venerdì 21 ottobre 2022

RECENSIONE | "Il ritorno del soldato" di Rebecca West

“Il ritorno del soldato” è il primo romanzo di Rebecca West. Fu pubblicato nel 1918 durante la prima guerra mondiale ed è una fucina di temi come la guerra e l’amnesia, il rapporto tra uomo e donna, il lutto, la paternità e la maternità. Oggi ritorna nelle librerie grazie a Fazi Editore nella Collana Le strade, traduzione e postfazione di Benedetta Bini.


STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 7
Il ritorno del soldato
Rebecca West

Editore: Fazi
Pagine: 134
Prezzo: € 16,00
Sinossi

In una casa signorile sulle colline inglesi Kitty e Jenny, come molte connazionali, attendono trepidanti il ritorno di un uomo. Il soldato Chris Baldry, marito di Kitty e cugino di Jenny, si trova «da qualche parte in Francia» a combattere. Nessuna delle due immagina che a varcare la soglia sarà un estraneo, un uomo segnato dalla guerra in maniera indelebile, illeso nel corpo ma dalla psiche martoriata. Insieme al ricordo delle granate e delle membra dilaniate di tanti commilitoni, il trentaseienne Chris ha rimosso gli ultimi quindici anni della propria vita: non rammenta nulla del matrimonio con l’aristocratica Kitty né della tragica perdita del loro figlio, avvenuta poco prima della guerra. I suoi ricordi si fermano alle estati della giovinezza nella casa di famiglia e al primo amore, quello per Margaret, la figlia di un fattore locale. È a lei che scrive annunciando il proprio ritorno imminente e, per un crudele scherzo del destino, è proprio da lei che Kitty e Jenny ricevono la notizia. Le due donne dovranno affrontare una scelta difficile: lasciare che Chris rimanga felicemente inconsapevole della sua vera vita o aiutarlo a richiamare alla memoria i traumi del passato.


Eravamo tutti in un fienile, una notte, e arriva una bomba. Il mio compagno urla: “Aiutami vecchio mio, non ho più le gambe!” E io gli devo rispondere: “Non posso, vecchio mio, non ho più le mani”. Ecco, questi erano i sogni delle donne inglesi in quel tempo; non potevo lamentarmi. Ma pregavo per il ritorno del nostro soldato.

La Grande Guerra è scoppiata e per la prima volta l’intera generazione maschile inglese, borghese e aristocratica, si ritrova in trincea. Le donne restano sole a fare da capofamiglia o vengono catapultate fuori della cerchia domestica in ruoli prima impensabili: guidano autoambulanze, assistono i soldati, curano e alleviano le ferite di poveri corpi. Jenny e Kitty no. Loro vivono la loro vita di sempre da quando Chris, cugino della prima e marito della seconda, si trova “da qualche parte in Francia” a combattere.

Eravamo eleganti e squisite: non ci toccavano desideri né passioni, per quanto nobili; e le nostre testoline si chinavano assorte sui bianchi fiori del lusso adagiati nelle acque scure della vita.

Vivono nella bella casa di Baldry Court che Chris, dopo il matrimonio, si è deciso a ricostruire affidando i lavori a un gruppo di architetti che, in possesso dell’ occhio meticoloso della manicure e non lo sguardo spericolato dell’artista, ha rimodellato l’antica dimora trasformandola in una residenza degna di innumerevoli servizi fotografici sulle riviste illustrate. In questo universo chiuso, quasi claustrofobico, si aggira Kitty che, capelli biondi sciolti sulle spalle e giacchettine di seta ricamate a boccioli di rosa, tenta di rimuovere il lutto per il figlio prematuramente scomparso. Jenny, segretamente innamorata di Chris, in sottile complicità con Kitty, aspetta il ritorno del cugino. Il fragile eppur perfetto equilibrio viene rotto il giorno in cui compare nell’algido salotto di Baldry Court Margaret Grey, una donna che, benché abbia un corpo ben fatto, è trascurata nell’aspetto. Margaret, amore giovanile di Chris, riferisce che il capitano Baldry è stato ferito in combattimento. Le ferite non hanno lacerato il corpo, il problema è la memoria svanita in seguito a un bombardamento che ha martoriato la sua psiche. Kitty e Jenny, inizialmente dubitano delle parole della donna. Se Chris fosse stato ferito, il Ministero della Guerra avrebbe  avvisato la moglie e non quella sconosciuta dalle “brutte mani” e dal ridicolo cappellino nero di paglia.

Quel suo essere coperto di povertà e trascuratezza aveva qualcosa che la rendeva assai poco gradevole: come un bel guanto che, caduto dietro il letto in una stanza d’albergo e lì rimasto indisturbato per un giorno o due, diventa un oggetto orribile quando la cameriera lo raccoglie coperto di polvere e lanugine.

