giovedì 26 febbraio 2015

RECENSIONE | "Pat Spananza" di Andrea Schiavone

Buongiorno amati lettori :)
Eccomi con una nuova recensione che ha come soggetto un racconto noir che ho letto velocemente e che ho molto apprezzato: “Pat Spananza” di Andrea Schiavoni per Nero Press Edizioni.


Pat Spananza

Autore: Andrea Schiavone

Editore:  Nero Press Edizioni 

Collana: Innesti

Pagine: 28

Prezzo: € 0,99 (ebook)

Sinossi:  Pat Spananza è un criminale della peggior specie, nel suo curriculum non mancano nefandezze di ogni tipo. Tra queste, ciò che più giova alla sua pessima reputazione è di certo la carriera da assassino professionista. Nulla sembra intaccare il gelo della sua anima, fin quando non gli viene assegnata una missione diversa dal solito: recuperare un oggetto rubato. Scoprire l’identità del ladro sconvolgerà la sua perfetta esistenza. 


http://i.imgur.com/ye3Q8bo.png

STILE: 8
STORIA: 9
COPERTINA: 7

Spananza era quel che si dice un predestinato…
Pat Spananza era quel che si dice un discriminato…
Pat Spananza era quel che si dice un ipocrita…
Pat Spananza era quel che si dice un tipo poco raccomandabile…
Pat Spananza era quel che si dice un omosessuale…
Pat Spananza era quel che si dice un pedofilo…
Pat Spananza era quel che si dice uno zoppo…
Pat Spananza era quel che si dice un sicario, un fidato collaboratore della multinazionale del crimine: Catwright & Coleman, strozzini dal 1915.
Pat Spananza è un criminale della peggior specie con un curriculum pieno di nefandezze di ogni tipo. E’ un assassino professionista con un cuore di ghiaccio. Un giorno gli viene assegnata una missione molto particolare: recuperare un pacco rubato. Questo incarico speciale segnerà l’inizio di un’evoluzione interiore per Pat.

A nascondere il misterioso pacco è Duzy:
Lo spino da cui Duzy succhiava il fumo con avidità era davvero enorme, come enormi erano il suo culone e la poltrona che aveva l’arduo compito di sostenerlo  […]
Da un sudicio secchio ai suoi piedi il buon Duzy attingeva il consueto pasto grasso. La mano sinistra affondava a mo’ di gru e riemergeva carica di patatine fritte che finivano a forza a manciate in una cloaca buia aperta sull’abisso o, più banalmente, nella sua bocca […]
Pat Spananza, nome in codice Riddle (crivellare), è un uomo dal passato inquietante, non ha radici, ha un’identità formata da tanti tasselli che lo hanno reso un uomo freddo, spietato.

Il destino giocherellone ha in serbo per Riddle un incontro che segnerà per sempre la sua vita.

Duzy, uomo supergrasso, e Pat, sicario della mafia, hanno qualcosa in comune? Quando Spananza incontra, anzi si scontra, con Duzy , vecchi e sopiti ricordi, riaffiorano. 
Pat alla ricerca delle sue origini, di un nucleo di appartenenza che potesse dargli la sensazione di avere una famiglia, di avere delle origini a cui far riferimento, rimane intrappolato nel vortice di ricordi. Ma proprio quando crede di aver trovato l’oggetto della sua ossessione, sarà proprio quel barlume di umanità, quell’evoluzione interiore, a segnare il suo destino. 
Il passato ruba la scena al presente, ci sarà una redenzione per Pat Spananza?  Il barlume di “umanità” che appare nel sicario, è realtà o pura fantasia?  L’ambiguità non è mai sciolta. Il finale, spiazzante e inaspettato, è perfetto nel contesto del racconto.

