venerdì 28 ottobre 2022

BLOGTOUR | “Puzzle" di Franck Thilliez | I 5 motivi per leggere il romanzo

Dopo “Il manoscritto”, “Il sogno” e “C’era due volte”, il 31 ottobre Franck Thilliez tornerà nelle librerie con un nuovo enigma che si preannuncia una sfida per il lettore costretto a muoversi costantemente sul filo del rasoio tra realtà, finzione e deliri paranoici.  Si tratta di “Puzzle”, pubblicato da Fazi nella collana Darkside.

Un romanzo psicologicamente intrigante, a cominciare dal titolo, che vi conquisterà portandovi a dubitare di tutto e di tutti ma soprattutto vi  trasporterà nella complessità dei misteri del cervello e della memoria.  Se ciò non vi basta, ecco cinque motivi per leggere “Puzzle”.



Puzzle
Franck Thilliez

Editore: Fazi
Pagine: 430
Prezzo: € 18,50
Sinossi
Lucas Chardon è rinchiuso in un ospedale psichiatrico e per la prima volta chiede di raccontare come sono andate le cose il giorno in cui la sua vita è cambiata per sempre. Quel giorno, la polizia ha rinvenuto otto cadaveri trucidati in un rifugio. Insieme a loro c’era lui, in lacrime, ricoperto di sangue e privo di memoria. Altrove, Ilan Dieduset riceve una telefonata: è la sua ex ragazza, Chloé. Dice di aver trovato l’ingresso a Paranoia, un ambitissimo gioco di ruolo gestito da un’entità misteriosa: tutti lo stanno inseguendo, ma nessuno conosce le regole. Ilan è stato un giocatore compulsivo, in passato, e la tentazione è troppo forte. Dopo un inquietante processo di selezione, Ilan e Chloé, insieme ad altri sei candidati, vengono convocati in un ospedale psichiatrico in disuso isolato tra le montagne. Regola numero uno: niente di quello che stai per vivere è vero; questo è un gioco. Regola numero due: uno di voi morirà. La partita comincia e, quando il gruppo inizia a sospettare la presenza di un intruso, la paranoia prende lentamente corpo. Con il passare delle ore, la competizione assume forme sempre più perverse, in una sorta di folle e angosciante meccanismo. Dove finisce il gioco e dove comincia la realtà? Chi accetterebbe di morire per un gioco?



I 5 motivi per leggere il romanzo

1. Perché  con “Puzzle” si entra nella paranoia più totale con una trama ricca di enigmi in un contesto ad alta tensione.

Tutto inizia da Lucas Chardon, un uomo rinchiuso in un ospedale psichiatrico dopo che la polizia lo ha rinvenuto insanguinato e privo di memoria accanto ai corpi di otto cadaveri. Ora vuol raccontare, per la prima volta, cosa è realmente successo quella notte. Altrove Ilan Dieduset vive da solo nella grande casa ei suoi genitori a Montmirail. Rimasto orfano, i suoi genitori hanno perso la vita in un incidente in barca, è convinto che qualcuno stia cercando i segreti di suo padre, un ricercatore nel campo della neurologia. Nasconde con cura un disegno fatto da suo padre, sperando un giorno di poterlo decodificare e capirne il segreto. Un giorno  riceve dalla sua ex ragazza Chloé una chiamata in cui lo avverte di aver trovato l’ingresso a Paranoia, un gioco di ruolo ambito da tutti. Ilan, ex giocatore compulsivo, accetta l’invito della ragazza e dopo una dura selezione lui e altri sei candidati si ritrovano in un ospedale psichiatrico in disuso. La partita ha inizio e il gioco ha solo due regole: niente di quello che vivranno è vero e uno di loro morirà. La situazione tra i partecipanti si fa subito tesa, sono consapevoli che c’è un intruso e poco alla volta la competizione assume aspetti sempre più perversi tanto che la paranoia inizia ad avere il sopravvento. Dove finisce il gioco e dove comincia la realtà? Chi accetterebbe di morire per un gioco?

2. Perché, come accade spesso nei romanzi di Thilliez, un evento iniziale, in questo specifico romanzo tutto ha inizio con la scoperta di un massacro, produce una serie di effetti simili ai cerchi concentrici che si formano sulla superficie di uno specchio d’acqua in cui è stato lanciato un sasso. I filoni narrativi sono molteplici e l’autore li gestisce con la consueta abilità. Il risultato è un coinvolgente e inquietante intreccio di storie e di voci che ci permettono di conoscere meglio i personaggi.

3. Perché “Puzzle” è un romanzo machiavellico che va assaporato pagina per pagina. Non c’è un attimo di pace e il ritmo, nella seconda parte, è sempre vertiginoso. L’autore usa la paura e la suspense per costruire un ingranaggio implacabile in cui sarà sempre più difficile la distinzione tra gioco, realtà e follia. Ne consegue che la lettura di ogni capitolo diventa un’immersione in un mondo in cui i personaggi dubiteranno della propria esistenza. È come se un esercito di ombre marciasse lungo i gironi di quest’inferno per indurti a ricercare i ricordi di cui non hai memoria. Sai che esistano ma non riesci ad alzare quel velo che tutto ricopre. Si sviluppa così un filo nero che avvolge una storia inquietante e trascina il lettore in un vortice fatto di ossessioni, paura, cospirazione. Vortice che, a volte, prende il sopravvento sulla realtà e partorisce “mostri” che sconfinano in diverse dimensioni passanti per quella zona del perturbante che affascina e inquieta.

4. Perché “Puzzle” è una storia ambientata in luoghi dal fascino indiscusso. La storia di Lucas si svolge nelle Alpi al rifugio Gran Massif vicino a Morzine, Francia. Ma la maggior parte della storia si svolgerà tra le pareti dell’ospedale psichiatrico dismesso di Swanessong dove avrà inizio il gioco Paranoia. Il manicomio è un luogo isolato, malsano e lugubre, un mix di cemento, sbarre e sofferenza. L’idea non è certamente originale ma l’introduzione di nozioni sulla stanza dell’elettroshock, della lobotomia, delle camicie di forza, e altro rende la realtà manicomiale perfettamente aderente al gioco. È tutto bianco, asettico, fuori l’ospedale è circondato dalla neve. È un luogo isolato dove si dissolve il confine tra ragione e follia. L’orrore del manicomio conferisce una maggiore intensità emotiva alla lettura. Gli eventi porteranno i giocatori a fare, cercare, esplorare le stanze del manicomio. In fondo Paranoia mette subito in chiaro una cosa: la pazzia non va cercata nei manicomi ma dentro di noi, i fantasmi del passato tornano a bussare alla porta di una imperturbabile fantasia.

