giovedì 28 gennaio 2016

RECENSIONE | "Il bambino in cima alla montagna" di John Boyne

Buongiorno lettori :) A 10 anni dalla pubblicazione del libro “Il bambino con il pigiama a righe”, John Boyne torna a raccontare una delle pagine più drammatiche del Novecento. 

Il bambino in cima alla montagna
John Boyne (traduzione di F. Gulizia)

Editore: Rizzoli

Pagine: 286

Prezzo: € 15,00

Sinossi: Pierrot è ancora un bambino quando, rimasto orfano, deve lasciare la sua amata Parigi per andare a stare dalla zia in una bellissima e misteriosa magione tra le cime delle Alpi bavaresi. Ma quella non è una villa come le altre e il momento storico è cruciale: siamo nel 1935 e la casa in cui Pierrot si ritrova a vivere è il Berghof, quartier generale e casa delle vacanze di Adolf Hitler. Il Führer lo prende sotto la sua ala protettrice e Pierrot poco alla volta viene catturato da quel nuovo mondo che lo affascina e lo fa sentire speciale, un mondo di potere ma anche di segreti e tradimenti, in cui non capire dove sta il Bene e dove il Male può essere molto pericoloso. 



http://i.imgur.com/ye3Q8bo.png
STILE: 7 | STORIA: 8 | COPERTINA: 7

‹‹Sai perché le persone indossano le uniformi, vero, Pierrot?››
Il bambino scosse la testa.
‹‹Perché chi le indossa pensa di poter fare tutto ciò che vuole. E di poter trattare gli altri come non farebbe mai se indossasse abiti normali. Colletti, soprabiti, stivaloni: le divise permettono di esercitare la crudeltà senza mai sentirsi in colpa.››
Pierrot è un bambino che vive a Parigi. E’ il 1936, l’Europa va verso la catastrofe e venti di guerra spirano sempre più forte sul mondo. Il papà di Pierrot era tornato dalla guerra completamente cambiato e devastato nell’animo. Per dimenticare ciò che aveva visto e ciò che aveva dovuto fare, inizia a bere. La sua inquietudine lo porta ad allontanarsi dalla famiglia, morirà cadendo sotto un treno. Emilie, la mamma di Pierrot, trova lavoro come cameriera in un ristorante e riesce a regalare anni felici al suo piccolo bambini. Il destino, evidentemente, ama mescolare le carte: Emilie muore e il suo bambino, rimasto orfano, deve lasciare Parigi per andare a stare dalla zia in una bellissima casa tra le cime delle Alpi bavaresi.

La villa si presenta subito diversa dalle altre case. Ci sono soldati davanti all’ingresso, tanta servitù, i padroni momentaneamente assenti. E’ il Berghof, quartiere generale e casa delle vacanze di Adolf Hitler.
Voltandosi, Pierrot notò sulla parete il ritratto di un uomo serio con i baffetti, che fissava un punto in lontananza: indossava una giacca gialla con una croce di ferro sul taschino, una mano era posata sulla spalliera di una sedia, l’altra piantata sul fianco. Alle sue spalle era appeso un dipinto raffigurante alcuni alberi e un cielo che si oscurava di nuvole grigie, come se si stesse preparando un terribile temporale.
Pierrot si rende subito conto, pur essendo un bambino, che nulla sarà più come prima. Tutti, nella casa in cima alla montagna, devono lavorare. Anche lui. Il lavoro rende liberi. E’ così che dice il padrone.

I primi giorni di permanenza nella casa segnano, per Pierrot, l’inizio di una trasformazione radicale. Zia Beatrix inizia a fare strani discorsi al nipotino sulla necessità di cambiare il suo nome, troppo francese, in Pieter, nome tedesco. Inoltre, Pierrot, deve dimenticare Parigi e considerarsi un tedesco. Dovrà anche dimenticare Anshel Bronstein, un ragazzino ebreo suo migliore amico. Dovrà rinnegare se stesso e il suo passato.

Un giorno, finalmente, i padroni giungono a Berghof e per Pierrot sarà l’inizio di una nuova vita. Il Fuhrer lo prenderà sotto la sua ala protettrice, lo renderà partecipe delle sue idee, gli regalerà la prima divisa. Pierrot subirà il fascino dell’uomo potente che lo fa sentire speciale, parte di un mondo di potere in cui non capire dove sta il Bene e dove il Male può essere pericoloso.
Noi reclameremo ciò che è nostro. La nostra terra, la nostra dignità e il nostro destino. La lotta del popolo tedesco e la vittoria finale faranno la Storia della nostra generazione.
Pierrot smise di pensare francese. Indossata la divisa della Deutsches Jungvolk, iniziò a sentirsi tedesco.

