lunedì 23 aprile 2018

RECENSIONE | "Il racconto dell'ancella" di Margaret Atwood

Buon inizio settimana, cari lettori. “Il racconto dell’ancella” è un romanzo distopico di Margaret Atwood del 1985, prima edizione Ponte alle Grazie 2004. Vi dico subito che non è un romanzo facile da leggere. Presenta momenti duri, a tratti feroci, senza l’ombra di moralità e con una giustificazione, agli odiosi eventi, di carattere religioso. I sentimenti si presenteranno come un groviglio inestricabile di ambiguità ed emozioni non espresse. Ambientato in un futuro dominato dalla teocrazia totalitaria, che ha rovesciato il governo degli Stati Uniti, il racconto richiama l’attenzione del lettore sui temi della sottomissione della donna, sull’asservimento del corpo femminile come “mezzo riproduttivo” al servizio della politica. Il romanzo ha vinto molti premi, è stato tradotto in tantissime lingue scatenando polemiche per i temi trattati. La frase “Nolite te bastardes carborundorum” (che i bastardi non ti schiaccino), ricorrente nell’opera, è stata usata come slogan per l’emancipazione femminile.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8
Il racconto dell'ancella
Margaret Atwood (Traduzione di C. Pennati)

Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 398
Prezzo: € 16,80
Sinossi
In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c'è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull'intreccio tra sessualità e politica. Quello che l'ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.


Esiste più di un genere di libertà, diceva Zia Lydia. La libertà di e la libertà da. Nei tempi dell’anarchia, c’era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da. Non sottovalutatelo.
In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono diventati uno stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Le Ancelle, donne ancora in grado di concepire, sono costrette alla procreazione coatta. A loro viene tolto tutto, ogni bene, ogni diritto, ogni libertà, anche il nome di battesimo è cancellato. La voce narrante è un’ancella, il suo nuovo nome è Difred ( cioè “di Fred”, il suo padrone), assegnata a un Comandante sposato con una Moglie sterile. Difred vive con loro, è costretta ad indossare un lungo vestito rosso e un copricapo bianco con alette che la/le nasconde al/il mondo. Può allontanarsi dalla casa solo per andare al mercato. Ogni mese, durante il suo periodo fertile, Difred e il Comandante consumano l’atto sessuale in presenza della Moglie sempre vestita di azzurro cielo. Per non soccombere alla follia, l’ancella rifiuta ogni coinvolgimento emotivo e cerca di dimenticare il suo passato e la società precedente. Appare rassegnata al suo destino, prega di restare incinta, unica speranza di salvezza. Ma le emozioni non si possono sopprimere, la trasgressione amplifica le crepe del sistema mostrando la fragilità non solo delle donne ma anche degli uomini.
Ora Rachele vide che non poteva partorire figli a Giacobbe, perciò Rachele divenne gelosa di sua sorella e disse a Giacobbe: “Dammi dei figli, altrimenti muoio.” Giacobbe si adirò contro Rachele e rispose: “Tengo io forse il posto di Dio che ti ha negato il frutto del grembo?”

Allora ella disse: “Ecco la mia serva Bilha. Entra da lei e lei partorirà sulle mie ginocchia; così anch’io potrò avere figli per suo mezzo.
Ho letto “Il racconto dell’ancella” con paura e angoscia, inorridita e commossa dalla storia che si dipanava davanti ai miei occhi. Inizialmente ho provato un leggero senso di confusione, la scrittrice ci porta nel cuore degli eventi senza specificare come si è giunti al regime totalitario, il “prima” viene cancellato a favore di un presente davvero da paura. Non è sicuramente quella paura che ti fa strabuzzare gli occhi e battere a mille il cuore, è un’emozione più sottile che nasce dalla percezione che la storia letta non sia tanto lontana dalla nostra realtà. Nulla è più prezioso del grembo riproduttivo. La donna non è mente ma solo corpo. È sottomessa all’autorità maschile per religiosa volontà.

