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giovedì 14 novembre 2019

RECENSIONE | "Delitto a Villa Fedora" di Letizia Triches

È ambientato nella Città Eterna il nuovo giallo di Letizia Triches, “Delitto a Villa Fedora”, pubblicato da Newton Compton Editori. In questa nuova indagine del commisario Chantal Chiusano, “ribollono passioni e tempeste del cuore”, menzogne e verità s’intrecciano ambiguamente e danno voce a oggetti del passato che hanno tante storie da raccontare. Letizia Triches narra sentimenti e lacerazioni di esistenze sospese tra due mondi: l’arte e il nebuloso “nido” familiare.

STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 7
Delitto a Villa Fedora
Letizia Triches

Editore: Newton Compton
Pagine: 348
Prezzo: € 9,90
Sinossi
Roma, ottobre 1992. A Villa Fedora, nel quartiere Coppedè, viene allestito il set cinematografico per un film sulla vita di Alberto Fusco, famoso scenografo e proprietario dello stabile, morto da diciotto anni. Tutti i componenti della famiglia sono coinvolti nella produzione. Nel pomeriggio di un'umida giornata autunnale, Liliana Fusco, che sin da giovane fu l'assistente di Alberto e poi ne sposò il figlio, è sola nella villa. Sono all'incirca le otto e trenta di sera quando il suo corpo viene ritrovato, massacrato con una ferocia inaudita. Alcune stanze della villa sono state messe a soqquadro, ma mancano segni di effrazione. Cosa cercava l'assassino? La casa contiene soltanto oggetti appartenuti ad Alberto Fusco. Cosa può avere spinto l'omicida ad agire a quasi vent'anni dalla sua morte? Il commissario Chantal Chiusano e l'ispettore Ettore Ferri sono chiamati a fare luce su una vicenda che si rivela ben presto oscura. Perché gli intrighi familiari sono strettamente intrecciati al destino della splendida villa nel cuore di Roma...


In un pomeriggio nuvoloso ma stranamente lucente l’autunno si accorse del giardino di Villa Fedora. Le piante rabbrividirono e la prima foglia dell’acero accanto alla casa si staccò. Dalla finestra dello studio Liliana Fusco avrebbe potuto vederla cadere, ma era concentrata sulla schedatura di alcuni oggetti e aveva la testa abbassata.
Roma, ottobre 1992. A Villa Fedora, dimora del famoso scenografo Alberto Fusco, viene allestito il set cinematografico per il film sulla vita del famoso proprietario morto da diciotto anni. Tutti i componenti della famiglia sono coinvolti nella produzione. La Villa, però, diventa la scena di un violento omicidio. Il corpo di Liliana Fusco, moglie di uno dei figli di Alberto, viene ritrovato massacrato da una ferocia inaudita. Alcune stanze della villa sono state messe a soqquadro, cosa cercava l’assassino? Il commissario Chantal Chiusano e l’ispettore Ettore Fermi sono chiamati a far luce su questa oscura vicenda. Una cosa appare evidente fin da subito: la violenza con cui è stato compiuto il delitto denota un movente d’odio che punta il dito verso gli intrighi della famiglia Fusco che inevitabilmente si intrecciano al destino di Villa Fedora nel cuore di Roma.
Un’abitazione che è un labirinto, riempito all’inverosimile di oggetti. Un labirinto che invita il visitatore a una speciale caccia al tesoro. Arrivare al tesoro significa scoprire la vera natura del suo proprietario.
I gialli firmati da Letizia Triches sono sempre una garanzia. L’eleganza e la fluidità della scrittura coinvolgono e appassionano. Io ho conosciuto il personaggio di Chantal Chiusano in “I delitti della Laguna” (recensione) e con piacere lo ritrovo in questo nuovo romanzo la cui storia si snoda tra arte e morte. Durante lo sviluppo delle indagini ho potuto conoscere e apprezzare ancor di più la protagonista che ha un approccio del tutto particolare quando deve svolgere il suo lavoro. All’intuizione affianca pensieri, sentimenti, sensazioni, esperienza. Non si limita a osservare la realtà evidente dei fatti, và oltre seguendo il suo istinto e grattando quella patina di normalità che gli indagati mostrano celandosi ognuno dietro a una maschera. Per alcuni la vita è una recita, la maschera una seconda pelle ma se si osserva con attenzione si può arrivare a scorgere il vero volto delle persone. Chantal osserva, guarda oltre e sà perfettamente che in ogni persona c’è un lato oscuro, nascosto ma vigile.

