giovedì 27 settembre 2018

RECENSIONE | "Elmet" di Fiona Mozley

In questo settembre ricco di novità, continuo a imbattermi in romanzi che mi coinvolgono emotivamente. Il libro diventa un mondo parallelo con cui confrontarmi e da cui trarre spunti di riflessione. A volte mi piacerebbe far parte delle storie che leggo, il brivido dell’imprevisto ha un suo fascino e un po’ d’adrenalina fa sempre bene. Un po’!

La mia ultima lettura inizia in modo quasi bucolico proponendo la serenità della vita nei boschi, la bellezza dei paesaggi, la vita semplice e frugale. Poi tutto cambia e uno tsunami emozionale ti coinvolge ferendo i capitoli con la violenza che solo l’uomo è in grado di scatenare.

“Elmet” è il romanzo d’esordio della scrittrice inglese Fiona Mozley, finalista all’ultimo Man Booker Prize. La Fazi pubblica questo romanzo, oggi 27 settembre, dandoci l’opportunità di leggere quest’opera prima che mostra un ritratto brutale e commovente di una famiglia atipica che vive ai margini della società.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
Elmet
Fiona Mozley (traduzione di S. Castoldi)

Editore: Fazi
Pagine: 280
Prezzo: € 18,00
Sinossi
Elmet, l’ultimo regno celtico indipendente in Inghilterra, terra di nessuno e santuario di fuorilegge, rifugio ma allo stesso tempo trappola, è il lembo sperduto dello Yorkshire che oggi fa da sfondo a questa storia. Vi abitano Daniel e Cathy, fratello e sorella adolescenti. Sono stati abbandonati dalla madre, che sembra essere sparita nel nulla, e vivono, senza regole e senza contatti col mondo esterno, col padre John, un pugile di strada burbero e solitario, nella casa in mezzo ai boschi che lui ha costruito con le sue mani, dormendo all’addiaccio nei primi giorni, sostenendosi di caccia e raccolta. Un vero e proprio nido, in cui i tre trovano la serenità. Finché non compare il signor Price, ricco proprietario terriero senza scrupoli, padrone di gran parte degli alloggi e dei terreni locali e sfruttatore dei suoi lavoratori, che reclama il terreno dove John ha costruito la sua casa, affermando di possederlo legalmente. E con le stesse mani con cui ha ricreato una serenità perduta, John sarà pronto a difenderla…


Molti uomini ritengono di dover essere violenti. Crescono convinti che una vita violenta sia una meta a cui aspirare. In realtà non capiscono assolutamente cosa questo significhi, e lo odiano con tutte le proprie forze. Tuo padre non è così. C’è una tensione in lui quando sta per compiere un atto violento, e una calma quando l’atto è terminato… tuo padre ne ha bisogno. Della violenza. Non direi neanche che gli piaccia, però ne ha bisogno.
Il romanzo è ambientato nella campagna dello Yorkshire, che molto tempo fa era il regno di Elmet. È stato l’ultimo dei regni celtici indipendenti d’Inghilterra. Ma ancora durante il XVII secolo quella stretta gola e i suoi bordi laterali, continuavano a essere una terra di nessuno, un rifugio per chi voleva sottrarsi ai rigori della legge.

Qui abitano Daniel e Cathy, fratello e sorella adolescenti, col padre John, un pugile di strada burbero e solitario. Vivono in una casa in mezzo ai boschi, senza rispettare alcuna regola e senza contatti con il mondo esterno.
Voleva tenerci separati, per conto nostro, isolati dal mondo.
I tre vivono nel loro nido sostenendosi con la caccia. L’idillio sereno è interrotto dall’arrivo del signor Price, ricco proprietario terreno senza scrupoli, che sostiene di essere l’unico padrone del terreno dove John ha costruito la sua casa. A John non resta che difendere la sua famiglia. Costi quel che costi.

“Elmet” è una lettura che mi ha lasciata senza fiato. Non è stato difficile immedesimarmi con i personaggi e ho provato empatia per Cathy, ragazzina quindicenne forte e istintiva, coraggiosa e laboriosa.

Più fragile è Daniel, la voce narrante, un ragazzino sensibile lontano anni luce dalla forza e dalla determinazione mostrati da suo padre e da sua sorella.

Pura forza fisica è John, un uomo dal fisico potente. Egli partecipa a incontri clandestini combattendo a mani nude e guadagnandosi così da vivere. Per lui combattere è un bisogno sia per il corpo che per la mente. Solo così si sente appagato e tranquillo.

Pian piano, in questo mondo parallelo, s’insinua la violenza a incrinare uno strano menage quotidiano. I ragazzi non hanno regole da rispettare, fumano e bevono sidro a loro piacimento. Non frequentano la scuola, non hanno amici.

Nella regione ci sono però molti problemi lavorativi perché i proprietari delle fattorie sfruttano i lavoratori.
 Pago per vivere in una terra che un tempo era nostra, di tutti noi.
John si schiera con i lavoratori andando contro Price. Vecchi conti da regolare alimentano l’ostilità tra i due uomini. In nome dell’odio, travestito da giustizia, accadranno misfatti che mi hanno fatto inorridire. Negli ultimi capitoli il cuore se ne va a spasso lasciando la violenza regina indiscussa degli eventi. Il regolamento di conti sarà terribile.

“Elmet” è un romanzo polifonico, ogni personaggio ha la propria storia, la propria visione del mondo, la propria coscienza. La pluralità delle voci permette di riflettere su contraddizioni e incongruenze sociali che hanno come sfondo splendidi paesaggi. La natura nutre i suoi figli, la violenza dà voce all’anima nera degli uomini  rendendo tutti eterni perdenti.

“Elmet” è una storia senza tempo, dura e commovente, che fa meditare su quanto possa essere difficile trovare il proprio posto nel mondo e sulla mancanza di giustizia per coloro che non sanno o non vogliono scendere a compromessi.

John trasmette, ai suoi figli, un insegnamento lapidario:
Se si combatte secondo le regole si perde.
“Elmet” è la storia di una povertà disperata, di una fuga dal mondo che aspetta sornione le sue vittime, è un’escalation di emozioni forti che fanno da cornice a psicologie in erba e a caratteri ben strutturati. I deboli sopravvivono tra i forti pagando un caro prezzo per conservare la loro vita. John, Daniel e Cathy sono personaggi ricchi di contraddizioni, non riescono a conciliare la loro “forza” con una società che schiaccia i deboli e punisce coloro che osano alzare la testa. I compromessi sono banditi dalla loro casa nei boschi. Tuttavia nessuno è al sicuro, il mondo reale ti raggiunge ovunque tu vada. L’epilogo drammatico fa venire i brividi e il cuore si spezza. Leggetelo con cura pronti ad emozionarvi e ad ascoltare, nel silenzio delle pagine, l’urlo di dolore che non dimenticherete più.

lunedì 24 settembre 2018

RECENSIONE | "Gli Svizzeri muoiono felici" di Andrea Fazioli

Carissimi lettori, tra le ultime pubblicazioni mi ha incuriosita “Gli Svizzeri muoiono felici: I casi di Elia Contini” scritto da Andrea Fazioli per Guanda nella collana Narratori della Fenice. 

