martedì 18 marzo 2025

RECENSIONE | "Il male che non c'è" di Giulia Caminito

Nel nuovo romanzo di Giulia Caminito,"Il male che non c'è" (Bompiani), il protagonista è ossessionato dalle malattie. Le sente dentro di sé e nella sua mente. Nel tentativo di scoprire cosa non va nel suo corpo, l'uomo, giovane trentenne, trascura il lavoro, la fidanzata e la famiglia. Allontana amici e conoscenti. I suoi rifugi sono il web e i ricordi d'infanzia.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Il male che non c'è
Giulia Caminito

Editore: Bompiani
Pagine: 272
Prezzo: € 18,00
Sinossi

Tutto comincia nel tempo dell’infanzia, che Loris trascorre nell’orto di nonno Tempesta. Quando è insieme al nonno, il bisogno eccessivo di leggere per scacciare le angosce scompare e lui impara cose meravigliose come costruire una voliera per allevare i colombi, fedelissimi e iridescenti. Ma ora Loris ha trent’anni, ha fatto della lettura il suo mestiere, ha un appartamento e una fidanzata. Ma il lavoro in casa editrice è precario, l'ansia di non essere all'altezza dell'età adulta lo schiaccia, lo divora. Tempesta, i colombi, l’infanzia sembrano perduti per sempre. Giorno dopo giorno, Loris scivola dentro sé stesso, concentrato sui segnali di allarme che il corpo gli manda. C’è un male che lo assedia, ne è certo, un male che nessuno vede tranne lui, così come solo lui vede Catastrofe, la creatura mutaforme – occhi di gatta, pelle di pesce, orecchie da lupa – che gli siede accanto nei momenti più difficili.





Non so se lei può capire, dottore, ma io sono certo ci sia qualcosa, ognuno di noi conosce il proprio corpo e lo sente, e poi non c'entrano i valori comuni del sangue, l'emocromo completo, e non c'entra l'ecografia, il gel freddissimo sulla pelle, io voglio vedere dentro, voglio indagare le anse, i pertugi, i vicoli ciechi del mio intestino, delle mie membrane, dove si annidano i ragni violino, i più cattivi.

Il protagonista del romanzo di Giulia Caminito è un giovane uomo ossessionato dalle malattie. Per scoprire le patologie, frutto di fantasia, che secondo lui lo affliggono, si sottopone a continui esami diagnostici e assume numerosi farmaci che lui stesso si autoprescrive. Ma tutti i dottori consultati, ogni analisi eseguita, confermano un'unica diagnosi: Loris non ha nulla, è tutto frutto della sua mente.

Loris, questo è il nome del personaggio, è un uomo cupo prigioniero di un male, come dichiara il titolo, che non c'è. Anche se il male non c'è, Loris percepisce un dolore reale che invade ogni parte del suo corpo. Quel dolore, come una Bestia che lo divora, lo tiene lontano dal mondo intero e lo proietta in un'esistenza fatta di ricerche sui siti medici, di compilazioni di lunghi elenchi di sintomi spie di multiple patologie e di voli pindarici nel campo medico con atterraggi nei blog di malati veri o presunti. L'uomo si rifugia allora nei ricordi d'infanzia e ha un'amica immaginaria. Si tratta di Catastrofe, una creatura seducente, beffarda e mutaforme (gatta, lupa, amica, sposa), che si manifesta nei momenti in cui il dolore si fa quasi insopportabile. È come se Loris desse un corpo al proprio dolore, lo rendesse visibile e concreto.

Grazie ai blog, Loris non si sente solo. Ci sono tante persone che condividono con lui problemi seri di salute come Maddie che nel suo blog ha un diario sulla sua malattia. Lei racconta quotidianamente la sua odissea e raccoglie fondi per la terapia.

Il protagonista sembra vivere due vite. Quella reale lo vede immerso tra i suoi libri, non coinvolto dal lavoro di stagista presso una piccola casa editrice, quasi sempre in disaccordo con la fidanzata e con i genitori. In lui domina l'ansia di non essere all'altezza dell'età adulta. Ansia che lo schiaccia e lo divora. Poi c'è la vita parallela che lo vede attivo nella ricerca dei suoi sintomi, nel districarsi tra studi medici per prenotare visite di controllo specialistiche che, naturalmente, non portano mai a nulla. L'uomo sente di avere un male dentro di lui, un male capace di cancellare ogni barlume di speranza.

