Come ogni estate
tante sono le novità che affollano gli scaffali delle librerie. Oggi vorrei
segnalarvi “L’anno nuovo” l’ultimo romanzo di Juli Zeh. Questo romanzo conferma
lo straordinario talento dell’autrice. In Germania è arrivato al primo posto in
classifica e la scrittrice ha appena vinto il prestigioso Heinrich-Boll-Preis!
Queste le motivazioni della giuria: “Juli Zeh rientra a pieno titolo tra i
migliori autori tedeschi contemporanei. Probabilmente nessun autore di lingua
tedesca ha fatto tanto scalpore ultimamente come Juli Zeh. Nei suoi scritti si
muove tra letteratura e politica, tra poesia e realtà.”
STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8
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Juli Zeh (traduzione di M. Giacci)
Editore: Fazi
Editore: Fazi
Pagine: 178
Prezzo: € 18,50
Prezzo: € 18,50
Sinossi
Henning ha una quarantina d'anni ed è sposato con Theresa, con la quale ha due figli. La famiglia sta trascorrendo le vacanze di Natale sull'isola di Lanzarote, dove il vento impetuoso spazza via tutti i pensieri e il sole accecante allontana lo stress quotidiano. Henning si ripete di essere un uomo fortunato: vive in un bell'appartamento di Gottinga, lavora per una casa editrice, ha una famiglia felice. Nonostante ciò, da alcuni mesi soffre di attacchi di panico. Non è sereno, non riesce a dormire, litiga in continuazione con la moglie, che lo esorta a comportarsi «come un uomo, un uomo che io possa amare». Il mattino del primo giorno dell'anno, durante un'escursione in bicicletta verso uno dei punti più alti dell'isola, quel malessere torna a fargli visita. A soccorrerlo è Lisa, un'artista tedesca che lo invita a casa sua offrendogli acqua e cibo. Dettaglio dopo dettaglio, la casa della donna gli appare sempre più familiare, una strana sensazione di déjà-vu comincia a farsi strada nella sua mente e, quando Lisa gli mostra un pozzo nel giardino, quella che sembrava una strana suggestione si trasforma in certezza: in quella casa c'è già stato, tanto tempo fa. E poco alla volta tornano a galla i ricordi di un'esperienza terrificante vissuta fra quelle mura, un'esperienza che lo ha segnato per sempre.
Da quel giorno LA COSA cominciò a fargli visita quando le pareva. Tutto inizia con un bruciore al diaframma, un miscuglio tra febbre della ribalta e paura di volare. Il cuore prende a battergli all’impazzata, poi incespica. Corpo e mente diventano incontrollabili. A volte LA COSA lo prende nel pieno della notte. Si sveglia di soprassalto, gli manca l’aria, deve correre al bagno, ha voglia di urlare o di sbattere la testa contro un muro ma lascia perdere per non svegliare nessuno… Tra un attacco e l’altro si tormenta con la paura di un nuovo attacco.
Henning è sposato con
Theresa con la quale ha due figli. La famiglia sta trascorrendo le vacanze di
Natale sull’isola di Lanzarote lontano dalle preoccupazioni quotidiane e dallo
stress. Henning si ripete di essere un uomo fortunato. Non può proprio
lamentarsi: lavora per una casa editrice, vive in un bell’appartamento di
Gottinga, ama la moglie e ha una famiglia felice. Eppure qualcosa non va. Da
circa due anni soffre di attacchi di panico che hanno minato la sua serenità e
lo portano a litigare spesso con la moglie che lo esorta a comportarsi “come un
uomo, un uomo che io possa amare”. Il mattino del primo giorno dell’anno,
durante un’escursione in bicicletta, LA COSA torna a fargli visita. L’uomo
viene soccorso da Lisa, un’artista tedesca, che lo invita a casa sua. Pian
piano, la casa risveglia in Henning una strana sensazione di déjàvu e nella sua
mente i ricordi emergono prorompenti.
“L’anno nuovo” è un romanzo che incuriosisce intrecciando
thriller e analisi sociale. La scrittrice ci induce a riflettere sul ruolo
dell’uomo moderno per poi condurci per mano in un cupo racconto.
