martedì 31 marzo 2015

RECENSIONE | “L’uomo di Primrose Lane” di James Renner

Buongiorno carissimi lettori :)
Non credevo fosse possibile, invece è successo: ho letto un thriller che mi ha mandata in confusione. La prima parte del romanzo è coinvolgente, intrigante, emozionante. Poi succede l’irreparabile e a metà romanzo si ha la metamorfosi: il thriller sfocia nella fantascienza con venature horror. L’incomprensibile libro a cui mi riferisco è “L’uomo di Primrose Lane” di James Renner, traduzione di Fabiano Massimi, edito Einaudi.


L'uomo di Primrose Lane

Autore: James Renner
Editore: Einaudi 
Pagine: 504
Prezzo: € 19,50 (cartaceo)

Sinossi:  David Neff, giornalista e scrittore, ha pubblicato un libro sulla vita di un serial killer, che è diventato un best seller ma ha lasciato segni profondi nella sua psiche. Da cinque anni non scrive più nulla, e ha bisogno al più presto di una nuova storia che lo appassioni e gli permetta di tornare al successo, uscendo dal vortice di dolore seguito al suicidio della moglie Elizabeth. Si lascia coinvolgere dal caso dell'Uomo di Primrose Lane, un personaggio solitario e avvolto nel mistero, assassinato brutalmente e senza motivi apparenti quattro anni prima. Le sue indagini si trasformano in un'autentica ossessione quando, sul letto dell'uomo, viene ritrovata un'impronta di Elizabeth, segno di un legame che sembra avere le sue origini nel passato e nel grande trauma che ha segnato la vita della moglie di David: il rapimento della sorella gemella, Elaine, svanita senza lasciare tracce e mai più ritrovata.



STILE: 6 | STORIA: 6 | COPERTINA: 6

Era noto perlopiù come l’Uomo di Primrose Lane, anche se a volte i vicini, parlandone alle feste, lo chiamavano eremita, recluso, svitato. Per l’agente di pattuglia Tom Sackett era sempre stato l’Uomo dai mille guanti, dalla bizzarra abitudine di portare guanti di lana anche in pieno luglio.
In pochi dovevano essersi accorti il vecchio indossava guanti diversi ogni volta che metteva piede fuori dalla sua casa in rovina. La maggior parte degli abitanti di West Akron distoglieva gli occhi incrociandolo o attraversava la strada per evitare di passargli accanto. Era strano. E a volte ciò che è strano è anche pericoloso.
David Neff, autore del bestseller “L’apprendista del serial killer”, vive un periodo drammatico della propria vita: sua moglie Elizabeth si è suicidata dopo aver dato alla luce il loro bellissimo bambino. Lo scrittore, affetto da stress post-traumatico, è schiavo dei farmaci che ingabbiano le sue emozioni. La sua vita sta scivolando via come sabbia tra le dita. La possibilità di rinascita gli viene offerta dal suo editore che lo sprona a rituffarsi nel lavoro per ritrovare passione e voglia di vivere. Lo scrittore si lascerà convincere a scrivere una nuova storia basata sul caso dell’omicidio dell’uomo di Primrose Lane, l’uomo dai guanti di lana. Il suo cadavere è stato ritrovato con le dita mozzate e triturate. Ben presto le indagini diventano per David Neff un’autentica ossessione: in casa dell’uomo assassinato, sul suo letto, sono state isolate le impronte di Elizabeth. Qual è l’oscuro legame che lega queste persone? Cosa si nasconde nel passato tormentato di Elizabeth segnato dal rapimento della sorella gemella Elaine, svanita nel nulla e mai più ritrovata?

