Continua il mio viaggio tra le opere di Georges Simenon, questa volta si tratta di un romanzo breve, "La morte di Auguste", scritto nel 1966. Simenon, uno dei più prolifici ed eccezionali scrittori del Novecento, racconta i difetti e l'animo umano attraverso le dinamiche che si sviluppano fra tre fratelli alla morte del loro anziano padre.
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![]() STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7 |
Pagine: 155

Come aveva potuto vivere tanti anni senza rendersene conto? Per lui, fino al giorno prima, i suoi fratelli, erano i suoi fratelli. Se non li vedeva spesso era perché ciascuno aveva preso una strada diversa. Soltanto lui era rimasto nella casa dov'era nato, e probabilmente per questo non aveva mai intuito i loro problemi.
Un uomo, l'anziano ristoratore Auguste, muore all'improvviso mentre sta lavorando nel ristorante che aveva aperto a Parigi. Ci andavano ministri, delegazioni diplomatiche e persone famose. Aveva vinto anche due stelle Michelin. Il ristorante rendeva bene ma Auguste non aveva mai confidato a nessuno cosa ne facesse di tutti quei soldi.
Arrivato cinquant'anni prima dalla nativa Alvernia senza un soldo in tasca, Auguste Mature, era riuscito a trasformare il piccolo bistrot di rue de la Grande-Truanderie, dove andavano a bere un caffè corretto o a mangiare un boccone i lavoratori dei mercati generali, in un ristorante frequentato dal Tout-Paris. Gli era sempre stato accanto il figlio Antoine che, prima ancora che la camera ardente sia stata allestita, deve fare i conti con una famiglia già sul piede di guerra per reclamare l'eredità.
"Chi si occupa della successione?"
"Cosa vuoi dire?"
"A quanto pare c'è in gioco un milione, senza contare il ristorante... Noi siamo tre... Queste faccende non si trattano alla leggera... Di solito c'è un notaio che ha cura degli interessi di ciascuno e bada a che tutto si svolga nella debita forma"
"Non so se nostro padre aveva un notaio..."
"Lo trovi normale, tu, che non abbia fatto testamento?"
"Probabilmente pensava che i suoi figli si fidassero di me."
"Ma pensa! Papà muore, e non c'è traccia del milione che ha guadagnato negli ultimi vent'anni. Il tuo, di milione, te lo sei messo al sicuro. Il suo è sparito come per incanto."
Auguste aveva tre figli, diversissimi tra loro: Antoine, mite e fedele, lavorava con il padre ed era diventato socio anche se non c'era un documento per dimostrarlo;
Ferdinand non amava il lavoro del padre, aveva studiato ed era diventato giudice, si era trasferito con la famiglia in un moderno appartamento che deve ancora terminare di pagare. Un po' di soldi sarebbero ben accetti;
Bernard è la pecora nera della famiglia. Vive di espedienti e affari non proprio cristallini. È un sognatore fallito, semialcolizzato. Sopravvive spillando soldi al mite e generoso Antoine. Diffida di tutti e senza nemmeno onorare la salma del padre, inizia a chiedere: "Dove sono i soldi?".
La moglie di Auguste, madre dei tre fratelli, non riconosce più nessuno, sembra "immateriale da tanto era diventata magra."
Naturalmente anche le cognate non volevano rimanere in disparte e intervengono in questa interessante vicenda ereditiera esprimendo a mezza voce la loro esortazione verso i rispettivi mariti e compagni: "Spero che non ti lascerai mettere i piedi in testa. Ad ogni modo io sarò lì".
Ognuno mostra il peggio di sé. Il denaro è una cartina al tornasole dei caratteri, migliori e peggiori, degli esseri umani. La tensione tra i personaggi è palpabile così come è evidente la loro normale mediocrità. I figli di Auguste hanno dentro un gran caos, sono individui aridi e manipolabili.
Bernard e Ferdinand si accaniscono contro Antoine sospettandolo di aver fatto sparire il testamento del padre e di volersi appropriare del "malloppo" nascosto da qualche parte.
Cosa succederà? Riuscirà la famiglia Mature a superare lo scoglio dell'eredità o entrerà nel limbo delle cose non dette, dei sospetti sussurrati, delle identità mai pienamente acquisite?
Simenon, ancora una volta, mette in scena un dramma familiare scoperchiando il vaso di Pandora da cui fuoriescono risentimenti, attriti, segreti, invidie e menzogne. I legami familiari sono analizzati alla luce delle dinamiche di potere tra i personaggi. Sospetti, ipotesi senza alcun fondamento, realtà distorte e bramosia di una ricchezza che, pur a portata di mano, sembra evaporare.
Così mentre Auguste riposa nel suo letto eterno, i suoi figli, tranne uno, sono pronti a scontrarsi senza alcuna pietà.
Per Antoine, forse anche per altri, lui non era soltanto morto. Non esisteva più. Al suo posto non restava niente. Non lasciava niente dietro di sé.
"La morte di Auguste" è un libro intenso e amaro, un libro che non teme la verità. I personaggi sono persone che si sentono sole nell'affrontare problemi e ansie. Con uno stile sobrio, con attenzione alle atmosfere, ai profumi, ai quartieri cittadini, ai gesti quotidiani e agli interni domestici, Simenon tratteggia le debolezze umane dando un'immagine non confortante dell'umanità. Bastano poche pagine all'autore per narrare, avendo come sfondo la presenza della morte, un conflitto familiare generato dall'avidità. La storia, siamo nel 1961, si svolge nell'arco temporale di pochi giorni, dal venerdì sera (quando muore Auguste) al martedì mattina (funerali dell'uomo).
I libri di Simenon sono, per me, un tuffo dal trampolino nel mare oscuro dell'umanità. Si entra in contatto con un mondo che crediamo di conoscere. Nuotiamo tra le onde del vivere e del morire. Guardiamo gli uomini che non vivono ma sopravvivono. Si avanza in un percorso tortuoso, pericoloso e tormentato. L'incontro con la morte è inevitabile ma prima c'è la vita, lo scorrere del tempo che tutto deforma e a volte cancella. Se poi abbiamo ancora un po' d'energia, allora ci immergiamo per esplorare gli anfratti più reconditi dell'animo umano alla ricerca di possibili tracce lasciate dai personaggi che tanto ci somigliano.
Dopo aver letto questo breve romanzo ho chiuso il libro con la consapevolezza che l'opera di Simenon è un piccolo gioiello per chi cerca nella letteratura anche il piacere della riflessione:
C'era una volta una famiglia che, al cospetto del dio denaro, si trasformò in un nido di vipere. A noi decidere se è immaginazione o realtà.
Ciao Aquila, non ho mai letto nulla di Simenon, ma questo breve romanzo mi sembra davvero interessante, soprattutto per il tema affrontato (ahimè, sempre attuale) e gli spunti di riflessione che è in grado di suscitare... buona giornata :-)
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