lunedì 30 novembre 2015

RECENSIONE | "La casa dei cani fantasma" di Allan Stratton

Carissimi lettori, in un giorno così freddo e grigio, cosa c’è di meglio che parlare di un libro che mi è stato recentemente donato e che io ho letto con gran piacere? Sicuramente concorderete con me sul fatto che “La casa dei cani fantasma” di Allan Stratton, sia un libro che si presenta nei migliori dei modi con una cover inquietante al punto giusto. La fattoria raffigurata è un luogo intriso da cupe atmosfere, avvolto nel mistero e foriero di una storia super avvincente. Se siete pronti vi conduco tra le pagine di questo libro dove vivrete una storia ricca di colpi di scena dalla prima all’ultima pagina. 

La casa dei cani fantasma 
Allan Stratton

Editore: Mondadori 
Pagine: 252
Prezzo:  € 17,00

Sinossi: La vita di Cameron non è quella di un qualsiasi ragazzo. Da cinque anni lui e sua madre sono braccati dal padre, un uomo violento che li tormenta. Ogni volta li trova, e ogni volta ricomincia la fuga, con un nuovo viaggio disperato in cerca di un altro posto dove stare per un po'. La vita di Cameron è fatta di sospetti, ansie, e molta paura. Sua madre non fa che ripetergli di non fidarsi di nessuno, e l'ha convinto a tal punto che Cameron comincia a non fidarsi più neppure di se stesso. Quando poi si trasferiscono in una fattoria isolata, nella speranza di passare inosservati, la vita del ragazzo diventa un vero incubo. Solitudine e paure si materializzano in visioni inquietanti: un branco di cani feroci, il fantasma di Jacky, un bambino morto tanti anni prima, di cui nessuno vuole parlare. Ma Cameron deve sapere. E comincia a fare domande che scuoteranno l'apparente tranquillità di quel posto dimenticato da tutti. Tranne che da suo padre. 


STILE: 8 | STORIA: 8 | COPERTINA: 8

Cameron è un ragazzino sempre con la valigia in mano. Insieme a sua madre è costretto da tempo a fuggire da un padre violento che li perseguita. Per questo cambiano continuamente casa e città. Finché, un giorno, giungono in una fattoria isolata e decidono di stabilirsi in quel luogo solitario. Cameron porta con sé un mondo di paure, ansie e sospetti. Sua madre gli ripete continuamente che non deve fidarsi di nessuno e Cameron inizia a non fidarsi neppure di se stesso. Nella fattoria inizia per il ragazzino un vero e proprio incubo in cui le paure si materializzano dando origine a inquietanti visioni. Cameron vede o crede di vedere il fantasma di Jacky, un bambino morto tanti anni prima in circostanze misteriose e di cui nessuno vuole parlare. Vi è poi un branco di cani feroci che si aggira nei presi della fattoria. A complicare ancor più la situazione c’è un’anziana donna ricoverata in manicomio che grida al mondo una storia che nessuno vuol sentire. Ma se tutti fanno finta di niente, Cameron raccoglie tutto il suo coraggio e inizia a indagare sul terribile segreto celato tra le pareti della fattoria in cui abita. Pian piano il ragazzino scoprirà che quel terribile fatto accaduto tanti anni prima ha molti punti in comune con la sua storia. Pura coincidenza?
Io e mia madre siamo in fuga da cinque anni.
Ogni volta che lui ci trova, noi traslochiamo in un posto nuovo e ricominciamo tutto da capo.
Ma questo posto è diverso.
Questo posto è pieno di segreti.
Che non mi lasceranno in pace.
Una volta iniziato a leggere questo libro non lo si può richiudere prima di aver scoperto la verità su una storia dalle mille sfaccettature. E’ istintivo provare un mare di simpatia per Cameron, un ragazzino dalle tante paure e dalle fervida immaginazione. Lui e sua madre scappano da un padre e marito violento. La mamma è ossessionata dalla fuga, Cameron, invece, a volte prova nostalgia per il padre di cui conserva ricordi che diventano sempre più confusi. La famiglia amorevole, il nido sicuro e accogliente, non esiste. La violenza ha spazzato via ogni cosa e Cameron è destinato alla solitudine. Niente amici, niente radici, nessun parente con cui poter tranquillamente parlare, anche i nonni sono tenuti all’oscuro dei loro spostamenti. In nessun luogo si è mai al sicuro. Ed è proprio da questa solitudine che nasce la fervida immaginazione di Cameron. Egli percepisce presenze, sogna realtà drammatiche e violente. La fantasia del ragazzino gli permette di ricreare una realtà in cui è protagonista, una realtà di cui ha paura ma che non può ignorare.
Che cosa c’è la fuori nel buio, intorno alla casa, mentre noi dormiamo? Che cosa potrebbe esserci? Lascio la luce accesa.
Cameron vede e parla con un ragazzino morto tanti anni prima. Sarà vero? Sarà falso? E’ fantasia o realtà? Lo scopriremo solo leggendo. Forse.