“Delitto a Villa Fedora” è un giallo che procede su due piani narrativi separati da un lungo lasso di tempo. Da una parte ci sono le indagini per l’omicidio di Liliana, dall’altra si retrocede nel passato con un lungo inquietante flashback che crea suspence e ci permette di conoscere meglio la figura di Alberto Fusco. Così i capitoli del presente si alternano con frammenti del passato creando una crescente curiosità nel lettore che potrà raccogliere gli indizi seminati dalla scrittrice e provare a risolvere il caso.

“Delitto a Villa Fedora” è un giallo caratterizzato da una trama accattivante, colpi di scena e personaggi ambigui. L’autrice dedica molta attenzione alla descrizione della psicologia dei personaggi e ciò rende più intrigante la lettura. Ad affiancare il commissario nelle indagini, ci sono il medico legale Giovanni Pozzi e l’ispettore Ferri. Insieme formano una squadra vincente. Tenerissima è la figura dell’anziana vicina di casa di Chantal, la signora Maria. Tra le due donne nasce una sincera amicizia e la solitudine è meno dura quando si può contare sulla presenza di un’altra persona.

Il giallo è ambientato a Roma ma non faremo alcun giro turistico della città accompagnando il commissario nelle sue indagini che si svolgeranno in ambienti chiusi. Faremo una specie di pellegrinaggio spostandoci da una casa all’altra dei sospettati e assisteremo ad interrogatori che, pian piano, faranno luce sull’accaduto. I componenti della famiglia Fusco si mostreranno al meglio, recitando la loro parte con abilità come se si trovassero su un gran palcoscenico. Purtroppo la famiglia, come spesso accade, perde il ruolo di “nido”. Non è “un porto sicuro” dove trovare rifugio e mostra il suo lato buio dando vita a litigi e incomprensioni. Tutto ciò rende fragili i giovani componenti del nucleo famigliare e infligge ferite profonde che segnano l’animo.

Leggere questo romanzo è una bella, intensa avventura che coinvolge immediatamente e ti conduce per vie impervie prima di giungere allo scioglimento del caso. Interessante l’intreccio tra il ruolo professionale del commissario e le sue vicende personali che la portano a porsi mille domande sulla natura dell’uomo, su quella normalità che nasconde l’istinto della violenza.

giovedì 11 gennaio 2018

RECENSIONE | "Giallo all'ombra del vulcano" di Letizia Triches [Review Party]

Carissimi lettori, è con vero piacere che torno a leggere un giallo scritto dalla bravissima Letizia Triches. Dopo “I delitti della laguna” (recensione) è la volta di “Giallo all’ombra del vulcano”, entrambi editi da Newton Compton.

STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 7
Giallo all'ombra del vulcano
Letizia Triches

Editore: Newton Compton
Pagine: 319
Prezzo: € 9,90
Sinossi
È una mattina come tante, quella in cui Rachele De Vita saluta suo marito ed esce di casa per andare al lavoro. Cinque giorni più tardi il suo corpo viene ritrovato tra le rocce del tratto di costa compreso fra Aci Trezza e Acireale, straziato da sette colpi di pistola. Come si giustifica tanta ferocia nei confronti di una ragazza dall'esistenza apparentemente molto tranquilla? Le indagini sul caso vengono affidate al pubblico ministero Elena Serra, che inizia da subito a ricostruire nel dettaglio la vita della vittima: quel che ne emerge è un quadro complesso fatto di mezze verità, di piccole e grandi menzogne, che coinvolgono gli affetti recenti e passati della giovane archeologa. Giuliano Neri, a Catania per aiutare un amico in un'opera di restauro, sarà ancora una volta coinvolto in un caso di omicidio in cui l'arte si intreccia spesso con la realtà. Insieme al magistrato, si renderà conto che ci sono passioni distruttive che continuano a bruciare tra i vicoli della città ai piedi dell'Etna. Con la stessa forza del magma sotterraneo del vulcano...



