Oggi vi presento un racconto davvero interessante di
un’autrice emergente, Sara Zelda, che ringrazio per avermi fatto conoscere il
suo libro: "Cronache dalla fine del mondo".
Sara Zelda, nata il 24 luglio 1980, fiorentina residente a Monaco di Baviera, è qui al suo esordio narrativo. Formatasi all’ombra di Jack Kerouac e della sua Beat Generation, procedendo a ritroso fino all’età del jazz e ai suoi più celebri esponenti, i dannati Fitzgerald, ha individuato il suo campo d’azione nella cosiddetta Anti Generazione, ovvero “una generazione incapace di costruire se stessa e che riesce a definirsi soltanto nel contrasto con quello che rifiuta.”
Pagine: 162
Trama: Racconti allucinati, lancinanti epifanie, intense destrutturazioni, corruzioni e catarsi: il ritratto dall'interno della cosiddetta Anti Generazione, una generazione incapace di costruire se stessa e che riesce a definirsi soltanto nel contrasto con quello che rifiuta, nell'eterna interposizione della maschera del web, che distrugge e distorce i rapporti personali precipitando la coscienza nell'alienante vortice dell'ego. Un'iperbole di racconti di vita vissuta in cui chiunque potrà identificarsi, ma in pochi avranno davvero il coraggio di farlo, poiché la traiettoria del viaggio conduce direttamente al centro della coscienza.
La scrittrice, con lucidità e fermezza, elabora un resoconto di racconti di vita intrisi di paure, dubbi, emozioni, speranze, illusioni.
Attraverso un susseguirsi di brevi narrazioni, di flash che squarciano l’anima, l’autrice tratta temi coinvolgenti su cui tutti noi dobbiamo riflettere. Si, perché siamo in tanti ad essere figli dell’Anti Generazione ovvero “una generazione incapace di costruire se stessa e che riesce a definirsi solo nel contrasto con quello che rifiuta”.
Quando ho iniziato a leggere questo libro mi aspettavo un classico e tranquillo romanzo, invece mi sono trovata a dover fronteggiare una marea di parole in “movimento” perché dinamica e fluida è la scrittura dell’autrice. Interessante leggere la sua definizione di Web: “il Web siamo noi cresciuti con Internet”.
Coinvolgente l’analisi della Beat Generation con la sua opposizione a teorie, dottrine, culture imposte, con il rifiuto del materialismo e la sperimentazione di droghe e sessualità alternative. Tra gli autori di riferimento, citato dalla stessa autrice, ricordiamo Jack Kerouac che attribuiva al termine “Beat” il significato di “beatitudine”. Attraverso l’uso di droghe, sesso sfrenato, vagabondaggi senza meta, si realizzava un “modo di vivere” per sentirsi in comunione con l’universo. Kerouac scriveva: “La Beat Generation è un gruppo di bambini all’angolo della strada che parlano della fine del mondo”.
Questo è solo un piccolo esempio dei temi trattati e leggendo questo libro non ci si annoia mai anzi le parole costituiscono un momento in cui la coscienza viene messa a nudo, analizzata, raccontata in una condivisione pubblica.
Ogni racconto è un richiamo alla vita libera e alla consapevolezza di dover cogliere l’attimo in puro stile “carpe diem”. Bisogna godere del momento cercando comunque uno scopo in una società che tende a privare gli individui di ogni possibilità.
Con penna irrequieta e sensibile e scrittura catartica, Sara Zelda traccia un’analisi spietata della vita affrontata a muso duro perché nella “contrapposizione” c’è la forza del cambiamento, la speranza per il futuro. Raramente ho letto un libro così travolgente, che ti porta a riflettere su un’esistenza in caduta libera dove il dolore, la rabbia, il disagio, sono sentimenti complementari che devono essere esteriorizzati, lacerati, vissuti in prima persona. Ottima prova d’esordio per questa scrittrice della quale mi piacerebbe leggere altre opere perché sicuramente ha tante altre cose da dire a tutti noi. Di nuovo complimenti!
