"Macellaio" (La Nave Di Teseo, traduzione di Chiara Spaziani) è un cupo e corposo romanzo di Joyce Carol Oates, una delle più acclamate scrittrici internazionali, che racconta gli abusi della psichiatria nell'Ottocento.
L'autrice americana ha ricevuto il Premio Chandler alla carriera 2024 durante il Noir in Festival di Milano, evento che celebra la letteratura noir e gialla.
STILE: 9 | STORIA: 9 | COVER: 9 |
Editore: La Nave Di Teseo
Riformatori nel nuovo campo scientifico della psicologia avevano avanzato l'idea che la "follia" fosse infatti una "malattia mentale". Non una specie di maledizione, non una pena e un flagello simile al peccato originale. Per curare la "malattia", benché il disturbo sembri avere origine nel cervello, non si deve ricorrere alla superstizione, quanto invece all'osservazione scientifica e alla sperimentazione.
Il romanzo, ispirato a una storia vera dell'Ottocento, ci trasporta nelle claustrofobiche atmosfere del sanatorio del New Jersey che ospita donne malate di mente. Qui il dottor Silas Aloysius Weir, accusato nel 1836 di un terribile esperimento su una neonata dalle tragiche conseguenze, inizia a praticare macabri esperimenti e operazioni usando le sue vittime come cavie prive di ogni dignità. Celebrato come un luminare della chirurgia, quest'uomo maniacale e ossessivo, sarà arginato solo da una giovane serva irlandese che metterà freno alla sua follia e contribuirà alla sua caduta.
Joyce Carol Oates è una famosa scrittrice che, nei suoi romanzi, ha sempre messo in primo piano i temi della violenza di genere, della sopraffazione, della subordinazione riservati alle donne.
In "Macellaio" viene affrontato il tema degli esperimenti in medicina. Siamo nell'America di metà Ottocento e la medicina procede per esperimenti sui corpi di persone che la società considera prive di qualsiasi diritto. Il titolo si riferisce al dottor Weir, acclamato come il padre della Gino-Psichiatria. La figura del "macellaio" Weir è in gran parte ispirata a J. Marion Sims, fondatore della moderna ginecologia.
La lettura di questo romanzo non è stata facile e alcuni passaggi danno davvero i brividi. Povere donne malate di mente erano operate senza l'uso dell'anestesia e l'autrice non ci risparmia la crudezza dei dettagli.
Per narrare questa storia, miscela di finzione e realtà, Oates usa l'espediente di una biografia curata dal figlio maggiore del defunto Silas Weir, che ha ripudiato la brutale eredità del padre, dottore in medicina che per ben trentacinque anni aveva diretto l'istituto del New Jersey trasformandolo nel suo regno. Qui gli era permesso proseguire e sperimentare le sue macabre pratiche, senza alcun controllo. Per decenni Weir aveva avuto la possibilità di usare donne povere e in difficoltà, trascurate dallo Stato e dalla sanità, ripudiate dalle famiglie, prostitute, vendute come serve a contratto, malate, mutilate o solo diverse, come cavie umane. Erano donne "senza speranza" che vedevano nella morte la loro unica salvezza.
L'ambizione e il suo delirio di onnipotenza erano alimentate anche dalla sua ossessione per una giovane serva irlandese, Brigit Kinealy, che diventa non solo il suo principale soggetto sperimentale (la giovane era affetta da fistola, un'apertura nella parete vaginale da cui fuoriesce l'urina, in seguito al parto), ma anche l'unica in grado di contrastare il suo dominio di follia e di terrore. Inizialmente Weir farà di Brigit la sua schiava sottomessa che, narcotizzata, diventa oggetto su cui sfogare i perversi desideri sessuali.
Con uno stile spietato che nulla nasconde, l'autrice ci propone un protagonista complesso incapace di relazionarsi con le donne e che esprime il proprio dominio con esperimenti brutali. Il corpo della donna diventa un oggetto di proprietà dell'uomo, Weir ne è attratto e disgustato allo stesso tempo.
Il dottore si pensa onnipotente come un dio. Con la Bibbia come guida e in mano gli strumenti medici,Weir squarta, sperimenta, ammazza e rare volte salva, le pazienti che lui considera affette da isteria. Grida di dolore si levano da quei tavoli operatori, ma nessuno ascolta. Per le donne, definite "nulla" per volere del Macellaio dalla mano rossa, come era chiamato Weir nelle stanze della Torre Nord dell'istituto, non c'è pietà. Mutilate e smembrate in nome della ricerca.
Eppure il mondo accademico acclama il dottor Weir.