Fin dalle prime pagine di questo romanzo la mia attenzione è stata catturata da una storia ben narrata e organizzata su più piani temporali. Il rapimento di Elaine, l’uomo misterioso che salva Elizabeth, le indagini inconcludenti della polizia, il senso di colpa che affligge la giovane protagonista. Poi l’arrivo di Neff, l’innamoramento e il matrimonio, per Elizabeth l’inizio di una nuova vita. 
Tutto sembra procedere per il verso giusto. Sembra. 
Quando Neff inizia le indagini per il suo libro tutto cambia. Il giovane cronista si lascia coinvolgere sempre più dalla personalità malata dei serial killer, fino a manifestare problemi psichici da stress post-traumatico. Lo scrittore vive gli omicidi interiorizzando la loro forza distruttiva, addirittura sente nella sua testa la voce del Killer. Neff riuscirà a finire il libro, diventerà molto ricco ma perderà la sua anima. Il suicidio della moglie segna il culmine dell’inferno in cui lo scrittore è precipitato. Dolore su dolore, come uscirne? Un’altra indagine che il destino beffardo lega con il dramma di Elizabeth. 
Ecco che, pagina dopo pagina, si verificano salti temporali repentini che conferiscono un ritmo incalzante alla narrazione. Il gran puzzle della verità prende forma, tanti frammenti, apparentemente non connessi tra loro, si incastrano alla perfezione facendo combaciare date, avvenimenti, testimonianze. Fin qui nulla da eccepire, romanzo intrigante e avvincente. 
Poi si verifica un cambiamento, forse inizia una sperimentazione letteraria che ha creato un romanzo ibrido che ha perso del tutto la propria identità. Mi spiego: David Neff è talmente assorbito dalle sue indagini da trasformare la ricerca della verità in un’ ossessione. Non ci sono più limiti: pur di sapere è disposto a tutto anche all’inverosimile. A questo punto il romanzo diventa caos. Il thriller lascia il posto alla fantascienza: i viaggi nel tempo generano una duplice esistenza, in contemporanea, dello stesso personaggio con età diverse e proveniente da mondi paralleli. Grazie a una navicella molto particolare, ad una sospensione vitae ingegnosa, alcuni personaggi attraversano il tempo a ritroso per andar dietro alle ossessioni personali. Questi piani temporali proiettati in mondi diversi danno vita a un miscuglio di personaggi che interagiscono con il passato. Il tutto raccontato in maniera confusa e disorganizzata. Peccato perché la prima parte del romanzo affascina, la seconda ti dà l’impressione di aver perso il filo del discorso. A volte succede di perdersi strada facendo, forse Renner voleva sperimentare qualcosa di cui non era totalmente sicuro. Io non amo molto i viaggi nel tempo soprattutto quando si inizia a incrociare mondi che vivono un tempo diverso: in uno l’accaduto si è già realizzato, nell’altro deve ancora verificarsi. Allora si può intervenire per cambiare l’evolvere dei fatti? Ha una sua logica lasciare il presente per proiettarsi nel  passato e cercare di deviare ciò che deve accadere nell’evolvere naturale dell’esistenza? E se questo non è sufficiente, ha senso dal futuro  fare un salto nel passato sapendo di non poter più tornare nella propria epoca? Aiuto, mi sono nuovamente persa. Vuol dire che, senza scomodare i viaggi nel tempo, mi limiterò a godere della prima parte del romanzo non considerando l’epilogo confusionario. I personaggi sono ben caratterizzati, viene data voce anche ai serial killer con i loro destini pericolosamente intrecciati, la suspense è notevole, il ritmo serrato rende piacevolissima la lettura e diventa impossibile staccarsi da quelle pagine che narrano crimini efferati e misteri a cui vuoi sia data una risposta. Alla prima parte del romanzo assegno ben quattro piume, alla seconda parte due misere piume.

Tuttavia sono curiosa di leggere altri romanzi di James Renner per vedere se ci sono altri thriller che non mutano aspetto strada facendo. Mi piace ciò che ho letto nei primi capitoli de “L’uomo di Primrose Lane” e confido in future letture più soddisfacenti sempre a firma Renner.

lunedì 30 marzo 2015

Detective Gufo #33

"Detective Gufo" è una rubrica settimanale creata dal blog Penna d'oro.
Perché detective? Semplice, Gufo andrà in giro tra i vari blog per scovare la recensione più 
emozionante tra le tante che vengono pubblicate. 

Carissimi lettori, iniziamo una nuova settimana con la segnalazione di Detective Gufo che ha trovato una recensione meritevole svolazzando tra le pagine virtuali dei blog. Il libro in esame è 

“La Lingua Del Fuoco” 
di Don Winslow
Recensione scritta da Veronica del blog “La contorsionistadi parole Book Blog”.


