sabato 5 dicembre 2015

Il sabato del sondaggio #32

"Il sabato del sondaggio" è una rubrica creata da me appositamente per il blog Penna d'oro. 
Ogni sabato elaborerò delle domande per scambiare, con voi lettori, opinioni, pareri, 
consigli su temi che riguardano il mondo dei libri.

Buon sabato amici lettori :)

Gli amanti del thriller conosceranno senza alcun dubbio lo scrittore Donato Carrisi. I suoi libri vengono tradotti in tutto il mondo. Il suo ultimo lavoro, “La ragazza nella nebbia” (Longanesi), è appena giunto nelle librerie. Il mese scorso, durante il festival del libro a Milano Bookcity, Carrisi ha detto:
In Italia dire che un libro è commerciale è un insulto, negli Stati Uniti è il migliore dei complimenti. Se un volume vende molto non vuol dire che non sia di qualità.
Questa frase mi ha fatto riflettere e mi piacerebbe porvi la seguente domanda.

Secondo voi un libro commerciale è un prodotto di bassa qualità?

Io condivido il pensiero di Carrisi. Iniziamo col dire che un best seller è un libro di grande successo. 

Secondo il critico letterario Vittorio Spinazzola, si possono distinguere due tipi di best-seller.

Il primo tipo è il best seller di qualità che si presenta come un’opera di alta qualità destinata a sopravvivere al trascorrere del tempo. E’ destinato a diventare un classico e un long seller.

Il secondo tipo è il best seller di consumo, è un libro creato appositamente per raggiungere un vasto pubblico. Accattivante nella sua veste grafica, si presenta con un costo contenuto. Si tratta, in genere di un romanzo di facile lettura, spesso legato a fenomeni culturali del momento e associato a una trasposizione filmica. Basti pensare a “Il diavolo veste Prada” o alla seguitissima saga di “Twilight”.

Spesso si cade nella presunzione di credere che se un romanzo piace a molte persone, vuol dire che è sicuramente un prodotto mediocre e non merita di essere preso in considerazione dai lettori di classe. I critici si dichiarano scandalizzati e volgono lo sguardo verso opere più eccelse. Sicuramente io non condivido questa opinione. Se un libro è ben accolto dai lettori esige attenzione anche da parte dei critici. Tutti i libri nascono come prodotti commerciali avendo l’obiettivo di vendere. Spesso il nome dello scrittore famoso funge da richiamo per i lettori che, amando il suo lavoro, acquistano i suoi libri a scatola chiusa. Ma cosa cerchiamo in un libro? Informazione, divertimento, svago, riflessione? Ogni lettore è un mondo a sé e stabilisce un rapporto intimo e privato con il libro. Leggere i classici vuol dire acquisire una coscienza critica che mi permetta di affrontare in modo personale le problematiche della vita. Da un classico mi aspetto determinati insegnamenti, in un libro commerciale posso trovare molti spunti di riflessione inerenti la società in cui vivo.

King, Follet, Grisham sono autori che potremmo definire commerciali perché gli editori sono sicuri di vendere ogni loro opera. Ma lo scrittore crea solo una parte dell’opera, spetta al lettore completarla. Il libro crea emozioni e ciò dipende dal feeling che si crea tra scrittore e lettore. I libri rispondono alle nostre esigenze del momento, può attirarmi un evergreen o un libro commerciale che nasce dalle esigenze del mercato editoriale. Apprezzo entrambe le scelte. Forse dovremmo riflettere sul perché tanti giovani considerano “mattoni” i classici e ritengono i libri moderni più vicini alle loro esigenze. I ragazzi si riconoscono nei protagonisti che parlano delle situazione, dei temi che più gli coinvolgono. I libri commerciali non sono da demonizzare, l’importante è leggere tanto per crearsi una propria identità da lettore. Forse vendere milioni di copie è un reato? Ai posteri l’ardua sentenza.

Io torno a leggere il mio amato Carrisi che non sfigura per niente tra i classici della mia libreria.

13 commenti:

  1. Ciao e buon sabato! Certamente hai sollevato una questione spinosa. Io sono una lettrice onnivora, leggo davvero di tutto, dai classici ai best sellers, non faccio nessun tipo di razzismo libresco. Adoro Ken Follet, King è in assoluto il mio autore preferito e sfido chiunque ad affermare che i suoi libri siano di basso livello. Quindi no, non farei questo tipo di distinzione. Però, d'altra parte, è anche vero che a volte ritroviamo primi in classifica libri veramente brutti, scritti male e di dubbio gusto: si veda la triologia delle 150 sfumature, i libri di Moccia e di Fabio Volo. Questi libri vendono tantissimo, con mia profonda tristezza. Forse Carrisi si riferiva a questo fatto editoriale, nel senso che in Italia i nostri autori best seller sono veramente di un livello assai mediocre, lasciandoci capire che il lettore medio italiano abbia gusti davvero tremendi. Gli autori di best seller americani sono di un altro livello. Secondo me, naturalmente.

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    1. Anch'io amo leggere libri di vario genere e non vado alla ricerca del Best seller del momento. La lettura è sempre un piacere soggettivo, molti acquistano libri non per scelta ma per aderire a una moda. "Le sfumature" hanno avuto un notevole successo di pubblico, ignoro cosa spinga un lettore ad acquistare tali libri: mistero :)

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  2. E' un po' come funziona per ogni cosa: c'è la parta top e la parte commerciale.
    Non penso però che un libro commerciale debba essere per forza brutto. Io leggo di tutto, tieni conto di questo. Leggo libri impegnativi e non, e tutto il resto.
    Ho letto libri non commerciali che mi hanno fatto ribrezzo e libri commerciali che ho amato; e viceversa.
    Quindi secondo me non si ha tanto una distinzione di contenuto, quanto ti pubblicità.

