lunedì 25 luglio 2022

RECENSIONE | "Il delitto della vedova Ruzzolo" di Alessandra Carnevali [Review Party]

“Il delitto della vedova Ruzzolo” (Newton Compton Editori) segna il ritorno in libreria e negli store online di Alessandra Carnevali. Settimo libro della saga poliziesca che vede come protagonista il commissario Adalgisa Calligaris alle prese con una nuova indagine. Una serie di omicidi, indagini complesse, un killer nascosto nell’ombra, un rosario lasciato accanto ai cadaveri e un sacerdote “bello come ‘l sole” sono gli elementi che costituiscono l’architrave che regge la complicata indagine.  



STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 6
Il delitto della vedova Ruzzolo
Alessandra Carnevali

Editore: Newton Compton
Pagine: 288
Prezzo: € 12,00
Sinossi
Non c'è pace per il commissario Adalgisa Calligaris. Pensava di poter staccare la spina, trasferendosi a Rivorosso, e invece, risolto un caso, in meno di ventiquattr'ore se ne presenta un altro. Il corpo senza vita di Silvia Ravelli è stato trovato dalla sorella, Antonia, nel salotto della sua villa. È un colpo d'arma da fuoco ad averla uccisa, ma non c'è traccia della pistola. Con l'aiuto del magistrato Gualtiero Fontanella, il commissario Calligaris scopre che tra le due sorelle ci sono stati in passato gravi dissapori, per via dell'eredità di uno zio. Ma Adalgisa capisce ben presto che se vuole arrivare alla verità deve allargare il suo raggio d'indagine. Soprattutto quando le vittime aumentano e la lista dei sospettati si allunga: l'imprenditore agricolo Giorgio Moretti, l'ex di Silvia Ravelli; il notaio Paride Calzone; il giovane rumeno Vladimir Mutu; il ricco compagno di Antonia Ravelli, Luigi Corbellini, vecchia conoscenza del commissario, oltre a una serie di figure losche, come quelle di Gigi Zolla detto "Olio" e di Adelmo Patacchini, legate al mondo della malavita e al gioco d'azzardo, di cui Silvia Ravelli era stata assidua frequentatrice..


Era calata da poco la notte su Ponterullo, minuscola frazione a metà strada tra Passonero e Rivorosso Umbro, quando qualcuno bussò al portoncino della casa di Ercolina Ruzzolo.

A Rivorosso Umbro il commissario Adalgisa Calligaris e i suoi fidati collaboratori devono fare i conti con un nuovo omicidio. Ercolina Ruzzolo, un’anziana vedova che viveva da sola, è stata uccisa. Al centro della scena del crimine, il suo corpo giace accanto a un rosario. Dai primi rilievi tutto induce a sospettare che la donna conoscesse il suo assassino. Ma le indagini rischiano di rivelarsi molto più complicate del previsto, perché un’altra donna viene uccisa e anche questa volta accanto al cadavere è stato lasciato un rosario. Un messaggio? Quel che è sicuro è che c’è qualcuno, complice il buio della sera, pronto a colpire di nuovo e Adalgisa dovrà tirar fuori il suo proverbiale fiuto investigativo per assicurare alla giustizia il “Killer del rosario”.

“Il delitto della vedova Ruzzolo” è un giallo italiano che si legge con piacere perché la trama è ben scritta con la giusta dose di misteri e intrighi. I personaggi sono simpatici così come è brillante l’amalgama di termini dialettali con un italiano forbito. I colpi di scena non mancano e rendono la storia intrigante. A strapparmi un sorriso è sempre il personaggio di Tamara Picchio, detta Paris. Lei è una blogger-influencer che veste in modo estroso e attira sempre l’attenzione. In un modo o nell’altro è sempre coinvolta nelle indagini del commissario e riesce a dare spesso una mano nella soluzione del crimine.  Adoro anche la “banda della Maglina”, un gruppo di donne che predilige i mercatini dell’usato, grande passione di Adalgisa.

Ad Orvieto è invece ispirato Rivorosso Umbro, cittadina immaginario della provincia umbra. Rispecchia lo stereotipo del piccolo paese di provincia dove tutti si conoscono, circolano pettegolezzi e calunnie, tutti sono a conoscenza dei fatti altrui e scambiano volentieri quattro chiacchiere nel bar del paese.

Con una narrazione vivace e ironica, Alessandra Carnevali da vita a un giallo in cui il lettore partecipa emotivamente ai drammatici eventi. La trama non è macchiavellica ma riesce a intrigare il lettore.

A porre fino al caos e a restaurare l’ordine ci pensa lei Adalgisa Calligaris, un personaggio simpaticissimo. Adalgisa è una donna dura, a volte brusca nei modi, molto intelligente, mostra un’intuito infallibile ed è coraggiosa e decisa. Non si ferma mai alle apparenze ed è disposta a tutto per risolvere i casi che le vengono assegnati. Spesso adotta scorciatoie e segue metodi investigativi non convenzionali. È sicuramente un personaggio umanissimo con le sue insicurezze e proprio per questo riesce a farsi amare dai lettori. Adalgisa riesce a camuffare, “sotto un carattere da porcospino menefreghista”, la sua fragilità. Incantevole è il personaggio di Gualtiero Fontanella, ex magistrato in pensione e marito di Adalgisa. La sua passione per la cucina è senza limiti ma è un marito attento e premuroso, sempre pronto a schierarsi al fianco della moglie. A far compagnia ai coniugi Fontanella c’è il loro amatissimo cane, Bromuro. Casa Fontanella sembra la succursale di MasterChef e l’ex magistrato un cuoco stellato in miniatura, che Adalgisa ormai chiama affettuosamente “Cracchetto mio”.