5. Perché nel titolo c’è il gioco che toccherà a noi lettori risolvere. Durante la lettura fate attenzione a ogni indizio per assemblare il nostro puzzle che avrà soprattutto un carattere psicologico svelato poco a poco. Non abbiate paura di addentrarvi nei meandri più profondi della psiche umana, è tutto un gioco. Forse! Thilliez gioca molto bene con le atmosfere disturbanti costruendo un meccanismo narrativo claustrofobico in cui racchiude i suoi personaggi e noi lettori. Per agitare ancora un po’ la narrazione, troverete all’inizio di ogni capitolo una tessera del puzzle. Attenti alle “illusioni” all’interno del grande ospedale, Paranoia sarà il portale che vi permetterà di entrare nel territorio di gioco. Proverete, ne sono sicura, le stesse forti emozioni che provano gli otto giocatori e avrete molteplici piste da seguire nel mondo labirintico e tormentato che l’autore ha creato per noi.

Quindi lasciate ogni speranza, voi che iniziate a leggere “Puzzle”. Non potrete chiudere il libro prima di aver letto il finale da gustare con i brividi negli occhi e nel cuore.



martedì 25 ottobre 2022

RECENSIONE | "La biblioteca segreta di Einstein" di Fabio Delizzos

Dopo il successo del romanzo “L’inganno Machiavelli”, Fabio Delizzos torna nelle librerie con “La biblioteca segreta di Einstein”, Newton Compton Editori.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
La biblioteca segreta di Einstein
Fabio Delizzos

Editore: Newton Compton
Pagine: 352
Prezzo: € 9,90
Sinossi

Autunno 1921. Il celebre fisico Albert Einstein arriva in Italia per tenere una serie di conferenze, ma il soggiorno non comincia sotto i migliori auspici: alcuni suoi appunti vengono rubati dalla casa della sorella a Fiesole, mentre nel Paese si sta diffondendo un forte antisemitismo, alimentato dalla pubblicazione dei controversi Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Nello stesso periodo, una serie di strani omicidi sconvolge Bologna. Ciò che lascia perplesso l’investigatore capo Leonida Pardo, chiamato a indagare, sono alcuni dettagli inspiegabili: un giornale datato 1945 nella tasca della prima vittima, la formula “E=mc2” scritta sul corpo della seconda, una banconota sempre del 1945 recapitata a un giudice... Cosa significa tutto questo? È possibile che i crimini siano in qualche modo legati a Einstein e alle sue scoperte? Lo scienziato e l’investigatore uniranno le forze per risolvere il sanguinoso enigma. Un rompicapo che sembra sfidare le leggi del tempo e della fisica, e che pare affondare le radici in un segreto sepolto nel passato di Einstein…


Forse vi deciderete a credere a quel che vi dico: io ho portato con me dal futuro questo calendario e questo biglietto da dieci lire. Sono stato là, nell’anno 1945, e ho solcato il mare del tempo con una macchina inventata, neanche a dirlo, da ebrei. Tutti devono sapere: il nostro futuro prossimo è dominato da Serpente Simbolico. Cambiare il presente è il solo modo per avere un domani libero dal subdolo nemico ebreo.

Autunno 1921.

Il celebre fisico Albert Einstein arriva in Italia per tenere una serie di conferenze, ma il soggiorno non comincia sotto i migliori auspici: alcuni suoi appunti vengono rubati dalla casa della sorella a Fiesole, mentre nel Paese si sta diffondendo un forte antisemitismo, alimentato dalla pubblicazione dei controversi “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”. Il famigerato libro, un falso storico compilato dalla polizia segreta zarista, narra la cospirazione ebraica per il dominio della Terra attraverso società segrete, finanza e mass media. Nel libro gli ebrei vengono indicati come i responsabili del male in tutto il mondo. Il testo chiave della propaganda antisemita ispirò Hitler nella pianificazione dello sterminio degli ebrei.

Nello stesso periodo, una serie di strani omicidi sconvolge Bologna. Ciò che lascia perplesso l’investigatore capo Leonida Pardo, chiamato a indagare, sono alcuni dettagli inspiegabili: un giornale datato 1945 nella tasca della prima vittima, la formula “E=mc2” (La formula che stabilisce la relazione tra l’energia e la massa di un sistema fisico) scritta sul corpo della seconda, una banconota da dieci lire sempre del 1945 recapitata a un giudice.

Cosa significa tutto questo? È possibile che i crimini siano in qualche modo legati a Einstein e alle sue scoperte? Lo scienziato e l’investigatore uniranno le forze per risolvere il sanguinoso enigma. Un rompicapo che sembra sfidare le leggi del tempo e della fisica, e che pare affondare le radici in un segreto sepolto nel passato di Einstein.

“La biblioteca segreta di Einstein”, rispetto ai precedenti romanzi di Delizzos, è un romanzo ambientato in un’epoca molto più recente e con temi nuovi come l’antisemitismo e gli effetti devastanti della Grande Guerra che causò milioni di morti oltre alla devastazione materiale ed economica di interi continenti. È importante ricordare che il conflitto e la pace controversa che lo seguì lasciarono un’eredità che contribuì alla nascita di ideologie totalitarie, come il fascismo e il nazismo, e aprì le porte alla Seconda Guerra Mondiale e all’Olocausto.

In quel clima di fermento politico un assassino firmava i propri omicidi con la formula della relatività. Leonida Pardo, durante i primi passi dell’indagine, pensava che gli omicidi fossero stati commessi da un uomo o una donna che la Grande Guerra aveva cambiato.

La Grande Guerra aveva ucciso, insieme alle persone, anche l’ottimismo, la fiducia nel valore dell’individuo, la tolleranza, la razionalità… cose che, rispetto agli edifici bombardati, erano difficili da ricostruire. Forse chi aveva ucciso era il risultato di tutto questo. Solo uno dei tanti frutti avvelenati prodotti dalla guerra.

Pardo è un investigatore deciso, coraggioso che “nel marciume del mondo si sente a casa”. La sua determinazione sarà l’arma vincente per risolvere un mistero che si infittisce scivolando tra i meandri dello Spazio e del Tempo.

Il tempo è un’illusione. Sei tu a fare il tempo, sono i sensi le sfere dell’orologio. Ferma il bilanciere, e il tempo non c’è più. Non contare l’eternità come annoluce dopo anno. Un passo attraverso quella linea chiamata tempo, ed ecco l’eternità.

Non sarà facile conciliare l’equazione della relatività ristretta di Einstein con gli omicidi e i simboli che fanno della scena del crimine un linguaggio cifrato che indica la fine di un percorso. Pardo dovrà ricostruire quel percorso per capire da dove l’incubo abbia avuto origine.