Quando c'è un incendio, Jack Wade si precipita. 
È un ex poliziotto del dipartimento incendi licenziato per aver protetto un testimone. Adesso lavora come perito per la compagnia di assicurazioni California Fire and Life. Ovvero fruga tra le ceneri delle vite di altra gente. È un uomo che conosce la lingua del fuoco, che sa leggere le tracce rimaste come una carta stradale. 
Quando viene chiamato a esaminare una strana richiesta di assicurazione, le tracce gli dicono che c'è qualcosa di sbagliato. Di talmente sbagliato che Jack viola la sua regola principale - mai metterci niente di personale, né di emotivo - e si butta a capofitto nel caso...



Su Wikipedia ho letto che Don Winslow è uno scrittore statunitense. Viene considerato come uno degli autori più rappresentativi del poliziesco americano contemporaneo. E’ l’autore dei libri “L’inverno di Frankie Machine” e “Il potere del cane”, entrambi editi in Italia da Einaudi (Collana Stile Libero) rispettivamente nel 2008 e nel 2009.

“La lingua di fuoco” è un romanzo giallo che ha diviso i lettori. Leggendo le varie opinioni espresse sul Web, ho avuto l’impressione di trovarmi sulle Montagne Russe. Su in vetta con tanti pareri positivi poi precipitosamente giù con opinioni completamente negative. Destino di molti libri: osannati o dilaniati.

Leggendo la recensione di Veronica, ho deciso che leggerò questo libro anche perché trovo interessante l’analisi della società americana e non, che emerge dalle pagine del romanzo. 
La bravissima Veronica scrive:

Leggere Don Winslow è molto più che immersione in un buon thriller. Le storie si intrecciano, implicano molti personaggi: piano, piano scopriamo la tela di collegamento architettata dall’autore, che non perde mai di vista il filo conduttore. Classica struttura dei capitoli da brevi a brevissimi, costruiti come storie a se stanti che coinvolgono più personaggi che hanno più o meno a che fare sin da subito con la figura portante dell’intera narrazione. 
Quando ho voglia di leggere un thriller, un noir o un poliziesco, so per certo che affidarmi alla penna di Don Winslow è la scelta più azzeccata: il giusto connubio di suspense, risvolti narrativi, personaggi buoni e cattivi dai caratteri carismatici, fanno divorare i suoi libri, senza mai averne abbastanza.”

E voi, lettori attenti, conoscete questo scrittore noir contemporaneo? Avete letto i suoi libri?

Io, grazie alle vostre recensioni, scopro sempre nuovi autori, nuovi libri, nuovi orizzonti. Qualcuno ha una magica soluzione per poter ampliare all’infinito il tempo per leggere e conoscere tutti, oggi mi sento supervolenterosa, i più importanti scrittori del panorama letterario mondiale? Resto in attesa delle vostre magiche proposte augurandovi buona lettura :)

sabato 28 marzo 2015

RECENSIONE | " Il cardellino" di Donna Tartt

Buongiorno a voi, cari lettori :) 
Vediamo se siete lettori attenti e con buona memoria.

1992 “Dio di Illusioni”
2002 “Il piccolo amico”
2013 “Il Cardellino” premio Pulitzer per la Letteratura 2014

Leggendo queste date, balzi temporali di 10 anni, e i relativi titoli, a quale scrittore/scrittrice va il vostro pensiero? Bene, vi vedo sorridere e mi pare di udire un’unica voce corale che mi risponde: Donna Tartt! Bravissimi, avete ragione. Io non avevo letto nulla di questa scrittrice e ho deciso di colmare questo vuoto leggendo l’ultimo lavoro letterario dell’autrice: “Il Cardellino” di Donna Tartt, edito Rizzoli. E’ stata una lettura lenta, a tratti difficile, ma alla fine sono riuscita a terminare questo libro composto da ben 892 pagine.



