martedì 14 dicembre 2021

RECENSIONE | "Jonathan Strange & il signor Norrell" di Susanna Clarke

Susanna Clarke, autrice di un precedente romanzo di successo “Piranesi” (recensione), torna in libreria con “Jonathan Strange & il signor Norrell” (entrambi i volumi editi da Fazi) nella traduzione di Paola Merla e con le illustrazioni di Portia Rosenberg. La storia narra di due maghi in lotta tra loro. Ambientato nell’Inghilterra del XIX secolo, durante le Guerre napoleoniche, ha come protagonista la magia che però nessuno è più in grado di esercitare.


STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8
Jonathan Strange & il signor Norell
Susanna Clarke (traduzione di Paola Merla)

Editore: Fazi
Pagine: 970
Prezzo: € 18,00
Sinossi

Nel bel mezzo delle guerre napoleoniche, la maggior parte degli accademici crede che la magia sia ormai completamente scomparsa in Inghilterra. Tutto cambia quando il timido ed erudito signor Norrell rivela pubblicamente le sue abilità di mago, dando vita a un’ondata di entusiasmo che dilaga per tutto il paese e lo trasporta fino ai salotti dell’alta società di Londra, dove mette i suoi poteri al servizio dei politici e scende a patti con un gentiluomo proveniente da un regno fatato. Un altro mago emerge allora sulla scena: è il giovane e audace Jonathan Strange, che prima diventa il discepolo del signor Norrell e poi ne mette in discussione tutte le teorie, attirato com’è dalle forme più pericolose e oscure dell’arte dell’incantesimo. Nel corso degli anni, la battaglia fra i due si fa più accesa di quella dell’Inghilterra contro Napoleone, finché le loro ossessioni e ambizioni segrete non metteranno a rischio la vita di molte persone e cambieranno per sempre la storia della magia inglese.


Alcuni anni fa, nella città di York, esisteva un’Accademia di maghi, i quali si incontravano il terzo mercoledì di ogni mese per leggere lunghi e noiosi documenti sulla storia della magia inglese. Erano maghi gentiluomini, vale a dire che non avevano mai usato la magia per farsi del male a vicenda, e nemmeno del bene.

In Inghilterra la magia era scomparsa, non c’era più nessuno in grado di esercitarla. Nei secoli precedenti la magia era praticata da numerosi maghi tra i quali spiccava John Uskglass, il cosiddetto Re Corvo, che proprio grazie alle sue arti aveva conquistato gran parte del paese. Con il passare del tempo la conoscenza pratica della magia era stata dimenticata. All’inizio dell’Ottocento le cose mutarono quando Mr Norrell,  di Hurtfew Abbey nei dintorni di York, dimostrò di saper usare la magia animando le statue della chiesa di York Minster, facendole muovere e parlare. Norrell possedeva, nella sua straordinaria biblioteca, un gran numero di libri di magia e trascorreva tutte le sue giornate studiando antiche formule e incantesimi. Norrell, uomo prudente e scontroso, si trasferì a Londra per dare nuova vita alla magia e per conoscere le persone più importanti del paese. La sua consacrazione come primo vero mago dopo centinaia di anni, avviene quando riesce a resuscitare la giovane Lady Pole grazie all’evocazione di un essere fatato. Ogni cosa però ha un suo prezzo. In cambio dell’aiuto, l’essere fatato chiede metà della vita rimasta alla ragazza e si fa consegnare come pegno il mignolo della giovane. Il destino di Lady Pole sarà il filo conduttore del romanzo. La fama di Norrell non ha più confini, viene chiamato anche dal governo inglese per aiutare nella difficile guerra che l’Inghilterra sta combattendo contro le truppe di Napoleone Bonaparte.

Norrell non vede di buon occhio sia i maghi teorici sia i maghi da strada. In particolare odia Vinculus che gli ha rivelato una profezia di Re Corvo, il più grande mago di tutti i tempi cresciuto nei regni fatati e divenuto il sovrano di queste e quelle terre.

Due maghi appariranno in Inghilterra. Il primo avrà paura di me; il secondo vorrà trovarmi; il primo sarà governato da ladri e da assassini, il secondo cospirerà per distruggere se stesso. Il primo seppellirà il suo cuore in un bosco oscuro, sotto la neve, ma continuerà a sentire il suo dolore. Il secondo vedrà ciò che gli è più caro in mano al suo nemico.

Norrell, sconvolto dalla drammatica profezia, farà in modo che Vinculus lasci la città. Intanto Jonathan Strange, ricco proprietario terreno imprudente e brillante, decide di intraprendere la professione di mago. Norrell e Strange si conoscono e inizialmente diventano quasi amici. Anzi Strange diventa allievo di Norrell ma ben presto i primi dissidi tra i due uomini inizieranno ad emergere. A dividerli è l’opinione opposta che hanno della magia, ma anche i giochi di potere e gli intrighi politici. Norrell lo studio della magia è una delizia continua, mentre la pratica  è piena di delusioni. Egli intende sradicare del tutto le credenze sulla magia antica di Re Corvo, che racchiude in sé mistero e sogno, rendendola moderna senza l’utilizzo degli esseri fatati. Strange mette in discussione tutte le teorie del suo maestro, attirato com’è dalle forme più pericolose e oscure della magia, idolatra sempre più Uskglass. Nel corso degli anni la battaglia fra i due maghi si fa sempre più accesa, finchè le loro ossessioni e ambizioni segrete non metteranno a rischio la vita di molte persone e cambieranno per sempre la storia della magia inglese.

“Jonathan Strange & il signor Norrell” ha vinto il premio Hugo, il World Fantasy Award, il Locus Award, il British Book Award per il miglior romanzo nel 2005. È il romanzo di esordio di Susanna Clarke, pubblicato nel 2004 in Inghilterra dopo ben 10 anni di lavoro. Il romanzo, ben 867 pagine, è una lettura impegnativa. Un fantasy insolito, tra storico e fantastico, che riscopre il fascino delle leggende, dei miti e degli incantesimi persi nel tempo. La storia è narrata con dovizia di particolari ma non è mai noiosa. Le avventure di Norrell e Strange  sono arricchite da lunghe note alla fine di ogni capitolo che creano delle piccole storie indipendenti dal romanzo vero e proprio. L’autrice crea un Altrove immenso dove si muovono un gran numero di personaggi, alcuni frutto della fantasia, altri reali come Lord Byron, il Duca di Wellington e re Giorgio III. Il tutto è sospeso tra sogno e realtà, intessuto con arguto umorismo e l’uso pratico del soprannaturale. La magia appare oscura, quasi malinconica con stormi di uccelli neri, con brughiere brulle dove si può accedere solo attraverso gli specchi, un’oscurità che segue gli uomini ovunque vadano. Le illustrazioni di Portia Rosenberg, rigorosamente in bianco e nero, testimoniano questo mondo di ombre che invade il romanzo.

Se volete sapere a quale genere appartiene questo romanzo della Clarke, non posso che parlarvi dell’intreccio di più stili: fantasy, romanzo storico, il gotico, avventure militari, il tutto mescolato da una fantasia realistica. Il romanzo include infatti molti riferimenti a persone e cose reali dell’inizio del diciannovesimo secolo. Inizialmente la storia mostra un mondo luminoso che pian piano si trasforma in una oscurità eterna dove poteri e incantesimi si rincorrono. La lettura diventa sempre più coinvolgente grazie alla trama complessa e ai personaggi che sicuramente non brillano per la loro bontà. È interessante seguire l’evoluzione dei rapporti tra Norrell e Strange, ragione e sentimento si scontrano. Così come si confrontano ragione e follia (Re Giorgio III). Visiterete luoghi mai esistiti, vedrete cose impossibili, parteciperete a eroiche imprese e tutto catturerà la vostra immaginazione e vi porterà a intraprendere viaggi presso i regni fatati, avendo due guide eccezionali, Norrell e Strange. Fate però molta attenzione, potreste finire in saloni dove ci sono feste e balli eterni oppure in una torre nera dove la luce è condannata a un perenne esilio. Potreste girovagare per sentieri ignoti agli altri. “Dietro il cielo. Dall’altro lato della pioggia”.

Con attenzione si procede in compagnia di personaggi fermi nelle loro decisioni che pagano cara la conseguenza dei propri convincimenti.