“La casa dei cani fantasma” è un romanzo funambolo che cammina sul filo sottile che divide la realtà dalla fantasia. Ondeggiando si va un po’ da una parte e un po’ dall’altra, non sai mai se ciò che stai leggendo è la verità o frutto di fantasia. Ed è proprio nel substrato del fraintendimento che si articola e cresce questo romanzo davvero avvincente. La storia narrata denuncia violenze domestiche, l’angoscia della fuga, il terrore di essere ritrovati da colui che fa del tuo tormento la sua forza. E’ un modo per parlare ai ragazzi di temi importanti che purtroppo affliggono la nostra società. Il lessico è semplice e ben si adatta alla narrazione che amalgama paure e dubbi per dar vita a un thriller psicologico che ricorda, anche se in versione light, i romanzi di Stephen King. I personaggi sono tutti accattivanti: dal vicino misterioso al bullo della scuola passando per il bambino e i cani fantasma. L’intreccio è ben articolato, non ci si annoia mai, anzi verrete subito coinvolti in una storia che lega personaggi e lettori con una forte empatia. Se non l’avete ancora letto fateci un pensierino e regalatelo per Natale. Sarà sicuramente un dono ben accetto.

sabato 28 novembre 2015

Il sabato del sondaggio #31

"Il sabato del sondaggio" è una rubrica creata da me appositamente per il blog Penna d'oro. 
Ogni sabato elaborerò delle domande per scambiare, con voi lettori, opinioni, pareri, 
consigli su temi che riguardano il mondo dei libri.


Buon fine settimana a voi, amati lettori :)

Correva l’anno 1841 quando venne pubblicato il racconto “I delitto della Rue Morgue” di Edgar Allan Poe.  Ciò segna la nascita di un nuovo filone della narrativa che viene definito poliziesco o giallo. “Poliziesco” perché a svolgere le indagini è la polizia. “Giallo” perché questo era il colore della copertina del settimanale fondato da Joseph Pulizer, in cui venivano trattati fatti di cronaca nera. In Italia, verso la fine degli anni Trenta del secolo scorso, l’editore Mondadori pubblicò una collana di romanzi di questo genere scegliendo il colore giallo per la copertina. Gli amanti del genere poliziesco sanno che si possono distinguere varie tipologie: il poliziesco ad enigma, il poliziesco ad azione, il poliziesco a suspense, le spy-stories e i gialli giudiziari. In tutte queste tipologie il ruolo fondamentale è svolto dal detective: egli è un acuto ed intuitivo osservatore che analizza ogni più piccolo indizio e riesce a risolvere il caso. La mia domanda odierna riguarda proprio il variegato mondo degli investigatori.


Quali sono, secondo voi, i detective più amati dai lettori? 


I detective sono sempre stati dei personaggi dalla personalità ricca e originale, alcune volte bizzarra, mai banale. Spesso egli è un personaggio fisso per un’intera serie di racconti dello stesso autore. I miei preferiti sono: il perspicace Sherlock Holmes, il raffinato Hercule Poirot, la simpatica Miss Marple, il misogino Nero Wolfe.

Sherlock Holmes
Quando hai eliminato l’impossibile, qualsiasi cosa resti, 
per quanto improbabile, deve essere la verità.
(Arthur Conan Doyle, “Il segno dei quattro”)

Di buona famiglia, scapolo impenitente e misogino, Sherlock Holmes è insensibile all’amore come all’amicizia. Unica eccezione il dottor Watson. Egli ha un pessimo carattere è snob, autoritario, orgoglioso, inflessibile e vanitoso. Ama la pipa, il tabacco è un aiuto per la concentrazione, e la droga che lo salva dalla routine. Alterna periodi di dinamismo a periodi di apatia. Holmes ragiona con fredda logica, ha straordinarie capacità d’analisi e deduzione. Conosce benissimo i criminali e l loro modo d’agire, è bravissimo nei travestimenti, tollera la polizia ma non ha un gran rispetto per i poliziotti. Il personaggio di Sherlock Holmes nasce dalla penna di sir Arthur Conan Doyle alla fine del XIX secolo e appare per la prima volta nel romanzo “Uno studio in rosso” nel 1887.

Nella matassa incolore della vita scorre il filo scarlatto del delitto, 
noi abbiamo il dovere di dipanarlo, isolarlo e tirarlo fuori da capo a fondo.”   
(“Uno studio in rosso”)


Hercule Poirot
L’omicidio è un’abitudine 
(frase tratta dal romanzo “Non c’è più scampo”)

Hercule Poirot è un personaggio immaginario nato dalla fantasia della giallista Agatha Christie. E’ un celebre investigatore belga, alto poco più di un metro e sessanta. Ha la testa a forma di uovo, le labbra incorniciate da baffi alla militare arricciati sulla punta, dei quali si prende gran cura. Si presenta sempre curatissimo sia nell’aspetto che nell’abbigliamento. Vive a Londra, non conosce violenza o brutalità, mostra una maniacale attenzione per i dettagli, per l’ordine e la simmetria. Molto vanitoso non ha una famiglia, è dotato di humor inglese e soffre se non si riconoscono le sue capacità superiori nel campo investigativo. Possiede un eccezionale intuito nel risolvere i casi più difficili. I suoi sistemi d’indagine rispecchiano la sua personalità: ordine, metodo e “celluline grigie”. L’investigatore belga compare per la prima volta nel romanzo “Poirot a Styles Court” del 1921.