Allo sgomento si è poi unita l’angoscia nel leggere la piramide sociale imperante nel romanzo. In cima ci sono i Comandanti, depositari del potere; le Ancelle, incubatrici viventi; seguono, in ordine sparso. I Fedeli, le Nondonne (destinate a disumane colonie), le Marte (serve), gli Occhi (membri dei servizi segreti), le Zie (guardiane della moralità delle Ancelle) e le prostitute, la cui esistenza non è difficilmente riconosciuta. L’Occhio che tutto vede e controlla mi angoscia in comunione con la figura delle Zie, donne alle quali veniva insegnato come punire le Ancelle e come reagire alle ribellioni.

Tutto ciò ha catturato la mia attenzione e ho continuato a leggere il romanzo inseguendo una ribellione che non ci sarà, almeno non del tutto. Difred osserva ciò che le succede, non è mai partecipe degli eventi, gli altri decidono per lei. Il suo è un viaggio senza ritorno, un viaggio che ha come compagnia l’abitudine a una condizione di schiavitù. Questa passività è un modo per sopravvivere.

Un filino di speranza, però, l’ho trovato. Doveva esserci! Il finale non presenta soluzioni ma semina il dubbio e regala una possibilità. La pacatezza con cui l’autrice narra la storia è quasi un tentativo di congelamento dei sentimenti. Passività, trasgressione, tentativi di disobbedienza (rari esempi di ritrovata voglia di vivere), nascono e muoiono nel volgere di una pagina. Bisogna entrare nell’ottica del mondo narrato. Non ci sono protagonisti e tantomeno eroi. Tutti sono perdenti, tutti fragili copie perfette di uomini imperfetti. Cosa ci rende imperfetti e quindi umani? L’amore, amici miei, l’amore. Non troverete nessuna storia d’amore nel racconto ma questo sentimento è presente anche nella sua assenza. È l’alito di vita che noi riduciamo a gameti maschili e gameti femminili ma è ciò che rende l’uomo un’anima vivente.

12 commenti:

  1. Molto bello ma, strano ma vero, preferisco l'intensità e lo sguardo più ampio della serie TV. Fremo per la seconda stagione. Anche perché la prima finisce esattamente dove finisce il romanzo, quindi chissà...

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    1. Io non ho ancora visto la serie TV, mi incuriosisce molto sapere cosa accade dopo la parola FINE del romanzo :)

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  2. Ho trovato che la protagonista riesce ad affrontare tutte le vicissitudini con una grande speranza per il futuro, quella di rincontrare i suoi cari. Ma si capisce che i suoi sogni non sono destinati ad avverarsi, visto il regime che si è instaurato in profondità nella società.
    L’intera società, per come ci viene descritta dalla narratrice, non può resistere a lungo. La sua economia serve a sfamare una gran parte della popolazione che è inattiva, sfruttando i ribelli e le persone definite non utili alla società.

    L’ultimo capitolo è però quello che da il colpo di grazia alla vicenda, gettando una nuova luce su tutti gli avvenimenti precedenti.

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    1. Sicuramente questo modello di società è destinato a implodere e l'ultimo capitolo ci fornisce più informazioni su come e perchè si sia giunti al punto di non ritorno :)

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  3. Ne sento parlare molto, anche per via della serie; è in wishlist, spero di soddisfare presto la voglia di leggerlo!

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    1. Ora che ho letto il libro non vedo l'ora di vedere la serie TV :)

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  4. Finora ho visto solo la serie tv ma sono davvero curiosa di leggere anche il romanzo, questa storia mi ha davvero colpito!Bellissima recensione :)

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    1. La donna considerata come un'incubatrice a disposizione degli uomini è davvero un argomento duro ma la fantasia è così lontana dalla realtà?

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  5. A me è piaciuto molto, gioca molto sulla tortura psicologica e meno su quella fisica, proprio questo rende il libro particolare.

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    1. Il corpo è piegato dalla mente, il condizionamento è il primo passo che le ancelle compiono chinando il capo, per sopravvivere, al volere del potere :)

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  6. La tua recensione tocca esattamente tutti i punti che ho notato durante la lettura di questo romanzo. Come dici, non è certo una lettura facile, ma credo sia molto istruttiva. Nonostante sia un'opera di fantasia, è anche un monito per il futuro.

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    1. La fantasia gioca con la realtà e spesso ne trae nutrimento. L'Occhio che tutto vede mi inquieta ma noi siamo veramente liberi?

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