Con un linguaggio ricercato, l’autrice ci riporta nell’epoca vittoriana e ricrea il periodo storico in modo avvincente. Londra, con i suoi lampioni a gas e i suoi negozi, le caffetterie e le migliaia di belle donne e di pettegolezzi, rende ancor più reale la storia.

L’uomo però non è fatto per seguire sentieri già tracciati.  Quindi se volete percorrere sentieri dimenticati e oltrepassare le porte per i Regni Fatati non vi resta che leggere “Jonathan Strange & Il Signor Norrell”, uno dei fantasy più importanti della letteratura contemporanea, ma anche un romanzo storico tipicamente inglese, perfetto per gli amanti di Jane Austen e Charles Dickens.

giovedì 2 dicembre 2021

RECENSIONE | "La biblioteca dei sussurri" di Desy Icardi

«Tra il frusciare leggero delle pagine e i passi cauti e ovattati in biblioteca, Dora fa la conoscenza del “lettore centenario”, l’avvocato Ferro, che i miei lettori hanno già avuto modo d’incontrare nei due precedenti romanzi della pentologia sensoriale, “L’annusatrice di libri” e “La ragazza con la macchina da scrivere”; e nel racconto natalizio “Il fantasma del lettore passato"».

Con queste parole la scrittrice Desy Icardi ci introduce nel mondo del suo nuovo romanzo, “La biblioteca dei sussurri” (Fazi Editore). La storia è dedicata al senso dell’udito e all’amore per i libri.

 
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
La biblioteca dei sussurri
Desy Icardi

Editore: Fazi
Pagine: 350
Prezzo: € 16,00
Sinossi

Nella periferia di Torino, c’è una casa sul fiume dove ogni cosa viene fatta il più rumorosamente possibile: le pentole sbatacchiano sui fornelli, i passi riecheggiano nei corridoi, la radio gracida, i mobili scricchiolano. Siamo negli anni Settanta e la piccola Dora vive in questo ambiente chiassoso insieme a tutta la sua famiglia, fra cui spicca l’eccentrica prozia. Un giorno, però, questo equilibrio bizzarro ma confortante viene incrinato dal lutto; la casa, di colpo, si fa triste e silenziosa e, altrettanto improvvisamente, Dora comincia a udire dei rumori sinistri. Per sfuggire a questa atmosfera opprimente, la bambina trova rifugio in un luogo dove il silenzio regna sovrano ma non è espressione di malinconia bensì di rispetto e raccoglimento: la biblioteca. Qui Dora farà la conoscenza del “lettore centenario”, l’avvocato Ferro, che ha dedicato l’intera esistenza ai libri e che decide di prendere la ragazzina sotto la sua ala per educarla al piacere della lettura. Nella vita di Dora, però, continuano a susseguirsi eventi inaspettati; la sua famiglia si divide inevitabilmente e la casa sul fiume diventa solo un ricordo. Sarà proprio grazie agli insegnamenti dell’avvocato Ferro e al grande amore per i libri che Dora deciderà di far pace con il proprio passato per riavvicinarsi a coloro che ama di più.







Siamo negli anni Settanta a Torino. Mentre la città vive mutamenti politici e sociali, una casa sulla Dora ospita una numerosa e rumorosa famiglia. Vi abita la piccola Dora con i genitori, la zia Maddalena con suo marito Bruno e il loro figlio Fulvio e l’eccentrica e misteriosa prozia Dorina, la padrona di casa. Tra le regole, che tutti dovevano rispettare, c’era quella di fare il maggior baccano possibile. Le pentole sbatacchiano sui fornelli, i passi riecheggiano nei corridoi, la radio gracida, i mobili scricchiolano.

Eravamo gente comune, che nella casa sulla Dora faceva cose comuni, solo che le facevamo emettendo il maggior fracasso possibile: sbattevamo le porte, ci lanciavamo lungo le scale facendo rimbombare ogni gradino, trascinavamo le sedie sul pavimento costringendole a gemere e ci chiamavamo a voce spiegata da una camera all’altra come se una sterminata distanza ci separasse.

La piccola Dorina ha un dono, è “una che sente”. Anche la prozia Dorina, pur essendo sorda come una campana, è  “una che sente”, riesce a percepire suoni che ai più sfuggono. Il resto della famiglia non sentono nel modo di Dora e della prozia, ma sono abili nel far tanto rumore.

Un giorno, però, questo equilibrio bizzarro ma confortante, viene incrinato dal lutto. In casa arriva inaspettata zia Catlina, figura incorporea, che solo Dora e l’anziana prozia riescono a percepire.

L’aspetto di Catlina non era spaventoso come ci si potrebbe immaginare; il suo querulo sospirare e il crepitio della sottana mi restituivano l’immagine di una donnetta dal viso paffuto e mansueto, con folti capelli castani e un dimesso anito scuro che la faceva sembrare una via di mezzo tra una vedovella e una novizia. Addosso a lei splendevano però decine di gioielli, quelli che -  diceva la prozia - gli avari avevano tenuto nascosti con cupidigia, pensando di serbarli per sempre, senza fare i conti con la propria mortalità.

Catlina, che rappresenta la morte, porta via con sé un componente della famiglia e la casa, prima rumorosa, diventa triste e silenziosa. Dora è turbata da questa trasformazione, dal lutto, dall’atmosfera opprimente e dalle voci che sembrano attirarla in un mondo oscuro e pauroso. Per sfuggire a questi pensieri opprimenti, la bambina si rifugia nella biblioteca. Qui il silenzio regna sovrano ma non le fa paura perché non è espressione di malinconia bensì di rispetto e raccoglimento. Qui Dora fa la conoscenza del “lettore centenario”, l’avvocato Ferro (che noi lettori abbiamo già conosciuto ne “L’annusatrice di libri” Fazi 2019).

L’avvocato Ferro ha dedicato la sua secolare esistenza ai libri e decide di portare a buon fine un ultimo compito: educare Dora al piacere della lettura e offrirle un rifugio dalle paure che, da quando zia Catlina ha visitato la casa sulla Dora, le si manifestano in forma di tetri richiami. Crescere non è mai facile e Dora dovrà affrontare varie difficolta nate da eventi inaspettati che la porteranno lontano dalla casa natale e dalla sua amorevole famiglia. L’infanzia appare ormai lontana e dimenticata. Il presente farà sentire Dora estranea a tutto, anche a se stessa. Nella confusione e incertezza, sarà proprio grazie agli insegnamenti dell’avvocato Ferro e al grande amore per i libri se Dora deciderà di far pace con il proprio passato. Una voce benevola e famigliare le farà ritrovare la via di casa e ravvicinare a coloro che ama di più.

“La biblioteca dei sussurri” è la creazione di un mondo, segnato da piccole crepe e circondato da un alone di mistero, in cui si muovono personaggi che diventano subito cari al lettore.

Tra i personaggi ho provato tanta simpatia per la prozia Dorina e una profonda adorazione per il mentore avvocato Ferro, un uomo dal cuore grande e dall’amore infinito per i libri. Pensate che la sua casa è invasa dai libri che hanno colonizzato ogni spazio dell’abitazione.

La prozia Dorina era nota come “Dorina degli Spifferi” perché riusciva a sentire gli Spifferi, guai a chiamarli fantasmi o presenze. Per lei questi erano i suoni che nascevano dai sensi di colpa, dai rimpianti, dalle ansie e dalle tristezza che le “case lamentose” trattenevano tra le loro mura.

L’avvocato Ferro, uomo saggio e gran lettore, è un personaggio straordinario che impiega tutto il suo tempo a leggere. Non vuol essere mai distratto dalla lettura perché il tempo è tiranno e i bei libri da leggere sono un mare infinito.

L’avvocato Ferro è una vera leggenda tra i lettori della biblioteca, di lui si dice che abbia incominciato a leggere a soli tre anni e che sia risoluto a non morire prima di averne compiuti centotrè, cioè un secolo tondo di lettura.

Io ho letto i primi tre libri della pentalogia e ho ritrovato elementi comuni tra i romanzi. In tutti predomina l’amore per i libri e la lettura, l’ambientazione novecentesca, un pizzico di mistero e di magia e, ovviamente, l’avvocato Ferro. In tutte le storie  c’è “un dono” che caratterizza la protagonista.

"L’annusatrice di libri" ha come protagonista Adelina che ha “il dono” di leggere i libri attraverso l’olfatto, annusando tra le righe il profumo delle emozioni provate dai lettori del passato.

