lunedì 31 gennaio 2022

RECENSIONE | "Se scorre il sangue" di Stephen King

Credo nel male, ma è tutta la vita che mi chiedo se il male sia fuori o dentro di noi.

A credere nel male è l’amato Stephen King che veste di straordinarietà gli eventi di vita ordinaria. Candidamente confessa che terrorizzare i lettori è, per lui, un gran piacere. La gran parte dei suoi romanzi trasmettono paura attraverso volti ed eventi che sono impressi nei nostri cuori. Chi non ricorda il clown Pennywise, il terrificante pagliaccio di It? Avete dimenticato lo sguardo di Jack Torrance o Carrie, la ragazzina introversa e silenziosa? Queste rimembranze sono solo un modo per rievocare la paura e aprire le porte dell’inferno per godere di nuovi incubi.

Oggi vi parlo di una raccolta di quattro storie intitolata “Se scorre il sangue” scritta da Stephen King, in libreria per Sperling & Kupfer, nella traduzione di Luca Briasco. Pronti a salire sulla giostra della paura? Quattro giri nel mondo dell’ignoto vi aspettano.


STILE: 9 | STORIA: 8 | COVER: 7
Se scorre il sangue
Stephen King

Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 512
Prezzo: € 21,90
Sinossi

Ci sono diversi modi di dire, quando si parla di notizie, e sono tutti leggendari: «Sbatti il mostro in prima pagina», «Fa più notizia Uomo morde cane che Cane morde uomo» e naturalmente «Se scorre il sangue, si vende». Nel racconto di King che dà il titolo a questa raccolta, è una bomba alla Albert Macready Middle School a garantire i titoli cubitali delle prime pagine e le cruente immagini di apertura dei telegiornali. Tra i milioni di spettatori inorriditi davanti allo schermo, però, ce n'è una che coglie una nota stonata. Holly Gibney, l'investigatrice che ha già avuto esperienze ai confini della realtà con Mr Mercedes e con l'Outsider, osserva la scena del crimine e si rende conto che qualcosa non va, che il primo inviato sul luogo della strage ha qualcosa di sbagliato. Inizia così "Se scorre il sangue", sequel indipendente di "The Outsider", protagonista la formidabile Holly nel suo primo caso da solista. Ma il lungo racconto dedicato alla detective preferita di King (come scrive lui stesso nella sua nota finale) è solo uno dei quattro che compongono la raccolta. Da "Il telefono del signor Harrigan", dove vita e tecnologia si intrecciano in modo inusuale, a "La vita di Chuck", ispirato a un cartellone pubblicitario, fino a "Ratto" – che gioca con la natura stessa del talento di uno scrittore – le storie di questa raccolta sono fuori dagli schemi, a volte sentimentali, forse anche fuori dal tempo. In una parola, kinghiane. 

Le storie di questa raccolta sono quattro racconti sulla paura in perfetto stile King.

“Se scorre il sangue”, il ritorno della mitica investigatrice Holly Gibson in un’indagine al cardiopalma.

Il racconto che dà il titolo al libro si può considerare come il sequel del bestseller “The Outsider”. La straordinaria investigatrice Holly Gibney, che ricorderete nella trilogia in Mr. Mercedes e in “Outsider”, con le sue capacità di percezione del paranormale, verrà coinvolta in un’indagine per strage. Una bomba esplode in una scuola media causando morti e feriti. I giornalisti accorrono numerosi sulla scena della strage e i giornali escono con le prime pagine ricche di titoli e foto scioccanti. Il titolo richiama il detto famoso tra i giornalisti: “Se scorre il sangue si vende”. Questo perché le storie che interessano di più la gente sono quelle che finiscono male. Omicidi. Esplosioni. Incidenti. Terremoti. Al mondo ci sono forze maligne che si nutrono della sofferenza e del dolore altrui.

“Il telefono del signor Harrigan”, tecnologia e vita si intrecciano.

La paura corre sul filo del telefono. Uno smartphone di prima generazione, lega indissolubilmente un ricco e anziano industriale e un ragazzino. Entrambi vivono in un paesino lontano dalla frenesia del mondo. Tra i due nascerà una strana amicizia che ruoterà intorno a un misterioso telefonino. Quando  il signor Harrigan muore, il ragazzino si sente solo e incompreso. Come ultimo gesto d’affetto lascia un telefonino nella tasca del defunto. Alcuni giorni, in un momento di difficoltà, il ragazzino compone il numero di quel telefonino ricevendo una risposta inaspettata.

Una persona non dovrebbe chiamare se non vuole una risposta.

 La tecnologia diventa un mezzo terrificante nelle mani di un’entità incline alla vendetta.

“La vita di Chuck”, un inquietante viaggio a ritroso nel tempo.

In questa storia, malinconica ed emozionante, King si pone delle domande sul senso dell’esistenza. Come sarebbe la vita se potessimo conoscere quando e come avverrà la nostra morte? Naturalmente King lo fa a modo suo intrecciando tre diverse storie e ripercorrendo a ritroso la vita del protagonista. Chuck muore a 39 anni per un tumore al cervello, fin dall’infanzia la sua breve vita è stata segnata da eventi sovrannaturali.