-Adesso la domanda è questa- disse.- Può sbagliarsi Hercule Poirot?-
-Nessuno può avere sempre ragione- rispose la signora Lorrimer in tono gelido.
- Io, invece, si - disse Poirot – ho sempre ragione. Succede tanto invariabilmente che me ne stupisco io stesso. -


Miss Marple
Un vestito di broccato nero, molto schiacciato intorno alla vita. Un pizzo Mechlin era posto a fiocco sulla parte anteriore del corpetto. Indossava guanti di pizzo nero e una cuffia di pizzo nero sormontato da masse ammucchiate di capelli di color neve. Stava lavorando a maglia. Aveva occhi azzurri benigni e gentili.” 
(Miss Marple e i tredici problemi 1930)

Miss Jane Marple nasce dalla fantasiosa pena della giallista inglese Agatha Christie. E’ una donna anziana, non sposata, ironica, curiosa ed ama i pettegolezzi. Le piace definirsi una “osservatrice della natura umana”. Le sue passioni sono il birdwatching e il giardinaggio. Spesso cucina dolci e prepara il tè per le amiche, quasi tutte zitelle come lei. Vive nel villaggio di St. Mary Mead. Appare per la prima volta nel romanzo “La morte nel villaggio” del 1930.


Nero Wolfe
Uno stomaco troppo vuoto a lungo rende anemici e porta sconcerto nel cervello.

Nero Wolfe è un personaggio di fantasia nato dalla penna dello scrittore Rex Stout. Wolfe è di corporatura robusta, è un raffinato buongustaio, pignolo, considera il lavoro come un indispensabile fastidio per mantenere un alto tenore di vita. Non parla mai di lavoro a tavola, è misogino, coltiva rare orchidee nel giardino pensile della sua casa. Beve cinque birre Tuborg ogni giorno, sempre fuori pasto. Risolve intricati casi stando comodamente seduto a riflettere sull’ampia poltrona del suo studio. Wolfe non lascia mai la sua abitazione a New York. Tra le mura domestiche regnano inviolabili e immutabili abitudini che ritroviamo in tutti i romanzi. La parte attiva dell’investigazione è affidata ad Archie Goodwin, braccio destro dell’investigatore, che abita in casa con Nero Wolfe. Il 24 ottobre 1934 uscì il primo romanzo “La traccia del serpente”.


Questi, cari lettori, sono solo alcuni dei detective più famosi della letteratura. 
Sono molto curiosa di conoscere i vostri preferiti. Non c’è che l’imbarazzo della scelta.

mercoledì 25 novembre 2015

WWW Wednesdays #68

 WWW  Wednesdays è una rubrica creata dal blog Should be Reading 
e consiste nel rispondere a tre semplici domande:

-What are you currently reading? (Cosa stai leggendo adesso?)
-What did you recently finish reading? (Cosa hai appena finito di leggere?)
-What do you think you’ll read next? (Cosa leggerai dopo?)


What are you currently reading?
(Cosa stai leggendo adesso?)
  

"La casa dei cani fantasma" di Allan Stratton
"L'opera dei Pupi e altri racconti di crimini e misfatti" di Gabriele Cantella



What did you recently finish reading?
(Cosa hai appena finito di leggere?)

 

"L'invasione delle tenebre" di Glenn Cooper - RECENSIONE
"Lovecraft's Innsmouth" di Claudio Vergnani


What do you think you’ll read next?
(Cosa leggerai dopo?)

   

 

lunedì 23 novembre 2015

RECENSIONE | "L'invasione delle tenebre - Dannati vol.3" di Glenn Cooper

Buon lunedì, amati lettori :) Il 16 novembre è giunto in libreria “L’invasione delle tenebre” (Nord), terzo e ultimo volume della trilogia firmata da Glenn Cooper iniziata con “Dannati” e proseguita con “La porta delle tenebre”. In molti mi avete chiesto un parere su questa serie e leggendo la mia recensione vi renderete conto dei punti forti e dei punti deboli che, secondo me, caratterizzano tale lettura.

L'invasione delle tenebre 
Glenn Cooper

  TRILOGIA DANNATI  
#1 Dannati recensione ]
#2 La porta delle tenebre [ recensione ]
#3 L'invasione delle tenebre 

Editore: Nord 
Pagine: 480 
Prezzo: € 19,90 (cartaceo) - € 9,99 (ebook)

Sinossi: Londra è una città fantasma. I pochi che non hanno voluto – o non hanno potuto – dare seguito all’ordine d’evacuazione del governo sono barricati in casa, nella vana speranza che tutto quello che stanno vivendo sia un incubo da cui presto si sveglieranno. Ma è tutto reale. Perché sono reali le vetrine infrante, i negozi saccheggiati, i cadaveri lasciati per strada. E, soprattutto, sono reali le bande di uomini violenti e spietati che, dopo essere comparsi all’improvviso dal nulla, stanno mettendo a ferro e fuoco la città e alcuni suoi sobborghi. E che continuano ad arrivare senza sosta, come l’onda di piena di un fiume immenso. Un fiume che ha la sua sorgente all’Inferno, come sanno bene John Camp ed Emily Loughty. 

