mercoledì 31 gennaio 2024

RECENSIONE | "Il delitto della montagna" di Chicca Maralfa [Review Party]

“Il delitto della montagna” è un giallo firmato dalla scrittrice e giornalista pugliese Chicca Maralfa, edito da Newton Compton Editori. In commercio dal 26 gennaio 2024, il romanzo è ambientato in una piccola cittadina di montagna dove avvengono tre morti misteriose. Sarà un’indagine complicata per Gaetano Ravidà, ma le sue abilità investigative assicureranno i colpevoli alla giustizia.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Il delitto della montagna
Chiara Maralfa

Editore: Newton Compton
Pagine: 288
Prezzo: € 12,90
Sinossi

Due anni dopo il trasferimento ad Asiago, dove comanda la locale stazione dei carabinieri, il luogotenente barese Gaetano Ravidà comincia ad abituarsi alla sua nuova vita. Sull’altopiano vicentino, teatro delle più sanguinose battaglie della Grande Guerra e funestato di recente dalla tempesta Vaia, è alle prese con reati ambientali: un paio di cave di marmo, dismesse da tempo, vengono utilizzate come deposito illegale. Proprio fra quelle pareti di roccia, Ravidà e i suoi uomini trovano, oltre ai rifiuti pericolosi, il cadavere mummificato di un uomo. Mentre si cerca di risalire all’identità della vittima, altre due persone muoiono in circostanze misteriose e apparentemente scollegate tra loro, gettando la piccola comunità nello sgomento. Grazie alle testimonianze, incrociando varie fonti e indagando senza sosta, Ravidà e i suoi collaboratori cominciano a sospettare legami e connessioni tra le vittime e i pericolosi tentacoli della mala del Brenta. Durante i giorni della merla, con il paesaggio ammantato di neve, il luogotenente e la sua squadra dovranno riuscire a superare la coltre di apparente calma e silenzio nel periodo più freddo dell’anno per trovare in fretta la verità.





Si chiese ancora una volta, cosa ci facesse quel cadavere mummificato nella casa. Cosa c’entrava Ernesto Costa, se davvero era lui, con i rifiuti pericolosi e la mala del Brenta? Dov’era la correlazione?

Due anni dopo il trasferimento ad Asiago, dove comanda la locale stazione dei carabinieri, il luogotenente Gaetano Ravidà, nativo di Bari e innamorato del mare, comincia ad abituarsi e ad apprezzare la sua nuova vita. Sull’altopiano vicentino, teatro delle più sanguinose battaglie della Grande Guerra e funestato di recente dalla tempesta Vaia, è alle prese con reati ambientali: alcune cave di marmo, dismesse da tempo, vengono utilizzate come deposito illegale. Proprio fra quelle pareti di roccia, Ravidà e i suoi uomini trovano, oltre ai rifiuti pericolosi, il cadavere mummificato di un uomo. Mentre si cerca di risalire all’identità della vittima, la piccola comunità è segnata dalla morte di altre due persone. Indagando senza sosta Ravidà e i suoi collaboratori cominciano a sospettare legami tra le vittime e la mala del Brenta. 

Nei giorni della merla, con il paesaggio ammantato di neve, il nostro simpaticissimo luogotenente dovrà risolvere un caso intricato di omicidi, sospetti e verità taciute. Sotto la coltre di apparente calma e silenzio, il fuoco della criminalità è ben vivo e continua ad ardere. 

“Il delitto della montagna” è la seconda indagine di Gaetano Ravidà, la prima è stata “Lo strano caso delle sorelle Bedin”, un vecchio delitto mai risolto. 

Pur non avendo letto il primo giallo non ho trovato alcuna difficoltà a immergermi nelle vicende narrate e il luogotenente Ravidà mi è stato subito simpatico. Capitolo dopo capitolo ho scoperto che lo stimatissimo investigatore dell’Arma, dopo il fallimento del suo matrimonio, ha lasciato la Puglia per trasferirsi al nord. Dal mare alla montagna per dare una svolta alla propria vita. 