Affascinante è scoprire come, con il naturale fluire degli eventi, il lettore avrà a disposizione molte informazioni e assisterà a una storia che vede prevalere l’azione ma che porta a profonde riflessioni. Il vero mistero in questa storia è quello della natura umana, dell’amore, dell’odio, della follia. Incontreremo personaggi spietati guidati dal Male che dovranno affrontare le forze del Bene e non sempre lo scontro sarà equo.

Per sollevare il velo del mistero, occorrerà un’indagine non scevra da pericoli e l’investigatore Pardo avrà un bel da fare a scoprire e a collocare le tessere del mosaico. Per affrontare il Male occorre essere decisi e coraggiosi affrontando di petto gli eventi perché, se l’umanità vuol sopravvivere, c’è un solo possibile vincitore.  

“La biblioteca segreta di Einstein” è un libro che riesce a fondere thriller, Storia, scienza e religione. Un viaggio affascinante dove i dati scientifici sono veri ma innestati su una storia romanzata. Una buona storia, scritta bene, con personaggi, reali e immaginari, che interagiscono perfettamente tra loro. Basti pensare alla determinazione di Pardo e alla simpatia e semplicità di Einstein. Insieme formeranno una coppia investigativa di tutto rispetto. Ognuno eccelle nel suo campo, insieme sono una forza.

Ho molto apprezzato la Nota Dell’Autore che racconta al lettore alcuni elementi di verità contenuti nel libro, separandoli con chiarezza dalla finzione letteraria.

Sicuramente questo romanzo sarebbe piaciuto a Einstein che scrisse:

L’immaginazione è più importante della conoscenza. Perché la conoscenza è limitata, mentre l’immaginazione abbraccia il mondo intero.

Tutti noi dobbiamo sapere, in questi tempi così difficili, dove andare e cosa vogliamo realmente fare. Pardo, nel romanzo, troverà la sua strada al fianco della donna amata. Forse per noi sarà più difficile, ma unendo curiosità, immaginazione e consapevolezza possiamo trasformare il mondo in un luogo migliore, parola di Albert Einstein.

venerdì 21 ottobre 2022

RECENSIONE | "Il ritorno del soldato" di Rebecca West

“Il ritorno del soldato” è il primo romanzo di Rebecca West. Fu pubblicato nel 1918 durante la prima guerra mondiale ed è una fucina di temi come la guerra e l’amnesia, il rapporto tra uomo e donna, il lutto, la paternità e la maternità. Oggi ritorna nelle librerie grazie a Fazi Editore nella Collana Le strade, traduzione e postfazione di Benedetta Bini.


STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 7
Il ritorno del soldato
Rebecca West

Editore: Fazi
Pagine: 134
Prezzo: € 16,00
Sinossi

In una casa signorile sulle colline inglesi Kitty e Jenny, come molte connazionali, attendono trepidanti il ritorno di un uomo. Il soldato Chris Baldry, marito di Kitty e cugino di Jenny, si trova «da qualche parte in Francia» a combattere. Nessuna delle due immagina che a varcare la soglia sarà un estraneo, un uomo segnato dalla guerra in maniera indelebile, illeso nel corpo ma dalla psiche martoriata. Insieme al ricordo delle granate e delle membra dilaniate di tanti commilitoni, il trentaseienne Chris ha rimosso gli ultimi quindici anni della propria vita: non rammenta nulla del matrimonio con l’aristocratica Kitty né della tragica perdita del loro figlio, avvenuta poco prima della guerra. I suoi ricordi si fermano alle estati della giovinezza nella casa di famiglia e al primo amore, quello per Margaret, la figlia di un fattore locale. È a lei che scrive annunciando il proprio ritorno imminente e, per un crudele scherzo del destino, è proprio da lei che Kitty e Jenny ricevono la notizia. Le due donne dovranno affrontare una scelta difficile: lasciare che Chris rimanga felicemente inconsapevole della sua vera vita o aiutarlo a richiamare alla memoria i traumi del passato.


Eravamo tutti in un fienile, una notte, e arriva una bomba. Il mio compagno urla: “Aiutami vecchio mio, non ho più le gambe!” E io gli devo rispondere: “Non posso, vecchio mio, non ho più le mani”. Ecco, questi erano i sogni delle donne inglesi in quel tempo; non potevo lamentarmi. Ma pregavo per il ritorno del nostro soldato.

La Grande Guerra è scoppiata e per la prima volta l’intera generazione maschile inglese, borghese e aristocratica, si ritrova in trincea. Le donne restano sole a fare da capofamiglia o vengono catapultate fuori della cerchia domestica in ruoli prima impensabili: guidano autoambulanze, assistono i soldati, curano e alleviano le ferite di poveri corpi. Jenny e Kitty no. Loro vivono la loro vita di sempre da quando Chris, cugino della prima e marito della seconda, si trova “da qualche parte in Francia” a combattere.

Eravamo eleganti e squisite: non ci toccavano desideri né passioni, per quanto nobili; e le nostre testoline si chinavano assorte sui bianchi fiori del lusso adagiati nelle acque scure della vita.

Vivono nella bella casa di Baldry Court che Chris, dopo il matrimonio, si è deciso a ricostruire affidando i lavori a un gruppo di architetti che, in possesso dell’ occhio meticoloso della manicure e non lo sguardo spericolato dell’artista, ha rimodellato l’antica dimora trasformandola in una residenza degna di innumerevoli servizi fotografici sulle riviste illustrate. In questo universo chiuso, quasi claustrofobico, si aggira Kitty che, capelli biondi sciolti sulle spalle e giacchettine di seta ricamate a boccioli di rosa, tenta di rimuovere il lutto per il figlio prematuramente scomparso. Jenny, segretamente innamorata di Chris, in sottile complicità con Kitty, aspetta il ritorno del cugino. Il fragile eppur perfetto equilibrio viene rotto il giorno in cui compare nell’algido salotto di Baldry Court Margaret Grey, una donna che, benché abbia un corpo ben fatto, è trascurata nell’aspetto. Margaret, amore giovanile di Chris, riferisce che il capitano Baldry è stato ferito in combattimento. Le ferite non hanno lacerato il corpo, il problema è la memoria svanita in seguito a un bombardamento che ha martoriato la sua psiche. Kitty e Jenny, inizialmente dubitano delle parole della donna. Se Chris fosse stato ferito, il Ministero della Guerra avrebbe  avvisato la moglie e non quella sconosciuta dalle “brutte mani” e dal ridicolo cappellino nero di paglia.

Quel suo essere coperto di povertà e trascuratezza aveva qualcosa che la rendeva assai poco gradevole: come un bel guanto che, caduto dietro il letto in una stanza d’albergo e lì rimasto indisturbato per un giorno o due, diventa un oggetto orribile quando la cameriera lo raccoglie coperto di polvere e lanugine.