Ogni vita, diceva Oriana Fallaci, è una condanna a morte. E proprio perché siamo condannati a morte bisogna viverla bene, riempirla senza sprecare un passo, senza temere di sbagliare, né angeli né bestie, ma solo uomini.

“Ratto”, un patto faustiano per il successo.

La raccolta si chiude con un racconto che affronta il tema di come nascono le storie nella mente degli scrittori. Drew, un professore universitario,  è uno scrittore alquanto insicuro impegnato a scrivere un romanzo western. In vent’anni ha prodotto solo sei racconti. L’unica volta che ha provato a scrivere un romanzo andò fuori di testa e diede fuoco alla casa.

“Quando tornò a casa, Lucy gli lanciò un’occhiata e disse: “O stai covando un’influenza o ti è appena venuta un’idea.”

“La seconda che hai detto”, rispose Drew. “Ed è un’idea buona. Forse la migliore che mi sia mai venuta.”

Leggere di Drew e pensare a un altro scrittore, vedi Shining, che si rifugia in un luogo solitario non è il preludio a una storia propriamente tranquilla. Infatti ne vedremo delle belle!

Per trovare l’ispirazione e la concentrazione si trasferisce nella vecchia baita di famiglia. Qui, in un posto isolato,  vivrà una situazione del tutto inaspettata. Riempie la dispensa di provviste, sistema la vecchia macchina da scrivere Olympia e lascia libera la sua mente di dare forma alle idee. Idee che inesorabilmente vengono cambiate un attimo dopo. Una tempesta proveniente dal Circolo polare artico, interrompe la tranquillità della baita. Drew si ammala, ha la febbre alta e una fissazione per Franzen, uno scrittore statunitense.  Scrivere, finire il romanzo, è per lui un bisogno quasi fisico, è una necessità come respirare per non morire. Durante la tempesta lo scrittore sente grattare alla porta, era un ratto. Una volta in casa, il topo iniziò a parlare con la voce di Jonathan Franzen e propose allo scrittore un patto:

Io posso aiutarti. Se vuoi che lo faccia, ovviamente. Stavi per uccidermi con una paletta e invece mi hai preso e portato dentro casa tua. Mi hai salvato. Puoi esprimere un desiderio, ma …

King dà corpo alle nostre ossessioni, ci coinvolge nell’horror che nasce dalla modernità. Leggendo il suo libro sai perfettamente che la paura ti prenderà, ma non sai quando. Giunge all’improvviso e un brivido freddo ti scende giù per la schiena. Gli oggetti che fanno parte della nostra normalità, risplendono di una luce inquietante e prendono il posto delle creature del buio che animano gli incubi più terrificanti. Il mondo creato  da King non smette mai di sorprendermi. La mente umana sfoggia i suoi mille labirinti e l’autore racconta l’orrore che può travolgere ognuno di noi. Telefoni che squillano, anche se i legittimi proprietari sono ormai defunti e seppelliti sotto tre metri di terra; giornalisti che, più veloci della luce, arrivano immediatamente sulla scena di terribili eventi; cartelloni pubblicitari con messaggi d’auguri che tracciano un’esistenza ormai alla fine; uno scrittore pronto a suggellare un patto con un ratto pronto a soddisfare i suoi desideri. Tutto ciò verrà alterato, manipolato, reso.

“Se scorre il sangue” è una lettura che consiglio a tutti voi perché sarà in grado di condurvi in posti oscuri e terrificanti. Io ho apprezzato maggiormente l’ultimo racconto, “Ratto”. È una storia intrigante in cui le parole danno vita a immagini che scorrono come in un film. La realtà cambia il suo volto, la passione per la scrittura diventa un’ossessione che porta verso un tragico finale.

La forza dell’immaginazione di Stephen King è davvero, buon per noi, infinita.  Nei racconti troverete riferimenti ad altre storie dell’autore, sarà come ritrovare vecchi amici  per spingerci, ancora una volta, in quella zona grigia che vede la realtà sconfinare nella paura. I mostri immaginari fanno meno paura dei mostri reali ma tutti sono legati da una sottile linea di follia. King mette nero su bianco le sue e le nostre insicurezze. Il modo di narrare del Re dell’horror è coinvolgente, non si può resistere alle sue visioni, ai tormenti, agli orrori e ai sentimenti negativi.

In “Se scorre il sangue” ci sono quattro buone storie che, come preziose gemme, adornano lo scettro del Re. Non leggerlo sarebbe un peccato e ricordate: “I misteri dovrebbero restare nei libri.” Dovrebbero, ma ci sono alcune cose che mai riposeranno in pace, nemmeno da morte. Parola di Stephen King.

giovedì 27 gennaio 2022

RECENSIONE | "Il lato nord del cuore" di Dolores Redondo

DeA Planeta porta in libreria “Il lato nord del cuore” della scrittrice basca Dolores Redondo. Traendo ispirazione dall’uragano Katrina  che devastò New Orleans nel 2005, l’autrice propone una storia nera che fa parte di un ciclo di romanzi ispirati al nord. In alcuni di esse la protagonista è Amaia Salazar; in altri, trame e personaggi si intrecciano per creare un unico universo narrativo nel quale il nord non è solo un punto cardinale, ma il filo conduttore di tutti i libri. Perché il lato nord del cuore umano è il luogo più desolato del mondo.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Il lato nord del cuore
Dolores Redondo

