lo scambio di prigionieri, nelle lunghe e pericolose trattative diplomatiche, nei momenti concitati e avventurosi della guerra fredda tra due blocchi con le armi costantemente puntate. Tra le pagine di questo diario rivive così un mondo di ambiguità, inganni e cospirazioni, raccontato in prima persona dall'eccezionale protagonista della più avventurosa spy story mai svoltasi a cavallo della Cortina di ferro. 

STILE: 8 | STORIA: 9 | COPERTINA: 7

La mattina del 10 febbraio 1962, l’avvocato James Donovan è in missione sul Glienicke Brucke, il Ponte delle spie che unisce Berlino Ovest con l’Est comunista. Donovan non è solo, con lui c’è Rudolf Abel. Dall'altra parte del ponte, i sovietici tengono in ostaggio Francis Powers.  
Donovan ha ricevuto dal presidente Kennedy un incarico che appare impossibile. 
Tutto ebbe inizio molti anni prima, era il 19 agosto 1957.

L’avvocato James Donovan era stato designato, dall’Ordine degli avvocati, per difendere il colonnello Rudolf Ivanovic Abel accusato di essere una spia russa. Abel, fedele alla “Madre Russia”, rifiutava di collaborare con il governo americano. Il processo era inevitabile. Il clamore mediatico fu enorme. Abel era un uomo colto, parlava correttamente sei lingue, era ingegnere elettronico e si intendeva di chimica e fisica nucleare, era un buon musicista e pittore dilettante, matematico e crittografo. Uomo dalla personalità enigmatica affrontava con gran dignità la prigionia e aveva accettato Donovan come suo difensore. Il processo “Stati Uniti contro Abel”, sarebbe stato il primo processo in America a una spia straniera in tempo di pace. Abel, la spia comunista, rischiava la pena di morte. A tradire il colonnello russo era stato un uomo del KGB: Reino Hayhanen. 
Abel, secondo Donovan, aveva diritto alla difesa, anzi, alla miglior difesa possibile:
Il caso Rudolf Abel è un tipico esempio della protezione assicurata a un imputato, quale che sia il suo crimine, da parte della legge americana a tutela dei diritti dell’uomo… Secondo la Costituzione egli gode degli stessi diritti di ogni cittadino americano e ne usufruisce appieno di fronte alla Corte Suprema.
Il processo durò vari anni. Abel aveva perso l’appello in Corte Suprema per un solo voto, ma non si abbatteva ed era lui a dare coraggio all’avvocato. Quando l’americano Francis Powers, pilota di un aereo-spia U-2 in volo segreto sull’URSS, viene fatto prigioniero, il destino di Abel subirà un inatteso cambiamento. I sovietici accusavano gli Stati Uniti di aver deliberatamente spiato la Russia con gli U-2. Iniziava così un carosello di accuse tra le due super potenze. Il presidente Eisenhawer ammetteva che i voli c’erano stati ma erano stati effettuati per raccogliere informazioni atte a proteggere gli Stati Uniti. I sovietici non dovevano dimenticare che il loro governo aveva mandato il colonnello Abel, sul suolo americano, con il compito di trafugare informazioni. Sui giornali apparvero titoli come “Un Abel per un Powers”, uno scambio ovvio e appagante per entrambi i governi. Donovan riceveva dal presidente Kennedy l’incarico di riportare il pilota in patria. La negoziazione apparve subito difficile e complessa. L’avvocato si era mostrato abile e coraggioso. La mattina del 10 febbraio 1962, sul Ponte delle spie, avvenne lo scambio dei prigionieri.


“La verità sul caso Rudolf Abel” è un romanzo, scritto da Donovan in forma di diario, che ci riporta nelle drammatiche giornate vissute per organizzare lo scambio. Le trattative diplomatiche, non ufficiali, si rivelarono estenuanti, la tensione era altissima tra i due blocchi con le armi costantemente puntate.

L’avvocato Donovan racconta in prima persona le fasi concitate che portarono allo scambio. Con una scrittura precisa e intrigante, il lettore rivive quell’atmosfera fatta di ambiguità e inganni. Ho molto apprezzato il ruolo dell’avvocato Donovan, un uomo deciso a non farsi strumentalizzare durante il processo. Un uomo pronto a rischiare tutto pur di restar fedele ai suoi principi morali. Devo ammettere che la lettura del romanzo non è stata sempre fluida, tanti i termini di procedura penale. Tuttavia il coinvolgimento è tale che ben presto si viene attirati nell’evoluzione dei fatti. Come su una scacchiera, ad ogni mossa corrisponde una contro mossa. La tensione è palpabile, il sospetto non risparmia nessuno. Non ci sono buoni e cattivi, eroi e antagonisti. La Storia di quegli anni ci mostra, anche se con motivazioni diverse, che non bisogna mai arrendersi. La possibilità dì instaurare un dialogo deve poter concretizzarsi. Una missione che sembrerebbe impossibile può risolversi nei migliori dei modi.

