mercoledì 27 giugno 2018

RECENSIONE | "Quattro madri" di Shifra Horn

Cari lettori, dal 21 giugno è in libreria l’ultima edizione di “Quattro madri” il primo e più importante romanzo di Shifra Horn. La Fazi Editore ha il merito di aver tradotto e pubblicato in Italia parte della produzione letteraria di Shifra Horn, un’autrice pluripremiata di fama internazionale che racconta il suo Israele. “Quattro madri” è un romanzo sul coraggio delle donne tormentate dalla maledizione di uomini che regalano un sogno, anzi una figlia femmina, e poi spariscono. La storia ha per sfondo le tormentate vicende della Palestina e dello Stato di Israele. In 370 pagine, l’autrice lascia che a parlare siano le voci di ben quattro generazioni di donne. Voci appassionate, spesso fragili mai arrendevoli, che danno vita a una storia ricca di realismo magico, mistero e folclore.
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Quattro madri
Shifra Horn (traduzione di S. Kaminski)

Editore: Fazi
Pagine: 370
Prezzo: € 17,50
Sinossi
Quattro madri racconta la storia di quattro generazioni di donne durante l’ultimo secolo a Gerusalemme. Amal, appartenente alla quinta generazione, è disperata poiché il marito, dopo la nascita del primo figlio, se n’è andato senza lasciare traccia. Al contrario sua madre, sua nonna e sua bisnonna si rallegrano dell’evento: la nascita di un maschio sano significa, infatti, che la lunga maledizione che pesava sulla loro stirpe è finita e non ci sarà più nessuna figlia femmina a ereditarla. Per consolarla, le donne raccontano ad Amal la storia di questa maledizione e la rassicurano sul suo destino e su quello di tutta la famiglia. Una famiglia di donne straordinarie: Mazal, l’orfana, dal cui matrimonio segnato dalla sciagura prende il via la maledizione; la bellissima Sarah, sua figlia, dai bei capelli dorati simbolo del suo potere taumaturgico; la figlia di Sarah, Pnina Mazal, la cui capacità di conoscere i pensieri degli altri è fonte insieme di gioia e dolore; e infine Gheula, madre di Amal, un’idealista dall’intelligenza penetrante, pronta a impugnare la causa di ogni diseredato. Epico, commovente e appassionante, Quattro madri, che ha per sfondo le tormentate vicende della Palestina e dello Stato di Israele, è un capolavoro narrativo, misterioso e fantastico, ricco di realismo magico da fiaba e di folclore da leggenda.


È nato un maschio e la catena si è spezzata.
“Quattro madri” narra la storia di quattro generazioni di donne durante l’ultimo secolo a Gerusalemme. La voce narrante, discreta e disposta all’ascolto, è Amal ( il suo nome significa “lavoro” o “fatica” in ebraico, e “speranza” in arabo). La giovane donna, appartenente alla quinta generazione, è disperata perché il marito se n’è andato dopo la nascita del loro primo figlio. Invece  sua madre, sua nonna e la sua bisnonna si rallegrano della nascita di un maschio sano. Così, infatti, finisce la lunga maledizione che pesava sulla loro stirpe poiché non ci sarà più nessuna figlia femmina a ereditarla. La storia di questa maledizione inizia più di cent’anni addietro. Per consolare Amal, le donne della famiglia raccontano le loro vite.

Mazal, l’orfana, dal cui matrimonio ha inizio la maledizione.

Sarah, donna bellissima, sua figlia, dai bei capelli dorati simbolo del suo potere taumaturgico.

La figlia di Sarah, Pnina Mazal, che ha la capacità di conoscere i pensieri degli altri e ciò le procura gioie e dolori. Ha una smoderata passione per i gatti che vivono beatamente nella sua casa e nel giardino.

Infine conosciamo Gheula, madre di Amal, pronta a impugnare la causa di ogni diseredato. Ferma sostenitrice dell’educazione rigida e severa, non crede nell’istituzione del matrimonio.

Non conoscevo questa scrittrice e devo, ancora una volta, ringraziare la Fazi per avermi dato l’opportunità di leggere “Quattro madri”. Ogni pagina reca con sé emozioni e trasmette la forza delle protagoniste: donne ferite dalla vita che non si spezzano ma nascondono la loro vulnerabilità dietro il coraggio di vivere per costruire un futuro migliore. Donne prigioniere della solitudine, travolte da passioni e sogni infranti, donne capaci di ricostruire la propria vita dinanzi alle difficoltà senza perdere mai la loro umanità. Donne dagli occhi velati di tristezza che combattono e, come un seme sepolto, rinascono a nuova vita.