I libri della serie Calligaris divertono, intrigano, stupiscono, pongono interrogativi e non annoiano mai. Consiglio, a chi non l’avesse già fatto, di leggere i gialli di Alessandra Carnevali. Se vi piacciono i polizieschi fatevi un bel regalo, anzi, sette bei regali. Buona lettura!



mercoledì 20 luglio 2022

BLOGTOUR | “L'uno dall'altro" di Philip Kerr | I 5 motivi per leggere il romanzo

Bernie Gunther, anticonformista detective privato della serie di thriller storici conosciuta come “Trilogia Berlinese”, torna nelle librerie con “L’uno dall’altro” di Philip Kerr, Fazi Editore nella collana Darkside. Gunther dovrà fare i conti con la sua vita di prima della guerra solo per trovarsi nuovamente braccato ingiustamente come criminale nazista. L’intrico lo aspetta, come vittima sacrificale, in questa oscura vicenda di sporchi patteggiamenti tra vincitori e vinti. Alla fine rimane un’unica certezza: nell’ipocrisia e nella falsità generale è impossibile distinguere i buoni dai cattivi. Nemici e amici si confondono in un’unica nera figura ma ciò non fermerà il cammino del nostro amato detective sempre deciso a scoprire la verità.

Eccovi dunque i cinque motivi per inserire “L’uno dall’altro” tra le vostre prossime letture.





L'uno dall'altro
Philip Kerr 

Editore: Fazi
Pagine: 442
Prezzo: € 15,00
Sinossi
È il 1949, Gunther vive a Dachau e gestisce l’hotel della moglie, dove però nessuno mette mai piede. La donna è da tempo ricoverata in una clinica e lui è sempre più convinto di vendere la struttura e riprendere l’attività di investigatore. L’occasione perfetta gli si presenta a Monaco di Baviera: sommersa dal caos della sconfitta, la città pullula di affari sporchi, avidità dilagante, criminali di guerra in fuga e colpi bassi di ogni genere. Un luogo dove un investigatore privato può trovare tante opportunità di lavoro non del tutto rispettabili: ripulire il passato nazista della gente del posto, favorire i latitanti nella fuga all’estero, risolvere le rivalità tra malviventi… Finché una donna non si presenta nel suo ufficio: suo marito è scomparso. Trattandosi di un ricercato che dirigeva uno dei lager più feroci della Polonia, non vuole ricongiungersi con lui, ma solo assicurarsi che sia morto. Un lavoro abbastanza semplice. Ma nella Germania del dopoguerra nulla è semplice: accettando il caso, Bernie affronta molto più di quanto si aspettasse, e presto si ritrova in pericolo, circondato da sciacalli, in un paese sconfitto e diviso, dove è difficile distinguere gli amici dai nemici, gli uni dagli altri.



I 5 motivi per leggere il romanzo

1. Perché la trama è ingegnosa. È il 1949. Gunther vive a Dachau e gestisce l’hotel della moglie, dove però nessuno mette mai piede. La donna è da tempo ricoverata in una clinica e lui è sempre più convinto di vendere la struttura e riprendere l’attività di investigatore. L’occasione perfetta gli si presenta a Monaco di Baviera: sommersa dal caos della sconfitta, la città pullula di affari sporchi, avidità dilagante, criminali di guerra in fuga e colpi bassi di ogni genere. Un luogo dove un investigatore privato può trovare tante opportunità di lavoro non del tutto rispettabili: ripulire il passato nazista della gente del posto, favorire i latitanti nella fuga all’estero, risolvere le rivalità tra malviventi. Finché una donna non si presenta nel suo ufficio: suo marito è scomparso. Trattandosi di un ricercato che dirigeva uno dei lager più feroci della Polonia, non vuole ricongiungersi con lui, ma solo assicurarsi che sia morto. Un lavoro abbastanza semplice. Ma, come temeva fin dall’inizio, niente in Germania è come sembra, e Gunther si ritrova presto a navigare in acque agitate: la sua ricerca sarà coinvolta nella guerra segreta condotta da organizzazioni dedite a nascondere ex nazisti e agenzie di intelligence specializzate in assassinarli. Tutti, ovviamente, con potenti alleati internazionali. In un paese sconfitto e diviso, dove è difficile distinguere gli amici dai nemici, gli uni dagli altri, Bernie si ritroverà in pericolo, circondato da sciacalli.

2. Perché è il momento di riscoprire l’iconico Bernie Gunther, detective privato antinazista più scorretto di sempre, beffardo e donnaiolo, che si trova quotidianamente ad affrontare il male assoluto. Anche se la guerra è finita, non sono certo terminate i conflitti politici, sociali ed economici del dopoguerra. Attraverso gli occhi di Gunther vedremo una Germania smembrata dai vincitori e di riflesso scopriremo autorità con interessi spesso contrastanti. In molti vogliono nascondere l’oscuro passato, sono uomini senza scrupoli con una coscienza nera e mani sporche di sangue. Anche questa volta Gunther verrà coinvolto in una storia disseminata di bugie, inganni e fughe da spy story. I romanzi che lo vedono protagonista, se non erro sono ben quattordici, sono caratterizzati da una trama di prim’ordine arricchita da riflessioni sulla natura della lealtà, dell’ambizione e dell’identità. Gunther è il narratore perfetto per queste storie cupe rivelando le sporche alleanze tra vincitori e vinti. È impossibile, secondo il nostro investigatore, distinguere l’uno dall’altro perché tutti sono ipocriti e falsi.  In un’intervista Kerr ha spiegato che la sua idea per Bernie è nata nel momento in cui si è ritrovato a chiedersi cosa sarebbe venuto in mente a Raymond Chandler se invece di lasciare Londra per Los Angeles, fosse andato a est, a Berlino. Possiamo dire che Gunther è per la Germania di Hitler ciò che l’eroe di Chandler, Philip Marlowe, è per la California degli anni Quaranta.

Bernie Gunther, ex agente di polizia di Kripo e investigatore privato, nasce nel 1989 con “Violette di marzo” primo volume della trilogia cult Berlino noir (Vi fanno parte anche “Il Criminale Pallido” e “Un Requiem Tedesco” tutti editi da Fazi).