Inizialmente è come se in Pierrot convivessero due modi di pensare, due mondi diversi di emozioni. Da una parte c’è il bambino che nutre rispetto per le persone, condivide ogni cosa con un amico ebreo, mostra l’orgoglio di essere francese, ama i suoi genitori. Poi Pieter ingloba Pierrot. Il nuovo ragazzino subisce il fascino della forte personalità del Fuhrer. Cede al richiamo del potere, si lascia sedurre dall’ideologia nazista, diventa indifferente al bene e al male. In lui prevale la voglia di appartenenza e di accettazione. Pieter è il cuore nero di Pierrot, la sua mente è inebriata dal potere del comando. Si lascerà travolgere dagli eventi, sarà testimone di orribili progetti, sarà egli stesso capace di orribili scelte. Fino alla fine. A 16 anni Pierrot dovrà affrontare la sua coscienza e non potrà fingere di non sapere ciò che succedeva.
Guardami, Pieter, guardami. Non fingere mai di non aver saputo quello che succedeva qui. Hai occhi e orecchie. E sei stato seduto in quella stanza in molte occasioni, a prendere appunti. Hai sentito tutto. Hai visto tutto. Sapevi tutto. E sai anche di quali azioni sei responsabile. Ma sei ancora giovane, hai solo 16 anni. Solo, non dire mai a te stesso che non sapevi. Quello sarebbe il crimine peggiore.


“Il Bambino in cima alla Montagna” ci porta nella Storia narrando una delle pagine più buie dell’umanità. John Boyne, attraverso gli occhi di un bambino, guarda il mondo degli adulti che, con i loro comportamenti, cancellano l’innocenza dei più piccoli. La storia si dipana con intreccio drammatico ponendo il lettore davanti a situazioni che ben sottolineano il potere seduttivo dell’ideologia nazista. Pierrot si lascia affascinare dalla promessa di una grande Germania dominatrice, dal mito della purezza ariana, dal male che è in ognuno di noi.


Con una scrittura semplice, che permette una fluida lettura, lo scrittore ci propone una storia in cui l’amore, l’amicizia, la lealtà, il tradimento s’intrecciano con i grandi avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale. I personaggi sono ben caratterizzati anche se non ho provato alcuna empatia con loro. A dir il vero tutto il romanzo mi è parso freddo, duro come è naturale che sia trattando temi che si nutrono della follia di un uomo. Credevo, sinceramente, di emozionarmi di più invece così non è stato. “Il Bambino in cima alla Montagna” è un libro scorrevole da leggere in pochi giorni ma senza eccessive pretese.

11 commenti:

  1. Questo libro l'ho comprato proprio perché la trama mi ispirava molto! La tua recensione non ha che rafforzato l'idea di leggerlo al più presto! :)

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    1. Nel libro è narrato il rapporto tra un adulto carismatico e un bambino che crede, finalmente, di aver trovato un nucleo di appartenenza. E' un modo diverso d'analizzare pagine di Storia che offrono sempre tanti temi da trattare :)

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  2. Ciao Aquila, come sai aspettavo la tua recensione. Da quello che leggo mi sembra che questo romanzo rappresenti una fotografia netta non solo del periodo storico e della guerra, ma dell'ideologia di una intera nazione, ideologia che viene inculcata anche, e soprattutto, nelle menti dei più piccoli. Un'analisi chiara e dettagliata alla quale non c'è altro da aggiungere. Entra in wishlist! A presto :)

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    1. Hitler in patria era un dio osannato dal popolo che vedeva in lui la possibilità di una rinascita della Germania. L'innocenza dei bambini era il prezzo da pagare sull'altare delle ideologie naziste.

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  3. Ho apprezzato molto l'abilità dello scrittore di "diventare bambino", nel precedente libro. Motivk per cui anche ora questo libro mi attira, ma nemmeno tanto :)

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    1. L'autore predilige il modo di vedere dei bambini che saranno gli uomini del futuro. La guerra lascerà un segno indelebile nei loro cuori.

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  4. è un genere che non può non piacermi! devo ricordarmene!!

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    1. L'analisi psicologica dei personaggi rivela rapporti basati sul condizionamento. Un bambino cede davanti al fascino della divisa, si sente parte di un progetto grandioso e non si pone domande.

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  5. Ho letto "Il bambino con il pigiama a righe" e mi è piaciuto un sacco, per quanto sconvolgenti, sono i fatti narrati. Questo non l'ho ancora letto, non so se lo leggerò, non so se sarò in grado di affrontare nuovamente un tema così "crudele"

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    1. La furia dell'uomo ha scritto queste pagine di Storia che ancor oggi commuovono e indignano l'intera società.

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  6. Ho preso un appunto, aspettavo il tuo parere su questa lettura, ammetto che nonostante la tua recensione che mi ha invogliata nella lettura, rimango sempre frenata davanti a libri che trattano questo argomento, ma a volte capita di sentirne l'esigenza, quando accadrà di nuovo saprò che libro leggere :-)

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