Nel secondo romanzo, "La ragazza con la macchina da scrivere", l’anziana Dalia ritrova i ricordi svaniti grazie al tatto.

Leggere i romanzi di Desy Icardi è come iniziare un volo ad ali spiegate nel mondo della fantasia creato con la sua vivace immaginazione e raccontato con uno stile vivace. Si è subito coinvolti dalla narrazione ed è affascinante camminare al fianco dei personaggi che si muovono in ambienti che rispecchiano il loro modo di essere. Affascinante il ruolo dei libri come terapia. C’è sempre un libro adatto a ogni situazione e il lettore ne ricava l’aiuto per acquisire consapevolezza della propria condizione e dei propri disturbi, rendendoli più facile da affrontare. La lettura, lo sappiamo bene noi lettori, genera empatia, una simulazione del reale che crea rilassamento e apre la mente a nuovi paesaggi indotti dalla narrazione. Naturalmente il tutto è da affiancare a un percorso psicoterapeutico. I libri tengono in allenamento la mente e favoriscono l’attività cognitiva.

“La biblioteca dei sussurri” è una storia intensa in cui, tra sorrisi e riflessioni, si muovono personaggi che vivono, sbagliano e tentano di riscattarsi dagli errori commessi. Guardare al futuro è farsi carico di progetti, di emozioni e di passioni. Non si sa che strada prenderemo  ma una cosa è certa: a volte, basta restare in ascolto con attenzione per ritrovare quel luogo del cuore che si chiama casa. Ascoltare la voce delle proprie radici è fondamentale, nella notte della vita ci guideranno verso l’alba della speranza.

giovedì 25 novembre 2021

RECENSIONE | "Il mistero delle dieci torri" di Marcello Simoni [Review Party]

Per festeggiare i dieci anni dalla pubblicazione del suo primo libro, “Il mercante di libri maledetti” (ha vinto il 60° Premio Bancarella), Marcello Simoni torna in libreria con “Il mistero delle dieci torri” (entrambi editi da Newton Compton editore), una raccolta di racconti che toccano temi e luoghi cari al suo immaginario. Vi avviso che il lettore non avrà scampo, verrà risucchiato in un vortice d’avventura in compagnia di personaggi unici.

STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 6
Il mistero delle dieci torri
Marcello Simoni

Editore: Newton Compton
Pagine: 224
Prezzo: € 9,90
Sinossi
Quali misteri ha dovuto svelare Ignazio da Toledo, conosciuto come il mercante di libri maledetti, prima di partire dalla Palermo di Federico II e fingersi morto? Quali complotti ha ordito, in sua assenza, l’astrologus imperiale Michele Scoto? Ecco alcuni dei personaggi che popolano questa raccolta di racconti. Figure di un grande arazzo in cui fanno la loro comparsa anche il fratello gemello di Cosimo de’ Medici, il corsaro Khayr al-Dīn Barbarossa, il cavaliere ospitaliero Leone Strozzi e persino Licio Ganello, un mago fiorentino che, una volta morto, diventerà oggetto degli studi anatomici di Leonardo da Vinci. Un vero e proprio viaggio per terra e per mare, attraverso i secoli, che conduce il lettore in luoghi lontani nello spazio e nel tempo, facendogli incontrare sia volti già noti e amati, sia protagonisti del tutto nuovi. Dalla nascita della città etrusca di Spina alle battaglie navali avvenute nel Mar di Levante sullo scorcio del XVI secolo, passando per la Sicilia dello Stupor mundi, le corti rinascimentali e le lagune del basso ferrarese del secondo dopoguerra: con Il mistero delle dieci torri Simoni tocca temi e luoghi cari al suo immaginario, risucchiando il lettore in un vortice d’avventura, da maestro del genere qual è.





Quali misteri ha dovuto svelare Ignazio da Toledo, conosciuto come il mercante di libri maledetti, prima di partire dalla Palermo di Federico II e fingersi morto? Quali complotti ha ordito, in sua assenza, l’astrologo imperiale Michele Scoto? Ecco alcuni dei personaggi che popolano questa raccolta di racconti. Figure di un grande arazzo in cui fanno la loro comparsa anche il fratello gemello di Cosimo de’ Medici, il corsaro Khayr al-Din Barbarossa, il cavaliere ospitaliero Leone Strozzi e persino Licio Ganello un mago fiorentino che, una volta morto, diventerà oggetto degli studi anatomici di Leonardo da Vinci. Un vero e proprio viaggio per terra e per mare, attraverso i secoli, che conduce il lettore in luoghi lontani nello spazio e nel tempo. Incontreremo sia volti già noti e amati, sia protagonisti del tutto nuovi. Dalla nascita della città etrusca di Spina alle battaglie navali avvenute nel Mar di Levante sullo scorcio del XVI secolo, passando per la Sicilia dello Stupor mundi, le corti rinascimentali e le lagune del basso ferrarese del secondo dopoguerra.

Il regno dell’immaginario non ha confini per Marcello Simoni. I suoi thriller storici, accurati nella ricostruzione storica e con un intreccio ben congegnato e sempre credibile, affascinano tra enigmi e misteri da svelare. I suoi libri si trasformano in macchine del tempo capaci di trasportare il lettore indietro, in epoche lontane dal fascino misterioso.

Nella prefazione del suo nuovo libro, lo stesso Simoni ci fornisce la chiave di lettura dei dieci racconti che compongono la raccolta. Immaginate, scrive l’autore, un castello con dieci torri, e all’interno di ogni torre un personaggio con una storia da raccontare. Alcuni personaggi sono a noi noti, altri non li abbiamo mai conosciuti. I racconti sono stati scritti per diversi giornali e antologie. Simoni aveva il desiderio di recuperare tutta questa “letteratura sommersa”.

Il pensiero di quei dieci racconti gettati al vento come foglie secche, senza che nessuno potesse più leggerli, mi rattristava anche un po’.

Quindi li ha selezionati, ordinati secondo un criterio logico e in parte rimaneggiati. Nasce così “Il mistero delle dieci torri”.

Ad aspettarci nelle prime due torri troviamo Ignazio da Toledo, mercante di reliquie mozarabo, e l’astrologus Michele Scoto. Entrambi protagonisti di brevi storie ambientate nella Palermo del XII secolo. Proseguendo, nelle altre torri, troveremo storie di mare a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento, un omaggio ai romanzi avventurosi di Salgari. Nell’ultima sezione dedicata ai racconti del mistero, trovano collocazione anche il mistery e il racconto gotico. Ora faccio mie le parole di Simoni per formularvi un invito intrigante:

Non resta che abbassare il ponte levatoio, sollevare le saracinesche e aprire il portale del castello, così da darvi accesso a ognuna delle dieci torri.

I racconti sono suddivisi in tre sezioni con illustrazioni dello stesso autore: Racconti di Sicilia, Racconti del mare e Racconti del Mistero.

Nella prima sezione Ignazio da Toledo indaga su una misteriosa morte, mentre, nel secondo racconto “Libro alla catena”, ritroviamo Michele Scoto. Sommo astrologo della corte imperiale di Palermo è alle prese con la sua sconfinata curiosità. Per ottenere un libro, scritto dai sapienti magi d’Oriente, è disposto a estreme soluzioni.

Nei Racconti del mare brilla di luce propria il racconto “I pirati di Negroponte”, un omaggio a Emilio Salgari,  in cui vengono narrate le avventure di una spedizione segreta che ha il compito di recuperare la carta del Nuovo Mondo custodita dai pirati di Negroponte. Da menzionare anche “Il viandante”, prequel del romanzo “L’eredità dell’abate nero” e “Il monastero del mare”, sequel di “L’isola dei monaci senza nome”.

Nella raccolta conclusiva, Racconti del mistero, segnalo il breve ma intenso racconto “La maledizione dello scarabeo”. Questa storia mi è piaciuta per il suo fascino inquietante e ben la vedrei come spunto per un bel romanzo gotico intricato e intrigante. Il racconto è ambientato nella Laguna di Comacchio, dicembre 1954. Il guardiano di Valle Baràba, in perlustrazione durante una rigida notte della Vigilia di Natale, si imbatte in una mano congelata che spunta dall’acqua e stringe uno straordinario cimelio etrusco tra le dita: uno scarabeo d’oro. L’uomo prende lo scarabeo e da quel momento sarà coinvolto in una serie di raccapriccianti sventure in cui si intrecciano i furti dei tombaroli e antiche superstizioni legate al culto dei morti.