Lunedì, 8 aprile 1991

Una notte alla settimana sognavo di volare. Mi sollevavo dal suolo, con il cuore in gola e lo sguardo fisso in alto. Stendevo le braccia per toccare il cielo… Planavo, sorretta dal vento, e cantavo sempre la stessa canzone di Lucio Battisti. Ma ora non canto, non plano nemmeno. Sto sprofondando nella distesa azzurra del mio mare. Eppure non ho paura. Forse perché sono già morta, o forse perché ormai so dove e quando tutto è cominciato. È stata l’ultima cosa che ho visto. Un istante dopo la mia morte, in quell’attimo fuggente in cui il mio corpo credeva di essere ancora vivo.
L’archeologa Rachele De Vita saluta suo marito Elio ed esce di casa per andare al lavoro. Non farà mai più ritorno. Alcuni giorni dopo il suo cadavere viene ritrovato, straziato da sette colpi di pistola, tra le rocce del tratto di costa compreso fra Aci Trezza e Acireale. Perché tanta ferocia? Le indagini vengono affidate al pm Elena Serra che inizia a ricostruire la vita della vittima. Le indagini rivelano un quadro complesso fatto di mezze verità e menzogne. Giuliano Neri, a Catania per aiutare un amico in un’opera di restauro, verrà coinvolto nell’indagine. Insieme al magistrato si renderà conto che ci sono passioni distruttive che incendiano la città ai piedi dell’Etna.

“Giallo all’ombra del vulcano” è un giallo che si legge con interesse piacevolmente affascinati dall’intreccio tra mito, letteratura e terra di Sicilia.

La storia del crimine è offerta subito al lettore e l’inchiesta si svolge nella bellissima città di Catania. I personaggi sono legati strettamente l’uno all’altro e sono tutti potenzialmente sospetti. L’autrice si serve della storia narrata per calarvi problematiche complesse e profonde. Costruttori collusi con politici e mafia, l’amicizia tradita, il desiderio di realizzare i propri sogni, le scelte d’amore e di vita, la passione per l’archeologia e l’arte. Gli ingredienti alla base di un buon giallo, qui, sono abilmente intrecciati. Non troverete azioni rocambolesche ma un’accurata ricostruzione dei fatti e la deduzione logica degli indizi. Le emozioni forti sono assenti a favore di un contrasto fra la violenza del crimine e la ragione dell’investigatore, tra il rispetto delle regole e l’autorità. Nei panni dell’investigatore ritroviamo una figura nota a chi, come me, ha già apprezzato i precedenti lavori di Letizia Triches, il restauratore Giuliano Neri.

Neri è un uomo curioso e meticoloso. Restauratore famoso per la sua abilità nel cercare e trovare nelle tele indizi anche minuscoli, applica questa sua dote anche alla realtà. Ha capacità investigative fuori dal comune, ha occhio per i particolari, ama analizzare i dettagli e dal particolare ricostruire l’intero. Neri è un personaggio dalle mille sfaccettature che riflette le sue emozioni in un connubio con l’ambiente e con il suo lavoro. Si troverà coinvolto in un’indagine complessa che coinvolgerà anche la sua vita privata.

“Giallo all’ombra del vulcano” è un giallo che potrete beatamente leggere anche nelle tarde ore serali, non vi toglierà il sonno con descrizioni di delitti cruenti ma risveglierà la vostra curiosità perché è evidente che qualcuno trama nell’ombra. Non tutto però è reale perché Giuliano Neri scoprirà, nella mitica Sicilia, “che non sempre il tempo scorre in modo lineare e che le visioni possono essere più vere della realtà.”

Concludo consigliandovi di leggere anche la nota dell’autrice. Un sospetto mi era venuto, poi ho scoperto che avevo ragione quando ho letto la nota:
“La colonna sonora di questo romanzo è stata scelta da Rachele. Era lei che ascoltavo mentre scrivevo. Stavolta il suggerimento musicale ai lettori è quello di mettere insieme una compilation per continuare a far vivere la sua storia. Attenzione al titolo dei capitoli. Individuare i cantanti non sarà difficile, la colonna sonora  verrà di conseguenza.”

