sabato 28 giugno 2014

RECENSIONE "L'autore" di Fabio Girelli


Ciao ragazzi, come procedono le tanto sospirate vacanze? Qui fa un gran caldo, l’estate è ormai arrivata quindi lasciamoci tentare da una lettura “da brivido”, da un noir molto particolare. Lasciamoci tentare da 
”L’Autore” di Fabio Girelli, golem Edizioni.

 

Autore: Fabio Girelli
Genere: Romanzo
Editore: Golem Edizioni
Pagine: 264 p.
Prezzo: € 16,00 Cartaceo
Trama:
Levin Alfieri è il medico legale incaricato di eseguire l'autopsia su Alberto Garlanda, la Iena, l'uomo che ha sconvolto il mondo con la sua ferocia, il cannibale che contattava le sue vittime attraverso il web per poi convincerle a sottomettersi ai suoi perversi appetiti. Alberto Garlanda è appena stato ucciso in uno scontro a fuoco con la Polizia e ora il suo cadavere è disteso su un tavolo d'obitorio. Levin Alfieri guarda quel corpo immobile: cosa distingue il mostro dagli altri uomini? Esita solo un istante, poi inizia il suo lavoro. La routine è quello che salva gli uomini quando devono compiere lavori che turbano e che possono sconvolgere gli animi ma di colpo questa viene interrotta e lascia il posto a un terrore senza fine. Da quel momento scatta una convulsa corsa contro il tempo, una macabra caccia al tesoro lungo una scia di sangue che sembra far ripercorre la trama di Anna Karenina, il grande romanzo russo a cui Levin e i suoi due fratelli, Stepan e Vronskij, devono il proprio nome.





STILE: 8
STORIA: 9
COPERTINA: 7




Prima di parlarvi di questo noir “made in Italy”, vorrei ringraziare Francy del blog “Never Say Book” per aver organizzato un bellissimo giveaway che mi ha dato l’opportunità di vincere una copia cartacea di un libro sconvolgente: “L’Autore”.
Fin dalle prime pagine non c’è scampo per il lettore che si trova calato in una realtà inquietante e agghiacciante. Pagina dopo pagina senti il “fiume nero” dell’angoscia, della paura, crescere sempre più e ti credi al sicuro dietro una diga, costruita con i mattoncini della razionalità, che ti difende dall’ignoto. Poi inizi a sentire dei sinistri scricchiolii, tutto intorno a te vacilla, brecce sempre più profonde squarciano la diga e l’inevitabile avviene: crollano le difese, la razionalità lascia il posto al coinvolgimento totale, “il fiume nero” t’investe e non puoi far altro che precipitare con i protagonisti. A ogni pagina pensi di aver capito qualcosa dell’intricata storia per accorgerti, subito dopo, che molteplici possibilità disegnano una narrazione originale, con un susseguirsi serrato di avvenimenti incastrati alla perfezione. Mai un attimo di tranquillità, le emozioni viaggiano a mille, il mondo reale mostra la “forza del male” superando la più sfrenata fantasia.

Io non ho mai odiato nessuno.
Nemmeno mia madre.
Tante persone normali l’avrebbero fatto, al posto mio.
Io no.
Ma io non sono una persona normale.
Io sono l’Autore.

La trama di questo thriller è ricca, ben articolata, con una solida struttura e interessanti incursioni nella psiche dei protagonisti descritti in modo pregevole. Patologia e vita  si fondono, nessun confine, il male è ovunque.
Torino: Levin Alfieri, medico legale, deve eseguire un’autopsia. Sul tavolo dell’obitorio, in attesa dell’esame autoptico, c’è il cadavere di “ Alberto Garlanda: il cannibale o la Iena, come l’aveva soprannominato la stampa. Era l’uomo che aveva ucciso e mangiato Marco Deodato...Era l’uomo che registrava  le sue gesta con una piccola videocamera, per potersi poi rivedere comodamente in poltrona, magari dopo il lavoro.” 
La Iena ha sconvolto il mondo con la sua ferocia, ora giace morto davanti a Levin. La morte pone la parola fine a queste atrocità? No. Durante l’autopsia succede qualcosa che darà il via a un incubo, a una corsa contro il tempo per salvare vite umane. Ogni pagina ha vita propria, i personaggi si muovono in sincrono con la follia de “L’Autore”. Ma chi muove le fila di questa follia? Il finale vi lascerà stupiti: l’Autore si rivelerà con la platealità delle menti malate.
In questo romanzo, tra brividi e paura, si va alla scoperta dei mostri che si annidano sotto le apparenze più normali e quotidiane. Ogni pagina è una scarica di adrenalina.