Nella figura simbolica della pernice bianca, che più volte fa capolino nella storia come guida onirica di Ravidà, l’autrice rende omaggio a Mario Rigoni Stern, uno dei più importanti scrittori italiani. Rigoni Stern era legatissimo alla sua terra natale, l’Altopiano di Asiago, dalla quale si allontano solo durante il periodo in cui servì come militare durante la seconda guerra mondiale. è stato un narratore sensibile verso il mondo della natura e della montagna, profeta della consapevolezza ecologica. 

“Il delitto della montagna” è una storia avvincente, ricca di temi importanti, scomposta in tanti frammenti. A Ravidà e alla sua squadra il compito di rimettere i tasselli al loro posto per ricomporre un puzzle specchio di fatti distanti nel tempo e di legami personali. 

È molto interessante leggere la descrizione dettagliata dei luoghi, conoscere la cultura locale e cimentarsi con l’interpretazione del dialetto veneto. La narrazione fluida e i colpi di scena tengono vivo l’interesse dei lettori. Tuttavia l’indagine non è l’unico filone narrativo, in parallelo scorrono informazioni sulla vita privata del simpatico luogotenente. Ravidà, separato dalla moglie, lontano da Agnese e Monica, le sue figlie, vive ad Asiago una storia clandestina col medico legale Maria Antonietta Malerba. Ravidà ama la musica dei The National e nasconde la sua fragilità indossando una corazza per non soffrire. Deciso sul lavoro, vacillante nella vita privata, Ravidà è un caleidoscopio di tratti caratteriali. 

L’operazione che dà il via alle indagini viene chiamata, dallo stesso Ravidà, “Terra di nessuno”. Questo termine richiama la Grande Guerra, in cui Ravidà ha perso il nonno Gaetano, fante della Brigata Trapani. 

Un sacrificio – dice il luogotenente – che mi ha insegnato il dovere della memoria.

Infatti l’Altopiano dei Sette Comuni, conosciuto anche col nome di Altopiano di Asiago, è stato teatro di sanguinose battaglie in cui hanno perso la vita tanti giovani. 

L’intero Altopiano, che un tempo si trovava al confine tra l’Impero austro-ungarico e il Regno d’Italia, fu direttamente interessato dagli eventi della guerra e interi paesi vennero completamenti rasi al suolo. La popolazione fu costretta ad abbandonare le proprie case e alla fine delle ostilità, quasi tutti i paesi, i boschi, i prati e i pascoli dell’altopiano erano completamenti distrutti e la ricostruzione progredì lentamente. 

Quindi la grande Storia si intreccia con fatti di cronaca, cuore nero del romanzo, facendo riaffiorare dal passato eventi storici che non devono cadere nell’oblio. 

Grazie al romanzo della scrittrice Maralfa ho scoperto l’esistenza “dei recuperanti” di residuati bellici. Il recuperante partiva da casa armato di piccone e vagava per prati, pascoli e boschi alla ricerca di mazzuoli, stampi da mina, filo spinato e granate inesplose. Di fronte a resti umani si segnalava invece il punto ai militari che procedevano al recupero dei resti della salma. 

Mi piace scoprire di un romanzo la sua molteplice natura: momento di svago e racconto come veicolo della memoria, tramite per porre sempre attenzione a temi importanti come il tema ambientale e sguardo accattivante sulla bellezza del rapporto diretto fra uomo e natura. 

“Il delitto della montagna” è un giallo dalla trama originale che mi ha permesso di conoscere luoghi ed eventi storici che non conoscevo. Ho provato grande empatia per il luogotenente Ravidà e le sua vicenda personale. Ho provato commozione per la tragica storia del nonno morto proprio sull’Altopiano Asiago. 

