I trafficanti dell'ombra
Dire chi sono io in poche parole risulta difficile poiché, mi ritengo un individuo dalla personalità complessa. Cresciuto in un ambiente dove si parlava molto di cose nascoste all'occhio materiale, ho sviluppato sin da giovane un grande amore per il fantastico. continua...
Casa Editrice: lulu.com
Pagine: 260
Prezzo: € 17,60
Trama:



STILE: 6
STORIA: 7
COPERTINA: 6
Recensione
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER
Guardando la copertina del libro “Laila Volpe e Evindi Mott-
I trafficanti dell’ombra” di Man Ekang,
ho notato due figure in evidenza: la Mole Antonelliana e una figura sconosciuta
con in mano un oggetto misterioso. Quando ho iniziato a leggere il libro mi
sono ritrovata in un mondo diviso in due: da una parte Torino, città fulcro di
energie esoteriche, dall’altra la magia che trae spunto dalla cultura africana,
in particolare da quella di alcune tribù del Camerun. La storia, con
protagonisti la giovane Laila Volpe e Evindi Mott, unisce e interseca fra loro
questi due mondi che ci vengono presentati, dallo scrittore, dal suo punto di
vista da antropologo. Egli osserva, registra, studia per comprendere e
conoscere le culture diverse ma non interviene mai con un giudizio su ciò che
noi consideriamo “diverso”. Mi è piaciuto l’accostamento tra antropologia e magia,
perché, forse sono le due facce di una stessa moneta. Il personaggio maschile è
un giovane africano, Evindi Mott, originario della tribù Fang-Beti . Si narra,
che questo popolo, sia nato dall’esodo verso l’Africa centrale di una casta di preti egizi, quando l’impero
egizio iniziò a sgretolarsi. Di questa cultura, a me totalmente sconosciuta,
Mott è un depositario dell’antico sapere che ben si adatta alla nostra società.
Per la prima volta ho letto di Evu e Mvett. L’Evu, secondo la cultura
Fang-Beti, è l’organo interno dell’essere umano, dove risiede la magia, ma che,
se svegliato in modo negativo, può rubare un soffio di vita. Lo Mvett è un’arpa
tradizionale che veniva suonata per dare coraggio e forza ai guerrieri, mentre,
nel romanzo, è per Mott un mezzo per
spostarsi nel tempo e nello spazio. Ma la magia viene usata in malo modo da
coloro che “rubano” le possibilità altrui, i talenti altrui. Nella vita,
infatti, non basta essere bravi nel proprio ambito lavorativo o professionale per crescere, bisogna anche saper sfruttare e preservare le proprie chances. Ed è qui che entrano in gioco le
“Monete del Fato” che non hanno un valore finanziario ma vengono usate per
sottrarre talenti a coloro che sembrano destinati a un gran futuro. Laila
apprenderà, tramite Mott, che esistono persone pronte a tutto pur di acquisire
le “capacità” altrui. Attorno alle sue capacità artistiche si è sviluppato un
florido commercio gestito da … No, non vi rivelerò nient’altro perché la storia
è piena di risvolti inaspettati che ti tengono con il fiato sospeso. Ora vorrei
analizzare brevemente il luogo in cui la storia si sviluppa. Nel romanzo è
evidente l’interesse dell’autore per la città di Torino, città misteriosa in
cui “mistero”, “magia”, “dualismo”, convivono. Questa città vanta secoli di
tradizione esoterica ed è il punto vertice dei due triangoli magici. Nel
romanzo la città è vissuta, dai due ragazzi, con un rapporto di amore e
curiosità verso i suoi monumenti carichi di un simbolismo particolare dal punto
di vista esoterico. Bene fa lo scrittore a fondere questo aspetto, del
capoluogo piemontese, con una realtà osservata con gli occhi della magia. Tra i
luoghi citati vi è il Parco del Valentino al cui interno è collocata la Fontana dei dodici Mesi. Secondo la
mitologia greca Fetonte, figlio del Dio del Sole, prese il carro del padre e lo
guidò nel cielo ma, a causa della sua inesperienza, ne perse il controllo;
prima salì troppo in alto bruciando parte della volta celeste, poi scendendo si
avvicinò talmente alla Libia da
trasformarla in un deserto. Zeus, adirato, gli scagliò contro un fulmine
facendolo precipitare esattamente dove, oggi, sorge questa meravigliosa
fontana. Quindi mito e realtà si confondono in una società in cui l’uomo deve
combattere coloro che hanno la conoscenza per sfruttare alcune leggi della
natura a danno degli altri. Consiglio questo romanzo a tutti coloro che
vogliono leggere qualcosa di nuovo nell’ambito esoterico-fantasy. Vorrei
concludere riportando una frase detta da Man Ekang: "Lasciarsi dominare
dall’Evu è la cosa più stupida che uno possa fare”. Riflettete.
Anch'io l'ho letto. mi sono ben immersa tra i monumenti di Torino e le sue piazze. Tu che cosa ne pensi di quel passaggio sui numeri e la scena della Venaria reale? A me, mi ha lasciata con un punto interrogativo.
RispondiElimina:)
Allora siamo in due a non aver ben compreso la scena:)
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