Si tende sempre a credere che il male si compia in un qualche luogo distante dal mondo. E invece non è così. E’ sempre più vicino di quanto si possa immaginare.

I fratelli Alfieri, Stepan e Levin, dovranno affrontare un “evento eccezionale, un ritrovamento eccezionale” e ciò sconvolgerà l’ordine delle loro vite. Tutto in questa storia si mostra “potenzialmente” pericoloso: la realtà supera l’immaginazione, suscitando in chi legge forti emozioni, ansia, paura. L’intreccio è complesso ma fluido, il ritmo vertiginoso e avvincente, continui i colpi di scena, c’è il gusto per la violenza e la consapevolezza, nel lettore, di essere al sicuro al di là  della storia. Mi sono ritrovata, quindi, emotivamente coinvolta, testimone della follia tradotta nella concretezza di frasi che designano una realtà spaventosa, una realtà che vede la tecnologia (la rete, il mondo digitale) mezzo per veicolare gli eventi. Lo scrittore esprime in modo egregio, la sofferenza, la rabbia, il male, l’angoscia. C’è un motivo dietro a tanta violenza? Con una sapiente sfasatura di piani temporali, Fabio Girelli, riesce a creare una continua tensione e tiene desta l’attenzione e la curiosità del lettore. L’uomo vestito della sua follia si sente libero di poter esprimere le proprie tensioni e si sente appagato, quasi “felice”: il rischio, l’infrazione delle leggi sociali, il dare libero sfogo ai suoi istinti, lo rendono deforme agli occhi della società ma realizzato. La Iena deve soddisfare i suoi appetiti:

Vostra madre, quando ancora si lasciava corteggiare, mi ha riempito la testa con i suoi poeti russi e la sua bella Anna Karenina. Dice che in quel libro si può trovare ogni sentimento umano…Tutte quelle emozioni le avreste dovute provare voi, una dopo l’altra. Otto in tutto, tante quante sono le parti in cui è diviso il romanzo. E in ognuna di esse risalta una delle emozioni primarie. Le conoscete?

Quando leggerete il libro, vi renderete conto che la storia evolve in uno schema ben definito attraverso le fasi della Gioia, il Disgusto, la Rabbia, la Tristezza, la Paura, l’Attesa, la Rassegnazione, la Sorpresa e l’Epilogo. E’ questo lo schema che l’Autore impone alle sue vittime, nessuna tregua, nessun ripensamento. Riusciranno i nostri protagonisti a sottrarsi a tutto ciò o diventeranno pedine inconsapevoli di un grandioso piano del Male? Non vi resta che leggere e leggere: pagina dopo pagina, tortura dopo tortura, tutto il romanzo si trasformerà nell’attesa di “un qualcosa” che accadrà e che rivelerà chi si nasconde dietro “L’Autore”. Il finale è crudele, inaspettato.

Vorrei concludere la recensione facendo una breve riflessione. Ultimamente ho letto, con mio immenso piacere, vari thriller made in Italy. Finalmente il noir veste il tricolore e conquista un pubblico di lettori abituati a romanzi d’oltreoceano. Il Male è ovunque e mi piace “leggere italiano”.

domenica 15 giugno 2014

RECENSIONE "L'innocenza di Tommasina" di Caterina Emili


Buongiorno cari lettori, come state? Oggi vi parlo di un libro breve, 49 pagine, ma intenso e coinvolgente, un libro che narra di un paese della provincia italiana dove, nell’aria, si può respirare “odor d’inganno”. Quindi, in questa bellissima giornata di sole, venite con me: vi porto nella Valle d’Itria, a Ceglie Messapica, centro del brindisino. Vi porto a scoprire il lato oscuro della vita. Vi porto a conoscere
 “L’innocenza di Tommasina” di Caterina Emili, Grandi & Associati

