Ho il piacere di ospitare la penultima tappa del gruppo di lettura Books, chocolate and friends organizzato dal blog Café Littéraire da Muriomu.
Sono molto felice di aver preso parte a questa iniziativa, è un piacere commentare con tutti voi questo romanzo, finestra dopo finestra, pagina dopo pagina ^-^
Sono molto felice di aver preso parte a questa iniziativa, è un piacere commentare con tutti voi questo romanzo, finestra dopo finestra, pagina dopo pagina ^-^
Dopo la prima tappa ospitata da Café Littéraire da Muriomu
e la seconda tappa ospitata da La ragazza che annusava i libri,
eccoci giunti alla terza tappa :D
e la seconda tappa ospitata da La ragazza che annusava i libri,
eccoci giunti alla terza tappa :D
La quattordicesima finestra ci presenta Nikolas nuovamente
solo e stravolto dal dolore per la morte di Isak: non sopporta l’idea di essere
in balia della sofferenza che si mostra come sua fedele compagna di viaggio.
Il povero Nikolas, nel suo dolore, ricorda le parole del
padre:
Sei un bambino grande, so che ce la farai a stare da solo.
E’ difficile accettare il proprio destino, così Oula fa una
promessa a se stesso:
Quando mi sarò ripreso anche da questo dolore, non lascerò più che nessuno mi diventi così caro. Non riuscirei a sopportare ancora questa terribile sensazione. Vivrò da solo fino alla fine dei miei giorni, come è destino che sia.
Presa questa decisione, il nostro protagonista ritorna a
casa e lascia che la vita scorra senza il suo coinvolgimento. Nikolas decide di
riprendere in mano la sua esistenza quando, sotto il letto di Isak, trova uno
scrigno colmo di monete d’oro che gli permetterà di vivere tranquillamente
dedicandosi solo alla costruzione dei giocattoli da portare ai bambini per
Natale. A quanto pare il destino mostra un volto benevolo verso Oula Pukki che
ha ritrovato la voglia di vivere.
Intanto al villaggio Emil è seriamente preoccupato per le
sorti di Nikolas che, si dice, sia impazzito dal dolore. Così l’amico
d’infanzia va a trovare Oula e lo vede impegnato nell’ampliamento del
laboratorio. Nell’aspetto Oula è visibilmente cambiato, ha la barba lunga e i
capelli lunghi. Egli vivrà solo in funzione del Natale.
Nikolas trascorrerà giorni sereni addestrando le quattro renne per la sua slitta, regalandoci un sorriso. Seguendo le indicazioni del commerciante Hilla, Oula decide di vestirsi di rosso per farsi obbedire dalle renne: una giacca, un cappello e un paio di pantaloni tutti rigorosamente rossi. Oula stringerà con le renne un patto: per una notte all’anno lo avrebbero aiutato a portare i doni ai bambini del villaggio, in cambio avrebbero goduto di ozio e pascoli per il resto dell’anno.
Ben presto al villaggio ognuno immagina storie diverse su questo personaggio senza nome che porta i doni nella notte di Natale. Contemporaneamente iniziano a circolare voci sull’eremita Oula che veniva indicato come una persona che odiava gli esseri umani e specialmente i bambini. Ancora una volta il comportamento di Nikolas viene frainteso dagli abitanti del villaggio. Quando Nikolas si presenta all’emporio di Emil, tutti i bambini scappano via impauriti tranne Ada (la figlia di Emil) che ha ormai 5 anni. Lei non credeva che Nikolas fosse un uomo cattivo anzi pensava che fosse proprio lui a portare i regali la notte di Natale perché così le aveva detto il suo papà. Nikolas si rattrista molto nel vedere il fuggi fuggi dei bambini e nega, con Ada, di essere lui L'Uomo del Natale. La bambina si arrabbia con il padre accusandolo di essere un bugiardo, Emil a sua volta accusa Nikolas di essere un egoista che pensa solo a se stesso e lo caccia dall'emporio per avergli fatto fare brutta figura con la figlia. Quanta ingratitudine, Emil ha dimenticato che deve la sua vita a Nikolas e nuovamente gli volta le spalle.
Dopo il litigio con Emil, Nikolas si sente più solo che mai. Ha perso l’unico amico che avesse mai avuto e trova conforto solo nel lavoro. Il tempo passa e lascia segni indelebili sul corpo di Oula e sulla sua anima dilaniata da ferite sempre aperte che lo tormentano continuamente.
Quanto più forte è la memoria, tanto più debole è la speranza.
