"Il sabato del sondaggio" è una rubrica creata da me appositamente per il blog Penna d'oro.
Ogni sabato elaborerò delle domande per scambiare, con voi lettori, opinioni, pareri,
consigli su temi che riguardano il mondo dei libri.
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Gli amanti del thriller
conosceranno senza alcun dubbio lo scrittore Donato Carrisi. I suoi libri
vengono tradotti in tutto il mondo. Il suo ultimo lavoro, “La ragazza nella
nebbia” (Longanesi), è appena giunto nelle librerie. Il mese scorso, durante il
festival del libro a Milano Bookcity, Carrisi ha detto:
In Italia dire che un libro è commerciale è un insulto, negli Stati Uniti è il migliore dei complimenti. Se un volume vende molto non vuol dire che non sia di qualità.
Questa frase mi ha fatto
riflettere e mi piacerebbe porvi la seguente domanda.
Secondo voi un libro commerciale è un prodotto di bassa qualità?
Io condivido il pensiero di
Carrisi. Iniziamo col dire che un best seller è un libro di grande successo.
Secondo il critico letterario Vittorio Spinazzola, si possono distinguere due
tipi di best-seller.
Il primo tipo è il best seller di
qualità che si presenta come un’opera di alta qualità destinata a sopravvivere
al trascorrere del tempo. E’ destinato a diventare un classico e un long
seller.
Il secondo tipo è il best seller
di consumo, è un libro creato appositamente per raggiungere un vasto pubblico.
Accattivante nella sua veste grafica, si presenta con un costo contenuto. Si
tratta, in genere di un romanzo di facile lettura, spesso legato a fenomeni
culturali del momento e associato a una trasposizione filmica. Basti pensare a
“Il diavolo veste Prada” o alla seguitissima saga di “Twilight”.
Spesso si cade nella presunzione
di credere che se un romanzo piace a molte persone, vuol dire che è sicuramente
un prodotto mediocre e non merita di essere preso in considerazione dai lettori
di classe. I critici si dichiarano scandalizzati e volgono lo sguardo verso
opere più eccelse. Sicuramente io non condivido questa opinione. Se un libro è
ben accolto dai lettori esige attenzione anche da parte dei critici. Tutti i
libri nascono come prodotti commerciali avendo l’obiettivo di vendere. Spesso
il nome dello scrittore famoso funge da richiamo per i lettori che, amando il
suo lavoro, acquistano i suoi libri a scatola chiusa. Ma cosa cerchiamo in un
libro? Informazione, divertimento, svago, riflessione? Ogni lettore è un mondo
a sé e stabilisce un rapporto intimo e privato con il libro. Leggere i classici
vuol dire acquisire una coscienza critica che mi permetta di affrontare in modo
personale le problematiche della vita. Da un classico mi aspetto determinati
insegnamenti, in un libro commerciale posso trovare molti spunti di riflessione
inerenti la società in cui vivo.
King, Follet, Grisham sono autori
che potremmo definire commerciali perché gli editori sono sicuri di vendere
ogni loro opera. Ma lo scrittore crea solo una parte dell’opera, spetta al
lettore completarla. Il libro crea emozioni e ciò dipende dal feeling che si
crea tra scrittore e lettore. I libri rispondono alle nostre esigenze del
momento, può attirarmi un evergreen o un libro commerciale che nasce dalle
esigenze del mercato editoriale. Apprezzo entrambe le scelte. Forse dovremmo
riflettere sul perché tanti giovani considerano “mattoni” i classici e
ritengono i libri moderni più vicini alle loro esigenze. I ragazzi si riconoscono
nei protagonisti che parlano delle situazione, dei temi che più gli
coinvolgono. I libri commerciali non sono da demonizzare, l’importante è
leggere tanto per crearsi una propria identità da lettore. Forse vendere
milioni di copie è un reato? Ai posteri l’ardua sentenza.
Io torno a leggere il mio amato
Carrisi che non sfigura per niente tra i classici della mia libreria.
Ciao e buon sabato! Certamente hai sollevato una questione spinosa. Io sono una lettrice onnivora, leggo davvero di tutto, dai classici ai best sellers, non faccio nessun tipo di razzismo libresco. Adoro Ken Follet, King è in assoluto il mio autore preferito e sfido chiunque ad affermare che i suoi libri siano di basso livello. Quindi no, non farei questo tipo di distinzione. Però, d'altra parte, è anche vero che a volte ritroviamo primi in classifica libri veramente brutti, scritti male e di dubbio gusto: si veda la triologia delle 150 sfumature, i libri di Moccia e di Fabio Volo. Questi libri vendono tantissimo, con mia profonda tristezza. Forse Carrisi si riferiva a questo fatto editoriale, nel senso che in Italia i nostri autori best seller sono veramente di un livello assai mediocre, lasciandoci capire che il lettore medio italiano abbia gusti davvero tremendi. Gli autori di best seller americani sono di un altro livello. Secondo me, naturalmente.
RispondiEliminaAnch'io amo leggere libri di vario genere e non vado alla ricerca del Best seller del momento. La lettura è sempre un piacere soggettivo, molti acquistano libri non per scelta ma per aderire a una moda. "Le sfumature" hanno avuto un notevole successo di pubblico, ignoro cosa spinga un lettore ad acquistare tali libri: mistero :)
EliminaE' un po' come funziona per ogni cosa: c'è la parta top e la parte commerciale.
RispondiEliminaNon penso però che un libro commerciale debba essere per forza brutto. Io leggo di tutto, tieni conto di questo. Leggo libri impegnativi e non, e tutto il resto.
Ho letto libri non commerciali che mi hanno fatto ribrezzo e libri commerciali che ho amato; e viceversa.