Il romanzo di Chicca Maralfa è un libro che si legge con piacere regalando momenti di svago e di riflessione per una storia in cui si respira aria di montagna, aria di neve, aria di sangue, aria di Storia.



martedì 30 gennaio 2024

RECENSIONE | "Nella stanza dell'imperatore" di Sonia Aggio

Dopo il brillante esordio con Magnificat (recensione), Sonia Aggio torna dal 30 gennaio in libreria con il romanzo “Nella stanza dell’imperatore”, edito da Fazi nella collana Le strade. Si tratta di un romanzo storico sulla vita dell’Imperatore bizantino Giovanni Zimisce, condottiero dal grande coraggio.

STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 7
Nella stanza dell'imperatore
Sonia Aggio

Editore: Fazi
Pagine: 300
Prezzo: € 18,00
Sinossi

Giovanni Zimisce, cresciuto con gli zii materni, i Foca, è diventato con il tempo un valoroso condottiero e combatte con coraggio per l’Impero bizantino accanto a Niceforo, il generale più brillante della sua epoca, e a Leone Foca. La guerra è tutto ciò che gli rimane: sua moglie è morta di parto e i parenti del padre, i Curcuas, lo considerano un traditore. Quando ormai sembra che Giovanni non abbia più altro scopo se non combattere al fianco dei Foca, tre streghe gli profetizzano che diventerà imperatore. Ma come è possibile, visto che sul trono ora siede Niceforo, il suo mentore, l’uomo che l’ha cresciuto e per cui darebbe la vita? Quando proprio Niceforo gli volterà le spalle e l’affascinante Teofano busserà alla sua porta, Zimisce dovrà decidere che cosa fare in futuro: restare fedele all’imperatore, assecondando i principi con cui è cresciuto, o prenderne il posto, accettando definitivamente il suo destino?



Zimisce è ancora al suo posto, come una sentinella, ma al suo fianco è apparsa una donna vestita di nero. Zimisce la guarda venire avanti. Si ferma davanti a lui – capelli grigio ferro, piedi scalzi, occhi celesti incassati in un reticolo di rughe – e dice: “Salve, Zimisce, tu che sarai strategos degli Anatolici. Salve, tu che sarai domestikos d’Oriente. Salve, tu che un giorno sarai basileus ton Romaion. Alzati, Zimisce. Il tuo destino ti attende altrove. Alzati.

Giovanni Zimisce, cresciuto con gli zii materni, i Foca, è diventato un valoroso condottiero e combatte per l’Impero bizantino accanto a Niceforo, il generale più brillante della sua epoca, e a Leone Foca. La guerra è tutto ciò che gli rimane, infatti sua moglie è morta di parto e i parenti del padre, i Curcuas, lo considerano un traditore. Quando ormai sembra che Giovanni non abbia più altro scopo se non combattere al fianco dei Foca, tre streghe gli profetizzano che diventerà imperatore. Ma come è possibile, visto che sul trono ora siede Niceforo, l’uomo che l’ha cresciuto e per cui darebbe la vita? Quando proprio Niceforo gli volterà le spalle e l’affascinante Teofano busserà alla sua porta, Zimisce dovrà decidere che cosa fare in futuro: restare fedele all’imperatore o prenderne il posto, accettando così il suo destino?

La storia bizantina è sicuramente complessa e affascinante, ma con molti lati oscuri. L’autrice ha cercato un compromesso tra verità storica e materia letteraria. Nasce così un romanzo avvincente che ripercorre le vicende di un uomo che, partendo da semplice soldato, riuscì a conquistare inaspettatamente la corona.

Luce e buio si alternano sul suo volto mentre lei si allontana, più gatto che donna, sguardo bramoso e distante. La prima volta non eri pronto ad ascoltare, ma oggi lo sei. Sei pronto, Zimisce. Il tuo destino ti attende.

“Nella stanza dell’Imperatore” è un invito guardare nella Storia che non conosciamo, è un portale d’accesso per un viaggio avventuroso ricco di intrighi, amori e terribili inganni, speranza e vendetta. Con uno stile ricercato, la scrittrice traccia il ritratto di una generazione che deve spogliarsi del passato per affrontare una vita nuova con paure e angosce. La sua prosa così vivida ci permette di entrare nelle stanze del palazzo imperiale dove si decide la vita o la morte di chiunque ostacoli l’ascesa al potere.