Editore: DeA Planeta
Pagine: 688
Prezzo: € 15,00
Sinossi

Estate 2005. Amaia Salazar, giovane e promettente vice ispettore della polizia regionale della Navarra, partecipa a un corso per gli ufficiali della Europol. A Quantico, il quartier generale dell’FBI, lei e i suoi colleghi studiano il caso del “Compositore”, un serial killer attratto dalle catastrofi naturali, che stermina famiglie con una dedizione da culto e una precisione rituale. Alla vigilia dell’uragano Katrina, uno tra i più gravi della storia statunitense, Amaia viene reclutata nella squadra investigativa capitanata dall’agente speciale Aloisius Dupree e spedita a New Orleans al fine di scovare e neutralizzare in tempo l’omicida. Ma un’improvvisa telefonata dal paesino di Elizondo, nella valle del Baztán, richiama di colpo alla memoria i traumi della sua infanzia, obbligandola a scontrarsi con antichi, dolorosi ricordi. E con una paura feroce e arcana. 

Quando Amaia Salazar aveva dodici anni si perse nel bosco per sedici ore. La ritrovarono all’alba, trenta chilometri a nord del punto nel quale aveva smarrito il sentiero. La pioggia battente permetteva appena di vederla; aveva i vestiti strinati e strappati come quelli di una strega medievale scampata al rogo, mentre la pelle candida, gelida, esangue come se la ragazzina fosse appena uscita da un blocco di ghiaccio.

Il nuovo romanzo di  Dolores Redondo trasporta il lettore nell’occhio del ciclone Katrina. L’uragano causò la morte di tantissime persone, si parla di 1836 vittime. Nulla, però, ci assicura che tutte quelle persone morirono a causa della tempesta. Un killer potrebbe uccidere coloro che sono usciti indenni dalla catastrofe sterminando intere famiglie. Al centro della scena la detective Amaia Salazar, del Dipartimento di Polizia della Navarra. Con lei ritroveremo anche altri personaggi della Trilogia del Baztàn. Insieme andremo a ritroso nel tempo quando, siamo nell’agosto del  2005, la giovane Amaia partecipa a un corso di scambio per agenti di polizia presso l’Accademia dell’FBI, a Quantico negli Stati Uniti. Uno dei relatori è Aloisius Dupree a capo di una delle tre squadre operative dell’Unità di Scienze comportamentali dell’FBI. Durante le giornate di studio, a tutti viene proposto il caso di un serial killer, “Il compositore”, che agisce durante le grandi catastrofi naturali uccidendo intere famiglie. Il modus operandi è sempre identico, le famiglie rispondono a requisiti ben precisi e i cadaveri vengono deposti l’uno accanto all’altro con il capo sempre rivolto a nord. Amaia entrerà a far parte della squadra investigativa guidata da Dupree. Sulle tracce del Compositore, la squadra volerà a New Orleans alla vigilia del peggior uragano che si ricordi. Alcune ore prima della partenza, Amaia riceverà una telefonata da sua zia Engrasi di Elizondo che le annuncia l’ormai imminente morte del padre. Ciò risveglierà nella giovane donna i vecchi fantasmi della sua infanzia che possono cambiare tutto, esponendola di nuovo alla parete nord del cuore.

Cupi ricordi infantili riemergono riportando alla luce ferite sepolte nell’anima da quando, dodicenne, si era persa nel bosco. Amaia, nella sua infanzia, ha vissuto l’inferno e questo le ha forgiato il carattere dandole il privilegio, o forse l’enorme peso, di riconoscere le tracce lasciate dal male. L’orrore provato le permette di concepire dei “lati nascosti del male”, delle variabili latenti, che per tutti gli altri restano nell’angolo cieco.

Sono proprio queste capacità, queste doti, che Dupree ammira in Amaia.

Conosco uomini e donne pronti a uccidere pur di essere l’ago nel pagliaio. E molti che non lo sono affatto, tentano a tutti i costi di sembrarlo. Ma lei lo è, lei è l’ago nel pagliaio. Brillante e acuminata, lontana anni luce dalla misera paglia. Lei è nata per distinguersi, non per mimetizzarsi nella folla.

La squadra investigativa giunge a New Orleans intenzionata a fermare il Compositore , chi sopravvive a un uragano diventa figlio della tempesta e nessuno ha il diritto di uccidere coloro che l’uragano ha risparmiato. Non si può permettere a un assassino di strappare il diritto di vivere a coloro che lo hanno conquistato lottando e resistendo alle intemperie.

