mercoledì 28 febbraio 2018

RECENSIONE | "La manutenzione dei sensi" di Franco Faggiani

“La montagna ci offre la cornice… 
tocca a noi inventare la storia che va con essa!” 

Questa citazione di Nicolas Helmbacher mi pare perfetta per introdurre un romanzo che scalda il cuore accarezzando l’anima. Si tratta de “La manutenzione dei sensi” di Franco Faggiani, Fazi Editore.
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 6
La manutenzione dei sensi
Franco Faggiani

Editore: Fazi
Pagine: 250
Prezzo: € 16,00
Sinossi
A un incrocio tra casualità e destino si incontrano Leonardo Guerrieri, vedovo cinquantenne, un passato brillante e un futuro alla deriva, e Martino Rochard, un ragazzino taciturno che affronta in solitudine le proprie instabilità. Leonardo e Martino hanno origini ed età diverse, ma lo stesso carattere appartato. Il ragazzo, in affido temporaneo, non chiede, non pretende, non racconta; se ne sta per i fatti suoi e non disturba mai. Alle medie, però, a Martino, ormai adolescente, viene diagnosticata la sindrome di Asperger. Per allontanarsi dalle sabbie mobili dell'apatia che sta per risucchiare entrambi, Guerrieri decide di lasciare Milano e traslocare in una grande casa, lontana e isolata, in mezzo ai boschi e ai prati d'alta quota, nelle Alpi piemontesi. Sarà proprio nel silenzio della montagna, osservando le nuvole in cielo e portando al pascolo gli animali, che il ragazzo troverà se stesso e il padre una nuova serenità. A contatto con le cose semplici e le persone genuine, anche grazie all'amicizia con il burbero Augusto, un anziano montanaro di antica saggezza, padre e figlio si riscopriranno più vivi, coltivando con forza le rispettive passioni e inclinazioni. Una storia positiva è al centro di questo romanzo che trabocca di umanità e sensibilità autentiche e che contiene una riflessione sul labile confine che divide la normalità dalla diversità. Un romanzo sul cambiamento, la paternità, la giovinezza, in cui padre e figlio ritroveranno la loro dimensione più vera proprio a contatto con la natura, riappropriandosi di valori irrinunciabili come la semplicità e la bellezza.



Ma quando mi guardavo allo specchio consideravo quello di fronte a me un estraneo, un usuraio dei sentimenti, sempre più avaro nel concederli, sempre più arraffone nel pretendere quelli degli altri. La mia vita stava andando alla deriva, ne ero consapevole; ma non trovavo, o non volevo trovare, un relitto a cui aggrapparmi in questo triste navigare.
La storia narrata da Faggiani nasce da due fatti reali. Leonardo, il protagonista adulto, ripercorre la storia dello scrittore: un brillante giornalista in crisi. Anche il bambino, Martino nel romanzo, esiste realmente. Scrittore e ragazzino si sono incontrati in montagna, hanno trascorso del tempo insieme. Queste radici reali hanno dato vita a una storia positiva, ricca di sentimenti che fa del cambiamento un’ancora di salvezza per due persone alla deriva nella vita.

Leonardo Guerrieri, vedovo cinquantenne, un passato brillante e un futuro incerto, incontra Martino Rochard, un ragazzino taciturno che affronta da solo le proprie instabilità. Leonardo prende Martino in affido temporaneo. Martino non racconta, non chiede, non pretende. Ama starsene da solo e non disturba mai nessuno, non si lamenta mai, dove lo metti rimane. Alle medie, a Martino, viene diagnosticata la sindrome di Asperger. Guerrieri lascia Milano e per dare una svolta al suo rapporto con il ragazzino, si trasferisce in una grande casa in mezzo ai boschi, nelle Alpi piemontesi. A contatto con le cose semplici, con persone burbere ma genuine, riusciranno a coltivare le rispettive passioni costruendo un rapporto solido e sereno.
 Io non ero suo padre, lui non era mio figlio.
Conosciamo Leonardo e Martino pronti a lasciare Milano per la montagna. Perché un cambiamento così radicale, perché fuggire dalla città per offrire a se stessi la possibilità di un cambiamento? Cambiar vita per ritrovare se stessi non è una scelta facile. In città ci lasciamo fagocitare dal quotidiano, siamo abituati ai rumori, a correre a destra e a sinistra, prigionieri in celle dalle sbarre invisibili. Padre e figlio sono due estranei, tra loro non c’è comunicazione. Cambiando ambiente Leonardo vuol darsi e dare a Martino l’occasione per liberarsi dalle barriere che li dividono. Per affrontare la montagna, accogliente e crudele nello stesso tempo, devi liberarti dallo schema “vita in città”. Occorre abituarsi ai silenzi, a un tempo scandito dalla natura, a una vita semplice in cui trovano spazio le cose importanti. Il valore dei sentimenti e il rapporto tra le persone, il valore del lavoro manuale e dei sacrifici, il rispetto per la natura e la conoscenza del territorio, l’amicizia e il rispetto, le passioni di ognuno e la libertà di scelta, il crescere seguendo le proprie inclinazioni.
 In montagna bisogna imparare a fare ma bisogna imparare soprattutto a fare senza.
Per conoscere meglio i personaggi dobbiamo considerarli nella loro vita prima del cambiamento.