Dopo alcuni giorni l’uomo ritorna a casa e non riconosce sua moglie, né la casa, perché i suoi ricordi si sono fermati agli anni in cui non conosceva Kitty ma riconosce Margaret, il suo primo amore, il suo mondo ideale.

I fatti si riferiscono a 15 anni prima ed è in quel limbo di felicità che la mente del soldato si è rifugiata. Chris ha rimosso il ricordo delle granate e dei corpi martoriati dei suoi commilitoni, ha rimosso il matrimonio con l’aristocratica Kitty e la tragica perdita del loro figlio, avvenuta poco prima della guerra.

Margaret, ora sposata, cerca di aiutare Chris ma è giusto riportare l’uomo alla normalità di una vita fatta da un matrimonio senza amore e dagli orrori della guerra? È giusto strappare Chris a una pur inconsapevole felicità per condannarlo a un dolore perenne? La guarigione sarà un bene o un male? Chris dovrà fare i conti con il suo presente senza Margaret, con il suo ritorno a casa, con il suo ritorno alla trincea. La guerra lascia tracce indelebili e purtroppo siamo di fronte a un tema ancora oggi tremendamente attuale.

Il fascino del romanzo è racchiuso nella parola “ritorno” che segna la malinconica tragedia vissuta da Chris, in particolare, e da un’intera società. All’inizio del romanzo c’è la descrizione di una nursery tristemente vuota per la morte del piccolo Oliver, figlio di Chris e Kitty. Si percepisce subito un senso di solitudine e di attesa.

La scrittrice ci accompagna in un viaggio che scava nella memoria, dove sembrano banditi il disagio, la tristezza e la sofferenza che la vita ha inflitto a Chris. Con grande umanità e forza emotiva ripercorriamo “gli anni felici dell’uomo” quando il futuro era splendente e il travaglio interiore inesistente, poi approdiamo a un presente fatto di ipocrisie e falsità. La società non è un nido che protegge e sullo sfondo si sente l’eco della terribile guerra e delle sue atrocità. Il mondo sta andando in frantumi travolgendo la vita delle persone.

“Il ritorno del soldato”, dal quale fu tratto l’omonimo film del 1982, narra le inquietudini dell’animo umano. In particolare racconta la sfida di un uomo per resistere alle tempeste della Storia e della vita. La sua ancora diventa l’amore puro e semplice di Margaret. L’amore basato su una visione materialistica viene ripudiato a favore dei veri valori.

Tra i personaggi femminili, Kitty si rivela fredda ed egocentrica, è ossessionata dall’autocontrollo, dalla buona educazione, dalle buone maniere. Jenny, voce narrante più o meno affidabile, è una presenza passiva. A lei è stato negato il diritto di amare.

Tra i personaggi maschile occorre ricordare il dottor Gilbert Anderson che, insieme a Margaret, cercherà di guarire Chris. L’amnesia è un mezzo per poter sopravvivere alle atrocità della guerra e l’amore del passato è un porto sicuro.

Margaret era il filo austero che, intrecciandosi con la nostra magnificenza disordinata, aveva in qualche modo composto il disegno che altrimenti non sarebbe stato visibile.

Per Margaret, a differenza di Kitty, non avevano importanza i bei vestiti ma in lei brillavano qualità come la parsimonia, il senso della misura, l’amore per il prossimo e una profonda fiducia nella vita. La vera bellezza risiede nell’anima.

“Il ritorno del soldato” è un ritratto struggente dei disastri causati dalla guerra nella vita e nella coscienza del singolo e della comunità, ma è anche lo specchio dell’anima dei protagonisti. Chris non riesce a ricordare perché non vuole ricordare gli ultimi 15 anni della sua vita.

Se una persona è felice nella sua amnesia, perché non lasciarlo in pace? Conoscere la verità è come bere un vino che brucia la bocca, è come riscoprire un guscio lucido, molto bello, perfetto ma vuoto.

Ritroverà Chris la memoria perduta? Si farà nuovamente fagocitare dalle regole di un matrimonio borghese e dal suo compito di soldato? Ma soprattutto, quale ritorno è riservato a Chris? Il ritorno a casa, alla normalità, al matrimonio, al lutto, a una moglie che ha scoperto l’amore del marito per un’altra donna, a Jenny e ai suoi desideri, a Margaret e all’illusione di un’attimo, alla guerra, alla morte?

È questa la storia di Chris Baldry che un giorno divenne soldato. Amava la pace e la vita, ma fu addestrato a sparare e fu la prima vittima di se stesso.

martedì 18 ottobre 2022

RECENSIONE | "Le dame di Grace Adieu" di Susanna Clarke

Dopo “Piranesi” e “Jonathan Strange & il signor Norrell”, ritorna il magico mondo di Susanna Clarke con “Le dame di Grace Adieu e altre storie”. Tutti i romanzi sono stati pubblicati da Fazi nella collana Lainya.

“Le dame di Grace Adieu” narra l’incontro e le interferenze del regno del quotidiano e del magico. Le relazioni di potere tra uomini e donne assumono dei connotati ben precisi. Le donne dimostrano la loro abilità nella padronanza delle arti oscure.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
Le dame di Grace Adieu
Susanna Clarke

Editore: Fazi
Pagine: 276
Prezzo: € 17,00
Sinossi

Molti mortali hanno vagato per le campagne inglesi senza farne più ritorno. Questo perché tra i boschi silenziosi e le verdi colline si celano dei confini invisibili, al di là dei quali il mondo reale si ripiega su dimensioni assai più magiche e ricche di insidie. Lo sanno bene i protagonisti di queste storie, che si ritrovano a interagire con creature impertinenti e maliziose che giocano con la superficie delle cose, scompigliando il buon senso e l’ordine della realtà. Da una vita di campagna solo apparentemente tranquilla fino ai castelli dove è stata scritta la storia dell’Inghilterra, in questi racconti maghi e fate si intromettono nelle esistenze assolutamente comuni di vicari di campagna e fidanzate gelose, ma anche nei destini di figure storiche come Maria di Scozia e il duca di Wellington. 


La magia, signora, è come il vino e, se non vi siete assuefatta, vi ubriacherà. Un incantesimo riuscito scioglie la lingua quanto una bottiglia di buon chiaretto e la mattina dopo si rimpiange di aver parlato troppo.