Il cardellino

Autrice: Donna Tartt

Editore: Rizzoli
Pagine: 892
Prezzo: € 20,00 (cartaceo)

Sinossi: 
Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New-York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dall'acuta nostalgia nei confronti della madre, Theo si aggrappa alla cosa che più di ogni altra ha il potere di fargliela sentire vicina: un piccolo quadro dal fascino singolare che, a distanza di anni, lo porterà ad addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminalità internazionale. Nel frattempo, Theo cresce, diventa un uomo, si innamora e impara a scivolare con disinvoltura dai salotti più chic della città al polveroso labirinto del negozio di antichità in cui lavora. Finché, preda di una pulsione autodistruttiva impossibile da controllare, si troverà coinvolto in una rischiosa partita dove la posta in gioco è il suo talismano, il piccolo quadro raffigurante un cardellino che forse rappresenta l'innocenza perduta e la bellezza che, sola, può salvare il mondo.


http://i.imgur.com/ye3Q8bo.png

STILE: 7 | STORIA: 7 | COPERTINA: 7

Quand’ero ancora ad Amsterdam, per la prima volta dopo anni sognai mia madre. Ero rimasto confinato nella mia stanza d’albergo per più di una settimana, terrorizzato all’idea di chiamare chicchessia o di mettere il naso fuori, il cuore che fremeva e sussultava anche al più innocuo dei rumori: il campanello dell’ascensore, l’andirivieni del carrello del minibar, persino i campanili delle chiese che scandivano le ore, de Westertoren, Krijtberg, un clangore dai contorni vagamente oscuri, come i presagi di sventura delle fiabe.
Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all’attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Inizia così per Theo, una vita di solitudine e dolore che lo vedrà inizialmente ospite di una ricca famiglia di New York, poi verrà portato dal padre a Las Vegas, ritornerà nella città natale per poi, ormai adulto, trovarsi coinvolto con la criminalità internazionale che lo costringerà a fughe vertiginose lungo i canali di Amsterdam. 
Theo sarà, per tutta la vita, legato al ricordo della madre e tale nostalgia assumerà le fattezze di una piccola opera d’arte, Il Cardellino dipinto da Carel Fabritius nel 1654, che rappresenterà la bellezza dell’arte e dell’anima di chi vede le brutture della vita ma sa che la bellezza è l’unico elemento che sopravvive a ogni dolore.

Theo è prigioniero del proprio passato, è una “vittima vivente” della propria storia, si sente in colpa per la morte della madre e si renderà conto, ben presto, dell’effimero che caratterizza i rapporti umani. 
Il nostro protagonista vivrà per un po’ con il padre, un uomo perdente su tutta la linea, e conoscerà Boris, l’amico disonesto che ha una voce con sfumature da Conte Dracula. Sia il padre che Boris non sono esempi edificanti per Theo: il primo è un attore fallito dedito alle scommesse e pronto a tutto per un tornaconto personale. Boris è un giovane poco incline a seguire la legge, anzi è un mascalzone che guiderà Theo tra alcol e droghe. Una vita che si mostra ben presto colma di solitudine, amarezza, rimpianto, è ciò che Theo subisce negli anni. Questo romanzo di formazione ci mostra un ragazzo che si auto-distrugge con la droga, l’alcol, le truffe i raggiri. E’un personaggio che non riesce a vivere, legato al dolore per la perdita della madre. Così come il cardellino del dipinto sembra poter spiccare il volo ma realmente non può perché incatenato al trespolo, così Theo lascia che la vita gli scivoli addosso senza mai diventare artefice del proprio destino. Egli lascia sempre agli altri la facoltà di decidere del suo futuro, è un “vorrei ma non posso” che caratterizza la sua esistenza. Anche quando al suo fianco compare Hobie, uomo onesto e gentile proprietario di un negozio di antiquariato dove si respira l’amore per i veri valori della vita, Theo non saprà cogliere la possibilità di cambiamento che gli viene offerta. 

