lunedì 30 aprile 2018

RECENSIONE | “Tutta colpa della mia impazienza" di Virginia Bramati

Carissimi lettori, secondo voi è vero che la pazienza è la virtù dei forti? Da sempre la pazienza è considerata la qualità di chi accetta le difficoltà, le avversità il dolore, con animo sereno e con tranquillità riuscendo a controllare la propria emotività. Calma, costanza, assiduità, sono le sue caratteristiche. Bene, prendete queste definizioni, fatene il contrario ed ecco comparire davanti ai vostri occhi una bella ragazza di nome Agnese. Lei è la protagonista dell’ultimo romanzo di Virginia Bramati “Tutta colpa della mia impazienza (e di un fiore appena sbocciato)”, edito Giunti.
STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 7
Tutta colpa della mia impazienza
Virginia Bramati

Editore: Giunti
Pagine: 240
Prezzo: € 14,90
Sinossi
Il nuovo romanzo di Virginia Bramati, che racconta di Agnese, l'adorabile protagonista a cui improvvisamente muore la madre, e che si ritrova a fare i conti con i ritmi lenti della campagna, sullo sfondo di una Brianza sorprendente e rigogliosa, non lontano dal magico borgo di Verate che le sue lettrici hanno imparato ad amare. Agnese è una ragazza esuberante, autonoma, insofferente verso tutto ciò che frena la sua corsa, ma improvvisamente, la vita prende una piega terribilmente dolorosa e si ritrova scaraventata dal centro di una metropoli che non dorme mai, in una grande casa lungo un fiume, immersa nei ritmi immutabili della campagna. Una grande casa in campagna. Una madre morta troppo presto. Un giovane medico dagli occhi buoni e misteriosi. E un'estate in cui tutto sta per cambiare. Pagina dopo pagina, scopriamo insieme ad Agnese la saggezza nascosta nei gesti semplici della cura dei fiori: perché la felicità è più vicina di quanto pensiamo, se solo sappiamo rallentare e guardarla negli occhi.


Sono nata con due mesi di anticipo, odio i tempi morti, sono fisicamente allergica ai giochi di pazienza e adoro il tasto fast forward.
È la breve ma esaustiva presentazione di Agnese, una ragazza esuberante, autonoma, incapace di adattarsi al principio dell’ogni cosa al suo posto. Vive a Milano in una bella casa al centro, ha molti amici, frequenta la scuola e coltiva le sue passioni giovanili. Poi un drammatico evento, la morte prematura della sua mamma, le sconvolge la vita. Il padre, oppresso dai sensi di colpa, la porta a vivere in un paesino della campagna lombarda a 50 Km da Milano. Agnese viene così sottratta al suo mondo e catapultata in una nuova quotidianità. I suoi 19 anni le danno la forza per andare avanti, per riorganizzare la sua vita non accettando limitazioni e divieti. La sua solitudine è stemperata dall’arrivo di Adelchi, novella guida di vita in sintonia con la natura, che diventerà l’amico fidato e sincero. Agnese e Adelchi impareranno a conoscersi e scopriranno di avere entrambi un dolore da cui salvarsi.

Chi mi segue sa perfettamente che io prediligo il genere thriller ma ho letto con piacere questo bel romanzo di Virginia Bramati memore di aver già goduto della narrazione della scrittrice con “E se fosse un segreto?” (recensione).

Con penna essenziale e delicata, la scrittrice traccia dei personaggi realistici lasciando che siano i fatti a descriverne il carattere e l’indole. La lettura fluida e veloce regala una storia che narra la vita con le sue bellezze e le sue brutture. Racconta del bene e del male, mostra la facilità con cui persone buone e generose possano perdersi in egoismi e meschinità. Mette in luce la complessità dell’animo umano e la dolce carezza dell’amore. La trama della vita si snoda attraverso le pagine del libro a testimonianza che la vita è amore nelle sue mille sfumature. Nella vita, però, non c’è sempre il lieto fine che invece caratterizza l’epilogo del romanzo a testimonianza che nei sogni è bello credere ancora!

Agnese  è una ragazza determinata, desiderosa di cambiare le cose, coraggiosa e orientata al giusto e al bene. È una giovane testarda che, ahimè, non ama leggere. Vuol capire il mondo attraverso i suoi occhi e non attraverso le pagine dei libri. Vive la lettura come un’imposizione fino a quando qualcuno le parlerà di Daniel Pennac e del suo insegnamento di massima libertà nella lettura. Mi è piaciuto questo avvicinamento di Agnese al mondo dei libri così come mi ha affascinata il personaggio di Adelchi, l’ancora di salvezza della nostra protagonista.
Alto e massiccio, con la pelle più bianca che io avessi mai visto e un ciuffo di capelli corvini che scendeva sulla fronte fino a coprirgli un occhio. Vestito tutto di nero, dai dilatatori che gli deformavano le orecchie alla punta degli stivali borchiati era una visione tutt’altro che rassicurante…
Tutta apparenza, Adelchi ha un sorriso che conquista e ricoprirà un ruolo importante nella vita di Agnese.

Un altro aspetto del romanzo che ho apprezzato è l’ambientazione. La campagna lombarda sorprendente e rigogliosa, non lontano dal piccolo borgo di Verate che le lettrici della Bramati hanno imparato ad amare, offre lo spunto per delicate descrizioni in cui la natura mostra i suoi tanti volti legati alle stagioni. I temporali diventano lo specchio di sensazioni interiori e proprio durante un temporale accadrà… Tranquilli non vi rovino la sorpresa anzi vi voglio incuriosire ancor di più svelandovi un risvolto giallo del romanzo. Mentre la prima parte della storia si evolve con un ritmo pacato, la seconda è caratterizzata da un’accelerazione degli eventi dovuti a un’indagine intrapresa dalla nostra cara Agnese. Il suo senso di giustizia la porterà a indagare per scoprire l’autore di un crimine che ha sconvolto la vita di Adelchi.