Giunge il Natale e Nikolas non prova gioia nel distribuire doni ai bamini, quando arriva sul mare ghiacciato per lasciare il regalo alla sorellina Ada, succede un fatto inaspettato. Emil è lì, lo chiama e gli dice che Ada, sua figlia, è scomparsa. Ancora una volta Emil si scaglia contro Nikolas e lo accusa di essere lui il motivo per cui Ada è uscita di casa nella tempesta. La bambina ha lasciato un messaggio in cui diceva che doveva scoprire chi era colui che portava i doni di Natale. Tutto il villaggio, incluso Nikolas, va alla ricerca di Ada e un bimbo confessa a Oula che la bambina voleva portargli un regalo e che quindi si era incamminata verso la sua abitazione.
La ricerca di Ada si spinge fino al bosco, è calato il buio, gli uomini accendono le torce e continuano la marcia nella neve alta. La bufera imperversava sempre più violenta ma le speranze di ritrovare Ada ancora viva si riducono sempre di più. Sulla neve si vedono orme di lupi ed Emil pensa ormai al peggio. Camminando al buio, il papà di Ada cade in un burrone e sarà ancora una volta Nikolas a salvarlo, rischiando anche la sua vita. Finalmente Emil sembra rinsavito e ringrazia l’amico per avergli salvato nuovamente la vita. Le ricerche riprendono ma Ada sembra svanita nel nulla.
Gli uomini ritornano alle loro case e Nikolas ha un colloquio chiarificatore con l’amico. Emil (finalmente!) capisce che non è colpa di Nikolas se Ada è sparita e inoltre fa questa riflessione:
La paura della perdita è una componente dell’amore. Non puoi evitare i sentimenti per tutta la vita solo perché sei in preda alla paura. Devi avere il coraggio di amare e di farti amare, altrimenti non stai neanche vivendo.
Nikolas non riesce a comprendere queste parole.
Una volta ritornato a casa, Nikolas si accorge che qualcosa non va e trova, con grande meraviglia, la piccola Ada seduta sul suo letto con il berretto rosso in testa. Il cuore di Nikolas scoppia per la felicità. Ada spiega che è riuscita a salire sulla slitta e le renne l’hanno portata alla capanna sana e salva. A questo punto Nikolas si ritrova in difficoltà perché la bambina lo accusa di averle mentito e vuole conoscere il perché. Oula le promette di raccontarle la sua storia durante il viaggio di ritorno verso il villaggio.
Prima di giungere al villaggio Nikolas ed Ada si fermano sul mare ghiacciato per consegnare il dono alla sorellina di Nikolas. Ada gli strappa una promessa: ogni Natale lasceranno insieme il regalo per la piccola sorellina. Quindi accompagna a casa Ada che finalmente riabbraccia i suoi genitori.
Sulla strada del ritorno Oula ripensa alla sua vita passata e si chiede come sarà il suo futuro.
Nella sua testa risuonano le parole che aveva detto ad Ada poco prima:
Meno le persone sapranno, più ci crederanno, e più crederanno, meno dubiteranno.
Ada mantiene il segreto di Nikolas e racconta ai bambini del villaggio di aver visto L’Uomo del Natale ed egli non somiglia a Oula. Quando i bambini le chiedono perché quest’uomo porti loro dei regali, la bambina risponde che, così facendo, L’Uomo del Natale vuole mostrare che la gioia del ricevere insegna quanto sia importante dare. Infatti donando agli altri, riceviamo in cambio molto più di quello che diamo.
Passa il tempo, Ada va a trovare Nikolas quattro volte all’anno, quando le stagioni cambiano e Nikolas aspetta sempre con molta gioia queste visite.
Trascorrono vent’anni, Ada è diventata una giovane donna e Nikolas un anziano signore dai capelli e dalla barba bianchi. In una delle sue visite Ada gli confida che si sarebbe sposata. Nikolas è contento per la notizia ma in cuor suo è triste perchè ha il timore di non riuscire a portare i regali ancora a lungo. Gli anni si fanno sentire e il suo corpo non ce la fa più. Chi avrebbe continuato la tradizione? Decide quindi di affrontare un anno alla volta, un Natale dopo l’altro, senza più arrovellarsi.
Nikolas prova per Ada un sincero e profondo affetto e ha capito che l’amore è parte integrante e non si può non amare per paura di soffrire. Ora che è avanti con gli anni, ha il conforto di Ada che riscalda le sue giornate di solitudine.