Intense e coinvolgenti sono le pagine del romanzo dedicate al passaggio di Katrina, la madre di tutte le tempeste, su New Orleans. L’autrice non racconta solo la distruzione, ma punta il dito contro le autorità che abbandonarono, per giorni, la popolazione più fragile. I poveri, gli anziani, i neri, tutti coloro che non potevano lasciare la città, furono lasciati al loro destino impotenti davanti all’immane distruzione. La città era in ginocchio e gridava al cielo il suo dolore. Chi non era andato via fu costretto a cercare un rifugio per conto proprio, molti si illusero di trovare riparo in un enorme stadio trasformato malamente in un campo per sfollati. New Orleans era precipitata nel caos più totale e anche la squadra investigativa non vive giorni tranquilli. In uno scenario da paura, i demoni dell’uomo si risvegliano. Si può uccidere per poco, saltano i freni inibitori e i lupi escono dalle loro tane. Tra tanti cadaveri è facile nascondere le prove di un crimine.

Tuttavia qui non si tratta solo di dare la caccia a un serial killer, c’è molto di più. La scrittrice mescola la logica scientifica con il fattore magico. Ed ecco le superstizioni, gli spiriti della notte, i Gaueko, Baron Samedi, prendersi prepotentemente la scena. Mirabile, io l’ho adorato, il manifestarsi dell’invisibile che giunge con il buio. Gli spiriti vudù della Louisiana si intrecciano con la mitologia navarra e la narrazione assume un fascino inquietante alimentato da streghe e da persone che sono convinte di essere morte quando invece sono ancora vive.

“Il lato nord del cuore” è un romanzo dai molteplici aspetti. Partendo dalla presenza di un serial killer, l’autrice può parlare anche di temi importanti come la famiglia, gli abusi infantili, i maltrattamenti. È il lato nord del cuore che fa ascoltare la sua crudele voce, è la parte più oscura di noi che alza la testa e reclama le sue vittime, è il tormento dell’anima ma è anche il luogo dove i protagonisti prenderanno la forza per fronteggiare il male.

Se tutto ciò non vi ha coinvolto del tutto, sappiate che “Il compositore” è una figura ispirata a un personaggio reale. La scrittrice si è ispirata a John List, un veterano della seconda guerra mondiale, che nel 1971 uccise a sangue freddo sua moglie, sua madre e tre figli adolescenti. Per ben 18 anni l’omicida è riuscito a sfuggire alla giustizia facendo perdere le proprie tracce. List si procurò documenti falsi e poi condusse una vita identica alla precedente. Si risposò, lavorò come impiegato, non mutò nulla del proprio aspetto. Sembrava un uomo normale, tranquillo, un buon marito e un padre affettuoso. Invece era uno dei serial killer più ricercati d’America.

“Il lato nord del cuore” è una storia familiare ricca di segreti, di antiche leggende e di superstizioni inquietanti. Katrina è l’innesco di un thriller al cardiopalma. I personaggi non avranno mai un attimo di quiete coinvolgendo i lettori in una storia originale, capace di creare interesse e tensione. Fate attenzione, però, nel romanzo c’è un personaggio invisibile ma dominante: la paura. Tutti si scoprono vulnerabili, ognuno ha i suoi demoni. 

I desideri, le paure e le ambizioni degli uomini di tutto il mondo sono sempre uguali. La storia dell’umanità è la storia delle sue paure.

lunedì 24 gennaio 2022

RECENSIONE | "Finché il caffè è caldo" di Toshikazu Kawaguchi

“Finché il caffè è caldo”, traduzione di Claudia Marseguerra per Garzanti, è un romanzo di Toshikazu Kawaguchi, sceneggiatore e regista. Con “Finché il caffè è caldo”, suo romanzo d’esordio, ha vinto il Suginami Drama Festival. È diventato un caso editoriale in Giappone, dove ha venduto oltre un milione di copie. Poi ha conquistato tutto il mondo e le classifiche europee a pochi giorni dall’uscita. Dal libro è stato tratto un film.

 
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Finchè il caffè è caldo
Toshikazu Kawaguchi (traduzione di Claudia Marseguerra)

Editore: Garzanti
Pagine: 192
Prezzo: € 16,00
Sinossi

In Giappone c'è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l'unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c'è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kòtake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutte scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.






Il lavoro di Kawaguchi è ambientato  nella città di Tokyo e racconta la storia di una caffetteria speciale che con il caffè non offre deliziosi pasticcini ma la possibilità di rivivere un istante del passato. Questa possibilità permette, a chi ne sente la necessità, di tornare indietro per fare la cosa giusta. C’è chi scappa e invece vorrebbe restare, chi dice un cumulo di bugie e vorrebbe esser sincero, chi ride e vorrebbe piangere, chi dimentica e vorrebbe ricordare.

Un tavolino, un caffè, una scelta. Basta solo questo per essere felici.

In Giappone c’è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e si dice sia un luogo magico. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si sono dette parole che era meglio non pronunciare, si è lasciata andar via la persona che non volevamo perdere. La leggenda narra che con una semplice gesto, tutto possa cambiare a patto di rispettare una regola fondamentale: occorre finire il caffè prima che si sia raffreddato. I pochi coraggiosi che osano sfidare il destino, entrano nella caffetteria e scoprono cosa può accadere. Tra coloro che tentano l’ignoto c’è Fumiko, che non è riuscita a dire ciò che provava al ragazzo che amava. Kotake, che vuol recuperare i ricordi di suo marito malato di Alzheimer per ritrovare anche se stessa. Hirai, che vuol finalmente dire la verità alla sorella morta in un incidente stradale. Kei, che ha bisogno di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre.