“La verità sul caso Rudolf Abel” è un libro intrigante e affascinante che ha ispirato il nuovo film di Spielberg “Il ponte delle spie” (TRAILER) in tutte le sale cinematografiche dal 17 dicembre. 
Consiglio vivamente di leggere questo libro a tutti coloro che vogliono approfondire, grazie a una storia vera, alcune pagine della Storia mondiale.

lunedì 21 dicembre 2015

Books, chocolate and friends: terza tappa "Miracolo in una notte d'inverno" di Marko Leino


Buon lunedì, lettori :)

Ho il piacere di ospitare la penultima tappa del gruppo di lettura Books, chocolate and friends organizzato dal blog Café Littéraire da Muriomu.

Sono molto felice di aver preso parte a questa iniziativa, è un piacere commentare con tutti voi questo romanzo, finestra dopo finestra, pagina dopo pagina ^-^

Dopo la prima tappa ospitata da Café Littéraire da Muriomu
e la seconda tappa ospitata da La ragazza che annusava i libri,
eccoci giunti alla terza tappa :D




La quattordicesima finestra ci presenta Nikolas nuovamente solo e stravolto dal dolore per la morte di Isak: non sopporta l’idea di essere in balia della sofferenza che si mostra come sua fedele compagna di viaggio. 

Il povero Nikolas, nel suo dolore, ricorda le parole del padre:
Sei un bambino grande, so che ce la farai a stare da solo.
E’ difficile accettare il proprio destino, così Oula fa una promessa a se stesso:
Quando mi sarò ripreso anche da questo dolore, non lascerò più che nessuno mi diventi così caro. Non riuscirei a sopportare ancora questa terribile sensazione. Vivrò da solo fino alla fine dei miei giorni, come è destino che sia.
Presa questa decisione, il nostro protagonista ritorna a casa e lascia che la vita scorra senza il suo coinvolgimento. Nikolas decide di riprendere in mano la sua esistenza quando, sotto il letto di Isak, trova uno scrigno colmo di monete d’oro che gli permetterà di vivere tranquillamente dedicandosi solo alla costruzione dei giocattoli da portare ai bambini per Natale. A quanto pare il destino mostra un volto benevolo verso Oula Pukki che ha ritrovato la voglia di vivere.

Intanto al villaggio Emil è seriamente preoccupato per le sorti di Nikolas che, si dice, sia impazzito dal dolore. Così l’amico d’infanzia va a trovare Oula e lo vede impegnato nell’ampliamento del laboratorio. Nell’aspetto Oula è visibilmente cambiato, ha la barba lunga e i capelli lunghi. Egli vivrà solo in funzione del Natale.


Nikolas trascorrerà giorni sereni addestrando le quattro renne per la sua slitta, regalandoci un sorriso. Seguendo le indicazioni del commerciante Hilla, Oula decide di vestirsi di rosso per farsi obbedire dalle renne: una giacca, un cappello e un paio di pantaloni tutti rigorosamente rossi. Oula stringerà con le renne un patto: per una notte all’anno lo avrebbero aiutato a portare i doni ai bambini del villaggio, in cambio avrebbero goduto di ozio e pascoli per il resto dell’anno.


Ben presto al villaggio ognuno immagina storie diverse su questo personaggio senza nome che porta i doni nella notte di Natale. Contemporaneamente iniziano a circolare voci sull’eremita Oula che veniva indicato come una persona che odiava gli esseri umani e specialmente i bambini. Ancora una volta il comportamento di Nikolas viene frainteso dagli abitanti del villaggio. Quando Nikolas si presenta all’emporio di Emil, tutti i bambini scappano via impauriti tranne Ada (la figlia di Emil) che ha ormai 5 anni. Lei non credeva che Nikolas fosse un uomo cattivo anzi pensava che fosse proprio lui a portare i regali la notte di Natale perché così le aveva detto il suo papà. Nikolas si rattrista molto nel vedere il fuggi fuggi dei bambini e nega, con Ada, di essere lui L'Uomo del Natale. La bambina si arrabbia con il padre accusandolo di essere un bugiardo, Emil a sua volta accusa Nikolas di essere un egoista che pensa solo a se stesso e lo caccia dall'emporio per avergli fatto fare brutta figura con la figlia. Quanta ingratitudine, Emil ha dimenticato che deve la sua vita a Nikolas e nuovamente gli volta le spalle.