Il regno delle fate non è così lontano come potremmo pensare. Basta poco per ritrovarsi al cospetto di principesse petulanti, di elfi e di incantesimi, di dame che ammazzano il tempo ricamando terribili destini e di uomini fatati. Sarà facile, per noi mortali, perdersi lungo sentieri impervi in una selva incredibilmente oscura, dove tutto è mutevole e si celano confini invisibili che conducono a dimensioni più magiche e ricche di insidie. È ciò che accade ai protagonisti di questi racconti, fra i quali appaiono un esagitato pastore dell’epoca della Reggenza, un medico ebreo del XVIII secolo, creature impertinenti e maliziose, la regina Maria Stuarda, il Duca di Wellington, oltre a un piacevolissimo quanto inaspettato ritorno: Jonathan Strange e il misterioso Re Corvo in persona.

Maghi e fate si intromettono nelle esistenze assolutamente comuni di vicari di campagna e fidanzate gelose, ma anche nei destini di figure storiche molto importanti.

Con la sua caratteristica prosa che unisce l’ironia vittoriana ai temi classici del folclore britannico, Susanna Clarke ci propone otto racconti ambientati in un mondo fantastico dove Storia e magia si intrecciano permettendoci di volgere lo sguardo sulle Terre Altre, un mondo complesso e pericolosamente affascinante.

Le storie narrate hanno come fulcro il potere delle donne e sono ambientate nella stessa storia alternativa del romanzo di esordio di Clarke, “Jonathan Strange & il signor Norrell”, in cui la magia fa il suo ritorno in Inghilterra. I racconti sono brevi fiabe dal tono macabro oltre che satirico e sono il mezzo, scelto dall’autrice, per descrivere lo sviluppo della magia nelle isole britanniche in periodi diversi. La Clarke elimina le zone buie che ancora sussistono intorno alla magia e mostra come gli esseri fatati possono interferire con il nostro mondo.

“Le dame di Grace Adieu” è il primo racconto e dà il titolo alla raccolta. Si narra delle difficoltà incontrate dalle maghe all’inizio del diciannovesimo secolo, quando gli uomini maghi consideravano il loro operato meno di niente. Le protagoniste sono tre giovani donne: Cassandra Parbringer, Miss Tobias e Mrs. Field. Le tre dame conquisteranno, grazie alla magia, quella libertà a loro negata dagli uomini. Libertà che tutte le donne dovrebbero avere.

“La collina di Lickerish” è una rivisitazione del racconto di Tremotino, fiaba raccolta dai fratelli Grimm, che la pubblicarono per la prima volta nell’edizione del 1812 delle “Fiabe del focolare”.

Siamo nel XVII secolo, la storia narra di una sposa del Suffolk, Miranda Sowreston, che, ricorrendo alla magia, riesce a filare cinque matasse di lino al giorno per soddisfare tutte le richieste del marito. Miranda chiederà aiuto a un elfo, ma anche la magia ha un prezzo.

Donna, ti darò ogni sera tre possibilità di indovinare il mio nome e, se alla fine del mese non lo avrai indovinato, tu sarai mia.

Per puro caso la donna scoprirà il nome dell’elfo e si libererà dei due persecutori. Il mondo è pieno di pericoli e malvagità, diffidate da chi promette cose eccezionali

“La signora Mabb” è la storia di una donna, Venetia Moore, che viene lasciata dal suo fidanzato, il capitano Fox, per la misteriosa signora Mabb. Venetia  rivelerà la sua abilità nell’intuire le leggi che regolano la vita nelle Terre Altre scoprendo la natura magica di Mrs Mabb. Tuttavia Venetia non uscirà del tutto indenne dall’accostarsi al mondo magico e avrà dei comportamenti che porteranno i suoi conoscenti a definirla “pazza”. Può una donna impazzire per amore? Attenzione gli stereotipi sono cattivi consiglieri!

“Il duca di Wellington e il suo cavallo” narra l’inesperienza dell’uomo nei confronti degli esseri fatati nei quali ha la disavventura di imbattersi. L’orgoglioso Duca di Wellington è alla ricerca del suo cavallo Copenaghen e giunge alla casa di una giovane donna intenta a realizzare un gigantesco arazzo. Osservando il lavoro con più attenzione, il duca nota che ogni quadretto rappresenta un momento della sua vita passata e futura. Ciò che vede non piace all’uomo che taglia i fili del ricamo e ricama gli eventi seguendo i suoi desideri a dimostrazione che tutti possono opporsi all’inevitabilità del destino costruendo un futuro di cui si è protagonisti.

Sui campi di battaglia dell’Europa ero padrone del mio destino, ma come politico tanta è la gente che devo compiacere, tanti i compromessi che devo accettare, che mi sento semplicemente un automa, una figura stilizzata in un ricamo.

“Il signor Simonelli, o il vedovo fatato”. Attraverso il diario di Simonelli scopriamo gli inizi della sua straordinaria carriera. Egli è un narratore inaffidabile, è presuntuoso, non vede i propri difetti e sorge il dubbio che abbia modificato la narrazione per presentarsi come un uomo affidabile e positivo. Simonelli incontra un amorale aristocratico fatato che vive in una casa diroccata, convinto che sia un palazzo sontuoso. I destini del vedovo fatato e di Simonelli si intrecceranno con l’esistenza di cinque bellissime fanciulle del villaggio.

“Tom Brightwind o come fu costruito il ponte fatato di Thoresby”: il potente signore delle Fate, Tom Brightwind, vive in una residenza che si trova contemporaneamente nel mondo fatato e sulla città ai tempi della Rivoluzione Industriale. La voce narrante è quella del dottor Montefiore, medico ebreo del diciottesimo secolo, amico di Tom. Durante un loro viaggio giungono al villaggio di Thoresby dove gli abitanti sono inattivi per la mancanza di un ponte che unisca il villaggio alla città. Brightwind deciderà di costruire il ponte in una notte sola. Dove porta in realtà questo ponte?

“Ricami e ricami” è il racconto del destino della Regina Maria di Scozia.

Nella primavera del 1568 Maria, regina di Scozia, temendo l’ira dei suoi sudditi, attraversò la frontiera con l’Inghilterra e una volta là scrisse una lettera alla cugina, la regina Elisabetta, spiegandole la drammatica situazione e invocando la sua protezione.

In privato, però, Elisabetta considerava Maria Stuarda come la causa di molti problemi e così, con qualche fugace rimpianto, la imprigionò per il resto della sua vita.

Maria apprende, da una contessa, l’uso della magia attraverso il ricamo e decide di vendicarsi.

La magia operata dal ricamo viene utilizzata da Maria, isolata nella sua prigionia, per cercare di assassinare la regina Elisabetta inviandole una gonna di raso bianco ricamata con piccoli garofani rosa. Indossata la gonna, il corpo di Elisabetta si ricoprirà di pustole rosa. Ma sarà un boomerang, la magia si rivolgerà verso la stessa Maria. Ricucire il futuro è un errore.

