lunedì 20 febbraio 2017

RECENSIONE | "Il nido" di Tim Winton

Buon inizio settimana, cari lettori :) Il romanzo che ho appena finito di leggere mi ha regalato una lettura ricca di tensione grazie a una trama in cui si rincorrono temi importanti per tutti noi. Con una scrittura precisa mai edulcorata, Tim Winton narra la caduta di un uomo e la sua rinascita.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Il nido
Tim Winton 
(traduzione di S.Tummolini)

Editore: Fazi
Pagine: 442
Prezzo: € 19,50
Sinossi
Tom Keely, ex avvocato ambientalista molto noto, ha perso tutto. La sua reputazione è distrutta, la sua carriera è a pezzi, il suo matrimonio è fallito, e lui si è rintanato in un appartamento in cima a un cupo grattacielo di Fremantle, da dove osserva il mondo di cui si è disamorato, stordendosi con alcol, antidolorifici e psicofarmaci di ogni sorta. Si è tagliato fuori, e fuori ha intenzione di restare, nonostante la madre e la sorella cerchino in ogni modo di riportarlo a una vita attiva. Finché un giorno s'imbatte nei vicini di casa: una donna che appartiene al suo passato e un bambino introverso. L'incontro lo sconvolge in maniera incomprensibile e, quasi controvoglia, permette che i due entrino nella sua vita. Ma anche loro nascondono una storia difficile, e Keely presto si immerge in un mondo che minaccia di distruggere tutto ciò che ha imparato ad amare, in cui il senso di fallimento è accentuato dal confronto continuo con la figura del padre, Nev, un gigante buono impossibile da eguagliare. In questo romanzo coraggioso e inquietante, Tim Winton si chiede se, in un mondo compromesso in maniera irreversibile, possiamo ancora sperare di fare la cosa giusta.



La storia inizia mostrando immediatamente il protagonista in preda ai postumi dell’ubriachezza.
In bagno sotto a un raggio di luce ustionante, si chinò sullo specchio per vedere fin dove gli occhi fossero arretrati, lungo il campo di battaglia del volto. Sopra alla barba preistorica, la pelle era un ammasso di argilla sfaldata e piena di crepe. Una serie di calanchi. I denti anneriti dal vino sembravano i resti di un terreno arso dal sole.
Tom Kelly è un naufrago che si è arreso alla vita. Ex avvocato ambientalista, il protagonista ha collezionato sconfitte in ogni campo: carriera distrutta per aver denunciato la corruzione di un uomo potente, matrimonio finito per i tradimenti della moglie, reputazione distrutta, mancanza totale di lavoro. Come sopravvivere? Rinchiudendosi in un piccolo appartamento al decimo piano di un  tetro grattacielo di Fremantle, nell’Australia occidentale. Lassù, isolato nel suo nido, Tom osserva il mondo e la vita degli altri. Intanto fa uso di antidolorifici e psicofarmaci ingerendoli con generosi bicchieri di alcol. Giorno dopo giorno si allontana sempre più dalla vita attiva, è deluso e amareggiato. Un giorno incontra in ascensore una donna e il suo silenzioso bambino. Scoprirà che sono i suoi vicini di casa e verrà coinvolto nelle loro vite problematiche.
Si leveranno in volo come aquile;
correranno senza mai stancarsi;
cammineranno senza fatica.
Isaia 40:32
Come sia giunto Tom a isolarsi nel suo “nido” è vagamente accennato dall’autore  che ritiene più importante elaborare le conseguenze dell’isolamento.  Nessuno può entrare in casa sua, il mondo rimane fuori con i suoi problemi. Tuttavia il destino si presenta nelle vesti di Gemma Buck e suo nipote Kai, un bambino di sei anni. Tom dovrà indossare i panni scomodi dell’eroe per proteggere i due vicini. Dovrà trovare la forza per innalzarsi al di sopra della sua misera quotidianità scambiando la sua debolezza con la forza necessaria per lanciarsi dal nido, come un volo d’aquila, in difesa dei più deboli. In lui nascerà la voglia di combattere per Gemma e Kai, per salvare loro e anche se stesso.

“Il Nido” è un romanzo ricco di personaggi: alcuni mossi da buoni propositi, altri mossi da malsani intenti. Tutti hanno un ruolo ben preciso e sembrano circondare il protagonista con varie incursioni anche nel suo passato. Tom, naufrago senza speranza, è una figura complessa che incarna la difficoltà dell’uomo davanti al caos della propria vita. Inizialmente ho pensato a Tom come a una persona vinta dalla vita, schiacciata dagli eventi, persa tra farmaci e alcol. Mi sbagliavo.

Ho provato, invece, un’immensa tenerezza per Kai. Il bambino è prigioniero di strane fantasie, ossessionato dalla morte non riesce a manifestare le proprie emozioni. Racconta incubi in cui la morte lo accoglie e parla sempre di uccelli in via di estinzione. Ed è grazie a lui che Tom riscopre di avere un cuore e, per la prima volta, trova la forza per lasciare il nido. Adoro quando i personaggi prendono coraggio per navigare su mari in tempesta, non è necessario vincere ma agire è già un passo avanti. Gemma è un personaggio ambiguo, sono stata spesso indecisa se considerarla una vittima o una donna capace di manipolare gli altri per il proprio tornaconto. Forse sarebbe opportuno ricordare, a me stessa in primis, che dentro di noi albergano il bene e il male. Prevale l’uno o l’altro a seconda delle situazioni e, nel romanzo, di situazioni ambigue ne troverete tante.

Ho letto “Il Nido” con molta curiosità rendendomi conto che a ogni uomo viene data una seconda possibilità. Il romanzo si compone di più parti che ben sviluppano l’architettura del romanzo in cui si muovono molti personaggi che si destreggiano tra ansia, angoscia, violenza, speranza. La narrazione è resa ancor più fluida grazie ai dialoghi e a un sottile umorismo nero. Impossibile addentrarsi nelle vicende narrate e non riflettere sulla solitudine e la fragilità dell’uomo. Il titolo originario del romanzo è “Eyrie”, significa “nido d’aquila”. Ognuno di noi ha il suo “luogo inaccessibile”, “il nido” in cui rintanarsi a leccarsi le ferite che la vita,a volte, infligge senza alcuna pietà. Ma nel nostro “io” sappiamo che nulla dura per sempre, siamo pronti a spiccare il volo per aiutare chi amiamo. Aiutando gli altri aiuteremo anche noi stessi. Mai perdere la speranza. Buona lettura e buon volo d’aquila a tutti.

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