Il romanzo, ambientato sull’altopiano della Greina, narra di un pericoloso segreto e della difficoltà di affrontare i mali del mondo. Tuttavia un modo per non lasciarsi seppellire c’è: l’autoironia e la capacità d’immedesimazione, scrive l’autore, sono le strategie giuste per combattere il male e dare libero sfogo alle nostre utopie.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Gli svizzeri muoiono felici
Andrea Fazioli

Editore: Guanda
Pagine: 282
Prezzo: € 18,00

Sinossi
L'investigatore privato Elia Contini è chiamato a occuparsi di un delicatissimo caso di scomparsa. Nel 1998 Eugenio Torres, noto medico, amante del trekking, fondatore di scuole in Niger, all'improvviso sparisce dalla faccia della terra. Vent'anni dopo, alla morte della moglie, i figli assumono Contini per tentare di capire che cosa sia accaduto al padre. Secondo alcune voci, il medico era fuggito in mezzo ai suoi protetti nel Sahara nigerino. E proprio dalla vastità del deserto, un giorno arriva in Svizzera un giovane migrante. Moussa ag Ibrahim appartiene al popolo tuareg e dichiara di avere prove che Torres è vivo e che ha bisogno di aiuto. L'investigatore e l'uomo del deserto formano così una coppia improbabile, che indagando nel passato scoprirà, dietro la scomparsa di Torres, un segreto pericoloso. Sullo sfondo del microcosmo svizzero si confrontano due culture radicalmente opposte. Ma sono poi davvero opposte? O forse invece esiste qualcosa in comune tra le vette innevate delle Alpi e le eterne distese del Sahara?

 

La nebbia nascondeva le montagne, mentre la pioggia sottile, insidiosa, aumentava la forza dei torrenti. Due uomini marciavano in silenzio, battendo i piedi sul terreno fradicio. Risalirono il canyon, si fermarono a cercare il sentiero. Uno disse: “Ci siamo quasi”. E si avviarono lungo l’altopiano.
L’investigatore privato Elia Contini è chiamato a occuparsi di un caso avvenuto molti anni addietro. Nel 1998 Eugenio Torres, noto medico, amante del trekking, fondatore di scuole in Niger, sparisce nel nulla. Secondo alcuni voci, il medico era fuggito nel Sahara nigerino. Proprio dal deserto giunge in Svizzera un giovane migrante che dice di avere prove che Torres è vivo. Contini e l’uomo del deserto formano così una coppia improbabile che scoprirà cosa si cela dietro la scomparsa di Torres.

La prima domanda che mi sono posta, leggendo il titolo, è : “Perché gli Svizzeri muoiono felici?”
Nel romanzo non c’è una risposta precisa a questa domanda anche se i protagonisti hanno in comune la ricerca della felicità. Ognuno a modo suo a testimonianza che non importa da dove si provenga, l’importante è il percorso che decidiamo di affrontare nella nostra vita. Si può nascere nel deserto o in una grande città o sulle cime delle Alpi, tutti cercano il modo di realizzarsi, di trovare il proprio posto nel mondo. Facile a dirsi, difficile a farsi. La nostra società è in continuo divenire, i flussi migratori non si fermano e l’accoglienza mostra i tanti problemi esistenti. Spesso si teme ciò che non si conosce, ci facciamo condizionare dalle nostre paure. Sbagliamo. La scoperta dell’altro può, infatti, riservare piacevoli sorprese. Nel romanzo di Andrea Fazioli, una storia noir offre lo spunto per mostrare come sia possibile e auspicabile il confronto tra due culture radicalmente opposte. Scopriremo cosa hanno in comune le vette innevate delle Alpi e le eterne distese del Sahara.

“Gli Svizzeri Muoiono Felici” è la storia di un incontro impossibile.

L’investigatore Elia Contini è un uomo dal piglio ironico, distratto, disordinato e in perenne lotta con la tecnologia. Crede nell’improbabile: le cose accadono, anche le più bizzarre.
Contini era un uomo lento: ragionava adagio, annotava decine di minuzie nel taccuino. Sapeva aspettare. Aveva il talento di lasciar parlare la gente, finché la gente, forse per esaurimento, gli diceva quello che voleva sapere.
Al suo fianco, nella ricerca del dottor Torres, c’è Moussa.
Moussa pensò che in un certo senso la Svizzera assomigliava al Sahara. Era una nazione piccola, rispetto al Niger, ma tutte quelle montagne, quei ghiacciai, quelle rocce erano come un deserto accartocciato o ripiegato su sé stesso.
Al centro di tutto c’è lui, Eugenio Torres un uomo che nessuno aveva più visto. Svanito nell’aria come un miraggio. Eugenio è vivo o morto? La sua sparizione non è stata certo indolore. Enea e Annika, i suoi figli, vivono in un limbo fatto d’incertezze. Ora bisogna dare un senso a quella mancanza che ha condizionato la loro vita.
Quando i fantasmi ti opprimono, non basta spalancare le finestre. A volte uno sente il bisogno di controllare negli angoli, sotto i letti, per eliminare ogni dubbio.
Al di là della storia noir, ben narrata con un buon intreccio e colpi di scena sapientemente distribuiti, ho percepito tra le righe la presenza costante di temi su cui riflettere. Sicuramente la vita è costellata da difficoltà rendendoci tutto più difficile. Spesso siamo tentati di lasciar tutto per fuggire lontano. È una soluzione? Assolutamente no!

I primi capitoli del romanzo mi hanno affascinata con i paesaggi montuosi descritti con vive emozioni. Leggendo ho avuto l’impressione di compiere uno di quei viaggi immaginari che tanto ammaliano noi lettori. Ho raggiunto le vette montuose e le dune del deserto senza muovermi dal mio adorato divano e di questa escursione ringrazio Andrea Fazioli e la sua capacità di trasmettere la bellezza dei luoghi trasformando le parole in immagini.

Ho provato empatia con i personaggi più fragili del romanzo costretti ad indossare una maschera sociale per nascondere la malinconia del luogo natio o la tristezza per un lutto che allontana per sempre la persona amata. I temi dell’assenza, della solitudine, della nostalgia e della mancanza scolpiscono le anime dei protagonisti ma non riescono a spegnere la speranza.

“Gli Svizzeri Muoiono Felici” è un romanzo intenso che ripercorre le orme di uomini amanti della natura ma fragili nei rapporti con gli altri. C’è una vena di follia nel romanzo che regala una veste enigmatica alla storia. “Nascondere” diventa un mezzo per avvalorare scelte discutibili nate forse per caso ma portate avanti con lucida determinazione. La ricerca di Torres sarà il vaso di Pandora per tutti i personaggi coinvolti nell’indagine. Naturalmente ne escono molti mali: il tradimento, l’odio, la passione, la violenza e la morte. A bilanciare tutti i mali compare, per fortuna, la speranza che, non a caso, viene detta l’ultima a morire.

