giovedì 6 giugno 2019

RECENSIONE | "Favola di New York" di Victor LaValle

Carissimi lettori, oggi vorrei attirare la vostra attenzione su un libro dalla trama carismatica: “Favola di New York” di Victor LaValle, Fazi Editore. È un romanzo che indaga le paure dei nostri giorni e che affonda le sue radici nella realtà per poi proiettarsi in un mondo metafisico dove tutto è possibile. Leggerete di normale quotidianità che s’intreccia con il mito e la leggenda. Non potrete sottrarvi al suo potere ipnotico e inizierete un arduo percorso verso luoghi misteriosi, luoghi dove il terrore regna sovrano ma che vi regaleranno la possibilità di un viaggio straordinario in bilico tra ragione e follia.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8
Favola di New York
Victor LaValle (traduzione di S. Terziani)

Editore: Fazi
Pagine: 512
Prezzo: € 20,00 
Sinossi
Il piccolo Apollo, figlio della New York di oggi, cresce con la madre, giovane single di origini ugandesi. Il padre, che è sparito nel nulla, gli ha lasciato solo una scatola di libri e uno strano incubo ricorrente. Da grande, Apollo diventa un commerciante di libri antichi e si innamora della bibliotecaria Emma, insieme alla quale ha presto un figlio. Ma il nuovo arrivato incrina l’idillio della coppia: lui rivive l’abbandono del padre e, alle prese con i propri fantasmi, fatica a comprendere che in lei qualcosa è cambiato. Emma si comporta in modo strano, è sempre più distante e insofferente fino a quando, un giorno, compie un gesto indicibile. Quanto possono essere oscuri i segreti delle persone che più amiamo? Inizia così l’avventura di Apollo alla ricerca della verità su quell’atto terribile: un viaggio che lo porterà su un’isola misteriosa nel cuore della metropoli dove accadono cose al di là di ogni immaginazione e dove la vita quotidiana in una modernissima New York si sospende per lasciare spazio al mito e alla leggenda.


I vampiri non possono entrare in casa tua a meno che tu non li inviti, e postare qualcosa è come lasciare la porta aperta e invitare i mostri a entrare.
Con ritmo vivace intriso di romanticismo, inizia la storia d’amore tra Lillian Kagwa e Brian West. Siamo a New York, nel lontano 1968, e i due ragazzi, entrambi emigranti, decidono di unire i loro destini per sempre. Si amano e hanno un figlio, che chiameranno Apollo, ma all’improvviso tutto cambia. Avevano vissuto per alcuni anni felici e contenti ma il “per sempre” non è una caratteristica dei sentimenti umani. Brian va via di casa. Apollo cresce senza un padre, diventa un mercante di libri rari e sposa Emma, una bibliotecaria.
Un pensiero, un’idea, un sogno condiviso; essere genitori è una storia che si comincia a raccontare in due.
La favola ricomincia, Emma e Apollo vivono un amore magico e assoluto. Niente cuori infranti, forse la felicità esiste, forse. Dal loro amore nasce un figlio che chiamano Brian, come il nonno scomparso. Così, giorno dopo giorno, la loro felicità cresce, Brian cresce, la sensazione di essere invincibili indossando l’armatura della felicità cresce, ma la catastrofe è dietro l’angolo. Anche questa volta “il vissero felici e contenti” si rivela un’enorme bugia. Nella storia si spegne la luce dei bei sentimenti e di un futuro meraviglioso per lasciare il posto al buio e all’orrore.

“Favola di New York” è un romanzo affascinante e inquietante che cattura e ammalia. All’inizio ho pensato si trattasse di una storia d’amore poi ho iniziato a cogliere i sintomi di una tragedia imminente come se un serpente strisciasse tra le pagine pronto a mordere. E come un serpente anche la verità cambia pelle, si trasforma e non è più liscia e lucente ma buia e fredda. Tutti indossano una maschera per nascondere il vero volto dell’uomo che si è lasciato affascinare dalla modernità, dalla tecnologia e non vede più il mostro nascosto nell’ombra. Ed è proprio l’ombra degli errori del mondo a condurci in un luogo metafisico dove il razionale, il reale, il concreto svaniscono e i mostri, loro sì, diventano reali.

Un tempo, si narra, i mostri non potevano varcare la soglia di casa se tu non li invitavi ad entrare. Oggi non è così. La tecnologia ci ha regalato una casa senza mura, senza finestre da chiudere. Il computer, il cellulare sono diventati le abitazioni dell’uomo. Lì raccontiamo ogni minuto della nostra vita e della vita dei nostri figli. Condividiamo tutto. Più foto, più like. Più like, più ci sentiamo bene. Abbiamo bisogno di quel momento di gloria che vede aumentare il numero dei nostri like e siamo pronti a salutare con la manina la nostra privacy. Il mondo virtuale ci fagocita, è la trappola in cui siamo tutti caduti perdendo di vista la vita reale. I genitori non sono da meno quando, orgogliosi come non mai, postano foto dei loro figli e condividono, con perfetti sconosciuti, ogni informazione. Anche solo una foto può rimanere online per sempre e non sappiamo nulla del percorso che la foto può fare nel web.

Al di là della realtà esiste un mondo di ombre in cui i mostri vivono la “tecnologia” e sono in agguato pronti a seguire le orme che noi lasciamo. Quando il mostro si palesa noi rimaniamo sconvolti e ci trasformiamo, a nostra volta, in eroi pronti a tutto per salvare chi amiamo.
Se devi salvare la persona che ami, diventi una persona diversa, ti trasformi. L’unica magia è in quello che siamo capaci di fare per le persone che amiamo.
“Favola di New York” è un romanzo camaleonte che vi offrirà le sue tante sembianze come in una danza magica intorno al fuoco che proietta mille ombre sul viso dei partecipanti. Allora lasciamoci conquistare dalla scrittura magnetica di Victor LaValle e riflettiamo sui molteplici temi trattati nel romanzo: le ansie e le difficoltà che i genitori devono affrontare, il valore psicologico delle favole che tutti abbiamo ascoltato da bambini e che ora raccontiamo ai nostri figli.
"Vissero felici e contenti". Ti rendi conto dei danni che hanno arrecato all’umanità queste quattro parole?
La vita è un continuo cambiamento nulla è “per sempre”. La felicità, per chi ha la fortuna d’incontrarla, non è mai “per sempre”.
Una brutta fiaba ha sempre qualche maledetta morale. Una grande fiaba dice semplicemente la verità.
Quindi non ci resta che ricordare come “c’era una volta” e c’è ancora, l’uomo con le sue paure, i suoi desideri e i suoi sogni custoditi in fondo al cuore. Tuttavia non dobbiamo mai dimenticare che l’uomo nero non morirà mai! Si nutre delle nostre paure e anche questa volta, alla fine del romanzo, fa una bella riverenza a noi lettori e scompare. Attenti però, la felicità per la sua scomparsa è solo momentanea. Essere felici è un attimo, è il presente, è l’oggi, mai il domani.

6 commenti:

  1. Aspetto il postino da un momento all'altro, non vedo l'ora! <3

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  2. Trama affascinante, mi sa che merita!
    Purtroppo il "vissero felici e contenti" è sempre ben lontano dalla realtà :/
    Ciao Aquila :)

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  3. Sembra un libro particolare, in più la copertina è magnifica.

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