Loris accoglie in sé le aspettative che gli altri hanno proiettato su di lui. Non sarà mai il lavoratore propositivo, il figlio modello, il fidanzato premuroso. Non si riconosce in nessun ruolo sociale e fugge via sull'isola felice della sua infanzia. Scopriremo un Loris bambino che adora trascorrere il suo tempo con il nonno Tempesta che alleva colombe in una grande voliera posta in giardino. Con lui, Loris è felice e scompare il suo bisogno eccessivo di leggere per allontanare le angosce. Nonno Tempesta e l'amico Gelo, arrivato dalla Romania, sono un balsamo per il bambino. Il nonno, vissuto in Africa al tempo del colonialismo, ha tanti aneddoti e avventure da raccontare all'amato nipotino.

Giulia Caminito racconta se stessa e la sua generazione che ha sperimentato la solitudine della Rete e della precarietà. Lo fa alternando momenti colmi di spietata tensione a periodi in cui l'emozione regna sovrana. Tuttavia si può scorgere, fate attenzione, un'ombra di speranza. Un'ombra in trappola nella torre della solitudine.

L'ipocondria diventa protagonista di una storia intensa. L'insicurezza e l'angoscia crescono in modo direttamente proporzionale alla crescita del protagonista. Diventare adulti non é facile. La precarietà, l'isolamento a cui ci ha condannato la tecnologia, la depressione sempre dietro l'angolo, sono mali invisibili che ci accompagnano. Sono i peggiori, i più crudeli. Da questo terreno fertile nasce Catastrofe, l'ipocondria che si materializza e si manifesta nei momenti più bui.

Catastrofe è l'insieme di tante paure, dell'angoscia di non farcela, di non essere come gli altri, di ammalarsi e di morire.

Caminito usa uno stile essenziale per presentare personaggi che si perdono in un mondo simile a una corsa a ostacoli, per dare voce a un'oscurità che esiste. Non tutti hanno resistenza e volontà, diventa sempre più difficile emanciparsi dalla famiglia, farsi strada in un mondo lavorativo dominato dallo sfruttamento, sopravvivere con un misero stipendio, affrontare i disservizi del sistema sanitario nazionale, affrontare il primo appuntamento con la Morte che si porta via una persona cara.

La nostra società è fatta di maschere che giudicano, i volti sono davvero pochi. In questa nebbia di malessere e aggressività è facile perdersi. Sono innanzitutto persone che vogliono essere visti non tanto per i propri pregi ma per le proprie mancanze. Incatenati a un malessere che nasce anche dall'essere non capiti, vivono un dolore perenne per ciò che non sono in grado di essere. Si sentono non compresi, non ascoltati, non visti. Sono continuamente alla ricerca di un'identità, vogliono essere riconosciuti per ciò che sono comprese le loro imperfezioni e insicurezze.

Riuscirà Loris ad approdare a un lieto fine? Ci sarà una luce in fondo al tunnel?

Giulia Caminito riesce a trasformare i disagi in parole, con sensibilità procede lungo il confine tra dolore fisico e mentale, tra quello che vediamo e quello che facciamo finta di non vedere. Una lettura ricca di poesia, un viaggio nella vulnerabilità che ripercorre un'oscurità che si cela nel corpo.

Il dolore sta lì e spinge, spinge e diventa bolo, nodulo, è sodo, lo puoi tastare sottopelle, finché il guscio non si crepa e qualcosa esce.

L'ipocondria, la fragilità emotiva, il malessere che ci portiamo dentro, sono zavorre che appesantiscono il nostro cammino per le vie del mondo. Eppure, ne sono sicura, una possibilità di rinascita c'è. L'ancora di salvezza è in noi, il difficile è trovarla.

2 commenti:

  1. Ciao Aquila, tempo fa ho letto un romanzo della Caminito "L'acqua del mare non è mai dolce" e, sebbene mi fosse piaciuto, non ho sentito l'esigenza di leggere altro di suo...
    Buona giornata :-)

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    1. Ciao Ariel, ho letto anch'io il romanzo che hai citato e l'ho apprezzato. Con "Il male che non c'è" mi sono ritrovata in un vortice di emozioni scatenati dal tema dell'ipocondria. Spero in un futuro legato alla vita, con meno disagi e tanta speranza. Un abbraccio :)

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