Autore: Caterina Emili

Genere: Romanzo 

Editore: Grandi & Associati

Collana: indies g&a
Prezzo: € 3,99

Trama:Tommasina è giovane, bella e piena di vita. Eppure s'impicca. In quale buca profonda della sua anima si nascondeva tutta quella infelicità? O qualcuno l'ha obbligata a farlo? Per risolvere il mistero, Cesara, la gigantesca zia della ragazza, chiede aiuto a Vittore, sbilenco venditore di formaggi e salami, dal passato misterioso e dal presente divorato dal demone del gioco che, a poco a poco, svela una trama oscura di sangue e vendetta.
Caterina Emili, alla sua seconda fulminante prova narrativa, disegna un noir cupo e violento dal linguaggio crudo, impastato con l’affilato dialetto messapico, che sa parlare alla parte più buia di ognuno di noi, animato dai personaggi grotteschi di una provincia italiana, tra Puglia Umbria e Piemonte, sempre in bilico tra volgarità ed eleganza.





STILE: 9
STORIA: 9
COPERTINA: 8




“La gigantessa messapica si aggira presto per le vie del paese. Mi è capitato di incontrarla d’inverno, vestita con una sottana scura di flanella e stivaletti di pelle lucida che scalano l’eccezionale mole del suo polpaccio…Cerca cibo, il migliore che ci sia, nelle botteghe appena aperte, tra i banchi del mercato…caciocavallo, burro, latte, sangunazz, fegatini, ricotta ashquand.”
Ceglie Messapica, città d’arte e terra di gastronomia, è il punto di partenza di un romanzo che ho trovato molto interessante sia per le tematiche trattate sia per l’originalità nel mescolare elementi tipici della terra cegliese con elementi di un noir violento e crudele.
La scrittrice, partendo dalla provincia, propone temi generali come il gioco d’azzardo e attraverso tanti personaggi dà vita a una narrazione che coinvolge il lettore investendo tutti i sensi. La vista coglie le parole, l’olfatto e il gusto sono stuzzicati dalla descrizione di prelibatezze della cucina locale, l’udito ci permette di ascoltare ciò che i personaggi dicono e ciò che pensano, il tatto ci dà l’opportunità di “toccar con mano” la realtà della vita di paese.
Cesara, la gigantessa, non trova pace: deve assolutamente scoprire la verità sul suicidio della nipote Tommasina. La presenza di alcune lettere anonime gettano una luce inquietante sul drammatico gesto della ragazza. Bisogna indagare, la verità deve emergere per rendere giustizia a Tommasina. L’onore e l’onere delle indagini viene dato, da Cesara, a Vittore, venditore di formaggi e salami. Egli per lavoro si sposta continuamente tra Puglia, Piemonte e Umbria. Pagina dopo pagina, Vittore, “detective per caso”, scoprirà una verità inquietante che in molti volevano celare perché le bugie, le falsità, sono più comode di una realtà “scomoda”. 
Ho letto questo libro in poche ore, è stata una lettura ipnotizzante resa viva dai continui colpi di scena e dalla “musicalità” del dialetto cegliese. Il miscuglio tra italiano e idiomi locali rende la storia ancor più ancorata al territorio, si percepisce il coinvolgimento del paese, la partecipazione attiva al nuovo incarico di Vittore. Il centro operativo del “detective” è il bar dove incontriamo molti personaggi che hanno in sé delle peculiarità ben precise. Dovete sapere che l’indagine parte da alcune lettere anonime ricevute da Tommasina e consegnate, da Cesara, a Vittore. Questi inizia un’indagine “fai da te” con l’aiuto del Professore: grazie a una sua attenta perizia ortografica e concettuale delle lettere anonime, numerose informazioni portano l’indagine nella giusta direzione. Dopo un’attenta ricerca si giunge ai nomi di tre possibili colpevoli: la Strega, il Poeta e il Violento. Ma chi si cela dietro questi nomi di fantasia? Vittore, riuscirà a scoprire la verità? Si lascerà travolgere dalla “vendetta”?