“John Uskglass e il carbonaio del Cumberland”: è la dimostrazione di come i potenti possono essere battuti in astuzia dalle persone umili. Il carbonaio del titolo, un uomo molto povero che viveva in compagnia di un porcello chiamato Uomonero, non sa che l’uomo che caccia vicino casa sua è in realtà il Re Corvo, re dell’Inghilterra del Nord e di alcuni Regni Fatati. L’uomo si indigna quando la sua casa, il giardino e la cena vengono rovinati dalla battuta di caccia del re. Questo crea indignazione nel carbonaio che si vendicherà. Il potere pagano delle fate viene superato in astuzia da un umile servo.

In generale questi racconti, oscuri e a tratti satirici, narrano di persone tormentate dagli interventi maliziosi delle fate. Si entra nel mondo dell’immaginazione e si incontrano personaggi vecchi e nuovi. Molti i richiami al best seller “Jonathan Strange & il signor Norrell”.

Susanna Clarke, con una prosa accattivante, con il suo senso dell’umorismo e la sua comprensione del lato oscuro delle storie di magia, crea racconti misteriosi e dal fascino particolare. Le fate, così come gli uomini, possono essere complicate e sgradevoli.

“Le dame di Grace Adieu” segna il ritorno del magico mondo di Susanna Clarke abile nel far interagire personaggi storici con personaggi nati dalla sua fantasia. Alcuni racconti hanno le loro radici nel folclore inglese, basti pensare alla presenza di elfi e della magia della terra inglese.

La raccolta di racconti è impreziosita dalle stupende illustrazioni  di Charles Vess.

Le donne, avveniva nel lontano XIX secolo, erano relegate nell’ambito domestico da una società patriarcale. La magia era la loro via di fuga da una realtà che le vedeva succubi del volere degli uomini. Oggi, come ieri, nel cuore e nella mente delle donne avvengono tante magie, ognuno potrà dare la propria interpretazione del termine “magia”, ma una cosa è certa: Le donne affrontano il futuro e le angosce che portano dentro di sé riappropriandosi della propria identità e del proprio valore sia intellettuale che fisico. Le donne hanno in sé il potere per affrontare la vita, rinascere dalle proprie macerie può sembrare una magia ma è l’atto eroico di chi crede fermamente nel proprio valore.

giovedì 13 ottobre 2022

RECENSIONE | “Follia” di Patrick McGrath

Se con la lettura cercate tensione, atmosfere cupe e non avete paura di guardare nell’animo umano, “Follia” di Patrick McGrath (Adelphi, traduzione di Matteo Codignola) è la storia che fa per voi perché narra di ossessioni, di dipendenza affettiva, di menzogne e di autodistruzione. È una storia d’amore che scivola verso la follia con venature neogotiche e vicende passionali e drammatiche che tolgono il fiato e fanno battere forte il cuore. Per incuriosirvi ancor di più, vi dirò che si tratta di una storia d’amore tra la moglie di uno psichiatra di un manicomio criminale e un detenuto per uxoricidio. Il tutto sarà narrato da un altro psichiatra dello stesso ospedale. 

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8
Follia
Patrick McGrath

Editore: Adelphi
Pagine: 296
Prezzo: € 13,00
Sinossi

Una grande storia di amore e morte e della perversione dell'occhio clinico che la osserva. Dall'interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra comincia a esporre il caso clinico più perturbante della sua carriera: la passione tra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra, e Edgar Stark, artista detenuto per uxoricidio. Alla fine del libro ci si troverà a decidere se la "follia" che percorre il libro è solo nell'amour fou vissuto dai protagonisti o anche nell'occhio clinico che ce lo racconta.



Le donne romantiche non pensano mai al male che fanno in quella loro forsennata ricerca di esperienze forti. In quella loro infatuazione per la libertà.

Inghilterra 1959. Dall’interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra, il dottor Cleave, comincia a esporre, con apparente distacco, il caso clinico più perturbante che abbia incontrato nella sua carriera. Si tratta della passione letale fra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra dell’ospedale, e Edgar Stark, uno scultore che in un impeto di follia ha ucciso a martellate la moglie e ne ha mutilato il cadavere. Stella, ossessionata dall’amore per Edgar, difenderà tenacemente l’uomo che ama nonostante il sorgere di nuovi segni di squilibrio.

Stella è una donna affascinante, inquieta e insoddisfatta  dalla vita matrimoniale noiosa e prevedibile che conduce con il marito Max, uno psichiatra ambizioso, brillante nel lavoro ma freddo e distanziante nel privato. La coppia ha un figlio, Charlie.

Quando la relazione tra Stella ed Edgard viene scoperta, lo scandalo è inarrestabile e l’inganno erode l’integrità del matrimonio. Il conformismo di Max gli impone di perdonare la moglie per salvare le apparenze. Stella rifiuta questo compromesso, non accetta le regole e respinge l’etica dei benpensanti, non vuol tornare a recitare la parte della famiglia felice e va a vivere con Edgar che è fuggito dal manicomio. Per la prima volta Stella si sente libera, sessualmente e mentalmente, passa da una sbronza all’altra e resta giornate intere a letto con Edgar che la comprende profondamente.

Per la prima volta Stella sentiva che era valsa la pena di saltare nel vuoto, perché alla fine avrebbero trovato il posto sicuro dove amarsi senza paura. E fu in quello spirito che fecero l’amore: senza paura, liberamente, mentre i treni rombavano sul viadotto nella notte. E Stella lo fece ridendo, gridando, urlando al magazzino intero tutta la vita che aveva dentro.

La patologica gelosia di Stark, pian piano, riemerge e i suoi occhi si riaccendono di follia. Ben presto però in Stella si palesano segni di squilibrio, tanto che quando il figlio annega sotto i suoi occhi nelle acque di un lago, durante una gita scolastica, lei rimane del tutto inerte, non chiama aiuto né cerca di salvare il figlio. È allora che Max decide di rinchiuderla nel manicomio dove lavorava affidandola alle cure del dottor Peter Cleave. Questo sarà l’inizio della fine. Lascio a voi scoprire l’evolversi degli eventi ma preparatevi a scoprire come “Follia” non sia solo una storia d’amore, è anche la storia di un’ingiustizia sociale: il potere psichiatrico di classificare un individuo e diagnosticare misteriose malattie mentali, riducendo il paziente a qualcosa di meno di un essere umano.