Dopo il litigio con Emil, Nikolas si sente più solo che mai. Ha perso l’unico amico che avesse mai avuto e trova conforto solo nel lavoro. Il tempo passa e lascia segni indelebili sul corpo di Oula e sulla sua anima dilaniata da ferite sempre aperte che lo tormentano continuamente. 
Quanto più forte è la memoria, tanto più debole è la speranza.
Giunge il Natale e Nikolas non prova gioia nel distribuire doni ai bamini, quando arriva sul mare ghiacciato per lasciare il regalo alla sorellina Ada, succede un fatto inaspettato. Emil è lì, lo chiama e gli dice che Ada, sua figlia, è scomparsa. Ancora una volta Emil si scaglia contro Nikolas e lo accusa di essere lui il motivo per cui Ada è uscita di casa nella tempesta. La bambina ha lasciato un messaggio in cui diceva che doveva scoprire chi era colui che portava i doni di Natale. Tutto il villaggio, incluso Nikolas, va alla ricerca di Ada e un bimbo confessa a Oula che la bambina voleva portargli un regalo e che quindi si era incamminata verso la sua abitazione. 


La ricerca di Ada si spinge fino al bosco, è calato il buio, gli uomini accendono le torce e continuano la marcia nella neve alta. La bufera imperversava sempre più violenta ma le speranze di ritrovare Ada ancora viva si riducono sempre di più. Sulla neve si vedono orme di lupi ed Emil pensa ormai al peggio. Camminando al buio, il papà di Ada cade in un burrone e sarà ancora una volta Nikolas a salvarlo, rischiando anche la sua vita. Finalmente Emil sembra rinsavito e ringrazia l’amico per avergli salvato nuovamente la vita. Le ricerche riprendono ma Ada sembra svanita nel nulla. 
Gli uomini ritornano alle loro case e Nikolas ha un colloquio chiarificatore con l’amico. Emil (finalmente!) capisce che non è colpa di Nikolas se Ada è sparita e inoltre fa questa riflessione:
La paura della perdita è una componente dell’amore. Non puoi evitare i sentimenti per tutta la vita solo perché sei in preda alla paura. Devi avere il coraggio di amare e di farti amare, altrimenti non stai neanche vivendo.
Nikolas non riesce a comprendere queste parole.


Una volta ritornato a casa, Nikolas si accorge che qualcosa non va e trova, con grande meraviglia, la piccola Ada seduta sul suo letto con il berretto rosso in testa. Il cuore di Nikolas scoppia per la felicità. Ada spiega che è riuscita a salire sulla slitta e le renne l’hanno portata alla capanna sana e salva. A questo punto Nikolas si ritrova in difficoltà perché la bambina lo accusa di averle mentito e vuole conoscere il perché. Oula le promette di raccontarle la sua storia durante il viaggio di ritorno verso il villaggio. 

Prima di giungere al villaggio Nikolas ed Ada si fermano sul mare ghiacciato per consegnare il dono alla sorellina di Nikolas. Ada gli strappa una promessa: ogni Natale lasceranno insieme il regalo per la piccola sorellina. Quindi accompagna a casa Ada che finalmente riabbraccia i suoi genitori. 
Sulla strada del ritorno Oula ripensa alla sua vita passata e si chiede come sarà il suo futuro. 
Nella sua testa risuonano le parole che aveva detto ad Ada poco prima:
Meno le persone sapranno, più ci crederanno, e più crederanno, meno dubiteranno.

Ada mantiene il segreto di Nikolas e racconta ai bambini del villaggio di aver visto L’Uomo del Natale ed egli non somiglia a Oula. Quando i bambini le chiedono perché quest’uomo porti loro dei regali, la bambina risponde che, così facendo, L’Uomo del Natale vuole mostrare che la gioia del ricevere insegna quanto sia importante dare. Infatti donando agli altri, riceviamo in cambio molto più di quello che diamo. 

Passa il tempo, Ada va a trovare Nikolas quattro volte all’anno, quando le stagioni cambiano e Nikolas aspetta sempre con molta gioia queste visite.
  
Trascorrono vent’anni, Ada è diventata una giovane donna e Nikolas un anziano signore dai capelli e dalla barba bianchi.  In una delle sue visite Ada gli confida che si sarebbe sposata. Nikolas è contento per la notizia ma in cuor suo è triste perchè ha il timore di non riuscire a portare i regali ancora a lungo. Gli anni si fanno sentire e il suo corpo non ce la fa più. Chi avrebbe continuato la tradizione? Decide quindi di affrontare un anno alla volta, un Natale dopo l’altro, senza più arrovellarsi.







Nikolas prova per Ada un sincero e profondo affetto e ha capito che l’amore è parte integrante e non si può non amare per paura di soffrire. Ora che è avanti con gli anni, ha il conforto di Ada che riscalda le sue giornate di solitudine.