“Pat Spananza” è un noir vivace, irriverente, con frasi che si trasformano in immagini creando, per il lettore, l’illusione di essere sui luoghi in cui la vicenda si snoda. Il linguaggio caratterizzato dall’idioma partenopeo rende la lettura ancor più godibile. Violenza e umorismo nero si mescolano perfettamente per dar vita a un racconto che si legge tutto d’un fiato. Lettura fluida, coinvolgente, ricca di forti emozioni. Consigliatissimo.

mercoledì 25 febbraio 2015

WWW Wednesdays #37

 WWW  Wednesdays è una rubrica creata dal blog Should be Reading 
e consiste nel rispondere a tre semplici domande:

-What are you currently reading? (Cosa stai leggendo adesso?)
-What did you recently finish reading? (Cosa hai appena finito di leggere?)
-What do you think you’ll read next? (Cosa leggerai dopo?)


What are you currently reading?

 


What did you recently finish reading?



What do you think you’ll read next?

  

lunedì 23 febbraio 2015

Detective Gufo #29

"Detective Gufo" è una rubrica settimanale creata dal blog Penna d'oro.
Perché detective? Semplice, Gufo andrà in giro tra i vari blog per scovare la recensione più 
emozionante tra le tante che vengono pubblicate. 


Buon inizio settimana carissimi lettori :)
Oggi Detective Gufo ha gli occhi a cuoricino, un’espressione dolce: è felice!
Felice perché, nelle sue incursioni tra i blog, ha scoperto un fatto che merita una menzione particolare. 
Con voce pacata e commossa Gufo mi dice che la recensione meritevole, scelta per oggi, è:

“Harry Potter e La Pietra Filosofale”
di J.K. Rowling

Scritta da Alice sul blog di zia Licia, “La LepreMarzolina


Harry Potter è un predestinato: ha una cicatrice a forma di saetta sulla fronte e provoca strani fenomeni, come quello di farsi ricrescere in una notte i capelli inesorabilmente tagliati dai perfidi zii. 
Ma solo in occasione del suo undicesimo compleanno gli si rivelano la sua natura e il suo destino, e il mondo misterioso cui di diritto appartiene. 
Un mondo dove regna la magia; un universo popolato da gufi portalettere, scope volanti, caramelle al gusto di cavolini di Bruxelles, ritratti che scappano. 




Alice è una stupenda bambina di 8 anni. Si miei cari lettori avete letto bene, 8 anni e un amore infinito per la lettura. La zia Licia, ben fatto zia, le ha regalato una pagina del suo bel Blog così Alice potrà scrivere e pubblicare le sue recensioni.

Ecco come questa giovanissima lettrice si presenta:
Ciao a tutti!
Questa è la mia primissima recensione! Quindi abbiate pazienza! Mi aiuterà un po’ la zia…”
Che tenera creatura. E’ un vero piacere vedere che i libri e la “lettura” sono apprezzati fin dalla tenera età! Alice avrà sicuramente una fornita libreria che zia Licia provvederà ad incrementare e ama, per sua ammissione, libri avventurosi e fantastici, i libri di Tea Stilton, di Geronimo e anche il genere misterioso.

Che bello vedere i giovanissimi coltivare l’amore per i libri. Alice scrive anche molto bene, vi riporto parte della sua recensione:
I personaggi mi sono piaciuti tanto, in particolare Hermione perché studia molto e anche a me piace studiare, andare a scuola, fare i compiti e aiutare gli altri a farli!...
Mi è piaciuto molto lo stile, perché come dicevo nell’intervista, mi piace il genere avventuroso, misteioso e fantastico.
Mi è piaciuta la storia perché parla di amicizia e poi c’è la magia!!! Che è la cosa migliore! Vi consiglio di leggere Harry Potter perché è molto avventuroso e quando lo leggi vivi le stesse avventure dei personaggi, che sono fantastiche!

Ben detto, anzi ben scritto, cara Alice. Ti seguiremo con molto interesse. Un bacione e benvenuta nel mondo di coloro che amano i libri. Alla prossima ^-^

domenica 22 febbraio 2015

RECENSIONE | "L'Origine della Notte" di Salvatore Stefanelli

Buona domenica lettori :)  Oggi vi parlo de “L’origine della Notte” , un racconto horror, gotico, che porta la firma di Salvatore Stefanelli. Edizioni Nero Press in Collana Innesti.