I racconti sono tutti godibili, avventurosi e misteriosi. Hanno in comune l’elemento acqua, infatti i suoi personaggi solcano i mari verso terre lontane e vivono, portandoci con loro, avventure mozzafiato. Anche le lagune e i canali sotterranei vengono attraversati da personaggi dalle mille sfaccettature.

Ogni racconto è un’emozione, uno scrigno in miniatura che cela l’essenza di una storia. Anche se il mio gusto mi porta a scegliere storie più articolate, riconosco la bravura dell’autore nell’affrontare la sfida “racconto”: in poche righe bisogna catturare l’attenzione del lettore. Simoni vince la sfida concentrando, in un batter di ciglia, attimi di incognite e pericoli in un gioco di prestigio che fonde avventura e intrigo.

“Il mistero delle dieci torri” è una lettura pronta a far breccia nell’immaginario del lettore. Intrighi e leggende oscure diventano un terreno fertile perfetto per costruire storie.

Il racconto è, secondo me, un genere difficile da scrivere bene in modo che abbia un inizio e una fine di senso compiuto. Sicuramente bisogna leggere con attenzione, si entra subito nel vivo della storia e la tua immaginazione deve attivarsi velocemente così come l’empatia verso i personaggi. Marcello Simoni dimostra, nelle sue brevi storie, che è possibile trasmettere mistero, odio, vendetta e passione anche in poche pagine. La ricerca della verità, l’enigma, l’avventura e il fascino del passato rimangono pregi anche nei racconti e Simoni lo dimostra senza fatica grazie alla fluidità della sua scrittura e a personaggi molto apprezzati dai lettori. La qualità dei suoi scritti si mantiene sempre alta.

Nell’attesa del prossimo romanzo del maestro italiano del thriller storico, potete, se volete, trascorrere piacevolmente alcune ore con “Il mistero delle dieci torri”. Aprite il portale del castello e lasciatevi conquistare dal talento di Marcello Simoni.

giovedì 18 novembre 2021

RECENSIONE | "Dentro la vita" di Luciana Boccardi

Oggi, 18 novembre, arriva nelle librerie il secondo episodio dell’appassionante saga veneziana iniziata con “La signorina Crovato” (recensione). “Dentro la vita” (Fazi Editore) di Luciana Boccardi, racconta l’evoluzione della protagonista da semplice “signorina Crovato”, intraprendente e volenterosa, a donna combattiva e capace, fiera dell’indipendenza conquistata e pronta a  imporsi come persona, oltre che come stimata giornalista di moda.

Luciana Boccardi, storica decana del giornalismo di moda e studiosa di costume che ha visto nascere il Made in Italy, scrive la trilogia ispirandosi alla sua personalissima storia familiare, interamente ambientata a Venezia.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Dentro la vita (vol.2)
Luciana Boccardi

Editore: Fazi
Pagine: 350
Prezzo: € 18,00
Sinossi

La signorina Crovato è diventata grande. Adesso lavora stabilmente per la Biennale organizzando le principali manifestazioni culturali della città. Negli uffici di Ca' Giustinian, oltre a sbrigare il lavoro pratico, ha il privilegio di respirare l'atmosfera che la circonda e l'eleganza di chi le sta accanto. Grazie agli incontri con personaggi del teatro e della musica, Luciana impara a coltivare la spinta vitale e ad affinare il suo carattere bilanciandoli con un atteggiamento di sana umiltà e un'incessante voglia di migliorarsi. Intanto, nella sua vita privata, la morte dell'amatissimo padre porta con sé inevitabili conseguenze. Luciana decide di sposarsi per salvare una situazione diventata insostenibile ma, in seguito a questi avvenimenti, è costretta a lasciare la Biennale. Grazie alla sua tenacia e a un pizzico di fortuna, però, trova subito lavoro a Parigi e intanto inizia a scrivere. Con un racconto, vince a sorpresa un concorso letterario importante e il traguardo inaspettato le offre l'occasione di firmare i primi pezzi per il giornale della sua città occupandosi di moda, un incarico che le aprirà le porte di un mondo del tutto sconosciuto ed eccitante. Cambia l’universo nel quale si muove Luciana, ex signorina Crovato, e nel frattempo arriva un figlio a imporre scelte impegnative: di vita, d’amore, di responsabilità.


Luciana, tu non immagini neppure la meraviglia che sei. Tu trasmetti energia sana, l’energia della vita. Tu sei la vita dentro. Sei riuscita a superare scogli, tempeste e fulmini restando intatta, senza mai cambiare. E senza mai ferire nessuno. Sei una meraviglia della vita e io ti ho amato tanto anche per questo. Resta sempre così: forte, inossidabile, vera.

La signorina Crovato è diventata  grande. Ora lavora stabilmente per la Biennale organizzando le principali manifestazioni culturali della città. Grazie agli incontri con personaggi del teatro e della musica, Luciana impara a coltivare la spinta vitale e ad affinare il suo carattere bilanciandoli con un atteggiamento di sana umiltà e un’incessante voglia di migliorarsi.

Noi nati tra il ’30 e il ’40 risentivamo ancora delle suggestioni di una società maschilista, anche se guardavamo con curiosità ai nuovi fermenti progressisti, che anticipavano silenziosamente la protesta rivoluzionaria destinata a esplodere nel ’68.

Intanto, nella sua vita privata, la morte dell’amatissimo padre, “era l’approdo, il porto sicuro, l’Onnipotente”, porta con sé inevitabili conseguenze.

Era lì, morto. Finito il viaggio terreno di un uomo straordinario, un artista vero che aveva fatto della musica il nostro linguaggio di vita. Il ribelle generoso aveva chiuso il suo percorso, il suo lungo, difficile viaggio. Per me invece ne cominciava un altro, quello della memoria, dell’amore infinito che mi avrebbe consentito di portarlo con me ogni giorno.

Luciana decide di sposarsi per salvare una situazione diventata insostenibile ma, in seguito a questi avvenimenti, è costretta a lasciare la Biennale. Grazie alla sua tenacia e a un pizzico di fortuna, trova subito lavoro a Parigi e intanto inizia a scrivere. Con il racconto breve “Lettera a Casanova” vince il premio Mentasti, premio che le venne consegnato da Georges Simenonn, e ciò le offre l’occasione  di firmare i primi pezzi per il giornale della sua città occupandosi di moda, in un tempo in cui le sfilate stavano nella pagina dei necrologi.  Questo incarico le aprirà le porte di un mondo del tutto sconosciuto ed eccitante. Cambia l’universo nel quale Luciana si muove, e nel frattempo arriva un figlio a imporre scelte di vita, d’amore, di responsabilità.

Il clima sociale intanto si andava intorbidendo. Tra i più giovani, soprattutto tra gli studenti, cresceva l’insofferenza per le consuetudini, i valori radicati, le tradizioni, i doveri. Il primo obiettivo era la famiglia, considerata come un luogo di oppressione. Basta con l’obbedienza dovuta dai figli ai genitori, basta con i vecchi e con le loro regole! Libertà ed emancipazione erano le parole d’ordine… Quanto alle donne, le nuove femministe scendevano in piazza convinte di parlare a nome di tutte… Ma nessuna si preoccupava di insegnare alle “compagne” come arrivare a quella reale emancipazione per cui avevano lottato le prime femministe dell’Ottocento, vincendo battaglie importantissime.

“Dentro la vita” è un tuffo nella vita adulta della protagonista, ci si muove tra eventi, scelte, capovolgimenti, ideali, lotte successi, amore. Con coraggio, senza mai abbandonarsi al dolore, si va avanti nonostante tutto.

Luciana Boccardi narra, ma soprattutto racconta se stessa, le storie di una vita piena vissuta sempre in prima linea, trasmettendo la passione e la vitalità che le hanno permesso di perseguire le sue ambizioni con tenacia e forza. Usa uno stile autentico e accurato, ricco di descrizioni e dettagli che vanno dalla sopravvivenza quotidiana ai sentimenti seguendo un percorso di vita attraversato, ma mai travolto, dalle avversità della vita.

Racconto una serie di fatti e vicissitudini inimmaginabili. A volte apparentemente scabrosi. Ma tutti veri, che mi sono capitati tra i miei 18 anni e 58 anni.