Quindi vi saluto con la speranza di aver stuzzicato il vostro interesse e promettendovi che “Gli Svizzeri Muoiono Felici” è un romanzo che non vi deluderà.

venerdì 21 settembre 2018

RECENSIONE | "La poesia dell'anima" di Patrisha Mar

Carissimi lettori, oggi vorrei parlarvi di un romanzo che mi ha commossa e ha colmato il mio cuore di speranza. Le difficoltà della vita possono creare intorno a noi delle oscurità che ci rendono prigionieri delle nostre paure ma il potere dell’amore è immenso e indicherà la strada per la felicità.

Patrisha Mar, autrice del bestseller “La mia eccezione sei tu”, torna in libreria con una storia romantica e toccante che vi resterà nel cuore: “La poesia dell’anima”, Newton Compton Editori.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
La poesia dell'anima
Patrisha Mar

Editore: Newton Compton
Pagine: 320
Prezzo: € 9,90 (cop. flessibile) / € 5.90 (cop. rigida)

Sinossi
Giulio Dante è un giovane meccanico che vive ad Ancona, ha una passione segreta per la poesia e fa da padre al fratello Tommaso, che ha la sindrome di Down. Nella sua vita non c'è posto per l'amore, ma solo per avventure mordi e fuggi. Solo che Giulio non ha fatto i conti con il destino: sarà proprio una delle sue "avventure", infatti, la prorompente Dafne, a presentargli Anna Prete, futura impiegata dell'officina. Chissà se il loro rapporto resterà puramente professionale... Una storia d'amore delicata e romantica, in cui i protagonisti sono alla ricerca di se stessi e del proprio posto nel mondo.

 

 L’amore ha molte vie per arrivare al cuore… una è il destino.
Giulio Dante è un giovane meccanico che vive ad Ancona. Ama la poesia e fa da padre al fratello Tommaso, che ha la sindrome di Down. Giulio conduce una vita non facile in cui non c’è posto per l’amore, ma solo per avventure veloci senza alcun impegno. Tutto cambia quando conosce Anna, futura impiegata della sua officina. Tra loro nascerà una romantica storia d’amore, in cui i protagonisti sono alla ricerca di se stessi e del proprio posto nel mondo.

Con un bel mix di equivoci, paura, rimpianti, amicizia e amore, Patrisha Mar ci regala un romanzo che parla direttamente al cuore a testimonianza che la vita è un bene troppo prezioso per guardarla scorrere. È capitato a tutti noi di sentirci soli e incompresi. I protagonisti del romanzo non fanno eccezione. Devono affrontare una quotidianità fatta di problemi, non possono far finta di nulla perché da loro dipendono altre persone. Tuttavia nei loro cuori, sommersa dalle difficoltà, c’è la speranza di trovare la felicità. Basta avere il coraggio di guardarsi attorno con occhi nuovi e ascoltare la voce del cuore.

Patrisha Mar descrive, con tratto sicuro e sensibile, il coraggio necessario per affrontare situazioni difficili. È facile cedere allo sconforto, come se la vita ci avesse privato di qualcosa. Questo romanzo ci ricorda, nonostante tutto, che nel mondo c’è speranza per chi non si arrende. Basta ascoltare il proprio cuore, senza ipocrisie e segreti. Il futuro solitario che tutti temiamo potrebbe diventare uno splendido progetto a due. Solo l’amore incondizionato offre un’ancora di salvezza quando tutto sembra crollare. Mi è piaciuto l’intreccio amoroso, le insensatezze della vita e i suoi improvvisi colpi di scena. Ho condiviso i timori dei giovani protagonisti chiusi in ruoli che tarpano le loro ali. È bello, però, vedere come tutto improvvisamente si trasforma grazie all’amore che infonde linfa vitale nei loro cuori.

Leggendo questa bella favola contemporanea ho ritrovato il senso semplice e genuino del saper godere e gioire di tutto ciò che riempie la nostra vita. C’è un messaggio in questa storia: tutti abbiamo diritto a vivere e ad essere felici. Ognuno è perfetto così com’è con il suo bagaglio di desideri, speranze e sogni.

Giulio, Anna e Tommaso sono personaggi così vivi da sembrare reali perché reali sono i loro sentimenti e reali sono le paure che tolgono ai sogni la loro luce.

Giulio, un tempo bad boy, per il bene di Tommaso è diventato un ragazzo serio e razionale.
Un’anima solitaria che scriveva poesie per risollevare lo spirito. La vita lo aveva già intrappolato, almeno in amore voleva sentirsi libero di scegliere.
Anna è una ragazza timida, pochi amici e nessun amore.
Per Anna l’amore non doveva essere un mordi e fuggi, ma qualcosa da costruire, un romantico incontro di anime.
Tommaso è, tra i personaggi secondari, colui che mi ha conquistata con il suo candore disarmante e il sorriso innamorato della vita.
Tommaso aveva la sindrome di Down e questo non sarebbe mai cambiato, avrebbe avuto sempre i problemi che conosceva, le incertezze che lo dominavano, gli ostacoli che a volte lo facevano piangere di frustrazione, ma poteva vivere la sua vita appieno, al meglio delle proprie possibilità, cercando di fare un passo dopo l’altro.
È un ragazzo adorabile, brillante e saggio, che desidera conquistare un po’ d’indipendenza anche se la sua autonomia spaventa chi lo ama. Ma Tommaso è un ragazzo coraggioso, cosciente delle sue difficoltà, consapevole che la vita inizia quando si oltrepassa la zona di sicurezza. Vedete questo personaggio mi ha fatto riflettere. Tutti siamo alla ricerca di un ruolo nella società. Alcuni sono più coraggiosi altri hanno bisogno di un incoraggiamento ma è in noi la consapevolezza che la vita inizia quando finisce la paura. È difficile per noi genitori affrontare il momento in cui i nostri figli spiccano il volo verso la vita, lo è ancor di più per genitori di bambini disabili. Il troppo amore, come accade a Giulio, può trarci in errore. Abbiamo paura delle difficoltà, siamo disposti a tutto per evitare, ai nostri cari, la sofferenza dell’insuccesso. Ma Tommaso, personaggio emblema di tutti coloro che cercano di superare la paura “del fare”, è un iniezione di coraggio. Vuole essere indipendente, lavorare e vivere l’amore. Ha bisogno dei suoi spazi e di mettersi alla prova. Sa che deve affrontare una strada in salita ma ciò non lo spaventa. Vivere è anche affrontare i problemi man mano che si presentano.

“La poesia dell’anima” è un romanzo che cela, tra le righe, molti e vari spunti di riflessione. Leggendo il libro si comprende subito la passione e l’impegno con cui Patrisha Mar scrive dando vita a personaggi che non hanno paura di mostrare le loro debolezze e fragilità. Godetevi questo romanzo con tranquillità vivendo le emozioni che nascono capitolo dopo capitolo. La storia regala sorrisi e lacrime per una lettura che rimarrà a lungo nel mio cuore di lettrice.

mercoledì 19 settembre 2018

RECENSIONE | "Vox" di Christina Dalcher

Pensate, care lettrici, di non poter più dialogare con nessuno, di non poter più cantare a squarciagola le vostre canzoni preferite, di non poter più raccontare la favola della buonanotte, di non poter più stare svegli fino a tardi a parlare. Immaginate di avere a disposizione una quota fissa di 100 parole al giorno. Niente più libri, nessun lavoro, nessun conto in banca. State iniziando a tremare? Continuiamo: non potete scrivere, non potete praticamente far nulla che non sia una totale sottomissione all’uomo ricoprendo il ruolo di “angelo del focolare”. Bene, vedo il terrore nei vostri occhi, quindi sarà meglio che iniziate a pensare a quello che sareste disposte a fare per essere delle donne libere, per essere ascoltate. Nel frattempo vi parlerò di un romanzo potente che dovete assolutamente leggere: “Vox” di Christina Dalcher.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
Vox
Christina Dalcher (traduzione di B.Ronca)

Editore: Nord
Pagine: 416
Prezzo: € 19,00
Sinossi
Jean McClellan è diventata una donna di poche parole. Ma non per sua scelta. Può pronunciarne solo cento al giorno, non una di più. Anche sua figlia di sei anni porta il braccialetto conta parole, e le è proibito imparare a leggere e a scrivere.