3. Perché tutti i romanzi che vedono protagonista Bernie Gunther sono ritratti accurati e suggestivi del periodo storico in cui le storie si svolgono. Con un linguaggio esplicito, a volte duro, l’autore riesce a trasmettere tutta la violenza e la brutalità che caratterizzavano la Germania hitleriana e il dopoguerra non meno crudele. Leggendo “L’uno dall’altro” potrete riflettere su molte spinose verità che animano il romanzo. Kerr, con la sua scrittura intelligente e il suo stile pulito, con tocchi di umorismo in una narrazione oscura, tratta temi delicati. Con mano ferma l’autore ci mostra gli abissi dell’etica. Non si può ripulire la propria coscienza, come facevano e ancor oggi fanno i criminali nazisti, affermando di aver eseguito solo degli ordini. La colpa è solo dei capi. Kerr approfondisce il senso del male politico e disegna un quadro inquietante dei nuovi poteri. L’arroganza degli uomini non ha limite e L’autore non ha bisogno di scomodare la sua fervida immaginazione per creare mostri che purtroppo hanno davvero inciso le carni dell’umanità. Il mondo riuscirà a ritrovare una morale salvifica?

4. Perché tutti i conflitti hanno più facce e nel romanzo viene affrontato il tema della denazificazione e si cita la Legge Fondamentale promulgata nella Repubblica Federale. Gli ex aguzzini tornano a essere cittadini esemplari. I nazisti sicuramente non sono svaniti anzi sono dappertutto, ad ogni livello, hanno dimenticato in fretta e fatto dimenticare gli orrori che avevano compiuto. Le autorità decidono, nel 1948, che l’ulteriore denazificazione sistematica è un ostacolo alla ricostruzione economica e politica. Con un colpo di spugna viene cancellato il passato del Paese, una coltre di silenzio copre il retaggio nazista. La Germania Ovest e la NATO, vinti e vincitori, riciclarono e riabilitarono uomini dell’apparato nazista nelle trame della Guerra Fredda. Di amnistia in amnistia, molti nazisti, anche di grado elevato, sfuggirono alle accuse. Gli ex funzionari militari nazisti offrirono agli Stati Uniti la loro rete di agenti e il materiale raccolto sui sovietici in cambio della libertà. “L’uno dall’altro” vede i suoi personaggi muoversi su questo territorio minato permettendoci di conoscere la dura realtà del passato. Ricordare gli errori del passato dovrebbe aiutarci ad evitarli nel futuro anche se il presente è la completa negazione di tale auspicio.

5. Perché è una brillante narrativa noir storica, è suggestiva, non mostra assoluzione. Tutti sono in cerca di vendetta ed è interessante notare che la storia, è il 1949, inizia con un prologo che ci porta indietro nel tempo di ben dieci anni. Bernie deve tener d’occhio due agenti inviati in Medio Oriente, Palestina. Bernie ha come compagno di viaggio un giovane Adolph Eichmann che sarà uno dei responsabili dell’esecuzione del piano di sterminio degli Ebrei. I legami tra Germania e Medio Oriente rappresentano una delle vicende a sfondo politico-religioso più interessanti e meno note. La condivisione dei programmi antisemiti e la comune avversione verso i sistemi democratici, cementarono le basi di un’intesa politica e militare tra i due Paesi. Gunther ci narra la sua visione di quell’intesa per molti anni poco conosciuta offrendoci un quadro ancor più vasto in cui prese forma lo sterminio di un popolo.

“L’uno dall’altro” è una storia crudele e avvincente che guarda nell’abisso in cui tutto il mondo è sprofondato. Kerr semina nei suoi romanzi politica e inganni, crudeltà e odio, vendetta e orgoglio. Lo fa con vivide immagini e leggere i suoi libri è sempre un piacere.

Purtroppo lo scrittore Philip Kerr è morto il 23 marzo del 2018, all’età di 62 anni. Poco prima di morire, Philip Kerr ha terminato il quattordicesimo romanzo di Bernie Gunther, “Metropolis”, che è stato pubblicato postumo, nel 2019. Il libro racconta gli inizi di Bernie Gunther e la sua prima inchiesta che si svolge a Berlino nel 1928. Questo è il quattordicesimo romanzo della serie. Il nostro lungo viaggio insieme è terminato. La fine nell’inizio.

martedì 12 luglio 2022

RECENSIONE | "Il mistero delle Amazzoni" di Hannah Lynn

Dopo “Il segreto di  Medusa” e “La vendetta degli dei”, la scrittrice Hannah Lynn conclude la sua trilogia Greek Women con “Il mistero delle Amazzoni” edito da Newton Compton. Questo terzo volume guida il lettore all’interno dell’affascinante e variegato mondo delle Amazzoni. Hannah Lynn intreccia versioni spesso contraddittorie dei miti e ne ricava, grazie alla sua inesauribile fantasia, una storia in cui forza e fragilità si intrecciano per colpa di un incontro che si fa destino. Nell’incanto del suo narrare si annida il lato oscuro di una civiltà fondata sulla violenza. Sono violente le donne guerriere che fanno della guerra un vessillo d’orgoglio, è violento Teseo quando rapisce e seduce e abbandona le donne, violenti sono gli dèi capaci di maligne trame per ingannare, violento è il Minotauro quando esige come pasto carne umana per quietare la sua fame, è violento Eracle punito con la condanna a compiere le famose dodici Fatiche per espiare la colpa dell’uccisione dei suoi figli.

“Il mistero delle Amazzoni” è un gran bel romanzo, un racconto straordinario che pervade l’animo del lettore di un senso di stupore e di mistero. I miti narrano di un tempo lontano che sembra ormai perduto ma il loro fascino è innegabile.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
Il mistero delle Amazzoni
(Serie Greek Women #3) 
Hannah Lynn

Editore: Newton Compton
Pagine: 384
Prezzo: € 9,90
Sinossi

L'antica città di Temiscira ha una sovrana leggendaria: Ippolita, regina delle amazzoni. Il suo è un popolo di guerriere, temute in tutta la Grecia per lo straordinario valore in battaglia: si dice che sottomettano gli uomini e li utilizzino per la procreazione, che si amputino il seno destro per tirare meglio con l'arco e siano formidabili a cavalcare e con le armi. Ma ci sono pericoli che nessuna arma, per quanto letale, può scongiurare. E quando una nave giunge sulla costa dove Ippolita domina incontrastata, il destino ha già iniziato a tessere la sua tela. Travolta da un amore inatteso e proibito, tanto impetuoso quanto contrario ai doveri di amazzone – ancora prima che di sovrana –, Ippolita fa una scelta dalle conseguenze irreversibili. Sentendosi tradita dalla propria sorella, Pentesilea sarà costretta a salire sul trono al suo posto e lavare via la sciagura che Ippolita ha gettato sul popolo delle guerriere. Dimostrerà al mondo intero, se necessario, che le amazzoni non conoscono alcuna debolezza. E che sfidare la loro ira vuol dire prepararsi a combattere.