Questa storia mi ha molto coinvolta emotivamente, ogni finestra mostra un aspetto dell’evoluzione del personaggio di Nikolas con caratteristiche salienti che lo ritraggono pagina per pagina. Sono molto curiosa di sapere chi continuerà la tradizione dei doni natalizi una volta che Nikolas non ci sarà più.


Mi dispiace vedere che sono rimaste poche finestre alla conclusione del romanzo ma dall’altro lato sono felice di aver preso parte a questo gruppo di lettura :) E’ bello condividere riflessioni ed emozioni con altre persone, così la lettura è ancora più ricca e avvincente. 

Aspetto il vostro parere su queste finestre :) 

Vi ricordo che la prossima tappa sarà il 28 DICEMBRE e la ospiterà Sonia del blog "Il salotto del gatto libraio"

Potete continuare a commentare le varie finestre sulla pagina evento del gdl :)

Buon proseguimento a tutti ^-^

venerdì 18 dicembre 2015

RECENSIONE | "Racconti Fiabeschi del Macabro e dell’Assurdo" di Cristina Vitagliano

Cari lettori, anche questa settimana scivola via veloce. Oggi vorrei presentarvi una raccolta di fiabe molto particolari che hanno un retrogusto amaro e ci aiutano a riflettere su alcuni aspetti della realtà. 

Racconti Fiabeschi del Macabro e dell’Assurdo
Cristina Vitagliano

Editore: Cavinato Editore International
Pagine: 160
Prezzo: € 2,99

Sinossi: Sette racconti, sette peccati capitali, sette storie fantastiche in bilico tra il fiabesco e il macabro, dove nulla è ciò che sembra e dove bene e male danzano intorno a una linea molto sottile. Racconti fiabeschi del macabro e dell’assurdo nasce dagli studi universitari di letteratura e filologia germanica dell’autrice, che partendo dal concetto di fiaba classica, lo rielabora e lo ripropone in sette racconti, ognuno dei quali narra le vicissitudini di svariati personaggi alle prese con i terribili vizi capitali. Invidia, ira, lussuria, superbia, avarizia, accidia e ingordigia vi guideranno alla scoperta dei più curiosi mondi fantastici, dove tra atmosfere medievali, post-industriali e mondi senza tempo, abitano personaggi che quasi mai sono identificabili nei classici buoni e cattivi delle fiabe, ma che sono intrappolati nella loro fallace umanità e nelle loro personalità ricche di sfumature; alle prese con logoranti e invadenti vizi che li porteranno a compiere i gesti più impensati e a sfumature sempre tendenti al nero.

http://i.imgur.com/ye3Q8bo.png
STILE: 7 | STORIE: 8 | COPERTINA: 6


Fin da bambini ascoltare una fiaba era come vivere un’avventura meravigliosa immedesimandoci nelle vicende vissute dai protagonisti che incontrano fantasiosi personaggi, alcuni buoni e altri cattivi. Di solito le fiabe, dopo aver narrato storie complesse e qualche volta drammatiche, terminavano con un lieto fine. C’è sempre una soluzione ai problemi e alle difficoltà che si incontrano, basta essere coraggiosi, leali, solidali con chi è più debole. La realizzazione di un desiderio dipende dal nostro impegno. Bene, dimenticate il lieto fine, il “vissero felici e contenti”. Le fiabe di Cristina Vitagliano non mostrano buoni sentimenti, non raccontano di sogni che si concludono nel migliore dei modi. Le fiabe, di questa bravissima autrice, si ispirano alle peggiori attitudini e ai più tremendi vizi: i sette peccati capitali.
Di tutte queste riprovevoli inclinazioni sentirai parlare in questo libro.
                  Della divoratrice invidia,
                  della cieca ira,
                  della lussuria incontrollabile,
                  dell’ingannatrice superbia,
                  dell’avarizia crudele,
                  del distruttivo torpore dell’accidia
                  e della subdola ingordigia.
In questo libro troveremo re e regine, streghe, folletti che non sono esempi di virtù.

“La regina bianca”, “Amantide”, “La strana sorte di Ortica Gloom” sono solo alcune delle sette fiabe che ho letto con vivo interesse. In ogni fiaba, dall’intreccio sempre ricco e articolato, c’è l’oggetto del desiderio e il protagonista aspira sempre a qualcosa. I mezzi per soddisfare i propri desideri non sono però animati dal bene. Il peccato nutre le storie, i protagonisti cedono al male e sono consapevoli di adottare comportamenti non in linea con i buoni sentimenti. Una cosa è certa: chi sbaglia subisce le conseguenze dei suoi errori. 
Queste fiabe sono intelligenti, ben scritte e ci aiutano a riflettere su alcuni aspetti della realtà. Sono 7 storie fantastiche, ognuna ispirata a un peccato capitale, che trasmettono emozioni e catturano l’attenzione del lettore. I peccati sono da condannare ma bisogna comprendere cosa spinge l’uomo a commetterli. L’autrice mette così in evidenza i difetti, le debolezze che caratterizzano da sempre l’uomo. Dalle vicissitudini dei vari protagonisti emergono vari punti di riflessione, il messaggio è chiaro e ben articolato. I racconti sono ambientati in un tempo indefinito ed in un luogo imprecisato. C’era una volta… segna l’inizio delle vicende fiabesche che spesso iniziano con una situazione positiva e vanno verso una soluzione negativa. Brava l’autrice a intrecciare situazioni reali con altre di fantasia per suscitare stupore e riflessione in chi legge.

