martedì 18 febbraio 2020

RECENSIONE | "La Signora del martedì" di Massimo Carlotto

Un attore porno in disarmo, una signora misteriosa, un travestito dalla doppia vita, sono i protagonisti del nuovo romanzo di Massimo Carlotto “La Signora Del Martedì”, edizioni E/O. L’autore, maestro del noir, ci propone un romanzo che oltrepassa i confini del crimine e diventa un invito a ripensare i rapporti tra crimine e società. È uno scavo interiore nell’animo umano, una radiografia dei sentimenti, un desiderio d’amare e di essere amati, un aggrapparsi agli altri per non scivolare nelle crepe della solitudine. Perché, sappiatelo, quando la vita diventa nera nera anche la luce di una candela può sembrarci un faro nella nebbia.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
La Signora del martedì
Massimo Carlotto

Editore: E/O
Pagine: 212
Prezzo: € 15,00
Sinossi
Tre personaggi che la vita ha maltrattato. Bonamente Fanzago, attore pomo dal nome improbabile che un ictus ha messo in panchina e che assiste angosciato all'ascesa dei giovani concorrenti. Tiene duro aspettando che ogni martedì una donna affascinante dal passato misterioso paghi i suoi servizi da gigolò alla pensione Lisbona, un alberghetto poco frequentato dove il proprietario, il signor Alfredo, vive la sua condizione di travestito nascondendosi da un ambiente ipocrita e perbenista. Tre esseri umani sui quali la società si accanisce proprio perché più fragili, ma che troveranno il coraggio di difendersi. Non sono eroi senza macchia né paura, hanno debolezze, hanno commesso errori e a volte azioni riprovevoli. Ma soprattutto aspirano ad amore e rispetto. Quando un imprevisto darà il via a una girandola di effetti collaterali, per i nostri tre personaggi diventerà questione di vita o di morte scavare, dentro di sé e nel proprio passato, per trovare le risorse necessarie a tirarsi fuori dai guai.



Bonamente Fanzago è un attore porno ormai in declino. Dopo l’ictus che l’ha colpito, tiene duro aspettando che ogni martedì una donna misteriosa paghi i suoi servizi da gigolò alla pensione Lisbona, un alberghetto da poco dove il proprietario, il signor Alfredo, vive la sua condizione di travestito nascondendosi da un ambiente ipocrita e perbenista. Un imprevisto darà origine a una girandola di effetti collaterali e per i tre protagonisti  diventerà una questione di vita o di morte scavare dentro di sé e nel proprio passato per tirarsi fuori dai guai.
Era sempre l’ultimo ai provini. Per una questione di prestigio. La vecchia guardia non aveva nulla da dimostrare. Lui la gavetta l’aveva fatta da un pezzo, era passato il tempo in cui sgomitava per essere tra i primi a entrare e abbassarsi i pantaloni.
Con questo incipit, l’autore ci presenta Bonamente Fanzago, in arte Zagor. La malattia l’aveva costretto ad abbandonare la sua professione di attore porno e assisteva angosciato all’ascesa dei giovani concorrenti. Incapace di gestire la quotidianità, viveva alla pensione Lisbona e di lui si occupava il signor Alfredo che si vedeva inequivocabilmente come una bella donna e come tale voleva essere trattata.
Il signor Alfredo era una che la sapeva lunga. Di cognome faceva Guastini, ed era apparsa dal nulla una trentina di anni prima. Nessuno nel quartiere l’aveva mai vista.

Il signor Alfredo aveva superato la sessantina da un po’ e tra le mura della pensione si era sempre vestita da donna. Sopra i radi capelli tinti di nero indossava una parrucca modello sexy lady, una cascata biondo cenere lunga settanta centimetri.
Costretto a porre fine alla sua carriera nel porno, Fanzago si proponeva  come gigolò ma aveva un’unica cliente: la signora del martedì, una donna affascinante  e dal passato misterioso.
Era venuta a cercarlo. Aveva sentito parlare di lui da una sua conoscente che lo aveva incontrato un fine luglio a Bellaria. La recensione era stata positiva, pare tra il buono e l’ottimo, e così si era presentata alla pensione Lisbona. L’attore viveva lì da sempre.
Per nove anni, ogni martedì, dalle quindici alle sedici, la signora si presentava alla pensione. Stanza numero tre. Metteva i soldi sul comodino e s’infilava nel letto. Inevitabilmente Fanzago s’innamora di lei.