Dal loro ultimo viaggio nel mondo dei Dannati, infatti, i varchi interdimensionali non soltanto si sono moltiplicati, ma sono anche rimasti aperti, portando letteralmente l’Inferno in Terra e catapultando centinaia d’innocenti «dall’altra parte». E c’è solo una persona che sa come chiudere per sempre le Porte delle Tenebre: Paul Loomis, l’ex capo di Emily.  Purtroppo Paul Loomis è morto, si è suicidato sette anni fa, dopo aver ucciso la moglie e l’amante di lei con due colpi di fucile. Ma Emily e John sanno dove trovarlo e come mettersi in contatto con lui. Perché lo hanno già incontrato all’Inferno…

STILE: 8 | STORIA: 7 | COPERTINA: 7

Metà dei ragazzi era immersa nella melma fino alle caviglie, mentre gli altri cinque si trovavano sul terreno fangoso a pochi metri di distanza. Rimasero per qualche istante attoniti e ammutoliti, finché Harry Shipley non iniziò a piagnucolare […]

Pietrificati dal terrore, non riuscivano a distogliere lo sguardo dalla testa mozzata, poi videro battere le palpebre e le labbra secche muoversi. La maggior parte dei ragazzi urlò.

Correndo, tornarono dal giovane con il ventre squarciato.

“Devi dirci dove siamo e cosa sta succedendo”, esclamo Angus.

“Non ti aiuteremo finché non ce lo dirai”.

“Non lo sapete?”

“Non ne abbiamo la minima idea!” sbraitò Glynn.

“Dovete essere appena arrivati, allora”, gracchiò il giovane. Riuscì a emettere una breve, dolorosa risata.

“Be’, allora lasciate che sia il primo ad accogliervi nella vostra nuova dimora. Benvenuti all’Inferno.”
Londra è una città in preda al caos, quasi completamente evacuata per ordine del governo. I pochi che non hanno ancora voluto abbandonare le loro case vivono un terribile incubo. Bande di uomini assetati di sangue irrompono nelle case, seviziano e uccidono coloro che incontrano sul loro cammino. Rompono vetrine, saccheggiano negozi, segnano il loro passaggio con i cadaveri lasciati per la strada. Sono gli erranti. Provengono dal mondo dei dannati, attraverso dei varchi interdimensionali sono comparsi improvvisamente dal nulla. Non sono pochi, non sono controllabili, sono come l’onda di un fiume immenso che ha la sua sorgente all’Inferno. John Camp ed Emily Loughty sono i soli a sapere come fermare quest’ondata di barbarie. Devono rintracciare Paul Loomis, l’unico scienziato in grado di chiudere per sempre le Porte delle Tenebre. C’è, però, un piccolo problema: Paul Loomis, ex mentore di Emily, è morto suicida alcuni anni prima, dopo aver ucciso la moglie e l’amante di lei con due colpi di fucile. Come trovarlo? I nostri due protagonisti sanno dove cercare e come mettersi in contatto con lui. Perché lo hanno già incontrato all’Inferno.

In questo terzo atto dell’avvincente storia narrata da Cooper, gli erranti, se è possibile, sono ancor più feroci. Seminano il terrore razziando il cibo e violentando donne. A Londra è un fuggi fuggi generale segnato da una lunga scia di sangue. Il governo, compresa la Regina, si trova ad affrontare una sfida sovrumana e cosa c’è di meglio che mandare i buoni a combattere i cattivi? Nulla direi, ma chi ci assicura che i buoni siano veramente buoni? Lo so che di fronte agli erranti non si può andar troppo per il sottile quindi ben vengano i soldati britannici del SAS, forze speciali. 

Infatti in questo viaggio di ritorno all’Inferno John ed Emily saranno accompagnati dai SAS e da Kyle Camp, fratello di John. I nostri eroi dovranno ritrovare Paul Loomis, che nel frattempo è diventato consulente scientifico di Stalin, ma hanno anche il compito di riportare sulla Terra i tecnici del MAAC, una classe di studenti e un numero imprecisato di londinesi scomparsi da qualche parte all’Inferno. 

Finché i passaggi aperti da gravitoni e strangelet rimarranno aperti i dannati si riverseranno sulla Terra e gli umani si ritroveranno all’Inferno.

Detto fatto. John ed Emily, in buona compagnia, ritornano nel mondo dei dannati e ritrovano i potenti che continuano a far la guerra per la loro sete di potere. Stalin disprezza la Germania, odia Garibaldi e vorrebbe tornare a Mosca carico di vittorie. Alessandro Magno è, forse, alleato di Stalin e insieme vorrebbero conquistare l’Europa. Garibaldi sogna qualcosa che a Inferno non è mai esistito: carità, compassione, bontà. In una parola, umanità.

Niente di nuovo quindi, intrighi e tradimenti si susseguono, tutti cercano di realizzare nuove armi sempre più potenti che permettano di sottomettere il nemico. John ed Emily dovranno superare mille difficoltà infatti i dannati non hanno più nulla da perdere, sono già nel peggior mondo possibile dove potere e ricchezza costituiscono i valori supremi.

L’avventurosa ricerca di Loomis  avrà esito positivo ma riusciranno i nostri coraggiosi ragazzi a riportarlo sulla Terra e soprattutto i passaggi aperti dal collisore si chiuderanno una volta per tutte? 

Il finale mi ha lasciata un po’ interdetta e, credetemi, ho dovuto rifletterci su per capire che era l’unico finale possibile in comunione con l’intera storia.



-CONSIDERAZIONI SULLA TRILOGIA-

Fin dal primo volume, Dannati, la storia è stata avvincente anche se non originalissima. L’Inferno, di dantesca memoria, è un luogo in cui l’autore ha collocato tantissimi personaggi che continuano a fare ciò che facevano in vita: tramare, uccidere, far la guerra. A volte le storie s’intrecciano quasi per caso e il ritmo viene rallentato da minuziose descrizioni che distolgono l’attenzione dalla narrazione principale. Tre volumi mi son sembrati tanti per una storia che poteva benissimo svilupparsi in due libri. Sicuramente la trilogia “Dannati” non ha l’originalità e il fascino della “Biblioteca dei morti” anche se ha un gran pregio: induce il lettore alla riflessione. 