Shifra Horn, con una scrittura nitida a volte poeticamente velata di malinconia, ci regala il ricordo di una società complessa in cui le tradizioni sono importanti e scandiscono la quotidianità. Il ricordo diventa il luogo in cui perdersi e ritrovarsi conoscendo donne e uomini che hanno fatto ciò che ritenevano giusto, senza clamore. Donne intraprendenti pronte a lottare nel loro cammino di vita.

Procedendo con la lettura ho scoperto, attraverso i sensi, un mondo lontano e misterioso.

Sarah prepara un’acqua di rose, profumata e miracolosa, in grado di produrre effetti incredibili. Lei stessa coltiva le sue rose e vi sembrerà di percepire il loro profumo carico di promesse, sogni e desideri.

Vedrete, con viva realtà, i luoghi in cui la storia si svolge. Solcherete mari e conoscerete le case della città vecchia di Gerusalemme. Il loro fascino vi conquisterà.

Ascolterete l’intreccio di molte lingue straniere e ascolterete il silenzio di Yitzhak.

Gusterete la cucina semplice delle protagoniste che confidano nel potere emotivo del cibo, nell’unione che il semplice gesto del mangiare evoca in noi.

Sentirete sulla vostra pelle le coccole tra madri e figli. I baci e gli abbracci sono regali per il cuore e diventano un luogo in cui rifugiarsi lasciando fuori i mali del mondo.

Nel romanzo “Quattro madri”, l’autrice affronta grandi temi attraverso i drammi e gli affetti privati. In ogni pagina si respira un dolore indefinito che, di madre in figlia, coinvolge le donne della famiglia. Donne imprevedibili segnate dalla tragedia della Storia e da un destino personale tumultuoso. Donne che meritano tutto il nostro rispetto.

lunedì 25 giugno 2018

RECENSIONE | "Strani Eroi" di Alessandro Bongiorni

16 marzo 1978 – 9 maggio 1978
         
Cari lettori, quarant’anni fa avveniva uno degli episodi più tragici nella storia della Repubblica: il rapimento e l’uccisione di Moro. Nonostante i numerosi processi, le interviste dei protagonisti, una serie infinita di libri e numerose sedute delle Commissioni Parlamentari, non è mai stata fatta piena luce sull’evento che sconvolse la classe politica italiana.

Alessandro Bongiorni in “Strani Eroi”, edito Frassinelli, prende spunto dalla stagione del terrorismo italiano per raccontare i suoi anni Settanta. Egli, all’epoca del rapimento Moro, non era ancora nato. Racconta quindi intrecciando realtà e finzione.  I luoghi, le persone e i fatti si mescolano diventando “materiale narrativo” senza alcun fine di spiegare, svelare o giudicare.
STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
Strani eroi
Alessandro Bongiorni

Editore: frassinelli
Pagine: 398
Prezzo: € 18,90
Sinossi
L'Italia è ormai da molti anni dilaniata dalla violenza terrorista, che il 16 marzo 1978 raggiunge il suo culmine in una strada secondaria di Roma, via Fani, dove un commando delle Brigate Rosse rapisce il presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, e massacra i cinque uomini della sua scorta. È l'episodio più drammatico della storia dell'Italia repubblicana. Sono momenti terribili. Passa perciò in secondo piano quello che accade due giorni dopo, il 18 marzo, a Milano, ossia l'assassinio di due ragazzi, Fausto Tinelli e Lorenzo «Iaio» Iannucci, uccisi a colpi di pistola vicino al centro sociale Leoncavallo. I due ragazzi stavano andando a casa di Tinelli, lì vicino, al numero 9 di via Monte Nevoso. Nessuno sa che dall'altra parte di via Monte Nevoso, a sette metri di distanza dalla camera di Fausto, al civico 8, c'è un covo delle Brigate Rosse. Forse, però, sarebbe meglio dire quasi nessuno. Uno scenario drammatico e oscuro, in cui si muovono i protagonisti di questo noir serrato, spietato, a tratti travolgente. Il colonnello dei carabinieri Antonio Ruiu è un sardo silenzioso, efficiente e cattivo, caratteristiche che lo hanno fatto diventare persona di fiducia del ministro dell'Interno Cossiga. Cinzia è la protetta di un potente faccendiere, un maniaco del controllo che ha costruito la sua carriera spiando dalla serratura. E per ottenere informazioni riservate non c'è niente di meglio di una donna bellissima, sensuale e senza scrupoli. Carlo Peres, invece, le informazioni le cerca perché fa il giornalista a Milano, e si trova coinvolto nell'inchiesta sull'omicidio di Fausto e Iaio. E Peres è un bastardo vero, uno che le verità di comodo le sente puzzare da molto lontano. Ma questo, in quegli anni, non è detto che sia un vantaggio. Eccoli, gli «strani eroi» protagonisti di questo romanzo, tre personaggi pieni di passione e desiderio, di contraddizioni e paure, i cui destini finiranno per intrecciarsi nel grande, tragico imbroglio che è l'Italia degli anni Settanta, dove niente è mai quello che sembra.