“Tutta colpa della mia impazienza” vi strapperà dei sorrisi ma vi farà anche riflettere su temi importanti, è un romanzo delicato e giovane che vi conquisterà. Ho molto apprezzato l’espediente narrativo della lettera divisa in due. La missiva accoglie il lettore nel presente, gli sussurra alcuni felici eventi che stanno per accadere. Poi si interrompe lasciando che il passato colmi il nostro non sapere. Agnese si presenta ai lettori e narra un periodo complicato della sua vita. Il  dolore, la ribellione all’ingiustizia, la voglia di vivere e l’amore che arriva improvviso come un temporale estivo. La protagonista ci conduce per mano attraverso otto anni della sua vita e ci lascia alla seconda parte della lettera che ridona, al presente, tutto il suo splendore. Troverete lacrime e gioie in questo romanzo che non chiude mai le porte alla speranza. Quando tutto sembra finito, la felicità inizia a germogliare. Forse la pazienza e Agnese non si incontreranno mai, poco importa... "Perché, nonostante tutto, l’amore vero merita tutta la nostra felice impazienza."

giovedì 26 aprile 2018

RECENSIONE | “La spia dei Borgia” di Andrea Frediani [Review Party]

Senza paura di esser smentita posso affermare che i Borgia rappresentano da secoli l’emblema della famiglia feroce e corrotta sulla cui vita si sono sbizzarriti scrittori e registi. Abbiamo conosciuto i componenti della famiglia di papa Alessandro VI, i loro intrighi e perversioni, le atroci vendette e i rapporti lussuriosi, che hanno fatto del potere e del peccato il loro sigillo. Stanchi di leggere romanzi sui Borgia? No, assolutamente no! Ed è per questo che oggi vi propongo un romanzo storico in cui ho trovato una bella amalgama tra fatti reali e pura fantasia. Connubio ben ponderato tanto da coinvolgermi negli eventi dai risvolti thriller con un pizzico di fantasiosa novità nell’intramontabile leggenda nera dei Borgia. Si tratta de “La spia dei Borgia” ad opera di Andrea Frediani, attento narratore di storia, per Newton Compton Editori.
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 6
La spia dei Borgia
Andrea Frediani

Editore: Newton Compton
Pagine: 381
Prezzo: € 10,00
Sinossi
Il papa Alessandro VI Borgia si sta accingendo a perfezionare i suoi progetti per il controllo dell'Italia, quando un atroce delitto lo priva degli affetti più cari e sconvolge i suoi piani. Tutta Roma viene mobilitata per scoprire l'autore del crimine ma, per una strana serie di coincidenze, in prima linea nelle indagini si viene a trovare il pittore di corte, il celebre Pinturicchio. Per far luce su un omicidio che ha ferito il cuore del papato, Pinturicchio si servirà dell'aiuto dei più affermati artisti in città, da Michelangelo Buonarroti a Filippino Lippi, da Piermatteo d'Amelia al Perugino. L'elenco dei nemici dei Borgia è così lungo che la lista dei sospettati si alimenta di giorno in giorno. E mentre tutti a un certo punto cercano un uomo mascherato che potrebbe essere il testimone chiave dell'accaduto, una donna deturpata si aggira per Roma in cerca di vendetta... Di chi si tratta? In una Roma rinascimentale dove la ricchezza delle espressioni artistiche va di pari passo con le lotte per il potere, la penna di Andrea Frediani rievoca uno dei più celebri cold case della storia.


Un papa al culmine del suo trionfo.
Il più celebre delitto della Roma rinascimentale.

Il papa Alessandro VI Borgia viene privato di uno degli affetti più cari: Giovanni Borgia, duca di Gandia, è stato ucciso. Tutta Roma viene mobilitata per scoprire l’autore del crimine. Per una serie di strane coincidenze, anche il pittore di corte, il celebre Pinturicchio, è coinvolto nelle indagini. Con lui anche artisti del calibro di Michelangelo Buonarroti, Filippo Lippi, il Perugino, cercheranno di raccogliere indizi per far luce sul delitto. Diventeranno occhi e orecchie al servizio dei Borgia anche se non sarà facile districarsi tra possibili mandanti e complotti. La lista dei nemici della potente famiglia è talmente lunga! Nell’ombra, però, agisce un misterioso uomo mascherato. Di chi si tratta? La penna di Andrea Frediani si tinge di rosso per indagare uno dei più celebri delitti irrisolti della storia.

Partiamo dal fatto storico: il Duca di Gandia fu assassinato a Roma da ignoti. Il suo cadavere venne ritrovato nel Tevere con nove coltellate inferte in varie parti del corpo. Il misterioso crimine non fu mai risolto. Andrea Frediani prende spunto da questo omicidio per narrarci una storia avvincente con personaggi realmente esistiti e altri frutto di fantasia. I Borgia vengono subito descritti come uomini passionali e sanguigni con un’infinità di nemici, amici assai infidi e alleati precari. Intrighi, delitti, politica e diplomazia sono pane quotidiano per il papa e per i suoi figli. Lo scrittore, con penna precisa come un bisturi intriso di sangue, lascia libero sfogo alle travolgenti passioni dei protagonisti che si muovono in una città dalla doppia faccia. Intrigante la presentazione di Roma vista nel suo splendore Rinascimentale, adorna di opere d’arte, che mostra anche il volto di una città fatta di vicoli in cui non è consigliabile inoltrarsi. Criminali, mendicanti, prostitute sono il popolo nascosto che nessuno vuol vedere ma a cui tutti ricorrono per risolvere questioni poco edificanti. Frediani rilegge la storia dei Borgia attraverso il papa Alessandro VI (simoniaco, lussurioso, mandante di innumerevoli omicidi), il terribile duca Valentino e l’ambigua Lucrezia. Intreccia le loro vite creando pagine dense e coinvolgenti segnate da glorie e infamie, corruzioni e tradimenti, matrimoni celebrati per sancire alleanze con le famiglie potenti e sfrenate ambizioni. La mente contorta e perversa dei potenti mette il potere prima di ogni cosa sacrificando moralità e affetti.

Tra i personaggi ho provato empatia con due figure molto particolari: il Pinturicchio e l’uomo mascherato.

Il Pinturicchio, celebre pittore della sua epoca, è un uomo che plasma i sogni dei potenti soddisfacendo la loro vanità. Nel romanzo svolge un ruolo importante con gli artisti della confraternita diventando parte integrante del risvolto thriller del romanzo. L’autore modifica la cadenza dei fatti, accorcia i tempi degli eventi, per dare più ritmo alla narrazione. Ben descritto è il rapporto del Pinturicchio con sua moglie Grania che lo guida e lo sprona, nei suoi rapporti con il papa, per ottenere successo e denaro

Invece  la figura dell’uomo mascherato, che vi riserverà molte sorprese, è un uomo che fungeva da guardia del corpo del duca Giovanni e scomparve anch’esso la notte dell’omicidio. Di lui nulla è dato sapere. Quale ghiotta occasione, per l’autore, per creare un protagonista con radici reali e sviluppo fantasioso! Leggendo il romanzo scoprirete chi, la fantasia dell’autore, ha celato dietro la maschera. Vi svelo solo che troverete un turbine di sentimenti, coraggio e determinazione.

