martedì 19 dicembre 2017

RECENSIONE | "L'inganno delle tenebre" di Jean-Christophe Grangé

Carissimi lettori, con “Il rituale del male” (recensione) ho conosciuto lo scrittore Jean-Christophe Grangé che mi ha conquistata con il suo intrigo perfetto di violenza e macabro. Ora, con “L’inganno delle tenebre”, Grangé ritorna a dar vita all’Uomo Chiodo, un personaggio inquietante che ha catalizzato la mia attenzione. 

STILE: 9 | STORIA: 9 | COVER: 9
L'inganno delle tenebre
Jean-Christophe Grangé

Editore: Garzanti
Pagine: 694
Prezzo: € 19,90
Sinossi
Con fatica Erwan scende la scaletta dell'aereo che lo ha portato a Lubumbashi. Non riesce a respirare: la polvere gli si appiccica in gola. Rossa, come 11 sangue che impregna quella terra. Il sangue che l'Uomo Chiodo ha versato quarant'anni prima. E che ancora non ha smesso di scorrere. Sulle tracce del diabolico serial killer, Erwan, comandante della prestigiosa squadra Omicidi di Parigi, è ritornato in Congo, nel cuore della terra che ha fatto la fortuna della sua famiglia, i Morvan. Erwan e Grégoire, padre e figlio, sono determinati a mettere la parola fine alla spirale di tenebre che da decenni sembra perseguitarli e destinarli alla perdizione: ancora una volta passato e presente, lontano e vicino, si confondono in un incubo di macabri rituali e lugubri rivelazioni. Ma per Erwan scoprire la verità sull'Uomo Chiodo significa soprattutto fare luce sulla storia della propria famiglia e sulla sua stessa identità. Che cosa lega Grégoire alla morte della donna che per ultima, quarant'anni prima, ha conosciuto la follia omicida dell'Uomo Chiodo? Come ha fatto suo padre a fermarlo? Come si è arricchito? Chi è veramente? E mentre l'Africa rifiuta ostinatamente di appagare la sete di verità di Erwan, per la terza volta l'Uomo Chiodo ritorna a colpire, a migliaia di chilometri di distanza. In Francia. E questa volta il suo obiettivo è più chiaro che mai: sterminare i Morvan.

Neanche il buio riesce a nascondere un’infinita scia di sangue.
“Il rituale del male” è il primo volume della saga nera che trova la sua conclusione con “L’inganno delle tenebre”. Entrambi i romanzi, quasi 1400 pagine in tutto, narrano una saga familiare, i Morvan, coinvolta in un’inchiesta criminale sottolineando, in modo impeccabile, i difficili rapporti tra i componenti della famiglia. Su di loro si allunga la mano vendicatrice dell’Uomo Chiodo, fantasma del passato o terrificante presente?

“L’inganno delle tenebre” è una storia pregna di follia coinvolgente che mi ha tenuta incollata al libro fino all’ultima pagina. La prima parte del romanzo mi ha dato la possibilità di raggiungere le insanguinate terre africane dove ho respirato avventura e intrigo, giochi di potere e violenze.

Erwan, comandante della squadra Omicidi di Parigi e figlio maggiore di Grégoire Morvan, ritorna in Congo. Con lui c’è suo padre Grégoire alle prese con nuove misteriose miniere di coltan. Ognuno rincorre i fantasmi di un passato violento che si affaccia nel presente con macabri rituali ed efferati omicidi. Per Erwan scoprire la verità sull’Uomo Chiodo significa far luce sulla storia della propria famiglia. Cosa lega Grégoire alla morte della donna che per ultima, trent’anni prima, ha conosciuto la follia omicida dell’uomo Chiodo? Chi è veramente  suo padre? Come ha costruito la sua ricchezza? Erwan, in Africa, riesce solo a scoprire parte della verità. Dovrà ritornare subito in Francia: l’Uomo Chiodo ha ucciso ancora rivolgendo la sua mortale e terrificante attenzione alla famiglia Morvan. La lotta per la sopravvivenza è iniziata.

Rimanendo comodamente seduta sul divano di casa mia ho viaggiato, con i Morvan, attraverso il Congo, l’Italia, la Francia la Bretagna seguendo le tracce del male. Davanti ai miei occhi si è manifestato un mondo di malvagità in cui regnano sovrani adrenalina e colpi di scena. Il male è come una capsula della memoria in cui vengono introdotte follie abilmente occultate. L’Africa, la magia nera, i soldi delle miniere, il razzismo e la violenza sono pedine insanguinate in questa storia nera dove l’adrenalina scorre copiosa e non c’è un attimo di pace. Il diavolo mescola le carte e sfida tutti a fermare l’oscurità del male.

“L’inganno delle tenebre” è il riflesso del male che si fa uomo, è una storia di vendetta e follia. Il male diventa la chiave per entrare nella mente dei protagonisti. Non cercate i buoni sentimenti, non li troverete. Farete, invece, un viaggio nel cuore delle tenebre con un biglietto di solo andata. La storia si conclude senza lasciar nessun dubbio. Ogni mia domanda ha trovato risposta. La trama, complessa ed elaborata, ha una solida impalcatura narrativa in cui si intrecciano mistero, horror e avventura. Ho scoperto il potere dei minkondi, la magia nera usata per vendetta, il cuore nero di tutti i personaggi. Dove sono i buoni? Non cercateli in questo romanzo, potreste rimanere a mani vuote. Assolutamente da leggere.

lunedì 11 dicembre 2017

RECENSIONE | “Tre donne. Una storia d’amore e disamore.” di Dacia Maraini

“Tre donne. Una storia d’amore e disamore.” è il nuovo romanzo di Dacia Maraini, edito Rizzoli. Una storia intensa, emozionante, in cui tre donne, a turno, si passano “la parola” senza mai prevaricare l’una sull’altra. Narrano in prima persona la vita, i pensieri, le difficoltà della loro piccola comunità femminile.

STILE: 9 | STORIA: 8 | COVER: 8
Tre donne.
Una storia d'amore e disamore.
Dacia Maraini

Editore: Rizzoli
Pagine: 207
Prezzo: € 18,00
Sinossi
Ogni donna è una voce, uno sguardo, una sensibilità unica e irripetibile. Lo sono anche Gesuina, Maria e Lori, una nonna, una madre e una figlia forzate dalle circostanze a convivere in una casa stregata dall'assenza prolungata di un uomo. Tanto Gesuina, più di sessant'anni e un'instancabile curiosità per il gioco dell'amore, è aperta e in ascolto del mondo, quanto Maria, sua figlia, vorrebbe fuggire la realtà, gli occhi persi tra le carte di traduttrice e i sentimenti rarefatti rivolti a un altrove lontano. Il ponte tra questi due universi paralleli è Lori, sedici anni fatti di confusione e rivolta, che del cuore conosce solo il ritmo istintivo dell'adolescenza. Ma il fragile equilibrio che regola la quotidianità di queste tre generazioni è destinato a incrinarsi quando un uomo irrompe nelle loro vite, e ristabilirne uno nuovo significherà abbandonarsi alla forma più pura di passione, quella per la libertà. 