Così sulle note di straordinarie canzoni, brani di Battisti, Cocciante, Mannoia, Mina, giungerete alla fine del romanzo. La verità verrà liberata dalla montagna di menzogne e intrighi sotto cui era sepolta. Il bene vincerà sul male. Giustizia sarà fatta, almeno fino alla prossima sfida. Buona lettura.

lunedì 29 agosto 2016

RECENSIONE | "I delitti della laguna" di Letizia Triches

Buongiorno, carissimi lettori :) Oggi, dopo un periodo di latitanza, ritorno con vero piacere a postare sul blog le mie recensioni. Il mio vecchio computer, amico di mille avventure, ha deciso di andare in pensione lasciandomi nell’impossibilità di comunicare con voi. Risolto il problema mi ripresento alla vostra attenzione sperando di esservi ancora utile con le mie opinioni sui nostri amici cartacei. In questo periodo ho avuto la possibilità di leggere molti libri quindi non perdo altro tempo e passo velocemente a parlarvi di un romanzo che accende i riflettori su una delle più belle città del mondo: Venezia.

I delitti della laguna
Letizia Triches

Editore: Newton Compton
Pagine: 352  / Prezzo: € 9,90 cartaceo | € 4,99 ebook

Sinossi: Febbraio 1990. Giuliano Neri, restauratore fiorentino, arriva a Venezia per lavorare sui dipinti della collezione di Alvise Volpato, un noto psichiatra con la passione per la pittura. Questo è il motivo ufficiale. Quello reale, invece, è l’indagine condotta da Chantal Chiusano: alle orecchie del commissario è giunta l’eco della fama di Neri nel risolvere casi complicati. E quello che ha tra le mani è senza dubbio complicato: Otis Moore, un magnetico bluesman afroamericano, soprannominato “il Moro di Cannaregio”, si era trasferito in città di ritorno dal Vietnam ma, soggiogato dalla laguna, non era mai riuscito a ripartire. E ora è morto. Scavando nella vita di Otis, il commissario è spinto ben presto a indagare sulla criminalità legata al mondo dell’arte. Forse il musicista non era estraneo a certi affari illeciti. Così come non lo erano le famiglie dei Favero, dei Volpato e dei Luni, tutte legate in qualche modo alla band di Moore. Proprio quando Chantal e Giuliano pensano di aver trovato una via per risolvere il caso, ecco che le acque restituiscono il corpo seminudo e straziato di una donna…


STILE: 7 | STORIA: 8 | COPERTINA: 7

La prima notte d’amore, il primo nordvietnamita che aveva ammazzato, il suo primo concerto. Erano stati questi i suoi punti di svolta nella vita di Otis Moore. Anche se adesso non contavano più niente. Ché, di fronte alla morte, tutto si risolve in una colossale presa in giro. Ma è sempre una questione di tempo. E lui voleva ancora un po’ di tempo per sé. Durare ancora qualche altro istante prima del buio eterno.
Dopo “Il giallo di Ponte Vecchio” e “Quel brutto delitto di campo de’ Fiori”, l’autrice Letizia Triches ha pubblicato, sempre con la Newton Compton, “I Delitti Della Laguna”.

La storia evolve seguendo un percorso affascinante che mi ha permesso di scoprire luoghi incantevoli  di una straordinaria città. Tra le nebbie della laguna veneziana si nasconde una verità che ha origini lontane, un odio familiare che indossa la maschera del perdono e che invece non conosce fine.

Febbraio 1990. Nella suggestiva Venezia viene ritrovato ucciso Otis Moore, magnetico bluesman afroamericano, soprannominato il “Moro di Cannareggio”. L’uomo si era trasferito nella città veneta di ritorno dal Vietnam ma, soggiogato dalla laguna, non era più ripartito. Ora che il suo cadavere è stato ritrovato spetterà al commissario Chantal Chiusano, con la collaborazione del restauratore fiorentino Giuliano Neri, dare un volto all’assassino. Non sarà un compito facile, la Morte si muove silenziosa tra i canali e le calli della città. Il suo passo altero e inarrestabile ci guida attraverso i luoghi che racchiudono l’eterno contrasto tra passato e presente, tra l’eterno e l’arcano. Venezia seduce, regala angoli suggestivi e insoliti. Leggere il romanzo è intraprendere un cammino tra i luoghi magici e nascosti della città, un cammino che inizia con il ritrovamento del cadavere di Otis Moore e prosegue con una scia di sangue tra le maschere del carnevale veneziano. Leggendo questo romanzo ho trovato intrigante l’affinità tra i luoghi e i suoi abitanti. Dall’interagire degli uni con gli altri nasce l’eco di emozioni passate e passioni presenti. L’indagine sarà articolata diventando il pretesto per scoprire un volto poco conosciuto di Venezia. La città non è solo splendore, passione, bellezza. C’è molto di più. Io a Venezia ci sono stata visitando i luoghi tipici del turismo, leggendo questo giallo ho avuto la possibilità di dare una sbirciatina alle isole minori della laguna. Poveglia, l’isola dei fantasmi, e San Servolo e San Clemente, le isole dei matti.