“Dentro la vita” è un libro da cui emerge con forza la convinzione che nella nostra esistenza possiamo, anzi dobbiamo, sempre combattere le avversità con una forza che è dentro di noi. Non sarà sicuramente una passeggiata, ma la speranza è pronta a tenderci una mano a cui noi dobbiamo aggrapparci. Se hai voglia di riuscire nella vita devi guadagnarti ogni passo avanti che fai, ma ce la puoi fare. Determinazione e voglia di arrivare. “Mai paura di niente” era la frase che il padre, rimasto cieco dopo essersi buttato nel fuoco della cabina di proiezione per salvare lo stabile dove lavorava, le ripeteva e che è diventato il motto di Luciana Crovato, in arte Luciana Boccardi.

Io ho amato “Dentro la vita” per la sua vivacità e schiettezza, per quel riflesso di modernità che caratterizza ogni pagina. Le vicende, una favola reale, mi hanno portata indietro nel tempo quando anche l’inimmaginabile poteva succedere e nello stesso tempo mi sono sentita coinvolta in questa storia incredibile. È una vita straordinaria che la Boccardi ha deciso di condividere con noi e che ha radici profonde in una Venezia amata e testimone delle sue battaglie e delle sue molteplici attività. Tra le righe appare un messaggio importante: siamo noi gli artefici del nostro destino. Ora non mi resta che aspettare con ansia il terzo capitolo di questa saga familiare italiana sospesa tra finzione e realtà.

mercoledì 3 novembre 2021

BLOGTOUR | "C'era due volte" di Franck Thilliez | I 5 motivi per leggere il romanzo

Cari lettori, l’attesa è finita! Da domani sarà disponibile nelle librerie “C’era due volte” (Fazi Editore), il nuovo geniale rompicapo di Franck Thilliez, re del thriller francese. Il romanzo è un vero e proprio puzzle disseminato di trappole, in cui ogni tassello vive di vita propria. Dopo il grande successo de “Il manoscritto” e “Il sogno”,  Thilliez ci propone una trama diabolica, imperdibile per tutti gli amanti della suspense. Ed è quindi con grande piacere che vi propongo ben 5 motivi per leggere “C’era due volte”.



C'era due volte
Franck Thilliez

Editore: Fazi
Prezzo: € 18,50
Pagine: 500
Sinossi
Nel 2008, in un piccolo paese di montagna, il tenente Gabriel Moscato è alla disperata ricerca della figlia, diciassettenne piena di vita scomparsa da un mese. Uniche tracce la sua bicicletta, i segni di una frenata e poi più nulla. Deciso a indagare sull’hotel due stelle dove la ragazza aveva lavorato l’estate precedente, Moscato si stabilisce nella stanza 29, al secondo piano, per esaminare il registro degli ospiti. Legge attentamente ogni pagina, prima di addormentarsi, esausto dopo settimane di ricerche infruttuose. All’improvviso, viene svegliato da alcuni suoni attutiti. Quando si avvicina alla finestra, si rende conto che piovono uccelli morti. E ora è nella stanza 7, al pianoterra dell’hotel. Si guarda allo specchio e non si riconosce; si reca alla reception, dove apprende che è il 2020 e che sono dodici anni che sua figlia è scomparsa: la memoria gli ha giocato uno scherzo crudele. Quello stesso giorno il corpo di una giovane donna viene trovato sulla riva del fiume Arve...



I 5 motivi per leggere il romanzo

1. Perché la trama è un congegno a orologeria che si carica con la frustrazione, l’odio, la rabbia, la speranza, la violenza e la follia dei personaggi. Noi lettori veniamo intrappolati nell’atto del voltar pagina in un conto alla rovescia che non si può fermare.

Nel 2008, in un piccolo paese di montagna, il tenente Gabriel Moscato è alla disperata ricerca della figlia diciassettenne scomparsa da un mese. Uniche tracce la sua bicicletta, i segni di una frenata e poi più nulla. Deciso a indagare sull’hotel due stelle dove la ragazza aveva lavorato l’estate precedente, Moscato si stabilisce nella stanza 29, al secondo piano, per esaminare il registro degli ospiti. Legge attentamente ogni pagina, prima di addormentarsi, esausto dopo settimane di ricerche infruttuose. All’improvviso, viene svegliato da alcuni suoni attutiti. Quando si avvicina alla finestra, si rende conto che piovono uccelli morti. E ora è nella stanza 7, al pianterreno dell’hotel. Si guarda allo specchio e non si riconosce. Si reca alla reception dove apprende che è il 2020 e che sono trascorsi 12 anni dalla scomparsa della figlia Julie. La memoria gli ha giocato uno scherza crudele. Quello stesso giorno il corpo di una giovane donna viene trovato sulla riva del fiume Arve.

2. Perché Franck Thilliez, ingegnere elettronico nato ad Annecy nel 1973, con “C’era due volte”, si conferma un maestro del thriller. Con una scrittura precisa e tagliente, l’autore crea un mix i cui ingredienti sono l’ambientazione cupa, le storie agghiaccianti, le follie e gli incubi, i dettagli raccapriccianti di eventi criminali che vengono a galla in modo crudele e atroce permettendoci una partecipazione immediata agli eventi. Ci si muove tra memoria e oblio, tra rigore scientifico e fervida immaginazione, alla ricerca della verità con indagini parallele, polizia e Gabriel procedono insieme, che ci porterà nei misteri più intimi della vittima e nelle storie delle persone che hanno vissuto questa tragedia. Noi non possiamo che essere avidi di voler sapere come finisce la storia e la conclusione, siatene certi, lascerà una marea di dubbi e ci sarà da ragionare per un bel po’. A mescolare le carte ci si mette anche la “nota dell’autore” che vi riserverà una nuova sorpresa e una nuova tappa della sfida-gioco creatasi tra lettori e autore. Thilliez sicuramente si diverte tanto, noi un po’ meno presi dalla voglia irrefrenabile di conoscere ogni piccolo dettaglio di una storia.

3. Perché c’è una chicca per tutti noi che abbiamo amato “Il manoscritto”: ritroveremo una vecchia conoscenza, che tornerà a fare capolino in queste pagine creando un affascinante gioco di specchi fra i due romanzi. La parola “Xifòpago”, vi ricorda qualcosa? Forse il nome Caleb Traskman vi riporta alla mente vecchi e mai sepolti incubi? Ricordate che quello che leggerete è solo la metà di quello che c’è realmente. Un vero enigma vi aspetta! quindi attenzione durante la lettura e ricordate che ogni romanzo è un gioco di illusioni, tutto è vero quanto falso.

4. Perché Thilliez ha la capacità di catapultare il lettore in un mondo che forse non esiste ma dove ogni cosa è frutto di un preciso disegno. Diventa una sfida voler scoprire come l’autore spiegherà, in modo razionale, una pioggia di uccelli morti (che evoca Hitchcock) e un blackout di 12 anni nella vita del protagonista. I capitoli con finale sospeso ci spingono a proseguire e sicuramente non avremo un attimo di quiete. Tra le righe scopriremo un testo nascosto, proseguire tra palindromi e anagrammi, tra labirinti e xiphopages, sarà un’avventura dal fascino indiscutibile. In alcuni momenti, posso testimoniare, avrete l’impressione che un vento gelido vi stia accarezzando il corpo. Brividi.

5. Perché il titolo “C’era due volte” è già un mistero, è un riferimento alle fiabe ma è anche la sorgente da cui sgorga un enigma. “Due volte” implica una ripetizione, un rinnovamento, una seconda possibilità. Il tutto naturalmente disseminato di insidie. Un labirinto diabolico, oscuro, intelligente in cui il protagonista, affetto da amnesia retrograda psicogena, ci conduce. Nel labirinto si muovono personaggi tormentati, profondi e complessi, che affrontano i loro demoni. L’ambientazione è suggestiva a tratti cupa. Infatti anche la natura selvaggia, con boschi impervi e percorsi secondari, ha un ruolo e ricorda i meandri delle menti criminali. Menti in cui aleggia l’ossessione del delitto perfetto. Per raggiungere la perfezione occorre non far ritrovare mai i corpi delle vittime, non lasciare tracce che possano aiutare nell’indagine o passare a miglior vita prima di poter rispondere dei propri crimini? Lascio a voi l’ardua sentenza ma non dimenticate l’evoluzione delle indagini investigative grazie alla tecnologia.