Gli affetti famigliari sono complicati e covano implicazioni sconosciute. Ci si ama follemente ma anche ci si detesta. Si trovano insopportabili i gesti, le azioni, le scelte di chi ci vive accanto, ma nello stesso tempo si pensa con terrore a quando questa intimità terminerà.
Nonna, figlia e nipote sono costrette a vivere nella stessa casa. Ognuna insegue i propri sogni, ha la sua vita e mal sopporta le altre. Finché un uomo, fidanzato di una delle tre, frantumerà il già fragile equilibrio.

Nonna Gesuina, più di sessant’anni perennemente innamorata dell’amore, è una donna disinibita, aperta al mondo. Ama la tecnologia per comunicare, ex  attrice ora “donna delle punture a domicilio”. Sua figlia, Maria, vorrebbe fuggire dalla realtà con la mente persa tra le carte di traduttrice. Ama i libri, il lento trascorrere del tempo, ha un’attenzione profonda verso la parola e la scrittura. Detesta la tecnologia, usa carta e penna per scrivere al suo amato mettendo a nudo i suoi pensieri. Per lei è bello sognare attraverso le parole scritte. A unire i sogni di Maria e la praticità di Gesuina è Lori, sedici anni fatti di confusione e rivolta. Ha un drago tatuato sulla schiena. È una ragazza egoista.

Tre donne che confidano i propri pensieri a un diario. Gesuina, in linea con un uso disinvolto della tecnologia, registra quello che le passa per la mente su un piccolo registratore che porta sempre con se. Lori scrive un diario cartaceo che nasconde in un buco nel muro. Maria scrive lettere in cui ferma i suoi pensieri.

Tre donne che affrontano l’amore in modo diverso.
Dovrei difendere con più forza la libertà dell’amore che non conosce età, che si fa sudore, fiato, respiro, eccitazione, tutto per via del  piacere del gioco amoroso.
L’amore non ha età. Gesuina rivendica il diritto di amare in ogni età della vita. È attratta dal fornaio Simone con cui scambia baci nel retrobottega del negozio. Maria è romantica, “fragile come un uovo di giornata”, crede nell’amore e sogna “con il naso sempre nei libri”. Lori è la più arrabbiata, non crede nell’amore e pensa che la libertà sia non fare progetti, non innamorarsi. Considera la nonna “un’amoreggiatrice farfallina” e sua madre Maria “una donna distratta come una rosa invernale.”

Il già precario equilibrio verrà distrutto dall’arrivo di un uomo affascinante che farà del tradimento il cavallo di Troia per far implodere la piccola comunità di donne.

“Tre donne” è un romanzo intenso, ricco di metafore e similitudini. La scrittrice usa le parole come pennelli per dipingere i ritratti di tre donne. Pagina dopo pagina si compone non solo una descrizione fisica delle protagoniste ma s’impone, all’attenzione del lettore, il profilo psicologico di Gesuina, Maria e Lori. Esprimono l’amore in tre diverse stagioni della vita, affrontano l’esistenza in modo diverso, usano linguaggi diversi. Maria ha un linguaggio ordinato come la sua vita. Gesuina parla in modo semplice e usa spesso citazioni tratte soprattutto da Mirandolina che ha recitato a teatro. Lori usa un linguaggio duro espressione della sua rabbia. Il loro precario equilibrio è racchiuso nel sottotitolo: storia d’amore e disamore. La dolce culla dell’amore cede il posto alle bugie e agli inganni. Il cuore, prima ossessionato dall’amore, si ritrova colmo d’umiliazioni. Il disamore conquista la ribalta in un capovolgimento della realtà. Tutto cambia, gli amici diventano nemici, le certezze svaniscono e il disamore cristallizza i sentimenti. Tuttavia la nostalgia inizia un lungo viaggio dal profondo dell’anima. Pian piano avanza, riscopre emozioni, perdona, ritrasforma le bugie in baci. L’amore ha mille sfumature e in una famiglia di sole donne ancor di più. Solo il tempo potrà guarire le ferite del cuore, la speranza si presenterà con un lieve sorriso. Giustina, Maria e Lori dovranno far pulizie per eliminare i residui tossici di sentimenti infranti. Sicuramente il “per sempre” non appartiene a questa storia di donne apparentemente fragili che ritroveranno la forza e la complicità per guardare al futuro.

giovedì 30 novembre 2017

RECENSIONE | "La Mappa Da Vinci" di Vittoria Haziel [Review Party]

Buongiorno lettori e benvenuti al review party dedicato a "La Mappa Da Vinci", un intenso thriller storico firmato da Vittoria Haziel per Newton Compton Editori. Vi svelo subito che il protagonista occulto di questo romanzo è Leonardo da Vinci e i suoi enigmi geniali la cui soluzione coinvolgerà una studiosa delle opere del grande Maestro, un giornalista appassionato di esoterismo, un quadro rubato e un mistero nascosto nella Sindone. Prima di appassionarvi ancor di più con messaggi nascosti, vi trascrivo alcune informazioni sulla scrittrice che mi hanno incuriosita.

Haziel è lo pseudonimo di Maria Consolata Corti, pisana di nascita, romana di adozione, torinese per predestinazione. Studiosa di Leonardo da Vinci e della Sindone a livello internazionale, ha anticipato di anni sui media italiani le principali intuizioni (o scoperte) di Dan Brown. Haziel è l’acronimo di “Ho Ancora Zuzzurellanti Idee Eretiche E Libere”. Haziel è anche il nome di un Cherubino, il suo angelo custode. Diavolo e Angelo, un mix esplosivo in cui ora primeggia uno ora l’altro.

Lo so, siete sempre più curiosi! Apro il libro e il profeta Malachia mi accoglie con le sue profezie.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
La Mappa Da Vinci
Vittoria Haziel

Editore: Newton Compton
Pagine: 345
Prezzo: € 10,00
Sinossi
Dalla Basilica del Corpus Domini di Milano è stato rubato un quadro, opera del pittore Davide Vicin, che reinterpreta il Cenacolo di Leonardo da Vinci. E insieme al dipinto è sparito anche il suo autore, un artista affascinato dall'enigma della sacra sindone. All'indagine ufficiale del commissario Coppola si affianca quella di due amici, Liza, studiosa di Leonardo, e Ivan, esperto di esoterismo. In una ricerca che sembra quasi una caccia al tesoro, Liza e Ivan s'imbattono in personaggi strani e inquietanti, come una suora, autrice di una riproduzione della sindone, e un cardinale dalla condotta tutt'altro che ortodossa, e dovranno affrontare misteri, enigmi e simboli. Ogni indizio sembra condurre inesorabilmente a Leonardo. Uomini di Chiesa e squadre di polizia, realizzatori di documentari e satanisti: tutti coinvolti in una corsa per la decifrazione dei messaggi lasciati sul telo di Torino dal più grande genio di tutti i tempi...



Eli, Eli, lama sabactani?
Correva l’anno 1100 dopo Cristo. Il profeta Malachia era stato costretto a bruciare le carte con gli avvenimenti da lui previsti. Una copia, però, era stata nascosta per i posteri, protetta da codici accessibili solo a spiriti eletti. Malachia aveva riportato anche l’unica frase in aramaico pronunciata da Cristo sulla croce, in essa era celato un messaggio, un’accusa rivolta non solo alla Chiesa di Roma, ma al mondo intero.