Sono loro i tre personaggi  che animano le pagine di questo bel romanzo. Sono persone che la vita ha maltrattato e sulle quali la società si è accanita proprio perché fragili. Non sono eroi, hanno commesso errori, ma come tutti gli uomini aspirano ad amore e rispetto. Vite complicate le loro. Ognuno nasconde qualcosa e reagisce in modo diverso agli ostacoli che la vita pone. C’è chi si lascia vincere dalla depressione, chi, invece, sposa la rabbia e chi si lascia travolgere dal dolore. Tuttavia hanno una cosa in comune: ogni loro azione avrà delle conseguenze che inevitabilmente travolgeranno anche tutti gli altri.
La vita è fatta così. Quasi sempre è spietata, e tocca fingere di essere animati da buoni sentimenti per non essere giudicati nel modo sbagliato. Un cazzo di spettacolino di varietà nel quale è consigliabile ritagliarsi un ruolo da consumati ballerini di prima fila.
Il signor Alfredo, Fanzago, la signora misteriosa, faranno di tutto , seppur involontariamente, per rovinarsi la vita a vicenda. La cosa assurda è che alla base di questa “rovina”, c’è la paura della solitudine e il desiderio di essere amati. Oltrepassare la paura non è facile, la vita è fatta di sbagli e ferite. Se poi ci aggiungiamo un destino travolgente, allora ci accorgiamo che le cose cattive capitano senza preavviso. Bussano alla nostra porta e prepotentemente stracciano le nostre buone intenzioni. A dare una mano al destino ci sono, nel romanzo,  alcuni personaggi antipatici e altri ambigui.

Tra gli antipatici al primo posto si colloca il giornalista Pietro Maria Belli. Uomo spregevole è capace di tutto pur di ottenere un’intervista e non ci pensa due volte a distruggere una persona per aumentare le vendite del giornale per cui scrive. Sempre a caccia di scoop non sa cosa significhi scrivere la verità, tutta la verità, solo la verità. Con le parole può condannare una persona senza processo e con la penna in mano si sente un dio che dispensa vita e morte.

Per completare il variegato mondo dei personaggi presenti nel romanzo di Carlotto, non posso non menzionare “l’uomo con gli stivali texani”. Egli vive nell’ombra e risolve tutti i problemi avendo competenze e conoscenze nella malavita. Svolgerà un ruolo importante nella vicenda e il suo contributo sarà fondamentale per le sorti dei tre protagonisti che sceglieranno la pensione Lisbona come luogo d’eccellenza in cui sentirsi liberi di essere ciò che vogliono

“La signora del martedì” è un romanzo che parla di solitudine, di amori folli, di vite non facili. Il timore di essere giudicati per il passato, la paura della solitudine, le scelte per rimediare agli errori commessi, sono le colonne portanti di questa intensa storia. Non mancheranno eventi violenti anche se la violenza si nasconderà tra le pieghe della società e si manifesterà quasi per caso. La storia ci presenterà tante maschere e pochi volti, sarà crudele e tenera, amara e dolce.
La vita può contenere diverse esistenze se si è capaci di inventarle. E una fiaba è la più bella delle invenzioni.
“La signora del martedì” è una storia dura in cui la verità si nasconde nei posti più impensati. È un’infelice sequenza di eventi e di effetti collaterali che avranno un effetto domino sulla vita dei protagonisti. Loro, gli esclusi, sapranno come lottare contro una società spietata che vuol negar loro il diritto di vivere e di amare. Il finale non ve lo svelo, sarà un’amara e delicata speranza d’amore. Solo però di martedì, dalle quindici alle sedici. Stanza numero tre.

1 commento: