sabato 31 maggio 2014

Vi presento... "FLAMEFROST Due cuori in gioco" di Virginia Rainbow.

Buon pomeriggio lettori, oggi vi presento "FLAMEFROST Due cuori in gioco" dell'autrice Virginia Rainbow. 
Ho già avuto il piacere di leggere un'altra opera della stessa autrice, 
il romanzo in questione è "La maschera nera" e qui potete trovare la recensione :)


FLAMEFROST 
Due cuori in gioco

Autrice: Virginia Rainbow è un’autrice che scrive fin da bambina, creando storie piene di immaginazione e sentimento. Ora passa il suo tempo tra il lavoro e la sua passione per la scrittura. Adora leggere, fare passeggiate in montagna e guardare i cartoni della Walt Disney. Il suo romanzo di esordio è “The black mask”.

Prezzo: € 16,90
acquistabile su  
www.ibs.it   
www.Amazon.it  e altri siti online

Pagine: 356
Editore: YOUCANPRINT

USCITA: giugno 2014


TramaGli abitanti del pianeta Luxor, guidati dal re Thor sono scampati alla distruzione del loro mondo e vagano nello spazio alla ricerca di una nuova terra. I principi alieni Nardos e Gered vengono incaricati di compiere una missione misteriosa sul pianeta Terra.
È in questo contesto che si inserisce il rapporto particolare tra Gered e una ragazza terrestre, Sarah, che abita in un paesino delle montagne valdostane. Gered cerca di avvicinarla in tutti i modi, usando i poteri straordinari di cui dispone, ma lei rifiuta qualsiasi tipo di relazione, nonostante si senta molto attratta da lui.
Un mistero aleggia su tutta la storia e verso la fine cominciano a scoprirsi alcuni tasselli. In cosa consiste la missione dei principi? Chi sono le “soggiogate”?
In un intreccio via via più articolato, si delinea la delicata psicologia dei personaggi, che si cercano e si respingono, si incontrano e si allontanano, mentre la società aliena, che fa da sfondo alla storia, prende sempre più piede con le sue regole e i suoi riti peculiari.
Un mix di contrasti, dolcezza, passione e mistero, che tiene incollato il lettore alla pagina riga dopo riga in un ritmo intenso e coinvolgente.


RECENSIONE "A bocca chiusa" di Stefano Bonazzi

Ciao lettori,
oggi vi parlo di un libro molto particolare, un libro da brivido, un libro da cui è impossibile staccarsi, un libro che vi travolgerà con una valanga di emozioni. Nel ringraziare l’autore per avermi gentilmente inviato una copia cartacea del romanzo, vi presento:

“A Bocca Chiusa” di Stefano Bonazzi, Newton Compton Editori.



Autore: Stefano Bonazzi
Genere: Romanzo
Editore: Newton Compton
Pagine: 287 p.
Prezzo: € 9,90
Trama:
Una periferia assolata, stretta tra il cemento della tangenziale. Campi aridi e capannoni industriali. Gli eterni pomeriggi di un'estate che sembra non finire mal fatta di noia e di giornate afose. Un bambino deve passare le vacanze a casa con il nonno, mentre la madre parrucchiera e la nonna, che fa le pulizie, stanno tutto il giorno fuori. Ex camionista, costretto in casa per una malattia invalidante, l'anziano è una belva in gabbia e la violenza che cova trova sfogo sul nipote di appena dieci anni. Lasciato per punizione tutti i pomeriggi da solo sul balcone rovente dell'appartamento, il bambino un giorno viene aiutato a fuggire da Luca: un ragazzino del posto, l'amico perfetto che tutti vorrebbero accanto.







STILE: 9
STORIA: 10
COPERTINA: 8




“Avevo sei anni quando nonno le spezzò la mano. Ero in salotto, seduto davanti al grande tavolo di legno… Nonno le prese il braccio destro per il polso, lo ruotò e lo sbatté contro la vetrata della porta che dava sulla sala da pranzo dov’ero seduto. Fu un gesto rapido. Secco. Quasi mi parve di udirlo, quel lieve crack… Nonna non mi guardò. Non urlò. Non disse niente. Strinse forte le labbra. Si tenne tutto dentro. Io distolsi lo sguardo… Lei ritrasse la mano delicatamente e l’avvolse in un fazzoletto… Corse in bagno. Sentii il rumore dell’acqua scorrere e mescolarsi ai singhiozzi. Lui invece rimase lì, immobile. Ansimando come un animale selvatico.”


In questo libro  leggerete del Male e di un disagio esistenziale senza eguali. E’ come entrare in un mondo chiuso, claustrofobico, dove manca l’aria e regna l’angoscia. Questo romanzo mi ha ipnotizzata fin dalle prime pagine e il coinvolgimento emotivo è rimasto alto fino all’ultima riga e oltre. Ho letto il  libro d’impeto, non riuscivo a staccarmi, dovevo sapere l’evolversi dei fatti, dovevo assistere alla perdizione, alla caduta nel baratro nell’incubo più nero, ero sicura che una volta toccato il fondo non si potesse che risalire. Quando il buio ti avvolge, le cicatrici dell’animo diventano segni indelebili del tuo soffrire e la mente si perde nel dolore. Ci si sente soli, e se qualcuno ci tende una mano siamo pronti a stringerla perché  vediamo, in questo gesto, una possibilità di salvezza. A volte, però, è tutto un’illusione. A volte il Male vince, dalla prima all’ultima pagina.


“Quando non era un orco, ai miei occhi, nonno appariva come quei grossi cani randagi che mordono e abbaiano sempre a chiunque. Quelli che bisogna legare alla catena…”

“A Bocca Chiusa” narra la favola di nonno orco e del suo piccolo, indifeso, nipote. Il bambino, ha 10 anni, cresce con la mamma, il padre li ha abbandonati da tempo. Passa l’estate a casa dei nonni, costretto a stare sempre solo, senza amici, senza uscire mai. Trascorre le sue giornate rintanato su un tappeto rosso, la sua isola felice, giocando con i Lego e usando la sua immaginazione per erigere un muro tra sé e il nonno belva. Nessuno si preoccupa di lui: la madre parrucchiera e la nonna, che fa le pulizie, stanno tutto il giorno fuori. Tra loro non c’è comunicazione. Poi abbiamo il nonno: burbero, incattivito dalla vita, che sfoga sul nipote, con la scusa di proteggerlo, tutto l’odio accumulato verso il mondo. Ultimo, ma non meno importante, è l’amico intelligente e sicuro di sé. E’ l’unico che ha il coraggio di avvicinarsi al protagonista: sarà la sua ancora di salvezza?


“A volte facciamo cose estreme, pensiamo così di guadagnare la libertà che ci spetta di diritto in quanto esseri umani. Pensiamo di liberarci dalle nostre gabbie, di fuggire come animali selvatici nel buio del bosco. E non ci rendiamo conto che, in realtà, stiamo soltanto correndo verso gabbie ancora più grandi, più robuste. Il metallo diventa pietra, le sbarre colonne. Lo spazio si restringe, l’aria viene a mancare, poco alla volta, senza fretta. Le persone sanno essere pazienti”.


Se avete notato non ho mai usato il nome proprio dei protagonisti, è superfluo. Questa narrazione  non ha la necessità d’indicare  luoghi e nomi, è oltre l’identificazione: possiamo essere tutti e nessuno. Si parte da un dato inconfutabile, da un dogma: le persone sono tutte cattive, ti sorridono ma vogliono solo rubarti l’anima. Bisogna difendersi. Forse nella vita, non c’è scampo, di sicuro il nostro protagonista non cerca una soluzione ma si lascia vivere. Non vuol essere fagocitato dalla “normalità”, cerca di dare un senso alla sua vita che non si traduca in normalità come casa, famiglia, figli, lavoro. E’ alla ricerca del modo per essere se stessi e invece di vivere, muore ogni giorno un po’ di più. Dopo un’adolescenza terribile, il nostro protagonista, l’io narrante, diventato adulto sopravvive facendo uso di antidepressivi e alcool.
Magica, nefasta miscela.



“Vedo le lenzuola scomposte sul letto e mi ci sdraio sopra. Il soffitto mi crolla addosso. E’sempre più vicino. Mi sento comprimere. Il respiro mi muore in gola. Continua a scendere. Le pareti sono molli. Mi crollano addosso. Non riescono a reggerlo. Alzo i palmi sulla testa e faccio forza nelle braccia. Spingo, resisto all’attrito. Spingo forte per salvarmi. I muscoli delle braccia guizzano tesi. Sento il peso della paura che schiaccia sul torace. Ore che sembrano minuti e viceversa. Muoio.”



Il finale giunge crudele, senza scampo, lascia l’amaro in bocca e una sensazione di stordimento. L’angoscia percepita e accumulata durante la lettura non scompare in un lieto fine, anzi tutto diventa ancor più soffocante. Il cerchio si chiude. In passato come al presente. In solitudine su un tappetino infeltrito, in solitudine dietro le sbarre della vita. In fondo tutti percorriamo  l’autostrada dell’esistenza: si nasce, si cresce, si muore. Non si può tornare indietro.
“A Bocca Chiusa” è lo splendido esordio di Stefano Bonazzi. Sicuramente una lettura difficile, dura, travolgente. La prosa vivida trasforma le parole in immagini, senza tregua, senza poter riprendere fiato ci si ritrova imprigionati tra le pareti della follia, tra le pareti grigie dell’esistenze, tra la crudeltà dell’uomo. Ieri come oggi, non c’è salvezza, non c’è il Bene. C’è solo un burattino a cui hanno tagliato i fili. Ieri come oggi.


mercoledì 28 maggio 2014

RECENSIONE "La mossa del cartomante" di Franco Matteucci


Ciao ragazzi, cosa ne pensate del fascino della divinazione? Sicuramente ricorderete come si chiude la storia dell’Orlando pazzo per amore nel libro di Calvino “Il Castello dei destini incrociati”. Orlando, paladino impazzito, viene legato a testa in giù e, recuperato il senno, afferma:
"Lasciatemi così. Ho fatto tutto il giro e ho capito. 
Il mondo si legge anche all’incontrario. Tutto è chiaro".
A quale carta si riferiva Calvino? Chi conosce i Tarocchi non ha dubbi: parla della carta l’Appeso. Questa è la dodicesima carta degli arcani maggiori, nota, anche, con il nome di Il Traditore. No, state tranquilli, non mi sono votata alla divinazione tramite l’utilizzo di strumenti simbolici. Vorrei solo ricordarvi che legami difficili, lotte interiori, promesse non mantenute, amori non corrisposti, ma anche desiderio di apprendere, cambiamenti importanti, sono elementi importanti della nostra vita. Ancor oggi quasi nessuno è immune dal fascino dei cartomanti. Se tutto ciò vi affascina allora vi consiglio un bel libro che ha ricevuto molti consensi:
“La Mossa Del Cartomante- Le indagini dell’ispettore Santoni”
di Franco Matteucci, edito Newton Compton.


Autore: Franco Matteucci


Editore: Newton Compton

Pagine: 284 p.
Prezzo: € 9,90

Trama: La quiete della valle di un piccolo paesino di montagna è turbata da una terribile disgrazia. Marietta Lack, la sarta di Valdiluce, è morta nell'incendio della sua abitazione. Una sciagura inaspettata: inizialmente tutti sembrano convinti che le fiamme siano divampate per un tragico incidente. Tutti, tranne l'ispettore Santoni. Lupo Bianco, è questo il nome con cui tutti lo conoscono in paese: il suo istinto infatti lo porta a non credere mai alle coincidenze. Mentre fervono i preparativi per l'inizio della Coppa del mondo di sci, altri delitti si susseguono, uniti da strani indizi esoterici, e Santoni, che conosce bene quei luoghi, dovrà mettere insieme i pezzi di un puzzle macchiato di sangue.





STILE: 8
STORIA: 8
COPERTINA: 8






“Certi omicidi sembrano scritti nel destino.
Alcune volte però il destino gioca la carta sbagliata”.

Cosa si nasconde sotto la neve di un tranquillo paesino di montagna? Tutta la storia si svolge a Valdiluce dove accade una terribile disgrazia: Marietta Lack , la sarta del paese, muore nell’incendio della sua abitazione. Tragico incidente? Omicidio doloso premeditato? Saranno le indagini dell’ispettore Santoni, Lupo Bianco, a squarciare il velo che nasconde vizi e segreti della piccola comunità di provincia.  Tanti indizi, molti sospetti, poche certezze. Lupo Bianco, lunghi capelli biondi- occhi azzurri -corpo perfetto, è un bio-detective, a cui nessun dettaglio sfugge. E’ sempre vissuto tra i boschi, ama la natura ne è parte attiva, ha un olfatto molto sviluppato. E’ fiero della sua indipendenza e divide la sua abitazione con una colonia di formiche, esperte sentinelle meteo, e il topo Mignolino, gran divoratore di formaggio. 
Quando la sarta , Marietta  Lack, viene trovata morta nel rogo della sua casa, l’ ispettore inizia le indagini senza l’ausilio di tecniche investigative avanzate. Osservando e parlando con gli abitanti del luogo, Lupo Bianco ottiene informazioni e si convince dell’esistenza di un omicida. Infatti altri delitti si susseguono a Valdiluce: tutti uniti da misteriosi indizi esoterici. In queste difficili indagini l’ispettore è coadiuvato da un aiutante simpatico e cioccolato dipendente: Kristal Beretta. Santoni non crede alle coincidenze, preferisce dar ascolto al suo istinto. E non si sbaglia infatti, pochi giorni dopo l’omicidio di Marietta, viene trovato, nei pressi di un convento, appeso alla funivia, il cadavere di Liv Zarkos, ballerina sexy che vive e lavora nella zona. Entrambe le vittime conoscevano e frequentavano un personaggio avvolto dal mistero noto come il cartomante che per 80 euro leggeva i tarocchi, toglieva la iattura e, con un regalino extra, donava “piacevoli passatempi” a donne bisognose di attenzioni e coccole amorose.

A Valdiluce la neve è protagonista assoluta per molti mesi all’anno e quando ricopre ogni cosa, quando tutto diventa bianco e silenzioso, ecco che si diffonde il mal di neve. Non tutti riescono a sopportare questo male e ognuno reagisce in modo differente: alcuni fuggono in città, altri bevono Ginpin (liquore fatto con il ginepro) in gran quantità. Per contrastare la noia invernale si organizzano feste  cosplayer e il mistero si infittisce con la figura del cartomante: uomo misterioso, affascinante e affabulatore. Uomo che non si separa mai dalla sua ventiquattrore dal contenuto esoterico. Attorno a questo mistero ruotano tanti personaggi molto particolari. Dogana, il benzinaio che tutto sa; la signora Telecamera che tutto vede, Eraldo il Poeta, Assunta Moresco la Dama. In questa storia c’è un altro personaggio indecifrabile: un nano thailandese sordomuto, Dan Chupong, fido servitore di Alina Bellini proprietaria della “Locanda della padella nera”. 
Avete notato i nomi? Tendono a concentrare in se le caratteristiche del personaggio a cui appartengono. Ma non ho finito perché in questa storia c’è anche il Falco Trogolo la cui comparsa è foriera di disgrazie imminenti per il paese. In questo panorama complesso le indagini di Lupo Bianco saranno difficili  ma nel finale ogni cosa tornerà al suo posto per mostrare un puzzle macchiato di sangue. 

Questo giallo all’italiana, acquistato in libreria  dietro consiglio di una mia cara amica, si è rivelato una buona lettura, fluida e piacevole. La vicenda è complessa ma ben strutturata; ben descritta è la sfera emotiva e intimistica dei personaggi; notevole è la loro descrizione; i continui colpi di scena tengono il lettore col fiato sospeso e il finale riserva molte sorprese. Non conoscevo lo scrittore Franco Matteucci, autore e regista televisivo, quindi leggere questo suo libro è stata una  scoperta interessante. Ora sono curiosa di leggere altre sue opere come “Il visionario”, “Lo show della farfalla” e “Il suicidio perfetto”. E voi, carissimi, conoscete questo autore e le sue opere?


martedì 20 maggio 2014

RECENSIONE "The black mask" di Virginia Rainbow


Una scrittrice sentimentale mossa da una profonda fede, una storia che affronta temi importanti, una lettura riflessiva ma fluida: sono questi gli elementi base del romanzo: 
“The black mask” di Virginia Rainbow.


Autrice: Virginia Rainbow
Editore: Youcanprint
Pagine: 472 p.
Prezzo: Cartaceo € 18,00 - Ebook 3,49

Trama:
Il tenebroso Manuel, capo di una banda di criminali, decide di rapire la giovane Nicol, per ragioni misteriose. Ma durante la prigionia della ragazza, tra lei e Manuel si instaura un rapporto profondo, che stravolgerà i suoi piani e cambierà radicalmente il destino di entrambi.
Opera dalla scrittura delicata e genuina, a sprazzi dolcemente ingenua. Un tratto di penna forte e al contempo soave, per una trama coinvolgente, che, grazie alla chiarezza psicologica e alla profondità con la quale sono descritti i personaggi, consente al lettore una piena identificazione con essi e un alto grado di partecipazione emotiva.
Un romanzo da leggere tutto d’un fiato, dal ritmo serrato e imprevedibile, che coadiuva un messaggio estremamente chiaro e positivo. L'atmosfera degli avvincenti feuilleton in stile “La freccia nera”, con un linguaggio fresco, giovane, dotato di un’acuta sensibilità.
Il lettore è trascinato nelle vicende incalzanti che porteranno i due protagonisti ad affrontare un tormentato percorso di salvezza, a cominciare da se stessi.




STILE: 7
STORIA: 8
COPERTINA: 7






“Quando aprì gli occhi fu sommersa dal buio, un buio fosco, gelido e immobile come quello di una tomba. Non appena riuscì pian piano a mettere a fuoco qualcosa, intravide intorno a sé strane sagome all’ovattata luce della luna, che si insinuava con fatica da qualche parte sopra di lei. Servendosi di quella luminescenza soffusa e magica, lei cercava disperatamente di capire in che posto fosse finita. Ma dov’era?”

Inizia così un bel romanzo commovente, delicato, intenso. Una favola vera e propria, con un castello, una principessa e un uomo che cela il suo viso dietro una maschera. C’era una volta il misterioso Manuel, capo di una banda criminale “Il Drago”, che decide di rapire la giovane e ricchissima Nicol. Durante la prigionia della ragazza, in un castello sull’isola di Clare, tra lei e Manuel nasce un rapporto profondo, che cambierà la vita di entrambi. E’ la vita che si fa strada attraverso il dolore. L’amore e il perdono possono trasformare i sentimenti negativi in speranza.
Ho letto questo romanzo con molta attenzione perché tanti sono i punti di riflessione, esplicitamente citati o ancor più brillantemente e tacitamente sussurrati. L’amore di Manuel e Nicol è un sentimento che nasce in un momento particolarmente delicato e travagliato. Manuel non è il principe azzurro tutto dolcezza e frasi ad effetto, è un uomo stravolto dall’odio, vuole vendicarsi dei torti subiti e lo fa, anzi lo vorrebbe fare, nell’unico modo che conosce: vuol rispondere alla violenza con altre violenze. 

Partendo dal concetto che la violenza non è mai giustificabile, comprendo il motivo per cui la scrittrice ci mostra inizialmente un Manuel pronto a “violare” Nicol per vendetta. Credo che l’autrice abbia voluto mostrare come l’odio accechi la mente ma la voce del cuore è più forte. Questa storia narra l’evolversi di un tenero sentimento che ha mille sfaccettature. Nasce come attrazione fisica, ma si basa soprattutto sulla fiducia. Nicol non sa nulla del suo carceriere, per lei è una maschera nera che nasconde un volto ma non può nascondere un cuore che palpita. 
A volte Manuel ha dei comportamenti violenti, repentini cambiamenti d’umore ma tutto questo rende il personaggio più reale. Davanti alla violenza non bisogna mai chinare il capo, ma, in questo caso alcuni comportamenti sono enfatizzati per mostrare che l’amore vero può cambiare le persone. L’amore puro, non un sentimento malato, dona a Nicol la forza per fidarsi di un uomo che non conosce e nelle cui mani è la sua vita. Questa ragazzina giovanissima ha un’anima fragile che richiede continue attenzioni ma trova forza e determinazione nella fede. E si, in questo romanzo la fede svolge un ruolo molto importante. Quando ci si sente soli, abbandonati viene spontaneo rivolgersi a Colui in cui crediamo. ChiamateLo con il nome che più vi piace ma il senso non cambia: tutti abbiamo bisogno di confidare in un Ente Supremo in cui attingere forza e consolazione. Per l’autrice Dio è la forza interiore che rende possibile la nascita di un amore puro, totale. Sicuramente i nostri protagonisti, con i loro difetti, che li rendono umani e reali, dovranno lottare per realizzare il loro sogno. Ogni rosa ha le sue spine, ogni amore deve fare i conti con la quotidianità dell’esistenza, con i piccoli e grandi problemi di ogni giorno. Gelosia, fragilità, insicurezza sono caratteristiche umane che trasformano il “sogno” in “realtà”. 
Quante volte abbiamo idealizzato l’amore, quante volte la nostra mente ha creato un sogno d’amore perfetto. Guardarsi negli occhi e vivere l’uno dell’altro è un’utopia, la vita è un’altra cosa.  Ed è questo il filo conduttore di questo romanzo: Manuel e Nicol, con i loro errori, dimostrano che è possibile accettarsi con le proprie debolezze. Dimostrano che l’amore va vissuto e alimentato giorno per giorno, con sacrificio e dedizione. La felicità è nelle piccole gioie quotidiane, è nello sguardo della persona amata, nella carezza  lieve di due cuori che si sono scelti per battere all’unisono a dimostrazione che l’amore vero esiste.

Tra le pagine di questo romanzo ho letto “la vita” descritta in modo fiabesco-reale dall’autrice. Virginia Rainbow con un linguaggio semplice ma ricco di emozioni ci ha presentato molti personaggi ben descritti e analizzati nella loro psicologia. 
La lettura fluida, il ritmo sempre teso a sottolineare l’evolversi di una storia con continui colpi di scena, rivelazioni mozzafiato, rendono questo libro consigliato a tutti coloro che credono nei sogni ma, ancor più, credono nella realtà. 
I miei complimenti all’autrice per questo romanzo che ci narra come vivere e sognare sono, in fondo, due facce della stessa medaglia.

domenica 18 maggio 2014

RECENSIONE "Acciaio" di Silvia Avallone


 Ciao ragazzi,
in un pomeriggio freddo e piovoso, sembra Febbraio e non Maggio, voglio parlarvi di un romanzo dai toni duri e inquietanti. No, non è un thriller ma il racconto di una realtà che mostra problematiche attuali con cui, spesso, dobbiamo confrontarci. Parliamo, quindi, della crescita, nelle sue fasi, della sua complessità come risultante di più variabili. Ecco, questo romanzo è la ricerca della propria identità, è la costruzione o la demolizione, a seconda delle opinioni, del divenire “adulti” attraversando quel periodo travagliato  che chiamiamo adolescenza.
Il libro in questione è  
“Acciaio” di Silvia Avallone, edito Rizzoli.



Autrice: Silvia Avallone


Editore: Rizzoli

Pagine: 357 p.
Prezzo: € 18,00 

Trama:
Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male. Silvia Avallone racconta un'Italia in cerca d'identità e di voce, apre uno squarcio su un'inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più.





STILE: 8
STORIA: 9
COPERTINA: 8




“Le cose migliori risplendono di paura” Don De Lillo, Libra.
Quante opinioni contrastanti su questo libro: molte recensioni positive ma, anche, tanti pareri negativi. A volte capita di trovarsi davanti a un libro che non ammette le mezze misure: o si ama o si odia. Il l’ho amato!
Venite con me, ragazzi, vi porto in via Stalingrado a Piombino per conoscere un mondo che non deve necessariamente essere identificato con questa città; vi porto a conoscere una società “allo sbando”.
Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino crescere è difficile. Se poi hai come punto di riferimento delle famiglie disgregate e  violente, allora le tue aspirazioni sono morte ancor prima di nascere. Anna e Francesca sono due amiche quattordicenni che vivono in quelle casa popolari. Devono affrontare la dura quotidianità, genitori con mille problemi, violenza tra le mura domestiche. Crescere, per queste giovani amiche, vuol dire imporsi brandendo come arma la propria bellezza, non ci sono alternative. La vita è dura, non concede tregue. Tutto ruota attorno alle acciaierie Lucchini, centro economico della città; padri, fratelli, fidanzati, quasi tutti lavorano nelle acciaierie che danno pane e disperazione, nelle acciaierie che danno il ritmo alla vita quotidiana con i turni diurni e notturni. Tutti i personaggi di questo libro sono protagonisti di una storia che narra di una realtà, sicuramente amplificata, che condiziona l’esistenza. Le acciaierie danno lavoro, ma il costo da pagare è molto alto. Francesca e Anna sono sole nell’affrontare le difficoltà legate all’adolescenza.  Non hanno una famiglia come punto di riferimento, non hanno modelli sani a cui guardare. Nascono così disagi giovanili che si manifestano con comportamenti errati, tossicodipendenza, disturbi della condotta alimentare. Alessio, fratello di Anna, è l’emblema di una devianza sociale finalizzata all’infrazione delle norme sociali e delle regole istituzionali.
“Mamma scusami se sono sporco” “Non ti chiedo niente ma tu promettimi “Sssh!” “Promettimi che questa è l’ultima volta che vai a fare non so cosa di notte”.
Come potete vedere le mamme di questo libro sono donne rassegnate, che chinano la testa davanti alle violenze domestiche dei loro mariti. Il padre di Anna è un buono a nulla, sempre alla ricerca del colpo grosso che cambierà la sua vita. Non si assume le sue responsabilità, è un fantasma all’interno di una famiglia che sopravvive alla meglio. Il padre di Francesca è un uomo violento, possessivo, menomato da una malattia che lo rende ancora più crudele con i suoi familiari. Subire e non reagire è il modo di fare della mamma di Francesca che considera più opportuno avere un marito violento che non averlo affatto. Mistero della psiche umana!
In questa situazione le due ragazze non hanno un porto sicuro in cui rifugiarsi durante la tempesta dell’adolescenza e reagiscono seguendo le regole della “strada”.
“Si presentò a torso nudo, Alessio, con due catene d’acciaio al collo, i jeans mezzi sbottonati, l’orlo degli slip bene in vista. Si lasciò cadere su una sedia. Sollevò gli occhiali, guardò in faccia il suo branco. Disse:”La vita mi detesta”. Era il suo atteggiamento da re della foresta. Aveva il fisico e lo sapeva. Aveva la grana, quella che ricavava dalla coca e dal rame. E poi disponeva di molte donne nel quartiere”.
La bellezza diventa merito, è il lasciapassare per essere accettati dagli altri, se sei brutta sei fuori. Lo sa bene Lisa che bella non è.
“ Lisa gettò un’occhiata di traverso alle sue compagne: le sembrava di stare ai confini dell’intero regno vivente. Io non sono una sfigata, si disse. Anche se tutti glielo ripetevano, anche se all’ingresso uno stronzo le aveva dato della racchia e lei si era sentita morire. Anche se non era proprio bellissima, però era viva… Anche se era vestita come un fungo, lei però, dentro, era come Anna. Anna che in quel momento si avvicinava alla pista da ballo fasciata nel suo centimetro quadrato di canottiera, nel suo mezzo centimetro di gonnellina rosa”.
Anna e Francesca formano un mondo a parte, hanno molte paure, la loro sfrontatezza nasconde la fragilità dell’età.
“Io non voglio crescere, A’-disse Francesca”.
Poi un giorno arriva l’amore e scompagina ogni cosa: l’amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina. Basta un cuore travolto dalla passione per cancellare anni di vita in simbiosi? Forse si, forse no.
Questa lettura non è stata per niente facile, la narrazione dura ti pone davanti a un romanzo di formazione che mette in evidenza i pensieri, i comportamenti, le non-scelte di persone fragili che si nascondono dietro ingannevoli apparenze. In queste pagine i protagonisti, in molti li hanno definiti “personaggi stereotipati”, si lasciano vivere adattandosi o subendo la quotidianità del quartiere. Tante problematiche, nessuna soluzione. 
Silvia Avallone descrive una microsocietà in cui tutti possiamo rispecchiarci. Ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza, il mito della bellezza è ovunque, la tossicodipendenza è un male endemico, la violenza è pane quotidiano. Sicuramente la scrittrice, alcune volte, esagera nel contesto della descrizione della realtà attraverso dei fraseggi che tendono ad amplificare il concetto in modo considerevole. Tuttavia lo sappiamo bene che la realtà può essere crudele. Lottare per il proprio domani è un diritto e un dovere di tutti, ogni scontro lascia delle ferite ma bisogna impegnarsi e scegliere di vivere il futuro. Francesca e Anna hanno un’ancora di salvezza nella loro amicizia, non perfetta ma reale, hanno un’altra possibilità, forse l’ultima, di un’esistenza autentica al di là delle loro paure. Oltre via Stalingrado.
Vi consiglio di leggere questo libro, mi piacerebbe conoscere la vostra opinione in merito. Non soffermatevi su alcune incongruenze che troverete nella lettura, ad es. Scamarcio idolo delle ragazzine nel 2001, ma cogliete l’essenza del romanzo.
“Un romanzo non è una confessione dell’autore, ma un’esplorazione di ciò che è la vita umana nella trappola che il mondo è diventato”. Kundera


martedì 13 maggio 2014

RECENSIONE "Joyland" di Stephen King


Ciao ragazzi, vi piace il Luna park? Montagne russe, ruota panoramica, autoscontro rientrano tra i vostri divertimenti preferiti? Se la vostra risposta è affermativa allora siete tutti invitati a
“Joyland” di Stephen King
pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer (4 giugno 2013). La traduzione del romanzo è stata affidata a Giovanni Arduino.



Autore: Stephen King
Genere: Romanzo
Editore:
Sperling & Kupfer
Pagine: 351 p.
Prezzo: € 19,90 
Trama:
Estate 1973, Heavens Bay, Carolina del Nord. Devin Jones è uno studente universitario squattrinato e con il cuore a pezzi, perché la sua ragazza lo ha tradito. Per dimenticare lei e guadagnare qualche dollaro, decide di accettare il lavoro in un luna park. Arrivato nel parco divertimenti, viene accolto da un colorito quanto bizzarro gruppo di personaggi: dalla stramba vedova Emmalina Shoplaw, che gli affitta una stanza, ai due coetanei Tom ed Erin, studenti in bolletta come lui e ben presto inseparabili amici; dall'ultranovantenne proprietario del parco al burbero responsabile del Castello del Brivido. Ma Dev scopre anche che il luogo nasconde un terribile segreto: nel Castello, infatti, è rimasto il fantasma di una ragazza uccisa macabramente quattro anni prima. E così, mentre si guadagna il magro stipendio intrattenendo i bambini con il suo costume da mascotte, Devin dovrà anche combattere il male che minaccia Heavens Bay. E difendere la donna della quale nel frattempo si è innamorato.


STILE: 10
STORIA: 9
COPERTINA: 8





“Ehi ehi ehi gente, che giornata vuota, tempo di un giro sulla ruota, in fretta in fretta in fretta, l’estate non aspetta, venite su, dove il cielo è pulito e il panorama garantito, il divertimento inizia qui, fatevi avanti, forza, così”.
Con rispetto e tanta curiosità mi sono avvicinata a questo romanzo del Maestro. Con trepidazione ho intrapreso, con lui, un viaggio nella memoria per narrare con struggente malinconia una storia, che già esisteva nel ricordo, del protagonista, di un’estate lontana.
“La vita non è sempre un gioco al massacro. A volte si può vincere un premio. Un premio molto prezioso”.
Estate del 1973, Devin Jones, universitario senza un soldo e con il cuore in frantumi, per dimenticare “lei” e guadagnare qualche dollaro, decide di accettare un lavoro stagionale nel parco divertimenti di Heaven’s Bay: Joyland. Nel rispetto della migliore tradizione, in questo parco c’è un segreto: si racconta che il fantasma di una ragazza, uccisa anni prima nel luna park, compaia ancora lì nel “Castello del Brivido”. Devin verrà coinvolto in questa vicenda, conoscerà Annie Ross e suo figlio, sarà travolto dall’evolversi dei fatti. Cosa nasconde Joyland?
“Da ventunenne la vita è come una cartina stradale. Solo quando arrivi ai venticinque o giù di lì, cominci a sospettare di averla guardata capovolta, per poi esserne certo intorno ai quaranta. Arrivato ai sessanta, fidatevi, capisci di esserti perso nella giungla”.
Se cercate in questo libro mostri o “entità” provenienti da mondi kinghiani  mi dispiace per voi ma non troverete nulla di terrificante. Nessuna “presenza” se non un fantasma del gentil sesso che appare ogni tanto ai visitatori del Castello del Brivido. Joyland è un romanzo breve, 351 pagine, che narra di vita vissuta, di amore e di malattia, di fede e di morte. Con poesia e nostalgia il protagonista ricorda l’estate dei suoi ventun anni, narra il passaggio dall’adolescenza all’età adulta attraverso l’amicizia, il sacrificio, le delusioni, il coraggio. Questa “lunga emozione” racconta la realtà del rapporto uomo-donna, padre-figlio, malattia-morte. Jones, Jonesy per gli amici, ci conduce in un mondo di divertimenti, ci mostra il luna park dei nostri sogni dove tra musiche, giochi e zucchero filato si vendono illusioni confezionati con i colori della felicità. Tutto è relativo: quando le luci si spengono, il silenzio abbraccia ogni cosa e il tramonto regala un sorriso di Dio. E’ così che la realtà diventa sconvolgente.
La vita reale può rappresentare un baratro infernale quando si guarda il proprio figlio morire lentamente ma inesorabilmente, giorno dopo giorno. King concretizza questo dolore nella figura di Annie Ross, giovane madre di  Mike, un bambino doppiamente speciale. Egli è affetto da una grave patologia, la distrofia di Duchenne, vive la sua malattia preoccupandosi più per gli altri che per se stesso e trova in Devin un sostegno, un amico con cui condividere dolori e sogni. Un amico a cui manifestare il proprio potere da sensitivo:”Sta’ attento Dev. Non è bianco”.
Devin vive la sua magica estate nel luna park, il lavoro è duro ma gratificante, vendere felicità è un impegno che assorbe tutta la sua energia ma il destino ha, come sempre, in serbo eventi speciale per questo studente squattrinato. Ben presto il giovane inizierà a indagare sul mistero di Joyland e si troverà faccia a faccia con l’assassino in un confronto adrenalinico. Tuttavia la bellezza di questo romanzo non risiede nelle sue venature soprannaturali o nello sguardo spietato di un omicida. Questa volta a far da protagonista è il sentimento, la nostalgia per una fase della vita che mostra “l’embrione d’uomo che diventa un adulto”. Questa evoluzione passa attraverso lo sguardo gioioso di un ragazzino che vive un sogno: per un giorno la vita vince la morte, per un giorno la malattia scompare, per un giorno Mike vola libero come il suo aquilone. Infatti Devin riesce a portare il suo giovane amico al luna park: il mondo del divertimento è a loro completa disposizione.
“Mike, hai idea di che cosa vendiamo qui?
Il ragazzino restò perplesso. “Biglietti per le giostre e i giochi?
Noi vendiamo divertimento. Ne vuoi un po’? “
Come avrete compreso questo libro non è il romanzo che tutti si aspetterebbero dal re dell’horror, il suo quieto scrivere accarezza il lettore e lo coinvolge in un malinconico ricordo. Questa volta l’amore, l’amicizia,il dolore rappresentano tre valori che danno senso alla vita. Commuoversi leggendo king non è una cosa che capita spesso. La sua prosa è talmente vivida  che ti sembra di essere accanto a Devin a sognare e soffrire con lui. Il finale lascia gli occhi umidi e il cuore palpitante per Coloro Che Oltrepassano La Soglia. “Joyland” rappresenta il voler fermarsi un attimo per rivolgere uno sguardo al tempo che fu, per dar spazio al potere dei sentimenti, per ricordare che i “mostri” quelli “veri” sono già sulla Terra dove vivono facendosi chiamare “uomini”. Naturalmente non tutti sono mostri; la bontà d’animo, l’altruismo, l’anteporre il bene degli altri al proprio sono armi vincenti che nessuno può scalfire. Solo la Morte non si ferma davanti a nulla: l’innocenza di un fanciullo, la disperazione di una madre non commuovono la Signora in Nero. La vita ha le sue regole, belle o brutte che siano, non fanno sconti a nessuno. Il tempo passa per tutti, un attimo di malinconia è giustificata anche perché ”Nessuna estate dura per sempre”.
Dopo aver letto il finale di questo romanzo ho notato che vi erano ancora delle pagine in cui king ringraziava tutti coloro che gli erano stati vicini, un ulteriore momento di confronto con la vita, un riepilogo sentimentale, una debolezza umana del grande Maestro.
Ora vorrei dirvi di non essere troppo severi con il Re se il romanzo non rispetta i canoni a cui siamo stati abituati. Alcune volte narrare della vita è più complicato che narrare di agghiaccianti presenze. La lettura fluida, la scrittura dolce, la “visione” della parola, rende questo romanzo prezioso e unico. Sicuramente il libro è promosso a pieni voti. Non occorrono magie quando si legge Stephen King non si può che lasciarsi sedurre dal suo narrare. E se, per una volta, i mostri hanno lasciato spazio ai sentimenti, pazienza! Non si può sempre vivere nel terrore anche il Maestro ha un’anima.