Attraverso un susseguirsi di brevi narrazioni, di flash che squarciano l’anima, l’autrice tratta temi coinvolgenti su cui tutti noi dobbiamo riflettere. Si, perché siamo in tanti ad essere figli dell’Anti Generazione ovvero “una generazione incapace di costruire se stessa e che riesce a definirsi solo nel contrasto con quello che rifiuta”.
Quando ho iniziato a leggere questo libro mi aspettavo un classico e tranquillo romanzo, invece mi sono trovata a dover fronteggiare una marea di parole in “movimento” perché dinamica e fluida è la scrittura dell’autrice. Interessante leggere la sua definizione di Web: “il Web siamo noi cresciuti con Internet”.
Coinvolgente l’analisi della Beat Generation con la sua opposizione a teorie, dottrine, culture imposte, con il rifiuto del materialismo e la sperimentazione di droghe e sessualità alternative. Tra gli autori di riferimento, citato dalla stessa autrice, ricordiamo Jack Kerouac che attribuiva al termine “Beat” il significato di “beatitudine”. Attraverso l’uso di droghe, sesso sfrenato, vagabondaggi senza meta, si realizzava un “modo di vivere” per sentirsi in comunione con l’universo. Kerouac scriveva: “La Beat Generation è un gruppo di bambini all’angolo della strada che parlano della fine del mondo”.
Questo è solo un piccolo esempio dei temi trattati e leggendo questo libro non ci si annoia mai anzi le parole costituiscono un momento in cui la coscienza viene messa a nudo, analizzata, raccontata in una condivisione pubblica.
“Io sono quella che gioca scorretto, perché non ho mai tutti i mezzi necessari ma so appellarmi all’ingegno. Io sono il clichè di ogni film di tensione. La ragazza pon pon della commedia americana. L’eroe di fantascienza che sceglie il lato oscuro”
Ogni racconto è un richiamo alla vita libera e alla consapevolezza di dover cogliere l’attimo in puro stile “carpe diem”. Bisogna godere del momento cercando comunque uno scopo in una società che tende a privare gli individui di ogni possibilità.
Con penna irrequieta e sensibile e scrittura catartica, Sara Zelda traccia un’analisi spietata della vita affrontata a muso duro perché nella “contrapposizione” c’è la forza del cambiamento, la speranza per il futuro. Raramente ho letto un libro così travolgente, che ti porta a riflettere su un’esistenza in caduta libera dove il dolore, la rabbia, il disagio, sono sentimenti complementari che devono essere esteriorizzati, lacerati, vissuti in prima persona. Ottima prova d’esordio per questa scrittrice della quale mi piacerebbe leggere altre opere perché sicuramente ha tante altre cose da dire a tutti noi. Di nuovo complimenti!
Bella recensione! Ti ripeto (lo so, mi odierai xD)che questo libro mi ispira molto, e la tua recensione ha aumentato la mia curiosità. Ma mi chiedo come mai hai dato 3 voti? Cosa non ti è piaciuto del libro?
RispondiEliminaSe posso saperlo :)
Per me le tre piume sono un voto positivo :) "Cronache dalla fine del mondo" è una lettura impegnativa perchè l'autrice analizza molti aspetti della vita in modo viscerale. E' difficile comprendere in toto i suoi ragionamenti che si rivelano coinvolgenti e ti portano a riflettere. Le esperienze soggettive sono varie da persona a persona e per comprendere al meglio questo romanzo bisogna assimilarlo piano piano. Ti rimane, tuttavia, la sensazione di non aver compreso tutto ciò che l'autrice vuol trasmettere. Sono contenta che la recensione ti sia piaciuta e ti consiglio di leggerlo, poi fammi sapere cosa ne pensi :)
EliminaGrazie per la spiegazione :) non mi rimane che leggerlo!
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