“La Mappa Da Vinci” è una storia ambientata ai nostri giorni, preceduta da un prologo che ha fatto nascere in me una gran curiosità. Continuando la lettura il coinvolgimento è stato totale. La mia avventura è iniziata nella Basilica del Corpus Domini di Milano: un quadro, che reinterpreta Il Cenacolo di Leonardo da Vinci, è stato rubato. Contemporaneamente sparisce anche il suo autore. La polizia indaga, non è la sola. Anche Liza, studiosa di Leonardo, e Ivan, esperto di esoterismo, sono coinvolti nella ricerca del pittore scomparso. Intorno a loro, personaggi strani e inquietanti. Una suora, autrice di una riproduzione della Sindone, e un cardinale dal comportamento fuori dalle righe. Simboli da interpretare, enigmi, misteri, tutto conduce a Leonardo  e misteriosi messaggi lasciati sul telo di Torino dal più grande genio di tutti i tempi.

Sicuramente leggendo “La Mappa Da Vinci” non conoscerete noia. Enigmi, rebus, anagrammi, misteri multipli vi terranno compagnia stuzzicando le vostre “celluline grigie”. Scoprirete una reliquia che si rivela un capolavoro dell’arte e sarete ansiosi di scoprire il messaggio celato nella frase in aramaico pronunciata da Cristo sulla Croce. Sarà una corsa contro il tempo per fermare una minaccia che mette a repentaglio la salvezza del mondo. Se ancora non siete soddisfatti, il romanzo vi promette una capatina all’Inferno con riferimento ai simoniaci “che fecero  commercio con le cose di Dio”.

Una lettura sicuramente adrenalinica, coinvolgente, che incuriosisce e affascina. Una scrittura vivace che riesce a realizzare un feeling tra il lettore e i personaggi creando intrecci tra arte, religione e magia. Ogni capitolo regala le tessere di un mosaico che pian piano si ricompone e credetemi, il risultato sarà emozionante.

“La Mappa Da Vinci” è un thriller storico avvincente realizzato con cura nei particolari. Una storia che vi porrà molti interrogativi e vi regalerà piacevoli ore di lettura. Ho provato anch’io a risolvere rebus e anagrammi, non sono per niente brava. Perciò vi sfido. Siete pronti a risolvere un “rebus sindonico?”
A tutti voi, buona lettura :)

lunedì 27 novembre 2017

RECENSIONE | "Olga di carta. Jum fatto di buio" di Elisabetta Gnone

Carissimi lettori, inutile negarlo, spesso ci sentiamo fragili e in balia delle nostre paure. Vogliamo apparire forti ma dentro di noi proviamo un vuoto incolmabile. Un vuoto lasciato dalla perdita di una persona cara, da un sogno infranto, da un’amicizia tradita, da un amore che si perde nelle pieghe dell’anima.  In questi casi ci sentiamo persi, i timori ci rinchiudono nel vuoto e diventiamo prigionieri del dolore. Trovare la forza per reagire non è sempre facile. Mai perdere la speranza perché c’è sempre una luce che ci aspetta per illuminare il buio. A mostrarci questa luce è una bambina strana, nata in una notte di tempesta, che ama raccontare le storie in cui racchiude i “mostri” che noi tutti, prima o poi, affronteremo. Chi è questa bambina? Vi vedo sorridere, avete già capito che “lo scricciolo” in questione è “Olga di carta” nata dalla prodigiosa penna di Elisabetta Gnone. Dopo “Olga di carta. Il viaggio straordinario” (recensione), ritorna la piccola Papel con il fido Valdo per narrare una nuova storia, anzi tante storie, in “Olga di carta. Jum fatto di buio.” edito Salani.

STILE: 9 | STORIA: 9 | COVER: 8
Olga di carta. Jum fatto di buio.
(Olga di carta #2)
Elisabetta Gnone

Editore: Salani
Pagine: 215
Prezzo: € 14,90
Sinossi
È inverno a Balicò, il villaggio è ammantato di neve e si avvicina il Natale. Gli abitanti affrontano il gelo che attanaglia la valle e Olga li riscalda con le sue storie. Ne ha in serbo una nuova, che nasce dal vuoto lasciato dal bosco che è stato abbattuto. Quel vuoto le fa tornare in mente qualcuno che anche Valdo, il cane fidato, ricorda, perché quando conosci Jum fatto di Buio non lo dimentichi più. È un essere informe, lento e molliccio, senza mani né piedi. La sua voce è l’eco di un pozzo che porta con sé parole crudeli e tutto il suo essere è fatto del buio e del vuoto che abbiamo dentro quando perdiamo qualcuno o qualcosa che ci è caro. Jum porta con sé molte storie, che fanno arricciare il naso e increspare la fronte, e tutte sono un dono che Olga porge a chi ne ha bisogno. Perché le storie consolano, alleviano, salvano e soprattutto, queste, fanno ridere. 

Tutti sapevano che Olga amava raccontare bene le sue storie oppure non le raccontava affatto, e quando la giovane Papel attaccava un nuovo racconto la gente si metteva ad ascoltare…
A Balicò è arrivato l’inverno, il Natale si avvicina e un candido manto di neve ricopre ogni cosa. A riscaldare il cuore degli abitanti ci pensa Olga narrando le sue straordinarie storie che hanno come protagonista Jum fatto di buio.

Quando perdiamo qualcosa o qualcuno che ci è caro abbiamo in noi un gran vuoto, buio e freddo. La disperazione trasforma ogni cosa e le lacrime scendono giù copiose, inarrestabili. Jum si nutre di quelle lacrime, è il suo cibo quotidiano. Jum, essere informe e molliccio, odia tutti e non conosce pietà. È sempre assetato e predilige le lacrime dei bambini che definisce “miele dal cielo”. Olga narra di Jum e della sua fame, narra del mostro che cresce grazie al nostro dolore, che porta con sé parole crudeli. Angoscia e sgomento sono le armi con cui l’invisibile, ma percepibile, Jum colpisce l’animo umano. Cosa fare? Olga non ha delle risposte ma dona le sue storie a chi ne ha bisogno, sono una carezza, una coccola per dire di non arrendersi mai. La speranza ci tende sempre la mano, a noi stringerla per asciugare le nostre lacrime e trovare la giusta medicina per ciascuno di noi.

Ho letto “Olga di carta. Jum fatto di buio.” Tutto d’un fiato. Amo le storie e i loro poteri. Sì le storie hanno il potere di consolare, alleviare, salvare, far ridere e riflettere. Narrare è un momento magico,un rapporto esclusivo tra chi narra e chi ascolta, danno vita ai nostri ricordi di bambini. In questo secondo volume della serie Olga di carta, ho trovato molte storie che mi hanno emozionata e commossa. Mi piace il messaggio di speranza che traspare dai racconti: il vuoto può essere riempito e una luce di speranza giunge a riscaldare i nostri cuori.
Siamo lumini che attendono di splendere, il buio non ci appartiene.
È il nostro essere umani che ci porta a provare mille paure ma anche mille gioie, la felicità è sempre vicino a noi basta cogliere la sua luce, la speranza che spazza via il buio.