Questa storia mi ha molto coinvolta emotivamente, ogni
finestra mostra un aspetto dell’evoluzione del personaggio di Nikolas con
caratteristiche salienti che lo ritraggono pagina per pagina. Sono molto
curiosa di sapere chi continuerà la tradizione dei doni natalizi una volta che
Nikolas non ci sarà più.
Mi dispiace vedere che sono rimaste poche finestre alla conclusione del romanzo ma dall’altro lato sono felice di aver preso parte a questo gruppo di lettura :) E’ bello condividere riflessioni ed emozioni con altre persone, così la lettura è ancora più ricca e avvincente.
Aspetto il vostro parere su queste finestre :)
Vi ricordo che la prossima tappa sarà il 28 DICEMBRE e la ospiterà Sonia del blog "Il salotto del gatto libraio"
Buon proseguimento a tutti ^-^
Grazie, Aquila, per averci fatto ripercorrere in poche righe una settimana di lettura ed emozioni. Nikolas in queste sette finestre ha gioito, ha sofferto, è stato ferito, si è sentito solo e incompreso. Il suo cuore però ha imparato una grande lezione: non ci si può difendere dalla tristezza senza difendersi dalla felicità. E così ha deciso di amare ancora, di abbandonare le sue paure e di legarsi ad Ada, la bambina in cui non può fare a meno di rivedere la sua sorellina. La bambina che diventerà una donna, mentre la schiena di Oula si farà curva. Nell'ultima finestra, per la secondo volta dopo la morte di Isak, Nikolas si troverà a riflettere sull'ineluttabilità del trascorrere del tempo, una riflessione che mi ha trasmesso tanta tristezza. Cosa succederà quando non potrà più occuparsi dei doni? Davvero qualcuno prenderà il suo posto? Io spero in una spolverata di magia che permetta a Nikolas di compiere la sua missione "per sempre". ♥
RispondiEliminaQuesta lettura sta volgendo al termine, e con mia grande sorpresa mi ha affascinata, catturata, emozionata. E' scritta semplicemente ma porta un messaggio di fondo importante, che dovremmo sempre tenere a mente. Sembra una di quelle favole che mia nonna mi raccontava da bambina: c'era, nel suo modo di raccontare, un amore e una passione tale che il messaggio di fondo (c'era sempre, nelle sue fiabe) mi arrivava dritto al cuore. In questo piccolo libricino ritrovo quella magia infantile, per questo mi è piaciuto così tanto. Non sempre c'è bisogno di pensieri arzigogolati o maratone di sintassi per scrivere belle storie: quello che conta, alla fine, è il messaggio che si trasmette. Poteva essere una fiaba banale, ma non lo è. Siamo passati attraverso l'evoluzione di un essere umano, una vita intensa costellata da dolore ma anche dalla capacità di riscattarsi sempre, anche se alcune volte è stato molto duro rialzarsi per Nikolas. Ma tutti noi siamo Nikolas, dobbiamo imparare dalle nostre cadute, ad affrontare le nostre perdite, a fidarci nuovamente delle persone, a nutrire i legami, anche se a volte il dolore ci fa venire voglia di scappare. Perché, come ha detto il saggio Emil: "La paura della perdita è una componente dell’amore. Non puoi evitare i sentimenti per tutta la vita solo perché sei in preda alla paura. Devi avere il coraggio di amare e di farti amare, altrimenti non stai neanche vivendo."
RispondiEliminaEccomi qui a commentare la penultima tappa di questo gdl: questa settimana ho aperto quasi tutte le finestre in ritardo ma adesso mi sono rimessa a regime e sono convinta che riuscirò a concludere tenendo il ritmo! ^_^
RispondiEliminaIn questa seconda parte ho fatto pace con la storia, che all'inizio non mi aveva convinto molto, perché mi sta mostrando un lato profondamente umano di un personaggio che nella tradizione "commerciale" viene sempre fatto passare come innaturalmente bonario, allegro e pacioccone... indipendentemente dalla condivisione o meno delle scelte e delle azioni che l'autore fa compiere a Nikolas, viverne i dolori, le gioie (perché finalmente nella sua vita arrivano anche quelle), le preoccupazioni e le speranze lo rendono un protagonista estremamente interessante e "reale".
