giovedì 18 gennaio 2018

RECENSIONE | "Il giardino di Elizabeth" di Elizabeth von Arnim

Grazie a Fazi Editore ho scoperto “Il giardino di Elizabeth”, un romanzo di ispirazione autobiografica della scrittrice britannica nota come Elizabeth Von Arnim, pubblicato nella prima edizione in lingua inglese nel 1898 con lo pseudonimo di Elizabeth, senza cognome. Metafora della vita, il giardino diventa luogo in cui è possibile trovare equilibrio e pace interiore, lontano da una società superficiale votata al dio-uomo e alla donna-sottomessa.

STILE: 7 | STORIA: 8 | COVER: 8
Il giardino di Elizaebth
Elizabeth von Arnim

Editore: Fazi
Pagine: 180
Prezzo: € 16,50
Sinossi
In fuga dall’opprimente vita di città, l’aristocratica Elizabeth si stabilisce nell’ex convento di proprietà del marito, un luogo isolato e carico di storia in Pomerania. A vivacizzare le giornate della signora ci sono le tre figlie – la bimba di aprile, la bimba di maggio e la bimba di giugno –, le amiche Irais e Minora, ospiti più o meno gradite con le quali intrattiene conversazioni brillanti e conflittuali, sempre in bilico fra solidarietà e rivalità femminile, e poi c’è lui, l’Uomo della collera, «colui che detiene il diritto di manifestarsi quando e come più gli piace». Ma soprattutto c’è il giardino, una vera e propria oasi di cui Elizabeth si innamora perdutamente. Estasiata dalla pace e dalla tranquillità del luogo, trascorre le ore da sola con un libro in mano, immersa nei colori, nei profumi e nei silenzi, cibandosi soltanto di insalata e tè consumati all’ombra dei lillà. Mentre le stagioni si susseguono, Elizabeth ritrova se stessa, i suoi spazi, i suoi ricordi e la sua libertà. Una storia che ha molto di autobiografico narrata da una donna più avanti del suo tempo: una donna di mondo coraggiosa e irriverente che parla a tutte le donne di oggi. Uscito per la prima volta nel 1898 in forma anonima, Il giardino di Elizabeth, primo romanzo di Elizabeth von Arnim, ebbe da subito un successo clamoroso.



7 maggio

Adoro il mio giardino. Ed è proprio in giardino, nella magnificenza del tardo pomeriggio, che sto scrivendo queste pagine, con le zanzare che non mi lasciano in pace e la tentazione di alzare gli occhi per guardare il tripudio delle giovani foglioline lavate dal fresco piovasco di mezz’ora fa. Mi fanno compagnia due gufi, e la loro lunga conversazione mi delizia quanto il canto degli usignoli.
Dopo aver vissuto per cinque anni a Berlino, l’aristocratica Elizabeth decide di abbandonare la città per stabilirsi in Pomerania, nell’ex convento di proprietà del marito, il conte Von Arnim. Il luogo solitario conquista la signora che trascorre le sue giornate con le tre figlie – la bimba di aprile, la bimba di maggio e la bimba di giugno – e le amiche Irais e Minora, ospiti più o meno gradite.
Le visite dei parenti non sono mai apprezzate. Il loro andar via è fonte di piacere.
A completare il quadretto familiare c’è lui, il marito, chiamato da Elizabeth “l’Uomo della Collera”.
Colui che detiene il diritto di manifestarsi quando e come più gli piace.
Ma, soprattutto, c’è il giardino, il grande amore di Elizabeth in cui trascorre le ore in beata solitudine.
La frenesia di stare sempre con i propri pari, e la paura di essere lasciati soli per poche ore, è per me del tutto incomprensibile. Io sono capace d’intrattenermi benissimo da me stessa per settimane di seguito, senza accorgermi per nulla, se non per la pace che mi pervade, di essere stata sola.
In questa oasi di pace Elizabeth legge, sogna, scrive circondata dalla bellezza dei fiori e dei colori, immersa nei profumi e nel silenzio. In lei c’è un’autentica determinazione a voler esser qualcosa di più di una buona moglie tedesca.
La gente qui intorno è persuasa che io sia, per metterla nei termini più gentili possibili, oltremodo eccentrica; perché si è sparsa la voce che passo la giornata fuori all’aria aperta con un libro, e che occhi mortali ancora non mi hanno visto cucire o cucinare. Ma perché cucinare, quando puoi trovare qualcun altro che cucina per te?
Leggendo questo breve diario autobiografico sono stata coinvolta con tutti i sensi nella vita della protagonista. La vista per ammirare le bellezze del giardino. L’olfatto per percepire il profumo dei fiori. L’udito per ascoltare il cinguettio degli uccelli, lo scroscio della pioggia, la voce della natura. Il gusto per assaporare il tè, comodamente seduta all’ombra di un magnifico albero. Il tatto per esser a contatto diretto con fiori e piante.