Caterina Emili, pugliese di adozione, ci narra, con bravura e attenta analisi, “luci e ombre” della vita dei personaggi che sono lo specchio della nostra società. La scrittrice dà voce ai pensieri nascosti e porta alla luce dipendenze distruttive. Oltre a Vittore, figura  complessa, faremo la conoscenza di Mario il sarto del paese. Entrambi non resistono al richiamo del gioco d’azzardo. Mario ci farà conoscere una nuova frontiera del “gioco”. Nell’era multimediale viene, infatti, descritta l’evoluzione del giocatore d’azzardo: i tavoli da gioco affollati dei Casinò vengono sostituiti con luoghi riservati dove il giocatore si sottrae allo sguardo altrui. Un computer collegato a Internet e una carta di credito danno la possibilità di giocare in solitudine. Conosceremo Lena dalle poche parole che si sente al sicuro all’ombra della gigantessa. Tra lei e Vittore c’è una relazione fatta di silenzi e sesso: entrambi desiderano convolare a giuste nozze. Ma come scegliere la chiesa giusta? A risolvere il problema arriva, puntuale, il consiglio di Mario.
“Non t’impressionare che è omosessuale. E’ un ragazzo per bene, quello che fa in amore, affari suoi.”
Con questa premessa conosciamo il Taranta “un giovane colto, direi erudito, ma amante come me del sottotraccia e dell’ironia, mimetico e triste come un camaleonte. 
" Egli saptutt’ cos’, ma il tutto che conta, cud viekkj, antik."
Caterina Emili in questo suo romanzo racconta gli altri con le loro debolezze. E’ un racconto crudo e crudele ma affascinante che ci porta alla ricerca del sommerso del “sottotraccia” presente in tutte le comunità. Nulla è come appare, la verità si trincera dietro le bugie che rendono tutto più semplice e meritevole di elogi. La scrittrice solleva il velo dell’ipocrisia e ci parla di situazioni difficili ma reali, ci parla di abbandoni e figli diversamente abili, ci parla dell’amore nelle sue molteplici sfaccettature e di come sia facile girare le spalle alle proprie responsabilità. Questi temi sono trattati prendendo spunto da un fatto successo in provincia ma assumono una valenza generale “in ogni tempo e in ogni luogo”. 
Ho trovato i personaggi ben delineati: le loro riflessioni sono un valore aggiunto molto importante. “L’innocenza di Tommasina” è un noir violento, accattivante, che trova nella sua brevità un punto di forza. La scrittura fluida e veloce, le parti in dialetto sono tradotte a piè di pagina, non dà respiro al lettore che rimane incollato alle pagine del romanzo attratto dal mistero e dall’inganno. Tante le cose dette ma molte le cose taciute su cui riflettere: il pericolo rappresentato dalle slot machine online, le famiglie multiproblematiche, le “malattie” nascoste, la reputazione da difendere, l’invasione della “casa” altrui, la vendetta presentata come un piatto freddo da servire  al paese. Per tutti questi motivi ho amato questo romanzo e ho scoperto una scrittrice che non conoscevo.  Mi piacerebbe approfondire le tematiche del gioco d’azzardo leggendo un altro libro di Caterina Emili: “L’autista delle slot”. Con questo desiderio, vi saluto e un abbraccio a tutti.

mercoledì 11 giugno 2014

RECENSIONE "Luci a Milano. 50 frammenti degli anni ‘50" di Pierfranco Faletti


Carissimi lettori, oggi vi voglio presentare un libro che ripercorre pagine importanti della storia del nostro bellissimo Paese. Molto spesso ci sentiamo scoraggiati da questa crisi che ha coinvolto l’intero pianeta, quindi per risollevare un po’ lo spirito e ricordare che i “miracoli” a volte avvengono, vi esorto a leggere:


Luci a Milano. 50 frammenti degli anni ‘50” 
di Pierfranco Faletti,  Bolis Edizioni, Collana “Letture del ‘900”.



