giovedì 25 gennaio 2018

RECENSIONE | "La fattoria dei gelsomini" di Elizabeth Von Arnim

Con "La fattoria dei gelsomini” (Fazi) continua la mia conoscenza della scrittrice Elizabeth Von Arnim. Mi piace il suo stile semplice ma elegante, l’ironia con cui tratta temi importanti, l’introspezione che caratterizza i suoi personaggi, le riflessioni che mostrano la società inglese con le sue debolezze. Non c’è noia nei suoi romanzi anzi spesso mi sono ritrovata a sorridere percependo la sottile ironia che caratterizza  i racconti. Sovente l’ironia maschera il fendente con cui l’autrice colpisce l’aristocrazia mostrando comportamenti superficiali camuffati dalla rispettabilità che il rango impone.

STILE: 7 | STORIA: 7 | COVER: 7
La fattoria dei gelsomini
Elizabeth Von Arnim (traduzione di S. Terziani)

Editore: Fazi
Pagine: 347
Prezzo: € 15,00
Sinossi
Lady Daisy e sua figlia Terry hanno invitato alcuni ospiti a trascorrere il fine settimana nella loro dimora di campagna. Ma la padrona di casa, di solito ineccepibile, non si rivela all'altezza. Più passa il tempo, più il soggiorno, che culmina in un interminabile pranzo, diventa un supplizio per tutti: il caldo è insopportabile, le interazioni obbligate alla lunga sfiancano, e il dolce all'uva spina, causa di imbarazzanti malesseri, è il colpo di grazia. Sempre più in- sofferenti, Mr Topham e il misterioso Andrew trovano rifugio in una lunga partita a scacchi, che si protrae fino a notte inoltrata, quando tutti gli altri sono già a letto. Peccato solo che la candida Terry, il mattino dopo, sappia chi ha vinto. A questo punto i sospetti di adulterio della moglie di Andrew diventano certezza: alla giovane Rosie non resta che mettere a punto la vendetta. E quale miglior alleata, se non la madre, l'esuberante Mrs de Lacy, scaltra come poche, che non vede l'ora di irrompere sulla scena, avendo già fiutato l'occasione per guadagnarci qualcosa?





Certo, la ricchezza e la posizione sociale erano insidie che Lady Midhurst si trovava a dover affrontare, unite ad alcuni aspetti decisamente spiacevoli della sua personalità, come per esempio l’abitudine di tingersi i capelli con l’henné, quando era ormai evidente che fossero grigi da tempo, o il fatto che non volesse lasciar sfiorire la giovinezza senza opporvi resistenza armata di trucco, rossetto e smalto rosso sulle unghie… Che tristezza, e con una figlia ormai grande, per giunta.
Lady Midhurst, donna affascinante, ricca e altera, ospita a Shillerton, dimora di campagna, illustri ospiti per il fine settimana. Gli ospiti appaiono irrequieti stremati dal caldo insopportabile, insoddisfatti dalle vivande non all’altezza dell’attenzione e cura di Lady Daisy. Il vecchio Mr Topham e l’amico Andrew, per sfuggire alla noia, iniziano una lunga partita a scacchi che durerà fino a notte inoltrata.
Hai vinto, allora.
Questa frase pronunciata da Terry, la giovane e deliziosa figlia di Daisy, è l’inizio di un domino emotivo e sociale, cadono tutte le pedine, gli avvenimenti precipitano ed è il caos. Infatti, se tutti gli ospiti sono già andati a dormire, come fa Terry, la mattina dopo, a sapere chi ha vinto?

In Rosie, moglie di Andrew, il sospetto dell’adulterio del marito diventa certezza e così racconta tutto alla madre,la scaltra e avida Belle. La donna si reca da Lady Daisy per ricattarla, il suo silenzio in cambio di una rendita a vita. Dasy, sconvolta dalla rivelazione, decide di fuggire in Provenza, in una piccola fattoria dono del marito defunto. Come ha potuto Terry avere un simile comportamento? La strada del disonore, già percorsa da Desy a causa dei continui tradimenti del marito, le si spalanca nuovamente davanti. Avrà il coraggio di percorrerla ancora? Potrà mai perdonare sua figlia?