Questo è un romanzo in cui si narra di fatti realmente accaduti, di altri che non sono accaduti e di altri ancora che sarebbero potuti accadere; in cui si incontrano persone che c’erano, persone che non c’erano e persone che avrebbero potuto esserci.
Ricordati: puoi morire da uomo libero o vivere da persona intelligente. A te la scelta.
Alle 9.02 del mattino del 16 aprile 1978, in via Fani all’incrocio con via Stresa, a Roma, un commando delle Brigate Rosse rapisce Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, e uccide i cinque componenti della scorta. Moro si stava recando in Parlamento per votare la fiducia al nuovo governo, presieduto da Andreotti, e appoggiato dai comunisti. Lo statista italiano rimase prigioniero dei brigatisti per ben 55 giorni. L’Italia visse con angoscia quel periodo mentre gran parte del mondo politico non volle negoziare con i terroristi, nessuna concessione per liberare Aldo Moro. Il 9 maggio una telefonata del brigatista Valerio Morucci, avvertì che il cadavere dello statista pugliese si trovava nel Bagagliaio di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani.

“Strani Eroi” prende spunto da questo drammatico episodio per sondare le molte zone oscure di quei terribili giorni:  errori, bugie, omissioni e verità nascoste. Nelle stanze del potere si decide della vita di un uomo, del destino di una Nazione.

In questi terribili momenti passa in secondo piano l’assassinio, a Milano, di due ragazzi, Fausto Tinelli e Lorenzo  Iannucci, uccisi a colpi di pistola vicino al centro sociale Leoncavallo, due giorni dopo il rapimento del professore. Nessuno sa che a pochissima distanza da casa di Tinelli, c’è un covo delle Brigate Rosse. Forse, però, sarebbe meglio dire quasi nessuno sapeva.

In questo scenario drammatico, con poche luci e tante ombre, si muovono i personaggi di questo noir spietato e travolgente in cui si respira un’aria di tensione, complotto e poteri forti. Strani eroi pieni di passioni e di contraddizioni, i cui destini s’intrecciano nel tragico imbroglio che è l’Italia degli anni Settanta.

Conosciamoli questi strani eroi tra finzione e realtà.

Il colonnello dei carabinieri Antonio Ruiu, uomo efficiente e duro, persona di fiducia del ministro dell’Interno Cossiga. Anima nera dell’UCIGOS, non si fida di nessuno. Nella sua cassaforte conserva documenti compromettenti. “Non si sa mai” è il suo credo, la sua polizza sulla vita.

Cinzia, protetta da un potente faccendiere, è una donna bellissima, sensuale e senza scrupoli. Un passato di studio dalle suore e un presente da cacciatrice di uomini per conto dell’Uomo Potente. Tra le lenzuola è più facile carpire informazioni riservate.

Carlo Peres, invece, fa il giornalista a Milano e indaga sull’omicidio  di Fausto e Iaio. Sguscia tra le verità di comodo, è un vero bastardo, un segugio che quando fiutava una notizia non la molla mai.

Mauro Brutto, giornalista veramente esistito, indaga anche lui sull’omicidio dei due ragazzi. Verrà travolto e ucciso, pochi mesi dopo l’inizio dell’indagine, da una macchina in una strada buia poco distante dalla sede dell’Unità dove lavorava.