L’ambientazione ha il volto segreto delle città d’Oriente che si mostrano ai lettori scoprendo la loro bellezza e la loro ferocia. I personaggi, quasi tutti uomini, sono tratteggiati con luci e ombre. Zimisce avrà le mani sporche di sangue. La basilissa Teofano, moglie di Niceforo e amante di Zimisce, si mostrerà nelle sue vesti di creatura malvagia e lussuriosa. Su tutti aleggeranno sogni di guerra e di potenza suggellati con patti redatti da abili tessitori di trame. La parabola di Zimisce, in piena età medievale, mette in evidenza quanto l’ambizione renda fragili i sentimenti, come la passione porti al delitto, a complotti tramati nell’ombra. Il vaso di pandora della Storia non è avaro di misfatti che spesso assumono i toni del “giallo”. É sicuramente intrigante leggere  la storia di questo imperatore bizantino e ancora più affascinante è scoprire ciò che gli uomini sono capaci di fare per realizzare le proprie aspirazioni.

“Nella stanza dell’imperatore” la grande Storia si intreccia con le storie quotidiane, gli usi e i costumi, la mentalità, la vita in generale. Il romanzo mescola la realtà alla finzione, con combattimenti e battaglie, ma anche con scene in cui viene messo in risalto il sentimento dei protagonisti. Anche dietro a un grande imperatore si celano paure e debolezze. Giovanni Zimisce era prima di tutto un uomo autore e vittima di intrighi di potere e conquista.

“Nella stanza dell’imperatore” è un romanzo che traccia un affascinante percorso di avventure cesellate da sentimenti, ma è anche un intreccio di desideri, conquiste, congiure e senso del destino.

martedì 23 gennaio 2024

RECENSIONE | "Il Carosello delle Curiosità" di Amiee Gibbs

È in libreria dal 23 gennaio 2024 “Il Carosello delle Curiosità” il romanzo d’esordio di Amiee Gibbs, edito da Fazi nella traduzione di Sabina Terziani. L’intrigante mondo del Carosello, spettacolo itinerante che impiega artisti con abilità insolite, fa da cornice a una storia che ci trasporta in un mondo in cui la magia non è solo un’illusione e la vita è pericolosamente simile alla morte.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Il Carosello delle Curiosità
Amiee Gibbs (traduzione Sabina Terziani)

Editore: Fazi
Pagine: 456
Prezzo: € 18,50
Sinossi

Dopo sette anni passati a girare il mondo, il Carosello delle Curiosità torna in Inghilterra; gli artisti della compagnia di Aurelius e Pretorius sono pronti a stupire il pubblico dell’Athenaeum, un vecchio carcere trasformato in teatro che sorge in uno dei quartieri più malfamati e poveri di Londra. Sul palco si esibiranno l’acrobata albina, i gemelli siamesi, la ballerina minuta e il piccolo suonatore di violino dal corpo coperto di peli. Ma l’esibizione più attesa è sempre quella dell’imprendibile Harlequin e del domatore di fiamme, Lucien. All’altro capo della città, Charlotte, orfana e di umili origini, per qualche misteriosa ragione viene accolta da Mr e Mrs Rose nella loro sfarzosa villa; quando i due coniugi muoiono la ragazza si ritrova alla mercé di Odilon, il figlio, nominato suo tutore, che la ricopre di attenzioni indesiderate. Inoltre Charlotte è gravemente malata e secondo i migliori medici d’Inghilterra per lei non esiste alcuna cura. L’unica speranza è rivolgersi ad Aurelius: corre voce, infatti, che lui possieda il dono di restituire fortuna e salute. Per guarire, Charlotte dovrà quindi trascorrere un periodo all’Athenaeum, dove troverà conforto e comprensione nell’affascinante Lucien. Ma riuscirà davvero a tornare quella di una volta? E quale sarà il prezzo da pagare?