La sua lama sibilò nell’aria, sicura e inesorabile, attraversando prima l’armatura di cuoio del guerriero e poi la morbida carne del ventre. Un getto di sangue schizzò verso l’alto tracciando un arco mentre l’uomo cadeva da cavallo. Già pronta a volgersi altrove, Ippolita non gli prestò la minima attenzione.

L’antica città di Temiscira ha una sovrana leggendaria: Ippolita, regina delle Amazzoni. Il suo è un popolo di guerriere, temute in tutta la Grecia per lo straordinario valore in battaglia: si dice che sottomettano gli uomini e li utilizzino per la procreazione, che si amputino il seno destro per tirare meglio con l’arco e siano formidabili a cavalcare e con le armi. Ma ci sono pericoli che nessun’arma, per quanto letale sia, può scongiurare. E quando una nave giunge sulla costa dove Ippolita domina incontrastata, il destino ha già iniziato a tessere la sua tela. Travolta da un amore inatteso e proibito, tanto impetuoso quanto contrario ai doveri di una sovrana amazzone, Ippolita fa una scelta dalle conseguenze irreversibili. Sentendosi tradita dalla propria sorella, Pentesilea sarà costretta a salire sul trono al suo posto e lavare via la sciagura che Ippolita ha gettato sul popolo delle guerriere. Dimostrerà al mondo intero, se necessario, che le amazzoni non conoscono alcuna debolezza e che sfidare la loro ira vuol dire prepararsi a combattere.

Erano formidabili. Erano invincibili. Erano le Amazzoni.

Il mito greco faceva discendere dal dio Ares le Amazzoni. Ippolita, Pentesilea, Antiope e Melanippe erano le figlie di Ares, dio della guerra. Vivevano nella citta di Temiscira, nella regione del Ponto, sulla costa meridionale del  Mar Nero, Ippolita era la loro regina. Le donne guerriere erano famose per le loro abilità equestri, il loro coraggio e il loro orgoglio. Combattevano prevalentemente a cavallo e le loro armi erano l’arco, l’ascia bipenne e la spada. Le Amazzoni erano una società in cui vigeva il matriarcato e rappresentavano una minaccia per le donne greche educate ad obbedire agli uomini. Erano viste come un mondo alla rovescia e rappresentavano la barbarie che si contrapponeva all’ordine della civiltà ellenica.

“Il mistero delle Amazzoni” inizia con Eracle, inviato dal re Euristeo, che sbarca sulla spiaggia vicino a Temiscira. Ha una missione da compiere: prendere la cintura della regina Ippolita, donatale dal padre come segno del suo potere e della sua autorità sulle Amazzoni.  L’arrivo di Eracle, figlio di Zeus, segna l’inizio della fine per la regina. L’attenzione di Ippolita era stata catturata da un uomo che faceva parte della delegazione che accompagnava Eracle, il suo nome era Teseo, figlio di Egeo, re di Atene. Ippolita fu disposta a cedere pacificamente la cintura. Alcuni miti narrano di come Teseo abbia sedotto e rapito Ippolita conducendola ad Atene. Ella diede a Teseo un figlio, di nome Ippolito. Dopo alcuni anni Teseo, uomo crudele e manipolatore, bugiardo e narcisista, mise da parte Ippolita per sposare Fedra. Così la regina attaccò, con le sue Amazzoni, la città di Atene nel giorno della cerimonia nuziale.

Ippolita era disgustata da sé stessa. Era disgustata dal fatto di aver creduto alle bugie di Teseo, ai suoi inganni e alle sue dolci parole d’amore. Era disgustata dalla donna piagnucolona che era diventata. Era disgustata da quella vita pigra che era stata così contenta di condurre, lontana dalle sue donne, dalle sue sorelle e dalle steppe.

Le Amazzoni sono un mistero che affascina ancor oggi, uno dei miti più potenti dell’immaginario antico e moderno ma tutti i racconti giunti fino a noi, le vedono protagoniste di un epilogo infelice. Gli uomini alla fine vincono sempre sia che le Amazzoni perdano in battaglia annientate da un esercito di opliti, o cadano innamorate di un eroe greco. Ciò dimostra come la dominazione femminile, anche nei miti, non poteva essere accettata da un mondo comandato solo da uomini.

“Il mistero delle Amazzoni” narra di regine e principesse guerriere, di lealtà fraterna e dovere famigliare. Mi è piaciuto perché è un libro che parla delle eroine della mitologia greca, del loro mondo interiore, con le tante contraddizioni e gli stati d’animo contrastanti: la violenza delle passioni, la dedizione, l’amore materno, la tenerezza. È un libro in cui ogni personaggio è vivido e reale. Pentesilea mi ha conquistata: una regina dalle mani sporche di sangue in cerca di riscatto. Anche lei, come la sorella, sarà travolta da un amore che finirà in tragedia.

Con uno stile semplice e incisivo, mai monotono e ripetitivo, Hannah Lynn ti cattura fino all’ultima pagina trasportandoti in epoche lontane e facendoti immedesimare nelle avventure di personaggi straordinari appartenuti al mondo antico. La storia narrata copre un periodo di circa trent’anni e incontreremo alcuni protagonisti della mitologia greca. Eracle, Teseo, il Minotauro,  Priamo e Achille, per giungere fino alla guerra di Troia. Ogni evento è visto attraverso gli occhi delle donne. È una storia epica di amore e perdita, lealtà e tradimento, pace e guerra.

Le Amazzoni: donne, sorelle, madri, amanti e guerriere.

