lunedì 18 marzo 2019

RECENSIONE | "Le chiavi di Platone" di Marco Tempestini

Trovato dentro un sacco a pelo il corpo di un barbone con gli occhi ancora sbarrati dall’orrore di una morte crudele. A fargli compagnia, almeno una dozzina di scorpioni che avevano danzato sul suo corpo prima della festa finale.
Con questa macabra notizia lo scrittore, Marco Tempestini, ci accoglie nel suo romanzo “Le chiavi di Platone”, edito dalla casa editrice Bookabook. È l’inizio di un viaggio misterioso e avvincente, in cui realtà e immaginazione si fondono. Il viaggio è per l’uomo un “andare” simbolico, alla ricerca della propria anima, alla ricerca di un perdono nascosto nella polvere della strada, nelle piaghe purulente di un passato, nella solitudine di un tempo senza fine. Quanto durerà questo viaggio è difficile a dirsi. Frammenti di vita si sciolgono all’alba di ogni giorno. Le scelte fatte nel passato sono i pesi che ci trascinano all’inferno. Allora non ci resta che entrare nel romanzo di Tempestini, inoltrarci per i sentieri narrativi e giungere a vedere la verità per quella che è realmente. Prestate, però, molta attenzione a non rimanere incatenati nella caverna in compagnia delle ombre e dell’eco delle voci. Platone insegna: l’amore per la conoscenza porterà l’uomo a liberarsi delle gabbie dell’esperienza comune per giungere  a una comprensione reale del mondo. Infondo siamo tutti prigionieri della caverna (il mondo) e non possiamo nemmeno immaginare cosa succede alle nostre spalle. Noi tutti crediamo che le ombre siano l’unica realtà, rimaniamo nel nostro mondo rassicurante e preferiamo ignorare tante cose per non doverle affrontare. Barattiamo la nostra tranquillità con “il non vedere” ciò che nella società succede. La politica, l’economia, i grandi poteri sono le nostre catene. A noi scegliere!

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
Le chiavi di Platone
Marco Tempestini

Editore: bookabook
Pagine: 192
Prezzo: € 14,00
Sinossi
1963, Roma, Lungotevere. Un barbone, chiamato Platone, viene trovato ucciso. L'amico di avventure, Edoardo detto Sigaro, decide di indagare sull'omicidio. Platone gli ha lasciato in eredità due chiavi e una specie di indovinello che dovrebbe svelare segreti indicibili e il perché della sua morte. Durante le ricerche, l'uomo si troverà dinnanzi a misteri e personaggi bizzarri, avrà l'occasione di vivere la freschezza di un nuovo amore e conoscerà strani compagni di avventura, in un viaggio esistenziale che è insieme ricerca della verità e bisogno di redenzione.



La porta dell’inferno non sta nelle viscere ma sopra il paradiso. Se la trovi in un antro non fare buon viso. Per aprirla, questa chiave, all’apparenza d’oro, ha bisogno di una compagna, accecata dal grigio del Purgatorio.
1963. A Roma, sul Lungotevere, viene trovato il corpo senza vita di un barbone chiamato Platone. L’amico di  avventure, Edoardo detto Sigaro, decide di indagare sul delitto. Platone gli ha lasciato due chiavi e un indovinello che dovrebbero svelare segreti indicibili e il perché della sua morte. Edoardo, durante le ricerche, avrà a che fare con personaggi bizzarri e vivrà l’emozione di un nuovo amore. Con loro percorrerà un viaggio esistenziale che è insieme ricerca della verità e bisogno di redenzione.

“Le chiavi di Platone” è un romanzo che affascina già dal titolo. Con grande piacere ho letto una storia in cui la realtà e la filosofia vanno a braccetto, caratterizzando le tappe di un viaggio esistenziale scaturito da un profondo senso di colpa. A costruire un muro tra sé e il mondo reale è Edoardo diventato clochard per scelta e non per necessità. Nel suo passato l’uomo si rivede militare, costretto a vivere in caserma con uomini pieni di frustrazioni, egocentrismi e perversioni. Un tragico evento lo induce a lasciare la vita militare. Rinuncia a ogni suo avere e inizia un cammino di espiazione diventando invisibile tra gli invisibili. Sceglie la vita di strada per autopunirsi. Per aver tradito un’amicizia importante, Edoardo si allontana dalla vita agiata, ed è sempre per amicizia che ritorna alla vita mondana. Edoardo vuole scoprire chi ha ucciso Platone. Per lui, investigatore allo sbaraglio, le cose si complicano subito e solo grazie a nuove conoscenze riuscirà nell’impresa. Tuttavia il suo cammino non sarà facile. Edoardo ha difficoltà nei rapporti con gli altri, c’è sempre un’inquietudine in lui che lo rende quasi impalpabile. Un’eterna fuga dal piacere di un abbraccio, dal sorriso per una carezza. Lui non merita di essere felice, deve soffrire e mai gioire. Il senso di colpa devasta la sua anima e non ci sono spiragli di speranza.

La vicenda narrata dallo scrittore si svolge nel 1963, un anno lontano nel tempo ma vivo nel ricordo degli eventi che lo hanno caratterizzato. Nel 1963 muoiono papa Giovanni XXIII, autore dell’enciclica “Pace in terris”, e John Fitzgerald Kennedy. In Italia assistiamo impotenti al disastro del Vajont. Il mondo è sull’orlo di una nuova guerra con la crisi Cubana. Questi eventi faranno da sfondo alla ricerca di verità di Edoardo.

“Le chiavi di Platone” è un romanzo che ti guarda dritto negli occhi e ti pone davanti a scelte difficili. È una lettura dal cuore morbido in cui il pensiero si arricchisce d’immagini che scaturiscono dai capitoli ricchi di descrizioni degli ambienti e di un mix di mistero, amicizia, amore e poesia. Sì, cari lettori, avrete la possibilità di leggere poesie intense che vi emozioneranno rendendo questo romanzo ancor più prezioso. C’è un lato camaleontico in questo intreccio di storie. In alcuni momenti vi sentirete agenti segreti in missione, per poi indossare le vesti di mercenari del potere e concludere con una buona dose di filosofia intesa come interpretazione personale soprattutto dei momenti dai quali scaturisce il malessere.

Edoardo, dopo aver dato un volto e un nome all’omicida di Platone, farà una scelta difficile per purificare, almeno un po’, la sua anima.
Mi sento a un bivio, non so se posso ricominciare a vivere o se devo continuare a combattere per la verità. Riparare agli errori commessi, sfidando con coraggio le forze del male e le ingiustizie.
Guardando la cover il mio pensiero è volato a Diogene che, con la lanterna, cercava l’uomo che fosse davvero capace di vivere secondo la propria autentica natura per essere felice. Forse anche Edoardo cerca qualcosa, cerca il perdono per se stesso e una briciola di felicità.

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