lunedì 4 aprile 2016

RECENSIONE | "La gioia di uccidere" di Harry MacLean

Buon lunedì, amanti della lettura :) Darkside è la nuova collana della Fazi Editore dedicata a tutte le sfumature del giallo di qualità: dal noir al thriller, dal crime alla mistery fiction. Questo genere di narrativa ha sempre esercitato un’attrazione particolare su di me. Mi piace leggere libri in cui si indaga il lato oscuro della psicologia umana. Darkside sarà una vetrina per tutti i migliori autori pubblicati da Fazi Editore negli ultimi anni, da Léo Malet e Pierre Lemaitre a Shane Stevens e William Blatty. Ci saranno anche novità contemporanee rappresentate dai nuovi autori più promettenti del panorama internazionale e italiano. Oggi vi propongo un libro della nuova collana che ha un titolo intrigante e che sicuramente vi sorprenderà: “La Gioia Di Uccidere” di Harry MacLean, traduzione di Fabio Pedone.

La gioia di uccidere 
Harry MacLean

Editore: Fazi Editore - Collana Darkside
Pagine: 256  Prezzo: € 16,00

Sinossi: È una notte di dicembre. Un treno taglia i campi di grano bui del Midwest. Tra i sedili sporchi dell’ultima carrozza, un ragazzo e una ragazza fanno l’amore. Sono entrambi quindicenni e si sono appena conosciuti. Il loro è un sesso affamato, adolescente, li eccita l’idea che qualcuno possa scoprirli e sanno che dopo quella notte non si vedranno mai più. Quarant’anni dopo, il ragazzo è ormai un uomo. In una sera di temporale, si è rintanato in una casa isolata tra i boschi del Minnesota, davanti a una vecchia Underwood. È uno scrittore e vuole scrivere di quella notte, della ragazza del treno, ma più si addentra nei ricordi, più frammenti di altre immagini riemergono dalla sua memoria, confusi e crudeli. L’anziano pedofilo che ha procurato a lui e al suo amico David una ragazza a pagamento. Il cadavere gonfio e violaceo di Joseph, un altro amico d’infanzia, annegato in circostanze misteriose. Lo stesso David a letto con sua moglie, in casa sua. La notte in cui ha tagliato la gola a Shelley Duvall. E poi il romanzo che ha scritto su un sanguinoso omicidio, un gorgo di erotismo e tragedia, violenza e innocenza, in cui la morale è sempre una variabile, mai un valore assoluto.
L’unico modo per liberarsi di quei fantasmi è scrivere, tornare con la memoria alla ragazza del treno, quella sconosciuta a cui – come succede solo con gli sconosciuti – si è sentito libero di confidare qualcosa di importante su se stesso. Qualcosa che, forse, può restituirgli la verità su chi è davvero. I suoi ricordi sono reali o solo fantasmi? Cos’è successo davvero a Joseph? E perché nella sua borsa l’uomo ha un coltello che non ricorda di aver portato con sé?

STILE: 8 | STORIA: 8 | COPERTINA: 7

Mi rigiro di continuo nella mente tutte le storie della mia vita e le getto in diversi recipienti, a seconda della probabilità o meno che siano reali. A volte le tiro fuori da uno e le metto in un altro… Di poche cose conta sapere se siano vere o no. Ma le immagini sembrano sempre frammentate, mai collegate fra loro, mai intere; come i resti di un naufragio, come pezzi e detriti sbattuti a riva dalle onde man mano che il tempo passa e il mare li restituisce.
Un uomo, seduto alla scrivania in una casa buia in riva al lago, scrive a macchina una storia. Non è una storia qualsiasi ma un percorso a ritroso della sua vita. Professore in pensione oggi è tornato nella casa in cui trascorreva, da piccolo, le estati con la famiglia. Siamo tra i boschi del Minnesota. Lo scrittore, davanti a una vecchia Underwood, cerca di dar voce ai suoi ricordi confusi e crudeli. E’ una notte in cui i fantasmi del passato ritornano per narrare, attraverso una sequenza di immagini, una verità divisa tra realtà e fantasia. L’uomo ricostruisce un vissuto intriso di violenza e depravazione. I ricordi seguono un filo conduttore rappresentato da un incontro, avuto occasionalmente, con una ragazza, durante l’adolescenza, a bordo di un treno. La narrazione di questo episodio è spesso interrotta intercalandosi con altri eventi. Nella mente dello scrittore si affollano i ricordi e per liberarsene deve necessariamente trasformarli in parole, deve scrivere e tornare con la memoria alla ragazza del treno. Solo a lei, perfetta sconosciuta, è riuscito a confidare qualcosa di importante su se stesso. La ragazza, pagina dopo pagina, diventerà un interlocutore che aiuterà lo scrittore a far luce sul suo passato fino a giungere al finale tutt’altro che scontato. Il protagonista vestirà i panni della vittima o si rivelerà uno spietato carnefice?