Il romanzo si divide in due parti. L’inizio è un po’ lento con qualche descrizione di troppo e l’ingombrante, quanto fastidiosa, presenza di uva spina in più portate dei vari menù. Proprio attorno al tavolo conosciamo i vari personaggi descritti con penna arguta. È piacevolissimo leggere la descrizione dei comportamenti dell’aristocrazia londinese, ipocrisia e maschere a celare i veri pensieri di ognuno di loro. I personaggi femminili mostrano le loro debolezze, la perfezione è lontana dai loro cuori e dalle loro menti. Gli uomini si mostrano meschini, incapaci di affrontare difficili situazioni, pronti a pensare una cosa e a dire il contrario. Tutti indossano una maschera. Tutti sono peccatori ma pronti a diventare giudici degli errori altrui.

I personaggi femminili mi hanno coinvolta maggiormente, gli uomini ombra son un passo dietro alle signore.

Daisy è una donna dal cuore di ghiaccio. Prigioniera del ricordo di un matrimonio infelice, ossessionata dalla cura del suo aspetto, non riesce ad accettare il tempo che passa.

Terry ama sua madre, si dedica a opere di beneficenza. È una donna che affronta la vita senza alcun timore.

Mumsie, madre di Rosie, ha una visione tutta sua del matrimonio considerandolo “fonte di guadagno”. La sua filosofia di vita è “mai dire mai”, mai piangere sul latte versato, bensì ridere, ridere sempre.

Rosie è una pallida riproduzione del comportamento materno. È una bella donna ma senza carattere.

La seconda parte del romanzo acquista ritmo e mette a nudo nuove verità. Dasy decide di ritornare alla fattoria dei Gelsomini, nella Francia del sud, e qui si risvegliano dolci ricordi ripensando a quei lontani 15 giorni di assoluta felicità con il marito. Erano trascorsi ben 25 anni da quella luna di miele ma, alla fattoria, il tempo sembrava essersi fermato. Ricordare le umiliazioni e i tradimenti, giunti dopo poche settimane dalla celebrazione del matrimonio, riapre vecchie ferite mai guarite. L’amore tanto atteso, la felicità desiderata, la fiducia e il rispetto nel rapporto con il marito, avevano lasciato il posto al nulla.
Tutto ciò che aveva sperato e amato era nullo; lei stessa era nulla; il nulla la circondava; stava entrando in un futuro fatto di nulla.
Questa seconda parte, devo confessarlo, mi ha coinvolta maggiormente. C’è azione, i personaggi interagiscono maggiormente e si creano situazioni in cui l’introspezione cede il posto all’agire e a nuove tecniche di seduzione. Cadono le maschere dell’amore, dell’incapacità di perdonare e ci si libera da un passato che aveva tenuto prigioniero il presente. In una girandola di dialoghi affiorano i ripensamenti e la consapevolezza degli errori fatti. Il finale, prevedibile con un goccia di amaro, stringe in un lungo abbraccio i temi trattati: seduzione, solitudine, tradimento, amore, perdita della bellezza e della giovinezza, finto perbenismo della società inglese, emancipazione femminile, filosofia del matrimonio come riscatto sociale.

“La fattoria dei gelsomini” è una lettura piacevole. Trovo “Il giardino di Elizabeth” (recensione) un gradino più su senza nulla togliere al romanzo oggetto di questa recensione. L’autrice mi piace. Decisa e ironica percorre la sua strada di donna e scrittrice, affronta temi ancor oggi attuali. Leggerò sicuramente altri suoi lavori. Se voi già conoscete Elizabeth Von Arnim, consigliatemi un suo lavoro. Nell’attesa vi saluto augurandovi belle e intense letture.

5 commenti:

  1. Io adoro questa autrice, tutti i suoi libri che ho letto mi regalano moenti meravigliosi, mi piace la lentezza del suo modo di scrivere, non è un difetto per me ma un modo per accompagnarmi piano piano nella storia!

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    1. Effettivamente il ritmo pacato permette una migliore comprensione delle sfaccettature, pregi e difetti della società, con cui l'autrice identifica il suo rapporto con la mentalità e i pregiudizi dell'epoca :)

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  2. Quest'anno mi sono promessa di approfondire alcune autrici e la Von Arnim è una di quelle. Oltre alle belle copertine questi romanzi mi ispirano tanto. Ho deciso di iniziare con Vera che sarà una delle mie prossime letture e poi provvederò a leggere tutti gli altri. Penso che mi piacerà, amo questo genere di romanzo. Rosa

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    1. Sicuramente leggerò altri lavori di Elizabeth Von Arnim, sono curiosa di conoscere l'evoluzione del suo pensiero e amo la sottile ironia con cui pone in luce temi ancor oggi attualissimi :)

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  3. Mi hai fatto venire voglia di leggere i libri di Elizabeth Von Arnim, anche perché le ambientazioni dei suoi libri mi ispirano molto.

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