Mi chiamo Enrico Mancini e sono un poliziotto. Un profiler. Il mio lavoro è dare una forma al buio, dare un’identità a chi per averne una deve uccidere. Il mio lavoro è attraversare lo specchio oscuro per dare la caccia ai riflessi del male. Ma questa volta la preda sono io. E la caccia avrà un’unica, inevitabile fine crudele.
Con “Così crudele è la fine”, edito Longanesi, Mirko Zilahy
si conferma scrittore di talento amato da un vasto pubblico di lettori e
conclude la trilogia (iniziata con “È così che si uccide” e “La forma del buio”,
entrambi pubblicati da Longanesi) che
vede protagonista il profiler Enrico Mancini.
Se avete nel cuore e negli occhi lo scintillio della città
eterna, sarà più opportuno adottare una visione completamente diversa di Roma.
Con una lunga scia di sangue, Roma diffonderà la sua luce nera mostrando il suo
lato oscuro attraverso efferati omicidi che lasciano poco spazio all’immaginazione.
Mirko Zilahy accompagnerà il lettore nella ricerca della verità dando il giusto
spazio a vittime e carnefice. Ora non c’è più tempo da perdere, accettiamo la sfida
che lo scrittore ci lancia e procedendo con la lettura raccogliamo gli elementi
che ci porteranno alla soluzione finale.
Più facile a dirsi che a farsi! Non perdiamo tempo e attraversiamo lo
specchio oscuro, il labirinto del male ci aspetta.
STILE: 9 | STORIA: 8 | COVER: 8
|
(Trilogia del Caos #3)
Mirko Zilahy
Editore: Longanesi | Pagine: 418 | Prezzo: € 18,60
Editore: Longanesi | Pagine: 418 | Prezzo: € 18,60
Sinossi
In una Roma attraversata da omicidi silenziosi ed enigmatici, che gettano una luce nera sulla città, il commissario Mancini per la prima volta dopo molto tempo accoglie la sfida con nuova determinazione. Perché ora Enrico Mancini non è più l'ombra di se stesso: supportato dalla psichiatra della polizia che l'ha in cura, e affiancato dalla fedele squadra di sempre, si lancia alla ricerca di indizi che gli permettano di elaborare il profilo del killer. Costretto a rincorrere l'assassino passo dopo passo, vittima dopo vittima, tra i vicoli e le rovine della Roma più antica e segreta, il commissario capisce ben presto che il killer è anomalo, sfuggente come un riflesso. E in un gioco di specchi tra presente e passato, tra realtà e illusione, la posta finale non è solo l'identità del serial killer, ma quella dello stesso Mancini.
Alla fine ha vinto il silenzio. Anche il tic – tac della sveglia è morto da quando il buio mi ha avvolta. La tua cara voce, dov’è finita, mamma? Il battito rallenta nel cuore di questa notte insonne. E io ti aspetto ancora. Dove sei, mamma?
In una Roma inesplorata e attraversata da omicidi silenziosi
ed enigmatici, il Commissario Mancini inizia una nuova difficile indagine con
ritrovata determinazione. Grazie all’aiuto della psichiatra della polizia che lo
ha in cura, Mancini e la sua squadra, si lanciano alla ricerca di indizi per
elaborare il profilo del Killer. È un gioco di sangue molto pericoloso. Il
Commissario insegue il killer, vittima dopo vittima, tra le rovine meno note
della Roma più antica e segreta. I cadaveri vengono ritrovati in siti
archeologici poco noti come il Tempio di Apollo Sosiano e Campo Scellerato, la
tomba delle “sepolte vive”.
Nella tomba vivente riposa un corpo di donna. Nel doloroso sepolcro è caduta, spinta da mani crudeli e guantate.
Mancini capisce ben presto che il killer è sfuggente come un
riflesso. E in un gioco di specchi tra presente e passato, tra realtà e
illusione, la posta finale non è solo l’identità del serial killer, ma quella
dello stesso Mancini.