“La spia dei Borgia” è un romanzo scorrevole, ben scritto che si legge con vero piacere. La storia seduce e inquieta facendo rivivere le grandezze e le miserie, i fasti e gli amori, le sregolatezze di personaggi storici noti a noi tutti. Naturalmente la vicenda avrà un colpevole, il caso dell’omicidio del duca di Gandia verrà risolto in modo fantasioso ma plausibile. Mi ha intrigata il rapporto potenti-artisti, il desiderio dei primi di affidare la loro immortalità non solo al potere ma anche all’arte. Curioso il ruolo dei pittori e scultori che diventano “spie” al servizio di un uomo molto potente. Mi piace la figura della città eterna, ostaggio delle grandi famiglie nobili. La violenza, poi, si paleserà in mille modi per raccontare la storia nera dei Borgia entrati ormai di diritto nell’affascinante mondo dei miti.

lunedì 23 aprile 2018

RECENSIONE | "Il racconto dell'ancella" di Margaret Atwood

Buon inizio settimana, cari lettori. “Il racconto dell’ancella” è un romanzo distopico di Margaret Atwood del 1985, prima edizione Ponte alle Grazie 2004. Vi dico subito che non è un romanzo facile da leggere. Presenta momenti duri, a tratti feroci, senza l’ombra di moralità e con una giustificazione, agli odiosi eventi, di carattere religioso. I sentimenti si presenteranno come un groviglio inestricabile di ambiguità ed emozioni non espresse. Ambientato in un futuro dominato dalla teocrazia totalitaria, che ha rovesciato il governo degli Stati Uniti, il racconto richiama l’attenzione del lettore sui temi della sottomissione della donna, sull’asservimento del corpo femminile come “mezzo riproduttivo” al servizio della politica. Il romanzo ha vinto molti premi, è stato tradotto in tantissime lingue scatenando polemiche per i temi trattati. La frase “Nolite te bastardes carborundorum” (che i bastardi non ti schiaccino), ricorrente nell’opera, è stata usata come slogan per l’emancipazione femminile.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8
Il racconto dell'ancella
Margaret Atwood (Traduzione di C. Pennati)

Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 398
Prezzo: € 16,80
Sinossi
In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c'è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull'intreccio tra sessualità e politica. Quello che l'ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.


Esiste più di un genere di libertà, diceva Zia Lydia. La libertà di e la libertà da. Nei tempi dell’anarchia, c’era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da. Non sottovalutatelo.
In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono diventati uno stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Le Ancelle, donne ancora in grado di concepire, sono costrette alla procreazione coatta. A loro viene tolto tutto, ogni bene, ogni diritto, ogni libertà, anche il nome di battesimo è cancellato. La voce narrante è un’ancella, il suo nuovo nome è Difred ( cioè “di Fred”, il suo padrone), assegnata a un Comandante sposato con una Moglie sterile. Difred vive con loro, è costretta ad indossare un lungo vestito rosso e un copricapo bianco con alette che la/le nasconde al/il mondo. Può allontanarsi dalla casa solo per andare al mercato. Ogni mese, durante il suo periodo fertile, Difred e il Comandante consumano l’atto sessuale in presenza della Moglie sempre vestita di azzurro cielo. Per non soccombere alla follia, l’ancella rifiuta ogni coinvolgimento emotivo e cerca di dimenticare il suo passato e la società precedente. Appare rassegnata al suo destino, prega di restare incinta, unica speranza di salvezza. Ma le emozioni non si possono sopprimere, la trasgressione amplifica le crepe del sistema mostrando la fragilità non solo delle donne ma anche degli uomini.
Ora Rachele vide che non poteva partorire figli a Giacobbe, perciò Rachele divenne gelosa di sua sorella e disse a Giacobbe: “Dammi dei figli, altrimenti muoio.” Giacobbe si adirò contro Rachele e rispose: “Tengo io forse il posto di Dio che ti ha negato il frutto del grembo?”

Allora ella disse: “Ecco la mia serva Bilha. Entra da lei e lei partorirà sulle mie ginocchia; così anch’io potrò avere figli per suo mezzo.
Ho letto “Il racconto dell’ancella” con paura e angoscia, inorridita e commossa dalla storia che si dipanava davanti ai miei occhi. Inizialmente ho provato un leggero senso di confusione, la scrittrice ci porta nel cuore degli eventi senza specificare come si è giunti al regime totalitario, il “prima” viene cancellato a favore di un presente davvero da paura. Non è sicuramente quella paura che ti fa strabuzzare gli occhi e battere a mille il cuore, è un’emozione più sottile che nasce dalla percezione che la storia letta non sia tanto lontana dalla nostra realtà. Nulla è più prezioso del grembo riproduttivo. La donna non è mente ma solo corpo. È sottomessa all’autorità maschile per religiosa volontà.

Allo sgomento si è poi unita l’angoscia nel leggere la piramide sociale imperante nel romanzo. In cima ci sono i Comandanti, depositari del potere; le Ancelle, incubatrici viventi; seguono, in ordine sparso. I Fedeli, le Nondonne (destinate a disumane colonie), le Marte (serve), gli Occhi (membri dei servizi segreti), le Zie (guardiane della moralità delle Ancelle) e le prostitute, la cui esistenza non è difficilmente riconosciuta. L’Occhio che tutto vede e controlla mi angoscia in comunione con la figura delle Zie, donne alle quali veniva insegnato come punire le Ancelle e come reagire alle ribellioni.

Tutto ciò ha catturato la mia attenzione e ho continuato a leggere il romanzo inseguendo una ribellione che non ci sarà, almeno non del tutto. Difred osserva ciò che le succede, non è mai partecipe degli eventi, gli altri decidono per lei. Il suo è un viaggio senza ritorno, un viaggio che ha come compagnia l’abitudine a una condizione di schiavitù. Questa passività è un modo per sopravvivere.