“C’era due volte” è un romanzo machiavellico ed è impossibile non accettare la sfida che Thilliez lancia ai suoi lettori. Dobbiamo trovare la chiave dell’enigma e fate attenzione perché l’aver paura potrebbe piacervi! Sarà l’ennesima prova di coraggio a cui l’autore ci sottopone. 




giovedì 28 ottobre 2021

RECENSIONE | "Un matrimonio non premeditato" di Rebecca West

“Un matrimonio non premeditato” (Fazi Editore) è un romanzo finora inedito in Italia di Rebecca West, autrice della trilogia degli Aubrey. La scrittrice racconta la storia del matrimonio fra Isabelle, ricca vedova americana, e Marc, ebreo francese, imprenditore col vizio del gioco. Il romanzo mostra l’effetto della ricchezza sulle persone e quello degli uomini sulle donne, entrambe forme di schiavitù. 


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Un matrimonio non premeditato
Rebecca West

Editore: Fazi
Pagine: 398
Prezzo: € 18,50
Sinossi

La giovane e bellissima Isabelle è una ricca vedova americana che arriva a Parigi per riprendersi dalla perdita del marito. Dopo una serie di corteggiamenti incontra Marc Sallafranque, il quale, semplicemente, è l’uomo sbagliato nel momento giusto. I due decidono di sposarsi nonostante nulla, o quasi, li accomuni: scelgono di unire le proprie vite più sulla spinta di forze e coincidenze estranee alla loro volontà che per una reale attrazione. Isabelle, sensibile quanto devota alla ragione come a un dio implacabile, si trova a fare i conti con una cultura a lei estranea, mentre matura un disgusto incapace di compromessi per la trivialità della vita dettata dall’aristocrazia del denaro: i soldi non fanno che complicare la relazione tra i sessi, spingendo gli uomini a voler possedere le donne come possiedono il denaro, e le donne a prostituirsi, per quanto in forme socialmente accettate, per migliorare la propria posizione materiale… Soltanto nel momento in cui abbandonerà la propria ricerca ossessiva di spiegazioni razionali al comportamento umano e accetterà l’imperfezione, Isabelle riuscirà ad avvicinarsi davvero al marito.


Ma se è vero che la ricchezza è fedele a chi la possiede, è vero anche che può distruggere.

Isabelle è giovane, bellissima. Immensamente ricca e vedova all’età di 26 anni. Nel 1928 lascia l’america  per Cannes e Parigi per riprendersi dalla perdita del primo marito. Anche se materialmente ha tutto ciò che le donne sognano, nel suo cuore desidera  la pace di un matrimonio duraturo. Per trovare l’amore di cui ha bisogno, Isabelle deve scegliere tra tre uomini. L’aristocratico André de Verviers, uomo affascinante ma violento. Laurence Vernon, un riservato proprietario di piantagioni del profondo sud. L’eccentrico miliardario Marc Sallafranque, uomo buono e generoso.

Isabelle, per una serie di coincidenze estranee alla sua volontà, sposerà Marc: l’uomo sbagliato nel momento giusto. Nulla, o quasi, accomuna i due sposi. Sono semplicemente un uomo e una donna che decidono di unire le loro vite più per un caso voluto dal destino che per propria volontà. Isabella è una donna sensibile e devota alla ragione. È un’americana immersa in una cultura a lei estranea. Matura, nel tempo, un disgusto incapace di compromessi per la trivialità della vita condotta dall’aristocrazia del denaro con la quale si trova a mescolarsi. Il denaro non facilita, anzi complica, le relazioni tra i sessi. Spinge gli uomini a voler possedere le donne come possiedono le loro ricchezze, e le donne sono capaci di ogni bassezza, per quanto in forme socialmente accettabili, per migliorare la propria posizione sociale. Isabelle cerca una spiegazione razionale per ogni comportamento, non troverà tutte le risposte e finirà per accettare l’imperfezione umana. Solo allora riuscirà ad avvicinarsi davvero al marito.

Pubblicato per la prima volta nel 1936, “Un matrimonio non premeditato”, è l’opera più popolare di Rebecca West. È un magistrale ritratto dello splendore e della decadenza dell’alta società negli anni ’20, è il ritratto della vita di una donna e dei suoi amori.

Isabelle, la protagonista, non agisce mai con fretta o rabbia. La storia del suo matrimonio la mostra come una donna sensibile che pian piano si innamora del marito. Attraverso le azioni e i pensieri della ricca americana, apprendiamo la concezione francese della vita e iniziamo a conoscere il suo modo di vedere la vita. Leggeremo le sue critiche intransigenti sulle disuguaglianze di classe, sulla ricchezza capitalista distribuita in modo non uniforme, sulla superficialità e sulle stravaganze dei ricchi. L’autrice, con la voce di Isabelle, ci mostra la vita condotta dalle donne e fa satira sul lussuoso stile di vita egli anni ’20.

Isabelle è un vulcano di idee, esplora le emozioni umane e riflette sull’incrocio tra destino e libero arbitrio.

Siamo davvero liberi di scegliere? In fondo lei desiderava solo un compagno con cui rifarsi una vita, si sentiva sola e infelice, e ingenuamente credeva che non vi fosse nulla di difficile in ciò. Il matrimonio non premeditato con Marc sorprende anche lei e la conduce verso nuove riflessioni. La ricchezza può complicare la vita matrimoniale? Gli amici sono sinceri o sono attratti solo dai loro soldi? La natura umana indossa una maschera: il mondo delle apparenze soppravvive a ogni incidente di percorso. Tutti si mostrano gentili, sorridenti, rispettabili  ed invece sono pronti a tradire, ad accusare, a tentare. Il denaro è visto da Isabelle come un veleno, chi è ricco è spesso circondato da leccapiedi, scrocconi e parassiti. La cosiddetta bella gente non è bella affatto. Chi possiede grandi ricchezze dovrebbe mettere a frutto la propria ricchezza pensando al bene degli altri. Essere ricchi non vuol dire poter fare tutto ciò che si desidera. Davanti a chi ha i soldi, si chiudono gli occhi per non vedere i loro vizi, le loro passioni spesso perverse.

L’antipatia di Isabelle per le persone che frequentano e la volubilità di Marc creeranno non pochi problemi.

“Un matrimonio non premeditato” è un romanzo che offre molti spunti di riflessione. Si è sommersi da un fiume di parole, eventi e descrizioni minuziose e ricercate. In una cornice narrativa in continuo movimento, i personaggi occupano ognuno un proprio spazio, ne emerge un romanzo raffinato ed elegante che conferma, anche grazie alla traduzione di Stefano Tummolini, il talento di Rebecca West.

Scrive con intelligenza e irriverenza, il romanzo procede lentamente indugiando su una sottile analisi psicologica dei personaggi. Nella seconda parte diventa più piacevole e interessante. La scrittrice descrive le frustrazioni e le falsità della vita quotidiana, i rapporti intrapersonali e mette a nudo la fragilità di una parte della società che rimane ostinatamente aggrappata ad un mondo in totale trasformazione. Un mondo che è a un passo dal baratro prima del crollo di Wall Street del 1929.

“Un matrimonio non premeditato” è una storia affascinante costruita attorno alla figura di Isabelle, vedremo gli effetti del matrimonio su di lei e spesso ci chiederemo che cosa farà della sua vita.  L’autrice, in modo raffinato, fonde vita privata e pubblica dei protagonisti, si ha la sensazione che ci sia sempre in destino in agguato. Isabelle e Marc cercano di trovare la felicità, i loro privilegi sono visti come fonte di veleno che danneggia la loro esistenza. Il loro è quasi un adattamento forzato alla ricchezza e ai privilegi che diventano schiavitù.

Schiavitù contro cui l’uomo è destinato a lottare.

L’uomo non è che un giunco, il più fragile della natura; ma è un giunco pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo. Un vapore, una goccia d’acqua, bastano a ucciderlo. Ma anche se l’universo lo schiantasse, l’uomo resterebbe più nobile di chi lo uccide, perché sa di dover morire e sa quale vantaggio ha l’universo su di lui; mentre l’universo, di queste cose, non sa nulla.