L'Origine della Notte

Autore: Salvatore Stefanelli

Editore:  Nero Press Edizioni 
Collana: Innesti
Pagine: 41
Prezzo: € 0,99 (ebook)

Sinossi:  23 ottobre 1873. Il giovane Il’ya fa ritorno a casa dopo anni di lontananza. Suo padre morente, Signore di Klyuvyi, custodisce il segreto sulla morte di sua madre. L’incontro tra i due, che è preludio a un assassinio, è l’occasione per rispolverare gli antichi dissapori e spogliare la verità dell’odio reciproco. Il’ya scoprirà a proprie spese cosa significa avere nelle vene il sangue dei Draugupyr, quale mostro si cela nell’animo suo e in quello di suo padre. Un conflitto generazionale senza tempo, un amore impossibile, una vendetta all’ultima goccia di sangue.



STILE: 8
STORIA: 7
COPERTINA: 7

 Verso il mezzodì
Mio padre, il nobile Vasilij Grigorovic, ha voluto il mio ritorno a Klyuvyi.
Un tempo, prima della mia nascita, la grande tenuta della casata Golicyn era piena di ospiti, congiunti e amici. Dopo, rimanemmo in due: io e lui; ma non siamo mai stati una famiglia. Non so cosa mi aspettassi nel tornare, nutrivo una sola speranza: mi chiedesse perdono. Non lo ha fatto, anzi. Il suo sguardo è stato un’accusa continua che non avrei voluto affrontare. Ma questa volta non sono fuggito da quelle parole mai pronunciate, da quella colpa che non ho mai voluto assumermi: la morte di mia madre, l’unica persona che avrebbe potuto tenerci uniti…Colei che ho sventrato per poter venire al mondo.
23 ottobre 1873. Dopo un’assenza protrattasi per vari anni, il giovane Il’ya fa ritorno a casa. Suo padre, Signore di Klyuvyi, è in fin di vita. Egli custodisce un segreto che Il’ya anela di conoscere: la verità sulla morte di sua madre. L’incontro tra i due uomini si trasforma in accuse reciproche, ed è il preludio a un assassinio. Il’ya dovrà fare i conti con una verità inconfutabile: nelle sue vene scorre il sangue dei Draugupyr (Draug  è un termine che indica un Non Morto nella mitologia norrena e Upyr indica la specie di vampiri più conosciuta della tradizione russa).

Tra amori impossibili, gelosie, oscuri tradimenti, prende corpo una vendetta che attendeva tra l’oscurità dell’odio.

Questo racconto nero, permeato di sensibilità per il lato oscuro e malinconico della vita, rispecchia in pieno le caratteristiche del romanzo gotico. Intreccio avvincente, fatti di sangue, maledizioni, vendette implacabili che colpiscono a distanza di anni, amori mancati. 
La vicenda si svolge in un luogo dalle cupe atmosfere che accentuano ancor di più le angosce e i turbamenti interiori del protagonista. 
“L’origine della Notte” suscita nel lettore forti emozioni che assumono i connotati dell’ansia, della paura, dell’inquietudine. Viene spontaneo schierarsi con il principe Il’ya, provare antipatia per il padre, il Grande Principe Vasilij, che quando parla usa il noi maiestatis per indicare la propria superiorità, incoraggiare l’amore che riesce a far battere il cuore del giovane protagonista. 
Lo scrittore tende una mano verso il lettore per condurlo in un’epoca oscura, tra la nobiltà corrotta dal sangue di creature sovrannaturali, tra antichi dissapori mai sanati, tra i meandri di anime nere. Sarete coinvolti in una storia che parla d’amore: di un amore perduto, della vana speranza di un attimo di felicità. Divorerete le poche ma intense pagine che danno corpo a questo racconto dal finale drammatico e sconvolgente, sperando in un continuum più corposo della vicenda. 
Consiglio questa intensa lettura agli amanti del genere horror e a coloro che vogliono provare forti emozioni che nascono dalla paura e ci conducono nell’abisso dell’animo umano.

venerdì 20 febbraio 2015

RECENSIONE | "I Ragni Zingari" di Nicola Lombardi

Buongiorno cari lettori.
Oggi vorrei proporvi un romanzo molto particolare a cominciare dal titolo. Si tratta de “I Ragni Zingari” di Nicola Lombardi, con il quale, lo scrittore, ha vinto il Premio John W. Polidori, per la letteratura horror, nel 2013.  Io ho già letto, di quest’autore, “I Burattini di Mastr’Aligi” [recensione] pubblicato in ebook con Nero Press Edizioni.


