Buongiorno, cari lettori. Oggi vi presento il primo romanzo
di una giovane scrittrice che con penna sicura affronta un tema difficile e
doloroso dando alla luce un’opera dura e sorprendente. Sto parlando de "La figlia femmina" di Anna Giurickovic Dato, da domani in libreria.
STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 7
|
Autrice: Anna Giurickovic Dato
Editore: Fazi
Pagine: 192
Prezzo: € 10,00
Pagine: 192
Prezzo: € 10,00
Sinossi
Ambientato tra Rabat e Roma, il libro racconta una perturbante storia familiare, in cui il rapporto tra Giorgio e sua figlia Maria nasconde un segreto inconfessabile. A narrare tutto in prima persona è però la moglie e madre Silvia, innamorata di Giorgio e incapace di riconoscere la malattia di cui l’uomo soffre. Mentre osserviamo Maria non prendere sonno la notte, rinunciare alla scuola e alle amicizie, rivoltarsi continuamente contro la madre, crescere dentro un’atmosfera di dolore e sospetto, scopriamo man mano la sottile trama psicologica della vicenda e comprendiamo la colpevole incapacità degli adulti di difendere le fragilità e le debolezze dei propri figli. Quando, dopo la morte misteriosa di Giorgio, madre e figlia si trasferiscono a Roma, Silvia si innamora di un altro uomo, Antonio. Il pranzo organizzato dalla donna per far conoscere il nuovo compagno a sua figlia risveglierà antichi drammi. Maria è davvero innocente, è veramente la vittima del rapporto con suo padre? Allora perché prova a sedurre per tutto il pomeriggio Antonio sotto gli occhi annichiliti della madre? E la stessa Silvia era davvero ignara di quello che Giorgio imponeva a sua figlia? La figlia femmina mette in discussione ogni nostra certezza: le vittime sono al contempo carnefici, gli innocenti sono pure colpevoli. È un romanzo forte, che tiene il lettore incollato alla pagina, proprio in virtù di quell’abilità psicologica che ci rivela un’autrice tanto giovane quanto perfettamente consapevole del suo talento letterario.
“Dio almeno mi crede”.
“Tutti ti crediamo”.
“Tu non mi crederesti mai”.
“A cosa non dovrei credere, Maria?”.
“Che io sono un diavolo”.
“Tu sei un angioletto, sei una bimba”.
“Non è vero. Io, il diavolo ce l’ho qua”.
“Ma non lo so chi ce l’ha messo, ci sono nata così”.
“La figlia femmina” è una storia travolgente, cruda a tratti
dolorosa e spietata. Chi inizia a leggerla non ha scampo, è coinvolto in un
susseguirsi di eventi drammatici che si snodano su due diversi piani temporali
e vedono al centro della scena una famiglia quasi perfetta.
Giorgio, marito e padre autoritario, era abituato a
raggiungere ogni obiettivo che si era preposto. La durezza, l’osservanza
minuziosa di ogni regola, erano la gabbia che si era costruito per fermare il
mostro.
Silvia, moglie e madre distratta, lontana dal marito si
sentiva angosciata e timorosa nell’affrontare la quotidianità.
A una madre si richiede sicurezza, pensavo, invece io mi sentivo come un’alga rimasta attaccata al suolo marino per un filo, che si muove ballerina nell’acqua e ogni onda che arriva potrebbe essere l’ultima.
Maria, figlia violata, non ascoltata da nessuno che lanciava
segnali di malessere affinché la madre si accorgesse di ciò che le veniva
fatto.
Un mostro, una vittima, un’innocente. La famiglia quasi
perfetta.
A narrare tutto in prima persona è Silvia, innamorata del
marito e incapace di vedere il dramma che si consumava nella sua casa. La
storia inizia a Rabot, città del Marocco, dove la famiglia di Giorgio,
diplomatico italiano, vive una quotidianità che appare serena e invece nascondi
abusi, silenzi e profonde lacerazioni. Passano gli anni e ritroviamo Maria e la
madre a Roma. La ragazza ha rinunciato alla scuola, non ha amici, trascorre le
notti insonne e ha un rapporto conflittuale con la madre. Una sera Silvia
decide di portare a casa, per una cena, il suo nuovo compagno, Antonio. Lascio
a voi scoprire l’evolversi della serata in cui d’innocente e innocuo nulla ci
sarà.
