Dopo “L’annusatrice di libri” (recensione), sul senso
olfattivo e la lettura, Desy Icardi torna con un nuovo appassionante romanzo
sul tatto e la scrittura. Con “La ragazza con la macchina da scrivere” (Fazi
Editore) la scrittrice racconta la
scrittura attraverso il tatto e sceglie come protagonista una dattilografa che
le storie non le scrive ma le trascrive.
STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
|
Desy Icardi
Editore: FaziPagine: 366
Prezzo: € 15,00
Sinossi
Cosa ricordano le dita? Se la memoria scompare, possono gli oggetti aiutare a ritrovare i ricordi?
Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa, attraversando il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua macchina da scrivere portatile, una Olivetti MP1 rossa.
Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia tuttavia non si sono dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati solamente nel contatto con i tasti della Olivetti rossa. Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza: gli amori, i dispiaceri e i mille espedienti attuati per sopravvivere, soprattutto durante gli anni della guerra, riemergono dal passato restituendole un’immagine di sé viva e sorprendente, la storia di una donna capace di superare decenni difficili procedendo sempre a testa alta con dignità e buonumore. Un unico, importante ricordo, però, le sfugge, ma Dalia è decisa a ritrovarlo seguendo gli indizi che il caso, o forse il destino, ha disseminato lungo il suo percorso.
Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa, attraversando il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua macchina da scrivere portatile, una Olivetti MP1 rossa.
Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia tuttavia non si sono dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati solamente nel contatto con i tasti della Olivetti rossa. Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza: gli amori, i dispiaceri e i mille espedienti attuati per sopravvivere, soprattutto durante gli anni della guerra, riemergono dal passato restituendole un’immagine di sé viva e sorprendente, la storia di una donna capace di superare decenni difficili procedendo sempre a testa alta con dignità e buonumore. Un unico, importante ricordo, però, le sfugge, ma Dalia è decisa a ritrovarlo seguendo gli indizi che il caso, o forse il destino, ha disseminato lungo il suo percorso.
Dalia ricordava benissimo chi era, e ancor più chi suo padre pretendeva che fosse: una ragazza che come le commesse della merceria aveva bisogno di lavorare per guadagnarsi da vivere, ma che doveva esibire il contegno elegante e un po’ altezzoso di una giovane ereditiera.
Cosa ricordano le dita? Se la memoria vien meno, possono gli
oggetti aiutare a ritrovare i ricordi? Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come
dattilografa. Con lei la sua compagna fedele, una macchina da scrivere
portatile rossa, una Olivetti MP1. Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna
viene colpita da un ictus che offusca parte della sua memoria. I ricordi non
sono del tutto svaniti ma sopravvivono nella memoria tattile dei suoi
polpastrelli, dai quali verranno liberati nel contatto con i tasti della
macchina da scrivere. Attraverso l’amata Olivetti, Dalia ripercorre la sua
vita. Riaffiorano i ricordi legati agli amori, ai dispiaceri, ai momenti
difficili vissuti durante gli anni della guerra. Si ricompone così la storia di
una donna coraggiosa che ha saputo affrontare a testa alta i problemi della
vita. Tuttavia qualcosa ancora sfugge alla sua memoria e Dalia è decisa a ridar
vita a quel ricordo seguendo gli indizi che il destino ha disseminato lungo il
suo percorso.
Conoscere Dalia, la dattilografa che ha attraversato il ventesimo secolo sempre
accompagnata dalla sua Olivetti MP1 rossa, è stato un vero piacere. La storia inizia nel 1940, il mondo è
nuovamente di fronte all’abisso di un sanguinoso conflitto. Dalia aveva 17
anni, eventi drammatici l’avevano obbligata a maturare troppo in fretta. Era
una giovanissima dattilografa costretta a lavorare per sopperire alle necessità
della famiglia. Il padre, dopo il
fallimento della sua fabbrica di cerini, se ne stava chiuso in casa e, le poche
volte che si faceva vedere in giro, guardava tutti dall’alto in basso. La madre
era andata via dopo il dissesto finanziario e i parenti erano svaniti nel nulla
nel timore che qualcuno chiedesse loro del denaro. Anche se ridotto in miseria, il padre di
Dalia aveva grandi progetti e anelava un matrimonio altolocato per la figlia.
Il destino, però, aveva in serbo per Dalia ben altri progetti. La fanciulla,
infatti, con un matrimonio frettoloso e avventato comprometterà
irrimediabilmente la sua esistenza. Imprigionata in un matrimonio infelice
dovrà far affidamento a tutto il suo caraggio per ritornare a essere
protagonista della sua vita senza compromessi.
Quando la Seconda Guerra Mondiale si abbatterà sulla vita di
tutti come un ciclone, Dalia si troverà di fronte a scelte crudeli sul suo
futuro. La vita, lo sappiamo, non rispetta quasi mai i piani che noi decidiamo
e così il castello di carta, costruito con desideri e speranze, crolla a causa
di un colpo di vento inaspettato.