Perché, con il nuovo governo al potere, in America è cambiato tutto.

Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca, al lavoro. Ma è l’unica che ora ha la possibilità di ribellarsi.

Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne. Ogni giorno pronunciamo in media 16.000 parole.

Parole che usiamo per lavorare, per chiacchierare con gli amici, per esprimere la nostra opinione.

Ma, se non facciamo sentire la nostra voce, ci rimarrà solo il silenzio…

 

Se qualcuno mi dicesse che in una settimana potrei far fuori il presidente e il Movimento per la Purezza, non gli crederei. Ma non potrei nemmeno contraddirlo. Non potrei dire niente. Stasera, a cena, prima che pronunci le ultime sillabe della giornata, mio marito dà un colpetto al dispositivo argentato attorno al mio polso sinistro. Un tocco leggero, come per condividere il mio dolore, o forse per ricordarmi di rimanere in silenzio fino a mezzanotte, quando il contatore si resetterà. Il contatore di mia figlia Sonia farà lo stesso. I miei figli maschi, invece, non hanno nulla al polso.
Jean McClellan indossa un apparente innocuo braccialetto al polso. Non ha deciso lei d’indossare quella “diavoleria”, un dispositivo conta parole. Anche sua figlia di sei anni ne porta uno e le è proibito imparare a leggere e a scrivere. Il nuovo governo al potere, in America, è l’artefice di questo salto indietro nel tempo. Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca e al lavoro. Ma è l’unica che ora ha la possibilità di ribellarsi. Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne.
Come donne, siamo chiamate al silenzio e all’obbedienza. Se dobbiamo imparare, chiediamo ai nostri mariti nell’intimità di casa, poiché è peccato che una donna metta in discussione l’autorità maschile voluta da Dio.
“Vox” è uno dei romanzi più attesi dell’anno. È una storia di forte intensità che disegna un mondo futuro indesiderabile e spaventoso. Questo futuro per noi inaccettabile ci aiuta a riflettere sul presente. Non dobbiamo mai dimenticare quanto sia preziosa la libertà e la possibilità di non aver alcun limite di parole. Quando il silenzio è assordante si deve agire per noi stessi, per la società, per il mondo.
Quando obbediamo al comando dell’uomo con umiltà e sottomissione, riconosciamo che a capo di ogni uomo sta Cristo e che a capo di ogni donna sta l’uomo.
Ho letto “Vox” immedesimandomi nei personaggi femminili costretti ad un’esistenza silenziosa e per sempre sottomesse all’uomo. Immaginate di essere costantemente sotto l’occhio vigile del Grande Fratello pronto a catturare qualsiasi cosa possa essere interpretata come comunicazione non verbale. Se dite più di 100 parole una scossa elettrica vi punirà ricordandovi di vivere nel silenzio.

“Vox” vi porterà indietro nel tempo, ricordate il culto vittoriano della vita domestica e l’esclusione delle donne dalla sfera pubblica? Vorreste ritornare ad essere “solo” l’angelo del focolare? Vi piacerebbe vedere solo gli uomini impegnati nella vita economica e politica? E le donne? Tutte impegnate in faccende legate all’ambiente domestico, pronte a riverire il marito e a difendere la propria purezza.

Nel romanzo questa mannaia sociale non vede solo le donne oggetto di repressione, il fanatismo religioso si abbatte anche sull’adultèrio, sugli omosessuali, sui cospiratori. Tutti i colpevoli non hanno scampo, il loro futuro è ai lavori forzati: umiliati pubblicamenti, allontanati dalla famiglia e ridotti in schiavitù.
Onorerò la santità del matrimonio, sia il mio sia quello altrui, poiché Dio retribuirà gli adulteri con la vendetta.
Ho provato un profondo brivido di paura quando ho letto i versetti moralistici del Movimento per la Purezza ricordando un altro movimento per la purezza della razza. Il grido di dolore di milioni di ebrei massacrati dai nazisti non è ancora sopito e mai lo sarà. Quando uccidere diventa giusto allora l’oppressione è leggittima e il mondo mostra la sua faccia mostruosa.

“Vox” ci mostra come sia pericolosa la vicinanza tra religione e Stato. Ci mostra la debolezza di tutti i cittadini davanti al volere di uomini fanatici. In molti diventano soggetti passivi, non c’è ribellione davanti a una politica che ignora le più elementari basi d’uguaglianza. Occorre reagire, protestare e fare delle scelte difficili ma necessarie.

Nel romanzo conoscerete personaggi attivi che sfideranno il Movimento e altri pronti a chinare la testa. Naturalmente non vi svelo cosa succederà ma preparatevi ad affrontare situazioni difficili, scelte fatte per amore, uomini coraggiosi e donne ancor più determinate.

Leggendo “Vox” ho ripensato a dei romanzi, letti tempo fa, che raffigurano un mondo senza libertà. Il primo romanzo a cui ho pensato è “Il racconto dell’ancella” (recensione) di Margaret Atwood: ambientato in un regime totalitario e teocratico, priva la donna di qualsiasi diritto considerandola solo “un’incubatrice” umana.

Poi ho ricordato gli ammonimenti di “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury: leggere e possedere libri è considerato un reato.

Quindi posso tranquillamente dire che i temi trattati in “Vox” non sono nuovi ma l’autrice è stata brava nel trasmettere l’angoscia, l’ansia, la paura, l’annullamento delle donne. Ogni capitolo vola via veloce trasmettendo emozioni e la curiosità di sapere come va a finire. Il pensiero va ai tanti soprusi commessi dagli uomini in nome del potere, del denaro, di un dio non tanto benevolo e di una politica distruttiva. È importante, per me, ricordare che siamo tutti noi le sentinelle di un mondo in equilibrio tra il bene e il male. Occorre non abbassare mai la guardia e prestare sempre attenzione a ciò che ci circonda. Il filosofo Edmund Burke scriveva: “L’unica cosa necessaria per il trionfo del male è che l’uomo buono non faccia niente.”

L’unica pecca, di questo romanzo agghiacciante, è il finale un po’ sbrigativo che lascia molte domande senza risposta. Nell’attesa di un eventuale seguito, consiglio questo libro a tutte le donne coraggiose che si piegano ma non si spezzano, a coloro che sono alle prese con le grandi scelte della vita, a chi del silenzio riesce a farne un’arma potente.

lunedì 17 settembre 2018

RECENSIONE | "Volo di paglia" di Laura Fusconi

Cari lettori, imbattersi in una lettura totalmente travolgente e ricca di emozioni è un incontro folgorante. È stato amore fin da subito con “Volo di paglia”, romanzo d’esordio di Laura Fusconi.