(Dai “Pensieri” di Pascal)

giovedì 21 ottobre 2021

RECENSIONE | "Tutto il cielo che serve" di Franco Faggiani

La notte del 24 agosto 2016, alle 3 e 36, la terra tremò per 142 secondi. Con un terremoto di magnitudine 6.0, nei pressi di Amatrice, iniziava una delle più importanti sequenze sismiche che abbia colpito l’Italia. Sotto le macerie perirono 299 persone, furono estratte vive dalle macerie 238 persone, vi furono 388 feriti e 41 mila sfollati. Un boato di morte aveva inghiottito un’intera comunità. A distanza di cinque anni da quel terribile terremoto, Franco Faggiani rende omaggio a quella terra ferita, alle vittime della tragedia e agli uomini e alle donne corsi in aiuto,  con il romanzo “Tutto il cielo che serve”, Fazi Editore. Un libro sulla forza della natura e sulla capacità dell’uomo di adattarsi a questa legge, ambientato in una delle zone meno conosciute e più belle d’Italia.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Tutto il cielo che serve
Franco Faggiani

Editore: Fazi
Pagine: 280
Prezzo: € 18,00
Sinossi

Nell’agosto del 2016, Francesca Capodiferro, giovane geologa e capo squadra dei Vigili del Fuoco di Roma, si trova per lavoro sui Monti della Laga, al confine tra Lazio, Marche e Abruzzo. La sera del 24, con i suoi due cani da ricerca, decide di accamparsi sulla montagna sopra Amatrice ma proprio quella notte violente scosse di terremoto distruggono il paese e tutte le frazioni limitrofe. Francesca sarà tra i primi ad arrivare sul luogo e a organizzare i primi soccorsi, inizialmente con mezzi di fortuna, poi aiutata dagli uomini della sua squadra. Con loro ha sempre avuto rapporti difficili, quasi conflittuali: i ‘suoi’ Vigili del fuoco le obbediscono ma non la amano e questo spesso le causa problemi anche durante le operazioni di emergenza. Dopo incontri inaspettati, allontanamenti e ricongiungimenti, arrivano i rinforzi e Francesca, provata emotivamente dalla tragedia e dai contrasti sorti con i colleghi, decide di partire da sola alla ricerca dei dispersi e delle persone rimaste bloccate nelle vallate circostanti, frugando nei casolari, nelle grotte e nei rifugi offerti dai boschi, dove la gente si è nascosta per la paura. Sarà un viaggio difficile il suo, nel dolore e nella bellezza della natura, a volte così violenta e indifferente alle vicende umane. Ma sarà anche un viaggio necessario per scoprire, dentro di sé, le ragioni della propria missione e riconciliarsi finalmente con la vita, i suoi uomini, il suo lavoro.


Spesso, in quei frangenti, avvertivo la solitudine, ma il più delle volte, come pure in quel caso, ero contenta di affrontarla, di possederla o almeno di comprenderla, visto che nessuno o quasi la ama. In cima alla montagna c’eravamo io, un pezzetto di terra su cui sdraiarsi e tutto il cielo immenso, dove veleggiavano nuvole e stormi di uccelli, minuscoli semi e foglie leggere, pensieri lievi come piccole piume. Potevo essere ovunque nel mondo o in nessuna parte, e questo mi dava una profonda sensazione di libertà. Quella intima, tutta mia, da non condividere mai con nessuno.

È la sera del 24 agosto del 2016, Francesca Capodiferro, giovane geologa e caposquadra dei vigili del fuoco di Roma, si trova in missione sul monte Gorzano per studiare anomale spaccature del terreno. Decide di accamparsi, con i suoi cani da ricerca, sulla montagna sopra Amatrice ma, proprio quella notte, violente scosse sismiche distruggono il paese e le frazioni limitrofe. Francesca sarà tra i primi ad arrivare sul luogo organizzando subito i soccorsi. Inizialmente si scaverà a mani nude poi, con l’arrivo della sua squadra, le operazioni di emergenza verranno ben organizzate. Francesca ha sempre avuto rapporti difficili con i componenti della sua squadra, le obbediscono ma non la amano. Dopo incontri inaspettati, arrivano i rinforzi ma la donna, provata emotivamente dalla tragedia e dai contrasti sorti con i colleghi, decide di partire da sola alla ricerca dei dispersi e delle persone rimaste bloccate nelle vallate circostanti. Non si ferma davanti a nulla. Fruga nei casolari, nelle grotte e nei rifugi offerti dai boschi, dove la gente si è nascosta per la paura. Nulla sarà facile. Il suo sarà un viaggio nel dolore e nella bellezza della natura, a volte così violenta e indifferente alle vicende umane. Ma sarà un viaggio necessario per scoprire, dentro di sé, le ragioni della propria missione e riconciliarsi finalmente con la vita, i suoi uomini, il suo lavoro.

Ancora una volta, dopo “La manutenzione dei sensi”, “Il guardiano della collina dei ciliegi” e “Non esistono posti lontano”, Franco Faggiani conferma la sua abilità nel descrivere paesaggi e situazioni che coinvolgono il lettore in una storia d’amore e di coraggio. L’autore scrive, ancora una volta, di natura e di montagne ma ci mostra una natura a noi avversa. L’uomo nulla può contro la forza distruttrice della natura ma deve trovare il coraggio e andare avanti.

Due i protagonisti del romanzo: l’uomo, con la sua capacità e la natura, con la sua forza. Il terremoto di Amatrice ci ricorda questo rapporto. Da un lato c’è la distruzione dei centri abitati e dall’altro ci sono le persone che scappano, disorientate e impaurite. Ci si sente impotenti e fragili ed ecco che i primi soccorsi rappresentano il risveglio della speranza.

Nel romanzo “Tutto il cielo che serve”, Franco Faggiani racconta il lavoro prezioso svolto dai vigili del fuoco nell’emergenza terremoto ad Amatrice e ci conduce sui monti della Laga, tra valli e boschi selvaggi. La devastazione mette a dura prova i soccorritori e i vigili del fuoco portano a termine i loro compiti con coraggio, determinazione, spirito di gruppo. Spesso rischiano la vita ma lo fanno senza clamore sempre pronti a  ripartire per altre missioni. I soccorritori sono medici, infermieri, poliziotti, volontari. Organizzano i campi base, scavano tra le macerie, aiutano chi, in un batter di ciglia, ha visto stravolta la sua vita. Quando riescono a salvare qualcuno, i loro occhi brillano di felicità e di speranza. Quando purtroppo recuperano corpi senza vita, soffrono ma non si fermano. Con loro portano traumi silenziosi e cicatrici profonde. In ogni borgo fantasma lasciano un po’ del loro cuore. La loro armatura scintillante è forgiata con il coraggio, la gentilezza, le idee, la saggezza.

“Tutto il cielo che serve” è un romanzo in cui i sentimenti svolgono un ruolo preponderante e si ergono a testimoni di quanto sia importante godere della bellezza e dei colori della natura. Occorre però ricordare che la natura non è solo bellezza ma un insieme di tante cose. Accanto alla pace c’è la tempesta, il gelo, la solitudine, le frane, i terremoti. A volte l’amiamo, a volte ci spaventa. Può essere madre ma anche matrigna, può regalare gioie ma spesso elargisce dolori. Accettare l’incomprensibile mistero della natura è forse l’unico modo per amarla e rispettarla davvero.

Il fulmine si mostra, la neve ha una vita palpabile, la pioggia la senti addosso e le nuvole assumono continue forme mutevoli. Il vento ha solo la voce e va in cerca di qualcuno che lo ascolti. E io sono sempre disposta a farlo. A volte vorrei essere vento leggero, quello che passa, accarezza e non lascia tracce.

giovedì 14 ottobre 2021

RECENSIONE | "Il libro delle due vie" di Jodi Picoult

Oggi nelle librerie  troverete “Il libro delle due vie” di Jodi Picoult, edito da Fazi. È una storia coinvolgente in cui si respira il fascino misterioso dell’Egitto mentre ci si lascia catturare da una sottile esplorazione della psicologia femminile. Jodi Picoult ci consegna un romanzo commovente sull’amore e sulla morte, ma soprattutto sulle scelte che cambiano per sempre il corso delle nostre vite.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Il libro delle due vie
Jodi Picoult