I Ragni Zingari

Autore: Nicola Lombardi

Editore:  Nero Press Edizioni 
Collana: Innesti
Pagine: 124
Prezzo: € 2,99 (ebook)

Sinossi:  9 settembre 1943. Michele fa ritorno dal fronte, dall’Albania, portandosi appresso ricordi di morte e una ferita alla tempia. Nella sua vecchia casa in campagna lo aspettano i suoi: la madre, la sorella Adele, l’anziano nonno e lo zio Berto. Manca però Marco, l’adorato fratellino: è sparito da tre giorni e nessuno sa che fine abbia fatto. La paura si insinua nella quotidianità. E non si tratta solo dell’angoscia della sparizione o della guerra logorante. Ai margini del campo visivo, c’è qualcos’altro. Qualcosa che risalendo dai ricordi di storie antiche tesserà le fila dei loro destini in intricate ragnatele di angoscia e terrore.



http://i.imgur.com/ye3Q8bo.png

STILE: 9
STORIA: 8
COPERTINA: 8

Il futuro – come il presente, del resto – era un golfo grigio, insondabile, nulla di più. Un unico concetto era chiaro, e vivo, in tutti. Il ritorno. A casa.
Michele si afferrò con fermezza a quel pensiero, sussultando ai ritmi sferraglianti e rugginosi imposti dal treno. La casa. Le persone care. I luoghi familiari e amati. Era più che mai urgente appigliarsi a quelle boe di salvezza. L’oceano non mostrava approdi, all’orizzonte. Ma era già tanto sapere, o credere, che da qualche parte, a dispetto di tutto, ci fosse un porto, ad attendere ciascuno di loro. Non poteva certo sapere dei ragni. Anche loro lo stavano aspettando.
9 settembre 1943. Il Maresciallo Pietro Badoglio ha firmato l’armistizio lasciando un Paese nel caos. Michele ritorna dal fronte, dall’Albania, portando con sé inquietanti ricordi di morte. Giunto a casa, un casolare in campagna, ritrova la sua famiglia: la madre Dora, la sorella Adele, nonno Adelmo e lo strano zio Berto. Manca Marco, l’adorato fratellino: scomparso da tre giorni sembra svanito nel nulla. La famiglia è stravolta dalla paura che nasce non solo dall’angoscia della sparizione o dalla guerra. E’ una paura antica, retaggio di “nere” leggende. E’ una paura che cresce tra le pareti domestiche. E’ una paura che proietta inquietanti ombre testimoni di presenze misteriose. Ai margini del campo visivo, c’è qualcos’altro.