Un filino di speranza, però, l’ho trovato. Doveva esserci! Il finale non presenta soluzioni ma semina il dubbio e regala una possibilità. La pacatezza con cui l’autrice narra la storia è quasi un tentativo di congelamento dei sentimenti. Passività, trasgressione, tentativi di disobbedienza (rari esempi di ritrovata voglia di vivere), nascono e muoiono nel volgere di una pagina. Bisogna entrare nell’ottica del mondo narrato. Non ci sono protagonisti e tantomeno eroi. Tutti sono perdenti, tutti fragili copie perfette di uomini imperfetti. Cosa ci rende imperfetti e quindi umani? L’amore, amici miei, l’amore. Non troverete nessuna storia d’amore nel racconto ma questo sentimento è presente anche nella sua assenza. È l’alito di vita che noi riduciamo a gameti maschili e gameti femminili ma è ciò che rende l’uomo un’anima vivente.

giovedì 19 aprile 2018

RECENSIONE | "I quattro enigmi degli eretici" di Armando Comi [Review Party]

I romanzi storici sono l’occhio del presente rivolto a un passato di gloria e di eventi drammatici che hanno rivoluzionato i secoli. Mi piace scoprire fatti storici che non conoscevo e vederli intrecciati con la potenza della fantasia. Oggi vi presento un libro dalla trama complessa che si erge su pilastri narrativi solidi e inquietanti: una profezia che non deve avverarsi, un uomo determinato e visionario, due sette in lotta tra loro da secoli. Si tratta de “I quattro enigmi degli eretici” di Armando Comi, Newton Compton.
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 6
I quattro enigmi degli eretici
Armando Comi

Editore: Newton Compton
Pagine: 384
Prezzo: € 9,90
Sinossi
Autunno 1342. Roma è macchiata da un crimine abominevole. Un cavaliere cinto da una corona con dieci corna uccide un neonato per impedire l'avverarsi di un'inquietante profezia. Il piccolo sembra essere colui che un giorno erediterà uno specchio che porterà sciagure nel mondo. Cinque anni dopo, il giorno di Pentecoste, il tribuno romano Cola di Rienzo esce di prigione con l'intenzione di realizzare una predizione ricevuta in sogno, ma il suo destino si incrocia con un messaggio che giunge dal passato e lo incita a mettersi alla ricerca di uno specchio occulto, lo Speculum in Aenigmate. Si tratta di un manufatto realizzato con la pietra incastonata nella corona di Lucifero, prima della caduta, capace di stravolgere le sorti dell'umanità. La sua non è una ricerca solitaria: da secoli due sette cercano di entrarne in possesso ed entrambe tramano alle spalle di Cola per manovrarlo. Cosa sono disposti a fare coloro che cospirano per impossessarsi dell'oscuro oggetto della profezia?


Oggi è nato il Falso Profeta. Noi puliremo l’altare del Signore col suo sangue. Se non lo uccido oggi, un giorno l’umanità ne pagherà le conseguenze, perché quel bambino aprirà le porte del mondo all’Anticristo.
Il romanzo scritto con gran bravura da Armando Comi  è dedicato alla controversa storia di Cola di Rienzo. La maggior parte degli episodi folli e crudi raccontati ne “I Quattro Enigmi Degli Eretici”, sono realmente accaduti e vere sono quasi tutte le battaglie. Le famiglie dei nobili romani sono storicamente esistite, Colonna e Orsini, mentre frutto di fantasia sono Giovanna Colonna e altre figure importanti nell’economia della storia. Mi ha sorpreso, in modo piacevole, il coinvolgimento, quasi un cameo, di Francesco Petrarca. Il suo intervento sarà breve ma decisivo. Per quanto riguarda il personaggio principale, il promotore degli eventi, Cola di Rienzo è una figura storica poco nota. Dal romanzo ho appreso che Cola governò Roma, nel Medioevo,solo per pochi mesi. Egli si trovò al centro di un grande scontro tra il potere della Chiesa, trasferitasi ad Avignone, e le caste nobiliari. Cola tentò di riformare Roma in senso popolare. Emise nuovi Ordinamenti: erano provvedimenti contro la violenza per le strade, per la distribuzione del grano, per impedire ai baroni di impadronirsi  di case e ponti cittadini. Si autodefiniva “l’ultimo dei tribuni del popolo” e sognava di riportare la città alla grandezza del periodo repubblicano. Da questo sogno inizia la storia che ora vi riassumerò mescolando verità e fantasia, magia e follia, violenza e peste.

Autunno 1342. In una notte d’autunno, a Roma, avviene un crimine abominevole. Un cavaliere cinto da una corona con dieci corna uccide un neonato, abbandonato davanti a una chiesa, per impedire l’avverarsi di un’inquietante profezia. Il piccolo sembra essere colui che un giorno erediterà uno specchio magico capace di stravolgere il mondo. Il giorno di Pentecoste, 5 anni dopo, il tribuno romano Cola di Rienzo, guidato da un sogno premonitore, è alla ricerca di uno specchio occulto: lo Speculum in Aenigmate. Si tratta di un manufatto ricavato con la pietra della corona di Lucifero, prima della caduta, capace di grandi cose. Cola non è l’unico a cercare lo specchio, da secoli due sette tentano di entrarne in possesso. Una lunga scia di sangue traccerà la via della ricerca.
Quando il drago non vedrà più la Luna, l’umanità non vedrà più il Sole.
Tra profezie, cospirazioni e delitti, nella cupa Roma del tardo Medioevo, si svolge la storia narrata da Comi con un perfetto incastro di eventi. Affascinanti i momenti in cui la Catoptromanzia (divinazione delle visioni percepite per mezzo di uno specchio magico), le visioni notturne, i fenomeni soprannaturali, i riti negromantici,le figure anamorfiche sono la guida per sciogliere una serie di enigmi. I personaggi sono tutti inquieti e misteriosi. Il Bene è in vacanza mentre il Male impera incontrastato. La storia, infatti, mette in primo piano la violenza e il lato oscuro dell’uomo che si lascia guidare dal desiderio di potenza. Cola, ad esempio, inizialmente appare come un tribuno che ha a cuore il destino del popolo. Tuttavia si comprende subito la sua ossessione per i suoi sogni premonitori che racconta al popolo durante i comizi. C’è in lui, e non solo in lui, uno sconfinamento nel delirio che apre le porte alla follia.

Ho cercato anch’io, senza riuscirci, di sciogliere gli enigmi che si presentavano lungo la strada della ricerca. Ho viaggiato con Cola e il suo esercito, ho visto scene di pura crudeltà e tradimenti. Sono stata al cospetto d’importanti uomini di Chiesa e  di nobili dalle duplici identità. Ho cercato conforto nelle figure femminili ma ho trovato solo il piacere che la crudeltà procura. Petrarca mi ha emozionata, in Cola avevo riposto la fiducia delle grandi buone innovazioni. È bastato un attimo per comprendere il mio errore. Enigmatica la figura di Cola di Rienzo, prima salvatore del popolo poi suo affamatore, lampante la sua follia che lo nomina “il predestinato”. Queste personalità forti hanno contribuito a creare un romanzo interessante e intenso. L’impegno dello scrittore è stato indubbiamente notevole per la struttura del romanzo ben progettata. Il fascino della magia è, per me, preponderante. La storia, anche se lunga, beneficia di una lettura fluida  e di un ritmo incalzante senza alcuna tregua con un epilogo amaro. Il tema trattato non è nuovo ad essere utilizzato come base per romanzi storici ma lo scrittore ha saputo creare un mondo narrativo che ingloba il lettore rendendolo partecipe degli eventi. “I Quattro Enigmi Degli Eretici” è un romanzo storico che appassionerà sicuramente tutti gli amanti del genere.