Con un realismo duro, a volte crudele, Theo narra la sua vita attraverso un lungo flashback. Sicuramente il romanzo è ben scritto, minuziose descrizioni rallentano il ritmo della lettura che, in alcuni passaggi, si mostra pesante e poco coinvolgente. I personaggi non hanno fatto breccia nel mio cuore, empatia zero. Bella la prima parte, confuse le ultime pagine dove Theo afferma che:
Nessuno mi convincerà mai che la vita è una sorpresa stupenda e appagante. Perché questa è la verità: la vita è una catastrofe […] Per me - e continuerò a ripeterlo ostinatamente finché vivrò, finché cadrò sulla mia nichilistica e ingrata faccia e sarò troppo debole per ripeterlo un’ultima volta: meglio non nascere, che nascere in questa fogna.
Alcune pagine dopo si legge:
E sento di avere qualcosa di molto serio e urgente da dirti, mio inesistente lettore, e sento che devo dirtelo immediatamente come se ci trovassimo nella stessa stanza. Che la vita- qualunque cosa sia – è breve. Che il destino è crudele ma forse non casuale.
All’interno di queste riflessioni di Theo emerge il concetto che, anche con le sue brutture, la vita merita di essere vissuta. In tutto questo dolore la bellezza dell’arte è l’unica ancora di salvezza. L’arte si sottrae alla Morte e vive dell’amore dei suoi ammiratori che così saranno anche loro parte dell’immortalità con cui l’Arte vince il trascorrere del tempo, sconfigge ogni dolore e rende possibile “vivere”. Questo romanzo contiene tante storie, molti temi vengono trattati e le relazioni umane sono viste sempre nella dualità dell’essere e non essere, della luce e delle ombre, dell’amore e del non-amore. Una dualità che porta a vedere la vita nella sua fragilità a testimonianza che basta un attimo per distruggere tutto. Ciò che sarebbe potuto essere si disintegra, svanisce sotto le macerie di un’esplosione o di una qualunque tragedia generata dall’uomo. 

giovedì 26 marzo 2015

Vi presento... "L'egoismo del respiro" di Giada Strapparava

Buon pomeriggio lettori :) Voglio presentarvi "L'egoismo del respiro" di Giada Strapparava.

L'egoismo del respiro

Autore: Giada Strapparava

Genere: Thriller psicologico
Editore: Lettere Animate

Formato: Ebook ( A breve anche cartaceo)
Prezzo: 1,99  €   [amazon]
Pagine: 351  

Sinossi:
Cuoco in una tavola calda a Sacramento, ottimo amico per i colleghi e quasi un figlio per i titolari. Una vita normale e soddisfacente se non fosse per l'innato istinto omicida e un personale senso di giustizia: Colton Miller è un'anima selvaggia, che ama uccidere i peccatori e che si diverte a cercare lo sgomento negli occhi delle sue vittime, decifrandone gli ultimi inutili pensieri; un'ombra tormentata dagli orribili e confusi ricordi d'infanzia, in cui la violenza tocca gli apici dell'inconscio e si mischia all'angoscia più profonda. Ma il passato non è l'unica cosa da cui scappare. C'è qualcos'altro, lì fuori: una minaccia. Un'entità che inizia a tormentarlo; qualcuno disposto a schiacciare chiunque si metta sulla propria strada. In tutto questo chi è la vittima e chi il carnefice? Ma sopratutto, dove finisce l'agonia e inizia il piacere?!


Ecco a voi due estratti del romanzo: 

  


 Biografia dell'autrice:
Giada Strapparava nasce il 21 Giugno del 1994, in provincia di Verona. È una grande appassionata di criminologia, mentalismo, medicina legale e naturopatia. L'egoismo del respiro è il suo romanzo d'esordio.



mercoledì 25 marzo 2015

WWW Wednesdays #40

 WWW  Wednesdays è una rubrica creata dal blog Should be Reading 
e consiste nel rispondere a tre semplici domande:

-What are you currently reading? (Cosa stai leggendo adesso?)
-What did you recently finish reading? (Cosa hai appena finito di leggere?)
-What do you think you’ll read next? (Cosa leggerai dopo?)


What are you currently reading?

    


What did you recently finish reading?

 

What do you think you’ll read next?

  

lunedì 23 marzo 2015

Detective Gufo #32

"Detective Gufo" è una rubrica settimanale creata dal blog Penna d'oro.
Perché detective? Semplice, Gufo andrà in giro tra i vari blog per scovare la recensione più 
emozionante tra le tante che vengono pubblicate. 