Con un ritmo serrato e un linguaggio attuale, “Strani eroi” racconta la Storia senza voler spiegare i fatti. Lo scrittore non ha risposte per le tante domande inevase. Un gran groviglio di inganni per nascondere la verità! Il romanzo si legge con vivo interesse ed è avvincente entrare in un mondo dove si proteggono i cattivi e si condannano i giudici, dove l’ingiustizia vince la virtù della giustizia, il prepotente sconfigge il rispettoso.

La lettura di questo noir è l’occasione per riprendere contatto con quei drammatici 55 giorni e per scoprire, nei personaggi descritti, un groviglio di antichi segreti e di ambigue presenze. La cronaca passata rivive con il suo bagaglio di vicenda complessa e noi, ricordando il nostro passato guardiamo non solo “al domani, ma al dopo domani.”

In questi 40 anni di verità mancante restano le parole ricche d’emozioni che Moro, consapevole della propria fine, scrisse nella sua ultima lettera all’amata moglie Noretta:
Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto.

lunedì 18 giugno 2018

RECENSIONE | "Doppio Stradivari" di Antonella Iuliano

Buongiorno, cari lettori :) Iniziamo la settimana con un indovinello letterario. 
Si è presentata ai lettori con “Come petali sulla neve” (recensione), ha sedotto il pubblico con “Charlotte”(recensione) e si riconferma scrittrice dalle grandi potenzialità con “Doppio Stradivari”. Di chi sto parlando? Sono sicura che leggendo questi titoli il suo nome vi è venuto in mente. Sì, è proprio lei: Antonella Iuliano, una scrittrice sensibile e bravissima che crede fortemente nel potere della scrittura.
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Doppio Stradivari 
Antonella Iuliano

Editore: Genesis Publishing
Pagine: 184
Prezzo: € 10,60 cartaceo / € 3,99 ebook  
Sinossi
«Trova il violino nero e portamelo. Lascia che lo veda un’ultima volta.» Il doppio Stradivari suona e le sue note conducono le fila di una storia lontana, di una melodia prigioniera del silenzio. Quando, però, il vento si leva dal bosco e sferza le fredde pietre della torre dov’è rinchiusa, a Larissa sembra ancora di udire l’eco del suo violino nero. Lena Reiter è cresciuta nel villaggio ai piedi del castello, alle porte di Vienna, e da bambina ha trascorso infinite ore con il naso rivolto al maniero fantasticando di principi e principesse. Quando viene assunta come domestica dalla temuta contessa Zsofia Von Grath, riceve un compito inatteso: recarsi ogni notte in cima alla torre, lasciare qualche vivanda e uscire in fretta senza rivolgere parola ad alcuno, pena la propria vita. Grande è il suo stupore quando nella tetra torre, rannicchiata in un angolo, scorge una ragazza della sua età, dai capelli corvini e dagli occhi neri, con un lungo e lacero abito da lutto addosso. Da quanto tempo è lì? E perché? Notte dopo notte, Lena si attarda rapita dal suono dei ricordi di Larissa. Scopre che il passato e il presente si fondono nella storia di due strumenti unici e preziosi, due Stradivari provenienti dall’Italia, da Cremona: un violino nero e un violoncello bianco. Lena deve ritrovarli ad ogni costo perché soltanto la loro musica potrà salvare Larissa dal suo terribile destino.


Il doppio Stradivari suona e le sue note conducono le fila di una storia lontana, di una melodia prigioniera del silenzio. Quando, però, il vento si leva dal bosco e sferza le fredde pietre della torre dov’è rinchiusa, a Larissa sembra ancora di udire l’eco del suo violino nero.
Adoro il modo in cui la scrittrice mescola poesia e realtà attirando il lettore in una storia dal romanticismo delicato che si trasformerà in mani grondanti di sangue. Bene e Male si sfideranno sulle fantastiche note di un violoncello bianco e di un violino nero. Lasciatevi trasportare dalla musica e siate pronti a perdervi in una fitta nebbia di coriandoli d’emozioni. Ora attenzione, la storia ha inizio.

