giovedì 20 gennaio 2022

RECENSIONE | "Guerra di infanzia e di Spagna" di Fabrizia Ramondino

Con “Guerra di infanzia e di Spagna”, prefazione di Nadia Terranova, la Fazi dà inizio alla ripubblicazione  delle opere di Fabrizia Ramondino, scrittrice italiana del Novecento. L’autrice nasce a Napoli nel 1936 ma subito si trasferisce con la famiglia a Maiorca per seguire il padre console. Ed è proprio a Maiorca che è ambientato questo romanzo. Qui l’autrice bambina impara l’italiano dai suoi genitori, il castigliano dal Collegio e il maiorchino dalla servitù. Sono anni belli, trascorsi nella villa di Son Batle in compagnia dell’amata balia Dida. Ramondino narra la sua infanzia, le sue fragili radici, le sue difficoltà, le insidie di una situazione che può di colpo cambiare. Narra di sé come se si guardasse dall’esterno e ogni capitolo diventa la tessera di un mosaico affascinante dove pubblico e privato si fondono.


STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 8
Guerra di infanzia e di Spagna
Fabrizia Ramondino

Editore: Fazi
Pagine: 504
Prezzo: € 18,50
Sinossi

Titita è una bambina curiosa e vivace che, a causa degli impegni diplomatici del padre, si trova a trascorrere i primi anni della sua infanzia sull’isola di Maiorca. È il 1937, in Spagna infuria la guerra civile e di lì a poco scoppierà un conflitto mondiale senza precedenti. Ma in quella bolla colorata e piena di sole che è Maiorca, Titita passa le sue giornate persa in una sua personalissima battaglia, un continuo incontrarsi e scontrarsi con tutto ciò che la circonda, a cominciare da se stessa.
Le esplorazioni nel lussureggiante giardino della villa in cui abita con la famiglia, i giochi e i travestimenti in compagnia del fratello maggiore Carlito, i rimproveri e gli insegnamenti dell’amata balia Dida; e poi i momenti di tenerezza con il padre, i ricevimenti formali organizzati dalla madre, i racconti sognanti della nonna in visita da Napoli: ogni giorno la piccola Titita scopre un pezzetto di mondo, trovando sempre più difficile conciliare, dentro di sé, il senso di libertà che percepisce nella natura con l’incomprensibile severità dell’universo adulto. In questo confronto, tuttavia, la sfida più grande sarà fare i conti con quel microcosmo segreto e sempre cangiante che è la propria individualità: gli impulsi, i capricci, i desideri, gli affetti, le paure che formeranno la sua persona.


Era il 13 febbraio del 1937. Il console Luigi Ferdinando Baldaro si accingeva a partire per la Spagna per prendere servizio a Maiorca. Dipinta di bianco e di azzurro, una corvetta, nel porto di Napoli, si infingeva sonnacchiosa come una nave da crociera; ma con potenti motori truccati conduceva in realtà a Maiorca la famiglia del console e un gruppo di consulenti e di spie.