lunedì 16 aprile 2018

RECENSIONE | "La cercatrice di corallo" di Vanessa Roggeri

Carissimi lettori, dopo aver letto e amato “Il cuore selvatico del ginepro” (recensione) e “Fiore di fulmine” (recensione), ho accolto con vivo interesse il terzo romanzo di Vanessa Roggeri: “La cercatrice di corallo”, edito Rizzoli. Chi ha letto i primi due romanzi, ricorderà con affetto le figure femminili di Ianetta, la coga, e Nora una bidemortos, colei che vede i morti. Questi libri sono una proiezione dell’amore della Roggeri per la sua terra natia, così la Sardegna diventa palcoscenico affascinante  di superstizioni e passioni, amori e debolezze. Con il suo terzo romanzo ampliamo la galleria di figure femminili conoscendo Regina, affettuosamente chiamata “Istellighedda”, cercatrice di corallo convinta di essere figlia del mare. Le acque azzurre si ergono testimoni di una drammatica storia d’amore, lo sciabordare delle onde tra gli scogli addormenta le coscienze e nel mare annegano pensieri inquieti e cattivi. È qui che nascono i desideri per poi infrangersi sulla realtà. Se volete, anche solo sfiorare questi sogni, venite con me per conoscere la notte oscura dell’anima. Ma prima dite addio alla spensieratezza dell’adolescenza, al fantasticare senza limiti godendo di una immensa libertà per entrare nel mondo adulto dove non è più tempo di sognare.
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
La cercatrice di corallo
Vanessa Roggeri

Editore: Rizzoli
Pagine: 317
Prezzo: € 18,00
Sinossi
Achille e Regina si incontrano per la prima volta nell'estate del 1919, di fronte alle acque spumeggianti di una Sardegna magica. Regina dona ad Achille un rametto di corallo rosso come il fuoco, il più prezioso, con la promessa che gli porterà fortuna. Anni dopo, quella bambina è diventata una delle più abili cercatrici di corallo; quando si tuffa da Medusa, il peschereccio di suo padre, neanche l'onda più alta e minacciosa la spaventa. Lei è come una creatura dei mari ed è talmente libera da non avere mai conosciuto legami. Finché, un giorno, la sua strada si incrocia di nuovo con quella di Achille: nel viso di un uomo ritrova gli occhi del ragazzino di un tempo. A travolgerli non è solo un sentimento folle, ma anche un passato indelebile. Le loro famiglie, infatti, sono legate a doppio filo da rancori e vendette ed è in corso una guerra senza ritorno. Spesso non basta l'amore per cambiare un destino che sembra già scritto. Ma l'unico modo di scoprirlo è provarci, fino all'ultimo...


Il suo corpo non possedeva squame o pinne da delfino, né branchie che respirassero aria dall’acqua, eppure, per quanto fosse un corpo nato per stare sulla terraferma, riconobbe il mare quale propria casa, al pari di un figlio che dal primo istante di concepimento riconosce il grembo materno.
Quando Achille e Regina si incontrano per la prima volta nell’estate 1919, di fronte alle acque spumeggianti di una Sardegna magica, sono solo due bambini. In riva al mare Regina regala ad Achille un rametto di corallo rosso dicendogli che gli porterà tanta fortuna ma non dovrà mai separarsene. Anni dopo, quella bambina è diventata un’abile cercatrice di corallo. Lei è una creatura del mare, libera e senza alcun legame. Lui, diventato un giovane uomo, riappare nella vita di Regina. I due sembrano attratti da una forza potente e distruttrice. Il passato segna il loro futuro. Novelli Romeo e Giulietta, Achille e Regina diventano protagonisti di una cupa tragedia. Le loro famiglie sono divise da rancori e vendette. Basterà l’amore per cambiare un destino che sembra già scritto?

Ho letto “La cercatrice di corallo” provando mille emozioni: la crudeltà di un cuore di pietra, il rancore della vendetta, la debolezza umana, l’incanto della giovinezza e dell’amore. Regina rispecchia il fuoco della giovinezza. In lei si mescolano sogni mitologici, coraggio e concretezza. Affronta a testa alta il mondo ostile quasi ossessionata dalla ricerca del corallo bianco, prezioso e raro, e non si rende conto di avere già la felicità al suo fianco.
Il corallo rosso è il tesoro santo del mare. È sangue, è forza, è vita! Fa germogliare i campi e nascere i bambini. È il sangue di Cristo, il sangue benedetto della sua resurrezione.
Achille è un ragazzo fragile, complicato, si muove come se fosse lui l’artefice del suo destino. Così non è! Diventa, suo malgrado, un’arma nelle mani di sua madre, Dolores Derosas.

Ecco è lei, la vedova Derosas, il personaggio che mi ha colpito maggiormente. Amo le figure forti, nel bene e nel male, e questa donna cova rancore contro Fortunato Derosas, cugino del defunto marito, per ben nove anni. Lui, per vecchi attriti tra parenti, le nega il suo aiuto quando Dolores, con i suoi otto figli, bussa alla sua casa cercando di non far morire di fame i suoi bambini. Il gran rifiuto segna l’inizio della fine per le due famiglie. Regina, figlia illegittima di Fortunato, regala il corallo ad Achille, figlio prediletto di Dolores. Il loro destino è deciso in quel momento, il rosso sangue del corallo segnerà le loro vite.