Pochi sapevano che la magia era reale. Persino i professionisti di lungo corso la liquidavano considerandola alla stregua dei trucchi con le carte, della capacità di distrarre l’attenzione, dei giochi di destrezza, credendola un intrattenimento volto a ottenere denaro e prestigio. In fondo il trucco principale di un mago è farti credere cose in cui lui stesso sovente non crede.

La speranza ha un prezzo? Cosa siamo disposti a fare per poter esaudire i nostri desideri? La coscienza mortale ha dei limiti? 

Nella Londra vittoriana, dove gli spettacoli itineranti rappresentano l’apice dell’intrattenimento, non c’è biglietto più ambito del “Carosello delle Curiosità” di Ashe e Pretorius. Dopo sette anni passati a girare il mondo, la compagnia di Aurelius e Pretorius è pronta a stupire il pubblico dell’Athenaeum, un vecchio carcere trasformato in teatro che sorge in uno dei quartieri più malfamati e poveri di Londra. L’élite londinese affronta con coraggio le pericolose strade di Southwark per vedere lo spettacolo. Sul palco si esibiranno l’acrobata albina, i gemelli siamesi, la ballerina minuta e il piccolo suonatore di violino dal corpo coperto di peli. L’esibizione più attesa è sempre quella dell’imprendibile Harlequin e di Lucien, l’uomo capace di creare e domare il fuoco. Ma il vero spettacolo non è visibile a tutti. Si mormora che Aurelius Ashe, il proprietario, sia più di un mago e che, al giusto prezzo, possa realizzare qualsiasi desiderio. 

All’altro capo della città sorge la Decimus House, la residenza della ricca famiglia Rose. Qui vive Charlotte, orfana di umili origini, accolta dai coniugi Rose nella loro sfarzosa villa. Quando i due benefattori muoiono la ragazza si ritrova alla mercé di Odilon, il figlio, nominato suo tutore, che la ricopre di attenzioni indesiderate. Purtroppo Charlotte è gravemente malata e secondo i migliori medici d’Inghilterra per lei non esiste alcuna cura. L’unica speranza è rivolgersi ad Aurelius e ai suoi poteri. Charlotte ha una possibilità di salvezza ma quale sarà il prezzo da pagare? 

La trama dai toni gotici innesca sentimenti e desideri di scoperta nel lettore. La storia narrata è coinvolgente, ricca di descrizioni, con personaggi misteriosi. Tutti i componenti del Carosello sono talentuosi ma sono costretti a difendersi dalla cattiveria umana. Sono definiti mostri e scherzi della natura. Vengono disprezzati fuori dal teatro ma osannati quando si esibiscono sul palcoscenico. A proteggerli c’è Aurelius Ashe che ha formato con loro una grande famiglia dove regna amore, rispetto e onore. Dita è “la madre del gruppo” sempre pronta a consolare, coccolare, a prendersi cura dei suoi “figli”, diversi nell’aspetto ma non nella sensibilità: i gemelli siamesi con il fegato in comune, acrobati sorprendenti; il giocoliere capace di svanire davanti agli occhi del pubblico; una ballerina talmente piccola da sembrare una bambola; un bambino virtuoso del violino ma con il corpo interamente ricoperto da lunghi peli, un ragazzo che può fare cose straordinarie con il fuoco ma ha un cuore meccanico. 

Le dinamiche che si instaurano tra questi personaggi ci portano a percorrere percorsi emotivi segnati dalla sofferenza, dall’abbandono, dai sensi di colpa, dai soprusi e dalle violenze, dall’ossessione. All’interno del Carosello si sviluppano legami di lealtà e sostegno reciproco, ma ci sono anche orribili segreti che Odilon Rose, malvagio e crudele, minaccia di rivelare. 