Con penna leggera l’autrice ci presenta il protagonista
Henning, un uomo normale che descrive le sue giornate di vita normale, di gioie
normali, di problemi normali. A rompere l’equilibrio della normalità è un
malessere che viene chiamato LA COSA. L’uomo non vuole logorare la propria famiglia
con le sue nevrosi. Vorrebbe essere un uomo che valga la pena d’amare. Vorrebbe
ridere di più, abbracciare più spesso sua moglie, perdere meno le staffe con i
bambini, uscire di più. LA COSA però non lo perde di vista, è rintanata nella
sua tana, è in agguato in attesa di torturarlo. Anche rallegrarsi dell’assenza
della COSA è deleterio, perché quanto più forte è la speranza, tanto più forte LA
COSA lo colpisce con i suoi lunghi tentacoli. Per lui è difficile trovare il
proprio posto tra lavoro e bambini. Theresa è una donna forte, non indietreggia
davanti alle responsabilità. Insieme hanno deciso di lavorare entrambi part
time, per stare più vicino ai bambini. L’organizzazione della giornata è
suddivisa in compiti. Loro sono genitori moderni, fifty-fifty. Eppure Henning è
inquieto, ha completamente plasmato la sua vita in base alle esigenze dei
bambini e non sa più cosa fare da solo. Un tempo ascoltava la musica, leggeva,
andava in bicicletta, usciva con gli amici. Ora tutto è cambiato. Vorrebbe
avere un po’ di tempo per se stesso ma si sente già in colpa solo per averlo
pensato. Mi piace questa problematica sociale capovolta. Nel romanzo ad avere
mille incertezze a sentirsi quasi soffocare da una famiglia che pur ama, non è
la donna ma l’uomo. È lui che si preoccupa delle faccende domestiche perché lei
è più coinvolta con il lavoro. Nella mente di Henning mille difficoltà prendono
vita e la vita diventa una montagna da scalare portandosi sulle spalle il
lavoro arretrato, la quotidianità con i bambini, gli imprevisti nascosti dietro
l’angolo.
Il bisogno di controllare i propri pensieri è quasi peggiore della COSA stessa. Henning non sa più nemmeno se praticare un’igiene dei pensieri serva a qualcosa. Quando cerca di evitare pensieri sbagliati, si sente come un cervo braccato. Praticamente qualsiasi pretesto può risvegliare la COSA.
Quando LA COSA apre gli occhi, si prepara a saltare e
l’afferra, allora il cuore di Henning comincia a incespicare: batte
all’impazzata e poi si ferma all’improvviso, fa un paio di saltelli e riprende
la sua pazza corsa. Poi improvvisamente il cuore ritorna normale, l’uomo
riprende fiato e l’attacco viene archiviato provando una miserabile felicità
per essere ancora una volta sopravvissuto.
Forse vede tutto sempre nero come se dietro il mondo ne esistesse un secondo in cui le cose avessero un significato diverso, un significato maligno e diabolico. Crescere due figli piccoli è stancante, snervante e a volte pensi d’impazzire.
“L’anno nuovo” è una lettura stimolante, coinvolgente,
emozionante. È un romanzo che, concedetemi l’accostamento, paragonerei a una
seduta psicanalitica. La scrittrice, infatti, sparge i germogli del senso di
sicurezza dando ai protagonisti la libertà di coltivarli. Henning parla,
racconta la sua quotidianità, i cambiamenti dovuti alla nascita dei bambini.
Mette in atto una specie di transfert spostando sentimenti, emozioni e pensieri
dal passato alla sua attuale famiglia. Racconta di una ferita ancora aperta
anche se lui ha solo la sensazione di “essere ferito” e non ricorda esattamente
l’origine di questo dolore. Nella sua mente e nella sua anima c’è un trauma
nascosto, appollaiato nell’ombra e avvolto dall’oblio.
Un proverbio arabo dice: “Il destino ti aspetta sulla strada
che hai scelto per evitarlo”. Perfetta descrizione degli eventi. Henning
programma una vacanza relax a Lanzarote. Vuol fare nuovi propositi per l’anno
nuovo, riprendere in mano la propria vita e “comportarsi come un uomo che la
moglie possa continuare ad amare”. Proprio sull’isola gli eventi
precipiteranno, presente e passato si fronteggeranno in un duello di ricordi,
emozioni, paure, eventi cancellati. La scena dell’epico scontro sarà proprio il
giardino di una casa dove sorge un pozzo…
Henning non ha scelta, nessuno di noi è veramente libero,
deve entrare nel campo minato dei ricordi, per intraprendere un viaggio
difficilissimo e doloroso nella memoria.
Questo non lo conoscevo, ma sembra bellissimo. E che copertina!
RispondiEliminaLa Fazi, oltre a pubblicare ottimi romanzi, ha buon gusto anche per le cover. Un saluto :)
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