“Follia” è un romanzo profondo scritto in modo superbo, abilmente costruito con personaggi ambigui che celano una perturbante psicologia. I caratteri si fronteggiano inizialmente nella luce della ragione, poi, oltrepassare il confine fra normalità e aberrazione, è un attimo, cadono nel baratro buio della follia. Stella è soffocata dalla solitudine, ha fame d’amore e ciò la spinge verso l’infelicità. Le tre figure maschili (il marito, l’amante, lo psichiatra) orbitano intorno a Stella e tutti sono affetti da una forma di follia che non è solo quella patologica ma riguarda anche i comportamenti delle persone normali in un ambiente ostile come la società quando reprime e deteriora molti dei loro istinti. Il matrimonio con Max aveva imboccato il viale della castità e Stella sente dentro di sé un vuoto che solo Edgar riesce a colmare. Quindi Stella si crea un mondo irreale in cui rifugiarsi per poter vivere il suo legame con Edgar, per poter vivere quelle emozioni forti che sono diventate il suo nutrimento per vivere. In fondo, nessuno degli uomini che ho citato in precedenza l’hanno veramente amata e capita.

Max è ambizioso, freddo, succube dell’orrenda madre, che osteggia in tutti i modi le capacità sociali della nuora. Per l’uomo la sua rispettabilità borghese viene prima di tutto e tutti. Non ha mai capito nulla della moglie e ha il controllo quasi totale sul proprio mondo.

Edgar è un uomo che usa la sua notevole sensualità come strumento di controllo.  Manifesta spesso segnali di morbosa gelosia che sfociano in atti di violenza. Eppure riesce ad accendere il desiderio in Stella. Lui, artista mediocre, cupo e pericoloso, riaccende in Stella quel fuoco che la freddezza del marito aveva spento da molto tempo. Per Edgar, Stella è la vittima perfetta delle sue ossessioni e inizia, nella casa dove si nascondono dopo la fuga, a plasmare una testa d’argilla che riproduce i lineamenti di Stella. L’opera diventa una trasposizione dei sentimenti sempre più oscuri e tormentati che l’artista prova per la sua amante.

Non si dà creazione senza sofferenza, e la grande arte nasce solo da grandi sofferenze, non è così?

Il dottor Cleave, la voce narrante, è il personaggio che riserva le maggiori sorprese, lui esercita il controllo sugli altri è un manipolatore che abusa del suo potere. Racconta la Storia di Edgar e Stella come vuole, forse omette particolari o sottintende cose o mente. Noi lettori possiamo accettare la sua verità o sbirciare tra le righe alla scoperta di una verità più complessa e mostruosa. Cosa nasconde Cleave dietro la sua maschera di distacco professionale? L’inevitabile, scandalosa e befferda verità sarà molto diversa da quella che eravamo stati indotti a immaginare.

Le storie d’amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni. Si tratta di relazioni la cui durata e la cui intensità differiscono sensibilmente, ma che tendono ad attraversare fasi molto simili: riconoscimento, identificazione, organizzazione, struttura, complicazione, e così via. La storia di Stella Raphael è una delle più tristi che io conosca.

“Follia” è un piccolo gioiello, una storia perturbante, tra passioni e inquietudini. È la storia di due amanti maledetti che pur di stare insieme sfidano il disprezzo del mondo forti della loro passione. Una lettura mozzafiato che affascina e turba fin dalle prime righe con una meravigliosa indagine psicologica perché c’è immediatamente una distinzione tra chi è pazzo e chi non lo è. Tale distinzione si sgretola pian piano, emerge un’amara verità: l’amore è follia e tutti abbiano in noi un briciolo di pazzia. Alla fine del libro viene da chiedersi se la follia, che percorre il romanzo, è solo nell’amour fou vissuto dai protagonisti o anche nell’occhio clinico di chi ce lo racconta.

“Follia” è un viaggio nella psiche umana custode di una fiammella di follia pronta a divampare all’improvviso. Tutti sono in qualche modo prigionieri: si può essere prigionieri in un carcere o in un manicomio fatto di mattoni e si può essere chiusi in gabbie sociali. Nessun personaggio ha la coscienza pulita. Il potere distruttivo della passione idealizzata  porterà effetti devastanti. Qualunque forma di dipendenza non è mai amore. L’amore vero non distrugge ma è facile scambiare la gelosia e l’ossessione di un uomo per amore.

Stella sapeva che il filo non si era spezzato, sentiva che anche nelle sue peggiori crisi di gelosia Edgar non aveva smesso di amarla, che la sua passione era solo confusa e deviata, come se fosse stata infilata a forza in qualche oscuro cunicolo da cui era riemersa mostruosa e irriconoscibile. E quel cunicolo era la sua malattia.

Nell’oscurità dei falsi sensi di colpa e dell’incertezza psicologica si nasconde una verità terribile. Stella si rifiuta di vedere i propri errori e i pericoli insiti in una relazione con un uomo paranoide.

Seguire la storia di Edgar e Stella è come assistere a un gran esperimento della psiche umana addentrandoci nei labirinti più profondi della mente, nell’ossessione di un amore che nasce dal caos delle passioni. Con i personaggi si crea subito un legame empatico e mi sono ritrovata a riflettere quanto la normalità sia una maschera. È difficile capire chi, in questo romanzo, non racchiuda in sé una piccola scintilla di follia segreta. Anche il mondo delle scienze è disseminato di luoghi oscuri e illuminati dove coesistono in bilico il senso della follia e della ragione. Tra i due antipodi c’è una zona grigia con atmosfere sospese che si alternano tra possibili esperimenti relazionali, passioni, giochi di seduzione, dramma e gioco della finzione.

“Follia” è un romanzo raffinato, crudele, un’acutezza dei sensi che intrappola due povere anime nel proprio personale inferno. Un inferno in cui va in scena il duello tra istinto e ragione, tra caso e destino, tra mente e  follia. E la follia ci riserverà grandi sorprese.

martedì 11 ottobre 2022

RECENSIONE | "Cinque martedì d'inverno" di Lily King

“Cinque martedì d’inverno” è una raccolta di storie firmata da Lily King, autrice di “Scrittori e amanti”. Pubblicata da Fazi, traduzione di Mariagrazia Gini, la serie presenta un’ampia gamma di racconti animati da personaggi complessi che esplorano il desiderio, la perdita, la speranza, i legami familiari e l’inesorabile, ma affascinante, esplorazione del cuore delle relazioni. Narra la capacità dell’umanità di amare svelando i mille


STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 8
Cinque martedì d'inverno
Lily King

Editore: Fazi
Pagine: 214
Prezzo: € 18,00
Sinossi

Una ragazza di quattordici anni scopre cosa vuol dire sentirsi attratta da un uomo, ma l’uomo è quello sbagliato; un libraio scontroso, dopo aver vissuto molto tempo in solitudine, affronta l’imbarazzo dell’avvicinarsi a una donna e ritrova l’amore grazie all’aiuto della figlia adolescente; un ragazzino sensibile tocca con mano la libertà quando per la prima volta trascorre una vacanza senza i genitori; due vecchi compagni di stanza al college, che non si parlano più in seguito al coming out di uno di loro, si rivedono dopo anni, ma troppe cose sono cambiate. Quelli dipinti in queste pagine sono rapporti tenuti insieme da fili sottili che però si rivelano indistruttibili, incontri dall’esito sempre imprevedibile, dove vengono sostenute conversazioni difficili, smascherate grandi insicurezze – soprattutto maschili –, compiuti sconvolgenti atti di violenza da vecchi e nuovi amici. 


