lunedì 20 giugno 2016

RECENSIONE | "Bruges la morta" di Georges Rodenbach

Carissimi lettori, la domenica ha lasciato sulla mia città uno strascico di cattivo tempo. La pioggia è caduta per quasi tutto il giorno e io ne ho approfittato per scrivere la mia opinione su un classico che non conoscevo e che ho scoperto grazie alla Fazi Editore.

Bruges la morta
Georges Rodenbach 
(traduzione di C. McGilvray)

Editore: Fazi

Pagine: 106

Prezzo: € 15,00

Sinossi: Incapace di superare il lutto per la morte della giovane e bellissima moglie Ofelia, Hugues Viane si trasferisce, insieme ai cimeli della defunta, a Bruges, dove vive nel ricordo e nella nostalgia della donna perduta. Esce di casa soltanto quando si fa buio e passeggia tra le stradine malinconiche della città, che alimentano ulteriormente la sua tenace, invincibile tristezza. Una sera, per caso, incontra una donna, Jane Scott, che sembra la copia esatta della moglie. Con il passare del tempo, però, si rivela molto diversa da lei: capricciosa, irrequieta, futile, amante del lusso e della ricchezza, Jane ha assai poco da spartire con l’anima, la grazia, la dolcezza di Ofelia. E l’insana relazione fra i due, nutrita soltanto di false illusioni, prenderà presto una piega del tutto inaspettata. 


http://i.imgur.com/ye3Q8bo.png
STILE: 8 | STORIA: 9 | COPERTINA: 9

Nella  presentazione di Marco Lodoli mi ha colpita una sua riflessione: “Bruges la morta non è un romanzo a tesi, ovviamente, ma mi sembra che abbia un tema forte, dominante, da cui Rodenbach non si discosta nemmeno quando il demone della descrizione sembra annebbiare le pagine. Il tema è quello della fedeltà diabolica e della giusta tentazione.”

Fedeltà diabolica e giusta tentazione. Mi sono fermata un attimino a riflettere perché viene spontaneo pensare alla fedeltà come giusta e alla tentazione come diabolica. Poi ho letto il romanzo e ho capito.

Hugues Viane, rimasto vedovo, si trasferisce nella città fiamminga di Bruges dove vive una perfetta comunione tra la sua solitudine e quella evocata dalla città.
Un’equazione misteriosa si era creata: alla sposa morta doveva corrispondere una città morta. Il suo lutto immenso esigeva uno scenario adeguato. Solo qui la vita gli era sopportabile.
Egli vuole allontanarsi dalle frenesie del mondo per abbracciare il silenzio infinito e una monotona esistenza. La sua casa protegge il perenne ricordo della defunta moglie. I suoi abiti, i gioielli, le foto riportavano in vita un passato ormai sepolto. La chioma della morta era esposta e visibile “come la porzione di immortalità del suo amore.” L’aveva messo in uno scrigno trasparente e collocata sul pianoforte. La treccia era l’unione tra la vita e la morte, e ogni giorno, lui, l’adorava.

Durante una passeggiata solitaria, Hugues incontra una donna identica, nelle fattezze del corpo e della voce, alla moglie. La donna, frivola ballerina del teatro locale, diventa il centro della vita dell’uomo che si sente rinato al suo fianco. Questa sua “vitalità” si scontra con il grigiore della città che sembra rimproverarlo per il suo mutato comportamento. Hugues desidera trasformare la ragazza per renderla ancora più identica alla moglie morta. Le fa indossare i vetusti vestiti e un trucco leggero. Quando si renderà conto dell’impossibilità di realizzare il suo infausto piano, tutto condurrà verso un tragico, inevitabile, finale.

“Bruges la morta” è un romanzo tradotto in Italia già nel 1907. È un libro breve che si legge in poche ore con vero piacere anche se la storia emana il respiro della morte. Fin dalle prime pagine mi ha colpito l’intimo rapporto tra Hugues e la città di Bruges che incarna i suoi rimpianti, il dolore, la consapevolezza di una vita senza più senso. Le torri, le vecchie mura, le chiese univano la loro voce per nutrire il desiderio di morte dell’uomo, la sua impazienza della tomba. Solo la religione gli vietava di darsi la morte perché Dio l’avrebbe allontanato per sempre da Sé e lui avrebbe perso l’ultima possibilità che aveva di rivederla. 
Quanta emozione in queste pagine che potrebbero sembrare pesanti e nere. Io ho provato subito una forte empatia per Hugues, questo suo attaccarsi al ricordo per sopportare il distacco ha una sua verità. Quando si perde una persona cara si ha il timore di dimenticarla, di non ricordare più il suo volto, la sua voce. Pian piano la memoria evapora e ci sentiamo in colpa perché, dentro di noi, i nostri morti muoiono per la seconda volta. Poi, improvvisa, arriva la lieta novella, una seconda possibilità: il ritorno della donna amata. A questo punto mi è venuto spontaneo, anche se poi l’ho visto scritto sulla scheda del libro, pensare al film “La donna che visse due volte” (Vertigo), diretto da Alfred Hitchcok. In questo film, caratterizzato da un’atmosfera da incubo, viene proposto il tema del passato che ritorna, il tema misterioso del doppio. Se ne avete la possibilità vi consiglio di vederlo.