Leonardo, dopo la morte dell’amata moglie, ha imboccato la pericolosa strada della rassegnazione sia nel lavoro che nel quotidiano. È soffocato dai sensi di colpa: quando la moglie è deceduta lui era lontano per lavoro. La vita perde i suoi brillanti colori, i progetti fatti insieme, le difficoltà superate in due. La coppia svanisce, basta un attimo e si è soli. L’anima si incupisce, non prova più emozioni e il sorriso si spegne.
Ma tu, quando hai saputo che Chiara era morta, cos’hai detto?

Non scherzi stasera con le domande, eh? Vuoi proprio saperlo? Non ho detto niente. Non sono riuscito a dire una parola per giorni, avevo un dolore allo stomaco che non mi faceva stare in piedi. E la testa leggera, perché vuota. Sono andato avanti così per un bel po’.

E poi?

Poi qualcuno mi ha salvato.
Martino è un ragazzino a cui la vita sembra aver voltato le spalle. È orfano. La madre l’ha abbandonato quando aveva pochi mesi, per poi scomparire, e suo padre è morto in carcere. Viene dato in affido temporaneo a Leonardo ma il rapporto tra i due è difficile. Martino ama i documentari sulla natura, i cambiamenti climatici, le previsioni, gli uragani e le tempeste, il comportamento degli animali. Ha una capacità intellettiva superiore a quella di molti suoi compagni, ma la indirizza solo verso le materie che a lui piacciono. Momenti eccellenti si alternano a momenti di totale rifiuto. Martino non riesce a relazionarsi. Sa fare origami complicati e bellissimi, usa in modo eccellente il computer, ma rifiuta d’imparare le poesie a memoria, si fa i fatti suoi e non ama le smancerie.

Leonardo e Martino, imprigionati e imperfetti.

Non abbiate paura, questo romanzo non è una triste storia su una patologia ancora poco conosciuta. L’Asperger è considerata non come una malattia ma come una condizione. L’imprevedibilità fa parte della vita di un ragazzino come Martino ma l’imprevedibilità non è una condizione esclusiva dell’Asperger, fa parte del mondo, della vita di tutti noi. Tutti noi creiamo, nei momenti difficili, uno scudo per proteggerci dal mondo. In montagna Martino e Leonardo ritrovano pian piano la serenità e lo scudo svanisce.

“La manutenzione dei sensi” ha nel titolo il profondo significato della sua storia. I sentimenti non sopravvivono senza una cura costante, hanno bisogno di equilibrio. I sentimenti danno forza alla realtà, il dolore la demolisce. Appare evidente il contrasto tra il termine tecnico “manutenzione” e la sfera emozionale dei sensi lo stesso contrasto percepito tra la vita di città e la vita semplice, spesso difficile, in montagna.

Ho letto questo libro con totale coinvolgimento riflettendo sul labile confine tra normalità e diversità. È un romanzo in continua evoluzione che affronta i cambiamenti, la crescita, la giovinezza, la scelta di un futuro in cui si è protagonisti. La montagna, la salita verso la cima, è un invito a non porsi mai dei limiti anche se nulla è facile. La scalata, come la vita, costa sudore e fatica, perdono e speranza, scelte difficili e distacchi dolorosi, gioie e lacrime. Consiglio a tutti voi la lettura di questo romanzo. La montagna vi accoglierà a braccia aperte, vi regalerà emozioni e vi consiglierà di non sottovalutare mai la natura. Attenzione e prudenza per apprezzare solo la bellezza e il suo fascino senza incorrere in pericoli inutili. La montagna è l’opportunità per riprendersi la propria vita, per ritrovare la strada maestra. Tuttavia ricordate che

“La montagna più alta rimane sempre dentro di noi.” 
(Walter Bonatti)

giovedì 22 febbraio 2018

RECENSIONE | “Lo chiamavano Gladiatore” di Andrea Frediani e Massimo Lugli [Review Party]

Cosa accade quando due autori bestseller decidono di lavorare insieme fondendo in un unico romanzo il genere storico e il thriller? Nasce una storia epica che affascina con luci e ombre di un lontano passato che si proiettano nel nostro presente. Una storia che vi permetterà di entrare nel Colosseo per assistere a uno spettacolo straordinario, la “Naumachia”, e vi riserverà un posto in prima fila per essere spettatori, nel nostro presente, ai combattimenti clandestini.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 6
Lo chiamavano Gladiatore
Andrea Frediani e Massimo Lugli

Editore: Newton Compton
Pagine: 379
Prezzo: € 10,00
Sinossi
Roma, I secolo d.C., sotto l'imperatore Tito. Aurelio fa fallire l'impresa che gli ha lasciato il padre e, minacciato dagli strozzini, è costretto a farsi schiavo per i troppi debiti. Finisce così in una scuola di gladiatori: ha talento nell'arena, ma deve fronteggiare la rivalità dei compagni. Un aiuto gli arriva da Clovia, una donna senza scrupoli che, grazie a un misterioso unguento, ha trovato il modo per potenziare le doti atletiche dei combattenti su cui scommette... Roma, giorni nostri. Valerio si è innamorato di una prostituta ed è determinato a liberarla dai suoi protettori. Da quando è finito sul lastrico, rovinato dal suo socio in affari, però, non ha più un soldo e l'unica sua fonte di guadagno sono i combattimenti clandestini di arti marziali. Per sopravvivere in quel mondo spietato, sarà costretto a ricorrere a soluzioni più estreme... E questo, per quanto strano possa apparire, legherà il destino di Valerio a quello di Aurelio, vissuto duemila anni prima. Per entrambi i combattenti, dietro l'angolo si nasconde l'insidia che potrebbe distruggere le loro vite.


