La casa editrice HarperCollins ha di recente pubblicato un saggio
molto interessante che parla ”dei conflitti interiori che la donna ha dentro,
delle cicatrici archetipiche che la fanno stare sulla difensiva, che le
scatenano la paura di essere invasa e violata nel corpo e nella psiche.”
Il saggio è “Liberati della brava bambina. Otto storie per
fiorire.” scritto da due filosofi, Maura Gancitano e Andrea Colamedici,
ideatori di Tlon, scuola di filosofia, casa editrice e libreria teatro, con cui
organizzano in Italia e all’estero numerosi seminari di divulgazione
filosofica.
State tranquilli, questo libro non è una lettura difficile e
incomprensibile. Anzi, con la guida della filosofia, inizierete un viaggio nel
mondo delle donne e conoscerete otto eroine del mito e della leggenda,
personaggi letterari o figure della cultura pop. Questi ritratti femminili
insegnano come trasformare le gabbie in chiavi e trasformare le difficoltà in
opportunità. Costruire la parità di genere non è un’utopia anche se la strada è
lunga, minata dai condizionamenti che ancor oggi compromettono la felicità
delle donne.
La ragione per cui sente questa insoddisfazione bruciante è banale nella sua semplicità: è una donna. Questa non vuol dire che è complicata e incomprensibile, isterica e indomabile, intrattabile e uterina. Significa, al contrario, che è parte di una storia di sottomissione e silenzio. Anche se non l’ha vissuta in prima persona.
La donna porta in sé il ricordo di tutto quello che le altre
donne hanno subito nel corso della storia. La paura di essere tradita, la paura
di soccombere sotto una montagna di responsabilità, la paura di non poter
parlare e agire liberamente, la paura di dover stare al suo posto. Tutte queste
paure sono le basi su cui si fonda “il problema senza nome”, un tabù ancor
oggi.
La donna, nella storia, è stata “zittita e umiliata, violata
e deprezzata”. Tutto ciò rivive in romanzi, poemi epici e narrazioni moderne. È
difficile poter uscire dal labirinto in cui l’interiorità rimane spesso
prigioniera. In aiuto giunge il racconto di otto storie, otto eroine che non si
sono piegate alle imposizioni sociali. Le loro storie ci forniranno la chiave
per aprire la porta alla soluzione del problema senza nome. Ora vi indicherò i nomi
di queste donne forti, leggerete un nuovo modo d’interpretare le loro vite.
Conoscerete l’altra metà della luna e tutte noi avremo la possibilità di
liberarci dal senso di colpa legato all’insoddisfazione che sentiamo anche
quando abbiamo fatto tutto ciò che è in nostro potere. Ogni donna incarna un
aspetto del problema senza nome.
Era, o la rinuncia alla realizzazione.
Malefica, o la rabbia incontrollata.
Elena, o la responsabilità delle proprie scelte.
Difred, o la libertà d’azione.
Medea, o il tradimento di sé.
Daenerys, o la conquista del potere.
Morgana,o il conflitto con il mondo.
Dina, o il bisogno di condivisione.
Nel blog tour dedicato a “Liberati della brava bambina”, io
vi parlerò di Malefica, la strega della fiaba tradizionale “La bella addormentata
nel bosco”. Ho conosciuto questo personaggio tempo fa grazie a un libro scritto
da Maura Gancitano: “Malefica. Trasformare la rabbia al femminile”. Da queste
illuminanti pagine, scaturisce un modo diverso di considerare “la strega”. In
lei si nasconde tutto il dolore delle donne, il dominio della società
patriarcale, la sconfitta del femminino sacro.
Otto storie per fiorire.
Maura Gancitano e Andrea Colamedici
Editore: HarperCollins
Pagine: 254
Prezzo: € 18,00
Prezzo: € 18,00
Sinossi
Cosa significa essere donna? Non alzare la voce, non ribellarsi. Obbedire al padre, al marito, alla società. Significa calma e sottomissione. Dover essere una brava bambina, poi una brava moglie e una brava madre. Eppure per qualcuna tutto questo non basta. Attraverso otto storie che spaziano dal mito alla contemporaneità, gli autori raccontano l'altra faccia della luna: e cioè come fin dagli albori dell'umanità, in saghe, leggende ed epopee letterarie, i modelli di donne forti sono sempre stati ridotti al silenzio. Ma dal nuovo racconto delle storie di Era, Medea, Daenerys, Morgana e le altre, se ci si pongono le domande giuste, possono risultare modi diversi di vivere se stesse e la propria femminilità, di leggere i meccanismi che circondano e intrappolano. Con la guida della filosofia, che ci aiuta a domandarci il significato delle cose e ci indica un comportamento nel mondo, questi ritratti femminili insegnano come trasformare le gabbie in chiavi e volgere le difficoltà in opportunità. Solo così ci si potrà finalmente permettere di esistere, e non aver paura di fiorire. Fare filosofia aiuta a piazzare punti interrogativi alla fine delle parole, come fossero esplosivi. Non più "donna", ma "donna?", non più "si fa così", ma "si fa così?". Non più "è sempre stato così", ma "è sempre stato così?". In questo modo ogni preconcetto esplode, e si aprono passaggi segreti impensabili e altrimenti invisibili.