I miti sono in noi, sono un respiro senza tempo, sono le voci di donne che si riappropriano delle loro vite e permettono a chi legge di entrare nei loro cuori, scoprire i loro pensieri e capire cosa le ha motivate a comportarsi in un determinato modo. Ippolita e Pentesilea, insieme a Medusa e a Clitennestra, con le loro parole riescono a mostrarsi senza alcuna maschera a noi lettori. Sono storie di donne e dei loro destini che ritornano al centro della narrazione, diventano protagoniste e mostrano le innumerevoli sfumature dei comportamenti umani, sia nel bene che nel male. E poi c’è l’amore. Chiedete a Medusa e a Clitennestra, a Ippolita e a Pentesilea, cosa ne pensano dell’amore. Le loro risposte vi sorprenderanno perché il volto dell’amore nei miti greci è molto simile al volto che aleggia nel nostro vivere. Così, ancor oggi, ci sentiamo vicini agli dei, agli eroi, ma soprattutto alle nostre eroine, alle loro debolezze, ai loro difetti e alla loro inesauribile forza. In balia delle proprie emozioni, delle scelte fatte, delle priorità date, portiamo una cicatrice sul nostro cuore perché amare è sempre complicato.  Occorre coraggio, rispetto, fiducia, passione, sentimenti sinceri e un pizzico di follia. Si dice che l’amore sia cieco e che la follia lo accompagni sempre, ma questa è un’altra storia.

giovedì 7 luglio 2022

RECENSIONE | "La custode dei peccati" di Megan Campisi

“La custode dei  peccati” è il romanzo d’esordio della drammaturga americana Megan Campisi. È un romanzo originale e coinvolgente, ambientato in una reinventata ma molto credibile epoca Tudor. L’autrice si ispira alla figura realmente esistita della Mangiapeccati e dà vita a una protagonista commovente e coraggiosa, decisa e intelligente.


STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 9
La custode dei peccati
Megan Campisi

Editore: Nord
Pagine: 400
Prezzo: € 19,00
Sinossi

Per ogni peccato, un cibo. Per ogni confessione, il silenzio. Ma la verità non si può tacere per sempre. Ha rubato solo un pezzo di pane, ma la giovane May avrebbe preferito essere impiccata come tutti gli altri ladri. Invece il giudice ha scelto per lei una condanna peggiore della morte: diventare una Mangiapeccati. Dopo la sentenza, May è obbligata a indossare un collare per essere subito riconoscibile e le viene tatuata la lettera S sulla lingua. Da quel momento, non potrà mai più rivolgere la parola a nessuno. Poi inizia il suo apprendistato presso la Mangiapeccati anziana che, nel silenzio più assoluto, le insegna le regole del mestiere. Un mestiere spaventoso: raccogliere le ultime confessioni dei morenti, preparare i cibi corrispondenti ai peccati commessi e infine mangiare tutto, assumendo su di sé le colpe del defunto, la cui anima sarà così libera di volare in Paradiso. Le Mangiapeccati sono esclusivamente donne, disprezzate e temute da tutti, eppure indispensabili. E infatti, un giorno, May e la sua Maestra vengono convocate addirittura a corte, dove una dama di compagnia della regina è in fin di vita. Dopo la confessione e la morte della donna, però, alle due Mangiapeccati viene portato un cuore di cervo, un cibo da loro non richiesto e che rappresenta il peccato di omicidio. Sconcertata, la Maestra di May si rifiuta di completare il pasto e viene imprigionata per tradimento. Rimasta sola, la ragazza china la testa e porta a termine il compito, ma in cuor suo giura che renderà giustizia all'unica persona che le abbia mostrato un briciolo di compassione. Quando viene chiamata ancora a prestare i suoi servigi a corte, May intuisce che una rete di menzogne e tradimenti si sta chiudendo sulla regina e che solo lei è in grado d'intervenire. Perché essere invisibile può aprire molte porte, anche quelle che dovrebbero restare chiuse per sempre...


Sale per l’orgoglio. Semi di senape per le menzogne. Orzo per le bestemmie. C’è anche l’uva, acini rossi e rigonfi, sparsi sulla cassa in pino (…) Ci sono anche altri cibi, ma non tanti. Mia madre non ha commesso molti peccati.

Ha rubato solo un pezzo di pane per sfamarsi, ma la giovane May avrebbe preferito essere impiccata come tutti gli altri ladri. Invece il giudice ha scelto per lei una pena peggiore della morte: diventare una Mangiapeccati. A May viene messo un collare e le viene tatuata la lettera S (di “sin”, peccato) sulla lingua. Da quel momento non potrà più parlare, tranne per chiedere i cibi e per la Recitazione, nessuno le rivolgerà più la parola, nessuno le si avvicinerà, nessuno la toccherà. A insegnarle le regole del mestiere è la Mangiapeccati anziana. Un mestiere spaventoso: raccogliere le ultime confessioni dei morenti, preparare i cibi corrispondenti ai peccati commessi e infine mangiare tutto, assumendo su di sé le colpe del defunto, la cui anima sarà libera di volare in Paradiso. Le Mangiapeccati sono donne disprezzate e temute da tutti, sono solo donne poiché il peccato originale è tutta colpa di Eva.

A fine giornata, m’incammino di nuovo verso Dungsbrook. Le Recitazioni mi si confondono nella testa e ho ancora sulla lingua il sapore dei peccati altrui: erbe amare per chi saltava le preghiere, grani d’orzo per i bestemmiatori, capone gorno in umido per i maldicenti, vino speziato per i bevitori smodati. Mi sento malinconica e gonfia. Mi fa male il collo. Voglio il mio tappetino davanti al fuoco. Voglio dormire.

Un giorno May e la sua Maestra sono convocate a corte, dove una dama di compagnia della regina è in fin di vita. Dopo la confessione e la morte della donna, tra i cibi associati ai peccati compare un cuore di cervo. È un cibo non richiesto e che rappresenta il peccato di omicidio che la donna morente non ha confessato. La Maestra di May si rifiuta di completare il pasto e viene imprigionata per tradimento. May, rimasta sola, porta a termine il compito e giura  in cuor suo che renderà giustizia all’unica persona che le abbia mostrato un briciolo di compassione.

Megan Campisi, per il suo romanzo, si ispira all’usanza da tempo dimenticata di “mangiare i peccati” e da vita a un personaggio che non accetta passivamente il destino che qualcuno ha deciso per lei. May rifiuta il ruolo impostole dalla società che la umilia in quanto donna e riuscirà, con determinazione e coraggio, a cambiare la propria vita.