Una Roma violenta, spietata, crudele.
Due combattenti forti, determinati, disperati.
Due millenni li separano, il destino li unisce.
Roma, I secolo d.C., sotto l’imperatore Tito.
Aurelio Cecina, uomo libero, non riesce a salvare il patrimonio di famiglia. Investimenti sbagliati lo gettano tra le mani degli strozzini che pur di riavere i propri soldi sono pronti a tutto. Per sfuggire a questa drammatica situazione Aurelio rinuncia alla sua libertà e firma un contratto che lo vedrà Gladiatore per due anni. Nell’arena Aurelio mostra talento ma deve fronteggiare la rivalità dei compagni. Subisce insulti, scherzi e umiliazioni. Un aiuto gli arriva da Clovia, donna senza scrupoli che, grazie a una misteriosa pozione, ha trovato il modo per potenziare le doti atletiche dei combattenti su cui scommettere.

Roma, giorni nostri.
Valerio Mattei, finito sul lastrico a causa del suo socio in affari, non ha più un soldo. A tormentarlo ci pensano i tanti creditori, la sua ex moglie, gli avvocati, il padrone di casa. A complicare di più la sua vita già nel caos giunge inaspettato l’amore. Valerio si innamora di una prostituta e decide di liberarla dai suoi protettori. Per far ciò servono tanti soldi che Valerio non ha. Così accetta di partecipare a combattimenti clandestini di arti marziali. Sopravvivere, in quel mondo violento e crudele, non sarà facile. Valerio sarà costretto a ricorrere a soluzioni estreme.

I destini di Aurelio, Gladiatore, e Valerio,esperto di karate kyoshin kai, sono legati e nascondono un’insidia che potrebbe distruggere le loro vite.

“Lo chiamavano Gladiatore” è un intenso romanzo con due anime che rapiscono il lettore permettendogli di vivere due epoche lontane eppur simili. Ieri come oggi ritroviamo le stesse tematiche che condizionano la vita degli uomini. Investimenti sbagliati, la rabbia verso tutti, la voglia di redenzione, il desiderio di una vita migliore, scelte sbagliate, amori traditori. Questa duplice visione di eventi lontani nel tempo mi ha permesso di apprezzare due scrittori che hanno caratterizzato la loro scrittura trasmettendo l’amore e la precisione per il loro lavoro. La parte storica del romanzo mi ha conquistata per la ricchezza di particolari, per la descrizione del mondo e del codice d’onore nell’arena dei gladiatori. Mi sono sentita partecipe, anche se a debita distanza, dei combattimenti e soprattutto ho assistito ai primi spettacoli, Neumachie, che ricreavano una delle più famose battaglie della storia: uno scontro tra le flotte corcirese e corinzia,preludio della Guerra del Peloponneso tra Sparta e Atene. Ho conosciuto personaggi forti e senza scrupoli come Clovia capace di somministrare strane pozioni ai combattenti per renderli più potenti e più sicure le sue scommesse.

Nel presente sono evidenti i temi che affliggono la nostra società: i problemi economici, l’economia illegale e sommesse, le schiave dall’est Europa rese prostitute, l’uso di droghe, l’illusione dei soldi facili. Sono entrata, doverosamente in punta di piedi, nel mondo dei combattimenti clandestini dove non esistono regole se non il guadagno di pochi e la rovina di molti. La discesa all’inferno di Valerio è stata lenta ma costante. Una caduta senza paracadute con l’illusione di poter salvare la donna amata. Una volta entrati nella spirale della violenza uscirne è quasi impossibile. Sicuramente la speranza è l’ultima a morire, ci si raccontano bugie, si cercano scorciatoie e persino un’antica pozione magica di due millenni prima può rappresentare un’ancora di salvezza.

Ieri come oggi l’uomo sembra aver imparato poco o nulla, in balia delle proprie debolezze finisce per fare scelte sempre più sbagliate. La cronaca di ieri ci mostra Gladiatori accecati dalla violenza nella Roma Imperiale dove al pubblico venivano offerti spettacoli in cui doveva scorrere del sangue per il divertimento di tutti. Oggi la cronaca ci mostra ancora la violenza dei combattimenti clandestini, gli allenamenti preparatori alla lotta, l’uso di sostanze per acuire i riflessi e resistere alla fatica e al dolore. L’uomo e i suoi errori, le sue debolezze, la fragilità dell’esistenza, la mancanza di morale rendono la storia, narrata da Frediani e Lugli, attuale e ricca di spunti di riflessione. Il gladiatore di ieri e il moderno karateka sono le due facce della stessa medaglia. La cronaca di ieri si rispecchia nel presente. I destini di Valerio e Aurelio stringono in un abbraccio i destini di coloro che cedono al lato oscuro presente in tutti noi.

mercoledì 21 febbraio 2018

RECENSIONE | "Il ragazzo invisibile - Seconda Generazione" di Fabbri, Rampoldi e Sardo

“Avevamo ancora tanto amore per il nostro ragazzo invisibile, 
volevamo seguirlo di nuovo nelle sue avventure di adolescente che ha 
dovuto affrontare la difficoltà di essere uno Speciale nella vita normale di tutti i giorni.”