Scriveva Joseph Conrad: “Si scrive soltanto una metà del libro, dell’altra metà si deve occupare il lettore.”

Nell’Invasione delle tenebre, e in generale nella trilogia, le storie narrano di violenze e soprusi, sentimenti e speranze, moralità e nemici. Le bugie del potere si confondono con gli intrighi di corte, la guerra continua a seminar morti. All’Inferno questo succede. Anche sulla Terra la situazione non è poi così diversa. Anche noi umani-viventi abbiamo i nostri inferni e le cronache di questi giorni ci mostrano un mondo dilaniato dalla follia dell’uomo. Aggiungiamoci la violenza sulle donne e sui bambini,la prostituzione, il bullismo, il baratro in cui si precipita per droga e alcol, la solitudine, la mancanza di fiducia nel futuro. Vi bastano questi inferni? Sicuramente la nostra società non si basa solo sul male anche il bene ha i suoi seguaci ma il confine fra i due concetti non è netto e ben definito. Ogni uomo è luce e ombre, non bisogna essere cattivissimi per meritare una punizione. Quale punizione? Per Cooper è l’Inferno dove giunge non solo chi è stato malvagio per un’intera esistenza ma anche chi ha sbagliato solo una volta. Tutti hanno in sé il cancro della malvagità, non c’è cura, non c’è redenzione. A volte, in questo cupo eterno dolore, fa la sua fugace apparizione l’amore che con la sua purezza è in grado di annullare ogni male. Ecco questo è il pregio di quest’opera : condurre il lettore sulla via della riflessione. La religione, la scienza, il progresso fanno da cornice alle scelte dell’uomo. A volte bene e male, sempre insieme e sempre in lotta, si mescolano e danno vita a delle azioni che nessuno può giudicare. 


"Dannati" non è il capolavoro dell’anno ma è una serie piacevole 
da leggere e vale la pena dargli una possibilità. 

sabato 21 novembre 2015

Il sabato del sondaggio #30

"Il sabato del sondaggio" è una rubrica creata da me appositamente per il blog Penna d'oro. 
Ogni sabato elaborerò delle domande per scambiare, con voi lettori, opinioni, pareri, 
consigli su temi che riguardano il mondo dei libri.


Salve carissimi lettori :) 
Finalmente la settimana si è conclusa e approfitterò del weekend per riordinare i libri che hanno , ormai da molto tempo, colonizzato la mia casa. A dir la verità amo vedere i miei amici cartacei distribuiti in ordine sparso nelle varie stanze. Mi fanno compagnia, sono pazienti e fedeli, non si lamentano mai e aspettano di essere letti con serenità. I libri fanno parte della mia famiglia, sono un elemento importante che caratterizza la mia quotidianità e non mi stancherò mai di leggere, leggere, leggere.

Spesso, però, noi lettori siamo visti come persone che vivono in un mondo fatto di parole, che fuggono la realtà per rifugiarsi tra le pagine di un libro. Siamo uomini e donne che impiegano il loro tempo libero in un modo che non è condiviso dalla maggior parte della società.

Chicca (del blog "Blog di Librintavola" ) mi ha proposto, per il sondaggio del sabato, un argomento molto interessante che io ho deciso di condividere con voi.

Chi legge è da considerarsi una persona noiosa? 

No! No! Assolutamente no!

Molte volte mi sono sentita dire che leggere è una perdita di tempo.

Il tempo per leggere, affermava Daniel Pennac, è sempre tempo rubato al dovere di vivere.

Invece di perderci nei mondi cartacei dovremmo partecipare di più alla vita reale. Uscire con gli amici, andare in palestra, al cinema, frequentare ristoranti e “vivere” un’esistenza socialmente intensa. Se non lo fai, se ti perdi dietro ai libri, sei una persona noiosa. Noiosa? Se non faccio cose folli, se non seguo la massa, se non omologo la mia esistenza con quella degli altri, sono noiosa? Se penso con la mia mente, sono noiosa?

Il lettore è un fruitore delle ricchezze contenute nei libri. Leggere vuol dire viaggiare, sognare, conoscere se stessi. I libri aiutano a maturare il pensiero, stimolano la curiosità intellettuale, ci permettono di vivere innumerevoli altre vite, arricchiscono le nostre esperienze e sviluppano il nostro senso critico. Come può una persona così “ricca” essere noiosa?

Si è noiosi se trovandosi per strada davanti a una boutique di moda e una libreria, con passo deciso senza alcun tentennamento, mi dirigo verso la libreria?

Si è noiosi se si soffre e gioisce con personaggi immaginari invece di correre dietro a “vip” che nulla hanno d’offrirmi?

Si è noiosi se si legge per soddisfare la propria curiosità intellettuale invece di omologarsi “con il pensier comune”?

Io leggo tantissimo ma sicuramente non sono una persona noiosa. Amo stare in compagnia, chiacchierare con gli amici è un bel modo per trascorrere del tempo piacevolmente. Sono una persona positiva con molti interessi e mi piace andare al cinema o a teatro. Ascolto sempre con attenzione il pensiero altrui e baso le mie idee sulla mia capacità di ragionamento e di deduzione.

Vogliamo parlare di temi poco impegnativi? Sono pronta.

Vogliamo trattare argomenti più profondi? Ben venga.

Vogliamo cantare, ballare, divertirci? Nessun problema.

So fin troppo bene che mondo reale e finzione letteraria sono due cose ben distinte. Tuttavia è proprio dai libri che attingo la forza, la conoscenza, la cultura che mi permettono di entrare in contatto con gli altri. Leggere non significa “essere noiosi” anzi vuol dire coltivare curiosità e interessi, provare emozioni, vivere intensamente.

Dopo aver letto un buon romanzo si ritorna alla realtà conservando la “voce” del libro nel cuore e nella mente. Si è più ricchi e ben disposti verso gli altri portando con noi intelligenza, immaginazione, valori eterni e capacità critica.  

Io sono una lettrice che sorride alla vita. La noia non fa parte della mia esistenza, non serpeggia tra i miei libri.

Sono curiosa di conoscere la vostra opinione. Non siate timidi e fatevi sentire.

Vi hanno mai detto che siete noiosi semplicemente perché amate leggere? Cosa rispondete?

venerdì 20 novembre 2015

VI PRESENTO... | "Prima che arrivassi tu" di Tania Paxia

Vi segnalo il nuovo romanzo di Tania Paxia, un'autrice che ho avuto modo di conoscere grazie al libro "Nicholas ed Evelyn e il Diamante Guardiano" (recensione) :)

Prima che arrivassi tu
Tania Paxia

Editore: self-publishing
Pagine: 325 
Prezzo ebook: 0,99 €
Data di uscita: 25 novembre 2015 (ma è già disponibile per la prenotazione)  Link Amazon

Trama: “Non hai mai stretto una promessa solenne?” scosse la testa. “Sul serio?” aggiunsi, allibita. “Intreccia il mignolo col mio e ripeti quello che ho detto”.      
“Bastava anche una stretta di mano”.          
“No no”, scossi il capo. “Ci vuole la promessa solenne”. Agitai la mano in aria per incitarlo e, con diffidenza, intrecciò il suo mignolo col mio.       
“Prometto di aiutarti”, si interruppe per ricordarsi le parole che avevo usato io, “se tu aiuterai me, quando e se”, si interruppe ancora, “ne avrò bisogno?” risultò più come una domanda, ma apprezzai il tentativo.

Allegra (Ally) Thomas ha ventun anni, vive a Pisa e ha cambiato tre facoltà diverse in tre anni. È avvilita e senza una prospettiva per il futuro, soprattutto dopo la brusca lite con il padre di origini americane che la vorrebbe laureata in architettura, come lui. Ma Ally ha un sogno: scrivere e tradurre libri.
Le cose si complicano dopo la sua partenza programmata per una vacanza di tre mesi a Brooklyn organizzata dai suoi zii e cugini americani. All'inizio è logorata dai sensi di colpa e perseguitata dagli incubi, ma le basta uno scontro accidentale con un ragazzo, Evan James, sul marciapiede di fronte al ristorante di suo zio, per cambiare tutto, arricchire le sue giornate e passare qualche ora spensierata...a parte la sbornia che riesce a rimediare durante un'uscita con suo cugino e i suoi due amici, tra i quali c'è anche Evan. Ma Evan ha in mente soltanto una donna: Madison. Per questo Ally decide di stringere una promessa solenne con lui per aiutarlo nell'impresa di riconquistare la sua ex fidanzata. Tra equivoci, shopping, bagni in piscina, chiacchierate al buio e baci rubati, Ally cercherà di fare chiarezza su ciò che vuole davvero.


Informazioni sull'autrice

Tania Paxia vive a Bibbona, un paesino nella provincia di Livorno. Frequenta la facoltà di Giurisprudenza (Magistrale) di Pisa e una delle sue grandi passioni è scrivere.
“Nicholas ed Evelyn e il Diamante Guardiano” è il suo primo romanzo. Il racconto che lo segue “Nicholas ed Evelyn e il Dragone Carbonchio” è uscito il 1 marzo. Il secondo della serie “Nicholas ed Evelyn” è in fase di scrittura. Nel frattempo, ha scritto altri libri: “La Pergamena del Tempio” un giallo su base storica edito da Europolis Editing, in ripubblicazione autonoma il 14 agosto 2015, un paranormal “Il marchio dell’Anima EVANESCENT The Rescuer of Souls #1”, un fantasy “La cacciatrice di stelle”, una commedia romantica intitolata “Sono io Taylor Jordan!” e un romance “Ti amo già da un po’”. 



mercoledì 18 novembre 2015

WWW Wednesdays #67

 WWW  Wednesdays è una rubrica creata dal blog Should be Reading 
e consiste nel rispondere a tre semplici domande:

-What are you currently reading? (Cosa stai leggendo adesso?)
-What did you recently finish reading? (Cosa hai appena finito di leggere?)
-What do you think you’ll read next? (Cosa leggerai dopo?)


What are you currently reading?
(Cosa stai leggendo adesso?)

 

"L'invasione delle tenebre" di Glenn Cooper, conclusione della trilogia di Dannati. 
"Lovecraft's Innsmouth" di Claudio Vergnani, un romanzo che si legge con vivo piacere :)


What did you recently finish reading?
(Cosa hai appena finito di leggere?)

     
Ho da poco concluso "Tutta la luce che non vediamo" di Anthony Doerr [RECENSIONE]  e "La bambina e il sognatore" di Dacia Maraini [RECENSIONE], due letture che mi hanno conquistata con le loro storie intense e con personaggi che è impossibile non amare.


What do you think you’ll read next?
(Cosa leggerai dopo?)

    

 

martedì 17 novembre 2015

RECENSIONE | "Tutta la luce che non vediamo" di Anthony Doerr

Buongiorno amici lettori, in questi giorni così tristi e drammatici abbiamo tutti bisogno di una parola di conforto, abbiamo bisogno di sperare in un futuro di pace e collaborazione fra popoli. In un presente orribilmente violentato rivolgiamo il nostro sguardo alla Storia  per trovare nei tragici errori del passato un seme di speranza e fratellanza per i tempi a venire. Di guerra e violenza, d’amore e redenzione, di speranza e coraggio parla l’ultimo romanzo dello scrittore statunitense Anthony Doerr: “Tutta la luce che non vediamo”. Dopo aver conquistato il Premio Pulitzer 2015, “Tutta la luce che non vediamo”, edito Rizzoli, ha conquistato un ampio pubblico di lettori incantati dal narrare, intenso e reale, di Doerr.

Tutta la luce che non vediamo
Anthony Doerr

Editore: Rizzoli
Pagine: 518
Prezzo: € 19,00 cartaceo 

Sinossi: È il 1934, a Parigi, quando Marie-Laure, una bambina di sei anni con i capelli rossi e il viso pieno di lentiggini, scopre di essere destinata alla cecità per il resto della vita. Ne ha dodici quando i nazisti occupano la città, costringendo lei e il padre a trovare rifugio tra le mura di Saint-Malo, in Bretagna, nella casa sul mare del prozio. Attraverso le imposte azzurre sempre chiuse, perché così impone la guerra, le arriva fragorosa l’eco delle onde che si infrangono contro i bastioni. Qui, Marie-Laure dovrà affrontare una nuova oscurità. La stessa in cui, in un orfanotrofio della Germania nazista, vive Werner, un ragazzino con i capelli candidi come la neve e una curiosità esuberante per il mondo. Quando per caso mette le mani su una vecchia radio, scopre di avere un talento naturale nel costruire e riparare lo strumento di guerra più strategico, un dono che si trasformerà nel suo lasciapassare per accedere all’accademia della Gioventù hitleriana e poi partire in missione per localizzare i partigiani. Sempre più conscio del costo in vite umane che hanno le sue azioni, Werner si addentra nel cuore del conflitto. Due mesi dopo il D-Day che ha liberato la Francia, ma non ancora la cittadina fortificata di Saint-Malo, i destini opposti di Werner e Marie-Laure convergono e si sfiorano in una limpida bolla di luce. Lirico, potente, malinconico, squarciato da improvvise speranze, il romanzo di Doerr è un ponte gettato oltre lo smarrimento che accomuna tutti, una delicata partitura che ci sussurra come, contro ogni avversità, viviamo alla ricerca di un gesto luminoso che ci avvicini agli altri.


STILE: 9 | STORIA: 9 | COPERTINA: 9

LEI

In un angolo della cittadina, al quinto e ultimo piano della casa alta e stretta al civico 4 di rue Vauborel, una sedicenne cieca di nome Marie-Laure Leblanc sta inginocchiata dinanzi a un tavolino interamente ricoperto da un plastico. Il plastico è una miniatura della stessa cittadina in cui Marie-Laure si trova inginocchiata, e contiene le riproduzioni delle centinaia fra case, botteghe e alberghi racchiusi entro le sue mura. C’è la cattedrale con la guglia traforata, c’è il vecchio, massiccio castello di Saint- Malo, ci sono le belle case allineate sul lungomare trapunte di comignoli.
LUI

Cinque traverse più a nord il soldato semplice tedesco Werner Pfennig, che ha diciott’anni e i capelli candidi, viene svegliato da un brusio fioco e intermittente: poco più forte delle fusa di un gatto, come mosche che sbattono contro una finestra lontana. Dove si trova? L’odore dolciastro, lievemente chimico, del lubrificante per armi; il legno grezzo delle casse per munizioni appena inchiodate; il sentore di naftalina delle coperte vecchie: è nell’albergo. Certo, l’Hotel des Abeilles, l’Hotel delle Api.
Parigi 1934. Marie-Laure, una bambina di sei anni, scopre di essere destinata alla cecità per il resto della vita. Il suo amorevole padre fa di tutto per renderla autonoma. 

“ Le patate a ore sei, Marie. I funghi a ore tre. 

Alcuni anni dopo, quando i nazisti occupano la città, lei e il padre sono costretti ad abbandonare la loro casa per cercar rifugio nella cittadina di Saint-Malò, in Bretagna, nella casa del prozio Etienne. Inizia per la ragazzina una vita dettata dalle crudeli leggi della guerra: cibo razionato, imposte sempre chiuse, divieto di ascoltare la radio, divieti, divieti, divieti.