Ho adorato fin da subito questa storia dal fascino particolare che appassiona e incuriosisce e sono rimasta sbalordita dall’apprendere che la figura della mangiapeccati sia realmente esistita. Quando una persona era in fin di vita, la famiglia, per dare una bella ripulita alla coscienza del morto, gli metteva del pane sul petto in modo che assorbisse le sue colpe. Poi chiedeva a un mangiatore di peccati di consumare quel pasto in modo da far transitare i peccati dal morto a qualcun altro. Così l’anima del morto volava in paradiso e l’anima dei mangiatori di peccati sprofondava all’inferno. Questo rituale era praticato in alcune zone dell’Inghilterra e della Scozia.

L’invisibile è ora visibile. L’inudibile è ora udibile. I peccati della tua carne diventano i peccati della mia, così che io li possa portare nella tomba in silenzio. Parla.

Questa è la formula della Recitazione con cui la Mangiapeccati prendeva su di se le colpe dei morenti e sono le parole che portano la protagonista nelle case di chi sta per morire. Costrette a vivere ai margini della società, allontanate e disprezzate da tutti, queste donne erano costrette al silenzio e condannate alla povertà. Ambientata nel XVI secolo, in un’Inghilterra abilmente mascherata (si tratta del regno della regina Elisabetta I, Bethany nel romanzo), la storia coinvolge fin dalle prime pagine e il piacere della lettura non viene mai meno. Attraverso le vicende di May, povera orfana e analfabeta, abbiamo l’occasione per conoscere usi e costumi del luogo. Con mio grande piacere ho assistito, man mano che la lettura procedeva, alla comparsa di intrighi alla corte della regina Bethany, c’è un terribile segreto che riguarda personaggi potenti e crudeli, e all’intreccio di eventi in un gioco d’incastri ben costruito.

Il romanzo è scritto in prima persona, è la voce di May che narra non solo la società in cui vive, ma anche il suo grande bisogno di affetto, le sue paure, la solitudine, l’indifferenza che la circonda. Quel collare al collo e la S tatuata sulla lingua, sono la sua maledizione, indicano il compito che altri hanno scelto per lei. Dentro di sé May ha un mondo fatto di libertà, si sente una ragazzina come tante, ancora umana: fragile, inesperta, ingenua.

Tante volte, nel corso degli anni, mi sono sentita svuotata. Nel senso di sola. Però adesso in me c’è qualcosa di ancora più brutto. Un senso di morte che mi striscia fino al cuore… Sono una mangiapeccati. Cosa significa? Significa che non vedrai mai più una persona che ti sorride con gli occhi, significa che non sentirai mai più un petto premuto contro il tuo in un abbraccio.

 A volte fa fatica a comprendere cosa le accade intorno, non conosce il significato delle parole, vive la sua condizione non con rassegnazione ma con la certezza di avere un compito, oltre a quello di Mangiapeccati, che solo lei può assolvere. Perché essere invisibili può aprire molte porte, anche quelle che dovrebbero    rimanere chiuse per sempre. May impersona le donne dell’epoca, la loro continua umiliazione e oppressione, senza alcuna libertà.

Forse la libertà sta nel poter decidere da sé, anche se le decisioni sono pessime.

“La custode dei peccati” è una storia di riscatto femminile. May saprà, con intelligenza e audacia, trasformare la sua maledizione in una forma di potere. Lei, ragazzina di 14 anni, deve farsi strada in un mondo pericoloso e crudele che a malapena comprende, e allora sfrutta al meglio i lati negativi della sua condizione. May non è solo una Mangiapeccati ma è anche una ragazzina alla scoperta di se stessa, del suo io più profondo. Non vuol essere un invisibile, il suo status di emarginazione diventa un mezzo per scardinare il male in cui la società la vorrebbe seppellire. Attorno a lei si aggirano uomini e donne prigionieri della loro ignoranza, allontanati a causa delle superstizioni e di una religione che crede in un Dio pronto a punire il peccatore senza alcuna pietà. Ultimi tra gli ultimi diventano l’unica famiglia che May ha, l’abbraccio che tanto desidera, la carezza per riscaldare il suo giovane cuore.

“La custode dei peccati” è un racconto oscuro e suggestivo, una miscela di storia, invenzione e mistero. L’autrice ci conduce in un mondo ingiusto e crudele dove le donne non contano nulla oppresse da una società patriarcale. Il loro silenzio diventa una catena, la loro libertà un’utopia, ma quando una di loro decide di osare, di usare le avversità come occasioni, ecco che tutto diventa possibile. May attraverserà la notte delle Mangiapeccati per veder sorgere l’alba e camminare verso il futuro che lei desidera.

martedì 5 luglio 2022

RECENSIONE | "Che razza di libro!" di Jason Mott

“Che razza di libro!”(NN Editore, traduzione di Valentina Daniele) di Jason Mott, “è la storia, basata sui fatti e in completa buona fede, di un ragazzo matto, autenticamente americano, dai grandi sogni e dalla sorte avversa”. Vincitore del National Book Award 2021, il romanzo mette a nudo discriminazione e pregiudizi, mostrandoci la possibilità di un mondo dove il colore della pelle non è più un confine.


STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8
Che razza di libro!
Jason Mott

Editore: NN Editore
Pagine: 320
Prezzo: € 19,00
Sinossi

Uno scrittore americano ha appena pubblicato un libro di successo: durante il tour promozionale, fra interviste, avventure amorose e sbronze colossali, incontra un ragazzino dalla pelle nerissima che da quel momento in poi lo segue come un’ombra. A ogni tappa il Ragazzino racconta qualcosa di sé, affermando che i suoi genitori gli hanno insegnato a diventare invisibile, per proteggersi dalla brutalità del mondo. E in effetti, lo scrittore è l’unico in grado di vederlo, ma poiché è affetto da una strana malattia che gli impedisce di distinguere la realtà dal sogno è certo che si tratti di una semplice allucinazione. Ben presto, però, le sue visioni hanno il sopravvento, mettendolo di fronte a un passato che da sempre cerca di sfuggire, una verità che preme per liberarsi e ritrovare corpo e voce.


Quando ti guardi allo specchio ti piace ciò che vedi? 

Cerco di non guardarmi. Credo che molte persone come me facciano così. 

Quando dici “persone come me” che cosa intendi?