Michele, giovane soldato, ritorna dall’Albania per trovarsi immediatamente proiettato in una cupa realtà che coinvolge la sua famiglia. Una sparizione senza “ un perché”, un vecchio delitto travestito da “incidente”, uno zio divorato da un ossessione che l’ha reso schiavo dell’alcol. Su tutto aleggia una leggenda che nonno Adelmo ama narrare: I Ragni Zingari.
I ragni zingari, stando al folclore familiare, erano in tutto e per tutto simili ai ragni comuni… Una caratteristica li rendeva “ragni zingari”, però: non erano reali o meglio non appartenevano completamente a questo mondo. Uscivano dagli specchi e ci rientravano, a piacere. Vivevano un po’ di qua e un po’ di là. Erano una presenza nefasta, poiché uscivano e gironzolavano per le case solo all’approssimarsi di qualche sventura.
In questa storia, narrata con maestria, troviamo, in contemporanea, I’orrore della guerra e l’orrore dell’animo. L’autore racconta la complessità del vivere in un momento storico particolarmente travagliato e confuso per il nostro Paese. Gli alleati che diventano nemici, i nemici che si trasformano in alleati. Tutto assume una forma diversa, rovesciata: come un’immagine riflessa in uno specchio. Come le paure più intime che si catapultano all’esterno mescolando realtà e pensiero, vita e incubo, sogno e morte. 
Avrete sicuramente notato come il titolo, I Ragni Zingari, sia un palindromo: si legge da sinistra verso destra e viceversa. E’  un modo per indicare la coesistenza, all’interno dell’uomo, del bene e del male.  Il passato e il presente che si affrontano, le apparenze che cedono il posto alla verità, il riflesso di se stessi che scopre nuovi orizzonti. Guardare la propria immagine riflessa in uno specchio vuol dire dar voce alle nostre paure, significa permettere ai ragni di attraversare quel portale che mette in comunicazioni due mondi specularmente capovolti. I ragni danno corpo alle nostre fobie, alimentano le nostre ossessioni, danno voce alle nostre colpe. Nessuno è innocente. 
Zio Berto ha la mente sconvolta da un fatto di sangue di cui è stato protagonista nel passato. La giovane Adele custodisce gelosamente, tra le pagine di un diario, un segreto inconfessabile. La mamma Dora, distratta dalle brutture della guerra, non si accorge dell’orrore che squarcia la sua casa. Michele, traumatizzato dalla guerra al fronte, è devastato dal senso di colpa. Ha lasciato l’Albania, i suoi compagni, per ritornare a casa. In un clima d’insicurezza generale la scomparsa di Marco ha il potere di mettere tutti davanti alle proprie responsabilità. Tutti davanti allo specchio dell’anima, per cogliere il momento in cui i ragni zingari attraversano quel portale per poter entrare in un’altra dimensione. Michele varca quel confine, urla la sua disperazione, dà un volto ai demoni che si porta dentro. Il finale tragico è perfettamente in linea con il racconto e realizza un punto d’incontro tra l’orrore del conflitto e la bruttura dell’uomo.

“I Ragni Zingari” è un romanzo intriso di cupe atmosfere. E’ un racconto originale che gode del potere immaginifico della scrittura. Un potere che Nicola Lombardi fa suo. Il lettore viene travolto dagli eventi narrativi, gode del rincorrersi dei pensieri e delle parole. Ho molto apprezzato l’ambientazione italiana. Avrei voluto conoscere meglio i personaggi ma, vista la brevità del racconto, comprendo che non si poteva chiedere di più. Queste anime travagliate mi hanno regalato una lettura intensa, ricca di emozioni, che mi piacerebbe condividere con voi. 

Per darvi un ulteriore motivo per cui leggere questo romanzo, vi lascio con l’epigrafe scelta dall’autore per rappresentare il testo:
“Ditemi, amico mio, come mai quando vogliamo raccontare qualcosa di terribile, misterioso e fantastico non è dalla vita che attingiamo il materiale, ma immancabilmente dal mondo dei fantasmi e delle ombre dell’aldilà?”
“Fa paura ciò che non si capisce.”
“Perché, voi capite la vita? Non vorrete dirmi che comprendete la vita più di quanto non comprendiate il mondo soprannaturale?”     
Anton Cechov, Paura.

mercoledì 18 febbraio 2015

WWW Wednesdays #36

 WWW  Wednesdays è una rubrica creata dal blog Should be Reading 
e consiste nel rispondere a tre semplici domande:

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recensioni pubblicate:  Il tribunale delle anime  |  Il libro del male  |


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lunedì 16 febbraio 2015

RECENSIONE IN ANTEPRIMA + INTERVISTA | "Il libro del male" di James Oswald

Buongiorno carissimi lettori :)
Iniziamo la settimana nel migliore dei modi perché, oggi, vi parlerò di un libro che uscirà in Italia il 25 febbraio. Grazie al gentile omaggio della casa editrice Giunti, ho avuto la possibilità di leggere in anteprima “Il Libro Del Male” ( The Book of Souls) di James Oswald: un romanzo che ha suscitato grande entusiasmo di critica e pubblico.