Lina Reiter è cresciuta nel villaggio ai piedi del castello, alle porte di Vienna.  Quando viene assunta come domestica dalla temuta contessa Zsofia Von Grath, riceve un compito inatteso. Ogni notte, mentre tutti dormono, deve recarsi in cima alla torre, lasciare qualche vivanda e allontanarsi subito senza parlare ad alcuno. Se trasgredirà agli ordini, verrà severamente punita.  Lena si avvicina con timore e curiosità alla torre. Grande sarà il suo stupore quando in una stanzetta nella torre, rannicchiata in un angolo scorge una ragazza, dai lunghi capelli corvini e dagli occhi neri, con un lungo e lacero abito da lutto addosso.

Tra le due fanciulle, notte dopo notte, nasce una tenera amicizia. La prigioniera è Larissa, figlia del conte. Un atroce destino l’ha strappata alla sua famiglia. Una crudele matrigna la tiene nascosta agli occhi del mondo assaporando ogni suo dolore. Passato e presente si fondono nella musica di due strumenti unici e preziosi: due Stradivari proveniente dall’Italia, da Cremona.
Trova il violino nero e portamelo. Lascia che lo veda un’ultima volta.
Ho letto “Doppio Stradivari” lasciandomi conquistare dalla piacevolezza del racconto che mostra, pagina dopo pagina, il suo essere camaleontico. L’autrice si nutre d’immaginazione trasformandola in una realtà che emoziona e avvince.

Un amore puro e sincero s’infrange sugli scogli della vita, dove prima c’era felicità e serenità giunge l’imprevedibilità della cattiveria e dell’odio. Il male vince le prime battaglie, l’atmosfera diventa sempre più cupa e nera. Trascorrono gli anni, il Bene è piegato ma non sconfitto fino a quando, una piccola flebile luce, squarcerà il velo delle tenebre. Sulle note strazianti di un violino nero la verità trionferà e il lieto fine vi delizierà.

In questo breve romanzo ogni aspetto della narrazione è curato nei minimi particolari. Grazie a una scrittura raffinata e a una narrazione che appassiona, assistiamo a un gioco perverso in cui la verità viene emarginata. I personaggi sono ben delineati. Alcuni hanno un’anima cattiva, altri son fatti di sogni e bontà. L’interazione tra persone così diverse crea una storia di luci e ombre. La vita dona a ognuno di noi uno scrigno. Alcuni lo riempiono di cose belle come l’amore, i sogni, i desideri, la musica, la felicità e i sorrisi. Altri lo colmano con il rancore, con l’amore per le cose futili, la vanità e tanti errori.

“Doppio Stradivari” è un racconto elegante, ben costruito e coinvolgente. Mostra la bravura indiscussa della scrittrice che riesce a dar voce a un’umanità variegata e complessa. In un numero concentrato di pagine, Antonella Iuliano da vita a  un racconto che oserei paragonare a una composizione poetica e musicale i cui strumenti di accompagnamento non sono solo le corde di un violino nero e di un violoncello bianco. L’autrice manipola le stesse parole per creare immagini e situazioni, rivelando sentimenti, sogni e delusioni. Ogni elemento è calibrato alla perfezione: passato e presente si fronteggiano ma non si oscurano a vicenda. Il lieto fine non è così scontato, durante la lettura ho temuto il peggio (l’anima nera presente nel romanzo aveva grandi potenzialità) e il finale ridona la luce della speranza spazzando via il buio di un cuore senza amore.

Con questa terza prova, superata brillantemente, Antonella Iuliano si riconferma una scrittrice di talento che invito a perseverare nella scrittura. Ora, cara Antonella, devi spiccare il volo verso orizzonti sempre più vasti. Il talento sarà il tuo paracadute e l’affetto dei tuoi lettori ti donerà l’energia per continuare. Noi tutti abbiamo bisogno di un luogo dove curare le nostre anime. I libri sono la mia panacea per tutti i mali e se sono firmati da Antonella Iuliano sono sicura di ricevere anche una carezza sul cuore.

lunedì 11 giugno 2018

BLOGTOUR "Il giorno dei Lord" di Michael Dobbs | Chi è Harry Jones.