“Il colpo di vento” ha la voce del Duce che, il 10 giugno
1940, annuncia l’entrata dell’Italia in guerra al fianco della Germania, contro
Francia e Gran Bretagna. La terribile guerra, dapprima desiderata e inneggiata
da tutti, sarà poi da tutti maledetta e travolgerà ogni cosa. Con fierezza ed
euforia gli italiani si preparavano a morire. I primi bombardamenti sveleranno
una dura realtà.
Leggendo “La ragazza con la macchina da scrivere” ho provato
vari sentimenti e mi sono schierata apertamente dalla parte di Dalia. Il suo
personaggio mi ha permesso di vivere sulla mia pelle, oltre le dinamiche del
cuore e della mente, anche i momenti più bui della guerra. Tra i vari
personaggi ho amato l’avvocato Ferro, un uomo dal cuore grande e dall’amore
infinito per i libri. Lui misurava il tempo in libri da leggere e aveva creato
un rifugio antiaereo con le pareti foderate da librerie in cui trovavano riparo
i libri messi al bando da Mussolini.
I libri sviluppano tante doti, incluso il coraggio, e circondarsi di amanti dei libri fa sentire quasi invulnerabili.
“La ragazza con la macchina da scrivere” ci mostra il potere
degli oggetti del passato che hanno mille storie da raccontare, basta saperle
ascoltare ricordando che la speranza del cuore non muore mai.
Quando incontriamo Dalia ha 71 anni, “un piccolo incidente”
le ha lasciato dei buchi di memoria che lei è decisa a colmare. La sua macchina
da scrivere diventa lo scrigno di una memoria tattile che permetterà ai ricordi
di riaffiorare. Conosceremo così il buon ragioniere Borio, la pestifera vedova
Monti, la cara signorina Girola con le sue vivaci commesse Elvira e Rachele.
Riappaiono nuovamente alla memoria, immagini e volti messi in pausa per un
momento ma mai dimenticati. Tenera l’immagine di Dalia ragazzina che, con
l’Olivetti posizionata nella sua custodia sul portapacchi della bicicletta,
andava al lavoro.
Il momento nel quale montava sulla bicicletta per recarsi al lavoro era per Dalia il più felice della giornata.
L’uso della bicletta mi ha trasmesso una sensazione di
autonomia e indipendenza, il coraggio di andare incontro alla vita in cui
paure, bugie, sospetti, segreti si mescoleranno con illusioni e nuove
possibilità. Storie mai nate grideranno il loro diritto di esistere, di
percorrere la strada verso la felicità eliminando le ombre fredde di un passato
difficile.
Secondo l’opinione comune le dattilografe devono scrivere senza pensare, ma la realtà è un’altra: noi dattilografe pensiamo molto e assai velocemente, ma senza mai darlo a vedere.
“La ragazza con la macchina da scrivere” è un romanzo sull’aprirsi
di un vuoto e sullo sforzo fatto per colmarlo. Da una parte c’è la frammentarietà
apparente del ricordo, dall’altra la disperata volontà di riappropiarsi del
passato. Nel mezzo c’è la MP1 rossa che nelle mani di Dalia diventa una
creatura umana che l’aiuta a capire, a ricordare, creando un complesso di
sfumature effimere che caratterizzano la
simbiosi tra la macchina da scrivere e la protagonista. Il ticchettio
dei tasti richiama i ricordi, fa luce nel passato e infonde in Dalia
un’inattesa energia per scoprire il mistero di tutta una vita. Un incontro
rimandato per troppo tempo, un rincorrere ciò che poteva essere ma non è mai
stato. Una speranza, un’attesa di felicità, un timido sorriso apparirà su
quelle labbra che i dolori della vita non hanno mai scalfito. Perché,
credetemi, non è mai troppo tardi per cambiare nuovamente il corso del destino.
Faccio malissimo a non farmi ispirate da questa Autrice. Malissimo!
RispondiEliminaRibadisco, malissimo :)
EliminaBellissimo romanzo, se la batte con il precedente L'annusatrice di libri e i due romanzi hanno in comune proprio quell'idea che nel profondo di noi vivano delle storie (le nostre o quelle degli altri) che possiamo tirare fuori, pur con fatica e sacrifici.
RispondiEliminaHo amato entrambi i romanzi anche perchè i personaggi sono vivi, potrebbero tranquillamente far parte della nostra vita. Infatti possiamo ritrovare un po' di noi in queste storie e ciò coinvolge e affascina ancor di più :)
EliminaSpero di leggerlo presto anche io ☺️☺️☺️
RispondiEliminaSarà sicuramente una bella lettura :)
EliminaHo in possesso una copia di L'annusatrice, conto di inserirla tra le prossime letture. Dovesse piacermi, terrò presente anche questo :)
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