Autore: Pierfranco Faletti

Editore: Bolis Edizioni

Pagine: 256 p.

Prezzo: € 14,00 Cartaceo

Trama: Il racconto della vita di un gruppo di ragazzi milanesi, nel periodo che va dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino alla metà degli anni Sessanta, si snoda sullo sfondo di una società ottimistica e fiduciosa del futuro. Le vicende dei protagonisti si intrecciano con il racconto di una serie di 'frammenti' di un periodo eccezionale della storia d'Italia, compreso tra la fine del conflitto e il 'miracolo economico italiano'.





STILE: 8
STORIA: 9
COPERTINA: 8



"Mi chiamo Ernesto e in quel periodo facevo parte di un gruppo di giovani milanesi nati nel corso degli anni Trenta, che iniziavano a vivere una grande avventura. La Seconda guerra mondiale, appena conclusa, aveva lasciato ovunque ferite profonde, che sembravano non potersi rimarginare mai. La mancanza della liberta prima e le distruzioni della guerra poi, avevano imposto sacrifici e privazioni che avevano forgiato i caratteri, consolidato i valori, solidificato le convinzioni. Il grande motore della ripresa nasceva proprio da li"


Siamo in un periodo che va dalla fine della seconda Guerra Mondiale fino alla metà degli anni Sessanta. La società è in gran fermento, c’è la voglia di costruire il presente con il desiderio di realizzare un futuro migliore. Un gruppo di ragazzi milanese, “la banda della stazione”, racconta questi anni attraverso le loro vicende lavorative, le esperienze di vita, la formazione culturale. 
Lorenzo, Guido, Giancarlo sono testimoni del “miracolo italiano”. Tutti sappiamo che l’Italia ha vissuto gli anni bui del secondo dopoguerra con grande sofferenza ma con la voglia di ricominciare. La crescita economica e la vicinanza agli Stati Uniti hanno modificato totalmente i costumi degli Italiani e la speranza in una vita migliore ha portato un intero popolo a progettare il proprio futuro. Attraverso gli affetti, i conflitti, gli oggetti, le musiche, i film dell’epoca, la televisione, vengono narrati frammenti della nostra storia che vede in Milano la capitale economica del Bel Paese. Lo scrittore ci porta indietro negli anni e ci mostra un dinamico processo di ricostruzione economica e sociale. Davanti ai nostri occhi sfilano oggetti e avvenimenti che hanno trasformato l’Italia. Un lungo elenco di innovazioni si anima tra le pagine di questo libro che vuol essere un omaggio all’ingegno e al lavoro degli italiani. Per la cronaca l’11 maggio 1946 Arturo Toscanini dirigeva il Nabucco alla Scala di Milano, restaurata dopo i bombardamenti del 1943; la ditta Piaggio presentava una nuova “motoretta”: la Vespa, così ribattezzata per i rigonfiamenti laterali. Il 3 gennaio 1954, alle ore 14,30 nacque la TV. Anche da questo ripartì l’Italia.
Il telefono diventava il simbolo delle case borghesi, la Vespa e la Lambretta erano tema di discussione per i giovani italiani indecisi nella scelta dello scooter. Il gioco a premi “Lascia o Raddoppia”, presentato dall’italo-americano Mike Bongiorno, riuniva intere generazioni davanti alla televisione in casa, nei bar, nei cinema attrezzati  per seguire il programma. Fellini incantava con “La dolce vita” e la Fiat produceva le mitiche utilitarie 600 e 500. L’auto diventava un acquisto alla portata delle famiglie medie, cessava di essere un bene di lusso per pochi privilegiati. Si diffondeva sempre più l’abitudine alla gita domenicale, al viaggio, al turismo. L’Italia era una società proiettata nel futuro. Milano era il centro di questo fermento, crocevia di affari e sperimentazioni. Le persone avevano voglia di “osare”, credevano nel proprio lavoro e lo mostravano al mondo con orgoglio tutto italiano. Nascono “i grandi magazzini”: la Standa, più popolare; l’UPIM, principale concorrente della Standa; La Rinascente, la società più aristocratica del settore. Nei 1946, in Italia, le donne parteciparono per la prima volta alle elezioni. Alcune di esse entrarono in politica, come Nilde Jotti, che nel 1948 fu eletta nelle liste del Partito Comunista. Vi era una diffusa aspirazione a conoscere e a partecipare alla vita sociale e politica del Paese. Le donne erano il centro della quotidianità, della vita familiare, ma erano consapevoli di avere le capacità di poter far altro.
Con uno stile semplice, discorsivo, Pierfranco Faletti ci racconta quei giorni lontani, lo fa con orgoglio e semplicità, testimonianza di un profondo cambiamento. La lettura scorre veloce e accattivante, ritrovi “nomi” noti diventati un frammento di storia. La voce narrante non mostra nostalgia per il tempo che fu ma racconta con orgoglio un periodo affascinante. Leggendo questa “rinascita” del dopoguerra viene spontaneo pensare al presente, alla crisi che stritola l’economia mondiale. Mi piacerebbe poter ripetere quel “miracolo” a testimonianza che l’uomo è artefice del proprio futuro.