 Odilon è un personaggio che non suscita certamente le simpatie dei lettori: è un uomo ossessionato dal possedere oggetti e persone. Infatti considera Charlotte come una sua proprietà ed è ben deciso a sottrarre la sua protetta dall’abbraccio della morte. Ma quale sarà il prezzo da pagare? La posta in gioco diventa più alta quando Lucien si ritrova attratto da Charlotte e lei da lui. 

“Il Carosello delle Curiosità” è un romanzo che intrappola il lettore negli ingranaggi di una storia narrata con abilità. È una storia magica e oscura, l’evoluzione è inizialmente più lenta e prepara il terreno a eventi ricchi di suspense e curiosità. L’ambientazione storica, la Londra del 1880, è perfetta per questo romanzo perché è ricca di atmosfera, pericoli, magie e patti diabolici. Tutto appare e scompare, si mostra e si cela con inquietudine. Se siete pronti accomodatevi in platea, smorziamo le luci e attenti, lo spettacolo sta per iniziare.

martedì 16 gennaio 2024

RECENSIONE | "Il coraggio di Rachel DuPree" di Ann Weisgarber

“Il coraggio di Rachel DuPree” è un romanzo di Ann Weisgarber pubblicato da Neri Pozza, nella traduzione di Maddalena Togliani, nella collana I Narratori delle Tavole. L’autrice narra la vita dei coloni neri nella prateria e dà voce a un’eroina che, in una terra desolata, scopre la vacuità del sogno americano e dei suoi valori, illusori come una manciata di polvere.


STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
Il coraggio di Rachel DuPree
Ann Weisgarber

Editore: Neri Pozza
Pagine: 272
Prezzo: € 18,00
Sinossi

Manca l’acqua, nella terra che Isaac e Rachel DuPree hanno scelto per la loro famiglia, e un vento violento soffia sulla prateria sollevando sabbia ed erbacce. Siamo nelle Badlands, South Dakota, e l’anno è il 1917. Non piove da mesi e ogni cosa è secca, come le labbra screpolate di Rachel o gli occhi opachi dei suoi figli. Nonostante le asperità di quella vita, Isaac e Rachel non possono abbandonare la casa di legno e i duemilacinquecento acri che affacciano sulle colline, il loro avamposto sulla frontiera dove è così raro vedere, fra i coloni, un uomo che non sia bianco. Dopo anni vissuti in uno spazio scavato nel fianco di una collina, hanno finalmente una casa, e una casa è segno di rispetto, così come la terra, soprattutto se sei nero. La sete, tuttavia, continua a farsi sentire. Un giorno Isaac chiede alla piccola Liz di calarsi dentro il pozzo. La bambina potrebbe cadere e rimanere uccisa o essere morsa dal serpente con gli occhi rossi che tanto la terrorizza. Qualcosa allora si rompe dentro Rachel. La ribellione comincia a farsi strada nella sua testa. Nella sua città d’origine, Chicago, basterebbe aprire un rubinetto per avere dell’acqua. Perchè, dunque, vivere di stenti al solo scopo di permettere a Isaac di coltivare il suo sogno di proprietario terriero? L’amore e il sacrificio sono davvero tali quando ne va della vita dei figli e della propria esistenza? E che cosa sono sottomissione e rassegnazione se non una forma di tradimento verso i suoi figli e verso se stessa? Aprendo uno squarcio sulla vita dei coloni neri nella prateria, Ann Weisgarber dà voce a un’eroina indimenticabile che, in una terra desolata, scopre la vacuità del sogno americano e dei suoi valori, illusori come una manciata di polvere.





Davanti a me c’erano le Badlands. Al mio arrivo la loro vastità mi aveva spaventata. Erano senza fine. C’erano solo canyon che tagliavano la terra, erbe delle praterie alte fino al ginocchio che fremevano e oscillavano come fossero vive, e catene di colline che si stagliavano contro il cielo. Le Badlands mi facevano paura, ma finché Isaac era con me, era quello il posto dove volevo vivere.