Ognuno di loro rimpiange qualcosa, ognuno di loro ha un ricordo doloroso. Il passato, però, non si può cambiare e ci fa comprendere quanto sia importante il presente. Solo il presente ci permette di decidere ogni cosa facendola nel modo giusto. Le occasioni perdute non possono ritornare, teniamo ben a mente l’importanza di quelle ancora da vivere. Gustiamo, proprio come un buon caffè, ogni attimo della nostra esistenza, non nascondiamoci dietro un muro di menzogne, dimostriamo il nostro affetto alle persone che amiamo.

Per viaggiare nel tempo e ritornare al passato bisogna seguire cinque semplici regole.

Ti trovi in una caffetteria speciale. C’è un unico tavolino e una sola sedia che spettano solo te. Il tavolino deve essere libero perché è quasi sempre occupato da una donna fantasma, in abito bianco, che legge sempre lo stesso libro.

Siediti e attendi che il caffè, preparato in una caffettiera d’argento, ti venga servito.

Preparati a rivivere un momento molto importante della tua vita.

Bevi il caffè a piccoli sorsi.

Attenzione a non dimenticare la regola più importante: non lasciare per nessuna ragione che il caffè si freddi altrimenti verrai punito. Sarai costretto a vagare in una specie di limbo come la donna in bianco.

Ho adorato questo romanzo magico che testimonia come basta poco per essere felici e guarire il dolore scaturito dai nostri rimorsi. Il titolo mi ha incuriosita, la copertina dai colori tenui è molto bella e accoglie il lettore  in un mondo confortevole dove i mali dell’uomo sembrano svaniti. È il mondo delle seconde possibilità che danno quiete all’animo.

“Finché il caffè è caldo” si compone di quattro racconti, quattro possibilità mancate, quattro occasioni per rimediare agli errori del passato. Gli episodi narrano la storia di quattro coppie di clienti della caffetteria.

“Gli innamorati” è la prima storia. Un uomo rompe il fidanzamento con la donna che diceva di amare. Lei, Fumiko, era una donna in gamba votata alla carriera che coniugava in sé, intelligenza e bellezza. Lui, un ingegnere dei sistemi, vedeva realizzarsi il suo sogno: lavorare in America. Ora che lui sta per partire, Fumiko non ha il coraggio di parlare per pronunciare le uniche parole che si agitano nel suo cuore: “Ti aspetterò”.

Tornare indietro per provare a rimettere le cose a posto è un desiderio irrealizzabile? La caffetteria porta indietro nel tempo ma non c’è modo di modificare il presente.

“Marito e moglie”, l’amore nella malattia. Fusagi ha con sé una lettera che non è mai riuscito a dare alla moglie di cui non ricorda più il nome. L’Alzheimer precoce sta divorando ogni sua memoria, i ricordi svaniscono. Cosa c’è scritto in quella lettera? Per scoprirlo, alla moglie, non resta che sedersi a “quella sedia” e bere un caffè che le aprirà le porte del tempo.

“Le due sorelle”, una storia di egoismo. Hirai lascia la casa natia per vivere una vita indipendente nella grande città. La sorella non condivide questa sua decisione e le chiede di tornare. Quando la ragazzina muore, Hirai si pente del suo comportamento e per rivedere un’ultima volta la sorella, si siede su “quella sedia” e beve il caffè del miracolo.

La riconciliazione di cui parla il libro è la riconciliazione con noi stessi. Non possiamo mutare gli eventi ma il cuore è in grado di comprendere che la seconda possibilità che desideriamo così tanto non è nel passato ma nel presente.

“Madre e figlia”, l’amore eterno di una madre per il figlio che sta per venire alla luce. Una donna decide di far nascere ugualmente il suo bambino anche se ciò causerà la sua morte. Sedici anni dopo la ragazzina si siede su “quella sedia” per dire grazia alla sua mamma.

“Finchè il caffè è caldo” è un romanzo sulla vita e le sue fragilità. È una storia dolce e malinconica che accarezza il cuore e vi farà ripensare alle persone che hanno ricoperto un ruolo importante nella vostra vita. Tutti abbiamo avuto un sogno irraggiungibile, un amore che fa ancora battere il nostro cuore, parole taciute, occasioni sprecate. Ciò che poteva essere e non è stato è il rimpianto più grande. Le possibilità non vissute non devono però bloccare il nostro presente, cancelliamo dal nostro vocabolario la parola “se” e viviamo il presente avendo il coraggio di essere noi stessi.

giovedì 20 gennaio 2022

RECENSIONE | "Guerra di infanzia e di Spagna" di Fabrizia Ramondino

Con “Guerra di infanzia e di Spagna”, prefazione di Nadia Terranova, la Fazi dà inizio alla ripubblicazione  delle opere di Fabrizia Ramondino, scrittrice italiana del Novecento. L’autrice nasce a Napoli nel 1936 ma subito si trasferisce con la famiglia a Maiorca per seguire il padre console. Ed è proprio a Maiorca che è ambientato questo romanzo. Qui l’autrice bambina impara l’italiano dai suoi genitori, il castigliano dal Collegio e il maiorchino dalla servitù. Sono anni belli, trascorsi nella villa di Son Batle in compagnia dell’amata balia Dida. Ramondino narra la sua infanzia, le sue fragili radici, le sue difficoltà, le insidie di una situazione che può di colpo cambiare. Narra di sé come se si guardasse dall’esterno e ogni capitolo diventa la tessera di un mosaico affascinante dove pubblico e privato si fondono.


STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8
Guerra di infanzia e di Spagna
Fabrizia Ramondino

Editore: Fazi
Pagine: 504
Prezzo: € 18,50
Sinossi

Titita è una bambina curiosa e vivace che, a causa degli impegni diplomatici del padre, si trova a trascorrere i primi anni della sua infanzia sull’isola di Maiorca. È il 1937, in Spagna infuria la guerra civile e di lì a poco scoppierà un conflitto mondiale senza precedenti. Ma in quella bolla colorata e piena di sole che è Maiorca, Titita passa le sue giornate persa in una sua personalissima battaglia, un continuo incontrarsi e scontrarsi con tutto ciò che la circonda, a cominciare da se stessa.
Le esplorazioni nel lussureggiante giardino della villa in cui abita con la famiglia, i giochi e i travestimenti in compagnia del fratello maggiore Carlito, i rimproveri e gli insegnamenti dell’amata balia Dida; e poi i momenti di tenerezza con il padre, i ricevimenti formali organizzati dalla madre, i racconti sognanti della nonna in visita da Napoli: ogni giorno la piccola Titita scopre un pezzetto di mondo, trovando sempre più difficile conciliare, dentro di sé, il senso di libertà che percepisce nella natura con l’incomprensibile severità dell’universo adulto. In questo confronto, tuttavia, la sfida più grande sarà fare i conti con quel microcosmo segreto e sempre cangiante che è la propria individualità: gli impulsi, i capricci, i desideri, gli affetti, le paure che formeranno la sua persona.


Era il 13 febbraio del 1937. Il console Luigi Ferdinando Baldaro si accingeva a partire per la Spagna per prendere servizio a Maiorca. Dipinta di bianco e di azzurro, una corvetta, nel porto di Napoli, si infingeva sonnacchiosa come una nave da crociera; ma con potenti motori truccati conduceva in realtà a Maiorca la famiglia del console e un gruppo di consulenti e di spie.

A farci da guida è la voce della figlia del console, la piccola Titita, che ricorda la sua infanzia a Maiorca prima del rientro in Italia dopo l’armistizio del 1943. Il libro è diviso in varie parti e ogni capitolo ha un titolo che ne riflette l’argomento trattato. “Guerra di infanzia e di Spagna” è un libro da leggere con calma per poter cogliere le tante sfumature che dipingono un quadro della memoria in cui compaiono mondi così diversi che sembrano non aver alcun punto in comune. Siamo nel 1937, allo scoppio della guerra civile spagnola, l’isola di Maiorca è una roccaforte dei franchisti e il nuovo console, scelto da Ciano, ha il compito di sostenere Francisco Franco contro l’esercito repubblicano di Barcellona e Valencia. La famiglia del nuovo console fascista va a vivere in una bellissima villa e sua figlia Titita passerà gli anni più importanti dell’infanzia tra piante, alberi e animali meravigliosi, accudita da una servitù affettuosa. Tuttavia all’orizzonte si percepisce la presenza di una guerra sanguinosa. Al contrario, l’infanzia e la sua guerra sono al centro della scena. L’infanzia è coraggiosamente narrata come un conflitto crudele per conquistare la propria indipendenza. A combatterla è Titita, protagonista di mille vicende che vedono coinvolta lei e la sua famiglia. A Maiorca Titita giunge neonata, Son Batle è la sua dimora, un regno favoloso di giochi e carica    del fascino e del mistero dei precedenti abitanti. Qui nascono i fratelli, Carlito e Anita, i genitori conducono un’intensa vita mondana. Titita si scopre bambina buona ma a volte ribelle, vorrebbe imitare mamita, regina della casa e dei ricevimenti, ma finisce per essere una sfrenata compagna di giochi di Paco, figlio di contadini con cui scopre la vita dei campi e dà libero sfogo alla fantasia. In famiglia i rapporti sono altalenanti. Titita è gelosa della sorellina Anita, troppo coccolata dai genitori; è quasi sempre in conflitto con la madre per la quale prova ammirazione e amore, ma dalla quale non si sente compresa; ama il padre che le fa tanti regali ma spesso appare lontano in un mondo fatto di parole difficili per lei incomprensibili; adora la nonna che vive a Napoli e la coccola con le sue lettere scrivendo che odia la guerra ed esortandola a nutrire sempre il suo spirito di indipendenza; si sente amata e protetta da Dida, la balia “regina di tutti, servi e padroni, piante e animali, stanze e patii, stelle e pianeti.”