“Racconti Fiabeschi del Macabro e dell’Assurdo” è un’originale raccolta di fiabe che conquista il lettore ammaliato dalla magia dei racconti. La lettura è fluida e le storie sono originali e ben strutturate. Cristina Vitagliano ha saputo realizzare storie molto diverse fra loro dove non c’è condanna ma un amaro retrogusto che si esalta nel finale senza sorriso. Ho molto apprezzato anche la prefazione di Samuele Pasquino che mi ha aiutata a farmi un’idea precisa dei racconti che mi apprestavo a leggere. Vi consiglio questa bella raccolta e vi saluto nello stesso modo in cui si conclude la prefazione:

A voi l’ardua sentenza. 
 Godetevi queste "macabre assurdità!"

giovedì 17 dicembre 2015

IN LIBRERIA #8 Uscite gennaio 2016 Fazi Editore


Scorpion dance di Shifra Horn

IN LIBRERIA DAL 14 GENNAIO

Editore: Fazi Editore
Pagine: 274 
Prezzo: € 18,50 

Sinossi: La storia di Orion, un ragazzo che ha perso il padre durante la guerra dei Sei Giorni e che viene cresciuto da due donne nel quartiere di Old Katamon, è un viaggio di straordinaria intensità tra i suoni, i colori, i profumi e le ferite di Gerusalemme che dall’Olocausto giunge ai giorni nostri.
Orion porta sulle spalle il peso di un padre che non ha mai conosciuto, il dolore per l’abbandono della madre che, rimasta vedova troppo giovane, vola in Australia per risposarsi, e soprattutto il ricordo di Johanna, la nonna tedesca che parla un pessimo ebraico e odia la Germania.
Quando Orion incontrerà la sua Basherte, una cantante d’opera berlinese con cui vivrà un’appassionata storia d’amore, si troverà a fare i conti con la propria individualità, con il passato del popolo ebraico e con l’ultimo, essenziale, segreto di Johanna. E né Sarah, il pappagallo parlante dai sentimenti umani ereditato dalla nonna, né il glicine giapponese che avvolge con una forza soprannaturale la sua nuova casa, né Falada, il camioncino-biblioteca dotato di volontà propria e senso dell’umorismo, basteranno a salvarlo da un vortice di incertezza, sradicamento e lutto.
Come nella danza dello scorpione, questo romanzo – complici un sottile realismo e un lirismo sofisticato – si riavvolge in continui movimenti tra passato e presente, e ci accompagna attraverso la lotta per la sopravvivenza dei tre protagonisti, sempre in bilico tra il desiderio di ricordare e la necessità di dimenticare.
Shifra Horn, con lo sguardo di chi è abituato a interrogarsi sulla propria storia, è abilissima nel mescolare l’amore e le relazioni umane a questioni difficili come il tema della memoria e dell’identità.






Ruggine di Anna Luisa Pignatelli

IN LIBRERIA DAL 28 GENNAIO

Editore: Fazi Editore
Pagine: 152 
Prezzo: € 15,00 

Sinossi: Ruggine è un racconto che si inserisce magistralmente nel solco di un’illustre tradizione narrativa. Libro dalla lingua evocativa, quasi poetica, ricostruisce la storia di una donna ormai anziana che vive in un paese di poche anime, grette e crudeli. Vicende aspre, paesaggi violenti, orizzonti senza speranza: sullo scenario di una Toscana letteraria e allo stesso tempo autentica, gli abitanti del piccolo centro commetteranno ogni tipo di angheria ai danni della donna, vittima suo malgrado di una persecuzione collettiva per via del suo torbido passato. Il mistero di Gina, da tutti chiamata Ruggine per l’attaccamento a Ferro, un gatto che ora è l’unica compagnia di una vita altrimenti desolata, ruota attorno a un fatto atroce accaduto anni prima: suo figlio, malato, una volta morto il padre aveva iniziato ad abusare di lei che, spaventata, non aveva avuto la forza di reagire, fino all’inevitabile arrivo dei servizi sociali. Ruggine da allora è il demonio, la strega, messa al bando dalla comunità e perseguitata con atti di sopraffazione meschina, privi di ogni tipo di pietas. Da qui la grande solitudine della donna fino allo straziante epilogo nel rovesciamento di ogni senso comune di pietà e giustizia.