Con queste affermazioni Gabriele Salvatores ci apre le porte della saga del Ragazzo Invisibile per narrare una storia appassionante caratterizzata da atmosfere dark che fanno da substrato alla avventure di Michele, il ragazzino con il potere dell’invisibilità, e rivela come sia difficile per un supereroe essere normale.
STILE: 7 | STORIA: 7 | COVER: 7
Il ragazzo invisibile. 
Seconda Generazione.
Fabbri, Rampoldi e Sardo

     Serie Il ragazzo invisibile      
#1 Il ragazzo invisibile (recensione)
#2 Il ragazzo invisibile. Seconda Generazione.

Editore: Salani | Pagine: 202 | Prezzo: € 14,90
Sinossi
Michele Silenzi ha sedici anni e qualcosa nel suo sguardo è cambiato. Da quando ha perso la mamma gli adulti non possono fare a meno di compatirlo, vive da solo con il cane Mario in una casa disordinatissima e, come se non bastasse, la sua amata Stella sta con un altro. Michele è arrabbiato con il mondo intero, con se stesso e, più di tutto, con la verità che non può raccontare: essere uno degli Speciali. Ma nella sua vita irrompe una ragazza altrettanto speciale, con un'esistenza non meno complicata della sua: la sorella Natasa. E con lei arriveranno altre sconvolgenti rivelazioni sul suo destino, che si intreccia pericolosamente con quello del crudele magnate russo Zavarov, proprietario di un gasdotto che sta per essere inaugurato in città. Da quel momento il mondo a cui era abituato, fatto di scuola, aperitivi, serie tv, si sovrappone a quello sotterraneo, inquietante e incredibile degli altri Speciali: Michele ha finalmente un piano, una missione. Ma nessuna missione è senza imprevisti e la parte più difficili: per 'Misa' sarà confrontarsi con il suo lato più oscuro.



Si era abituato a considerarsi diverso da tutti gli altri, a coprire i suoi segreti e a recitare una parte. E aveva passato gli ultimi tre anni ad aspettare un segnale, qualcosa che lo risvegliasse dal torpore nel quale si era abbandonato lentamente. Ma adesso finalmente l’attesa era finita.
Mentre nei cinema, dal 4 gennaio 2018, è possibile assistere al film “Il Ragazzo Invisibile. Seconda Generazione”, io ho letto piacevolmente il secondo volume della saga che vede Michele Silenzi entrare nel mondo degli Speciali. Il ragazzo invisibile è cresciuto, la sua vita è sempre un gran caos. Ha perso la mamma, morta in un incidente stradale, e tutti lo compatiscono. Vive da solo con il cane Mario, la casa è un campo di battaglia in cui il disordine regna sovrano e la sua amata Stella si è fidanzata con un altro. Michele è arrabbiato con il mondo intero, non sa come andare avanti. Non può rivelare a nessuno di essere uno Speciale. La vita, però, riserva sempre delle sorprese e Michele scoprirà di avere una sorella, Natasa, altrettanto speciale. Tutto il mondo del ragazzo verrà ribaltato. La scuola, le serie tv, gli aperitivi, i pochi amici verranno sostituiti con una nuova realtà. Conoscerà altri Speciali e il suo destino si incrocerà con quello del crudele magnate russo Zavarov. Ora “Misa” ha una missione da compiere ma gli imprevisti renderanno tutto più difficile. Michele dovrà fare i conti con la sua parte più oscura e fare delle scelte.

Ho letto con piacere questo secondo capitolo delle avventure di Michele che ritrova la sua vera famiglia ed entra nel mondo degli Speciali. Questa libro offre una lettura semplice ma ricca di azione e suspense. Il ritmo incalzante non lascia spazio alla noia e concede a tutti i personaggi la possibilità di mostrare i loro poteri. Conosceremo Roccia, Cinetica, Artiglio, Canguro e Libellula. Tutti in possesso di straordinari poteri che attirano l’attenzione di un crudele magnate russo il cui vero interesse è catturare gli Speciali e riprodurre i loro poteri. Dominare gli speciali vuol dire avere la possibilità di sottomettere tutti conquistando il mondo. Esperimenti che sono vere e proprie torture generano odio e violenza, voglia di vendetta travestita da giustizia.

Rispetto al primo capitolo, il secondo presenta una storia più cupa che perde l’ironia e acquista violenza arricchendosi di momenti difficili in un contesto attuale e urbano. La vita può mostrarci il suo volto peggiore ma può trasformarsi anche in magia. Nulla è facile, le apparenze possono ingannare, le mezze verità feriscono, la ricerca dell’amore spesso semina dolore. Non sarà facile per il ragazzo invisibile fare le giuste scelte ma riuscirà ad illuminare quei lati della vita in apparenza più oscuri. Il finale aperto fa sperare in un sequel ancora più esplosivo.

 Il mondo avrebbe presto scoperto di cosa erano capaci.