Quindi secondo me non si ha tanto una distinzione di contenuto, quanto ti pubblicità.
Ogni libro è un prodotto commerciale che dovrebbe incontrare i gusti del pubblico. I critici, spesso, stroncano i libri che hanno un notevole successo con i letori. Ma se in tanti apprezzano lo stesso libro un motivo ci deve pur essere :
EliminaSecondo me non bisognerebbe etichettarli. A partire dal fatto che effettivamente esistono libri di un certo livello e libri di livello più basso, esistono anche diversi tipi di lettori.
RispondiEliminaAd esempio, Harry Potter è stato un successo, assolutamente commerciale e vendibile, ma non credo sia di basso livello. Ci sono libri molto commerciali di livello alto, e sempre stando su quest'onda, libri che non vendono. Sono sfumature basta coglierle.
Dipende molto non solo dal lettore ma anche dal momento in cui il libro viene letto. Spesso troviamo tra le pagine di un libro ciò di cui abbiamo bisogno: emozioni, sogni, riflessioni, evasioni, viaggi.L'empatia che si crea tra i personaggi e i lettori è ciò che fa la differenza :)
EliminaHo scoperto questo blog grazie al GdL organizzato da "Cafè Litteraire da Muriomu". Un motivo in più per amare questi tipi di eventi virtuali, perché è con grande gioia che scopro questa pagina.
RispondiEliminaIl tema che hai presentato in questa rubrica è sicuramente attuale e sentito fra lettori e non e lasciami dire che ho apprezzato l'eleganza e la curatezza con cui l'hai affrontato.
Mi trovo perfettamente d'accordo con il tuo parere: il valore di un prodotto, sia esso un libro o un qualunque altro articolo, non dipende dalla sua vendibilità, per il semplice fatto che sono due parametri di misura totalmente differenti. Inoltre dovremmo considerare che spesso proprio l'atteggiamento scandalistico di certi "lettori aristocratici" finisce per decretare il successo di libri di scarsa qualità, basti pensare al fenomeno "Cinquanta sfumature": caso emblematico tra l'altro dell'errata convinzione che un libro sia il luogo dove trovare modelli e valori positivi (non che questa trilogia ne sia priva, d'altra parte). Il compito di un libro non è rassicurare, ma scuotere.
La lettura è sempre un banco di prova per i lettori. Leggere significa anche saper vedere tra le righe, capire ciò che non viene esplicitamente detto dall'autore. Questo dipende dalla sensibilità del lettore :)
Eliminaeh purtroppo mi pare sia molto diffusa concezione per cui se un "prodotto" piace alla "massa" allora dev'essere per forza scadente.
RispondiEliminaquesto pregiudizio lo ritrovo per i libri come per i film; non solo, ma a volte ho l'impressione che spesso (per carità, non sempre e non vale per tutte le critiche, alcune delle quali saranno pure costruttive e motivate) chi critica aspramente qualcosa che in tanti elogiano, lo faccia per emergere dalla folla, sentendosi più intelligente e facendo apparire gli altri come gli ignoranti di turno :D
Non è che se un libro o un film piace a 9 persone su 10 è perchè è scarso e/o vale poco e le persone che lo apprezzano hanno necessariamente un basso livello culturale o sono ragazzini.
Comunque condivido la riflessione di Carrisi e lo sai: lo amo *_*
Essere una voce al di fuori del coro attrae sempre. Se un libro vende, ottima cosa per l'editore e per lo scrittore, vuol dire che ha saputo trasmettere qualcosa ai suoi lettori. Sicuramente ognuno ha i suoi gusti ma l'offerta in libreria è talmente vasta che può accontentare tutti. E' vero che alcuni libri sono scritti male o cavalcano l'emozione del momento ma noi lettori siamo persone intelligenti e sappiamo ben distinguere anche se, a volte, alcuni successi restano inspiegabili :)
EliminaDipende dai casi.
RispondiEliminaAlcuni libri commerciali sono anche libri di un certo spessore, mentre altri sono solo un assemblaggio di cliché attira pubblico.
E' ovvio che più un autore è noto, più saranno i lettori ad acquistare il nuovo libro a pacchetto chiuso, indipendentemente dalla qualità.
Vedi i thriller di J. K. Rowling, quanti li avrebbero acquistati se fosse rimasta solo un anonimo Robert Galbraith? La scrittrice sarebbe rimasta la stessa, ma la risonanza mediatica sicuramente differente.
Allo stesso modo autori bravissimi rimangono all'oscuro del grande pubblico perché, c'è da dirlo, molte case editrici, puntano sempre sui soliti romanzetti rosa, spesso emuli di "Cinquanta sfumature di grigio".
Ormai la stessa trama trita e ritrita viene ripubblicata in maniera quasi ossessiva.
Per tornare alla tua domanda credo che i bestseller siano una roulette russa: puoi trovare il capolavoro che ti cambia la vita o un'inutile perdita di tempo e denaro.
Pubblicizzare un libro è un'arte che molte case editrici svolgono alla perfezione. Spesso si preferisce puntare su scrittori famosi che hanno un vasto pubblico di lettori. Le vendite sono garantite, a volte la qualità diventa un optional :)
EliminaCiao Aquila!Eccomi qui per lasciare il mio pensiero. Io sono del parere che la bellezza di un libro sia assolutamente soggettiva. Un libro può essere commerciale finché si vuole, ma ogni lettore ha i suoi gusti...certo siamo soggiogati dalla pubblicità, e se così non fosse non sarebbe uno dei motori del mondo. Io personalmente mi sento padrona delle mie letture e non mi lascio mai condizionare, decido io se leggere un libro o no.
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