Cari lettori, se amate i thriller politici non potete perdervi l’ultimo romanzo di Michael Dobbs: “Il giorno dei Lord. La serie di Harry Jones.” edito da Fazi Editore. Devo confessarvi che non conoscevo l’autore e neanche la trilogia di “House of Cards” che ha venduto milioni di copie in Inghilterra. Finalmente ho colmato questa mia lacuna e mi piacerebbe condividere con voi le mie impressioni sul thriller presentandovi il personaggio di Harry Jones, paladino della giustizia e bastian contrario dei suoi superiori. Prima però vorrei accendere la vostra curiosità svelandovi la genesi del romanzo. Durante una visita alla Camera inglese, Michael Dobbs ha notato, dietro il trono, due porte nascoste. Cosa celavano? Lo scrittore riuscì a vedere cosa nascondevano quelle due porte e da lì nacque “Il giorno dei Lord”.



Il giorno dei Lord
(Serie di Harry Jones #1)
Michael Dobbs (traduzione di S. Tummolini)


Editore: Fazi | Pagine: 375 | Prezzo: € 16,00
Sinossi
Una volta all'anno, le persone più importanti d'Inghilterra si riuniscono tutte insieme in una stanza. La regina Elisabetta e il principe ereditario Carlo, il primo ministro, giudici, vescovi, leader spirituali e temporali. Non mancano le nuove generazioni: sono presenti il figlio del primo ministro britannico e il figlio della presidente USA. L'occasione è quella della cerimonia d'apertura del Parlamento, la cerimonia di Stato più importante dell'anno, un evento «strappato alle fornaci della storia britannica». Quattrocento anni prima, nella stessa occasione, Guy Fawkes aveva cercato di far saltare in aria tutti quanti. Ora tocca a un nuovo gruppo di congiurati, stavolta stranieri, prendere d'assalto la Camera dei Lord. Per un giorno, ventiquattr'ore di pura tensione in cui le crisi politico-diplomatiche si mischiano a quelle personali, verranno tutti presi in ostaggio: i terroristi terranno sotto scacco una nazione e il mondo intero, il tutto in diretta TV. Ma dovranno vedersela con Harry Jones, parlamentare ed ex militare pluridecorato in piena crisi matrimoniale, noto sia per il suo coraggio che per la sua capacità di indisporre i superiori per eccesso di intraprendenza. La parabola angosciante di uno scenario spaventosamente verosimile, che si conclude con uno sbalorditivo colpo di scena.



Pietà? Forse voi ne avete avuta verso il mio popolo? Ancora non capisce, vero? Noi non abbiamo mai voluto questa guerra, non siamo stati noi a cominciare: siete stati voi a imporcela, anno dopo anno, distruggendo i nostri villaggi e uccidendo i nostri cari sotto i nostri occhi. E ora viene a parlarmi di pietà. Temo che non ci sia più spazio per quella, ormai. Non è più la pietà che conta, ma la morte: quali e quante morti ci saranno e il clamore che ne nascerà. Credo sia stata questa la vostra strategia nel mio Paese, per molti anni. Quindi ora seguiremo l’esempio.
In occasione della cerimonia d’apertura del Parlamento, le persone più importanti d’Inghilterra si riuniscono nella Camera dei Lord. La regina Elisabetta e il principe ereditario Carlo, il primo ministro, giudici, vescovi, leader spirituali e temporali. In Parlamento ci sono anche i figli del presidente degli Stati Uniti e del primo ministro inglese. Durante la cerimonia un gruppo di congiurati prende d’assalto la Camera dei Lord. Verranno tutti presi in ostaggio: l’incubo peggiore ha inizio.

“Il giorno dei Lord” è un thriller politico affascinante e inquietante. La trama si evolve in 24 ore di pura tensione toccando temi importanti: il sentimento degli inglesi verso la monarchia, la percezione che la monarchia ha del proprio popolo, le reazioni alle guerre in Afghanistan e in Iraq, l’egemonia americana. L’autore è stato molto abile nel nascondere il confine tra realtà e finzione, lasciando ai personaggi e ai fatti il potere di mostrare luci e ombre della monarchia e dei potenti della Terra. Ricchi di sfaccettature ed emozioni i dialoghi tra la regina e suo figlio Carlo. Lei mostra il suo carattere forte, è sicura di sé e la sua calma non mostra cedimenti. Carlo vorrebbe che il mondo fosse come nei suoi sogni: nella prossima vita vorrebbe essere un uomo felice, non un principe ma una persona normale. Mi piace quando, anche solo per un momento, i potenti lasciano intravedere le loro difficoltà. Otto terroristi che prendono in ostaggio la  Camera dei Lord è un’eventualità che nessuno osa nemmeno immaginare. In questo romanzo la paura più grande diventa realtà.