Armadale di Wilkie Collins

IN LIBRERIA DAL 21 GENNAIO

Editore: Fazi Editore
Pagine: 800 ca.  | Prezzo: € 18,50 

Sinossi: Romanzo innovativo, con una protagonista incredibilmente maligna, definito da T.S. Eliot il miglior libro dell’autore. Quando l’anziano Allan Armadale fa una confessione terribile in punto di morte, non immagina nemmeno lontanamente le ripercussioni che ne seguiranno: il segreto che rivela coinvolge la misteriosa Lydia Gwilt, tentatrice dai capelli rosso fuoco, bigama, dipendente dal laudano e avvelenatrice di mariti. I suoi maliziosi intrighi carburano la trama di questo dramma appassionante: una storia di identità confuse, maledizioni ereditate, rivalità amorose, spionaggio, denaro… e assassinio. Il personaggio di Lydia Gwilt orripilò i critici dell’epoca, al punto che un recensore la descrisse come «una delle donne maligne più recidive di sempre, i cui espedienti e le cui brame hanno infangato la narrativa». Resta fra le più enigmatiche e affascinanti donne del diciannovesimo secolo, e il cuore nero di questo sensazionale romanzo vittoriano.


mercoledì 16 dicembre 2015

WWW Wednesdays #70

 WWW  Wednesdays è una rubrica creata dal blog Should be Reading 
e consiste nel rispondere a tre semplici domande:

-What are you currently reading? (Cosa stai leggendo adesso?)
-What did you recently finish reading? (Cosa hai appena finito di leggere?)
-What do you think you’ll read next? (Cosa leggerai dopo?)


What are you currently reading?
(Cosa stai leggendo adesso?)

  
    


What did you recently finish reading?
(Cosa hai appena finito di leggere?)



What do you think you’ll read next?
(Cosa leggerai dopo?)
 
 

  

   

martedì 15 dicembre 2015

VI PRESENTO... | "Liber Obscurium Secretum" di Nicolò Marino

Liber Obscurium Secretum

Autore: Nicolò Marino


Genere: Romanzo Fantasy-Storico

Pagine: 102

Prezzo: 0,99 €


Sinossi: Un cavaliere impavido che parte per una missione affidatagli dal suo re, un giuramento da onorare col sangue e la spada e un destino già scritto che si deve compiere. 
Liber Obscurium Secretum narra la storia di Dominik e dei suoi fedeli compagni - tutti cavalieri coraggiosi - che tra misteri, incantesimi e mille difficoltà devono portare a termine la missione più importante della loro vita: ritrovare il libro della conoscenza. 




Informazioni sull'autore

Nicolò Marino nasce in provincia di Sondrio nel 1981, ma si trasferisce quasi subito in Sicilia. Qui segue il suo iter scolastico, dapprima consegue il diploma Scientifico per poi seguire il suo cuore di amante delle discipline umanistiche e si laurea in Lettere Moderne. Sin da giovane si interessa alla scrittura e alla lettura che lo aiutano a creare fantasiosi racconti. Le sue più grandi passioni sono la Storia - in particolare quella antica e medievale - l’Astronomia, l’Archeologia e soprattutto ciò che riguarda l’Egitto, la Grecia arcaica e l’antica Roma. Tra le icone storiche che ammira di più, c’è la figura poliedrica di Federico II di Svevia. Ha pubblicato nell’aprile 2015, con la CE Genesis Publishing, il saggio storico “Bisanzio e i Bizantini nelle fonti occidentali della seconda Crociata”. In seguito, in self-publishing ha pubblicato il romanzo breve di genere Fantasy-Storico “Il vortice del tempo” e nel dicembre 2015 il romanzo Fantasy-Storico “Liber Obscurium Secretum”.

lunedì 14 dicembre 2015

RECENSIONE | "La ragazza nella nebbia" di Donato Carrisi

Carissimi lettori, iniziamo una nuova settimana affrontando una tematica che coinvolge tutti noi: la spettacolarizzazione del crimine.
La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno. La gente vuole un mostro… E io le do quello che vuole.
In questa frase è contenuta una gran verità che caratterizza la nostra società. Dal delitto al caso mediatico il passo è breve. Intorno alla tragedia si sviluppa la curiosità dei media che si nutre non di vittime senza voce ma di una spietata caccia al mostro. Le telecamere sono pronte a cogliere il colpo di scena, aspettano di catturare l’immagine del colpevole e tutto, anche la vittima, passa in secondo piano. Questi sono i semi del male che germogliano nel thriller “La ragazza  nella nebbia” di Donato Carrisi, edito Longanesi.