Buon inizio settimana, cari lettori :) 
Come ogni lunedì, Detective Gufo ci propone una recensione meritevole trovata girovagando sul web. Oggi è la volta di

“Suite francese” 
di Irène Némirovsky
Recensione scritta da Federica del blog “Sfogliando la vita

Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Némirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande "sinfonia in cinque movimenti" che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l'occupazione nazista: Tempesta in giugno (che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell'arrivo dei tedeschi) e Dolce (il cui nucleo centrale è la passione, tanto più bruciante quanto più soffocata, che lega una "sposa di guerra" a un ufficiale tedesco). Pubblicato a sessant'anni di distanza, Suite francese è il volume che li riunisce.




Poiché sono una lettrice curiosa, ho deciso di fare una piccola ricerca, su wikipedia, per scoprire qualcosa sul romanzo e sulla sua autrice.
“Suite francese” è il titolo di un’opera letteraria di Irène Némirovsky, si tratta dei primi due “movimenti" di quello che avrebbe dovuto somigliare a un “Poema sinfonico”, composto da cinque parti:
1.Tempete en juin (Tempesta in giugno)
2.Dolce
3.Captivité (Prigionia)
4.Batailles? (Battaglie)
5.La Paix? (La Pace)

Nel luglio 1942, dopo aver completato solo i primi due “movimenti”, Irène Némirovsky fu arrestata e deportata come ebrea ad Auschwitz, dove morì il 19 agosto 1942, di febbre tifoide.

“Suite francese” nasce per narrare il destino della Francia sotto l’occupazione nazista.
Federica, nel suo bellissimo commento, riesce a trasmetterci vivide emozioni nate da una lettura coinvolgente e riflessiva. Vi riporto brani della recensione:
 L’immortale Irène vive attraverso le sue parole, le sue potenti e indimenticabili descrizioni fatte di colori, ombre, sensazioni precise. Fatte di strappi di luce improvvisa. Sto parlando di un torrente impetuoso di scene che immagino in bianco e nero, attraversate però da macchie di colore intenso.
 Le pagine scorrono con una tensione quasi cinematografica che permette al lettore di inserire nel suo personale bagaglio letterario, una valigetta che io porto sempre con me, immagini che non dimenticherà mai. Pennellate precise che assomigliano alla fermezza di un’inquadratura e alla raffinatezza di una fotografia.
Le storie dei numerosi personaggi si intrecciano a formare una catena lunghissima che percorre tutto il romanzo, quella catena umana in cui ogni anello rappresenta un modo diverso di affrontare le tragedie. L’avarizia, l’indifferenza, la pietà, la superiorità, la complicità, la furbizia, la solidarietà, la cattiveria. Per raggiungere l’estremità in cui ci si può persino innamorare del proprio nemico.

Federica ha definito questo romanzo un capolavoro, la sua recensione entusiasmante e profonda mi ha conquistata. Leggerò “Suite francese” e voi, cari lettori, conoscete questo romanzo? 
Un saluto e buona lettura a tutti voi.

giovedì 19 marzo 2015

RECENSIONE | "Cade la terra" di Carmen Pellegrino

Buongiorno lettori :)  L’estate scorsa su “ La Lettura” ho letto un articolo, di Andrea Cirolla, dal titolo  “L’abbandonologa che va in cerca dei borghi disabitati”. Cirolla intervistava una giovane studiosa che si definiva “la cartografa della solitudine”. In dieci anni l’abbandonologa ha visitato 300 paesi, dai villaggi del Lazio alle città medievali della Turchia, rimanendo affascinata da un luogo molto particolare: la piazza dell’olmo di Roscigno Vecchia, nel Cilento. 
A distanza di mesi, dalla lettura dell’intervista, ho saputo della pubblicazione del primo romanzo di questa autrice molto interessante. Naturalmente, in libreria, non avevano il libro e io ho atteso con trepidazione il suo arrivo. A volte succede di essere conquistati da una storia prima ancora di averla letta. Il fascino delle rovine, che conservano l’energia delle vite precedenti, la loro fragilità, dimostrano l’esistenza di un potenziale di “vita” che rimane fossilizzato tra i ruderi a testimonianza di persone che lì hanno vissuto e lavorato. Per questo, quando ho avuto la mia copia tra le mani, con emozione e curiosità ho iniziato a leggere “Cade la terra” di Carmen Pellegrino.