L'isteria, secondo il dottore, poteva essere provocata dai denti marciti (che estirpava uno dopo l'altro) o dalle fistole post partum. Ma, di questo Weir era fermamente convinto, la donne sono più inclini degli uomini alla follia poiché la sede dell'isteria è l'utero. Rimuovere chirurgicamente l'organo imputato era una possibile procedura per curare l'isteria. La strada sperimentale è lastricata da esperimenti disumani in nome del progresso scientifico, in nome di Dio e con l'aiuto di Dio. Nella Torre Nord dell'istituto il dottore affinava le sue capacità sulle pazienti di umile estrazione per prepararsi a operare le pazienti facoltose. Con le povere donne usare l'anestesia era uno spreco, tra le braccia di Orfeo si potevano rifugiare solo coloro che pagavano.
Oates scrive di Silas:
La sua barbarie era d'altro tenore, era la barbarie del bisturi e della curette, della terapia; non riusciva a essere brutale senza indossare quella maschera, la postura di un gentiluomo che deve tenere una così alta considerazione di sé, da consentirgli quel genere di crudeltà.
Brigit, una serva albina dall'aspetto angelico, sorda e muta, subirà una metamorfosi, da vittima diventerà assistente del dottore e voce narrante di alcuni passi del romanzo.
Le povere donne, su di loro pregiudizi e discriminazioni di classe, sono sacrificate sull'altare del progresso scientifico.
I nostri corpi erano semplici sacchi di carne, alla mercé di altri. Ci veniva drenato il sangue, ci venivano rimossi gli organi come possibili sedi di infezioni. Inadatte al mondo dei sani e dunque scartate e lasciate morire nell'inferno dell'ospedale del Macellaio dalla mano rossa.
Tuttavia, nel romanzo, si assiste anche a un lento e doloroso processo di emancipazione. Importante la figura di Brigit che riesce a capovolgere la narrazione patriarcale che ha imperato nella prima parte del romanzo. Brigit è mossa da un'inesauribile voglia di vivere, appare fragile nel suo aspetto angelico, invece scoprirà in sé una forza che le darà il coraggio di porre fine alla dittatura delle torture e del dolore.
È una storia straziante, pervasa di sangue e agonia, scritta rielaborando fatti storici in un'atmosfera gotica, che turba per i temi ancestrali trattati, per la scarsa empatia per la salute mentale, per la completa mancanza di etica, per l'abuso e la sofferenza inferti ai corpi delle donne. Il protagonista ci attira nella sua depravazione e malvagità, così come risulta evidente il suo disperato tentativo di ottenere l'approvazione del padre.
Siamo in presenza di una storia inquietante, forse non adatta a tutti per l'argomento trattato, che descrive, con crudezza degna del potente titolo scelto, la parabola discendente di un uomo divorato dalla sua ambizione.
Nel romanzo il tema centrale è la cattiva condotta scientifica. Il protagonista è visto nel duplice ruolo di "mostro" ma anche di ricercatore e scienziato serio. Weir ha il potere perché uomo, ma saranno personaggi femminili ad avere le idee giuste per curare le pazienti. Naturalmente sarà lui, il dottore in medicina, a diventare famoso. Le donne, nella figura di Briget, riusciranno a ribellarsi alla figura maschile e maschilista. Infatti il libro è dedicato
a tutte le Brigit - quelle senza nome e quelle che un nome lo hanno, quelle ridotte al silenzio e quelle la cui voce è stata ascoltata, quelle che sono state dimenticate e quelle cui la storia ha reso onore.
A Joyce Carol Oates il mio grazie per aver indagato le oscurità dell'animo umano portando la luce dove il buio regnava incontrastato.
Ciao Aquila, non conoscevo questo romanzo, ma mi ha colpito la storia cruda che racconta: mi ha fatto venire in mente un libro letto anni fa e che trattava un argomento simile, intitolato "La bambina numero otto", non so se lo conosci...
RispondiEliminaCiao Ariel, non conosco il romanzo a cui fai riferimento ma ho letto la trama e mi ha davvero incuriosita. Credo che i due libri abbiano dei punti in comune. In nome del progresso vengono da sempre compiuti esperimenti su cavie umane. Leggerò sicuramente "La bambina numero otto". Grazie per il suggerimento :)
EliminaIn lista! Purtroppo mai letta questa autrice, sai?
RispondiEliminaIo di Joyce Carol Oates ho letto anche "Babysitter". Mi piace il modo in cui l'autrice, prendendo spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto, riesce a realizzare un romanzo dalla trama avvincente denunciando temi importanti per la società americana. Un caro saluto :)
RispondiEliminaMai letto nulla dell'autrice.. Da recuperare :)
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