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    1. Ogni libro è un prodotto commerciale che dovrebbe incontrare i gusti del pubblico. I critici, spesso, stroncano i libri che hanno un notevole successo con i letori. Ma se in tanti apprezzano lo stesso libro un motivo ci deve pur essere :

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  3. Secondo me non bisognerebbe etichettarli. A partire dal fatto che effettivamente esistono libri di un certo livello e libri di livello più basso, esistono anche diversi tipi di lettori.
    Ad esempio, Harry Potter è stato un successo, assolutamente commerciale e vendibile, ma non credo sia di basso livello. Ci sono libri molto commerciali di livello alto, e sempre stando su quest'onda, libri che non vendono. Sono sfumature basta coglierle.

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    1. Dipende molto non solo dal lettore ma anche dal momento in cui il libro viene letto. Spesso troviamo tra le pagine di un libro ciò di cui abbiamo bisogno: emozioni, sogni, riflessioni, evasioni, viaggi.L'empatia che si crea tra i personaggi e i lettori è ciò che fa la differenza :)

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  4. Ho scoperto questo blog grazie al GdL organizzato da "Cafè Litteraire da Muriomu". Un motivo in più per amare questi tipi di eventi virtuali, perché è con grande gioia che scopro questa pagina.
    Il tema che hai presentato in questa rubrica è sicuramente attuale e sentito fra lettori e non e lasciami dire che ho apprezzato l'eleganza e la curatezza con cui l'hai affrontato.
    Mi trovo perfettamente d'accordo con il tuo parere: il valore di un prodotto, sia esso un libro o un qualunque altro articolo, non dipende dalla sua vendibilità, per il semplice fatto che sono due parametri di misura totalmente differenti. Inoltre dovremmo considerare che spesso proprio l'atteggiamento scandalistico di certi "lettori aristocratici" finisce per decretare il successo di libri di scarsa qualità, basti pensare al fenomeno "Cinquanta sfumature": caso emblematico tra l'altro dell'errata convinzione che un libro sia il luogo dove trovare modelli e valori positivi (non che questa trilogia ne sia priva, d'altra parte). Il compito di un libro non è rassicurare, ma scuotere.

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    1. La lettura è sempre un banco di prova per i lettori. Leggere significa anche saper vedere tra le righe, capire ciò che non viene esplicitamente detto dall'autore. Questo dipende dalla sensibilità del lettore :)

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  5. eh purtroppo mi pare sia molto diffusa concezione per cui se un "prodotto" piace alla "massa" allora dev'essere per forza scadente.
    questo pregiudizio lo ritrovo per i libri come per i film; non solo, ma a volte ho l'impressione che spesso (per carità, non sempre e non vale per tutte le critiche, alcune delle quali saranno pure costruttive e motivate) chi critica aspramente qualcosa che in tanti elogiano, lo faccia per emergere dalla folla, sentendosi più intelligente e facendo apparire gli altri come gli ignoranti di turno :D
    Non è che se un libro o un film piace a 9 persone su 10 è perchè è scarso e/o vale poco e le persone che lo apprezzano hanno necessariamente un basso livello culturale o sono ragazzini.
    Comunque condivido la riflessione di Carrisi e lo sai: lo amo *_*

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    1. Essere una voce al di fuori del coro attrae sempre. Se un libro vende, ottima cosa per l'editore e per lo scrittore, vuol dire che ha saputo trasmettere qualcosa ai suoi lettori. Sicuramente ognuno ha i suoi gusti ma l'offerta in libreria è talmente vasta che può accontentare tutti. E' vero che alcuni libri sono scritti male o cavalcano l'emozione del momento ma noi lettori siamo persone intelligenti e sappiamo ben distinguere anche se, a volte, alcuni successi restano inspiegabili :)

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  6. Dipende dai casi.
    Alcuni libri commerciali sono anche libri di un certo spessore, mentre altri sono solo un assemblaggio di cliché attira pubblico.
    E' ovvio che più un autore è noto, più saranno i lettori ad acquistare il nuovo libro a pacchetto chiuso, indipendentemente dalla qualità.
    Vedi i thriller di J. K. Rowling, quanti li avrebbero acquistati se fosse rimasta solo un anonimo Robert Galbraith? La scrittrice sarebbe rimasta la stessa, ma la risonanza mediatica sicuramente differente.
    Allo stesso modo autori bravissimi rimangono all'oscuro del grande pubblico perché, c'è da dirlo, molte case editrici, puntano sempre sui soliti romanzetti rosa, spesso emuli di "Cinquanta sfumature di grigio".
    Ormai la stessa trama trita e ritrita viene ripubblicata in maniera quasi ossessiva.
    Per tornare alla tua domanda credo che i bestseller siano una roulette russa: puoi trovare il capolavoro che ti cambia la vita o un'inutile perdita di tempo e denaro.

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    1. Pubblicizzare un libro è un'arte che molte case editrici svolgono alla perfezione. Spesso si preferisce puntare su scrittori famosi che hanno un vasto pubblico di lettori. Le vendite sono garantite, a volte la qualità diventa un optional :)

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  7. Ciao Aquila!Eccomi qui per lasciare il mio pensiero. Io sono del parere che la bellezza di un libro sia assolutamente soggettiva. Un libro può essere commerciale finché si vuole, ma ogni lettore ha i suoi gusti...certo siamo soggiogati dalla pubblicità, e se così non fosse non sarebbe uno dei motori del mondo. Io personalmente mi sento padrona delle mie letture e non mi lascio mai condizionare, decido io se leggere un libro o no.

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