E' stato molto bello vedere che finalmente Nikolas non è più solo ma ha aperto il suo cuore ad Ada ed in questo affetto è profondamente ricambiato; ho solo paura che prima della fine l'autore ci butti lì qualche altra disgrazia, visto che secondo me ormai ci ha preso gusto a bistrattare questo povero omone! ^_^
A questo punto come voi sono in attesa della magia e della spiegazione del famoso luccichio nel ghiaccio, che mi ha incuriosito fin dalla sua prima apparizione, sperando che l'autore ci regali una conclusione serena e ricca di speranza (si capisce che ho bisogno del lieto fine?!).
Ciao Aquila e grazie ancora per la tua partecipazione.
RispondiEliminaLeggere questo mini riassunto è stato emozionante, quante cose sono successe in sette finestre :'(
Nikolas è diventato parte della mia quotidianità e forse, proprio a causa di questa lettura protratta nel tempo, sento di essermi affezionata a lui come mi è successo con pochi personaggi delle mie letture.
E ora che volgiamo al termine del nostro percorso non so davvero cosa sperare.
È un essere umano, quindi un mortale, e come le persone a cui vogliamo bene vorremmo che vivesse per sempre, ma non credo sarà possibile.
Come Simo, anch'io voglio un lieto fine, ma non so proprio quale potrebbe essere... Nikolas oramai è così vecchio T_T
Diciamolo, Marko Leino ci ha stupito con la semplicità della sua scelta narrativa: nel mostrarci l'uomo dietro la leggenda, abbiamo potuto scoprire le ferite, le sofferenze che non avremmo mai immaginato o sospettato nella figura che tutti noi sin da bambini conosciamo (o pensavamo di conoscere) come Babbo Natale. Ma l'autore ci dice di più, ed è questo che fa di questa storia un racconto sulla forza dell'amore: è proprio dal dolore che Nikolas impara ad essere ciò che è. Impara a donarsi agli altri. Perché la cosa più preziosa e più difficile da regalare a chi ci è accanto è il nostro cuore.
RispondiEliminaCiao Aquila e mi scuso con tutte voi se mi faccio viva soltanto ora.
RispondiEliminaTra, come Simo, finestre aperte con giorni di ritardo (maledetto shopping pre-natalizio), oggi 'ho dovuto' barare e l'ho finito. Non vi farò spoiler tranquille, ma a lettura conclusa voglio lasciare un piccolo parere anche io.
Innanzitutto, perchè non ho rispettato il calendario e ho voluto finirlo? Perchè per me cominciava ad essere pesante. Forse anch'io come Nikolas non mi accorgo del passare del tempo, e leggere in una manciata di pagine dello scorrere del tempo inesorabile, passando in un battibaleno dal Nikolas cinquenne al trentenne, del deperimento fisico, degli affetti che si ammalano e muoiono... mi è letteralmente salita l'angoscia. E' la vita, ma trovarsi tutte le varie tappe condensate in poche pagine è stato troppo.
Non so se Nikolas è il protagonista letterario con cui ho meno legato nella mia carriera di lettrice. A cinque anni già ha pensieri di suicidio e morte in generale, quando i bambini a quell'età hanno una fifa nera della morte, figurarsi togliersi la vita... io a cinque anni non sapevo nemmeno esistesse il suicidio, che Leino abbia reso il suo personaggio troppo adulto già in partenza? Perdere i genitori è ancora 'normale' di fronte ad un bimbo piccolo che medita il suicidio. Anche la figlia di Emil come Nikolas, usa termini troppo stravaganti in bocca ad un bambino.
La storia in sé non sarebbe malvagia (l'idea dei capitoli-finestre è deliziosa) ma per questi due punti, il primo su tutto, non mi sento di promuoverla a pieni voti. Personalmente rabbrividisco che sia classificato come libro per ragazzi perchè per loro potrebbe essere ancora più deprimente di quanto lo è stato per me. Preferisco lasciare ai miei futuri figli tutta la fantasia che gli occorre per immaginarsi il dietro le quinte della storia di Babbo Natale.
In ogni caso non mi tirerò indietro per i prossimi gruppi di lettura, mi piacciono molto e leggere in compagnia è molto meglio ^^
Buon Natale a tutte !!!
È sempre interessante vedere come lo stesso libro possa suscitare sensazioni diametralmente opposte.
EliminaIo ad esempio penso che questo libro sia perfetto come lettura da leggere ai ragazzi perché è di grande insegnamento sotto più punti di vista.
Non sarà una storia tutta sorrisi e allegria, ma sapevo già che non lo sarebbe stata e, a dire il vero, non l'avrei scelta per il gruppo di lettura se fosse stata banale e frivola.