La ragazza nella nebbia
Donato Carrisi

Editore: Longanesi
Pagine: 373
Prezzo: € 18,60 

Sinossi: La notte in cui tutto cambia per sempre è una notte di ghiaccio e nebbia ad Avechot, piccolo paese rintanato in una valle profonda fra le ombre delle alpi. Forse è stata proprio colpa della nebbia se l’auto dell’agente speciale Vogel è finita in un fosso. Un banale incidente. Vogel è illeso, ma sotto shock. Non ricorda perché è lì e come ci è arrivato. Eppure una cosa è certa: l’agente speciale Vogel dovrebbe trovarsi da tutt’altra parte, lontano da Avechot. Infatti, sono ormai passati due mesi da quando una ragazzina del paese è scomparsa nella nebbia. Due mesi da quando Vogel si è occupato di quello che, da semplice caso di allontanamento volontario, si è trasformato prima in un caso di rapimento e, da lì, in un colossale caso mediatico. Perché è questa la specialità di Vogel. Non gli interessa nulla del dna, non sa che farsene dei rilevamenti della scientifica, però in una cosa è insuperabile: manovrare i media. Attirare le telecamere, conquistare le prime pagine. Ottenere sempre più fondi per l’indagine grazie all’attenzione e alle pressioni del «pubblico a casa». Santificare la vittima e, alla fine, scovare il mostro e sbatterlo in galera. Questo è il suo gioco, e questa è la sua «firma». Perché ci vuole uno come lui, privo di scrupoli, sicuro dei propri metodi, per far sì che un crimine riceva ciò che realmente gli spetta: non tanto una soluzione, quanto un’audience.

STILE: 9 | STORIA: 8 | COPERTINA: 8

La notte in cui tutto cambiò per sempre iniziò con lo squillo di un telefono.
LA STORIA

La notte in cui tutto cambia per sempre è una notte di ghiaccio e nebbia ad Avechot, un paesino situato in una valle profonda delle Alpi. L’agente Vogel ha un incidente, la sua auto finisce in un fosso. Egli è illeso ma sotto shock, non ricorda cosa sia successo nelle ore precedenti all’incidente. Ma Vogel non dovrebbe trovarsi ad Avechot. Sono ormai passati due mesi da quando è scomparsa una ragazzina del paese, è scomparsa inghiottita dalla nebbia. Vogel, assai abile a manovrare i media e a conquistare le prime pagine dei giornali, si è occupato del caso. Con le sue indagini l’agente speciale sperava di provocare il colpevole e di farlo uscire allo scoperto. L’incidente è dovuto a una sua distrazione o l’uomo che sta cercando gli ha teso una trappola? Ma soprattutto a chi appartiene il sangue che Vogel ha sui vestiti?

Ad Avechot è scomparsa una ragazzina di 16 anni, Anna Lou Kastner. Inizialmente si pensa a un allontanamento volontario della ragazzina ma dopo due giorni le indagini prendono una direzione diversa. Anna Lou , giovane ragazza coi capelli rossi e le lentiggini, scompare nel nulla e non si comprende il perché. Lei è tranquilla, ha pochissimi amici, frequenta una comunità religiosa, non si trucca, non veste in modo appariscente, ama i gattini. Scavando, però, qualcosa vien fuori. La polizia del piccolo paese di montagna non ha grandi mezzi per le indagini. Come ottenere più mezzi per trovare chi aveva rapito Anna Lou?

Basta fornire al rapitore un palcoscenico: la sparizione della ragazzina diventa un caso mediatico.
I primi a giungere ad Avechot sono cameraman freelance. Quando fiutano la possibilità di una storia torbida, si precipitano con le telecamere sperando di raccattare qualche immagine da rivendere ai network. I giornalisti non sprecano tempo per le ragazzine scomparse, a meno che non ci sia la probabilità che sia scorso del sangue.
Ben presto la ricerca della ragazzina passa in secondo piano, ormai è data per morta, la priorità diventa stanare il mostro. Ben presto il caso della ragazzina scomparsa diventa di pubblico dominio e i giornalisti giungono a frotte. Anche i curiosi invadono Avechot per vedere da vicino i luoghi della storia che tanto sta appassionando l’opinione pubblica. I turisti dell’orrore arrivano in comitiva per fotografare, per cercare il colpo di scena. Tutto diventa un business, la vittima passa in secondo piano inglobata dalla costruzione mediatica studiata passo per passo.
Un delitto ben raccontato genera ottimi risultati in termini di audience e poteva fruttare a un network milioni in sponsor e pubblicità, il tutto con un impiego minimo di mezzi. Un inviato, una telecamera e un cameraman.