Con un linguaggio lieve, l’autrice ha creato un piccolo gioiello reso ancora più prezioso dal lavoro di Linda Toigo autrice delle illustrazioni dei due libri di “Olga di carta”, realizzati con la tecnica del Paper Cut (incisioni su carta) e completati con sfondi colorati nel primo libro, in bianco e nero nel secondo.

Nel libro si riflette non solo sul potere del distacco ma anche sul tema dell’amicizia, della natura, dell’amore e del rispetto per gli animali, sugli errori che si fanno quando si è in balia della paura. Questi romanzi sono per i lettori di tutte le età. Ancor oggi mi piace ascoltar storie, provar empatia con i personaggi, immedesimarmi nelle vicende. Ho appena chiuso il libro eppur sarei felicissima di ascoltare ancora Olga che racconta. Il fascino dell’ignoto che trasforma le difficoltà in sogni e speranze è già un motivo per tendere l’orecchio e ascoltare la bambina che suggerisce a tutti come vincere la paura dei mostri che tutti noi temiamo. Racconta ancora, Olga Papel, le tue storie. Noi ti ascolteremo per scaldare i nostri cuori e asciugare le nostre lacrime.

lunedì 20 novembre 2017

BLOGTOUR "Dark Harlem" di Rudolph Fisher | 5 motivi per leggere il romanzo

Cari lettori, oggi si conclude il blogtour che vede sotto i riflettori un classico romanzo poliziesco “Dark Harlem” di Rudolph Fisher, nella collana Darkside, per Fazi Editore.




Dark Harlem
Rudolph Fisher (traduzione di P. Meneghelli)

Editore: Fazi
Pagine: 314
Prezzo: € 16,00
Sinossi
Frimbo, il più famoso medium di Harlem, è stato ucciso nel suo studio. Quando il dottor Archer e l'investigatore Perry Dart arrivano sulla scena del delitto, nella sala d'aspetto trovano sette clienti, tutti potenziali colpevoli. Durante le prime indagini i sospetti cadono su Jinx Jenkins: era lui l'unica persona presente nello studio al momento dell'omicidio, è suo il fazzoletto trovato nella gola del morto e una sua impronta digitale viene scoperta sul manico della mazza usata per stordire la vittima. Ma mentre le indagini procedono, il corpo scompare e i moventi si moltiplicano: forse è stato ucciso per vendicare il fratello di Hicks, che si è ammalato gravemente in seguito a una maledizione che Frimbo gli ha lanciato, o forse il suo omicidio è da imputare alla malavita di Harlem, che non vedeva di buon occhio le continue vincite di Frimbo alla lotteria clandestina. Chiunque quella sera sia entrato in contatto con la vittima potrebbe ragionevolmente essere l'assassino. E proprio a questo punto arriva, immancabilmente, il colpo di scena. 



5 motivi per leggere il romanzo.

Giusto per stuzzicare la vostra curiosità vi scrivo brevemente la trama:
Frimbo, famoso medium di Harlem, viene ucciso nel suo studio. Il dottor Archer e l’investigatore Perry Dart, indagano. Il colpevole è da ricercare tra i clienti presenti nella sala d’aspetto al momento dell’omicidio. Tutti sono potenziali colpevoli. Durante le indagini, però, il cadavere scompare. Le indagini si complicano,  i moventi per uccidere il medium sono numerosi. Quando Dart crede di aver trovato il colpevole, arriva il colpo di scena che rimescolerà le carte.

E adesso, passiamo ai cinque motivi che mi hanno fatto amare questo giallo.

1. L’autore
Rudolph Fisher nasce a Washington nel 1897, nella famiglia di un pastore battista. Dopo la laurea in Medicina si trasferisce a New York. Oltre ai suoi studi in campo medico, Fisher coltiva una passione per la musica e ha varie amicizie tra i musicisti di colore.  Inizia a scrivere dei racconti in cui mette a fuoco le divisioni tra la gente di colore e nel 1927 esercita la sua professione di medico a Harlem. Fisher è convinto della necessità di superare i confini tra le varie classi della comunità nera. “Dark Harlem”, pubblicato nel 1923, è il primo poliziesco di un autore afroamericano. La storia vede personaggi neri delle classi inferiori che si esprimono nel loro tipico dialetto. Lo scrittore faceva parte degli intellettuali della Harlem Renaissance degli anni Venti e primi anni Trenta. Ha dato voce nei suoi romanzi alle comunità di colore negli Stati americani del Nord. Fisher muore nel 1934 a causa di un amale probabilmente dovuto alle esposizioni ai raggi x.

2. L’ambientazione
Il titolo anticipa i luoghi in cui la storia si evolverà: Harlem, parte dell’isola di Manhattan nata come colonia olandese nel Diciassettesimo secolo. Inizialmente Harlem accoglieva bianchi benestanti poi, con la crisi del 1905, si ebbe un radicale cambiamento. Le case persero il loro valore e giunsero nel quartiere le prime famiglie afroamericane. Il numero di abitanti neri cresceva sempre più tanto che, alla fine degli anni Venti, Harlem era diventata la capitale dell’America dalla pelle nera. Questo legame tra ambientazione e storia mi ha coinvolta positivamente dandomi la possibilità di effettuare un viaggio virtuale attraverso i teatri , le sale da biliardo e i salottini dei chiromanti della Harlem dell’epoca.

3. Metodo deduttivo
Come in ogni giallo che si rispetti il colpevole è presente fin dall’inizio ma ben celato dalla nebbia scaturita da indizi più o meno nascosti e spesso fuorvianti che danno vita a ribaltanti colpi di scena. Il dottor Archer e l’investigatore Perry Dart usano tecniche investigative basate sull’osservazione e sulla deduzione. Partendo dalle informazioni già in loro possesso, ne ottengono di nuove e iniziano a formulare delle ipotesi. È affascinante osservare il metodo deduttivo dar forma a sospetti raccogliendo prove sulla scena del crimine. Un ruolo importante nell’indagine è svolto dagli interrogatori per studiare i sospettati, cogliere eventuali contraddizioni, comprendere la radice dei moventi e osservare i comportamenti dei possibili colpevoli. L’indagine sull’uccisione di Frimbo si svolge all’interno di una ristretta cerchia di personaggi. Potrete analizzare gli stessi indizi a disposizione della polizia e quindi fare le vostre deduzioni. Scoprirete il colpevole prima dell’investigatore?

4. I personaggi
Oltre ai già citati dottor Archer e il detective Dart, in “Dark Harlem” si muovono vari personaggi che si esprimono nel loro dialetto usando termini spregiativi come boogie, figge ecc. Tutto ciò dona un valore aggiunto alla storia. La parlata dei quartieri bassi caratterizza i personaggi, specialmente Bubber Brown e Jinx, e rivela un’ironia sempre presente nei dialoghi.