domenica 8 giugno 2014

RECENSIONE "Oltre i confini - Il battito della bestia" di Noemi Gastaldi


Dopo l’ottimo esordio con “Oltre i confini-Il tocco degli Spiriti Antichi”, la talentuosa scrittrice, Noemi Gastaldi, continua a mietere successi con il secondo libro della saga fantasy:
Oltre i confini-Il battito della bestia


Devo dire che il titolo mi ha subito incuriosita: conciso, quasi crudele, denotazione di un racconto che si differenzia dal primo, pur essendone il sequel, più poetico e riflessivo.



 Autore: Noemi gastaldi
Genere: Romanzo
Editore:Autopubblicato
Pagine: 268 p.
Prezzo: € 7,72 Cartaceo
€ 1,50 Ebook

Trama:
Lucilla si risveglia dopo la battaglia, incredula, incapace di accettare l'idea che il mondo oltre i confini sia stato dissolto.
Ma le basterà trovare il coraggio di affrontare la situazione, per accorgersi che le due facce della realtà, simbionti e inscindibili, sono soltanto cambiate.











STILE: 8
STORIA: 8
COPERTINA: 8




Lucilla, nel primo libro della saga, si è presentata come una fanciulla che fin da piccola soffre di allucinazioni. Diventata donna deve arrendersi all’evidenza: esiste un mondo, una realtà immateriale che solo poche persone possono percepire. Tra coloro che hanno questo “dono”, oltre a Lucilla, c’è Francesca alla continua ricerca di nuove conoscenze. Le due ragazze, diventate amiche, affronteranno mille avventure. Infatti, nel mondo fantastico, i potenti Spiriti Antichi si scontreranno gli uni con gli altri sconvolgendo la realtà e generando il caos: il mondo fantastico si è dissolto, svanito nel nulla, distrutto. 
Ma, è davvero così? 
In molti sono caduti, durante l’epico scontro; per dare un senso alla sua strana esistenza Lucilla conserva intatto e struggente il ricordo di Fantasy. Sogno e realtà si confondono creando delle “interferenze” che renderanno la vita delle nostre Viator molto movimentata. La storia, questa volta, si svolge sulla Terra. Il palcoscenico prescelto è la città di Torino dove molti Larius si manifestano in cerca di “cibo”. (Piccola parentesi: “Sapete che Torino è posta al vertice di due triangoli, quello della magia bianca e quello della magia nera? Infatti questa città vanta una tradizione esoterica secolare). Duelli all’ultimo sangue e rituali magici fanno da sfondo all’evolversi della narrazione impreziosita dalla comparsa di una tenera Larius dal nome Lily!
“-Possiamo parlarne?- le chiese la bimba nel cuore della notte.
Lucilla si svegliò e la vide: risplendeva nella stanza buia.
-Parlarne?- rispose trafelata, senza realizzare del tutto che uno spettro fatto di freddo e di rabbia le stesse gentilmente rivolgendo la parola.
-Ti ricordi di me?- Domandò ancora la Larius.
-Anni fa ti chiesi di liberarmi. Ti chiesi di uccidermi. Ora non voglio più morire.
-Tu sei già morta…-riuscì a dire la Viator”.
Sono rimasta conquistata da questo spettro-bambina che ha 300 anni e conosce tre lingue. Lily si definisce “donna maledetta dall’Alchimista”, cerca in tutti i modi di rendersi utile e assume il ruolo di “inseparabile compagna” di Lucilla che, nel frattempo, diventa ogni giorno più brava nei combattimenti per dissolvere i Larius,  entità temibili e pronti a uccidere senza pietà. La scrittrice riesce a rendere fantasiosi e poetici anche i preparativi per i combattimenti. I Viator devono adempiere a due rituali prima dei combattimenti, ma non sono soli: sono guidati dall’istinto della bestia a cui sono legati.