Ritornando a Hugues, riuscite a immaginare la sua emozione quando incontra la copia vivente della morta?
Dunque esisteva una donna assolutamente identica a quella che egli aveva perduto. Nel vederla passare, per un attimo aveva creduto al sogno crudele che lei stesse per tornare; anzi, che era tornata, e gli andava incontro come allora. Gli stessi occhi, la stessa carnagione, gli stessi capelli: in tutto uguale e perfetta, per uno strano capriccio dalla natura e del destino.
A  questo punto c’è un altro elemento che reclama attenzione: il demone dell’analogia. La moglie defunta ritorna, risorta dalla tomba. Anche la città muta il suo rapporto con l’uomo. L’incontro con una donna nuova che somiglia alla defunta, traccia la linea di somiglianza che si colloca tra l’abitudine e la novità. Quando si vuol annullare la novità per ritornare nell’abitudine, si va incontro a una tremenda delusione. La passione si trasforma in follia e i propri timori si proiettano al di fuori della mente e puntano il dito verso colui che ha oltrepassato i limiti. Mi piace percepire la voce della città che si erge a condanna del comportamento di Hugues. Si può eludere la morte? Vincerla e beffarla ricorrendo all’artificio di una somiglianza?

I rintocchi delle campane avevano condiviso e alimentato il dolore di Hugues ora lo ammoniscono perché ha ceduto al Maligno che alimenta la passione per la nuova donna. La gente pensa che sia giusto vivere nella fedeltà del dolore, mai tradire affetti e ricordi. Qui sta il primo errore dell’uomo, abbandonare la fedeltà alla morta per correre dietro a una nuova donna. Chi lo conosce lo condanna. Egli stesso si considera un peccatore ma non riesce a lasciare colei che interpreta l’illusione fatale. Le differenze fra le due donne si faranno sempre più evidenti e non si può cercare la perfezione della Morte nella carne dei vivi.

Il finale, drammatico e folle, è il perfetto coronamento di una storia emozionante e coinvolgente. Una storia di dolore e di morte che si rispecchia in una cover stupenda. Tra i campanili, pura fede proiettata verso il cielo, si eleva lo spettro di una donna.  La dimensione umana si trasfigura nel mistero del lutto. L’uomo non è un eroe ma si smarrisce davanti all’incognita della morte. Ieri come oggi.

Se ancora non l’avete letto, non indugiate, dovete assolutamente avere tra i vostri classici questo gioiellino belga del decadentismo e del simbolismo. 

11 commenti:

  1. Interessante, non conoscevo questo libro. Sembra un po' inquietante la faccenda della treccia della morta!

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    1. La treccia avrà un ruolo determinante nel finale altamente drammatico :)

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Confesso di avere adocchiato questo romanzo tra le novità della Fazi Editore. Mi piaceva molto l'immagine di questo incontro tra il protagonista e colei che ha le sembianze della moglie defunta. Si tratta di un particolare della trama che non mi era sfuggito :) Ora, leggendoti, credo di dover recuperare questo gioiellino, come lo hai ben definito! A presto :)

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    1. Hai centrato la questione, la vicenda ruota attorno al tema del doppio da cui scaturiscono una miriade di emozioni e situazioni. E' un romanzo breve che si legge velocemente :)

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  4. non conoscevo questo libro, ha una trama molto intrigante! queste riedizioni sono molto utili per (ri)scoprire certi libri di qualche anno fa

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    1. Io non conoscevo questo romanzo, mi ha incuriosita e attratta la cover bellissima. Per fortuna anche la trama è intensa assicurando una lettura che non cede mai alla noia :)

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  5. Ottima recensione Aquila.. curata in ogni minimo dettaglio ;) Non conoscevo questo classico, ma me lo segno subito, perchè mi piace moltissimo leggerli :)

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    1. Anche a me piace scoprire classici italiani e stranieri che mi riportano a una letteratura da leggere tutta d'un fiato senza saltare neanche una pagina :)

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  6. Ciao! Anch'io non conoscevo questo libro prima di leggere la tua recensione e ne sono rimasta davvero colpita, mi hai trasmesso moltissimo e mi hai convinta a leggerlo! =)

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    1. L'identificazione tra il vedovo e la città in cui si trasferisce è uno degli aspetti più coinvolgenti del romanzo :)

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