Il libro del male


     Saga dell'ispettore McLean      
#1 Nel nome del male 
#2 Il libro del male 

Autore: James Oswald

Editore: Giunti
Data di uscita: 25 febbraio 2015


Pagine: 320
Prezzo: € 9,90 (cartaceo)

Sinossi:  Dieci anni. Dieci donne. L’ultima è stata Kirsty, la fidanzata dell’ispettore Tony McLean. Finché Donald Anderson, il killer di Edimburgo, non ha commesso un grave errore consentendo a McLean di porre fine a quella catena di ferocia. Dodici anni dopo Anderson è morto, è stato ammazzato in cella, ma il tempo di assaporare la vendetta per McLean non è ancora arrivato. 
Con l’avvicinarsi del Natale, infatti, un altro corpo viene rinvenuto: una ragazza nuda, legata a un ponte, e sottoposta allo stesso brutale rituale di anni addietro. Un killer che emula le gesta di Anderson? O l’uomo messo in prigione era quello sbagliato? O forse Il libro del male, un antico e oscuro manoscritto, sta guidando la mano di assassini diversi? McLean è costretto a riaprire il capitolo più doloroso di tutta la sua carriera e scoprire il tassello mancante prima che l’assassino colpisca ancora”




STILE: 9
STORIA: 8
COPERTINA: 7


INCIPIT DEL ROMANZO

Edimburgo. Dieci donne. Nude. Sgozzate. Il povero corpo deterso, dopo lo scempio: un macabro rito che si ripete, da dieci anni, la vigilia di Natale. L’ultima vittima è stata Kirsty, la fidanzata dell’ispettore Tony McLean. Indagini serrate porteranno all’arresto di Donald Anderson: il killer di Natale. 
Passano gli anni, Anderson è stato ammazzato in cella, ma non c’è pace per McLean. All’avvicinarsi del Natale, un altro corpo viene ritrovato vicino a un ponte. Una giovane donna. Nuda. La gola tagliata. Il modus operandi è quello di Anderson. 
Per McLean l’incubo si ripresenta: chi sta emulando le gesta di Anderson? Le indagini hanno tralasciato qualcosa? Forse non tutto è stato svelato? Chi è il misterioso monaco che bussa alla porta dell’ispettore farneticando di un libro antichissimo capace di scatenare il Male? Esiste una relazione tra l’antico manoscritto e gli omicidi? Riuscirà McLean a  risolvere questo inquietante rebus? Per catturare il Killer l’ispettore dovrà riaprire il capitolo più doloroso della sua esistenza e guardare nell’abisso che è in lui. E’ una sfida contro il tempo per fermare la mano dell’assassino prima che colpisca ancora.
Una pioggia gelida sferza il cimitero, trasformando la neve in una poltiglia grigiastra. Il cielo è plumbeo, le nubi si rincorrono come onde. Lui è in piedi sul bordo della fossa e scruta il buio, mentre un religioso mormora qualche banalità. Uomini forti afferrano le corde che avvolgono il feretro. Lei è lì dentro, immobile e fredda, nel vestito preferito di sua madre. Lui vuole aprire il coperchio e vedere quel viso, un’ultima volta. Vuole stringerla tra le braccia e far sì che il passato scompaia, che tutto questo non sia mai successo. Cosa avrebbe dato pur di tornare indietro di un paio di mesi? L’anima? Di sicuro. 

Portatemi il contratto e firmerò con il sangue. Non mi serve un’anima, ora che lei non c’è più.

“Il Libro del Male” è un thriller serrato e imprevedibile, fin dalle prime pagine cattura l’attenzione del lettore e non smette mai di affascinare. 
La voce narrante di questo romanzo è Tony McLean, ispettore della polizia di Edimburgo. Egli è un uomo gentile, buono, testardo, non ama sottostare a rigide procedure, è il paladino dei più deboli. Delle sue caratteristiche fisiche non sappiamo nulla, evidentemente l’autore lascia libero il lettore di immaginarlo come vuole, eppure si mostra subito simpatico e viene naturale schierarsi con lui. 
C’è subito empatia tra i vari personaggi del thriller e il lettore. Mi sono sentita fin dall’inizio coinvolta nell’indagine, presente, se non fisicamente almeno mentalmente, nelle stanze della Centrale di Polizia di Edimburgo a indagare anch’io sul Killer di Natale. 
Ho molto apprezzato l’attenzione con cui viene descritta l’indagine. L’ispettore ha a disposizione una piccola squadra, Bob il Burbero e Mac Bride, elementi tutti validi ma con pochi mezzi. Così passo dopo passo, superando numerose difficoltà, le prove cominciano a prender corpo indirizzando l’ispettore verso una terribile verità. Con vari flashback, l’autore ci mostra il passato, il processo a cui Anderson, il mostro assassino, è stato sottoposto, la sua assurda difesa:
Non l’ho uccisa. Forse queste cose terribili le ha fatto il mio corpo, ma io non lo controllavo...

Nel romanzo la razionalità incontra il mondo dell’occulto e può succedere di tutto. Non aspettatevi però un ruolo predominante del sovrannaturale: è un’ombra che avvolge l’uomo debole e insicuro. E’ un chinare la testa dell’essere umano davanti al Male che riesce a fagocitare coloro che hanno dei punti deboli su cui far leva. La religione, la vendetta, il potere, sono terreno fertile per le forze dell’occulto. L’uomo non è un essere perfetto, tutti desideriamo più di quanto abbiamo. Questi “difetti” possono coincidere con il desiderio di far carriera a tutti i costi, la voglia di notorietà che prevarica la più semplice morale, la fede cieca che può diventare violenza. Alcuni uomini vivono con il buio nel cuore e diventano preda del Male.

“Il Libro del Male” è un thriller colmo di colpi di scena, è un viaggio alla ricerca della verità, è una corsa contro il tempo per fermare l’assassino. Il ritmo incalzante incatena il lettore fino alla fine. Pagina dopo pagina il mistero diventa sempre più fitto, le indagini incalzanti, la lettura al cardiopalma, il finale inaspettato. L’autore riesce ad accostare razionalità e sovrannaturale in un perfetto equilibrio, dimostrando che i misteri troppo oscuri possono trovare una spiegazione solo nelle forze dell’occulto.

“Il Libro del Male” è il secondo thriller della serie dell’ispettore McLean. Io leggerò sicuramente anche il primo libro “Nel Nome del Male” per ritrovare l’atmosfera inquietante che ha caratterizzato il secondo. 

Forse vi chiederete: “Chi è James Oswald?” Eccovi alcune notizie sullo scrittore.

James Oswald vive in una fattoria in Scozia, dove nel tempo libero si dedica all’allevamento. Per vent’anni ha scritto solo per passione, finché un giorno ha deciso di auto pubblicare su Amazon il thriller “Nel Nome Del Male”: nel giro di pochi mesi l’ebook è stato scaricato da oltre 350.000 lettori. Questo incredibile successo ha attirato l’attenzione di Penguin, che con un’offerta altissima ha acquistato i diritti di tutta la serie, poi venduta in 12 Paesi. Il successo arride a Oswald entrato a pieno titolo nella cerchia dei maggiori scrittori britannici contemporanei.



Quindi vi suggerisco vivamente di leggere “Il Libro Del Male”, in libreria dal  25 febbraio 2015.

Nel salutarvi vi lascio con una citazione di Terry Pratchett:
La luce crede di viaggiare più veloce di ogni altra cosa, ma si sbaglia. Per quanto veloce viaggi, la luce scopre che l’oscurità arriva sempre prima, ed è lì che l’aspetta. 

Per approfondire la conoscenza di James Oswald, eccovi un'intervista rilasciata dallo scrittore.

 1. James Oswald, scrittore per passione e contadino, in pochi mesi è passato dall’autopubblicazione a essere autore di punta per alcune delle più importanti case editrici del mondo. Perché ha iniziato ad autopubblicare i suoi racconti? Avrebbe mai immaginato un tale risultato/riscontro?

 Ho pubblicato da solo i primi due romanzi dell’Ispettore McLean perché nessun altro li avrebbe pubblicati. Ho scritto Nel nome del male nel 2006 ed è stato nominato per il premio della CWA Debut Dagger nel 2007, ma gli editori non hanno apprezzato il mix di procedure poliziesche e indizi di influenza sovrannaturale. Ho avuto lo stesso problema con il sequel, Il libro del male, anch’esso nominato per il Debut Dagger l’anno successivo.

Non conoscevo la possibilità di autopubblicare un ebook fino al 2011, quando un amico, lo scrittore Allan Guthrie, mi raccontò quanto questa esperienza si fosse rivelata efficace per lui. Così ho pubblicato entrambi i racconti aspettandomi di vendere qualche centinaia di copia all’anno e fare un po’ di soldi, ma il loro successo mi ha letteralmente sorpreso!

 2. Lei vive nella bella e tranquilla campagna scozzese ma nel suo libro descrive scenari urbani caotici, oscuri e violenti: da dove nasce questo contrasto e qual è la sua fonte d’ispirazione?

 Sono cresciuto in campagna, questo ambiente mi è sempre stato familiare, ma ho vissuto e lavorato anche in città. Ho sempre desiderato scrivere racconti dove la possibilità che gli spiriti maligni esistano davvero si scontrasse con una visione più razionale del mondo. Penso che questo funzioni meglio in un contesto urbano, in particolar modo in una città con una lunga storia. Londra sarebbe andata bene, ma Edimburgo è anche meglio.

Per quanto riguarda da dove traggo l’ispirazione, la risposta è ovunque. Il segreto è riconoscere che qualcosa di quello che leggi, o che qualcun altro ti dice, merita di essere tenuta a mente. Devi sempre fare attenzione quando parli con uno scrittore – non puoi mai sapere dove potranno andare a finire le tue parole!

 3. Cos’è il male per lei al mondo d’oggi?

 Il male coincide con molte cose nel mondo moderno, ma per me assume sempre il valore di aggettivo più che di sostantivo. Le persone commettono atti di violenza per motivi strettamente egoistici, ma non penso che siano cattivi per natura. Non credo neppure a spiriti maligni, demoni e cose del genere, anche se me ne servo per le mie storie. La misoginia, il razzismo, l’intolleranza religiosa (all’interno e fra le religioni), la fede cieca…tutti questi elementi sono difetti della natura umana che ci portano a compiere il male.

 4. La stampa inglese l’ha acclamato come il nuovo Ian Rankin: cosa pensa di questo paragone?

 La stampa è sempre molto brava a etichettare cose e persone. Dal momento che i miei gialli sono ambientati a Edimburgo, i paragoni con Ian Rankin erano inevitabili. Ne sono lusingato – adoro i romanzi di Ian e aspiro a scrivere bene come lui – ma non penso che il confronto regga. Penso anche che Rebus e Tony McLean non andrebbero molto d’accordo tra loro.

 5. Accade sempre più di frequente che le serie narrative vengano trasposte in serie televisive: sarebbe felice se l’ispettore McLean diventasse un personaggio di culto anche in tv? Chi vedrebbe bene nei sui panni?

 Sarei onorato di vedere i miei racconti in una serie televisiva, ma non saprei proprio dire chi potrebbe interpretare il ruolo di Tony McLean. Le ragioni sono due: per prima cosa, non ho davvero idea di come Tony sia fatto fisicamente. Non viene mai descritto all’interno dei romanzi, perché sono scritti dal suo punto di vista. Questo artificio narrativo è abbastanza voluto in quanto dà la possibilità al lettore di immaginarselo come meglio crede.

La seconda ragione coincide con il fatto che, essendo un contadino a tempo pieno e scrivendo due o tre romanzi l’anno (scrivo anche fantasy sotto il nome di J D Oswald), raramente riesco a guardare la tv, di conseguenza non conosco i nomi degli attori che potrebbero interpretare questo ruolo.
Se mai tale serie televisiva venisse prodotta, ciò che sarebbe interessante sarebbe vedere come reagirei ad avere un volto fisico-l'attore scelto- nella mia testa quando scriverò il prossimo libro della serie. Sarebbe un bel problema!