Manca l’acqua, nella terra che Isaac e Rachel DuPree hanno scelto per costruire il loro futuro, e un vento violento soffia sulla prateria sollevando sabbia ed erbacce. Siamo nelle Badlands, South Dakota, nell’anno 1917. Non piove da mesi e ogni cosa è secca, come le labbra screpolate di Rachel o gli occhi opachi dei suoi figli. Nonostante le difficoltà, Isaac e Rachel non vogliono abbandonare la casa di legno e i duemilacinquecento acri che affacciano sulle colline. Ora, dopo tante privazioni, hanno una vera casa, e una casa è segno di rispetto, così come la terra, soprattutto se sei nero. La siccità però incombe senza pietà su tutta la zona e un giorno Isaac decide di calare la piccola Liz dentro il pozzo per recuperare l’acqua rimasta sul fondo. La bambina è terrorizzata, potrebbe cadere e rimanere uccisa o essere morsa dal serpente dagli occhi rossi che le incute tanta paura. Isaac è sordo ai pianti della bambina. 

«Noi siamo qui» le dissi. «Il papà ti regge»

Lei mi guardò, il viso scuro paralizzato dalla paura. Il vento soffiava e Liz sussultò, gli occhi ridotti a due fessure. 

«Sei coraggiosa» le dissi mentre scendeva a occhi chiusi. Le spalle le tremarono. Emise un gorgoglio, poi scomparve nel pozzo. Non ero tipo da rivolgermi a Gesù per chiedergli favori. Ma quel giorno lo feci. 

Gesù misericordioso. Dolcissimo Gesù misericordioso. Accompagna mia figlia in questo pozzo.

Allora qualcosa si rompe dentro Rachel e la ribellione comincia a farsi strada nella sua testa. Durante i momenti di sconforto la donna pensa che nella sua città d’origine, Chicago, basterebbe aprire un rubinetto per avere dell’acqua. Perché, dunque, vivere di stenti al solo scopo di permettere a Isaac di coltivare il suo sogno di proprietario terriero? L’amore e il sacrificio sono più importanti della vita dei figli e della propria esistenza? La sottomissione e la rassegnazione non sono una forma di tradimento verso i suoi figli e verso se stessa? 

South Dakota. La terra delle opportunità. Ma quello era stato prima della siccità, prima che io e Isaac mandassimo una bambina giù nel pozzo. Prima che lo facessimo per la seconda volta. La seconda volta, Liz urlò quando Isaac le disse che avevamo bisogno di lei. Urlò finché non le misi una mano sulla bocca e le tenni chiuse le labbra… Al pozzo sapevamo tutti cosa fare, sapevamo cosa aspettarci, e questo non fece che peggiorare la situazione. Ci stavamo abituando. Ci eravamo rassegnati. 

A 25 anni, Rachel, una discendente di schiavi, sogna di lasciare il suo lavoro da cuoca in una pensione per sposare Isaac DuPree, il figlio della padrona di casa. Lui non è innamorato della ragazza ma vede nel matrimonio la possibilità di chiedere più terra a suo nome. Lei accetta sicura di poter conquistare Isaac e si trasferisce nelle terre del South Dakota: hanno un piccolo gregge e 160 acri di terra che aumenterà negli anni. Isaac, che si rivelerà uomo testardo, ambizioso e orgoglioso, vuol essere finalmente alla pari dei pionieri bianchi mentre Rachel inizia a sognare un’altra vita. 

La terra determinava il valore di una persona. Avevo perso il conto del numero di volte che Isaac me l’aveva detto. Ma nessuna distesa di terra sarebbe bastata per soddisfarlo. Ci sarebbe sempre stato un nuovo terreno dove far pascolare le mucche, o un angolino con un torrente che non si prosciugava mai, o delle praterie per coltivare il frumento invernale. Non sarebbe mai finita.