Quello che ho maggiormente apprezzato di queste pagine è il realismo con cui viene raccontata la leggenda, e non trovo affatto innaturale la depressione di un bambino di soli cinque anni che, da un giorno all'altro vede crollare tutto il suo mondo.
Noi, ogni giorno, facciamo tragedie greche per molto meno!
Tornando alla storia, come dicevo, la trovo perfettamente adatta al pubblico a cui è rivolta.
Sono altri i libri che non leggerei mai ad un mio futuro figlio o nipotino.
Non leggerei mai Pinocchio, Barbablù, Hansel e Gretel, Biancaneve, La bella addormentata, Cappuccetto rosso e potrei andare avanti all'infinito...
Quelle sono considerate storie per bambini, eppure instillano in loro paure e angoscia del tutto infondate.
Il mondo fa già abbastanza paura non vedo perché dare, ad un bambino, la possibilità di avere fobie per cose che neanche esistono.
Streghe mangiabambini, genitori che abbandonano improvvisamente i propri figli nel bosco, lupi divoratori di nonne, streghe pazze e vendicative ecc.
In "Miracolo in una notte d'inverno" cosa c'è di così spaventoso?
Viene spiegato che la vita ha un inizio e una fine, ma questa è una lezione che tutti i bambini prima o poi dovranno imparare, una lezione che ciascun genitore si troverà a dover spiegare.
Ricordo inoltre che l'età di lettura consigliata va dai 9-11 anni e credo che tutti a quell'età abbiano già affrontato l'argomento.
Come potrebbe reagire un bambino leggendo la storia di Nikolas?
Io penso che un bambino che non ha mai sofferto il dolore della perdita non potrà che provare pietà per il protagonista di questo romanzo e sentirsi, di contro, immensamente fortunato.
Un bimbo/ragazzino che invece ha già sofferto la perdita dei genitori (perché ce ne sono, purtroppo) potrà capire che la vita va avanti e il futuro può riservare ancora gioie e sorprese. Imparare a prendere il dolore e trasformarlo in qualcosa di costruttivo e non distruttivo. Imparare a trarre gioia donandola agli altri.
Cosa c'è di così orrendo in tutto questo?
Come ho già espresso in commenti passati anch'io sono stata parecchio infastidita in tutta la prima parte del romanzo dal fatto che Leino ha messo in testa e in bocca di un Nikolas troppo piccolo, ragionamenti troppo grandi per la sua età e la stessa assenza di realismo da questo punto di vista l'ho trovata anch'io in Ada la notte in cui si perde nel bosco. Questa è stata la ragione principale per cui la prima parte del romanzo non mi è piaciuta: l'autore ha voluto passare dei messaggi adeguati ai lettori del suo libro, che come sottolineava Muriomu è destinato ad un'età di 9-11, ma facendo l'errore di farli trasmettere da un bambino che non poteva concepirle, per quanto costretto dalle circostanze ad essere più grande della sua età (la mente di un bambino di 5 anni non razionalizza la morte: per un bambino così piccolo la morte è solo un allontanamento temporaneo, non concepisce l'eternità).
EliminaNon concordo invece sul fatto che non sia un romanzo adatto ai bambini perché tutti gli argomenti più dolorosi (la morte, la solitudine, l'incomprensione) sono trattati in modo molto delicato ma comprensibile ad un bambino di 8-11 anni. Sicuramente non lo ritengo adatto ad un bambino più piccolo, ma semplicemente perché credo sia troppo difficile: tutti quei ragionamenti sulla morte, il suicidio, ecc., esattamente come non erano credibili nella testa di un bambino di 5 anni non sono nemmeno comprensibili da un bambino di quell'età che li legge (o li sente raccontare) in una storia. In generale io sono dell'idea che la morte e il dolore facciano parte della vita ed è giusto che i bambini ne facciano esperienza attraverso i libri, i film e l'immaginazione, ovviamente sempre in modo adeguato all'età: fortunatamente i nostri figli/fratelli/nipoti vivono in un paese e in una società che non li costringe a vivere queste esperienza nella vita vera (ad eccezione di casi particolari, è ovvio, però diciamo che la maggior parte dei bambini italiani non conosce la morte nella propria vita). Fare queste esperienze attraverso la lettura, i cartoni animati, ecc. li aiuta a conoscere in modo graduale e delicato qualcosa che prima o poi purtroppo saranno costretti ad affrontare.