Ho visto crescere l’odio di Dolores mentre, con forza e coraggio, lottava per dare un futuro ai propri figli. Lotta con tutta se stessa la vedova, non si arrende affrontando una vita difficile ma sempre col pensiero rivolto all’affronto e all’umiliazione subita. Così come Fortunato non si era preoccupato di condannare alla fame i suoi figli, ora lei, Dolores Derosas avrebbe colpito lui senza alcuna pietà. Gli avrebbe tolto la cosa che per lui era più preziosa, sua figlia Regina. Quando la vita capovolge la situazione economica delle due famiglie, Dolores è diventata ricca mentre Fortunato è caduto in miseria, giunge il momento della vendetta. Naturalmente non condivido il comportamento della donna ma nell’economia del romanzo è fondamentale e io mi sono lasciata conquistare dalla forza distruttrice di un cuore nutrito dal desiderio di una vendetta privata del tipo occhio per occhio. Peccato che tale disegno veda Achille come protagonista.
Una madre aveva appena consegnato al figlio un frutto amarissimo, e il figlio non aveva fatto che aprire i palmi e accettare l’offerta maledetta.
In che cosa consista la vendetta è facilmente ipotizzabile e questo è forse l’unico limite di questo romanzo. La trama è, infatti, agevolmente intuibile ma diventa un mezzo per andare oltre all’apparente semplicità degli eventi. Con il suo stile ricco di emozioni pulsanti, la scrittrice narra una storia dal fascino arcaico, magico e irresistibile. Conoscete le origini mitiche della nascita del corallo? Si narra che il sangue sgorgato dalla testa di Medusa recisa da Perseo, cadendo in mare, si è tramutato nel prezioso ramoscello acquatico. La nave di Fortunato si chiama proprio Medusa mentre Libertà è il nome di un’altra barca che avrà un ruolo importante nella storia.
Fortunato Derosas, il gagliardo corallaro, padrone del corallo e dei mari, l’uomo che poteva vantare essenza salmastra nelle vene e occhi che bruciavano di ardore sanguigno
Fortunato si lascerà travolgere dall’odio e dalla collera. Nessuno vince, tutti sono prigionieri del rancore. La vendetta diventa un bisogno umano? Forse, tutti siamo bene e male.

Leggendo questo romanzo di Vanessa Roggeri ho accostato i suoi personaggi ai vinti di Verga, gli umili prendono la parola per narrare le brutture della società e del cuore umano. L’irresistibile avventura della vita assume le vesti della lotta per la sopravvivenza nelle classi più umili. La Sardegna con il suo splendore e le sue tempeste si colora di atmosfere fatte di sentimenti intensi e figure selvagge che si muovono dando vita a vicende di dolore e di morte. Per fortuna un lumicino di speranza rompe il buio del cupo dramma. Le figure create dalla Roggeri vivono fino in fondo i loro limiti, le loro debolezze. Il dolore interiore trasloca nella vita reale senza pace. È facile immedesimarsi con questi personaggi comprendendo le debolezze umane. La scrittrice con una scrittura intensa, ricca di emozioni e suggestioni, narra della sua terra natia intesa come luogo dimora dei miti, dove il tempo si è fermato. Dinnanzi ai misteri della natura e del cuore umano nulla possiamo se non raccontare e costruire un ponte di parole e sentimenti per attraversare lo spazio che separa la volontà individuale dal destino, il rimorso dall’espiazione, l’odio dall’amore. I personaggi perdono la loro umanità già in vita, si sottraggono solo Regina e Achille. La storia della cercatrice di corallo finisce tra sogno e realtà, tra innocenza e crudeltà. Sicuramente non finisce qui il mio apprezzamento per Vanessa Roggeri, aspetterò con ansia il suo prossimo lavoro felice di aver conosciuto Ianetta, Nora e Regina.

venerdì 13 aprile 2018

COVER REVEAL "Nectunia" di Daniela Ruggero

Cari lettori, oggi vorrei mostrarvi la cover di "Necturnia" romanzo distopico scritto da Daniela Ruggero. La cover è stata realizzata da Livia De Simone e il libro verrà pubblicato da Dark Zone Edizioni in occasione del Salone Internazionale del libro di Torino. In attesa di leggere l'opera di Daniela Ruggero, ecco a voi la cover e la trama.



 AUTORE: Daniela Ruggero
GRAFICA: Livia De Simone
GENERE: Distopico   CASA EDITRICE: Dark Zone Edizioni
PUBBLICAZIONE: Disponibile in ebook e cartaceo da MAGGIO 2018


TRAMA

In un futuro non molto lontanoa sofferenza non faranno più parte della vita. Non ci sarà spazio per l’inquinamento che soffoca i mari, l’aria e la terra. Tutto sarà pace, fratellanza e unione. Nessun crimine violento, nessuna disputa.

Nella perfezione di questo nuovo mondo, tuttavia, un gruppo di ribelli denominato «Nectunia» combatte la sua guerra silenziosa, consapevole che tanta eccellenza cela un’amara verità. Quale prezzo paga in segreto l’umanità al Nuovo Ordine? In che modo dieci uomini e una donna, la «Grande Madre», scandiscono vite, pensieri e passioni di milioni di persone? In questa perfezione prestabilita e manovrata, potrà l’amore, quello vero e libero, disfare le trama di potere del Nuovo Ordine e ridare speranza all’umanità intera?

giovedì 12 aprile 2018

RECENSIONE | "Profezia vaticana" di José Rodrigues Dos Santos [Review Party]

Dopo “Vaticanum” e “L’enigma di Einstein”, torna in libreria José Rodrigues Dos Santos con “Profezia Vaticana” edito Newton Compton. Dalle pagine di questo romanzo i segreti del Cupolone prendono vita dando origine a una crime story che riguarda fatti di cronaca che tutti noi conosciamo per averne sentito parlare. Entreremo negli enigmi dell’alta finanza e della politica in odor di mafia e massoneria.
STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 6
Profezia vaticana
José Rodrigues Dos Santos (traduzione di M. Lanfranco)

Editore: Newton Compton
Pagine: 519
Prezzo: € 12,00
Sinossi
Un commando di uomini dello Stato Islamico entra clandestinamente in Vaticano e il papa scompare nel nulla. Qualche ora più tardi comincia a circolare su internet un video nel quale i terroristi mostrano il prigioniero facendo un annuncio sconvolgente: il papa sarà decapitato a mezzanotte in diretta mondiale. Parte un angoscioso conto alla rovescia, mentre si scatena il caos. Milioni di persone si riversano in strada, le tensioni tra cristiani e musulmani aumentano sensibilmente e alcuni Paesi arrivano addirittura a prepararsi per una guerra imminente. Tomás Noronha, che sta lavorando ai suoi studi nelle catacombe di San Pietro, viene immediatamente coinvolto nelle indagini per scoprire il luogo in cui è nascosto il papa e si imbatte in un nome enigmatico: Omissis. Che cosa significa? Seguire questa traccia è l'unica speranza di trovare il pontefice prima che si scateni una crisi globale, ma addentrarsi tra le spire di un segreto così oscuro potrebbe richiedere un prezzo altissimo...