Un altro elemento importante di questo bel giallo è il ruolo della musica nella vita dei vari personaggi legati tra loro da un groviglio di ricordi. La musica diventa un mezzo per dar voce al dramma, per fondere emozioni, erodere certezze e seminare desideri. Un bel mix di emozioni che rende la lettura viva e coinvolgente.

“I Delitti Della Laguna” è un giallo che intreccia arte e criminalità, la bellezza può nascondere un animo turbato e turbolento. Nessuna certezza, mille dubbi disseminati tra i personaggi che si mostrano celando la loro vera natura. Un romanzo piacevolissimo da leggere in vacanza, se poi siete a Venezia sarà la vostra guida turistica per scoprire  gli scorci più suggestivi della laguna veneta. Un piccolo mondo fantastico.

martedì 19 luglio 2016

BLOGTOUR "I delitti della laguna" di Letizia Triches | Terza Tappa - I luoghi e la musica nel romanzo

Buongiorno, cari lettori :)  Eccoci alla terza tappa del blogtour dedicato al romanzo "I delitti della laguna" di Letizia Triches, edito Newton Compton. Il blogtour prevede 5 tappe con un giveaway finale che vi darà la possibilità di vincere una copia cartacea del romanzo (trovate le regole per partecipare alla fine del post). 

I delitti della laguna di Letizia Triches

Editore: Newton Compton
Pagine: 352 / Prezzo: € 9,90 cartaceo | € 4,99 ebook

Sinossi: Febbraio 1990. Giuliano Neri, restauratore fiorentino, arriva a Venezia per lavorare sui dipinti della collezione di Alvise Volpato, un noto psichiatra con la passione per la pittura. Questo è il motivo ufficiale. Quello reale, invece, è l’indagine condotta da Chantal Chiusano: alle orecchie del commissario è giunta l’eco della fama di Neri nel risolvere casi complicati. E quello che ha tra le mani è senza dubbio complicato: Otis Moore, un magnetico bluesman afroamericano, soprannominato “il Moro di Cannaregio”, si era trasferito in città di ritorno dal Vietnam ma, soggiogato dalla laguna, non era mai riuscito a ripartire. E ora è morto. Scavando nella vita di Otis, il commissario è spinto ben presto a indagare sulla criminalità legata al mondo dell’arte. Forse il musicista non era estraneo a certi affari illeciti. Così come non lo erano le famiglie dei Favero, dei Volpato e dei Luni, tutte legate in qualche modo alla band di Moore. Proprio quando Chantal e Giuliano pensano di aver trovato una via per risolvere il caso, ecco che le acque restituiscono il corpo seminudo e straziato di una donna…


LETIZIA TRICHESnasce e vive a Roma. Docente e storica dell’arte, ha pubblicato numerosi saggi sulle riviste «Prometeo» e «Cahiers d’art». Autrice di vari racconti e romanzi di genere giallo-noir, ha vinto la prima edizione del Premio Chiara, sezione inediti, ed è stata semi‑finalista al Premio Scerbanenco. La Newton Compton ha pubblicato Il giallo di Ponte Vecchio, Quel brutto delitto di Campo de’ Fiori e I delitti della laguna.



Terza Tappa | I luoghi e la musica nel romanzo

Letizia Triches, autrice di vari racconti e romanzi giallo-noir, ha pubblicato, con la Newton Compton, “I delitti della laguna”: un avvincente viaggio dentro i luoghi oscuri di una straordinaria città.

Febbraio 1990. Nella bellissima Venezia viene ritrovato ucciso Otis Moore, un magnetico bluesman afroamericano, soprannominato “il Moro di Cannaregio”. L’uomo si era trasferito a Venezia di ritorno dal Vietnam ma, soggiogato dalla laguna, non era più ripartito. Ora che il suo cadavere è stato ritrovato spetterà al commissario Chantal Chiusano, con la collaborazione del restauratore fiorentino Giuliano Neri, dare un volto all’assassino.


http://i.imgur.com/VdWnwyt.jpgLa Morte si muove silenziosa tra i canali e le calli veneziane, il suo passo altero e inarrestabile ci guida attraverso luoghi che racchiudono l’eterno contrasto tra passato e presente, l’eterno e l’arcano. Venezia seduce, regala angoli suggestivi e insoliti, celebra l’amore e racconta storie sospese tra l’acqua e il cielo. Leggere il romanzo è intraprendere un cammino tra i luoghi magici e nascosti della città, un cammino che inizia con il ritrovamento del cadavere di Otis Moore e prosegue con una scia di sangue tra le maschere del carnevale veneziano. 