Promessa o minaccia? 
Non ci resta che aspettare, il futuro di Michele e degli Speciali è ancora tutto da scrivere.

lunedì 19 febbraio 2018

RECENSIONE | "Il ragazzo invisibile" di Fabbri, Rampoldi e Sardo

“Il ragazzo invisibile” è il romanzo nato dalla sceneggiatura dell’omonimo film di Gabriele Salvatores uscito nelle sale cinematografiche nel 2014. Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo sono gli sceneggiatori che hanno dato vita a un romanzo avvincente in cui si narra la complessità dell’adolescenza e del passaggio all’età adulta.
STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 7
Il ragazzo invisibile
Fabbri, Rampoldi e Sardo

     Serie Il ragazzo invisibile      
#1 Il ragazzo invisibile 
#2 Il ragazzo invisibile. Seconda Generazione. (recensione)


Editore: Salani | Pagine: 299 | Prezzo: € 13,90
Sinossi
Michele ha 13 anni e vive in una tranquilla città sul mare. Non si può dire che a scuola sia popolare, non brilla nello studio, non eccelle negli sport. Ma a lui in fondo non importa. A Michele basterebbe avere l'attenzione di Stella, la ragazza che in classe non riesce a smettere di guardare. Eppure ha la sensazione che lei proprio non si accorga di lui. Michele sembra intrappolato nella routine quotidiana, tra i compagni più teppisti che non perdono l'occasione di prenderlo di mira per qualunque scherzo venga loro in mente e le costanti premure di Giovanna, sua madre, che per quanto ci provi sembra non capirlo fino in fondo. Tutto questo finché un giorno, inaspettatamente, non accade qualcosa di straordinario: Michele si guarda allo specchio e si scopre invisibile. La più incredibile avventura della sua vita sta per avere inizio.



Michele Silenzi non aveva mai pensato di essere un ragazzo normale. I ragazzi normali sono pieni di amici e notifiche sul cellulare, hanno i sabato impegnati e un padre che li porta a giocare a calcio la domenica. I ragazzi normali non parlano da soli, non passano il sabato sera a casa da soli, anzi da soli non ci rimangono quasi mai.
Michele, 13 anni, vive in una piccola città di mare. La sua vita è una collezione di disastri: a scuola è impopolare, ha pessimi voti e Stella, la ragazza amata, nemmeno si accorge della sua esistenza. Le avventure dei supereroi sono il suo unico rifugio, un momento di pace e piacere, una parentesi in cui la tristezza è bandita. A scuola Michele deve anche subire gli scherzi crudeli dei bulli. Un giorno, improvvisamente, tutto cambia. Complice l’acquisto di un costume di un supereroe cinese, Michele scopre di avere un potere a lungo invocato, può diventare invisibile. Ciò non fa del ragazzo un essere invincibile, anzi aumentano i dubbi e le paure causando un gran scompiglio nella sua vita.
Ci vogliono superpoteri per superare l’adolescenza.
Michele lo sfigato è un ragazzino alle prese con i problemi dell’adolescenza: si sente emarginato, è vittima di bullismo, spesso in contrasto con sua madre, invisibile agli occhi della bella Stella. Vorrebbe scomparire, esser lasciato in pace, diventare invisibile. Quando scopre che Giovanna non è la sua mamma biologica tutto precipita ancor di più. Michele si sente orfano delle sue vere radici, non può immaginare di essere uno Speciale, non sa neanche cosa siano gli Speciali. Una cosa è sicura, la più incredibile avventura della sua vita sta per avere inizio.

“Il ragazzo invisibile” è una storia che intreccia normalità e poteri dando vita a un romanzo avvincente con un buon ritmo e cura nei dettagli. La prima parte del libro ha come protagonista la sfiga che non abbandona mai Michele, è la sua fedele compagna. Sfiga a scuola, con gli amici, in amore, con gli adulti. La vita non sorride a Michele che si rifugia nella sua camera, rifugio dai mali del mondo. Poi qualcosa accade, Michele si scopre un Superman con il potere dell’invisibilità. Confusione, paura e fragilità portano il ragazzo ad usare questo potere, che ancora non sa ben gestire, per vendicarsi di coloro che l’avevano deriso. La vendetta è sempre dolce, ha un sapore piacevole ma un retrogusto amaro. Michele scoprirà molte cose sul suo passato che lo collegano alla lontana Russia dove, anni prima, c’era stato un disastro nucleare che aveva “trasformato” alcune persone generando, nei loro corpi, diverse mutazioni e quindi superpoteri. Sono gli Speciali.

“Il ragazzo invisibile” è una storia di coraggio e di amicizia, un romanzo che usa l’ironia e la fantasia per raccontare i disagi dell’adolescenza e la magia del diventare adulti senza perdere i sogni e l’immaginazione. Crescere non è mai stato facile, nascondersi, diventare invisibile è il sogno di molti ragazzi che devono affrontare i problemi del diventar grandi. Se poi si scopre di essere uno Speciale, le difficoltà aumentano soprattutto in relazione alla vita normale di tutti i giorni. L’impresa più difficile per un supereroe è essere normale.

Ho letto con piacere le disavventure di Michele, disavventure che un potere trasformerà in avventure ricche di fascino e pericoli. Avventure in cui il coraggio, il bene, il giusto vincono mettendo KO i cattivi. Il finale inaspettato lascia liberi fili narrativi che si riannoderanno nel sequel “Il ragazzo invisibile. Seconda generazione.”  Michele dovrà affrontare ancora mille avventure, la strada per diventare adulti è irta di difficoltà come tutti ben sappiamo. Da adulta ho letto questo libro qualche volta sorridendo, spesso riflettendo ma tornando, col cuore, ai tempi della mia adolescenza quando tutti mi sembrava complicato. Avrei voluto essere invisibile? Alcune volte sì, ma devo confessare che ancor oggi mi piacerebbe avere questo potere non per sfuggire al mondo ma per togliermi qualche sassolini dalla scarpa. E voi, cari amici, che potere vorreste avere?

martedì 13 febbraio 2018

BLOGTOUR "Yeruldelgger - La morte nomade" di Ian Manook | I 5 motivi per leggere il romanzo.