Titolo curioso, scopriremo poi a cosa fa riferimento, e cover di tutto rispetto per una storia che vede come protagonisti dei bambini e il loro rapporto con il fascismo. È un’immersione nei ricordi che toglie il fiato e ammalia per la potenza della scrittura, caratterizzata da sensibilità e precisione, da cui scaturiscono emozioni che abbracciano il cuore del lettore. Non è una lettura leggera ma un viaggio doveroso per oltrepassare lo specchio del passato ed entrare nel lato oscuro della Storia. 

STILE: 9 | STORIA: 9 | COVER: 8
Volo di paglia
Laura Fusconi

Editore: Fazi
Pagine: 238
Prezzo: € 15,50
Sinossi
Agosto 1942. Sono mesi che Tommaso attende il giorno della grande festa organizzata in paese per ammirare insieme a Camillo i prestigiatori, il mangiafuoco e le bancarelle di giocattoli nuovi. Ai due amici si unisce Lia, la bambina più bella della classe, con cui Camillo trascorre le giornate tuffandosi tra le balle di fieno e rincorrendosi per i campi. Ma Lia è la figlia di Gerardo Draghi, il ras fascista che con il suo manipolo di camicie nere spadroneggia nella zona e che esercita il suo fare prepotente anche tra le mura della Valle, la casa padronale della famiglia Draghi. La stessa in cui, cinquant'anni dopo, altri due bambini, Luca e Lidia, giocheranno tra le stanze ormai in rovina, confrontandosi con i mostri della loro fantasia e i fantasmi che ancora abitano quei luoghi. Sullo sfondo di una campagna piacentina dalle tinte delicate e dai contorni arcaici, si intrecciano le storie di un passato dimenticato e di un presente a cui spetta il compito di esorcizzarne la violenza. In "Volo di paglia", Laura Fusconi dà prova di uno stile dai toni lirici e al tempo stesso giocosi, come lo sono i bambini protagonisti, su cui incombono le ombre del mondo degli adulti e dei loro segreti. Un romanzo d'esordio in cui l'attenzione all'infanzia e al suo immaginario si traduce in una scrittura di grande sensibilità e precisione.

 

Quando arrivò alla curva del cespuglio di corniolo si fermò a guardare la Valle. Nel fienile i balloni c’erano ancora: lei e Luca avrebbero potuto giocare come sempre a Volo di paglia. L’avevano inventato insieme, quel gioco: Luca era stato il primo ad arrampicarsi sui balloni di fieno e a lanciarsi nel mucchio di paglia che c’era sotto. E poi aveva riso, dicendo che era la cosa più bella che avesse mai fatto. Lidia l’aveva subito imitato.
Agosto 1942. Sono mesi che Tommaso e Camillo attendono il giorno della grande festa organizzata in paese. Con loro c’è Lia, la bambina più bella della classe. Ma Lia è la figlia di Gerardo Draghi, il ras fascista che, con il suo manipolo di camicie nere, spadroneggia nella zona. Draghi manifesta il suo essere prepotente, che rasenta la follia, anche tra le mura della Valle, la casa padronale in cui vive con la moglie e i figli. La stessa casa in cui, cinquant’anni dopo, altri due bambini, Luca e Lidia, giocheranno tra le stanze ormai in rovina. La loro fantasia darà voce a mostri e fantasmi di un passato dimenticato e di una presente a cui tocca il compito di esorcizzare la paura.

“Volo di paglia” è una storia che lega il lettore dalla prima all’ultima pagina. È un viaggio indietro nel tempo, un salto nel buio del fascismo tra le camicie nere e la loro crudeltà. È una storia di violenze e abusi che si consumano tra le stanze del grande casale in cui vive la famiglia Draghi. È la storia di un gioco, il Volo di Paglia, che rende felice dei bambini. La loro felicità però dura un attimo, il tempo di un volo quando ogni cosa si annulla e il cuore ritrova la pace. È la storia di Tommaso, Camillo e Lia a cui viene rubata l’innocenza dell’infanzia anche se ai loro occhi tutto appare in modo diverso.

Ho amato questi bambini, personaggi sensibile e fragili. Ho, con tutto il cuore, detestato i “grandi” persi nei loro giochi di potere. Avrei voluto entrare nella storia e difendere queste giovani vite, mi sono commossa con Lia e la sua richiesta, mai ascoltata, di ricevere amore da un padre sempre scostante e indifferente. Ho tifato per Don Antonio, parroco del paese, che si oppone al regime di terrore e per questo non avrà vita facile. Ho apprezzato tutti coloro che hanno lottato contro i crimini e la cattiveria umana. Ognuno lo fa a modo suo in base alle proprie forze e possibilità. Mi si è stretto il cuore nel vedere che c’è anche chi non ce la fa, chi “non vuol vedere la realtà”. Poi quando si guarda negli occhi il baratro dell’animo umano è ormai troppo tardi e il dramma si compie. Implacabile è la rabbia che ho provato mista a una malinconia che si trasforma in un grido di dolore. Ho accarezzato i ricordi dei protagonisti riempiendomi gli occhi della bellezza dei luoghi ma voltando lo sguardo eccolo lì, il seme del male germoglia rigoglioso. Il cuore avvelenato degli uomini spegne i colori dell’infanzia. Il mondo cinico degli adulti si contrappone al mondo ingenuo e ricco di speranza dei bambini. È un salto il passaggio dall’infanzia all’età adulta, un “volo libero” dove tutto può accadere. Nel volo ci può essere la paura, la felicità, l’ansia e la speranza. Nulla è definito, tutto è possibile.
Aveva imparato a tenere gli occhi aperti nel momento del salto e a godersi quell’attimo di vuoto, meno di un secondo, in cui non c’era nessuna sicurezza, nessun appiglio, nulla. Era tutto, quell’attimo.
“Volo di paglia” è un romanzo assolutamente da leggere! È uno di quei libri che una volta iniziati ti rapiscono il cuore e non puoi smettere di leggere. I ricordi diventano attimi preziosi di un passato che non si può cambiare. Sarebbe bello poter tornare indietro e cancellare le pagine buie della Storia, assolvere gli uomini e cancellare l’umana follia. Anche Dio pare soccombere sotto la coltre nera degli orrori umani e le preghiere si perdono nel vento, le stelle si spengono e tutto tace.
Dio è un bugiardo. Dio è un bugiardo. Dio è un bugiardo.
Ho amato ascoltare le voci narranti, seguirle nei loro ricordi, nei luoghi dell’infanzia dove si perde la gioia di vivere. Mi piacerebbe ritrovare queste voci, ritrovare la magia dei loro sorrisi. Non lasciamo che la memoria si addormenti. Non lasciamo che la zona grigia dell’indifferenza si espanda sempre più. Non voltiamo la faccia dall’altra parte. La memoria civile ci impone di non dimenticare.

giovedì 13 settembre 2018

RECENSIONE | "Il fiume della colpa" di Wilkie Collins

Cari lettori, la collana letteraria Le Strade, Fazi Editore, si arricchisce di un ulteriore romanzo di Wilkie Collins: “Il fiume della colpa”. 184 pagine di avventura, suspense e mistero firmate dal padre del romanzo poliziesco moderno che ci propone una storia all’ombra della luna.

