giovedì 12 maggio 2016

RECENSIONE | "Ai morti non dire addio" di Brian Freeman

Buongiorno cari lettori. Brian Freeman è tra i maggiori autori di thriller americani. Grazie alla casa editrice Piemme abbiamo in Italia la possibilità di leggere le sue opere. Potevo non fare la sua conoscenza? Se potessi leggerei tutti i thriller del mondo ma visto il poco tempo a disposizione, cerco di scegliere romanzi che mi intrigano in modo particolare. L’ultima opera scritta da Freeman ha un titolo accattivante a cui non ho saputo resistere. Quindi mettetevi comodi, rilassatevi e preparatevi a conoscere il detective Jonathan Stride protagonista del romanzo “Ai morti non dire addio” (Brian Freeman, traduzione del noto scrittore Alfredo Colitto / Piemme).

Ai morti non dire addio 
(Serie di Jonathan Stride #9)
Brian Freeman

Editore: Piemme
Pagine: 440  
Prezzo: € 18,50 

Sinossi: Dopo la morte di sua moglie Cindy, portata via da una malattia terribile, l'esistenza del detective Jonathan Stride è andata in mille pezzi. E anche se oggi, nove anni dopo, accanto a lui c'è una nuova donna, Serena, il fantasma di Cindy non ha abbandonato la sua casa, e la sua testa. Non è il solo: perché il passato è in agguato in modi ancor più tortuosi e imprevedibili per Stride. Serena, infatti, per caso ritrova una pistola che viene poi identificata come l'arma di un vecchio delitto, avvenuto tempo prima, in una strada della cittadina di Duluth. Ciò che Serena non sa è che quel crimine è strettamente connesso con gli eventi che segnarono l'ultimo anno della vita di Cindy: un omicidio di cui fu incolpata la sua migliore amica, Janine. Fu proprio Stride a condurre l'indagine e incastrare Janine, anche senza l'arma del delitto. Ora, Serena ha in mano l'oggetto che potrebbe ribaltare la sentenza di nove anni prima. E mentre Stride è alle prese con una serie di rapimenti di donne avvenuti al porto di Duluth, si trova costretto a fare i conti di nuovo con quel caso che ritorna dal passato - e con la possibilità di un terribile errore: e se avesse mandato in prigione la donna sbagliata?

STILE: 8 | STORIA: 8 | COPERTINA: 7

Serena notò la Grand Am parcheggiata a mezzo isolato dal bar. Dentro la macchina qualcuno aspettava. Davanti ai fari c’era una nuvola di zanzare. Dai finestrini uscivano le trombe di una sinfonia russa rumorosa e malinconica, qualcosa di Sostakovic. La pioggia intermittente portava verso di lei l’odore acre di sigarette arrotolate a mano. Oltre l’auto, nella foschia, vedeva le luci lattiginose del ponte Superior che s’inarcava sopra il porto di Duluth. C’erano soltanto loro due nelle tenebre della notte estiva. Lei e la persona al volante della Grand Am. Non riusciva a vedere chi era, ma non importava. Non ancora. Lei era lì per una persona diversa.
Il detective Jonathan Stride è un uomo d’onore, testardo, cupo e coraggioso. Sempre disposto a lottare per il trionfo della giustizia ha subito un grave lutto nella sua vita: ha perso sua moglie Cindy, portata via da una terribile malattia. Nove anni dopo accanto a lui c’è Serena anche se il ricordo di Cindy non ha mai abbandonato il suo cuore e la sua mente. Dal passato, ritorna per Stride, l’ombra di un vecchio delitto strettamente correlato con gli eventi che segnarono l’ultimo anno della vita di Cindy.

Janine, migliore amica di Cindy, era sospettata dell’omicidio di suo marito. Fu proprio Stride a condurre le indagini e a far condannare Janine, anche se l’arma del delitto non fu mai ritrovata. Oggi, dopo tanti anni, la pistola misteriosa ricompare tra le mani di Serena e terribili dubbi si insinuano nella mente del detective. Forse è stato commesso un tragico errore. Forse la donna in prigione è innocente mentre un omicida si aggira indisturbato. Forse.

Freeman è un autore che sa come catturare l’attenzione del lettore. Il romanzo inizia in sordina per poi arricchirsi, pagina dopo pagina, di colpi di scena che rendono la trama ricca di suspense. Ho notato che molti capitoli terminano proprio sul più bello: un ritrovamento, un indizio importante, l’atteggiamento inquietante di un personaggio. Il capitolo successivo non da voce “al colpo di scena” ma cambia il soggetto del narrare per poi ritornare, pagine dopo, alla scoperta iniziale. È impossibile staccarsi dal libro, la curiosità, continuamente alimentata, è troppo forte.

Il romanzo consta di due parti. La prima riguarda il passato. Nei primi capitoli conosciamo il detective Stride e sua moglie Cindy alle prese con un caso di omicidio in cui è coinvolta la sua migliore amica. Assistiamo al processo e alla condanna di Janine per omicidio.

Trascorrono nove anni e ha inizio la seconda parte della storia che riguarda il presente. Stride ha accanto a sè una nuova donna, Serena, anche se parte del suo cuore è ostaggio del passato. Improvvisamente, durante un’indagine per omicidio, salta fuori una pistola che, dopo accurate indagini della balistica, è riconosciuta come l’arma dell’omicidio del marito di Janine. Ciò provoca molti dubbi in Stride, la paura di aver mandato in carcere un innocente è tanta. Il caso viene riaperto e tutto potrebbe cambiare.

Con un architettura narrativa ampia e complessa, lo scrittore ci conduce attraverso un labirinto in cui le molte supposizioni si scontrano con le poche certezze. La scrittura incalzante, il ritmo sostenuto sono caratteristiche salienti di questo romanzo in cui Freeman riesce a rendere in modo efficace il succedere rapido degli avvenimenti. I personaggi hanno comportamenti credibili che mostrano i loro pregi e i difetti. Le indagini non inaridiscono la narrazione che esplora anche l’animo umano. Il finale sospeso ha stuzzicato la mia curiosità, l’autore non scrive la parola “fine” ma, pur concludendo la storia, ci da appuntamento alla prossima avventura del detective Stride. Un appuntamento a cui io sarò felicissima di partecipare :)

4 commenti:

  1. E' nei miei Maybes, e la tua recensione non ha fatto altro che incuriosirmi ancora di più :D

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    1. è un bel thriller, intrigante dalla prima all'ultima pagina :)

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  2. L'ho in attesa sul comodino, bellissima recensione mi ha molto intrigata

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