Il 15 febbraio esce nelle librerie italiane, grazie a Fazi Editore, l’ultimo capitolo della fortunata trilogia noir “Yeruldelgger” scritta da Ian Manook. Dopo “Morte nella steppa” e “Tempi selvaggi”, il commissario mongolo Yeruldelgger prende commiato dai suoi lettori con “La Morte Nomade”. Se non avete letto i primi due volumi della saga vi consiglio vivamente di porvi rimedio, avrete la possibilità di conoscere un Paese immenso e lontano che affascina per le sue tradizioni, per la cultura e i paesaggi mozzafiato. La Mongolia, terra misteriosa e ricca di contraddizioni, vi aspetta.


Yeruldelgger - La morte nomade
(Yeruldelgger #3)
Ian Manook

Editore: Fazi
Pagine: 414
Prezzo: € 18,50
Sinossi
Sfiancato da anni di lotta inutile contro la criminalità, l’incorruttibile commissario Yeruldelgger ha lasciato la polizia di Ulan Bator. Piantata la sua yurta nell’immensità del deserto del Gobi, ha deciso di ritornare alle tradizioni dei suoi antenati. Ma il suo ritiro sarà breve. Due strani cavalieri lo coinvolgeranno, suo malgrado, in un’avventura ancora più sanguinosa del solito. Sventrata dalle pale meccaniche delle multinazionali, sfruttata dagli affaristi, rovinata dalla corruzione, la Mongolia dei nomadi e degli sciamani sembra aver venduto l’anima al diavolo. Dalle aride steppe al cuore di Manhattan, dal Canada all’Australia, Manook fa soffiare sul giallo un vento più nero e selvaggio che mai.



5 motivi per leggere il libro

Ho il piacere di ospitare la seconda tappa del Blogtour dedicato al romanzo. Prima di elencarvi i motivi per cui val la pena leggere Yeruldelgger, vorrei proporvi in breve la trama e stuzzicare,così, la vostra curiosità.

Yeruldelgger ha lasciato la polizia di Ulan Bator per ritirarsi nel deserto del Gobi. Il commissario è arrabbiato con se stesso perché la rabbia è l’unico modo con cui riesce ad affrontare gli eventi e a relazionarsi con le persone. Grazie alla rabbia è riuscito ad avere la meglio sui cattivi ma la sua anima diventa sempre più nera. Prima che sia troppo tardi Yeruldelgger si allontana dalla città per cercare la redenzione. Pianta la sua yurta nel deserto, con l’allenamento fisico e la meditazione cerca il ritorno all’armonia. Quando strane sparizioni e macabri omicidi mandano in frantumi la quiete della steppa, l’ex commissario non ha scelta. Il suo istinto indagatore si risveglia. Quattro mesi lontano da tutti e da tutto non erano serviti, la collera rinasce risvegliando i demoni della sua anima.

Se la trama accattivante non vi basta, passiamo ai cinque motivi per leggere il romanzo di Ian Manook.

1. L’ambientazione. Raramente mi è capitato di leggere un romanzo ambientato in Mongolia. Posso affermare di aver scoperto questo immenso Paese grazie ai romanzi di Manook subendo l’incanto di una terra immensa e ricca di fascino.
Il silenzio della steppa. Lunghe file di onde immobili che oscillavano in un mare calmo irrigidito dal tempo. Creste ocra e grigie tra strisce di valli ingiallite o verdeggianti. Piccoli deserti lunghi e dimenticati, banchi di sabbia prigionieri di una marea di pietre. Fiumi scintillanti e pigri come serpenti argentati.
Pur comodamente seduti viaggerete attraversando un Paese che incarna le contraddizioni del nostro presente. Divisa tra le tradizioni e la voglia di modernità, la Mongolia deve affrontare temi sociali importanti. Tuttavia, secondo il mio modesto parere, ad affascinare il lettore sono le tradizioni di questo Paese il cui popolo ricerca ancora la propria identità. Yeruldelgger deve risolvere i problemi di oggi rispettando le tradizioni del passato. Quando nella steppa verranno commessi omicidi in modo rituale per il commissario sarà impossibile sottrarsi alla ricerca del colpevole. Gli omicidi vi daranno la possibilità di conoscere la leggenda di Djamuka e la sorte dei cinque traditori che lo avevano consegnato a Gengis Khan. Ritroverete l’anima del Settimo Monastero, lo spirito di Shaolin, il maestro Nerguii. Lo sapete che i lupi sono   uno dei simboli della cultura sciamanica? Leggete il romanzo e conoscerete il mondo nomade, la steppa e la cultura di un territorio che non appartiene ai singoli ma a tutti e come bene comune va rispettato.