Due protagoniste, Silvia e Maria, così diverse eppur accomunate
da un lacerante dolore che mostra le mille sfaccettature dei loro caratteri.
Entrambe affrontano, a modo loro, il vivido ricordo del mostro. Le ferite
dell’anima non guariranno mai, l’atmosfera inquietante delle loro vite è
testimone del dolore e della devastazione interiore.
Fin dalla prima pagina sono rimasta ipnotizzata da questa
storia di puro dolore, d’innocenza violata. Leggendo ho percepito il carico
emotivo che travolge i personaggi e il disordine relazionale tra madre e
figlia. A volte nemiche, a volte complici. Vivono una continua cupa tragedia,
la normalità è una chimera. Tutto il loro mondo è colmo di un amore
distruttivo, si fanno del male a vicenda senza mai annientarsi come se
dovessero entrambe pagare per colpe non loro.
Spesso ho provato una gran tristezza perché tutti i
personaggi del romanzo sono perdenti e ognuno cela la verità dietro le quinte
di un macabro teatro. Il segreto inconfessabile che segna la vita di Maria e di
sua madre, ingloba temi attuali e sempre drammatici. Gli adulti non sono sempre
in grado di difendere i propri figli. Non vedere crea l’alibi per non far nulla,
anzi non sapere equivale a cancellare ogni cosa come se nulla sia successo. In
questo romanzo è evidente come le certezze siano poche mentre i ruoli dei
protagonisti diventano interscambiabili. Le vittime si trasformano in
carnefici, gli innocenti sono anche colpevoli.
“La figlia femmina” è un libro sul dolore e sui complessi
rapporti familiari, dopo una violenza subita fra le mura domestiche. Brava
l’autrice per aver avuto la forza di raccontare una storia permeata dal dolore.
Smettere di guardare o tapparci le orecchie non serve a nulla. Siamo tutti un
po’ sbagliati, l’importante è sapere dove si sbaglia in una sfida con se
stessi. A volte si vince, altre si perde. Maria e Silvia devono trovare il
coraggio per perdonarsi a vicenda. Solo così, forse, il futuro sarà meno
difficile.
Già mi attirava, aspettavo una recensione, e la tua, precisa e decisamente positiva, fa salire questo romanzo in cima alla WL! Grazie :)
RispondiEliminaGrazie a te, è una lettura da non perdere :)
EliminaPane per i miei denti. Lo voglio tantissimo.
RispondiEliminaRecensione ottima, al solito. :)
Sono sicura che ti piacerà. Grazie mille :)
EliminaNon sai quanto ho amato questo libro *_* Domani pubblicherò anche la mia opinione che è stato difficile scrivere proprio per il dolore che esplode tra le pagine di questo romanzo. Vittima e carnefice si scambiano di posto così spesso che tutto sembra mescolarsi in un terribile gioco di colpe e nuove consapevolezze!
RispondiEliminaConcordo con te, questo gioco di ruoli spiazza il lettore ma rappresenta un lato veritiero dei comportamenti umani. Aspetto la tua recensione :)
EliminaAvevo già deciso di comprarlo, ma adesso conto le ore...
RispondiEliminacavolo che recensione magnifica!
RispondiEliminadopo il libro della walker ho bisogno di una pausa, così nonostante il tuo giudizio positivo per ora passo. ho bisogno di qualcosa di meno duro!
A me hanno lasciato un po' di sasso le parti in cui la violenza viene presa di petto. Però è scritto davvero bene!!!
RispondiEliminaUn tema parecchio forte.. non credo di essere predisposta al momento per una lettura di questo tipo, ma ti faccio i complimenti per come hai parlato di questo libro.. le tue parole sono sempre coinvolgenti ;)
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