Nel romanzo noterete l’uso sapiente di lingue diverse (italiano, castigliano e maiorchino) che si intrecciano dando vita al linguaggio degli affetti familiari, della socialità e della complicità con gli amici e i servi. Spesso l’uso di termini diversi sottolinea stati d’animo differenti. Titita vive i suoi primi anni di vita come una continua voglia di esplorazione, è felice. Poi arriva il tempo del Collegio, deve sottostare a nuove regole. Le avventure appartengono ormai al passato e lasciano il posto a una bambina composta, educata, pronta per affrontare l’ultimo periodo della sua permanenza sull’isola. Titita e Carlito conoscono l’ex marinaio Malaquias, enigmatico e saggio, che con i suoi racconti  amplierà i loro orizzonti nell’accettazione di ciò che è diverso da se stessi e ad allontanarsi da ciò che si ha di più caro. Il romanzo si chiude con la fine della guerra, l’Italia è stata sconfitta e il console con la sua famiglia dovrà abbandonare l’isola e far ritorno in patria sbarcando al porto di Taranto. Per lei inizierà una nuova vita e nuove scoperte.

“Guerra di infanzia e di Spagna” è un intenso romanzo di ricordi, di radici, di dolori. È un romanzo di formazione, il racconto di ciò che è stato, testimone di una guerra personale che Titita affronta con tutto ciò che la circonda, a cominciare da se stessa. La curiosità per le parole, lo sfondo della Storia, il percorso di crescita individuale, a volte giocoso a volte difficile, sono tutti elementi che si intrecciano perfettamente. Il senso di libertà che lei percepisce nella natura è forte e spesso si scontra con l’incomprensibile severità dell’universo adulto. Titita dovrà scoprire la propria individualità e lo farà seguendo i suoi impulsi, le sue paure, i suoi desideri e affetti. Il romanzo racchiude citazioni, filastrocche, racconti popolari. Si apre e si chiude con un viaggio dalla navigazione inversa (Italia- Maiorca, Maiorca-Italia) e dal piacere della lettura nasce la curiosità di volerne sapere di più. Spazio e tempo sono tappe obbligate della crescita interiore della protagonista. Lo spazio, rappresentato dall’isola, dalla casa, dalla natura, dal cortile, fa da cornice alle esperienze della bambina. Il tempo indica i cambiamenti, le separazioni, la morte. La stagione dell’infanzia pare sospesa nell’attesa di un cambiamento, di una partenza. Il tutto è intrecciato con originalità e talento in un romanzo raffinato, un caleidoscopico mondo di esperienze, immagini, personaggi. Ne nascono pagine palpitanti che invito tutti a leggere per entrare nel microcosmo dell’infanzia per lasciarsi coinvolgere dal suo fascino indecifrabile.

mercoledì 12 gennaio 2022

BLOGTOUR | "Cuori in trappola" di Jennifer Hillier | I 5 motivi per leggere il romanzo

Buongiorno, cari lettori! Per iniziare il 2022 nel modo migliore, vorrei proporvi un thriller psicologico dalla trama che mescola le carte e confonde ad arte donando al lettore il piacere di voltare una pagina dopo l’altra per scoprire come stanno realmente le cose. Sto parlando di “Cuori in trappola” di Jennifer Hillier, pubblicato da Fazi nella collana Darkside. Candore e perversione, ossessione e gelosia, sono le radici da cui nasce questo avvincente romanzo che vi conquisterà con il fascino torbido delle doppie vite degli adolescenti di provincia. Premiato agli ITW Thriller Awards e in corso di pubblicazione in tredici paesi, “Cuori in trappola” è firmato da una delle giovani autrici di genere più in vista nel panorama internazionale. Perché leggere questo libro? Vi espongo 5 validi motivi per farlo. 



Cuori in trappola
Jennifer Hillier

Editore: Fazi
Prezzo: € 18,50
Pagine: 376
Sinossi
La sedicenne Angela Wong, una delle ragazze più popolari della scuola, scompare senza lasciare traccia. Quattordici anni dopo, il mistero è ancora insoluto: nessuno ha mai sospettato il coinvolgimento di quella che al tempo era la sua migliore amica, Georgina Shaw, oggi donna in carriera. Di certo non Kaiser Brody, all’epoca amico di entrambe. Ma quando i resti di Angela vengono ritrovati nei boschi vicino alla vecchia casa di Georgina, Kaiser, che nel frattempo è diventato ispettore, scopre la verità: la ragazza è stata assassinata da Calvin James, lo stesso che ha ucciso almeno altre tre donne. Per le autorità, Calvin è un serial killer. Ma per Georgina è tutt’altra cosa: al liceo, lui è stato il suo primo amore.
Da quattordici anni Georgina sa cosa è successo e non l’ha mai detto a nessuno. Per quattordici anni ha mantenuto il segreto. E ora che spuntano altre vittime uccise con lo stesso modus operandi di Angela Wong, il passato torna prepotentemente a galla. Fino a che punto ci si può spingere per seppellire i propri segreti e nascondere il proprio dolore? Per quanto tempo si può convivere con la menzogna?



