Carissimi amici lettori,
siete mai stati in Egitto? Cosa ne pensate del comunismo? Vi piacciono i giochi, per computer, con tanti livelli da superare per arrivare in cima? Queste domande, strano a dirsi, hanno tutte un’unica risposta: “La piramide del Caffè” di Nicola Lecca. Una piramide rigida e inflessibile come il cuore di coloro che la compongono, pronti a tutto pur di arrivare al vertice. Ma andiamo con ordine e iniziamo questo viaggio partendo dalla soglia di un orfanotrofio.
Autore: Nicola Lecca
Nicola Lecca (Cagliari, 1976) è uno scrittore nomade che ha abitato a lungo a Reykjavík, Visby, Barcellona, Venezia, Londra, Vienna e Innsbruck. continua...
Casa Editrice: Mondadori
Pagine: 233
Prezzo: € 17,00
Trama: A diciotto anni, Imi ha finalmente realizzato il suo sogno di vivere a Londra. A bordo di un vecchio treno malandato ha lasciato l'orfanotrofio ungherese dove ha sempre vissuto e, nella metropoli inglese, si è impiegato in una caffetteria della catena Proper Coffee. Il suo sguardo è puro, ingenuo e pieno di entusiasmo: come gli altri orfani del villaggio di Landor, anche lui non permette mai al passato di rattristarlo, né si preoccupa troppo di ciò che il futuro potrebbe riservargli. Le tante e minuziose regole che disciplinano la vita all'interno della caffetteria - riassunte nel Manuale del caffè cui i dirigenti della Proper Coffee alludono con la deferenza riservata ai testi sacri - gli sembrano scritte da mani capaci di individuare in anticipo la soluzione a qualsiasi problema pur di garantire il completo benessere di impiegati e clienti. La piramide gerarchica che ordina la Proper Coffee sembra a Imi assai più chiara e rassicurante del complesso reticolo di strade londinesi. Dovrà passare molto tempo prima che Imi - grazie al cinismo di un collega e ai consigli della sua padrona di casa - cominci a capire la durezza di Londra e la strategia delle regole riassunte nel Manuale del caffè. Tanto candore finirà per metterlo in pericolo: e sarà allora Morgan, il libraio iraniano, a prendersi a cuore il destino di Imi, coinvolgendo nel progetto Margaret, una grande scrittrice anziana e ormai stanca di tutto, ma ancora capace di appassionarsi alle piccole storie nascoste tra le pieghe della vita.
STILE: 7
STORIA: 7
COPERTINA: 7
L’obiettivo
principale della “Piramide del Caffè” è la ricerca della felicità. Questa
ricerca parte dal piccolo orfanotrofio di Landor ( anagramma di Londra), al
confine fra Ungheria e Austria. Qui i bambini, orfani e poveri, trovano un rifugio dove, pur tra mille
privazioni, riescono ad essere felici. Come non intenerirsi leggendo la storia
di Andras, detto tristezza; di Jakob, che possiede tanti animali; di Arpad,
innamorato di Barbara Streisand; di Fabian che di notte “si taglia” perché, per
lui, è un atto necessario per liberarsi di una colpa che non riesce a definire.
Tutti questi bambini, pur vivendo nel disagio, riescono ad essere felici. Per
loro la felicità è nelle piccole cose, sorridono soddisfatti se ricevono una
tavoletta di cioccolato, sono al settimo cielo per un bagnoschiuma al
chewing-gum ma, soprattutto, sono contenti quando ricevono un abbraccio dalle
“neni”, zie in italiano, donne che si occupano di loro all’interno
dell’orfanotrofio. La sera, poi, quando a Landor le luci si spengono, quando il
silenzio placa le menti, allora è il momento dei sogni:
“I sogni sono la droga dei poveri. E i poveri ne diventano
dipendenti”.
Imi è un giovane ungherese
cresciuto nell’orfanotrofio dove è stato abbandonato e tutto il suo passato è
racchiuso in un biglietto: “I clienti si lamentano per il suo continuo pianto”.