“Lucilla si portò le mani al cuore, concentrandosi sul battito della sua orca e sull’istinto della caccia. Le sue mani si mossero rapide, sminuzzarono le erbe e le gettarono in aria per poi incendiarle”.

Lucilla “vede le emozioni negative”, combatte ed evolve nella ricerca della verità.
Questa seconda parte della saga si è rivelata per me, più complessa e meditativa rispetto al primo libro. Inizialmente la scrittrice, con classe e poesia, ha descritto un mondo ai confini della realtà. Oltrepassare la demarcazione tra le due esistenze, significava essere in grado di cercare l’io che alberga in noi. Tra spiritualità e tentativi di dominio, i protagonisti sono in perpetua ricerca del proprio “essere”. 
Lucilla acquisisce, lentamente ma progressivamente, la consapevolezza delle proprie capacità, la sua crescita spirituale la porta alla ricerca di ciò che è “dentro di lei”, della sua interiorità, del suo inconscio. Lucilla affronta un viaggio alla ricerca delle proprie potenzialità per poter superare le paure, i conflitti, l’ansietà del vivere. Bisogna conoscersi per esistere con i propri bisogni, le proprie ambizioni, le proprie aspirazioni, affrontando con coraggio la lotta per i problemi dell’esistenza. Leggendo “Oltre i confini- Il battito della bestia” si assiste alla trasformazione del fantastico in realtà; attraverso il cuore e la mente, l’istinto e la ragione, i protagonisti disegnano “l’Essere Umano” che evolve verso la realizzazione di sé. In Lucilla convivono ragione e istinto: la ragione è condizionata da fattori esterni come le leggi e le regole create dall’uomo, l’istinto è insito in lei come elemento naturale. La vita per essere autentica deve rispettare i nostri desideri, bando ai ragionamenti lunghi e tortuosi, si alle riflessioni meditate per rompere gli schemi che ci isolano nella prigione del “vorrei ma ho paura delle conseguenze”. La protagonista inizia a comprendere che deve lasciar fluire l’istinto naturale insito in lei per poter scegliere come vivere la propria esistenza.
Che dire! Noemi Gastaldi è una scrittrice che rende “viva” ogni parola e  lascia al lettore il piacere di scoprirne il significato celato dietro il racconto di spettacolari esistenze. I personaggi sono vari e ben caratterizzati, c’è il Bene e il Male, colui di cui ci si può fidare e il “cattivo” di turno. 
Ogni pagina, ben scritta per una lettura fluida e piacevole, racchiude un messaggio tra “sogno” e “realtà”. Ma attenzione, cari lettori, non sempre c’è un netto confine a indicare la realtà e la fantasia. L’una si protende nell’altra e dal loro incontro nascono libri suggestivi e coinvolgenti come la saga scritta da Noemi. Quando leggerete questi due volumi, potrete osservare le bellissime illustrazioni, dell’artista Nicolò Mulè, che donano un valore aggiunto all’opera della scrittrice. L’artista ha realizzato delle immagini in bianco e nero, come il dualismo tra realtà e fantasia, che sono delle vere e proprie opere d’arte. Nell’attesa della pubblicazione del terzo e conclusivo libro della trilogia fantasy, vi esorto a leggere queste opere di fantasia che traggono nutrimento da un substrato ricco e vivido  come “la realtà”.