La celebre formula che Wilkie Collins utilizzava nella stesura dei suoi romanzi era: “Falli ridere, falli piangere, falli aspettare.” Indubbiamente “Il fiume della colpa” si rivelerà, per il lettore, l’attesa di una tragedia che si respira fin dalle prime pagine e che vi spingerà a leggere la storia tutta d’un fiato. La lettura raffinata non vi deluderà.

STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 9
Il fiume della colpa
Wilkie Collins (traduzione di P. Parnisari)

Editore: Fazi
Pagine: 184
Prezzo: € 17,50
Sinossi
Dopo anni di forzata lontananza, in seguito alla morte del padre, Gerard Roylake fa ritorno alla residenza di famiglia per prendere possesso della casa e delle terre ereditate. Quella che ritrova è una contea avvolta da un groviglio di misteri. L'incontro con Cristel Toller, la bellissima figlia del mugnaio, ridesta in Gerard ricordi sopiti dal tempo dell'infanzia e fa sorgere in lui una passione fatale, ma lo porta anche a imbattersi in un uomo misterioso e affascinante: tutti lo conoscono come "l'inquilino", un individuo sinistro che la sordità e l'isolamento dal mondo hanno reso insofferente nei confronti di quanti lo circondano. Questi, infatuato di Cristel, finirà inevitabilmente per vedere in Gerard un pericoloso rivale in amore. Un orribile delitto sta per avere luogo, oppure i timori dei protagonisti - e del lettore - sono infondati? E qual è il motivo della strana attrazione che, in segreto, sembra spingere Cristel tra le braccia dell'inquilino?






La luce lunare, dispensando il suo sereno fulgore allo spazio aperto, s’era ben guardata dal gettare la propria bellezza nelle acque indolenti di quel fiume ampio e fangoso. La sua corrente furtiva lo conduceva diritto al mare; non una roccia ne interrompeva la monotonia, non un gorgoglio infrangeva la sua lugubre, tetra superficie… Un fiume davvero repellente in se stesso, repellente per i suoi dintorni, repellente persino nel nome. Veniva chiamato Il Loke.
Gerard Royloke, dopo anni di forzata lontananza, in seguito alla morte del padre fa ritorno alla residenza di famiglia per prendere possesso della casa e delle terre ereditate. L’incontro con Cristel Toller, la bellissima figlia del mugnaio, fa sorgere in Gerard una passione fatale che lo porta a confrontarsi con un uomo misterioso e affascinante noto con il nome “l’Inquilino”. L’uomo è un individuo sinistro che la sordità e l’isolamento hanno reso insofferente nei confronti di quanti lo circondano. Anche l’Inquilino ama Cristel e quindi vede in Gerard un pericoloso rivale. Cosa succederà? Perché Cristel sembra preferire l’Inquilino a Gerard? Quale segreto, la ragazza, vuole difendere?
Tornai sui miei passi lungo il sentiero dal quale provenivo, riconsiderai la mia decisione e, senza sapere perché, girai nella direzione opposta prendendo di nuovo la strada per il fiume. E ora mi chiedo: come sarebbe andata la mia vita se avessi proseguito nell’altra direzione?
“Il fiume della colpa” è la storia di una giovane fanciulla contesa da due uomini disposti a tutto pur di conquistarla. Il libro si presenta con una cover seducente che trasmette fascino e sensualità. Infatti in copertina la Fazi ha riprodotto il quadro di James Tissot, dal titolo “Young Lady in a Boat”.

“Sulle rive del peggior torrente d’Inghilterra” conosceremo gli sviluppi di una storia il cui intreccio si basa su elementi d’avventura, di passioni fatali, di metamorfosi esistenziali nell’attesa che un crimine si compia.

Unico testimone, silenzioso e inquieto, è il fiume melmoso e oscuro. Le sue acque saranno le uniche a sapere la verità.

Ho letto questo libro con gran curiosità, lo scrittore semina con maestria false tracce e riesce a caratterizzare i personaggi con poche parole che svelano subito la natura dei protagonisti.

Tra le mura di un vecchio mulino ad acqua, il mistero si fa sempre più fitto e tutto ruota intorno a un uomo senza nome, un uomo affascinante e malvagio con più di uno scheletro nell’armadio. Un uomo malato, affetto da sordità acquisita. È conosciuto come l’Inquilino e si presenta a noi lettori raccontandosi in una specie di memoriale diviso in “Prima della sordità” e “Dopo la sordità”.

Il suo rivale in amore è il giovane Gerard, ama i libri e colleziona insetti. Egli racconta la vicenda rivolgendosi spesso al lettore e cammina su un campo minato ignorando i potenziali pericoli.

La fanciulla contesa, Miss Cristel, è intelligente e sensibile. Non condivide con nessuno i suoi segreti ed è pronta ad assumersi le conseguenze delle sue scelte. Nel bene e nel male, con coraggio, va avanti per la sua strada.

Ho molto apprezzato la creazione di atmosfere e personaggi intriganti divisi in Buoni e Cattivi. Affascinante la perdita dell’identità, il malefico Inquilino, e il distinguo tra ciò che è bene e ciò che è male che si perde davanti ai propri interessi. La trama, pur non essendo originale, è narrata in modo elegante dando spazio al mistero e al coinvolgimento emotivo. Le molteplici voci sono testimonianze di verità soggettive che nascondono la realtà mentre, elementi inquietanti, si mescolano con le azioni dei protagonisti. Sicuramente “Il fiume della colpa” non è tra i capolavori di Wilkie Collins ma merita di essere letto. È un bel viaggio insieme ad un compagno che ci permetterà di passare qualche ora felice percorrendo le strade infinite del cuore.

martedì 11 settembre 2018

RECENSIONE | “L’unico ricordo di Flora Banks” di Emily Barr

Buongiorno, cari lettori :) Grazie alla Salani Editore è stato pubblicato in Italia “L’unico ricordo di Flora Banks” di Emily Barr. Il romanzo, accolto con pareri positivi, è la storia di una ragazzina che vede la sua vita scorrere da dietro un vetro e non può far nulla per rendere reali i propri sogni. Fino a quando l’amore non renderà il suo cuore e la sua mente liberi di volare verso un futuro senza rimpianti.

Emily Barr ha lavorato come giornalista a Londra, ma il suo sogno è sempre stato quello di scrivere un libro. Così, dopo un lungo viaggio, è tornata con un’idea per il suo primo romanzo. Da allora ne ha scritti molti altri, “L’unico ricordo di Flora Banks” è il suo esordio nella letteratura per giovani adulti.

STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 7
L'unico ricordo di Flora Banks
Emily Barr (traduzione di A. Peroni)

Editore: Salani
Pagine: 299
Prezzo: € 15,90
Sinossi
Flora Banks, diciassette anni, non ha la memoria a breve termine. I suoi ricordi si sono fermati a quando aveva dieci anni: da allora, dopo che una malattia le ha colpito il cervello, deve continuamente fissare i momenti che vive, scrivendoli su un quaderno, su post-it, oppure direttamente sulle mani e sulle braccia. Quello che sa di sé è che mamma e papà le vogliono bene, così come Jacob, il suo adorato fratello maggiore, e che Paige è la sua migliore amica, quella che si prende cura di lei nel difficile mondo esterno. Ma una sera, durante una festa, Drake, il ragazzo di Paige, la bacia sulla spiaggia e stranamente questo ricordo non svanisce come gli altri. Flora ricorda il bacio, ricorda le parole di Drake, ricorda ogni singolo istante di quell'episodio. Possibile che Drake sia l'artefice del miracolo? Peccato però che il ragazzo sia partito per studiare in Norvegia. Flora non ha dubbi: deve raggiungerlo, solo così potrà capire veramente chi è e cominciare a vivere davvero. Ma come può fidarsi degli altri se non può fidarsi nemmeno di se stessa?








La musica è troppo alta, la sala troppo affollata, e sembra che in questa casa ci siano più persone di quante possa conoscerne un essere umano. È un po’ che sono rintanata in un angolo: faccio un respiro profondo e mi faccio largo tra gente che non conosco. Mi guardo la mano. C’è scritto FESTA in grosse lettere nere. Fin qui ci arrivo, ma non so come mai sono qui.
Flora Banks ha 17 anni e vive a Penzance in Cornovaglia. A 10 anni le è stato diagnosticato un tumore al cervello e quando i chirurghi l’hanno asportato, se n’è andata anche parte della memoria di Flora. Ora la ragazza ricorda la sua vita prima della malattia ma non può più memorizzare nuovi ricordi. Soffre di Amnesia Anterograda, ricorda le cose per un paio d’ore e poi le dimentica. Per questo deve continuamente fissare i momenti che vive, scrivendoli su un quaderno, su post-it, oppure direttamente sulle mani e sulle braccia. Paige è la sua migliore amica e i suoi genitori vivono solo per lei. Ma una sera Drake, il ragazzo di Page, la bacia sulla spiaggia e stranamente questo ricordo non svanisce come gli altri. Flora ricorda ogni singolo istante di quell’episodio, forse Drake è l’artefice del miracolo. Purtroppo, però, il ragazzo parte per studiare in Norvegia. Flora non ha dubbi: deve raggiungerlo per capire se stessa e cominciare a vivere davvero.
Sono in cima a un’altura e so di aver fatto una cosa terribile, ma non ho idea di cosa. Un minuto o un’ora fa lo sapevo, ma il ricordo mi si è cancellato dalla mente prima che avessi il tempo di scrivermelo, e ormai l’ho perso. So che non devo farmi trovare, ma non so da cosa mi sta nascondendo.
Flora è una ragazza prigioniera di una mente imperfetta. Vive sotto una campana di vetro, costruita dall’amore dei suoi genitori, dove non ci sono pericoli di sorta. La sua cameretta è rimasta la stessa di quando aveva 10 anni. È tutta rosa, piena di Barbie, orsacchiotti e Lego. È come se la sua vita si fosse fermata a quella giocosa età! Flora percorre una strada esistenziale senza ostacoli, protetta dai mali del mondo. Tante cose Flora non sa! Tanti ricordi confusi si perdono nella sua mente. Sa di avere un fratello maggiore, Jacob. Sa che mamma e papà le vogliono bene. Sa di poter contare su Paige che si prende cura di lei nel difficile mondo esterno. Ora, però, c’è un ricordo in più! Un ricordo preciso che Flora vuole conservare per sempre: il suo primo bacio.
Non credevo che sarebbe successo. Neanch’io riesco a smettere di pensare a te! E la cosa incredibile è che me lo ricordo! Ricordo quando eravamo seduti sulla spiaggia, fianco a fianco, con la marea che saliva. Ricordo ogni singola parola che ci siamo detti. Ricordo che ci siamo baciati. Me lo ricordo perfettamente.
Con una trama originale e ben sviluppata, Emily Barr ha realizzato una storia adorna di segreti e paure, di dolore e perdita. La giovane protagonista è alla ricerca della verità e ciò le farà intraprendere un lungo e difficile viaggio verso una località artica: le Isole Svalbard. Nulla sarà facile per lei, fragile e coraggiosa ragazza. La voglia di vivere la porterà ad affrontare mille ostacoli ma la salverà dalla gabbia dorata in cui è “sopravvissuta” fin ora a testimonianza del fatto che quando l’amore decide di farsi strada nel nostro cuore, niente può fermarci.

Flora è un personaggio che emerge dalle pagine per condividere con noi lettori la sensazione di sentirsi inadeguata e di non essere compresa. Tutto il suo essere si ribella a un presente fatto di apatia, obbediènza e passività. La malattia è il lato in ombra della sua vita, la sua volontà è forte e finalmente smette di far finta di vivere. Smette di aver paura e inizia a vivere.

“L’unico ricordo di Flora Banks” è un romanzo ben scritto destinato a un pubblico giovane ma apprezzato anche dai lettori adulti. Io l’ho letto con curiosità e partecipazione entrando nel mondo di Flora e comprendendo che è proprio l’insieme di tanti momenti imperfetti a rendere la ragazza sempre più coraggiosa e ribelle. Le sue paure si trasformano in voci di speranza, d’incoraggiamento per vivere confidando in un futuro fatto di tante piccole conquiste che Flora colleziona accogliendo le novità non più come dei pericoli ma come opportunità di crescita. Seguire Flora nel suo viaggio è stato emozionante, ho temuto per lei da sola in un luogo così lontano. Affascinante il paesaggio delle isole Svalbard, situate nell’Oceano Artico a metà strada tra la Norvegia e il Polo Nord. Qui ho ammirato l’incontaminata natura e la fauna artica, racchiuse in un ambiente duro ma fragilissimo. Ho incontrato anche l’orso polare e sono stata sedotta da queste terre dove tutto è diverso da come siamo abituati. Flora ed io abbiamo conosciuto un territorio baciato da una natura grandiosa e abbiamo compreso che affrontare la vita è sempre un faticoso, irrinunciabile, splendido atto d’amore. Buona fortuna Flora e che la vita ti sorrida sempre!

giovedì 6 settembre 2018

RECENSIONE | "Cambio di rotta" di Elizabeth Jane Howard

Carissimi lettori, finalmente l’estate scivola via lentamente nell’autunno e la mia voglia di leggere aumenta sempre più. In questi giorni ho terminato un romanzo intimo e profondo sulle relazioni tra uomini e donne. Si tratta di un'opera di Elizabeth Jane Howard (autrice della saga dei Cazalet) che ho apprezzato con “All’ombra di Julius” (recensione). Da oggi è finalmente in libreria l’atteso “Cambio di rotta”.  

Il romanzo è stato pubblicato nel 1959 e fu incluso insieme a “Lolita” di Nabokov fra i migliori libri dell’anno da “The Sunday Times”.

