"La preda" è uno dei primi romanzi di Damon Galgut, pubblicato originariamente nel 1995 e ora edito in Italia da Edizioni E/O nella traduzione di Tiziana Lo Porto, è una parabola suggestiva sul peccato e sulla colpa. La speranza, invece, sarà sacrificata sull'altare del pessimismo. Tutto ha inizio in un tratto di strada solitaria quando due sconosciuti si incontrano. Il primo è un fuggitivo, il secondo è un prete.
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![]() STILE: 7 | STORIA: 7 | COVER: 8 |
Pagine: 160
In un tratto di strada solitario due sconosciuti si incontrano. Il primo è un fuggitivo e viaggia a piedi apparentemente senza una meta precisa, il secondo guida un furgone ed è un prete diretto verso la nuova parrocchia che gli è stata assegnata. Temendo di essere consegnato alla polizia, dopo un momento di strana e folgorante intimità, il fuggitivo uccide il prete, nasconde il cadavere in una cava, ne assume vesti e identità, raggiunge la nuova parrocchia e si ritrova a presenziare il funerale del prete ucciso. Il fortuito ritrovamento del cadavere nella cava metterà il capo della polizia sulle tracce dell’assassino. Ma il crimine commesso dal fuggitivo non è un caso isolato, così come la sua fuga, trasformando la caccia all’uomo in una caccia collettiva al crimine, dove a inseguire è la legge e a essere inseguito è chiunque sia fuorilegge.

Un uomo che inseguiva un altro uomo attraverso la terra bruna, non erano più persone, erano un principio in atto: legge e fuorilegge. Cacciatore e preda.
Il protagonista è un uomo senza nome che, in un tratto di strada solitaria, commette un omicidio. La vittima è un prete in viaggio verso una città vicina dove si trova la sua nuova parrocchia.
La bottiglia si ruppe a mezz'aria dove prima c'era la testa del prete e il vino esplose rosso, come sangue. O forse era sangue. Poi l'uomo si chinò e sollevò un sasso che era rimasto lì immobile fino a quel momento e lo lasciò cadere sul cranio dell'uomo sotto di lui e lo piantò dentro.
L'omicida, in fuga nel Sudafrica natio dello scrittore, nasconde il cadavere in una cava dismessa e ruba l'identità del prete. Si reca in città e si presenta alla missione. Il suo primo incarico ufficiale è presenziare il funerale dell'uomo che lui ha ucciso. Il fortuito ritrovamento del cadavere nella cava metterà il capo della polizia sulle tracce dell'assassino. Il poliziotto, sospettoso per natura, si interessa sempre più al lavoro del nuovo ministro: osserva, ascolta, gira lentamente intorno alla sua preda. Il falso prete fugge. La legge lo insegue. La caccia all'uomo si trasforma in una caccia collettiva al crimine.
In appena 160 pagine, Galgut realizza la metafora della colpa e del rimorso. Come in un eterno duello, il Poliziotto e il Fuggiasco si fronteggiano, si inseguono . Le vicende si svolgono attorno a una cava: un buco, nella terra, buio e freddo che, dice Galgut, è il massimo che gli esseri umani possono aspettarsi dal futuro. Puro pessimismo o realtà?
L'elemento naturale (la cava) e quello umano sono intimamente legati simboleggiando la precarietà della vita umana, del sepolto, del nascosto e della solitudine spettrale.
Poi il sole tramonta e l'ombra nella cava si trasforma. L'ombra si addensa. A quel punto non è più ombra. É oscurità e l'oscurità nel buco non è diversa dall'oscurità sopra di essa. Potrebbe esserci acqua nella cava, o movimento, o niente. Potrebbe non esserci fondo.
I personaggi, infatti, sono uomini tormentati senza alcuna speranza nel futuro. Il loro disagio esistenziale nasce da un oscuro passato che proietta la sua ombra anche sul presente in un quadro di sconfitta globale. La posta in gioco è la libertà. Ottenerla è una lotta impari.
Leggendo questo romanzo ho ripensato a un lavoro di John Steinbeck, "Uomini e topi", che narra la storia di due braccianti itineranti desiderosi di possedere un pezzo di terra dove lavorare e vivere in pace. Ma il sogno si infrange su una realtà fatta di solitudine, pregiudizio, tormento e crudeltà. La libertà anche per loro, come per il Fuggiasco, è una chimera.
"La preda" è un'indagine che scava nelle profondità dell'animo umano, è un viaggio tra le zone d'ombra dell'esistenza, è un percorso sempre alla periferia dell'identità. È l'esplorazione di un territorio intimo che sconfina nell'onirico. Si percepisce la lama affilata che incide non solo le carni di una persona ma incide il corpo della società del Sudafrica e proietta l'oscurità sui cambiamenti reali nel Sudafrica post apartheid.
L'incipit ci proietta in un'azione già iniziata, non conosciamo il passato del fuggitivo e non possiamo far altro che seguirlo nel suo viaggio alla continua ricerca di un luogo dove potersi fermare. Sembra, però, condannato a una fuga perpetua:
C'era dentro di lui la sensazione di eventi che si esaurivano, di molle che si srotolavano e di ruote che rallentavano e sapeva che nella sua fuga azzurra e spettrale di movimento e sonno si stava rapidamente avvicinando al limite estremo delle cose.
Uccidere è rinascere con un'altra identità. Tuttavia il destino del nostro assassino è già segnato. Fuggire e nascondersi a nulla servono. Il sospetto è come una spada di Damocle sempre pronta a colpire. "La preda" è un breve romanzo che narra di uomini in perpetuo movimento. La prosa concisa, cupa e intrisa di pessimismo, ben si adatta al paesaggio sudafricano, spoglio e suggestivo. I capitoli brevi, alcuni solo frammenti, rendono bene il susseguirsi veloce degli avvenimenti. Non c'è tempo per approfondimenti psicologici, non c'è modo di conoscere il passato, si respira una violenza repressa pronta a esplodere. Galgut non offre nessun conforto a chi legge. Appare subito chiaro che vittime e carnefici non sono poi così diversi, si è perseguitati dai propri demoni interiori e si insegue una verità che ogni volta ci sfugge tra le mani. Il capitolo finale del romanzo ci congeda ricordandoci l'inevitabilità del destino e il contagio dell'oscurità. Siamo tutti prede. Siamo tutti cacciatori.
Ciao Aquila, non conosco il romanzo ma, pur non appartenendo al genere di letture che sono solita leggere, mi incuriosisce per quanto riguarda l'ambiguità tra vittime e carnefici, una scelta che trovo molto realistica rispetto ai classici buoni e cattivi... buona giornata :-)
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