Attenzione: non ho detto di non averlo trovato adatto ai bambini, ma è per come è stato descritto che non lo consiglierei ad uno di 9-11 anni. Poteva dire le stesse cose ammorbidendole in qualche punto, senza timore che al lettore venisse la depressione. Ora non è che mi venuta, ma mi ha messo addosso un'enorme tristezza e non oso immaginare gli effetti appunto su un bambino. Credo anche però che i bambini di oggi non siano suggestionabili come lo eravamo noi, sono su internet da prima di venire al mondo e certamente hanno avuto modo di conoscere la vecchiaia e la malattia molto... meglio, se così vogliamo dire.
EliminaCertamente i bambini devono conoscere! La morte farà sempre parte della vita, a cominciare per esempio da un nonno che viene a mancare. E' naturale che il bambino faccia domande, e più libri adatti a lui/lei si conoscono sull'argomento meglio è perchè lo aiuterà ad affrontare la perdita comprendendo e al contempo ringraziando il nonno per la sua preziosa presenza. C'è modo e modo di raccontare le cose come stanno, forse io mi aspettavo semplicemente un'avventura più allegra anche in vista del Natale. Quel che proprio non mi è andato giù è come il nostro protagonista invecchiasse di colpo ogni dieci pagine. Almeno per me è stato un magone dietro l'altro.
Eccomiiiii.. Oggi lo shopping natalizio mi ha proprio portato via tutta la giornata ma ho pensato spesso al gruppo di lettura e ai commenti che avrei letto una volta tornata a casa, accendere il pc e venire a leggervi è stata la prima cosa che ho fatto ;) Si capisce che mi sto affezionando parecchio a questa lettura e soprattutto a ciò che comporta, cioè il commentare insieme quello che accade e ritrovarsi a parlare come tra amiche di quello che ci sta a cuore.. Già perchè Nikolas mi sta davvero a cuore, devo ammettere che alcune sue scelte mi sembrano estreme, io personalmente non riuscirei, ad esempio, a vivere sola per sempre senza parlare con nessuno al mondo solo per il timore di perdere altre persone a cui voglio bene, e per questo ho apprezzato il discorso fatto da Emil a Nikolas che avete citato pure voi.. ma è chiaro che non tutti reagiamo al dolore alla stessa maniera e in fondo questo pensiero di Nikolas rimane tale solo con le parole perchè poi con i fatti torna ad affezionarsi e questa volta il suo affetto è diverso, speciale, perchè rivolto alla sorella che la vita non gli hai mai permesso di avere accanto, perchè è così che Nikolas vede Ada, come la sua piccola sorellina.. Ora che Nikolas è anziano mi fa un'immensa tenerezza, perchè penso alla sua vita ai dolori che ha provato e che non l'hanno mai fermato dal voler fare del bene, la sua bontà è la cosa che ammiro (e un pò invidio) di più.. E' vero, è solo una storia, e non so se nella realtà esistono persone buone come lui, ma è quello che spero, per me e per le persone che verranno dopo di me, di incontrare un uomo tanto buono da amare, perchè Nikolas se lo merita davvero. Io spero, come voi, in una magia che faccia in modo che Nikolas viva per sempre, magari un dono per premiare la sua bontà che gli permetta ancora oggi di distribuire la gioia, attraverso i regali, la notte di Natale <3 :)
RispondiEliminaBuona sera a tutte e grazie Aquila per aver messo a nostra disposizione il tuo angolino di mondo. E grazie a Oula, il mitico Babbo! Che dite passerà qui da me quest'anno? Dopo una vita che non ci credevo più, mi sono ritrovata ad immaginarlo sfrecciare su una lunga slitta e che cosa meravigliosa tornare piccina quando la mattina di Natale scendevo dal letto, correvo in salotto e restavo ammaliata dalle luci che illuminavano pacchetti e pacchettini...È arrivato è stato qui! Esclamavo. Che dire siamo quasi giunti alla fine e nonostante i propositi di Oula di non affezionarsi a nessuno, proprio non ci riesce e perché questo? Perché senza amore non si vive e il cuore ne ha bisogno, è vitale. Deliziosa la parte dell'addestramento delle renne e della creazione dell'abito, due momenti magici che nella mente del lettore rendono vera una favola e che può condizionare il pensiero e cambiare il punto di vista riguardo a questo periodo dell'anno. Il messaggio purtroppo non si addice al nostro mondo...donare solo per il piacere di fare felice qualcuno, senza aspettarsi nulla in cambio, è più astratto della leggenda di Babbo Natale. Non vedo l'ora di conoscere il finale :-)
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