“Cambio di rotta” racconta, attraverso la voce di quattro protagonisti, la mondanità, la vita agiata dell’élite culturale, il mondo nevrotico del teatro di fine anni Cinquanta tra Londra e New York. La storia ha ricevuto il plauso della critica ed è stata molto apprezzata dal pubblico. Attualmente è in fase di lavorazione un film tratto da questo romanzo. Regista e protagonista sarà l’attrice inglese Kristin Scott Thomas (“Quattro matrimoni e un funerale”, “Il paziente inglese”) all’esordio alla regia.

STILE: 9 | STORIA: 9 | COVER: 7
Cambio di rotta
Elizabeth Jane Howard (traduzione di M. Francescon)

Editore: Fazi
Pagine: 430
Prezzo: € 18,50
Sinossi
Emmanuel e Lillian Joyce sono una coppia di mezz'età appartenente all'alta borghesia londinese ebraica e cosmopolita. Lui è un drammaturgo di successo, lei è una donna fragile, più giovane del marito, raffinata e mondana. A mediare tra i due, il manager tuttofare Jimmy Sullivan. I Joyce conducono una vita da girovaghi: Londra e New York per il lavoro di Emmanuel, ma anche frequenti vacanze in varie località sul Mediterraneo. Emmanuel tradisce Lillian con molta disinvoltura, con le giovani attrici e le segretarie che subiscono il suo carisma. Complice anche l'abile lavoro di Jimmy, Lillian ignora le infedeltà del marito e conduce una vita ovattata. Quando c'è bisogno di una nuova segretaria, entra in scena Alberta, una ragazza molto giovane e ingenua che proviene da una numerosa famiglia di campagna. Alberta si ritrova catapultata all'improvviso in un mondo a lei del tutto nuovo. Mentre i due uomini cominciano a subire il fascino semplice della ragazza e Lillian inizia a temere che Alberta diventi la prossima amante di suo marito, l'irrequieto quartetto si trasferisce su un'isola greca, dove le dinamiche fra i quattro personaggi prenderanno una piega inaspettata...



Ecco il guaio nella vita: decidi con autentica generosità di fare qualcosa per un’altra persona, ce la metti tutta, e solo dopo ti preoccupi dei tuoi desideri e ti rendi conto che le due cose non collimano.
Emmanuel e Lillian Joyce sono una coppia di mezz’età appartenente all’alta borghesia londinese ebraica e cosmopolita. Lui è un drammaturgo di successo, lei è una donna fragile, raffinata e mondana. Con loro vive e lavora il manager tuttofare Jimmy Sullivan. I Joyce conducono una vita da girovaghi: Londra e New York (per lavoro), varie località sul Mediterraneo per incantevoli vacanze. Em tradisce Lillian con molta disinvoltura. Giovani attrici e segretarie non si sottraggono al suo fascino. Lillian ignora (o meglio finge di non sapere) le infedeltà del marito. Quando Alberta, una ragazza molto giovane e ingenua, diventa la nuova segretaria di Em, le cose cambiano. Sia Em che Jimmy subiscono il fascino della ragazza e Lillian teme di perdere il marito. Durante una vacanza su un’isola greca, le dinamiche fra i quattro personaggi prenderanno una piega inaspettata.

Con una scrittura raffinata Elizabeth Jane Howard tratta argomenti delicati come l’amore e la perdita descrivendo le relazioni umane con fare realistico mostrandosi una brillante osservatrice. L’autrice affronterà i problemi di coppia, le difficoltà nel tener sempre vivi i sentimenti, l’immenso dolore di un lutto che cambia l’equilibrio familiare, la paura di perdere l’amore di una vita. Tante emozioni, tanti modi di concepire l’amore non solo verso gli altri ma anche verso se stessi. Amare non è mai facile, nessuno ha la bacchetta magica per risolvere, con lieve tocco, ogni tensione, incrinatura, falsità che adombra un rapporto. La vita merita di essere vissuta al meglio anche se ciò implica affrontare difficoltà e dolori. Siamo tutti artefici del nostro futuro.

Ho letto questo libro con molta attenzione gustando il senso d’inquietudine che permea ogni pagina. I personaggi sono perfettamenti collocati in una società che mostra ombre e luci di un continuo divenire.

Lillian, prigioniera di un passato doloroso, è una donna sensibile e fragile con un disperato bisogno d’affetto. È ipersensibile, emotiva e vulnerabile. Dopo anni difficili capisce che non può più continuare ad essere divorata dalla gelosia e dal dolore per la perdita della piccola Sarah. Deve affrontare le difficoltà e provare ad avere una vita. Questo è il suo “cambio di rotta”.

Emmanuel, potente e geniale drammaturgo, tratta la moglie come una bambina. Le nasconde molte cose e affronta da solo una crisi creativa. È irrequieto, alla ricerca di nuove risorse creative che per lui si tramutano in un nuovo modo di rapportarsi alla vita. Anche per lui arriverà il momento per effettuare il “cambio di rotta”.

Jimmy, fedele assistente di Em, è segnato da un’infanzia trascorsa in orfanotrofio. È un mediatore di pace tra i coniugi Joyce. Esperto di teatro vive all’ombra di Em ma imparerà a camminare con le sue gambe mettendosi in gioco in prima persona sia nel lavoro sia nell’amore. Anche per lui c’è all’orizzonte un “cambio di rotta”.

Alberta, giovane e ingenua ragazza, si unirà ai protagonisti in un secondo momento portando un’aria di genuina freschezza. Per lei l’ambiente del teatro è una totale scoperta, ama la vita e l’affronta con riflessione e coraggio rimanendo legata alla famiglia d’origine ma compiendo le sue scelte in piena libertà. Il ruolo di segretaria ben presto verrà abbandonato per debuttare, come attrice, a teatro. Il suo “cambio di rotta” sarà inevitabile come il trascorrere del tempo.
Quando ti liberi di qualcosa che ti sembrava difficile abbandonare, poi hai la sensazione che quella cosa non sia mai esistita, e ti senti leggero e anche un po’ stupido.
Lillian, Em, Jimmy e Alberta ci mostrano che la vita è fatta di cose inevitabili e di cose che possono essere cambiate. Nulla è facile. Amare non è un sogno a occhi aperti, necessità di cure quotidiane. Bisogna innanzitutto amare se stessi con le proprie imperfezioni: è questo il primo passo verso la felicità. Bisogna lasciar andare le sofferenze del passato per iniziare a guarire e guardare al futuro.
Le opportunità, non facili ma nemmeno impossibili da cogliere, erano ancora a portata di mano: piccoli semplici dati di fatto che aspettavano di essere trasformati in qualcos’altro.
“Cambio di rotta” è un libro che esige una lettura calma e riflessiva per dare al cuore e alla mente il tempo per gustare le riflessioni, i ricordi, i pensieri, di ogni personaggio. Si scopre così un quartetto di persone legate da una profonda alchimia che mescola aspettative, emozioni, speranze e timori. Organizzare la propria vita appare un’impresa titanica, non c’è sempre qualcuno disposto a prendere decisioni al posto nostro. Bisogna, a un certo punto, cambiar rotta.




Prima di salutarvi vi segnalo che dal 5 settembre al 5 ottobre 2018, su tutto il catalogo Fazi, ci sarà uno sconto del 25%. Sbizzarritevi e felice lettura a tutti!