Cade la terra

Autrice: Carmen Pellegrino

Editore: Giunti

Pagine: 224
Prezzo: € 14,00 (cartaceo)

Sinossi:  Alento è un borgo abbandonato che sembra rincorrere l'oblio, e che non vede l'ora di scomparire. Il paesaggio d'intorno frana ma, soprattutto, franano le anime dei fantasmi che Estella, la protagonista di questo intenso e struggente romanzo, cerca di tenere in vita con disperato accudimento. Voci, dialoghi, storie di un mondo chiuso dove la ricchezza e la miseria sono impastate con la stessa terra nera. Capricci, ferocie, crudeltà, memorie e colpe di un paese condannato a ritornare alla terra. Come tra le quinte di un teatro ecco aggirarsi un anarchico, un venditore di vasi da notte, una donna che non vuole sposarsi, un banditore cieco, una figlia che immagina favole, un padre abile nel distruggerle. 



http://i.imgur.com/ye3Q8bo.png

STILE: 8
STORIA: 9
COPERTINA: 8

Ci sarà tepore nella stanza e odore di cibi fritti. Verranno tutti, con i vestiti della festa, le scarpe rinfrescate da una spazzolata.
Arriveranno alle nove e, l’uno dopo l’altro, prenderanno posto intorno alla tavola. Non porteranno regali, non lo fanno mai, ma non importa: ne ho preparati io per loro, davanti ai quali spalancheranno gli occhi, ma io guarderò altrove.
Entrando non si saluteranno, né saluteranno me… si guarderanno intorno scrutando la casa silenziosa; quindi cederanno all’impulso di  annusare l’aria e aggrotteranno le sopracciglia: non sono venuti per mangiare, ma allora perché sono qui?
E si, cari lettori, ad Alento, ogni anno, si ripete, come scrive Andrea Cirolla, una cena per anime vagabonde.

Il libro si compone di tre parti, tre atti di una rappresentazione in cui passato e presente camminano insieme.

La prima parte, “La casa dell’olmo”, ci racconta l’arrivo di Estella, protagonista sensibile del romanzo, nel paesino di Alento, borgo immaginario del Sud Italia.
Era febbraio e nevicava il giorno in cui tornai, neve di primo mattino che unita al vento mi colpiva in visi a sferze che andavano, che venivano […] quando fu sera forzai il portone della chiesa […] L’indomani, alle prime luci del giorno, vennero da Napoli per riprendersi l’abito da monaca [...] vennero proprio per strapparmelo di dosso e io restai nuda sul sagrato […] fino a quando non si avvicinò una vecchia, tutta vestita di nero […]
Avvincente vero? Le prime pagine del romanzo ci presentano la giovane Estella, ritornata al paese dopo una lunga assenza. La donna viene accolta in casa de Paolis e diventa istitutrice di un ragazzo sedicenne: Marcello, esonerato dalla scuola. In casa de Paolis Estella inizia il suo problematico rapporto con Marcello.

Su Alento, “il paese che cammina”, incombe un pericolo naturale che lo minaccia da secoli: il paese ha un fondo argilloso ostaggio di una frana lenta e continua. La sua popolazione è costretta a lasciare le proprie case per trasferirsi verso luoghi più sicuri. Quando anche la famiglia de Paolis è costretta ad abbandonare l’abitazione per trasferirsi in un’altra casa, nel paese nuovo, Estella deciderà di rimanere al paese vecchio per cercar di tener in vita una parte del borgo dando voce a coloro che hanno oltrepassato quel labile confine che separa la vita dalla morte.