5. Immaginazione
Leggendo questo romanzo ogni lettore non potrà che immaginare l’Harlem negli anni Venti. “L’allegro sfolgorio di luci della Settima Avenue, i ritmi musicali e le risate, ovunque c’erano vitalità e gioia di vivere. Ma non tutta la Harlem di colore era altrettanto gaia e piena di luci.” Mi piace il contrasto tra lo scintillio della vitalità e il buio dell’inquietudine che si nasconde in alcune case. La figura affascinante di Frimbo, l’ironia di Bubber, le osservazione del dottor Archer, le deduzioni del detective Dart creano un mosaico che coinvolge il lettore. Il pensiero vola veloce nello studio di Frimbo, cerca di catturare indizi e prove, scruta l’animo dei possibili colpevoli senza perdere mai di vista Harlem, l’anima nera del romanzo. Ho letto il giallo di Fisher tutto d’un fiato perché non vedevo l’ora di scoprire il colpevole. Ho immaginato Frimbo nel suo studio immerso nel buio con un’unica luce a illuminare il volto del cliente. Studiando il volto di una persona, egli può dirne il passato, il presente e il futuro. Intreccia problemi di cuore e problemi esistenziali. Il lavoro, la riuscita nella propria attività, la fedeltà di una donna, la superstizione, la ricerca dell’amore.

Questi sono i cinque motivi per cui dovreste leggere “Dark Harlem”. Prima di salutarvi volevo informarvi che alla fine del libro troverete alcune pagine molto interessanti scritte dal traduttore Pietro Meneghelli che ci offrono una visione completa dell’atmosfera del racconto. Molte delle notizie che ho riportato nei 5 punti, le ho attinte da queste pagine che mi hanno permesso di comprendere le mille sfaccettature presenti in questo classico romanzo poliziesco.  




Buona lettura.

lunedì 13 novembre 2017

RECENSIONE | "Bacio feroce" di Roberto Saviano

Carissimi lettori, per chi ha letto “La paranza dei bambini” (recensione) è tempo di ritornare a Forcella. Roberto Saviano ci accoglie nella sua città e con “Bacio feroce”, edito Feltrinelli, continua la storia di Nicolas e della sua paranza. 

STILE: 9 | STORIA: 9 | COVER: 9
Bacio feroce
Roberto Saviano

Editore: Feltrinelli
Pagine: 387
Prezzo: € 19,50
Sinossi
Sigillano silenzi, sanciscono alleanze, impartiscono assoluzioni e infliggono condanne, i baci feroci. Baci impressi a stampo sulle labbra per legare anima con anima, il destino tuo è il mio, e per tutti il destino è la legge del mare, dove cacciare è soltanto il momento che precede l'essere preda. La paranza dei Bambini ha conquistato il potere, controlla le piazze di spaccio a Forcella, ma da sola non può comandare. Per scalzare le vecchie famiglie di Camorra e tenersi il centro storico, Nicolas 'o Maraja deve creare una confederazione con 'o White e la paranza dei Capelloni. Per non trasformarsi da predatori in prede, i bambini devono restare uniti. Ed è tutt'altro che facile. Ogni paranzino, infatti, insegue la sua missione: Nicolas vuole diventare il re della città, ma ha anche un fratello da vendicare; Drago' porta un cognome potente, difficile da onorare; Dentino, pazzo di dolore, è uscito dal gruppo di fuoco e ora vuole eliminare 'o Maraja; Biscottino ha un segreto da custodire per salvarsi la vita; Stavodicendo non è scappato abbastanza lontano; Drone, Pesce Moscio, Tucano, Briato' e Lollipop sono fedeli a Nicolas, però sognano una paranza tutta loro... Fra contrattazioni, tradimenti, vendette e ritorsioni, le vecchie famiglie li appoggiano per sopravvivere o tentano di ostacolarli, seminando discordia direttamente in seno alle paranze. Una nuova guerra sta per scoppiare?

Non voglio il bacio che si prende l’affetto.

Non voglio il bacio che si prende l’amore.

Voglio il bacio feroce che si prende tutto.
“Bacio feroce” non è un libro facile da leggere, è un romanzo basato sulla realtà quindi ancor più travolgente, duro, violento ma che offre la possibilità di conoscere storie di cui non si parla. Storie crudeli che non riguardano solo Napoli ma sono ferite che fanno sanguinare tutto il mondo.
I baci feroci non sono classificabili. Possono sigillare silenzio, proclamare promesse, impartire condanne o dichiarare assoluzioni. Ci sono i baci feroci che sfiorano appena le gengive, altri che si spingono quasi in gola. Eppure i baci feroci occupano sempre tutto lo spazio possibile, usano la bocca come accesso… per scovare se c’è anima, se c’è davvero altro a rivestire il corpo oppure no - il bacio feroce è lì a scandagliare quell’abisso insondabile o a incontrare un vuoto. Il vuoto sordo, buio, che nasconde.
Ho letto questo romanzo con un nodo allo stomaco, sapevo di avvicinarmi a un buco nero di violenza e realtà, ma non si può far finta di nulla. Guardare dall’altra parte è una colpa così come ignorare il problema. La paranza dei bambini è una realtà che mi piacerebbe cancellare ma non posso. Posso però conoscerla, sapere che un problema c’è.

Così ho ritrovato ‘o Maraja, capo indiscusso della paranza, e i suoi fidi: Tucano, Biscottino, Briato’, Dentino, Drago’, ‘o White. Uccidono, spacciano droga, seminano violenza ovunque. Vogliono tutto e subito. Denaro e potere sono i loro obiettivi. Ma da soli non possono farcela, per comandare devono eliminare le vecchie famiglie di Camorra. Per questo nascono alleanze. Maraja si allea con la paranza dei Capelloni e con ‘o White. È l’alba di una nuova guerra.
Esistono i baci e poi i baci feroci. I primi si fermano entro il confine della carne; i secondi non conoscono limiti. Vogliono essere ciò che baciano.

I baci feroci non vengono dal bene né dal male. Esistono, come le alleanze. E lasciano sempre un sapore di sangue.
La paranza è composta da ragazzini che vanno dai 10 ai 21 anni, al massimo. Quando compiono 18 anni dicono “Festeggiatemi molto perché ai 21 non arrivo”. La vita se la giocano subito per ottenere denaro e potere. Gestiscono le piazze di spaccio, sono abilissimi nel traffico di ogni tipo di droga. Il loro obiettivo è trovare subito 5 mila euro da investire nel narcotraffico per ottenere milioni. Altro che duro lavoro sottopagato dove non sei nessuno e c’è sempre uno più furbo di te che ti sfrutta. Vogliono tutto e subito. I giovanissimi delle paranze  vivono in una realtà senza futuro. Sono disillusi alle promesse di una società che non concede nulla. Vivono il presente, bruciano le tappe non vogliono far la fine dei loro genitori che si spaccano la schiena lavorando dalla mattina alla sera senza ottenere quasi nulla. I ragazzini di paranza vogliono essere dei vincenti, l’ipotesi del fallimento non è contemplata. Più soldi, più potere. Non temono la legge né la morte. Adulti non lo diventano. Il loro mantra è:
Se muori a 90 anni sei centenario, se muori a 20 anni sei leggendario.
Chi conta muore presto. Tutto e subito.

I giovanissimi delle paranze vogliono incutere paura, tengono in pugno Forcella con la violenza. Sparano con armi da guerra, sparano a tutto per rivendicare la supremazia sul territorio. Sparare è fare “una stesa” e se muore qualche innocente, pazienza. È un effetto collaterale. La violenza è l’unica voce a cui danno ascolto. Una voce che proviene dal buio dell’animo.