A volte mi pare che per tutta la vita io mi sia trascinato dietro la mia storia come un pesante macigno che non sono mai riuscito a vedere. Ma stanotte sono assolutamente sveglio, e sto iniziando a preoccuparmi di questa oscurità così effimera. Tutto mi si rimescola nella mente.
LE STANZE SEGRETE DEI RICORDI
Nel thriller “La gioia di uccidere” i ricordi assurgono al ruolo di protagonisti passandosi il testimone l’un l’altro e dando vita a un lungo e intenso flusso narrativo che trae forza dalle immagini del passato. Passato che esplode in mille frammenti che si mescolano tra loro rendendo nebulosa la verità.  Lo scrittore ha dei ricordi confusi. L’anziano pedofilo che ha procurato a lui e al suo amico David una ragazza a pagamento. La morte di Joseph, un altro amico d’infanzia: annegato in circostanze misteriose. Lo stesso David a letto con sua moglie, in casa sua.  Il cadavere di Shelley Duvall, gola tagliata da un orecchio all’altro. I suoi ricordi sono reali o solo fantasmi? Cos’è successo realmente a Joseph?

LA MIA OPINIONE
“La gioia di uccidere” è un romanzo inquietante in cui presente e passato dialogano tra loro per disseppellire i ricordi. Fin dalla prima pagina ho percepito un coinvolgimento totale  con la storia che si avvale di cupe atmosfere e memorie violate. In ogni pagina i ricordi si ampliano pian piano ma è evidente la percezione sfocata e alterata della realtà. Il protagonista riflette sul suo passato e ne affida testimonianza alla vecchia Underwood in una tormentata analisi interiore. Gli occhi della mente sono coperti da un velo, Schopenhauer insegna, e solo liberandosene l’uomo potrà essere certo di “guardare” la vera realtà e soprattutto potrà conoscere se stesso. Intricante la comunione tra filosofia e thriller, con numerose riflessioni sull’innocenza e la colpa, sul desiderio e la violenza, sulla sete di vendetta che si nasconde nell’animo umano. Con una scrittura incisiva Harry MacLean dona un corpo ai pensieri facendoli scorrere veloci da un’immagine ad un’altra per scoprire quella verità che sfugge alla coscienza. La narrazione è intrisa di emozioni che sono rimaste per anni nascoste nell’inconscio della ragione. Ora non c’è più tempo, il protagonista ha un appuntamento con il suo destino. Un appuntamento che non può rimandare.

“La gioia di uccidere” è un viaggio a ritroso nel tempo per guarire le ferite interiori di un uomo che attraverso la memoria e la scrittura scopre la propria identità. Una lettura appassionante e ricca di colpi di scena che vi coinvolgerà ma attenti: l’innocenza è una pura chimera. 

8 commenti:

  1. Molto interessante la tua recensione, anche io amo molto i thriller psicologici.. questo libro potrebbe essere una bella scoperta :)

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  2. la tua opinione mi ha molto incuriosito!! :)

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  3. beh direi che sembra un thriller coinvolgente!!

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  4. Avevo adocchiato questo romanzo ed ora sono ancora più convinta. Lo aggiungo in WL :)

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