Il papa è stato rapito.
Un commando di uomini dello Stato Islamico penetra clandestinamente in Vaticano. Poche ore dopo il papa svanisce nel nulla e su internet compare un video. I terroristi mostrano il papa in ginocchio e fanno un annuncio sconvolgente: se le loro richieste non verranno esaudite, il papa verrà decapitato a mezzanotte in diretta mondiale. Nel mondo cattolico e non, si scatena il caos. Milioni di persone si riversano in strada assistendo, impotenti, a un angoscioso conto alla rovescia. Sale anche la tensione tra cristiani e musulmani, alcuni Paesi iniziano a prepararsi per una guerra che appare inevitabile. Tomas Noronha, che sta lavorando ai suoi studi nelle catacombe di San Pietro, viene subito coinvolto nelle indagini. È una corsa contro il tempo per scoprire il luogo in cui il papa è tenuto prigioniero. Durante le indagini lo storico portoghese si imbatte in un nome misterioso: Omissis.

Tomas Noronha, storico portoghese esperto di crittogrammi, è una figura centrale per l’evoluzione della storia ambientata negli edifici della Santa Sede. Tutto inizia quasi in sordina, Noronha è alle prese con i suoi scavi nelle catacombe. Io amo l’archeologia e i misteri a cui si vuol dare soluzione, quindi Noronha mi è subito stato simpatico. Egli è un uomo di scienza, non crede alle superstizioni e considera la spiritualità un’invenzione dell’uomo per affrontare la crudeltà della vita e la paura della morte. Il continuo confronto scienza religione è già un argomento che affascina ma, nel romanzo, troverete molto di più. Nei primi capitoli  ci si interrogherà su cosa nascondono le profezie di Malachia, Pio X e Fatima. Ho letto queste pagine con vivo interesse e curiosità perché conoscevo parte di queste profezie e ho molto apprezzato l’ambientazione contemporanea che mi ha permesso di ritrovare eventi accaduti da pochi anni. Mentre il rapimento del papa è frutto della fantasia dell’autore, i fatti di cronaca riportati sono veri così come i loro protagonisti. Noronha indagando avrà l’opportunità di affrontare temi scottanti come il collegamento tra la fine del comunismo e le profezie di Fatima, le finanze del Vaticano e la vita lussuosa di molti cardinali, l’amministrazione ambigua delle offerte e il silenzio dei papi. Ma questo è solo l’apice di un iceberg alla deriva nel mare inquieto dell’alta finanza.

L’autore, in modo concreto e diretto, fa ricostruire a Noronha eventi drammatici. Leggeremo delle responsabilità della Banca Vaticana (IOR) per il fallimento del Banco Ambrosiano. Ritroveremo nomi noti come Michele Sindona, l’arcivescovo Paul Marcinkus e Roberto Calvi, il banchiere di Dio. Scopriremo gli affari loschi del Vaticano provando un’indicibile angoscia perché queste cronache sono reali. Tutto gira intorno allo IOR e al riciclaggio di denaro sporco. È angosciante scoprire un mondo dove i princìpi della Chiesa vengono calpestati proprio da uomini che, a sentir loro, diffondono il credo cristiano. Lo sapevate che l’arcivescovo Marcinkus è stato coinvolto anche nella poco chiara morte di papa Giovanni Paolo I?

Il tutto ha naturalmente un forte impatto emotivo sul lettore. Ma non finisce mica qui! I traffici nell’alta finanza e gli intrighi non hanno solo la benedizione del Vaticano. Nel magma distruttivo appare anche la lunga mano della mafia e i segreti proibiti della massoneria. E i papi? Alcuni hanno fatto finta di non vedere, altri, come il nostro amato papa Francesco, sono decisi a cambiare la Chiesa per riportarla a essere più vicina alle persone che soffrono. Nel romanzo il papa viene rapito da un commando dello Stato Islamico, fantasia, tuttavia sono reali le minacce del mondo islamico alla vita del pontefice. Anche per la mafia il Santo Padre è un pericolo per i loro interessi e possiamo aggiungere che molti uomini della curia contestano le sue azioni di riforma. Quanti nemici!

“Profezia Vaticana” è un romanzo scorrevole e incisivo con un ottimo equilibrio tra thriller, indagini investigative, sentimenti e spiritualità. Ogni lettore troverà un’ampia gamma di temi trattati ed enigmi da decifrare. Ci sarà anche una scoperta archeologica importantissima per la Chiesa.

I personaggi sono ben delineati e in numero ridotto per lasciar spazio ai protagonisti dei fatti reali. Simpatica la figura immaginaria dell’ispettore Trodela dal linguaggio vernacolare, odiosa la talpa che agisce all’ombra del Cupolone. Giuda insegna, i traditori sono ovunque.

La dovizia di particolari con cui sono narrati i fatti di cronaca svela un’attenta preparazione dell’autore e una ricerca approfondita delle dinamiche che hanno portato al crack ambrosiano. Mille misteri si nascondono dietro questi eventi: l’ombra del gran “burattinaio” grava su uomini che tutto sapevano e tutto hanno taciuto.

Il gran finale del romanzo è all’Hercule Poirot: tutti riuniti nella Cappella Sistina per scoprire il complice e far luce sul rapimento del vicario di Cristo.

Prima di salutarvi vi consiglio di non farvi spaventare dalla mole del romanzo, la lettura è fluida e coinvolgente. In ultimo vi riporto le parole del nostro Papa Francesco:

Come vorrei una Chiesa povera per i poveri!

La comunità cristiana ha una missione impegnativa ma non impossibile da compiere. 


lunedì 9 aprile 2018

RECENSIONE | "All'ombra di Julius" di Elizabeth Jane Howard

Carissimi lettori, purtroppo devo fare mea culpa per non aver ancora letto la saga dei Cazalet. In attesa di affrontare le numerose pagine della saga, faccio la conoscenza con la sua autrice, Elizabeth Jane Howard, leggendo “All’ombra di Julius” (Fazi), in libreria da oggi 9 aprile. Il titolo anticipa il nome del grande assente della storia. La sua, però, sarà solo un’assenza corporea perché la sua presenza impalpabile ma incisiva non verrà mai meno. Un lutto mai elaborato? Un cordone affettivo mai reciso? Un senso di colpa? Molteplici saranno i motivi che vedranno Julius ancora presente nella vita delle sue donne anche se dalla sua morte sono trascorsi vent’anni.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8
All'ombra di Julius
Elizabeth Jane Howard (Traduzione di M. Francescon)

Editore: Fazi
Pagine: 328
Prezzo: € 20,00
Sinossi
Sono passati vent'anni dalla morte di Julius, ma il suo ultimo gesto eroico ha lasciato il segno nelle vite di chi gli era vicino. Emma, la figlia minore, ventisette anni, ha paura degli uomini. Cressida, la maggiore, vedova di guerra, cerca l'amore in una serie di relazioni con uomini sposati. Esme, la vedova, ancora attraente alla soglia dei sessant'anni, è persa nella routine domestica della sua bellissima casa. E poi c'è Felix, ex amante di Esme, che l'ha lasciata quando il marito è morto. E infine Dan, un estraneo. Si ritrovano tutti a trascorrere un weekend insieme in campagna: giornate disastrose e rivelatrici, sulle quali incombe, prepotente, l'ombra di Julius.