I 5 motivi per leggere il romanzo

1. Perché la trama vi trascinerà in un viaggio introspettivo tra emozioni contrastanti, crisi d’identità, sensi di colpa e vendetta. Vedrete, pian piano, nascere un tessuto narrativo fatto di doppiezza e di tradimento, energie negative che vi trascineranno lungo il crinale di una montagna di conflitti interiori, svelando il lato dark dei personaggi. Perché anche le brave persone a volte sono attratte dalle cose malvagie. “Cuori in trappola” è la storia di tre amici: Angela che è stata assassinata, Geo che è andata in prigione e Kaiser che ha cercato la verità per anni. Quando aveva sedici anni, Angela Wong, una delle ragazze più popolari della scuola, è scomparsa senza lasciare traccia. Nessuno ha mai sospettato che la sua migliore amica, Georgina Shaw, ora dirigente e stella nascente di un importante azienda farmaceutica di Seattle, fosse coinvolta in qualche modo. Certamente non Kaiser Brody, che era molto legato a entrambe le ragazze al liceo. Quattordici anni dopo, i resti smembrati di Angela vengono ritrovati in una fossa poco profonda nel bosco vicino alla casa d’infanzia di Geo. E Kaiser, ora detective della polizia di Seattle, scopre finalmente la verità: Angela è stata una vittima di Calvin James, il primo amore di Geo. Oggi, per le autorità, Calvin è un serial killer.

2. Perché “in ogni storia c’è un eroe e un cattivo. A volte una sola persona può essere entrambe le cose.” Apparentemente ogni cosa viene svelata nei primi capitoli. Delitto e assassino sono subito noti, così come è chiara la dinamica dell’omicidio e non ci sono dubbi sulla responsabilità di Calvin. Troppo facile, non vi pare? I personaggi si muovono su un terreno minato. Angela era una ragazza bellissima, era una cheerleader, una brava studentessa ammirata da tutti. Geo era la sua migliore amica che, ai tempi del liceo, conosce Calvin. Turbolenta e spesso instabile, la loro relazione rasentava l’ossessione. Nella notte in cui Angela è stata uccisa, cosa è successo realmente? Geo conosceva la verità ma per ben quattordici anni ha portato il segreto della morte di Angela fino a quando non è stata arrestata e mandata in prigione da Kaiser. Anche ora non pensate di sapere la verità, ci sono segreti oscuri sepolti nei cuori dei protagonisti. E quello che è successo quella notte fatidica è più complesso e più agghiacciante di quanto chiunque sappia veramente.

3. Perché dovrete cavarvela seguendo ben tre piani temporali. Il tempo in cui è stata uccisa Angela, la detenzione di Geo e la sua uscita dal carcere quando il presente si tinge di rosso perché iniziano a comparire nuovi corpi, uccisi e fatti a pezzi nello stesso identico modo di Angela. La storia sembra ripetersi e la triade, colpa-inganno-menzogna, diventa la firma dell’inafferrabile serial killer. Per Geo, dopo aver raggiunto una posizione di privilegio, inizia una parabola discendente e non necessariamente redentrice. Vi chiederete chi è veramente Georgina. Una ragazza brava a scuola, una teenager buona e con tanti amici? O è una ragazza egoista, invidiosa e tormentata capace di amare un ragazzo violento e narcisista? O è la donna affermata, matura e piena di rimorsi, che viene arrestata all’apice della sua carriera? Ogni personaggio, ogni storia, ha più facce in un vortice di suspense, azione e tensione psicologica che vi accompagnerà fino al colpo di scena finale.

4. Perché Jennifer Hillier ha scritto un thriller psicologico inquietante, emozionante, oscuro e contorto. Il personaggio di Geo è multisfaccettato e sappiate che non ci sono bravi ragazzi in questa storia. Il passato ritorna, puoi far finta che non sia mai successo ma non funziona. Geo lo sa. Il suo soggiorno in carcere, la cambia. Traumi emotivi e fisici si rubano la scena a vicenda. Geo tesse la sua ragnatela di bugie e mezze verità, per intrappolare chi incautamente le si avvicina. Liberarsi del suo segreto è l’occasione per pagare i suoi debiti, scrollarsi di dosso il senso di colpa che l’ha oppressa per anni, far pace con il passato. Purtroppo non sarà così. Fino a che punto ci si può spingere per seppellire i propri segreti e nascondere il proprio dolore? Come si può convivere con la menzogna?

5. Perchè “Cuori in trappola” non vi darà via di scampo. È un romanzo tortuoso come i meandri nella mente dei protagonisti. La scrittura diretta, esplicita, segna un vortice implacabile di riflessioni sul desiderio, sulla violenza di un amore malato, sulla vendetta, sulla colpa. L’autrice è abile nel tracciare la strada da seguire attraverso un groviglio di eventi, una vera e propria discesa agli inferi verso l’epilogo senza salvezza. Ciò che coinvolge è il “fattore oscuro” che racchiude l’insieme delle tendenze malvagie che caratterizzano l’animo umano. Sonderemo i pozzi della psicopatia, del narcisismo e dell’egoismo. Entreremo nella mente del killer ma attenzione nulla è come appare e mentre la vita scorre, la morte aspetta paziente il suo banchetto. Leggere  “Cuori in trappola” è una scarica di adrenalina, una storia aspra e serrata in cui dovrete decidere da che parte stare. Una lunga scia di sangue serpeggia tra le pagine e fa venire i brividi scoprendo come i cuori dei protagonisti siano stritolati nella morsa del male. È un romanzo di vite spezzate, amori dannati, sogni non realizzati. Non c’è scampo. Non c’è redenzione.