In un orfanotrofio della Germania nazista, vive Werner, un ragazzino con la passione per la tecnologia. Per caso riesce a mettere le mani su una vecchia radio, la ripara e nella soffitta della vecchia Casa dei Bambini, in cui abita con sua sorella Jutta e altri orfani curati amorevolmente da Frau Elena, inizia ad ascoltare alcune trasmissioni. Egli ha il dono di riuscire a costruire e riparare lo strumento di guerra più strategico che si conosca. Questa sua capacità gli aprirà le porte dell’Accademia della Gioventù hitleriana per poi partecipare alle missioni di guerra col compito di localizzare i partigiani. Werner, di fronte alle brutture della guerra, comincerà a riflettere sulle sue scelte, comprenderà che ogni sua azione ha un costo in vite umane. La guerra evolve con il suo carico di Morte e due mesi dopo il D-Day che ha liberato la Francia, ma non ancora la cittadina di Saint-Malò, i destini opposti di Werner e Marie-Laure s’incroceranno per un attimo.

“Tutta la luce che non vediamo” è un romanzo composto da brevi capitoli che sviluppano una storia che evolve su più piani temporali. Conosciamo subito i due protagonisti e siamo immediatamente travolti dal loro dolore. Marie-Laure è sola nella grande casa in cui non è rimasto più nessuno. Suo padre Daniel, madame Manec, il prozio Etienne sono stati portati via dalla guerra. A farle compagnia c’è un libro in braille di Verne, “Ventimila leghe sotto i mari”, emblema di conoscenza e avventura, e una vecchia ricetrasmittente. A poca distanza da lei, il soldato Werner è intrappolato nella cantina di un albergo in seguito a un bombardamento aereo.

Entrambi sono circondati dal buio ma il destino non ha finito di giocare le sue carte. Con un salto temporale ritorniamo indietro nel tempo e seguiamo, a Parigi, Marie-Laure che impara a convivere con la sua cecità. Il padre le costruisce un modellino del quartiere in cui vivono in modo che lei possa muoversi autonomamente, le regala libri per “vedere” con gli occhi della fantasia, la incita a non aver paura, l’aiuta con un eserciziario di Braille.

In Germania Werner e la sorellina minore Jutta crescono alla Casa dei Bambini, un orfanotrofio affidato alle amorevoli cure di Frau Elena.

“ Non c’è burro, non c’è carne. La frutta è solo un ricordo. Certe sere, nei mesi peggiori, la direttrice non ha che tortine d’acqua e farina di semi di senape da far mangiare ai suoi dodici assistiti.

Werner ha fame di conoscenza, è un continuo chiedere.

“ Frau Elena, se la luna è così grande, perché la vediamo così piccola? 
“ Frau Elena, i sordi riescono a sentire il battito del loro cuore? 
 Frau Elena, perché la colla non si appiccica dentro il vasetto? 

La vita per Werner è tutta un perché.

Gli anni passano, la guerra inizia ad allungare le sue ombre sulla Francia. La Germania è persa nel suo credo nazista.

Disordine. Avete sentito cos’ha detto il vostro comandante. Avete sentito i vostri capicamerata. Ordine, ci vuole. La sua vita è caos, signori, e noi siamo destinati a portare ordine nel caos. Fin nei geni. Portiamo ordine nell’evoluzione della specie. La ripuliamo dagli inferi, dai ribelli, dai cascami. E’ questo il grande progetto del Reich, il più grande progetto mai intrapreso da esseri umani.

La follia nazista travolge il mondo, la Morte non ha un attimo di pace: non ha mai lavorato tanto senza confini senza tregua.


“Tutta la luce che non vediamo” è un racconto malinconico che mi ha stregata, ammaliata con la sua voce carica di sentimenti. Ogni personaggio è indimenticabile perché dona emozioni e commuove. Si intenerisce il cuore a pensare alla giovane Marie-Laure sola e indifesa nella grande casa di Saint-Malò. Lei è coraggiosa, decisa a vivere, pronta a lottare per la libertà, per gli affetti, per un futuro migliore. I suoi occhi hanno perso la luce della vista ma la sua anima risplende di una luce interiore che la guiderà nelle sue scelte. Marie-Laure vive ogni istante della sua esistenza cercando di esser parte attiva della comunità che l’accoglie.

Anche Werner è coinvolto in una guerra che non è la sua guerra. Egli si rende conto delle brutture che lo circondano, le violenze sono state sempre presenti nella sua vita. Le ferite inferte al suo spirito non si rimargineranno mai. Egli affronta l’addestramento e i capi nazisti sentendosi sempre sospeso tra la vita e la morte. La vita può sembrare una cosa meravigliosa ma, a volte, non lo è. Quando si comprende che ciò che si sta facendo non corrisponde al nostro essere allora il libero arbitrio ci tende la sua mano salvifica.

Marie-Laure e Werner devono affrontare mille avversità. Le conoscenze tecnologiche possono essere usate per scopi spaventosi, la follia umana può distruggere ogni cosa anche ciò che reale non è. Narrando le vite di questi due giovani, lo scrittore ci conduce nella Storia. Con una scrittura limpida ci mostra la quotidianità violata, le brutture della guerra, il senso dell’abbandono e della perdizione. Tuttavia il buio della violenza e del terrore può esser spazzato via dalla luce della speranza e dell’amore. Finché esisteranno cuori capaci d’amare ci sarà sempre una possibilità di salvezza per l’uomo, una luce fatta d’energia che sfugge alla nostra vista ma che ci rende capaci di grandi gesta. La meraviglia della vita è dentro di noi, è la nostra speranza che ci permette di avvicinarci agli altri perché il dolore di uno è il dolore di tutti.