Saviano descrive un’atroce realtà, narra storie nascoste e descrive le ferite di Napoli per farle conoscere e provare a guarirle. Raccontare ciò non umilia niente e nessuno. Per guarire una ferita bisogna sapere della sua esistenza. Cosa fare? Io non ho sicuramente una risposta ma le riflessioni sono tante. Le madri, come già sostenuto nel primo libro “La paranza dei bambini”, possono far molto. Alcune madri denunciano i figli perché è meglio andarli a trovare in carcere che al cimitero. Altre si arrendono, non c’è la fanno ad opporsi a tanta violenza. Poi, purtroppo, ci sono alcune madri che incitano i figli ad essere dei vincenti. Primo a scuola, nello sport, in ogni cosa. Dobbiamo fare tutti un passo indietro e convincerci che fallire è un percorso, un modo di crescere. La competizione spesso nasconde istinti negativi. Fallire non vuol dire sbagliare. A volte il percorso è più importante del risultato.

Poi c’è il problema della droga. Risolverlo sembra impossibile. Legalizzare le droghe leggere potrebbe far diminuire i reati violenti? Sicuramente la malavita organizzata non scomparirebbe ma avrebbe qualche ferita. Meno denaro liquido. Ma la mafia, la camorra esistono da prima dell’uso di droghe e saprebbero rinascere a nuova vita.

Anche la politica ha le sue colpe. In Italia la società non aiuta, tutto sembra impossibile. Chi ha ottenuto qualcosa tende a tenerselo stretto per paura che qualcuno possa rubarglielo. I giovani non riescono a realizzarsi.

Quanti problemi, sicuramente le soluzioni vanno cercate. Inutile nascondersi dietro il “tanto nulla cambia”. Parlarne è già qualcosa.

Saviano  denuncia una situazione drammatica con l’obiettivo di far conoscere per capire. Il contenuto dei suoi romanzi è sconvolgente. “Bacio feroce” ha un incipit violento che quasi ti blocca il respiro. Sembra di entrare in un mondo parallelo dove tutto viaggia a mille e la vita non ha alcun valore. Coinvolgente è l’uso del registro informale basso. La lingua parlata e il dialetto conferiscono una profonda intensità al romanzo. I ragazzini delle paranze hanno un carattere duro. Sono intelligenti, orgogliosi, impietosi. Sognano il denaro e con la malavita credono di diventare qualcuno. Sono ragazzini senza futuro. Per loro non ci sono carezze, dolci parole, teneri amori. Il finale, amaro spiraglio a una rassegnazione che vive nell’ombra, è una testimonianza della dura realtà. Per i ragazzini delle paranze non ci sono baci materni, baci paterni, baci di saluto. Non ci sono abbracci e carezze. Per loro solo baci feroci che lasciano sempre un sapore di sangue.

venerdì 3 novembre 2017

RECENSIONE | "Origin" di Dan Brown

Cari lettori, ho appena concluso la lettura di “Origin”, autore Dan Brown, edito Mondadori. Ogni volta che leggo i romanzi di questo scrittore mi lascio conquistare dall’atmosfera di mistero ricca di enigmi da risolvere, simboli da decifrare, codici da decriptare, improvvise intuizioni, omicidi e fughe rocambolesche. Riassumendo il tutto direi che subisco il fascino delle avventure di Robert Langdon protagonista dei più bei romanzi di Dan Brown. “Origin” vede nuovamente in azione il professor Langdon, insegna iconologia religiosa all’Università di Harvard ed è esperto di simbolismo, impegnato a recuperare le rivelazioni scientifiche di Edmond Kirsch, suo ambizioso allievo diventato un geniale informatico e un brillante futurologo.

STILE: 9 | STORIA: 8 | COVER: 8
Origin
Dan Brown (traduzione di A. Raffo e R. Scarabelli)

Editore: Mondadori
Pagine: 560
Prezzo: € 25,00
Sinossi
Robert Langdon, professore di simbologia e iconologia religiosa a Harvard, è stato invitato all'avveniristico museo Guggenheim di Bilbao per assistere a un evento unico: la rivelazione che cambierà per sempre la storia dell'umanità e rimetterà in discussione dogmi e principi dati ormai come acquisiti, aprendo la via a un futuro tanto imminente quanto inimmaginabile. Protagonista della serata è Edmond Kirsch, quarantenne miliardario e futurologo, famoso in tutto il mondo per le sbalorditive invenzioni high-tech, le audaci previsioni e l'ateismo corrosivo. Kirsch, che è stato uno dei primi studenti di Langdon e ha con lui un'amicizia ormai ventennale, sta per svelare una stupefacente scoperta che risponderà alle due fondamentali domande: da dove veniamo? E, soprattutto, dove andiamo? Mentre Langdon e centinaia di altri ospiti sono ipnotizzati dall'eclatante e spregiudicata presentazione del futurologo, all'improvviso la serata sfocia nel caos. La preziosa scoperta di Kirsch, prima ancora di essere rivelata, rischia di andare perduta per sempre. Scosso e incalzato da una minaccia incombente, Langdon è costretto a un disperato tentativo di fuga da Bilbao con Ambra Vidal, l'affascinante direttrice del museo che ha collaborato con Kirsch alla preparazione del provocatorio evento. In gioco non ci sono solo le loro vite, ma anche l'inestimabile patrimonio di conoscenza a cui il futurologo ha dedicato tutte le sue energie, ora sull'orlo di un oblio irreversibile. Percorrendo i corridoi più oscuri della storia e della religione, tra forze occulte, crimini mai sepolti e fanatismi incontrollabili, Langdon e Vidal devono sfuggire a un nemico letale il cui onnisciente potere pare emanare dal Palazzo reale di Spagna, e che non si fermerà davanti a nulla pur di ridurre al silenzio Edmond Kirsch. In una corsa mozzafiato contro il tempo, i due protagonisti decifrano gli indizi che li porteranno faccia a faccia con la scioccante scoperta di Kirsch... e con la sconvolgente verità che da sempre ci sfugge.




Questa sera cerchiamo di essere come i primi esploratori, coloro che si lasciarono tutto alle spalle e si misero in viaggio per attraversare oceani sconfinati… L’era della religione sta tramontando, e sta per sorgere l’era della scienza.
Il viaggio dell’uomo è iniziato miliardi di anni prima di Cristo ma, ancor oggi, molte sono le domande a cui non sappiamo dare una risposta. Le nostre origini, la creazione del brodo primordiale, la scintilla di vita, l’evoluzione, la meta del nostro viaggio. Teorie molte, prove un po’ meno. Dubbi tanti e molteplici i tentativi di sopperire con la religione alle mancanze della scienza o viceversa.

A queste domande è pronto  a dar risposta, con una diretta streaming, il futurologo Edmond Kirsch.  Milioni di spettatori sono impazienti di ascoltare la sua scoperta scientifica che sarà in grado di rispondere a due delle più antiche domande dell’umanità. La nostra origine, il nostro destino non saranno più un mistero. Ma nell’attimo più atteso, Kirsch viene ucciso. La sua rivelazione morirà con lui? Niente paura, il professor Langdon entra in azione e risolverà il caso con mia grande soddisfazione.  Non temete nessuna stramba teoria vi verrà rivelata ma vi saranno presentate ipotesi reali della creazione e non ditemi che non vi siete mai posti la domanda: “Com’è nata la vita?” Pura combinazioni di reazioni chimiche o soffio divino? Scienza o fede?

Nel romanzo troverete molti spunti di riflessione e vi sembrerà di partecipare attivamente ad un dibattito su due contrastanti visioni del mondo. Sia la fede che la scienza sono due forme di conoscenza. Più la scienza aumenta il sapere umano, più l’uomo ha bisogno di credere in un Dio. Una scelta non è d’obbligo.

Di parere contrario è Edmond Kirsch, fautore di un mondo ipertecnologico che non contempla la presenza di Dio. Il romanzo si svolge in una sola notte e inizia con Kirsch pronto a condividere le sue scoperte con il mondo intero. Ci troviamo in una sala del museo Guggenheim di Bilbao. Tra tanta bellezza, però, l’uccisione del futurologo americano segna l’inizio del caos. La preziosa scoperta rischia di andare perduta per sempre. Langdon non può permettere che ciò accada e con l’aiuto di Ambra Vidal, affascinante direttrice del museo, affronterà una corsa mozzafiato contro il tempo per decifrare gli indizi che li porteranno a conoscenza della scioccante scoperta di Kirsch.

Ho letto “Origin” con gran curiosità certa della bravura del suo autore e sicura di ritrovare le atmosfere coinvolgenti dei romanzi precedenti. Seduta comodamente sul divano ho letto tutto d’un fiato l’emozionante avventura di Langdon. Ho visitato con lui l’avveniristico museo Guggenheim che abbiamo lasciato precipitosamente per salire su un Gulfstream G550, aereo privato di Kirsch. Giunti a Sabadell, abbiamo raggiunto Barcellona con una Tesla Model x P 90D. Che avventura! Ma non è finita qui. Ho visitato anche il museo di Gaudì alla Pedrera e poi la Sagrada Familia. Un tour fenomenale fra capolavori dell’arte, edifici storici, testi classici e simboli enigmatici. Ho apprezzato molto questo viaggio di fantasia ricco di suggestioni ed emozioni. Non sono mancati, però, pericoli e momenti di tensione. Numerose le citazioni e i simboli che fanno da cornice alla storia e un ruolo importante è svolto da Winston, un’intelligenza artificiale creata da Edmond.

Con un linguaggio moderno e un ritmo più inciso nella prima parte del romanzo, Dan Brown ci guida nei meandri della storia e della religione, tra forze occulte, crimini mai sepolti e fanatismi che sfuggono al controllo della ragione. Con affanno, per le peripezie non per la lettura, sono giunta al gran finale. La rivelazione, la scoperta che avrebbe cancellato Dio e le religioni, non mi ha trovata del tutto impreparata. Se amate la scienza e l’origine della vita, avrete sicuramente sentito parlare delle teorie alla base della rivelazione di Kirsch. Sono teorie note ma non ancora provate. Future verità?

Se ho acceso la vostra curiosità non vi resta che soddisfarla leggendo “Origin”. Avrete la possibilità di riflettere sull’eterno conflitto tra scienza e fede e sulle sfide che le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale ci pongono quotidianamente.

sabato 28 ottobre 2017

BLOGTOUR "L'undicesima ora" di Giovanni Ricciardi | Il commissario Ponzetti

Carissimi lettori, è un piacere ospitare la quinta tappa del blogtour dedicato al romanzo "L'undicesima ora" di Giovanni Ricciardi.

Questo romanzo mi ha permesso di ritrovare il Commissario Ponzetti, creato con maestria da Ricciardi, alle prese con una vicenda complessa ambientata nell’amata Roma. Del giallo vi parlerò in seguito, ora vorrei presentarvi il Commissario Capo dei Parioli Ottavio Ponzetti. 

 


L'undicesima ora
(Le indagini del Commissario Ponzetti #8)
Giovanni Ricciardi

Editore: Fazi
Pagine: 252
Prezzo: € 16,00
Sinossi
Il corpo senza vita di un noto architetto romano viene ritrovato nel suo loft una settimana dopo il decesso. L’autopsia non ha ancora dato risposte certe sulle cause, ma sembra escludere l’ipotesi della morte violenta. Quasi contemporaneamente, una villetta dove l’architetto abitava fino a poco tempo prima viene distrutta da un incendio doloso. I due eventi sono in relazione tra loro? Qualcuno voleva la morte dell’uomo? Il commissario Ottavio Ponzetti – giunto alla sua ottava avventura – non sa opporre resistenza alla seduzione delle coincidenze e si appassiona al caso nonostante non sia di sua diretta competenza.

Oltre al fidato ispettore Iannotta, Ponzetti coinvolge nell’inchiesta amici e parenti, mettendosi insieme a loro sulle tracce di una misteriosa donna spagnola e incrociando, nel corso dell’indagine, la biografia e le opere di importanti personaggi del Novecento, tra cui l’architetto Antoni Gaudí: proprio a Barcellona – come già era avvenuto nelle ultime indagini, che lo avevano portato prima in Sicilia, poi addirittura in Patagonia – il commissario trascorrerà una movimentata e intrigante vacanza di lavoro.

Ma le strade battute da Ponzetti tornano sempre a Roma, dove le numerose ipotesi, i dubbi e le incertezze svaniscono portando alla luce una sola, sorprendente verità.



Il commissario Ponzetti

Ponzetti è protagonista di una fortunata serie di romanzi tra cui “I gatti lo sapranno”, vincitore del premio Belgioioso Giallo 2008; “Il silenzio degli occhi”, finalista al premio Fenice Europa 2012; “Il dono delle lacrime” candidato al premio Scerbanenco 2014. Io ho conosciuto il commissario leggendo “Gli occhi di Borges” (recensione) e ho provato un’immediata simpatia per lui e per la sua squadra investigativa.

Il Commissario è un uomo colto, numerose le citazioni che arricchiscono i suoi racconti, e un po’ all’antica. “Passo stanco e pensiero veloce”,  non mostra mai indifferenza per il dolore altrui.  Non ama le armi e non segue le nuove tecnologie ma si lascia guidare dal suo fiuto e dalla sua intelligenza. Presta sempre molta attenzione ai particolari, osserva la realtà e agisce con buon senso. Di natura mite e affabile, è uno sbirro vecchia maniera che si aggira per la capitale mostrandoci a ogni avventura la bellezza di Roma, il suo fascino.
Chiamatemi pure sbirro. Sono vecchio del mestiere, per queste cose non mi offendo più.
Ottavio Ponzetti mi ha ricordato un altro Commissario: Maigret, personaggio letterario creato da Georges Simenon. Entrambi sono uomini riflessivi, hanno una famiglia, amano camminare, fantasticare e rimurginare.

Ponzetti vive ogni angolo della città di Roma che diventa, con le sue molteplici identità, parte integrante di ogni storia. Egli s’immerge nelle atmosfere dei luoghi in cui i delitti avvengono, cerca di comprendere la personalità e l’umanità dei diversi personaggi coinvolti nel caso criminale.

Il Commissario, affiancato come sempre dal fido Iannotta, ha un parlare colto che ben si integra con il registro del parlato romanesco usato dal suo collaboratore a cui si aggiunge un registro spagnolo-italiano, simpaticissimo, con cui si esprime Jorge, fidanzato catalano di una delle figlie di Ottavio.

Nei suoi romanzi, Giovanni Ricciardi, non crea storie intrise di sangue, la violenza è ridotta ai minimi termini e i personaggi si muovono in una dimensione a misura d’uomo. C’è un desiderio di conoscere il perché degli eventi, si vuol far emergere il contesto in cui il crimine è maturato, le scelte fatte anche lasciandosi guidare dai sentimenti. Il colpevole viene sempre assicurato alla giustizia ma senza grandi peripezie.

Nelle sue storie, Ricciardi, assegna un ruolo importante alle persone amate dal suo personaggio principale.

Ponzetti ama la sua famiglia, ha due figlie e la moglie rappresenta il suo “porto sicuro”. È un adorabile nonno a cui piace il gioco del biliardo e mostra spesso il suo affetto per la sigaretta. Nell’ultimo romanzo, “L’undicesima ora”, la famiglia svolgerà un ruolo importante nella soluzione dell’indagine.

Nei romanzi che ho letto, la narrazione segue sempre il pensiero del commissario, qualche volta amaro ma sempre umano con una vena di ironia con cui guarda la realtà che lo circonda, se stesso e la sua vita.

In conclusione vorrei condividere con voi le parole di Antonia Arslan (Famiglia Cristiana) :
“Personaggio scontroso ma amabile quello di Ponzetti, con un tratto di deliziosa, poetica fantasia, in indagini condotte per allusive mezze parole, usci e memorie opportunamente dischiusi.”

Ora non vi resta che diventare amici del commissario per seguirlo nelle sue avventure e godere di ore piacevoli di lettura.




Buon proseguimento :)

mercoledì 25 ottobre 2017

RECENSIONE | “Il Castello Rackrent” di Maria Edgeworth

Buon mercoledì a tutti. Oggi vorrei solleticare la vostra curiosità proponendovi una storia irlandese ricavata da fatti realmente accaduti e dalle usanze dei gentiluomini di campagna irlandesi prima dell’anno 1783. Si tratta de “Il Castello Rackrent” di Maria Edgeworth, traduzione dall’inglese di Pietro Meneghelli, Fazi Editore.

STILE: 7 | STORIA: 9 | COVER: 8
Il Castello Rackrent
Maria Edgeworth (traduzione di P. Meneghelli)

Editore: Fazi
Pagine: 133
Prezzo: € 15,00
Sinossi
Thady Quirk è il vecchio servitore di un'antica famiglia anglo-irlandese. Nel corso della sua lunga vita trascorsa al castello Rackrent (letteralmente il castello "arraffa-affitti") ha assistito alla progressiva decadenza dei suoi aristocratici padroni: Sir Patrick, che riempie la casa di ospiti e si ubriaca fino alla morte; Sir Murtagh, il suo erede, un "grande avvocato" che rifiuta di pagare i debiti di Sir Patrick "per una questione d'onore"; e Sir Kit, giocatore d'azzardo che alla fine vende la proprietà al figlio di Thady. Generazione dopo generazione, il graduale declino della famiglia diventa la simbolica premonizione dei profondi cambiamenti che investiranno la società irlandese e dei problemi che, a oltre duecento anni di distanza, sono ancora ben lontani dall'essere risolti.




Lunedì mattina

Avendo deciso di mia volontà, per amicizia verso la famiglia sulle cui proprietà (sia lodato il cielo!) io e i miei viviamo senza pagare canoni d’affitto da tempo immemorabile, di pubblicare questo Memoriale della Famiglia Rackrent, credo sia mio dovere dire qualche parola, in primo luogo, su me stesso.

Il mio vero nome è Thady Quirk, anche se presso la famiglia sono sempre stato chiamato semplicemente  «l’onesto Thady » ; più avanti, al tempo del defunto Sir Murtagh, ricordo di averli sentiti dire «il vecchio Thady », e adesso siamo arrivati a «il povero Thady ».
La voce narrante di questo memoriale è Thady  Quirk, vecchio servitore dell’antica famiglia anglo-irlandese dei Rackrent. Egli, nella sua lunga vita, assiste alla progressiva decadenza dei suoi padroni.

Sir Patrick ama ricevere al castello molti ospiti. Il gran bere lo porterà alla morte.

Sir Murtagh, grande avvocato, si rifiuta di pagare i debiti di Sir Patrick “per una questione d’onore”.

Sir Kit ha l’unica colpa di amare troppo il gioco d’azzardo ed è costretto, per debiti, a vendere la proprietà al figlio di Thady.

Sir Connolly, il prediletto da Thady, è impossibilitato a disporre della rendita dei suoi terreni. Non porta alcuna contabilità. Ama i ricevimenti. Tutto ciò è all’origine delle sue disgrazie.
Apparso all’inizio del 1800 “Il Castello Rackrent”, letteralmente il “castello arraffa-affitti”, è un capolavoro della narrativa irlandese. Da molti è considerato il primo romanzo storico. Attraverso il lento ma costante declino della nobile famiglia,vengono mostrati i semi dei profondi cambiamenti che travolgeranno la società irlandese.

Io ho trovato questo romanzo piacevolissimo da leggere. Thady mi ha mostrato le stanze del Castello, con ironia ha svelato pregi e virtù dei suoi padroni e delle loro spose. Il suo narrare pacato e preciso, mette in luce l’abitudine, dei gentiluomini, di spendere oltre le proprie possibilità trovandosi poi sommersi dai debiti e abbandonati dai presunti amici. La psicologia dei personaggi si rivela nei loro comportamenti. Le fasi di buona e cattiva sorte segnano l’agire di amici e parenti. Nell’apice degli eventi tanti amici, bei ricevimenti, bevute e splendide serate. Nella sorte avversa solitudine e porte chiuse.

Questo romanzo mi ha dato l’opportunità di conoscere usi e tradizioni del popolo irlandese. Molto interessante il Glossario che mi ha aiutato nel comprendere il significato di molti termini dell’epoca. Una curiosità: Thady inizia il memoriale datandolo “lunedì mattina” perché, in Irlanda, nessuna grande impresa può essere iniziata sotto buoni auspici se non nella mattina del lunedì.

Se non l’avete letto vi esorto a farlo. È una storia di altri tempi. La famiglia Rackrent è ormai estinta e non è più possibile incontrare, nell’Irlanda di oggi, personaggi come “quell’ubriacone di Sir Patrick, quel litigioso di Sir Murtagh, quell’attaccabrighe di Sir Kit e quel trasandato di Sir Condy.”

Lasciatevi guidare dal flusso di ricordi del vecchio Thady, vi ritroverete in un’altra epoca al cospetto di un Castello emblema degli eventi. La rovina della famiglia Rackrent si rispecchia nella decadenza del castello. I pochi pregi e i tanti difetti dei personaggi, rendono la storia suggestiva e coinvolgente. Io l’ho letta tutta d’un fiato riscoprendo un classico che merita di essere più conosciuto dalla platea dei lettori. Una nuova edizione, curata da Fazi Editore, vi attende. Buona lettura a tutti.