Malefica è una bellissima e buona creatura fatata dalle
grandi e possenti ali. Vive nella Brughiera, in un regno pacifico, con altre
creatura fantastiche che vivono in simbiosi e in armonia con la natura. Poco
distante dal regno della brughiera, c’è il regno degli umani dove vivono
persone sempre scontente e invidiose, governate da un re vanesio e avido che
vuole conquistare l’altro regno. Un giorno un umano riesce ad entrare nella
Brughiera. È Stefano, un ragazzo senza casa, senza genitori, senza futuro.
Malefica lo trova e tra loro nasce una bella amicizia che si trasformerà in un
grande amore, suggellato, al sedicesimo compleanno di lei, con il bacio del
vero amore. Stefano, però, attratto dal potere si allontana dalla Brughiera per andare a vivere nel
vicino castello di Re Enrico, un sovrano avido e spietato che vuol conquistare
la Brughiera. Malefica rappresenta il grande ostacolo per la conquista del
regno fatato e il re promette il trono a colui che ucciderà la fata. Stefano
ritorna da Malefica, ne riconquista la fiducia e durante la notte, incapace di
colpirla a morte, le taglia le ali per portarle al re. Stefano sposa Leila,
figlia del re, e ottiene il trono. Malefica, infuriata per il tradimento del
suo amato, diventa una strega cattiva assetata di vendetta. La fata si
vendicherà scagliando una maledizione verso la piccola Aurora, figlia di
Stefano e Leila.
Dentro di lei la rabbia è spesso un’emozione latente, un mare di lava sempre pronto a esplodere, un istinto il più delle volte incomprensibile, ingiustificato. Tende a reprimerla e a nasconderla come se fosse una colpa, oppure la rovescia sugli altri senza pensarci, senza riuscire a controllarla.
Con questa rilettura della storia possiamo conoscere chi è
davvero Malefica e perché decide di maledire una bambina innocente. A portare
sul grande schermo una nuova versione della fiaba è stata Linda Woolverton, la
sceneggiatrice del film “Maleficent”, con Angelina Jolie.
Il tradimento è alla base della vendetta che Malefica
attuerà anni dopo. Lei è diventata l’unica fata della Brughiera senza le ali.
Il suo corpo è stato violato, condannato ad avvertire continuamente il dolore
dello squarcio e ciò è inaccettabile. Il suo cuore puro diventa di pietra.
Malefica non può più volare e sente, sempre più oppressiva, la sensazione che
per lei non ci possa più essere alcun futuro, alcuna felicità.
Oggi, in Malefica, si possono riconoscere tutte le donne che
vogliono essere indipendenti, che non vogliono più essere brave bambine, brave
mogli e brave madri. Chiuse in queste gabbie abbiamo in noi rabbia e cinismo,
dobbiamo faticare per ogni cosa vivendo un’esistenza priva di soddisfazioni.
Sfogare la rabbia non serve, non poter volare è una frustrazione. Avere in sé
un forte potere personale e non poterlo esprimere alimenta la rabbia di chi sa
di poter volare ma non ha più le ali. Per secoli ci hanno dipinte come esseri docili e tranquille, angeli del
focolare. Abbiamo sempre avuto difficoltà nel realizzare il nostro progetto di
vita. Abbiamo da sempre covato una rabbia che non dà pace. Ora è giunto il
momento di trasformare la rabbia usandola come energia costruttrice. Le donne,
sostiene la società, non devono mai essere aggressive ma brave bambine
accettando regole imposte. Ciò ha creato, nelle donne, una potente energia
repressa. Negando alle donne di esprimere il loro potere, tarpando loro le ali,
si alimenta la rabbia. Così accade a Malefica, il tempo non placa il suo
dolore, e il “suo balsamo” da spalmare sulle ferite sarà la vendetta nei
confronti dell’uomo che l’ha distrutta accecato dal desiderio di potere
diventato più forte dell’amore. Malefica, maledicendo Aurora, compie lo stesso
errore di Stefano tagliando le ali a un’altra donna.
Il conflitto tra le donne nasce proprio da qui: si diventa streghe cattive le une per le altre, sebbene l’origine del dolore e della rabbia di ciascuna non derivi da loro, ma dai condizionamenti sociali.
È ciò che succede tra madre e figlia, tra amiche, tra
compagne di vita. Competizione, crudeltà e vendetta possono segnare tali
rapporti. La vendetta crea dipendenza, la soddisfazione dura un momento poi il
dolore ricompare. Di questa si rende conto Malefica e aiuterà Aurora a vincere
la maledizione che l’avrebbe condannata a dormire per cento anni. Malefica si
trasformerà in fata madrina per la fanciulla, capirà quanto sia importante credere ancora nell’amore.
Bisogna sanare le ferite e sciogliere la rabbia che è in noi per ritrovare la
nostra autentica strada. Non dobbiamo sentirci incapaci, sbagliate, isteriche
se vogliamo liberarci dai condizionamenti sociali. Mai vergognarsi dei propri
sentimenti difendendo la nostra libertà a livello affettivo, lavorativo,
sociale. Trasformiamo la rabbia in energia creativa e vitale. Abbandoniamo i
panni della strega cattiva diventando fate madrine per noi stesse e per le
altre donne.
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