Uno scrittore americano ha appena pubblicato un libro di successo: durante il tour promozionale, fra interviste, avventure amorose e sbronze colossali, incontra un ragazzino dalla pelle nerissima che da quel momento in poi lo segue come un’ombra. 

Mi volto e vedo un ragazzino in piedi accanto al mio tavolo. Avrà dieci anni. Un po’ dinoccolato, timido e con l’aria da secchione, si potrebbe dire. Quel tipo di ragazzino che ha passato troppo tempo sui libri e non abbastanza a prendere la vita per il bavero. A volte coi ragazzini basta uno sguardo per capire. Gli vedi negli occhi tutto il futuro. Ecco chi è questo ragazzino: tutto il suo futuro in una sola occhiata.

A ogni tappa il bambino, soprannominato dai bulli della scuola Nerofumo, racconta qualcosa di sé, affermando che i suoi genitori gli hanno insegnato a essere invisibile, per proteggersi dalla brutalità del mondo. 

Lo sai che sei nero, no? Nerofumo rimpianse di non essere invisibile. Ancora e ancora, colpevolmente, insisteva non solo a non essere invisibile ma a rimanere lo stesso bambino dalla pelle assurdamente scura. Certo che sapeva di essere nero. Non scuro di pelle, ma nero. Nero come gli occhi chiusi. Nero come una notte senza stelle. Nero come il nerofumo della stufa.

E in effetti, lo scrittore è l’unico in grado di vederlo, ma poiché è affetto da una strana malattia che gli impedisce di distinguere la realtà dal sogno è certo che si tratti di una semplice allucinazione. Ben presto, però, le sue visioni hanno il sopravvento, mettendolo di fronte a un passato che da sempre cerca di sfuggire, una verità che preme per liberarsi e ritrovare corpo e voce. 

Nel romanzo “Che razza di libro!”, l’autore afroamericano Jason Mott, narra la storia di un bambino che vede nell’invisibilità una promessa di vita, e di un uomo che vorrebbe uscire dalla propria pelle, per sottrarsi alla violenza. Le vicende di uno scrittore senza nome, impegnato in un tour per promuovere il suo romanzo, si intrecciano con la storia di Nerofumo. I genitori del bambino volevano proteggerlo dalla violenza e dalla cattiveria del mondo. Non volevano eliminare in lui l’ottimismo per il futuro ma metterlo in guardia sulla realtà, perché il fardello da portare, per chi ha la pelle nera, è davvero pesante. 

Il padre avrebbe voluto dirgli: “Tratta le persone come persone. Non guardare il colore. Ama apertamente. Ama tutti.” 

Poi, però, avrebbe dovuto dirgli: “Verrai trattato in modo diverso per via della tua pelle. Le regole per te sono diverse. Ecco come ti devi comportare se incontri la polizia. Ecco come ti devi comportare se sei nato nel Sud. Questa è la realtà del tuo mondo.” 

Il padre di Nerofumo verrà ucciso da un poliziotto sotto gli occhi di suo figlio. 

È difficile spiegare perché queste cose accadono, ma accadono. Ecco perché volevano insegnargli a svanire. A essere Non Visto. A essere Protetto. 

Allo scrittore senza nome e a Nerofumo, si aggiunge un terzo protagonista: un Ragazzino assassinato dalla polizia in North Carolina. Uno, nessuno e centomila, il fantasma di un bambino che rappresenta tutti i bambini neri la cui vita è stata fermata dalle pallottole dei poliziotti. 

Ogni bambino crescendo scoprirà che la vita non è facile, l’Eden sulla Terra non esiste. Essere neri in America vuol dire vivere in costante compagnia del pericolo. I genitori insegnano ai figli a essere invisibili per non diventare il centro delle attenzioni della polizia che, invece, vede sempre le persone di colore. Essere invisibili però ha il difetto di far perdere la propria identità, nessuno vorrebbe non essere visto e si può arrivare a odiare il colore della propria pelle. 

Il romanzo, commovente e dolorosamente attuale, si arricchisce di più punti di vista che poi convergeranno nel finale dove tutte le paure, le ossessioni, le tensioni razziali, i segreti verranno alla luce in una società fatta di dolore e ingiustizie. 

“Che razza di libro!” è un libro brillante, a tratti malinconico, che coinvolge emotivamente. Vi troverete rabbia e dolore, illusione e amore, ma anche un messaggio di speranza per poter spezzare il ciclo della violenza. È difficile imparare ad amare se stessi “in un paese dove ti dicono che sei una piaga per l’economia, che non sei altro che un potenziale carcerato, che la tua vita ti può essere tolta in qualsiasi momento senza che tu possa farci niente … imparare a volersi bene in tutto questo? Cazzo, è un miracolo.” 

“Che razza di libro!” parla al nostro cuore, fa appello alle nostre emozioni, ci proietta in un limbo dove realtà e immaginazione si fondono. Jason Mott semina il terreno narrativo con semi da cui nascono amici immaginari, malattie mentali, alcolismo e tanto dolore. Eppure c’è amore in questo romanzo: l’amore dei genitori afroamericani verso i figli. A loro spetta il compito di proteggerli ma anche di prepararli a un mondo severo fatto di ostacoli che cancellano la giustizia per chi ha il colore di pelle “sbagliato”. 

Il Non Visto, lo scrittore senza nome e il Ragazzino si fondono per diventare un’unica identità, attraversando una fitta schiera di fantasmi degli omicidi, dei pestaggi e delle battaglie per i diritti civili, nell’America ancora dilaniata da conflitti razziali e sociali. Si può cambiare il mondo? Proviamo a fermare questo virus del razzismo che semina odio e soffoca l’amore. Proviamoci!

venerdì 1 luglio 2022

BLOGTOUR | "Re Bianco" di Juan Gomez-Jurado | I 5 motivi per leggere il romanzo

Dal 5 luglio in libreria l’atteso nuovo thriller dello spagnolo Juan Gòmez-Jurado: “Re Bianco”, edito da Fazi nella collana Darkside. Si tratta del terzo capitolo della trilogia bestseller iniziata con “Regina Rossa” e proseguita con “Lupa Nera”, campione di vendite in Spagna per due anni consecutivi e pubblicato anche in Italia conquistando il cuore dei lettori. “Re Bianco” ha il fascino del lato oscuro. Rabbia, paura e violenza vi travolgeranno fino all’imprevedibile finale.