Dopo alcuni giorni l’uomo ritorna a casa e non riconosce sua moglie, né la casa, perché i suoi ricordi si sono fermati agli anni in cui non conosceva Kitty ma riconosce Margaret, il suo primo amore, il suo mondo ideale.

I fatti si riferiscono a 15 anni prima ed è in quel limbo di felicità che la mente del soldato si è rifugiata. Chris ha rimosso il ricordo delle granate e dei corpi martoriati dei suoi commilitoni, ha rimosso il matrimonio con l’aristocratica Kitty e la tragica perdita del loro figlio, avvenuta poco prima della guerra.

Margaret, ora sposata, cerca di aiutare Chris ma è giusto riportare l’uomo alla normalità di una vita fatta da un matrimonio senza amore e dagli orrori della guerra? È giusto strappare Chris a una pur inconsapevole felicità per condannarlo a un dolore perenne? La guarigione sarà un bene o un male? Chris dovrà fare i conti con il suo presente senza Margaret, con il suo ritorno a casa, con il suo ritorno alla trincea. La guerra lascia tracce indelebili e purtroppo siamo di fronte a un tema ancora oggi tremendamente attuale.

Il fascino del romanzo è racchiuso nella parola “ritorno” che segna la malinconica tragedia vissuta da Chris, in particolare, e da un’intera società. All’inizio del romanzo c’è la descrizione di una nursery tristemente vuota per la morte del piccolo Oliver, figlio di Chris e Kitty. Si percepisce subito un senso di solitudine e di attesa.

La scrittrice ci accompagna in un viaggio che scava nella memoria, dove sembrano banditi il disagio, la tristezza e la sofferenza che la vita ha inflitto a Chris. Con grande umanità e forza emotiva ripercorriamo “gli anni felici dell’uomo” quando il futuro era splendente e il travaglio interiore inesistente, poi approdiamo a un presente fatto di ipocrisie e falsità. La società non è un nido che protegge e sullo sfondo si sente l’eco della terribile guerra e delle sue atrocità. Il mondo sta andando in frantumi travolgendo la vita delle persone.

“Il ritorno del soldato”, dal quale fu tratto l’omonimo film del 1982, narra le inquietudini dell’animo umano. In particolare racconta la sfida di un uomo per resistere alle tempeste della Storia e della vita. La sua ancora diventa l’amore puro e semplice di Margaret. L’amore basato su una visione materialistica viene ripudiato a favore dei veri valori.

Tra i personaggi femminili, Kitty si rivela fredda ed egocentrica, è ossessionata dall’autocontrollo, dalla buona educazione, dalle buone maniere. Jenny, voce narrante più o meno affidabile, è una presenza passiva. A lei è stato negato il diritto di amare.

Tra i personaggi maschile occorre ricordare il dottor Gilbert Anderson che, insieme a Margaret, cercherà di guarire Chris. L’amnesia è un mezzo per poter sopravvivere alle atrocità della guerra e l’amore del passato è un porto sicuro.

Margaret era il filo austero che, intrecciandosi con la nostra magnificenza disordinata, aveva in qualche modo composto il disegno che altrimenti non sarebbe stato visibile.

Per Margaret, a differenza di Kitty, non avevano importanza i bei vestiti ma in lei brillavano qualità come la parsimonia, il senso della misura, l’amore per il prossimo e una profonda fiducia nella vita. La vera bellezza risiede nell’anima.

“Il ritorno del soldato” è un ritratto struggente dei disastri causati dalla guerra nella vita e nella coscienza del singolo e della comunità, ma è anche lo specchio dell’anima dei protagonisti. Chris non riesce a ricordare perché non vuole ricordare gli ultimi 15 anni della sua vita.

Se una persona è felice nella sua amnesia, perché non lasciarlo in pace? Conoscere la verità è come bere un vino che brucia la bocca, è come riscoprire un guscio lucido, molto bello, perfetto ma vuoto.

Ritroverà Chris la memoria perduta? Si farà nuovamente fagocitare dalle regole di un matrimonio borghese e dal suo compito di soldato? Ma soprattutto, quale ritorno è riservato a Chris? Il ritorno a casa, alla normalità, al matrimonio, al lutto, a una moglie che ha scoperto l’amore del marito per un’altra donna, a Jenny e ai suoi desideri, a Margaret e all’illusione di un’attimo, alla guerra, alla morte?

È questa la storia di Chris Baldry che un giorno divenne soldato. Amava la pace e la vita, ma fu addestrato a sparare e fu la prima vittima di se stesso.

1 commento:

  1. Ciao Aquila!-
    Ecco, questa è un'autrice che mi manca, purtroppo. Mi sembra che il romanzo offra un'interessante galleria di personaggi, delle dinamiche umane rese complicate dalle guerra, con le sue atroci conseguenze, e del valore della memoria.
    Potrebbe essere un buon primo approccio a Rebecca 😊

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