mercoledì 1 maggio 2013

RECENSIONE "Fai bei sogni" Massimo Gramellini

Fai bei sogni



Autore: Massimo Gramellini
Nato a Torino da una famiglia originaria della Romagna, all'età di nove anni perde tragicamente la madre, episodio che lo segnerà profondamente. Frequenta il liceo classico presso l'Istituto San Giuseppe di Torino, e dopo gli studi in giurisprudenza, nell'autunno del 1985 incomincia a collaborare con la redazione torinese del Corriere dello Sport-Stadio.  continua...

Casa Editrice: Longanesi
Pagine: 209
Prezzo:14,90 
Trama: E' la storia di un segreto celato in una busta per quarant'anni. La storia di un bambino, e poi di un adulto, che imparerà ad affrontare il dolore più grande, la perdita della mamma, e il mostro più insidioso: il timore di vivere. "Fai bei sogni" è dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa. Un amore, un lavoro, un tesoro. E rifiutandosi di accettare la realtà, finiscono per smarrire se stessi. Come il protagonista di questo romanzo. Uno che cammina sulle punte dei piedi e a testa bassa perché il cielo lo spaventa, e anche la terra. "Fai bei sogni" è soprattutto un libro sulla verità e sulla paura di conoscerla. Immergendosi nella sofferenza e superandola, ci ricorda come sia sempre possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti. Massimo Gramellini ha raccolto gli slanci e le ferite di una vita priva del suo appiglio più solido. Una lotta incessante contro la solitudine, l'inadeguatezza e il senso di abbandono, raccontata con passione e delicata ironia. Il sofferto traguardo sarà la conquista dell'amore e di un'esistenza piena e autentica, che consentirà finalmente al protagonista di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo.

STILE: 7
STORIA: 7
COPERTINA: 7

Recensione

Molto più importante di quello che sappiamo o non  sappiamo è quello che non vogliamo sapere.
                                                                                                                                   Heric Hoffer

Quante volte  ci è capitato di “ far finta di non capire”. Quante volte abbiamo rivolto lo sguardo altrove affinchè i nostri occhi non rivelassero verità nascoste nel profondo del nostro cuore.
“Preferiamo ignorarla la verità. Per non  soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere, completamente vivi”.
Così, fin da piccoli, abbiamo bisogno di qualcuno che ci abbracci, che ci dica parole dolci, che ci dia il bacio della buona notte, che ci sussurri: “Fai bei sogni”. Fin da piccoli abbiamo bisogno di rispecchiarci negli occhi della nostra mamma, pronta a difenderci “dai cattivi”, dal buio che ci spaventa, prendendoci per mano e facendoci sentire amati e protetti. Ma se la mamma non c’è, se una “commissione” la porta via da noi, allora cominciano i guai. Come può reagire un bambino di nove anni alla perdita improvvisa della propria madre?
“Poiché la realtà si era rivelata una tiranna sanguinaria, chiesi asilo alla fantasia”.
E’ proprio ciò che fa Massimo, nascondendo la sua condizione di orfano di madre, agli amici; crescendo capisce che questa sua negazione del dolore lo costringe a vivere in una prigione da cui i sentimenti rimangono all’esterno. Bisogna trovare la chiave per aprire quella serratura che allontana la vita, l’amore. Ma non si può essere forti, pronti ad affrontare il mondo se, prima, non si è in pace con noi stessi. Massimo è solo, si sente abbandonato, non ha punti di riferimento, il padre è una figura in chiaroscuro che si intravede appena nella fitta nebbia della vita.
“Io non chiedevo compassione o privilegi. Pretendevo che qualcuno facesse il tifo per me”.
Così riflette il protagonista elencando, in un lungo e doloroso flashback,tutto ciò che non ha mai avuto.
“La felicità è un appuntamento al bar a cui io arrivo sempre in ritardo” 
Ma il tempo, crudele e consolatore, non si ferma mai, Massimo diventato adulto, capisce che deve affrontare le sue paure, i suoi dolori, se vuole ritornare “a fare bei sogni”. L’aiuto giunge inaspettato, nelle vesti di una lettera in cui, per quarant’anni, è rimasto sepolto un segreto che aiuterà Massimo a vedere il distacco dalla mamma con occhi diversi.
“In fondo la mia vita è la storia dei tentativi che ho fatto di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo”.
Non vi svelerò il segreto ma sappiate che “c’è sempre più amore in chi rimane che in chi se ne va”.
Io ho letto questo libro attratta dal suo titolo “Fai bei sogni” perché è proprio la frase che dicevo ai miei figli quando davo loro il bacio della buona notte. Mi sono ritrovata, così, a leggere una storia triste raccontata con un vela d’ironia che mi ha fatto riflettere e sorridere. Ho vissuto con Massimo il dolore dell’abbandono, la disperazione di crescere sentendosi soli e diversi dagli altri, la struggente speranza di un ritorno che non avverrà mai. Ma ho tifato per la sua rinascita, ho gioito quando l’amore ha illuminato la sua vita, ho disapprovato il comportamento del padre, complice di un segreto che poi tanto “segreto” non era. Forse bisognava approfondire di più il ritratto psicologico della madre e la figura del papà rimasta un po’ marginale nella storia. Nel complesso il libro offre vari punti di riflessione, leggetelo con animo sereno, assaporate il dolore e il desiderio struggente d’amore. Ma, soprattutto, non giudicate nessuno perché, a volte, l’uomo non  riesce ad opporsi alla cattiveria della vita e si rifugia in un’altra dimensione dove, forse, sarà più facile fare bei sogni.                     
           

Nessun commento:

Posta un commento