A farci da guida è la voce della figlia del console, la piccola Titita, che ricorda la sua infanzia a Maiorca prima del rientro in Italia dopo l’armistizio del 1943. Il libro è diviso in varie parti e ogni capitolo ha un titolo che ne riflette l’argomento trattato. “Guerra di infanzia e di Spagna” è un libro da leggere con calma per poter cogliere le tante sfumature che dipingono un quadro della memoria in cui compaiono mondi così diversi che sembrano non aver alcun punto in comune. Siamo nel 1937, allo scoppio della guerra civile spagnola, l’isola di Maiorca è una roccaforte dei franchisti e il nuovo console, scelto da Ciano, ha il compito di sostenere Francisco Franco contro l’esercito repubblicano di Barcellona e Valencia. La famiglia del nuovo console fascista va a vivere in una bellissima villa e sua figlia Titita passerà gli anni più importanti dell’infanzia tra piante, alberi e animali meravigliosi, accudita da una servitù affettuosa. Tuttavia all’orizzonte si percepisce la presenza di una guerra sanguinosa. Al contrario, l’infanzia e la sua guerra sono al centro della scena. L’infanzia è coraggiosamente narrata come un conflitto crudele per conquistare la propria indipendenza. A combatterla è Titita, protagonista di mille vicende che vedono coinvolta lei e la sua famiglia. A Maiorca Titita giunge neonata, Son Batle è la sua dimora, un regno favoloso di giochi e carica    del fascino e del mistero dei precedenti abitanti. Qui nascono i fratelli, Carlito e Anita, i genitori conducono un’intensa vita mondana. Titita si scopre bambina buona ma a volte ribelle, vorrebbe imitare mamita, regina della casa e dei ricevimenti, ma finisce per essere una sfrenata compagna di giochi di Paco, figlio di contadini con cui scopre la vita dei campi e dà libero sfogo alla fantasia. In famiglia i rapporti sono altalenanti. Titita è gelosa della sorellina Anita, troppo coccolata dai genitori; è quasi sempre in conflitto con la madre per la quale prova ammirazione e amore, ma dalla quale non si sente compresa; ama il padre che le fa tanti regali ma spesso appare lontano in un mondo fatto di parole difficili per lei incomprensibili; adora la nonna che vive a Napoli e la coccola con le sue lettere scrivendo che odia la guerra ed esortandola a nutrire sempre il suo spirito di indipendenza; si sente amata e protetta da Dida, la balia “regina di tutti, servi e padroni, piante e animali, stanze e patii, stelle e pianeti.”

Nel romanzo noterete l’uso sapiente di lingue diverse (italiano, castigliano e maiorchino) che si intrecciano dando vita al linguaggio degli affetti familiari, della socialità e della complicità con gli amici e i servi. Spesso l’uso di termini diversi sottolinea stati d’animo differenti. Titita vive i suoi primi anni di vita come una continua voglia di esplorazione, è felice. Poi arriva il tempo del Collegio, deve sottostare a nuove regole. Le avventure appartengono ormai al passato e lasciano il posto a una bambina composta, educata, pronta per affrontare l’ultimo periodo della sua permanenza sull’isola. Titita e Carlito conoscono l’ex marinaio Malaquias, enigmatico e saggio, che con i suoi racconti  amplierà i loro orizzonti nell’accettazione di ciò che è diverso da se stessi e ad allontanarsi da ciò che si ha di più caro. Il romanzo si chiude con la fine della guerra, l’Italia è stata sconfitta e il console con la sua famiglia dovrà abbandonare l’isola e far ritorno in patria sbarcando al porto di Taranto. Per lei inizierà una nuova vita e nuove scoperte.

“Guerra di infanzia e di Spagna” è un intenso romanzo di ricordi, di radici, di dolori. È un romanzo di formazione, il racconto di ciò che è stato, testimone di una guerra personale che Titita affronta con tutto ciò che la circonda, a cominciare da se stessa. La curiosità per le parole, lo sfondo della Storia, il percorso di crescita individuale, a volte giocoso a volte difficile, sono tutti elementi che si intrecciano perfettamente. Il senso di libertà che lei percepisce nella natura è forte e spesso si scontra con l’incomprensibile severità dell’universo adulto. Titita dovrà scoprire la propria individualità e lo farà seguendo i suoi impulsi, le sue paure, i suoi desideri e affetti. Il romanzo racchiude citazioni, filastrocche, racconti popolari. Si apre e si chiude con un viaggio dalla navigazione inversa (Italia- Maiorca, Maiorca-Italia) e dal piacere della lettura nasce la curiosità di volerne sapere di più. Spazio e tempo sono tappe obbligate della crescita interiore della protagonista. Lo spazio, rappresentato dall’isola, dalla casa, dalla natura, dal cortile, fa da cornice alle esperienze della bambina. Il tempo indica i cambiamenti, le separazioni, la morte. La stagione dell’infanzia pare sospesa nell’attesa di un cambiamento, di una partenza. Il tutto è intrecciato con originalità e talento in un romanzo raffinato, un caleidoscopico mondo di esperienze, immagini, personaggi. Ne nascono pagine palpitanti che invito tutti a leggere per entrare nel microcosmo dell’infanzia per lasciarsi coinvolgere dal suo fascino indecifrabile.

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