Sono trascorsi 18 anni dal giorno dell’abbandono, Imi può
finalmente lasciare l’orfanotrofio e saziare la sua sete di curiosità. Egli
vuole conoscere il mondo e decide di andare a Londra dove viene ospitato da
Lynne e con il suo aiuto viene assunto presso la filiale di Embankment della
più importante catena di caffè del Regno Unito: la Proper Coffee. Imi inizia un nuovo capitolo della sua vita ma ben
presto si scontra con una realtà che è ben diversa dal suo immaginario. Londra
apparentemente aperta a una società multietnica è un luogo in cui tutti sono
gentilissimi (se li urti per strada sono loro a chiederti scusa) ma nasconde un
volto ben diverso che cela una graffiante discriminazione nei confronti degli
immigrati. Anche la Proper Coffee non è quel che sembra: per aiutare i suoi
dipendenti ha creato “Il Manuale del caffè” che viene distribuito per risolvere
ogni dubbio che il lavoro può suscitare. Leggendolo Imi prova, inizialmente, un
senso di sicurezza ma ben presto le cose si complicano. Imi, con ingenuità e
candore, guarda al suo nuovo lavoro e per non dimenticare scrive: “La piramide
del caffè è una specie di comunismo computerizzato di stampo faraonico.” Egli è
alla base di questa piramide, seguendo le regole può arrivare in alto. Per
iniziare la scalata, però, deve spogliarsi della sua personalità e omologarsi
agli altri dipendenti: non può fare un cappuccino più buono, non può far
ricorso al proprio “buon senso” perché non rientra negli standard aziendali.
Non può far nulla, deve solo chinare il capo al volere dei suoi superiori perché
l’unico scopo della “Proper Coffee” è ottenere il massimo guadagno tramite
regole interne assurde e ferree. Imi si ribella a questa politica aziendale e
la sua insubordinazione si nutre dei consigli di coloro che lo aiutano a capire il mondo del lavoro. Molto importanti
per la sua formazione sono Jordi e Morgan che vivono la loro condizione di stranieri provando
sulla propria pelle cosa significa emarginazione, false promesse. Jordi esprime
perfettamente la sua avversità per la “Proper Coffee” quando dice: “Da oggi
siamo diventati asini con la carota
davanti”. Morgan smaschera la vera Londra con i suoi lati segreti e le sue
contraddizioni. Ma il personaggio che ho amato di più è Margaret Marshall,
premio Nobel per la Letteratura, che vive isolata nel suo appartamento e non
riesce più a scrivere. Cosa farà Imi della sua vita, quali decisioni prenderà?
Questo romanzo affronta temi sociali (la precarietà del lavoro, l’integrazione
razziale, la solitudine) attraverso la crescita del protagonista realizzando
una fiaba contemporanea in cui c’è la speranza di realizzare un sogno: trovare
la felicità. Questa ricerca è possibile, leggendo il libro si viene conquistati
dalle sensazioni che le parole esprimono attraverso un linguaggio chiaro,
accessibile a tutti. A volte bisogna fermarsi a riflettere perché la ricerca
del nostro futuro non è detto che debba portarci necessariamente lontani da
casa. Tutti noi andiamo alla ricerca di “qualcosa” ma prima di partire per lidi
lontani, guardiamoci intorno perché la felicità può trovarsi anche nei luoghi
più impensati. Dice Nicola Letta: “in quell’orfanotrofio che appariva misero e
triste, ho trovato una straordinaria abbondanza di gioia… Mi sono reso conto
che lì si trovava nascosto il segreto della felicità. E io volevo scoprirlo”.
Come dice l’autore stesso in un passo del libro:
“Chi ha
talento crea silenzio nella bocca degli altri”.
Aquila Reale tace!
Ciao, prima di tutto buon giorno.
RispondiEliminaMe lo fece notare la mia professoressa questo libro. E' un po' vecchiotto vero?
Poi tra la scuola e i compiti andò a sfumare questa recensione. Se non erro, la vidi pure su qualche altro blog o sbaglio?
Buon giorno anche a te :)
RispondiEliminaIl libro è uscito il 15 gennaio 2013, quinidi non è poi così vecchio! Avrai letto altre recensioni perchè è un libro che ha ottenuto un notevole successo di pubblico. A presto.