 Quindi non potete perdervi questo romanzo per ben cinque ottimi motivi. 




Re Bianco 
(Trilogia di Juan Gomez-Jurado #3)
Juan Gómez-Jurado

Editore: Fazi
Pagine: 400
Prezzo: € 18,50
Sinossi
«Spero che tu non ti sia già dimenticata di me. Giochiamo?».
Quando Antonia Scott riceve questo messaggio, sa benissimo chi glielo ha inviato. Sa anche che questa partita è quasi impossibile da vincere. Ma ad Antonia perdere non piace e, se perde questa battaglia, le avrà perse tutte. È il momento della resa dei conti, dello scontro faccia a faccia con il suo nemico numero uno. E sarà uno scontro spietato, un ballo diabolico a un ritmo convulso, una crudele caccia al tesoro costellata di trappole mortali in cui ogni tappa è più pericolosa della precedente. I fili, come sempre, verranno mossi dall’alto: la regina è la figura più potente della scacchiera, ma un pezzo degli scacchi non deve mai dimenticare che c’è sempre una mano che lo dirige. Anche questo, però, è tutto da vedere.



I 5 motivi per leggere il romanzo

1. Perchè “Re Bianco” segna il gradito ritorno di Antonia Scott e Jon Gutiérrez. Vi descriverò brevemente i due protagonisti carismatici e vi presenterò nuovi personaggi, cattivissimi.

Antonia è una donna speciale: non è una poliziotta, né una criminologa ma ha subito un addestramento estremo. Non ha mai portato un’arma, ma non è detto che non le sappia usare, eppure ha risolto tantissimi casi grazie alla sua intelligenza straordinaria. Ha un’elevata capacità di autocontrollo, gestisce bene le sue emozioni, ma c’è qualcuno che trama nell’ombra e potrebbe batterla in una sfida all’ultimo sangue. Antonia è l’eroina di questo romanzo, sempre in lotta contro i crimini e non può cedere. Verrà attaccata anche sul piano psicologico eppure dovrà conservare la forza per vincere l’ultima partita contro il suo avversario più temibile.

Anche  Antonia Scott ha dei limiti. L’unica a non arrendersi è la sua volontà inscalfibile. Lei va avanti, anche quando la strada è finita. Quando è caduta giù dal dirupo e mentre sta cadendo. E anche quando cade, Antonia semplicemente si rifiuta di sbattere sul pavimento.

Jon Gutiérrez è ispettore di polizia a Bilbao, un omone di due metri ma non grasso, ha un carattere impulsivo e non si lascia calpestare da nessuno. Sa gestire con rispetto le fragilità di Antonia che sono come fantasmi pronti a perseguitarla.

La giustizia non è soddisfazione. È la verità in movimento. Ed è il nostro maledetto lavoro.

Conoscere meglio i protagonisti ci permetterà di sentirci più vicini a loro e scopriremo altri personaggi dotati di un fascino particolare: il fascino del male che si nutre di un odio profondo.

Re Bianco sarà l’antagonista di Antonia in questa avventura. Il signor White è un personaggio crudele, diabolicamente intelligente, uno psicopatico con l’ossessione di affrontare e sconfiggere Antonia.

2. Perchè “Re Bianco” è l’ultima corsa contro il tempo di Antonia Scott. La più impossibile, la più disperata che coinvolgerà il lettore in una storia al cardiopalma.

 Spero che tu non ti sia già dimenticata di me. Giochiamo?

Quando Antonia Scott riceve questo messaggio, sa benissimo chi glielo ha inviato. Sa anche che questa partita è quasi impossibile da vincere. Ma ad Antonia perdere non piace e, se perde questa battaglia, le avrà perse tutte. È il momento della resa dei conti, dello scontro faccia a faccia con il suo nemico numero uno. E sarà uno scontro spietato, un ballo diabolico a un ritmo convulso, una crudele caccia al tesoro costellata di trappole mortali in cui ogni tappa è più pericolosa della precedente.

3. Perchè l’autore ha la capacità di sedurre i suoi lettori con una trama articolata e intrigante, che mescola paure personali a scenari internazionali, con una narrazione fluida e personaggi ben strutturati. La divisione in capitoli brevi, paragonabili a frammenti di un incubo senza fine, ne agevola la lettura. Alcune pagine vi faranno venire i brividi e altre vi mostreranno scene d’azione, intrighi e vendette. Ora tutti i nodi vengono al pettine e Gòmez-Jurado alterna pagine che parlano del presente e mostrano l’evoluzione della storia, a momenti che raccontano episodi del passato che ci permetteranno di conoscere meglio Antonia e Jon. Il tutto mantenendo sempre alta la tensione e segnando il countdown contro un’avversaria implacabile: la morte.

La regina è la figura più potente sulla scacchiera” dice il Re Bianco. Ma per quanto potente sia un pezzo degli scacchi, non deve dimenticare che c’è sempre una mano che lo muove. “Vedremo”, rispose Antonia.

4. Perchè Gomez-Jurado ha un modo brillante di narrare, cattura l’attenzione del lettore che si trova a partecipare alle indagini provando curiosità, odio per i malvagi onnipresenti e schierandosi al fianco di Antonia e Jon. Dopo aver letto i primi due capitoli della trilogia, aspettavo con ansia il capitolo conclusivo e non sono rimasta delusa. “Re Bianco” è un thriller dalla trama imprevedibile con un ritmo da capogiro perché i nostri amati protagonisti dovranno risolvere intricati crimini avendo a disposizione un tempo molto breve. Poche ore per vivere o per morire. La morte sarà la loro fedele compagna, come un vestito cucito sulla pelle.

5. Perché sembra che la serie “Regina Rossa” sia giunta alla conclusione con “Re Bianco” ma l’autore si rivolge a noi lettori per chiederci se sia o no il caso che Antonia e Jon tornino con nuove sfide. Juan Gomez-Jurado conclude: “con immensa allegria e gratitudine posso dire che Antonia e Jon, non sono più miei, ma appartengono a voi. Per cui rispondetemi. Antonia e Jon torneranno?”

La mia risposta è, senza alcun dubbio: “Si! Si! Si!”.