Così inizia la seconda parte “L’attesa”
[…] Non mi resta che il paese, la sua magica impostura. Qui scavo dentro le sere cercandovi il mattino nuovo. Nelle case che sono aperte, con le finestre accostate come se i vecchi abitanti dovessero tornare da un momento all’altro, entro in continuazione e le ragnatele mi si attaccano alla faccia. In questa desolazione, subito si fanno avanti i fotogrammi di una visione strana, evocabile. Vedo a un tratto tutti i parti e le morti che le hanno attraversate, tutte le età di chi vi ha abitato. Le madri con i figli in braccio, pesanti come sassi; le vecchie, strette nelle vesti del loro eterno lutto; i padri, con i corpi insidiati dal terrore, perché vivere fra le montagne non li ha preservati dalla miseria.
Durante “l’attesa” della struggente cena, Estella ci presenta i futuri commensali. Cola Forti, anarchico senza più sogni, e sua figlia Libera che rifiuta il matrimonio combinato per lei dalla madre. Giacinto, il banditore cieco in perpetua attesa dell’arrivo del suo berretto gallonato. Lucia Parisi vittima di un padre che la riteneva colpevole per essere nata femmina poichè, in una casa rispettabile, il primogenito doveva essere maschio. Maccabeo, un venditore di vasi da notte, a cui la guerra porta via i due figli.

Personaggi emozionanti con cui condividere i loro destini: vite disperate segnate da un analfabetismo sentimentale. Con maestria le storie reali si fondono con l’immaginazione dando vita a un tempo in cui morte e vita coesistono. Giungiamo quindi alla terza parte del libro, “La cena”.

Le anime vagabonde si sono disposte intorno al tavolo, tutto è pronto. Essi consegnano alla “parola” la loro verità:
Non occorre che qualcuno ci difenda, ciascuno di noi reca con sé la mortificazione di una vita che non si è salvata.”
Ma i destini si possono cambiare? Si può dare un po’ di calore a vite desolate? Quando la morte passa, il silenzio deve essere interrotto perché solo la parola è vita. Una vita senza tempo, una vita di anime solitarie a cui bisogna dar “voce” a cui non si deve dire addio. 
“Cade la terra” è un romanzo che vi conquisterà con le sue storie struggenti narrate con passione e poesia. Questo romanzo è come un cerchio della vita. Dove tutto ebbe inizio, lì si avrà la fine. La storia diventa cibo per tutti noi, un cibo amaro ma necessario per capire che il passato non è solo fonte di  malinconia per chi non c’è più. Il passato mostra i resti del lavoro di coloro che hanno costruito anche il nostro presente. Tocca a tutti noi dar voce a quelle rovine, dar dignità a uomini e donne che hanno vissuto in comunione con una terra da cui sono nati e a cui sono ritornati con la morte.

Carmen Pellegrino è sicuramente una scrittrice talentuosa che incanta con la sua scrittura elegante ed emozionante. “Cade la terra” è un momento di riflessione sulle scelte di vita, sui desideri, sulle speranze, sul senso del sacrificio e della fatica. Con questo libro si va oltre ciò che si può vedere, oltre ciò che si può udire. Sicuramente è una lettura super consigliata che vi terrà incollati dalla prima all’ultima pagina. Proverete mille emozioni e tutti i personaggi guadagneranno un posticino nel vostro cuore. Affetto e comprensione sono preziosi per chi, come le nostre anime vagabonde, non ha mai conosciuto, in vita, il vero significato della parola “amore”. Bellissima la copertina che simboleggia l’unione indissolubile tra la Terra e l’Uomo: ogni essere vivente affonda le sue radici nella madre terra. Per finire vi trascrivo la poesia “Autunno” di Riner Maria Rilke, da cui l’autrice ha tratto ispirazione per il titolo del suo primo romanzo.

Autunno
Le foglie cadono da lontano, quasi
giardini remoti sfiorissero nei cieli;
con un gesto che nega cadono le foglie.
Ed ogni notte pesante la terra
cade dagli astri nella solitudine.
Tutti cadiamo. Cade questa mano,
e ogni altra mano che tu vedi.
Ma tutte queste cose che cadono, Qualcuno
con dolcezza infinita le tiene nella mano.


mercoledì 18 marzo 2015

WWW Wednesdays #39

 WWW  Wednesdays è una rubrica creata dal blog Should be Reading 
e consiste nel rispondere a tre semplici domande:

-What are you currently reading? (Cosa stai leggendo adesso?)
-What did you recently finish reading? (Cosa hai appena finito di leggere?)
-What do you think you’ll read next? (Cosa leggerai dopo?)


What are you currently reading?

    


What did you recently finish reading?


What do you think you’ll read next?