AGENTE SPECIALE VOGEL

L’agente speciale Vogel è un uomo complesso con le sue ossessioni. Le sue indagini non si basano sui rilevamenti della scientifica, il dna non rientra nei suoi interessi. Vogel è insuperabile nell’attirare i media, nel manovrarli per conquistare le prime pagine dei giornali. Così facendo riesce ad ottenere più fondi per l’indagine. Ma bisogna essere bravi nel catturare l’attenzione del pubblico a casa, occorre creare un alone di santità intorno alla vittima e, alla fine, scovare il mostro per sbatterlo in galera. Vogel è un uomo che appare privo di scrupoli, sicuro dei suoi metodi, egli offre, al crimine, un pubblico pronto a seguirlo.

E’ il cattivo che fa la storia, una storia in cui tutto procede bene non è interessante. Ci sono crimini che avvengono in silenzio e criminali che vengono arrestati senza alcun clamore. Poi ci sono i crimini e i criminali che finiscono sotto l’occhio indagatore della televisione pronta a creare “il mostro”. La comunicazione del male attrae lo spettatore, il bene è noioso. Spettacolarizzare l’orrore è un desiderio nascosto ma comune a molti. L’agente Vogel personifica tutto ciò, la sua sincerità, nel rapporto con i media, rasenta il cinismo. E’ un personaggio misterioso, ambiguo che non mi ha conquistata del tutto.


CONFRONTO CON I PRECEDENTI INVESTIGATORI 
NATI DALLA PENNA DI CARRISI

Donato Carrisi è tra i miei autori preferiti. Ho letto tutti i suoi romanzi e ho amato Mila Vasquez, investigatrice specializzata nella ricerca di persone scomparse; ho adorato Marcus, l’ultimo dei penitenzieri addestrato a riconoscere le anomalie, a scovare il male. I romanzi che li vedevano protagonisti emanavano una forte empatia che abbracciava subito il lettore. Vogel è un personaggio freddo, nasconde qualcosa, ma non ha il fascino di Marcus. E’ un investigatore che si dà subito per vinto, secondo lui Anna Lou è morta, quindi non si cerca più una ragazzina viva ma un cadavere. Sicuramente nel thriller “La ragazza nella nebbia” Carrisi vuol mettere in primo piano “la creazione della notizia”, l’utilizzo dei mass media che creano il “mostro” che tutti si aspettano. Bisogna dare un nome alla paura, pensare al mostro in prigione è un sollievo per tutti. Molte volte il processo mediatico si sostituisce alla giustizia. Ma è così facile distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato?

RIFLESSIONI

Secondo il mio parere questo romanzo di Carrisi è diverso, per emozioni e coinvolgimento, dai suoi precedenti lavori. Leggendo “Il Suggeritore”, “Il tribunale delle anime”, “Il cacciatore del buio”, sono sempre rimasta col fiato sospeso per l’evolversi delle storie. Mi piaceva il modo in cui lo scrittore riusciva a spiazzare il lettore. La verità era sempre nascosta sotto una montagna di falsi indizi, ma, alla fine, ogni tassello andava al suo posto e la storia si mostrava in tutta la sua complicata e avvincente bellezza.

“La ragazza nella nebbia” è un thriller che inizia in sordina, il ritmo è pacato, le indagini passano quasi subito in secondo piano e l’attenzione è tutta per i media. Vogel ha una tecnica d’indagine che è un mix di tattica e opportunismo. In lui vive e predomina “l’istinto di cattura” ma tutto è basato sulla creazione del caso mediatico, del business che dona profitti a tutti tranne che alle vittime. Condivido pienamente l’opinione dello scrittore sul fenomeno mediatico, tutti noi ricordiamo i fatti di cronaca che hanno attirato l’attenzione del pubblico. Non c’è alcuna pietà per la vittima in questo romanzo, ogni personaggio nasconde qualcosa, la verità è sempre nell’ombra.

Gli ultimi capitoli del thriller, invece, mi sono piaciuti tantissimo perché ho ritrovato le atmosfere inquietanti e i numerosi colpi di scena che caratterizzano la scrittura di Carrisi. A ben riflettere l’orrore è di casa anche in questo ultimo lavoro dello scrittore, è un orrore che nasce dalla descrizione della nostra società, degli show che puntano sulle interviste, dietro lauti compensi, ai parenti del “mostro”.  Anche per gli inquirenti la giostra mediatica diventa un modo veloce per far carriera. Carrisi si ispira a fatti reali, narra il male che si nasconde nella quotidianità, narra la natura dell’uomo. Il mostro finisce in prima pagina, la vittima viene dimenticata. Fino al prossimo caso di cronaca quando tutto, come da copione, ricomincerà.