Seguiamo la vita difficile della coppia. Quattordici anni dopo, la situazione è disperata a causa della siccità, il bestiame sta morendo e le riserve di cibo sono esaurite. Isaac vorrebbe comprare altro terreno che nemmeno gli indiani vogliono. L’eccessiva ambizione di Isaac non fa che peggiorare la situazione della moglie incinta e dei loro cinque figli. Di fronte ai segreti e alle bugie di un marito che conosce a malapena, Rachel deve trovare in sé la forza per prendere la decisione più difficile della sua vita. La donna aveva lavorato sodo per compiacere il marito, per vedere un’ombra di ammirazione nei suoi occhi. 

Sicuramente i coloni americani hanno affrontato sfide che oggi molti di noi non sarebbero in grado di superare. La storia di Rachel è la storia di una donna che ha preso decisioni straordinarie. 

L’autrice, con una scrittura essenziale, narra una pagina di storia poco conosciuta: la conquista dell’Occidente dove le famiglie nere sono rare e gli allevatori neri ancora più rari. Nel suo scritto si percepisce la realtà dell’epoca: i neri dell’esercito partecipano come i bianchi alle esazioni contro gli indiani. I bianchi disprezzano i neri e gli indiani, i neri, come Isaac, disprezzano gli indiani. I sentieri delle lacrime si moltiplicano e il disprezzo umano non ha limiti. 

“Il coraggio di Rachel DuPree” è un libro commovente, struggente, travolgente. È il ritratto di una donna e madre coraggiosa che riesce ad apporsi ai sogni egoistici del marito. I desideri, quando portano alla sofferenza, hanno bisogno di un gran coraggio per realizzarsi e non è detto che ciò sia possibile. Siccità, polvere, bestiame morente e bambini nati morti sono avversità difficili da superare. Anche Rachel ha dei sogni che il marito consapevolmente disillude, ma lei deve continuare a sognare per non perdere la sua anima. 

Rachel è una donna forte, una madre, una figlia, una sorella, che non teme il duro lavoro e nel tempo si guadagnerà il rispetto, forse un surrogato dell’amore, del marito. Purtroppo la siccità, come la morte, non guarda in faccia a nessuno e Rachel è determinata a dare ai suoi figli sopravvissuti la vita che meritano. 

“Il coraggio di Rachel DuPree” è un romanzo sull’amore e sulla lealtà, la patria e l’appartenenza. Soprattutto è la storia del coraggio di una donna di fronte alle avversità. In una società patriarcale, Rachel cerca di ritagliarsi il suo spazio di libertà. Libertà di poter decidere, di non piegare la testa e di poter fare a modo suo. Costi quel che costi. 

Il mondo di Rachel non è perfetto ed è facile, per noi lettori, scivolare nelle sue stesse incertezze seguendo le sue emozioni e la sua metamorfosi, la ricostruzione di sé e la determinazione per dare un nuovo volto alla propria vita. Sondare il dolore di Rachel, permette di comprendere meglio il senso di panico e di confusione che la vita le infligge nei momenti più bui. Nonostante tutto, la vita merita sempre di essere vissuta anche se ti mette davanti a prove terribili. L’animo femminile può essere forte, deve essere forte, per poter andare oltre le abitudini, il quotidiano, la passività e l’indifferenza del mondo esterno. La forza per combattere tutto ciò è dentro di noi. Rachel deve reagire per salvare chi ama, i suoi bambini. 

“Il coraggio di Rachel DuPree” è un romanzo duro e implacabile, capace di dar voce ai bisogni insoddisfatti, ai pensieri inespressi, alle delusioni, alle speranze. Per anni Rachel si sottomette al marito, finché un giorno, il giorno della calata di Liz nel pozzo, si chiede dove finisce il volere di Isaac e inizia il suo. Sarà l’amore per i figli a mostrarle la via del cambiamento, perché solo ritrovando il suo passata potrà salvare il futuro dei suoi figli. Rachel capirà la forza che si cela in lei e nascerà a nuova vita abbracciando la speranza di avere la meglio su un mondo che potrebbe cancellarla senza alcuna pietà.