Due passi nel passato recente, tra le pagine dei primi due
libri della thriller saga, ci permetteranno di godere pienamente dell’atmosfera
inquietante creata dalla splendida, nera, immaginazione dello scrittore e della
narrazione intensa che non presenta cali di tensione.
Abbiamo conosciuto Ombra e lo Scultore, siamo rimasti
inorriditi dal loro modus operandi, abbiamo tifato per il Commissario e per il suo
istinto, abbiamo tirato un respiro di sollievo quando le acque agitate si sono
calmate. Tuttavia non fatevi ingannare dalle apparenze, le tempeste dell’anima
non hanno mai fine e Mancini ritorna con
una storia ad alta tensione che vi racconterà come la normalità celi la
mostruosità. Mancini non ha scampo deve giocare la sua partita con un nuovo
serial killer camminando, come un equilibrista, lungo la linea sottile che separa
la vita dalla morte. Lui, che per lavoro entra nella mente dei killer, dovrà fare delle scelte. Spogliarsi delle sue
fragilità, dire addio ai fantasmi del suo passato, liberarsi dalla tortura che
si autoinfligge per i sensi di colpa, sono i virus letali di cui dovrà
sbarazzarsi per non dover essere più in equilibrio precario sul baratro
dell’esistenza.
“Così crudele è la fine” è un romanzo ben scritto che vi
ipnotizzerà con i suoi orribili delitti, le mutilazioni, la crudeltà di cui
solo l’uomo è capace. Guarderemo, per fortuna a debita distanza, una vetrina
dell’esistenza in cui sfilano vittime senza colpa e assassini con le mani
sporche di sangue. Intorno a noi avremo la città eterna ma non godremo della
bellezza dei suoi monumenti perché cammineremo tra i vicoli e le rovine della
Roma più antica e segreta. Assisteremo alla rinascita di Mancini, in lui c’è
nuova forza che lo libererà dal buio
dell’inferno.
Le ferite dell’anima hanno cambiato Mancini rendendolo più
sicuro di sé. La rinascita è un cammino lungo e difficile. È popolato da mostri e da incubi.
A volte i mostri che si nascondono, ci sfidano. Alzano la testa e guardandoci
negli occhi si mostrano tingendo di rosso le nostre vite, le nostre case e le
nostre città. Poi, come se niente fosse, ritornano a nascondersi nel nostro
“io” più profondo. Noi lo sappiamo ma nulla possiamo fare! Ed è proprio questo
il tema portante del romanzo di Zilahy, la multiforme idea dell’identità. “L’io
non è padrone in casa propria” scriveva Freud. A voler far le cose semplici
possiamo dire che nell’uomo albergano contemporaneamente il Bene e il Male. Non
esiste un uomo totalmente buono o del tutto cattivo. Zilahy amplifica questo
concetto di comunione e lo trasporta con maestria nel suo romanzo.
Come avrete compreso “Così crudele è la fine” è un romanzo
emozionante e complesso, una sfida, una luce di speranza nel buio del crimine.
Per Mancini sarà la resa dei conti, “pezzo dopo pezzo, attorno a lui il buio
cresce per accompagnarlo nel silenzio della notte.” A noi seguirlo fino
all’imprevedibile finale ringraziando di cuore Mirko Zilahy per aver dato voce
a personaggi complessi che ricorderò sempre con piacere. Mancini andrà così verso un futuro incerto
portando nell’animo le cicatrici di un passato che l’ha quasi annientato.
Scriveva Anatole France:
“Tutti i cambiamenti, anche i più desiderati, hanno la loro
malinconia, perché ciò che lasciamo dietro è una parte di noi. Dobbiamo morire
in una vita prima di poter entrare in un’altra.”
Quello della trilogia che meno ho apprezzato, purtroppo, ma Zilahy resta bravissimo.
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