Il mondo politico inglese è ostaggio dei terroristi. Chi avrà licenza di risolvere questo gravoso problema? Nessuna paura, Michael Dobbs ha creato il personaggio di Harry Jones, integerrimo e insolente ex militare pluridecorato dalla scorza dura. 


Chi è Harry Jones?

Fin dai primi giorni di vita, Harry fu spronato a dare il massimo: frequentò una scuola privata in Inghilterra e poi un collegio internazionale in Svizzera. A sedici anni aveva già surfato a Malibu, veleggiato al largo di Dubai, esplorato i fondali del Bormeo e perso la verginità a Hong Kong. Ovunque andasse Harry agitava le acque. Si arruolò nell’esercito e il suo talento lo portava sempre più in alto.
Entrò prima nel corpo delle guardie della regina, poi nelle Brigate Aeree e infine nel SAS, dove lo trasformarono in una delle più efficaci macchine di morte di tutto l’esercito. Era il guerriero perfetto.
Ma, c’è sempre un “ma”, Harry era uno che faceva di testa sua, era impermeabile alle pressioni dei suoi superiori, si lasciava guidare dall’istinto. Harry era un uomo indipendente che celava in se il tentativo inconscio di guadagnarsi la stima di suo padre, che ormai non c’era più. Pluridecorato per le brillanti soluzioni di operazioni piuttosto riservate, Jones lascia l’esercito per entrare in politica diventando un membro del Parlamento. Toccherà a lui risolvere l’aggressione alla monarchia inglese.

Harry non indietreggia davanti a quest’enorme responsabilità, pur essendo un uomo coraggioso ha però paura. Un suo fallimento segnerebbe la fine della monarchia.

Il nostro eroe collaborerà con la polizia ma avrà un ruolo determinante nell’evoluzione dei fatti. Rischierà più volte la vita ma è determinato e non mostra cedimenti. Grazie alle sue brillanti intuizioni vengono svelati anche i retroscena più celati dell’assedio. I colpevoli non si trovano tutti nella Camera dei Lord. Otto terroristi ma un complotto troppo ben organizzato che richiede preparazione e mezzi. Un complotto nel complotto svelerà al mondo le vere intenzioni dei terroristi, un piano geniale che mostrerà un colpevole davvero insospettabile per un finale che vi terrà col fiato sospeso.

“Il giorno dei Lord” è un thriller che non delude, con la giusta dose di suspance, personaggi reali e di fantasia, successione serrata di eventi che tengono desta l’attenzione  del lettore. L’autore scrive in modo chiaro, con ricchezza di particolari. I personaggi danno vita a una storia che non è poi così inverosimile. Sicuramente sarebbe orribile se ciò succedesse quindi non mi resta che dire “Long live the Queen!” e augurare una vita altrettanto lunga all’intraprendente Harry Jones!


giovedì 7 giugno 2018

RECENSIONE | "Il mistero dell'isola di ghiaccio" di Miriam Briotti [Review Party]

Cari lettori, se avete voglia di natura incontaminata, se volete ammirare l’aurora boreale, se vi affascina assistere al fenomeno astronomico del Sole di Mezzanotte, venite con me. Raggiungeremo l’Oceano Atlantico settentrionale e l’Islanda sarà la nostra meta. Sarà un viaggio di continue scoperte, di meravigliosi paesaggi mozzafiato ma attenzione: i cattivi sono giunti in questo territorio straordinario. La terra del ghiaccio e del fuoco ci aspetta promettendoci adrenalina e suspense grazie a una storia in cui avventura e thriller si mescolano dando vita a “Il Mistero Dell’Isola Di Ghiaccio” di Miriam Briotti, edito da Newton Compton e in libreria dal 7 giugno.

STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 6
Il mistero dell'isola di ghiaccio
Miriam Briotti

Editore: Newton Compton
Pagine: 335
Prezzo: € 7,90
Sinossi
Islanda, Lago Myvatn. Arianna lavora in un albergo sulle rive del lago e conduce una vita ordinaria. Un giorno, sistemando una delle camere, trova un uomo gravemente ferito. Nonostante le condizioni critiche, l'uomo riesce a consegnarle una penna usb da far avere al più presto al professor Carlisle Higgins, a Wells, in Inghilterra. Sembra una questione di vita o di morte. La penna, infatti, contiene i risultati del lavoro del giovane scienziato scomparso un mese prima, Jason Gunnarsson: le prove dell'esistenza di una fonte di energia inesauribile. Confusa e spaventata, Arianna parte per l'Inghilterra. Ma non è solo la paura a darle la spiacevole sensazione di essere seguita. C'è un uomo che le sta alle costole, sicuramente sulle tracce della chiave per ottenere il "fuoco eterno", un'energia derivante dal magma, destinata a cambiare per sempre gli equilibri economici mondiali. Quel preziosissimo documento trascinerà Arianna in un inseguimento mortale: in gioco ci sono le sorti di una ricerca rivoluzionaria. E della sua stessa vita.






“Una scoperta scientifica rivoluzionaria.
La lotta per impadronirsene sta per cominciare.”


Islanda, lago Myvatn.
Arianna Dini, cameriera in un albergo sulle rive del lago, è coinvolta in un intrigo mortale: un uomo gravemente ferito le consegna una penna USB da recapitare al professor Carlisle Higgins, in Inghilterra. La penna contiene i risultati del lavoro di un giovane scienziato recentemente scomparso. Le ricerche provano l’esistenza di una fonte di energia inesauribile. Arianna decide di consegnare la chiavetta al professor Higgins: inizia per lei un lungo e difficile viaggio. In molti vogliono la penna USB chiave per ottenere il Fuoco Eterno, un’energia derivante dal magma e destinata a stravolgere gli equilibri economici mondiali.

“Il mistero dell’isola di ghiaccio” è un romanzo che sposa avventura, adrenalina e suspense. L’incipit entra direttamente nel vivo della vicenda senza alcun preambolo. Questa apertura narrativa ha creato subito in me una gran curiosità. Arianna è la protagonista iniziale, si trova nel luogo sbagliato e al momento sbagliato. Fatto il primo passo per Arianna sarà impossibile sottrarsi a fughe, minacce, aggressioni e tempeste di neve. La sua vita viene stravolta e noi non possiamo far altro che tifare per lei e temere le conseguenze della sua impulsività.

Miriam Briotti, con stile fluido e accattivante, cambia spesso le carte in tavola, sorprende e spiazza non segnando mai una netta linea di confine tra buoni e cattivi. L’ambientazione del thriller è affascinante: l’Islanda, dove vulcani e ghiacciai convivono in armonia, offre luoghi magici che l’uomo tende a trasformare in luoghi di morte. Non fatevi ingannare, non trascurate il più piccolo particolare e prestate attenzione al Fuoco Eterno.

Il Fuoco Eterno indica un nuovo materiale capace di sprigionare una miracolosa energia pulita e prolungata nel tempo. Nel sottosuolo dell’Islanda potrebbe celarsi un immenso potenziale in grado di mandare in pensione il petrolio e il carbone. Sarebbe una manna per la natura, il mondo si libererebbe dall’abbraccio mortale dell’inquinamento ma l’economia mondiale è pronta a rinunciare a lauti guadagni?

Capitolo dopo capitolo, ho assistito a una sfida avvincente tra personaggi disposti a tutto pur di realizzare i propri interessi. Scienziati geniali e avidi uomini d’affari si fronteggiano in una storia in continua evoluzione con momenti di alta tensione emotiva. La scrittrice è stata brava a creare, fin da subito, un’intesa con il lettore. Intesa che non viene meno fino alla fine sottolineando l’empatia che si crea tra lettori e personaggi.

“Il mistero dell’isola di ghiaccio” è un thriller che oserei definire “ecologico” poiché mette in scena le paure del nostro tempo e la voglia di un futuro migliore. La Terra è stanca di essere vittima dell’umanità! L’uomo guarda avanti ma senza la Terra un futuro non c’è. Parole dette e ridette mille volte. A volte è più facile parlare che agire ma la speranza è sempre l’ultima a morire. L’Islanda potrebbe celare, nel suo sottosuolo, l’inizio di una nuova era in cui Natura e Umanità camminano insieme, custodi di un’antica armonia.

Nell’attesa che ciò si verifichi vi saluto con una citazione di Gandhi:
“Ci sono abbastanza risorse per soddisfare i bisogni di ogni uomo, ma non l’avidità di ogni uomo.”