Il senso di colpa è ciò che si prova quando uno non si rivela all’altezza di un’immagine presuntuosa che si è fatto di se stesso. Non c’entra niente il dispiacere di aver fatto qualcosa di brutto. È solo il dispiacere di non essere ciò che si credeva. Però è un ottimo deterrente dal rifarlo ancora.
Sono trascorsi vent’anni dalla morte di Julius, ucciso durante l’evacuazione di Dunkerque, ma il suo ultimo gesto eroico ha segnato la vita delle persone a lui più care. Emma, la figlia minore, tiene gli uomini a debita distanza. Lavora nella casa editrice di famiglia, il suo studio è lo scudo con cui si difende dal mondo. Cressy, la figlia maggiore, ha sposato giovanissima un ragazzo poi morto in guerra pochi mesi dopo il matrimonio. È alla continua ricerca dell’amore ma colleziona solo una serie di relazioni con uomini sposati. Getta via tempo prezioso struggendosi per i suoi amanti e non dedica la necessaria attenzione alla sua carriera di pianista. Esme, moglie di Julius, ancora attraente alla soglia dei sessant’anni. Si è ritirata a vivere in campagna. Poi c’è Felix, ex amante di Esme, che l’ha lasciata quando il marito è morto e torna in scena dopo vent’anni di assenza. Infine conosciamo Dan, un poeta, estraneo alla famiglia. Tutti si ritroveranno a trascorrere il fine settimana in campagna, ospiti di Esme. Saranno tre giorni difficili e significativi rapporti fatti di chiaroscuri che interagiscono con i ricordi del passato.

“All’ombra di Julius” è un romanzo scritto con eleganza e intelligenza. Il piacere della lettura è reso più intenso da una cover sobria e raffinata che ci apre le porte verso una storia che vede i personaggi femminili protagonisti di un’evoluzione sentimentale lunga vent’anni. In questo lungo lasso di tempo ognuno resta legato alla figura di Julius, marito e padre che conosceremo pian piano. Le vicende narrate si evolvono in un breve spazio temporale, i tre giorni del week-end, ma fagocitano anni di vita irrequieta e mai paga. Siamo negli anni Sessanta, la guerra è ormai lontana anche se le ferite che ha causato sanguinano ancora. Esme e le sue figlie non conoscono la gioia di vivere perché sono prigioniere di rimpianti, rassegnazione, nostalgia e solitudine. Non basta respirare per poter davvero vivere. Nei comportamenti delle donne c’è un disagio profondo che freme e inquina i rapporti familiari e le relazioni amorose. Ogni personaggio trova, nel romanzo, il suo spazio per condividere con il lettore i suoi pensieri, i tormenti di una vita e le colpe che pesano come macigni sul cuore. Ovunque, nelle riflessioni e nelle scelte di vita, impera l’ombra di Julius la cui morte lo ha collocato al di sopra di tutti. Spettatore intransigente, Julius rimane legato alla sua famiglia da invisibili fili su cui la vita si arrampica faticosamente. Felix e Dan renderanno ancor più ardua la salita verso la redenzione a cui le donne aspirano intrappolate tra un sentimento di rassegnazione e l’incapacità di dimenticare.

Devo confidarvi di essere davvero contenta di aver avuto l’opportunità di conoscere questo piccolo gioiello firmato Elizabeth Jane Howard. Adoro il modo in cui l’autrice indaga l’animo umano descrivendo in modo eccellente la psicologia dei personaggi. Uno spaccato di vita reale che pone l’accento sui caratteri, le personalità, i segreti e i lati oscuri dei personaggi tutti, naturalmente, “all’ombra di Julius”.

Prima di salutarvi sappiate che la saga dei Cazalet diventerà presto una serie tv realizzata dagli stessi produttori di “Downton  Abbey”. In attesa non vi resta che andare in libreria e acquistare “All’ombra di Julius”, sarà un ottimo acquisto!

giovedì 5 aprile 2018

Il blog compie 5 anni!


Carissimi lettori, oggi il blog compie 5 anni! 
Quasi non ci credo, il tempo è trascorso velocemente e 
io vorrei ringraziare tutti coloro che mi seguono con affetto. 


Amo i libri e le soddisfazioni che la lettura mi procura. Mi piace leggere tra le righe aggiungendo le mie sensazioni, i ricordi, le riflessioni. Ogni storia è uno svago straordinario che mi permette di vivere molteplici vite viaggiando in luoghi sperduti, incontrando uomini e donne dalle mille sfaccettature. Mi perdo, con gran piacere, nei libri. Senza libri mi sentirei soffocare, il mondo reale è troppo piccolo per me. Leggere dilata il mio universo, mi trasformo in moltissimi personaggi e al tempo stesso resto me stessa. Conosco vinti e vincitori, buoni e cattivi, molteplici esempi di variegata umanità. Ai romanzi che leggo non chiedo risposte ma la conoscenza dei dati di un problema a cui io devo dare una soluzione. Entro in punta di piedi tra le pagine di un libro e mi ritrovo alla ricerca della “verità”. Quale verità? Quella che mi permette di riflettere perché in ogni libro trovo qualcosa di interessante: consolazione, incoraggiamento, inquietudine, desideri, sogni.

Cerco sempre un punto d’incontro tra la mia fantasia e quella dell’autore, un punto da cui nascono emozioni che ti obbligano a voltare pagina. Ogni volta che concludo la lettura di un libro metto in ordine i miei pensieri, le mie sensazioni, le mie emozioni dando vita alle recensioni. Così gli anni son passati e il numero dei libri da leggere lievita continuamente con mia grande felicità. Sono utili le mie recensioni? Se qualcuno ha scoperto un libro grazie a me io sono contenta e soddisfatta. Vorrei che tutti scoprissero le gioie della lettura che non deve mai essere un’imposizione o una punizione, ma una scelta libera e consapevole. La vita senza libri non è, per me, possibile. Trovo speciale e bello poter condividere con voi i piaceri che la lettura trasmette.

Vi ringrazio ancora una volta e spero di poter continuare a lungo questa emozionante vita da blogger nella convinzione che “ogni libro è un universo in cui è possibile realizzare gli impulsi della propria immaginazione” (Henry James)