Avevo quattordici anni e quell’estate, due o tre mesi dopo che io e mia madre ce ne andammo dalla casa di mio padre, mi offrirono un lavoro a Widow’s Point.

“Creatura”: Carol, una ragazza di quattordici anni scopre cosa vuol dire sentirsi attratta da un uomo. La protagonista nel ruolo di eroina di romanzi come “Jane Eyre”, si accorgerà che l’uomo da lei scelto come suo eroe, è davvero il “Rochester” sbagliato.

Sua moglie se n’era andata perché era molto chiuso, aveva detto. Diceva che il massimo trasporto che aveva dimostrato era stato durante un’accesa discussione sull’uso delle virgole in un biglietto con la lista della spesa che lei gli aveva scritto.

“Cinque martedì d’inverno”: un libraio scontroso, dopo aver vissuto molto tempo in solitudine perché la moglie lo ha lasciato a causa della sua incapacità di mostrare emozioni, affronta l’imbarazzo dell’avvicinarsi nuovamente a una donna e ritrova l’amore grazie all’aiuto della figlia adolescente.

Avevo sempre visto tutti comportarsi in un unico modo, in quella casa: cautamente, lapidariamente, secondo codici che non comprendevo ma che avevo imparato a imitare. E ora, ecco un modo diverso.

“Visto che sono in Dordogna”: un ragazzino sensibile tocca con mano la libertà quando per la prima volta trascorre una vacanza senza i genitori. È accudito da due ragazzi universitari che sono stati assunti per occuparsi della casa e per prendersi cura di lui.  I due studenti mostrano al ragazzo un nuovo modo di vivere con più libertà e senza restrizioni, libero dalle regole e dalla vergogna che i suoi genitori gli impongono.

Gli adulti nascondevano il dolore, le paure, il fallimento, ma gli adolescenti nascondevano la felicità, come se mostrandola rischiassero di perderla.

“Mare del Nord”: una madre lotta contro il rifiuto della figlia di accettare la morte prematura del padre. Madre e figlia vanno in vacanza nel Mare del Nord per affrontare la dura e inevitabile realtà della perdita.

“Cronologia”: una giovane autrice, in fuga da una relazione disastrosa, va ad abitare con il fratello che vive con una donna psicotica, portando complicazioni incredibili.

I desideri sessuali sono i vermi che ci divorano.

“Hotel Seattle”: due vecchi compagni di stanza al college, che non si parlano più in seguito al coming out di uno di loro, si rivedono dopo anni, al bar di un hotel. I due uomini sono molto cambiati, il pericolo sta nel vecchio desiderio idealizzato mentre la realtà è diversa e molto violenta.

Charlotte, sono tuo nonno. Sono venuto fin qui da solo per stare con te. Ti ordino di svegliarti. Hai dato troppo preoccupazioni a tutti quanti.

“In attesa di Charlie”: un orgoglioso novantenne irrompe impotente nella stanza d’ospedale dove è ricoverata sua nipote Charlie. A causa di un incidente sugli sci, la ragazza è in coma. Il nonno è sicuro di poterla svegliare, andrà via sconfitto perché ci sono cose, come la paura della morte, che nessuno può controllare.

“Mansarda”: il padre di Frances torna dopo molti anni. Ora la donna ha quattro figli e l’ultima volta che l’ha visto è stato al suo matrimonio.

“Sud”: un anno dopo che suo marito l’ha lasciata, Marie-Claude porta i suoi figli, Flo e Tristan, in vacanza. Durante il viaggio i bambini le chiedono di raccontare delle storie e si lamentano quando la madre le racconta in modo errato. L’ostilità dei figli complicherà il viaggio.

“L’uomo alla porta”: un’aspirante scrittrice, madre di tre figli e figlia di alcolizzati, fa di tutto per superare le sue insicurezze e portare a termine il lavoro. Nel frattempo un uomo, creato dai suoi dubbi, si presenta alla porta con il suo libro incompiuto e cerca di distruggere la sua fiducia bevendo martini. Guai a chi cerchi di scoraggiare i sogni della donna.

Queste dieci intense storie di Lily King esplorano il mondo dei sentimenti. Alcune sono divertenti da leggere, altre sono riflessive, altre ancora audaci. Rappresentano frammenti della vita dei personaggi, sono l’eco di una realtà di sentimenti che ridefiniscono la loro essenza più intima. Le parole diventano specchi che riflettono gesti, ferite, desideri e sono ingranaggi di un più ampio narrare di temi che vanno dall’emarginazione ai comportamenti sessuali, dal disagio mentale alla rabbia, dalle sofferenze ai dolori e alle angosce. Istanti di vita che catturano la luce dell’esistenza ma che non sconfiggono il buio delle sconfitte.

Dieci racconti impietosi, duri ma onesti, che alcune volte planano nel surreale pur mantenendo saldamente la direzione verso il tema dell’amore duraturo. L’amore dei genitori, l’amore tra fratelli, l’amore romantico, l’amore diventa il grimaldello per forzare discretamente la psiche umana e vedere i misteri dello sviluppo della coscienza personale e collettiva. Partendo dai personaggi con tutte le loro contraddizioni, si opera l’alchimia della parola che dà voce ai pensieri che affondano le loro radici nel cuore. Comportamenti amorevoli o distruttivi e terribili intrappolano la rappresentazione delle relazioni umane che si avvicendano sul palcoscenico della vita.

L’autrice traccia il ritratto di rapporti tenuti insieme da fili sottili che però si rivelano indistruttibili, incontri sempre dall’esito imprevedibile, dove vengono sostenute conversazioni difficili, smascherate grandi insicurezze soprattutto maschili, compiuti sconvolgenti atti di violenza da vecchi e nuovi amici. I personaggi, uomini e donne, hanno un’età variabile ma al centro della loro esistenza c’è sempre l’amore governato da complicazioni, eventi inaspettati, brutalità, desideri e solitudini.

Lily King trasforma il quotidiano in storie capaci di parlare al nostro cuore. Sono il riflesso della crescita e dell’accettazione di sé, mettono in scena la giovinezza, la paura d’invecchiare, la solitudine di chi si sente escluso, gli amori sbagliati e violenti, la vita. Ogni storia potrebbe essere il nucleo di un futuro romanzo che esplora le fragilità umane messe alla prova in situazioni dure e disperate che lasciano, però, la porta aperta alla speranza.