Editore: Fazi
Pagine: 450
Prezzo: € 18,50
Sinossi

Tutto cambia nel giro di pochi secondi per Dawn Edelstein. La donna si trova su un aereo quando l'assistente di volo fa un annuncio: «Prepararsi per un atterraggio di fortuna». I pensieri cominciano ad attraversarle la mente. Ma non riguardano suo marito, bensì un uomo che non vede da quindici anni: Wyatt Armstrong. Dawn sopravvive miracolosamente allo schianto. Nella sua vita non manca nulla: ad aspettarla a Boston ci sono il marito Brian, la loro amata figlia e il suo lavoro di doula di fine vita, che consiste nell'aiutare i suoi clienti ad alleviare la transizione tra la vita e la morte. Ma da qualche parte in Egitto c'è Wyatt Armstrong, che lavora come archeologo portando alla luce antichi luoghi di sepoltura: una carriera che Dawn è stata costretta ad abbandonare. E ora che il destino le offre una seconda possibilità, non è così sicura della scelta che ha fatto. Dopo l'atterraggio di emergenza, potrebbe prendere un'altra strada: tornare al sito archeologico che ha lasciato anni fa, ritrovare Wyatt e la loro storia irrisolta, e forse anche completare la sua ricerca sul Libro delle Due Vie, la prima mappa dell'aldilà. I due possibili scenari per Dawn si svelano l'uno al fianco dell'altro, così come i segreti e i dubbi a lungo sepolti insieme a loro. È il momento di affrontare le domande che non si è mai veramente posta: cos'è una vita vissuta bene? Quando abbandoniamo questa terra, cosa ci lasciamo dietro? Facciamo delle scelte... o sono le nostre scelte a fare noi? E chi saresti, se non fossi diventata la persona che sei adesso?


Dawn, la protagonista, è una delle poche persone sopravvissute allo schianto di un aereo. È un’ex studentessa di egittologia di Yale  diventata doula della morte.

Ho sentito dire che quando stai per morire, ti passa davanti in un istante tutta la tua vita. Ma non riesco a visualizzare Brian, mio marito, con il maglione inevitabilmente segnato dalla polvere di gesso delle vecchie lavagne nel suo laboratorio. E neanche Meret, da bambina, che mi chiede di controllare se ci sono mostri sotto il letto. Non vedo neanche mia madre. Invece, vedo lui. Wyatt, un uomo che non fa più parte della mia vita da quindici anni.

Dawn è una doula della morte e trascorre la sua vita ad aiutare le persone a compiere pacificamente la transizione finale. Ma quando l’aereo su cui viaggia precipita, si ritrova a pensare non alla vita perfetta che ha, ma alla vita che è stata costretta ad abbandonare quindici anni fa, quando si è lasciata alle spalle una carriera in egittologia e un uomo che amava. Contro ogni previsione sopravvive allo schianto dell’aereo e la compagnia aerea  le offre un biglietto per una destinazione a sua scelta. Per Dawn l’opzione più ovvia è tornare a casa dalla sua famiglia. L’altra è tornare al sito archeologico che ha lasciato anni prima. Dawn vola al Cairo, diretta allo scavo dove crede possa trovarsi Wyatt Armstrong, che  lavora come archeologo scoprendo antichi siti di sepoltura, un lavoro per cui anche lei aveva studiato ma che era stata costretta a lasciare. Ora sembra che il destino le stia offrendo una seconda possibilità e non è più così sicura della scelta che ha fatto una volta. Quindi il percorso della sua vita si biforca in due direzioni molto diverse e la donna dovrà affrontare domande che non si è mai posta veramente: che aspetto ha una vita ben vissuta? Cosa ci lasciamo dietro con le nostre scelte? E siamo davvero liberi di scegliere o sono le nostre scelte a fare noi? Due futuri possibili. Una sola impossibile scelta.

È questo il problema dell’essere ossessionati dal passato. Ti impedisce di accorgerti del presente.

Quante volte abbiamo volto lo sguardo al nostro passato pensando a cosa sarebbe successo se avessimo preso decisioni diverse, c’è chi parla di rimpianti, chi di destino. Allora mi chiedo: “Se potessimo tornare indietro a quell’attimo che ha cambiato la nostra vita, ci comporteremmo in modo differente?” Avere una seconda possibilità non è il nostro pane quotidiano e allora proviamo a vivere questa possibilità seguendo con attenzione e partecipazione la vita di Dawn, la protagonista. In lei, sopito nel suo cuore, vive ancora  l’amore per Waytt. Tornare al sito archeologico dove insieme studiavano e lavoravano vuol dire avere la possibilità di riparare a un errore commesso, ritrovare Wyatt e la loro storia irrisolta, completare forse le sue ricerche sul Libro delle Due Vie, la prima mappa conosciuta degli inferi. Dawn vede i due suoi possibili futuri snodarsi fianco a fianco, così come i segreti e i dubbi a lungo sepolti.

Mi hai chiesto perché sono qui: perché pensavo che questa sarebbe stata la mia vita, e non lo è stata e dovevo sapere come sarebbe stata. Tu, io, un sito archeologico. Una scoperta. So che rinunciare è stata una mia scelta. Ma volevo vedere, solo per una volta, cosa mi ero persa.

Questo romanzo  ci parla di complicate dinamiche familiari e di scelte strazianti. La storia si evolve su due linee temporali e su due ambientazioni: Terra/Egitto e Acqua/Boston. Terra e Acqua sono i due elementi che ritroviamo nel “Libro delle Due Vie” che indica la strada da seguire per raggiungere l’aldilà. Infatti gli antichi egizi credevano che, seguendo le indicazioni della mappa, il defunto avrebbe trovato la sua meta ma solo se fosse stato considerato senza peccato nella Sala delle due Verità. Il suo cuore sarebbe stato pesato usando la piuma della dea Maat simbolo della verità. Se il cuore pesava come la piuma, il defunto poteva andare nell’aldilà. E il cuore di Dawn era puro? I sensi di colpa si fanno sentire. La trama segue i complicati meandri del cuore umano e spesso incrocia le due possibilità che la vita offre alla donna. Tornare dal marito e dalla figlia? Tornare in Egitto sapendo che Wyatt è lì? Gli eventi si intrecciano con l’egittologia e per me, appassionata dell’antico Egitto, è stato davvero interessante leggere di come vengono decifrati i geroglifici, delle tecniche di scavo per scoprire tombe intatte di faraoni, come riportare alla luce i sarcofagi e studiarne le iscrizioni interne. Affascinante.

L’antico Egitto rappresenta il passato lontano ma la storia si arricchisce anche di riferimenti alla fisica quantistica e all’arte che l’autrice mescola alla sua narrativa e segna un procedere lento. È come se il ripensare alle scelte fatte, a ciò che lasciamo morendo, ai rimpianti che ti affliggono, segnassero un lungo passaggio di riflessioni che si snodano su linee temporali che spostano il focus della narrazione. I personaggi si muovono in ordine sparso e spesso mi sono posta la domanda se esista davvero il destino o se occorre considerare anche le realtà alternative. Dawn può sembrare una donna egoista, vorrebbe riportare indietro il tempo per realizzarsi nel lavoro e nell’amore, ma non è così. Perché un uomo può fare delle cose per se stesso cercando il proprio io e la donna no? E perché una donna non può scegliere tra una vita avventurosa con l’uomo che ama o una vita comoda con l’uomo che ha sposato senza doversi colpevolizzare? Cosa sceglierà Dawn?

Quando sono con Wyatt, mi sembra di vedere il mondo per la prima volta, con colori così ricchi che non saprei identificarli. Quando sono con Meret e Brian, mi sembra di passare al setaccio ogni prezioso arazzo di ricordi. Chi potrebbe mai scegliere una cosa a discapito dell’altra?

“Il libro delle Due Vie” è un romanzo sulla perdita, sull’amore e sulla vita che creano un fragile equilibrio. Nella vita si accumulano conoscenze, amori, rimpianti e il passato, a volte, conta più del presente. Ottenere ciò che si vuole è un lento e lungo percorso. Ci sono di mezzo dolori e scelte difficili. Durante il breve tempo che abbiamo sulla terra, cerchiamo di costruire vite felici. Ci muoviamo tra amori complicati, maternità, lavoro. Ci lasciamo trasportare dai venti dei sentimenti e spesso ci perdiamo nella selva oscura dei se, dei ma, dei forse se. È possibile cambiare vita e ritornare sui propri passi per percorrere un’altra via? Concretamente non abbiamo molte speranze, con il pensiero tutto è possibile. tuttavia tutto ha un prezzo anche la felicità.

L’amore è strano. A volte fai male alle persone che ami. A volte ami le persone che ti fanno del male.