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Giuliano Neri, restauratore fiorentino dalle capacità investigative fuori dal comune, giunge a Venezia ospite di Alvise Volpato.

Nella sua dimora, un antico palazzo che si affaccia sul Canal Grande, Neri troverà indizi importanti per la sua indagine. 

Anche la famiglia Luni vive a Venezia in una vecchio edificio dignitoso e cupo che si affaccia su Calle Navarro (foto a destra).
http://i.imgur.com/hJC30EJ.jpg
Canal Grande

Non vi voglio svelare molto del romanzo “I delitti della laguna” ma ho trovato intrigante l’affinità tra i luoghi e i suoi abitanti.  Dall’interagire degli uni con gli altri nasce l’eco di emozioni passate e passioni presenti. L’indagine è complessa, molti sospetti e poche certezze. Neri e il commissario indagano sulla criminalità legata al mondo dell’arte. Forse il musicista ucciso non era estraneo a certi affari illeciti. Una pista conduce i due investigatori alla splendida Biblioteca Marciana.
Impossibile paragonare la biblioteca Marciana alle altre, pensò Giuliano. A cominciare dal portone di ingresso, dove due giganti di marmo accoglievano il visitatore mettendo in mostra i loro muscoli possenti, per finire con la Sala degli stampati dove si consultavano i libri. Quale altra sala di lettura era nello stesso tempo sia esterna che interna?
Biblioteca Marciana
Un personaggio importante nell’alchimia delle indagini è Elvira, zia di Bianca. La donna dal triste passato vive alla Giudecca, un’isola posta a sud del centro storico di Venezia. Nel proseguo della storia verranno coinvolti anche dei luoghi che celano dolore e sofferenza. Si tratta di Poveglia, l’isola dei fantasmi; San Servolo e San Clemente, le isole dei matti.

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Giudecca
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Poveglia
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San Servolo e San Clemente

Questi luoghi suggestivi sono uniti dal soffio infinito della musica che ricopre un ruolo fondamentale nella vita dei personaggi legati tra loro da un groviglio di ricordi.

“Quando cerco un’altra parola per musica, trovo sempre e soltanto la parola Venezia.” 
Friedrich Nietzsche, Il Caso Wagner.

Note preziose che si rincorrono nell’atmosfera veneziana liberando odio e amore. La musica diventa un mezzo per dar voce al dramma, per fondere emozioni, scavare certezze e seminare desideri. I personaggi del romanzo trovano nella musica un’alleata per combattere le difficoltà della vita.  Otis Moore, un magnetico bluesman, la sera si esibiva con la sua band, Indigo Gulls, al Blue Note. Prima della morte del Moro, la band era fedele a vecchie sonorità, rigorosamente derivate dal blues. Dopo la morte di Otis, i nuovi Indigo Gulls proposero una sorta di rock blues in cui confluivano gli sili più disparati, mentre gli assolo del tastierista spesso sforavano nell’improvvisazione jazz. Voce solista del gruppo è Bianca che tutti incanta con le sue interpretazioni. Musica e vita camminano insieme in un aiuto reciproco. Quando il corpo si muove nel presente e i pensieri volano al passato c’è solo un modo per fermare tutto, la musica. I personaggi hanno scelto il blues, in particolare l’album Nostalgia di Annie Lennox.

Termina qui il mio approfondimento sui luoghi e sulla musica che caratterizzano “I delitti della laguna”. Prima di salutarvi vorrei darvi un suggerimento: se non lo conoscete lasciatevi avvolgere dalle note dell’ultimo brano dell’album Nostalgia, Mood Indigo


You ain’t be blue; no, no, no / You ain’t be blue / Till you’ve had that mood indigo…






#1 (14 luglio) Il giallista - Presentazione e incipit
#2 (18 luglio) Peccati di Penna - Approfondimento sui personaggi
#3 (19 luglio) Penna d'oro - I luoghi e la musica del romanzo

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Buona fortuna :)