2. Capitalismo globalizzato. La Mongolia ha la fortuna, o sfortuna dipende dal punto di vista, di avere un sottosuolo ricco di oro,rame, terre rare, carbone, uranio. Il Paese è un enorme cantiere dove si scontrano grandi interessi. Conquistatori invisibili sono pronti a tutto in nome del progresso. Sventrata dalle pale meccaniche delle multinazionali, sfruttata dagli affaristi, rovinata dalla corruzione, la Mongolia dei nomadi e degli sciamani sembra esser scesa a patti con il diavolo. Cinesi, russi, coreani, australiani, canadesi e persino tedeschi e francesi si dividono la torta.
Dove si sarebbe fermata quella corsa folle? Tutto sembrava improvvisamente seguire la stessa curva esponenziale: l’avidità degli uomini, il loro egoismo, la loro violenza.
Yeruldelgger deve salvare il mondo nomade minacciato dagli stranieri e dalle concessioni minerarie. Il saccheggio deve essere fermato!

3. I personaggi. Tanti, dai nomi impronunciabili ma dal carattere deciso. Esseri grintosi dal cuore tenero. Suo malgrado Yeruldelgger si ritroverà alla testa di una piccola carovana. Tsetseg, una donna anziana che cerca la figlia scomparsa. Quattro uomini, artisti a zonzo per la steppa, che hanno trovato il cadavere di un uomo legato a una roccia. Un bambino che scava in una miniera dove ha trovato una fossa comune. Guerlei,una poliziotta irascibile che nei momenti di confusione sale sul tettuccio di un fuoristrada per sparare in aria. Una giovane donna alla ricerca dell’uomo che ama. Tutti si rivolgono all’incorruttibile Yeruldelgger, hanno fiducia in lui. Nasce così un’avventura più sanguinosa del solito con nuovi nemici da fronteggiare. Tra le anime nere c’è la miliardaria Madame Sue. Donna forte che dirige gli affari loschi del Paese, non ha alcuna morale è una cospiratrice insaziabile pronta a tutto per i propri interessi.
Un corpo di donna matura ben rifatta nel suo Chanel classico.

4. La morte nomade.
Lo scopo della morte nomade è dimenticare il morto e persino il posto dove l’abbiamo lasciato. Per vivere soltanto con il suo spirito, sempre, ovunque siamo. E proprio per questo motivo la tradizione dice che gli spiriti abitano nel feltro delle yurte… Non c’è un luogo sacro per la morte nomade. Nella steppa, solamente le pietre naturali, bianche e piatte, segnano il punto dove un morto è stato deposto. Senza nessuna scritta.
La morte, il culto dei morti, è concepito in Mongolia, in un modo completamente diverso dal nostro. La cultura occidentale non recide mai il sottile filo che unisce i vivi ai morti. Il culto del ricordo considera i cimiteri come luoghi sacri. Una lapide su cui sono impressi i nomi e i visi dei morti è posta a peritura memoria. I nomadi mongoli vivono nel culto dell’oblio, sono uniti al mondo.

5. Le dune che cantano. Il deserto del Gobi è un luogo magico dai paesaggi estremi. Cuore della cultura mongola è un deserto che spaventa la Cina perché, ogni anno, le dune avanzano di 20-30 metri verso sud minacciando Pechino. Per arginare la desertificazione si è pensato di creare una “Grande muraglia verde” lunga 4500 chilometri. Nel deserto del Gobi in Mongolia ci sono “le dune che cantano”. I granelli di sabbia, mossi dal vento, scivolando, sfregandosi tra loro, producono un suono armonioso che somiglia a una voce umana. Cosa c’entrano le dune che cantano con l’avventura di  Yeruldelgger? Lo scoprirete negli ultimi capitoli quando il finale del romanzo vi sorprenderà.


Cosa posso dirvi di più? Il romanzo ha una prosa incisiva da cui scaturisce una forza narrativa intensa e coinvolgente. Il ritmo incalzante non ammette distrazioni, la lettura procede spedita anche se vi troverete a districarvi tra un buon numero di personaggi dalle caratteristiche ben delineate. Non fatevi spaventare dalla mole del romanzo, la storia vi porterà in un mondo poco conosciuto che potrebbe scomparire per cause geologiche o economiche. Un Paese che sparisce? Volete saperne di più? Yeruldelgger vi aspetta nella sua yurta e ricordate di entrare con il piede destro, non dovete bussare e non puntate i piedi verso il fuoco. Se vi offre del tè salato con latte di capra (o di yak) e burro, bevetelo e apprezzatelo. Ora vi saluto e buon viaggio in Mongolia a tutti voi!



Vi invito a leggere il romanzo e a seguire il blogtour ad esso dedicato :) 
Ecco il calendario:


Buona lettura.

giovedì 8 febbraio 2018

RECENSIONE | "Senza movente" di Flaminia P. Mancinelli [Review Party]

Dopo “Inquietante delitto in Vaticano”, che ha riscosso un notevole successo online, torna nelle librerie Flaminia P. Mancinelli con “Senza Movente. Un indagine del capitano Nicola Serra”. Entrambi i romanzi sono pubblicati con la Newton Compton e vedono protagonista il capitano dei Carabinieri Nicola Serra.

STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 6
Senza movente
Flaminia P. Mancinelli

Editore: Newton Compton
Pagine: 315
Prezzo: € 9,90
Sinossi
Nicola Serra, ora capitano dei Carabinieri di Roma, è in Bretagna in vacanza, presso la famiglia della sua compagna Marion Calve. Insieme vogliono visitare l'abbazia di Mont Saint-Michel e la Normandia, ma il loro programma è rivoluzionato dalla morte di Jeanud Modan, amico di Annie Danton, una zia di Marion. La donna ne è sconvolta: per lei è una tragedia molto sospetta. A Roma, intanto, una grave circostanza complica ancora le vacanze di Nicola: nel suo appartamento muore per overdose una giovane donna che aveva una relazione con una collega di Serra, Sara Vittorini, che inizia a indagare sulla vicenda, per niente convinta sia stato un fatale incidente. La situazione precipita: in casa di Serra, vengono trovate delle dosi di cocaina ed eroina, e in Normandia scompare anche la zia Annie senza apparente motivo. Entrambe le vicende sembrano sfuggire a un chiaro movente, sia per la gendarmerie francese, cui Nicola Serra offre il proprio aiuto, sia per il nucleo dei Carabinieri di Roma, dove i colleghi del capitano iniziano a temere per la sua posizione all'interno dell'Arma. Ma niente è quello che appare, e ai primi crimini ne seguono altri, feroci, in un crescendo avvincente...




Una buona dose di curiosità è essenziale nel mio lavoro, capitano di un Nucleo investigativo dell’Arma dei carabinieri. Per svolgere bene un’indagine occorre guardare sì ai fatti, alle prove, alle dinamiche di un delitto, ma bisogna anche essere attenti a tutto ciò che è di contorno alla scena di un crimine. Per arrivare alla soluzione non bastano le analisi della scientifica, per quanto accurate e svolte con sofisticate tecnologie. Alla fine quella che si dimostra sempre e comunque risolutiva è l’intuizione dell’investigatore, quella specie di illuminazione che scatta quando si sono soddisfatte tutte le “curiosità”,ogni interrogativo concernente lo svolgimento di un fatto criminale.
Questa è la filosofia investigativa di Nicola Serra, capitano dei Carabinieri di Roma. Il romanzo si apre con un prologo che ha stuzzicato la mia curiosità con la promessa di una storia intrigante che vede la fragilità dell’uomo come protagonista dell’evoluzione negativa dell’amore negato. Procediamo con ordine. Nicola Serra è in Bretagna in vacanza, presso la famiglia della sua compagna Marion Calvé. Un evento drammatico rivoluziona i programmi della coppia: Annie Danton, zia di Marion, scompare dopo la morte di un suo caro amico. Poiché i guai non vengono mai da soli, a Roma, nell’appartamento di Serra, muore per overdose una giovane donna. Sara Vittorini, collega del capitano, inizia a indagare sulla vicenda. Le cose si complicano quando in casa di Serra viene trovato il cadavere di un’altra ragazzina uccisa dalla droga e in Normandia le speranze di ritrovare la zia Annie viva, si riducono notevolmente. Due fatti sconvolgenti e inusuali, da cui nascono indagini inusuali. Serra si troverà nella condizione di dover accettare le scelte altrui. Per lui stare a guardare è difficile. Il ruolo di semplice spettatore litiga con la sua voglia di partecipazione attiva alle indagini. Una lunga catena di omicidi unisce Roma e la Normandia.

“Senza Movente” è un giallo ben scritto sorretto da un intreccio ben congegnato. Nulla è come appare. In un crescendo di feroci crimini, la lettura procede fluida e ricca di emozioni. Roma e Kerarmar  sono splendide ambientazioni per macabri omicidi che appaiono senza movente. Ho apprezzato il modo in cui la scrittrice coniuga la cattiveria umana con le bellezze di luoghi straordinari contrapponendo l’oscurità dei mostri alla luce della vita e dei sentimenti più puri. Notate il plurale di mostri, più storie più colpevoli. Tuttavia entrambi i mostri avevano subito la peggiore delle privazioni: a loro era stata negata ogni forma d’amore. Ed essi l’avevano preclusa ai loro simili. È questo il comune denominatore di queste storie, l’amore negato in tenera età, le violenze fisiche e morali subite, la mente che replica ciò che si è subiti, il rifiuto di chi consideriamo “diverso”, l’ipocrisia della società. Tanti temi attualissimi trattati con giusta misura offrono una seconda lettura per questo doppio giallo ambientato tra l’Italia e la Francia. Pur trattandosi di un lavoro di fantasia, il romanzo tratta temi reali affidandoli a personaggi ben delineati. Vi sorprenderà ma Nicola Serra non è, per me, il personaggio più incisivo del romanzo. Le donne, nel giallo, hanno ruoli importanti e opposti. Appartengono a due giovani donne i corpi senza vita ritrovati nell’appartamento di Serra. Donne sono le colleghe del capitano che conducono l’indagine romana con professionalità e puntiglio. Donne sono Marion e zia Annie, pronte a perseguire i propri ideali con fermezza anche se ciò vorrà dire andare incontro alla morte. Tanti personaggi diversi tra loro che danno vita a una società in cui tutti hanno un ruolo nel rispetto del proprio essere.

Brava la scrittrice, Flaminia P. Mancinelli, nel dar vita a una storia coinvolgente che trasmette emozioni con continui colpi di scena, nebulosi moventi, fragilità umane e un finale che svela con precisione tutti i retroscena di squallidi omicidi in cui si perpetua la violenza umana. Mi piace il modo in cui vengono affrontati i temi della “diversità” e “della violazione dell’infanzia”, mi piace il modo in cui la scrittrice comunica con i suoi lettori, mi piace il giallo scritto da una donna. Alla prossima capitano Nicola Serra.