Ho condiviso, con Elizabeth, riflessioni e pensieri che, vi meraviglierà, trovano terreno fertile anche oggi, nella nostra difficile e complessa società. Elizabeth parla alle donne del nostro presente. Parla del rispetto dovuto alle donne, considerate dalla legge del tempo “come idiote”. Descrive una società superficiale schierandosi contro il maschilismo. Non approva la superficialità delle donne che accettano “la superiorità maschile”. Non accetta l’esclusione delle donne dalla vita politica, costrette a subire in silenzio le violenze dell’uomo-padrone. Il diario, ambientato alla fine dell’800, rende il giardino il fulcro della narrazione, è un luogo sicuro e lontano dalle cattiverie del mondo. Nella solitudine Elizabeth scopre la felicità di un’esistenza libera, non deve nascondere il suo amore per i libri, non deve sopprimere la sua voglia di scrivere. Sicuramente non è facile vivere il conflitto tra libertà e oppressione, desideri e doveri.
Che risurrezione di bellezza c’è nel mio giardino e di brillante speranza nel mio cuore.
“Il giardino di Elizabeth” è un delizioso diario che ho letto con vero piacere. Ho apprezzato la scrittura semplice ma incisiva, le descrizioni della natura che diventano un tutt’uno con le riflessioni della protagonista. Riflessioni ancor oggi valide a testimonianza di un romanzo sempre attuale. Un diario coraggioso per l’epoca, un diario che mostra il coraggio delle donne. Passare dai pensieri ai fatti è ciò che la donna ha realizzato nella sua lunga risalita verso quella dignità che tutti abbiamo per nascita.

Ora ho deciso di leggere “La fattoria dei gelsomini”, voglio conoscere meglio questa scrittrice. Voi avete già letto altre opere di Elizabeth Von Arnim? Cosa ne pensate? Sono curiosa di conoscere i vostri pareri.

6 commenti:

  1. Non ho letto nulla di lei, ma la trama (e anche il titolo) mi hanno rubato il cuore. Anche per me i giardini sono la mia oasi di pace, grazie alle belle giornate di sole, agli alberi e alla piante riesco quasi sempre a ritrovare la calma.
    Vorrei tanto leggere questo libro.

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  2. Sento parlare molto di questa scrittrice e in web mi passano davanti agli occhi i suoi romanzi, ma finora non le ho dato spazio. Devo prefiggermi di farlo in quest'anno!!

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    1. Anch'io non conoscevo quest'autrice, ora ho deciso di leggere altri suoi lavori per approfondire le tematiche trattate con un sorriso e una pugnalata :)

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  3. Ho letto anch'io da poco Il giardino di Elizabeth e ne sono rimasta piacevolmente colpita: non mi aspettavo un romanzo tanto delicato e importante per le riflessioni che propone!

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    1. Sono rimasta anch'io piacevolmente sorpresa da questo romanzo. Ora sto leggendo "La fattoria dei gelsomini", un ritratto ironico e profondo dell'aristocrazia inglese e del matrimonio :)

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