"La torre d'avorio" (Neri Pozza) è un giallo psicologico ad alta tensione firmato da Paola Barbato, le cui storie "da incubo" sono degne del miglior Stephen King.
Mara è una donna che sta tentando di rifarsi una vita, ma il suo tenebroso passato la raggiunge. Una macchia d'acqua sul soffitto sarà il fattore scatenante che manderà in frantumi il ritiro oscuro "dell''avvelenatrice" di Sestri Levante.
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![]() STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8 |
Pagine: 416
È possibile cancellare il passato e liberarci della persona che siamo stati? Mara Paladini ci sta provando da tredici anni, dopo aver scontato una pena in una struttura psichiatrico-giudiziaria per il tentato omicidio del marito e dei due figli. Il nome di quella donna, affetta dalla sindrome di Münchhausen per procura – una patologia che porta a far ammalare le persone che si amano per poi curarle e prendersi il merito della loro guarigione – era Mariele Pirovano, ma quel nome Mara lo deve dimenticare, perché quella persona non esiste più. Almeno questo è ciò di cui tutti vogliono convincerla. Lei però non ci crede e nella sua nuova vita in una grande città, a centinaia di chilometri dal proprio passato, ha costruito una quotidianità che la tiene lontano dal mondo, che le impedisce di nuocere ancora: non esce quasi mai e della casa procurata dai servizi sociali ha fatto una prigione di scatoloni e memorie, dove seppellire per sempre Mariele. Un giorno però nella sua torre d’avorio si apre una breccia. Comincia tutto con una piccola macchia di umidità sul soffitto, che la costringe ad andare al piano di sopra per avvertire il vicino. Potrebbe essere cosa da nulla, invece la scena che le si presenta è un uomo morto, con i segni dell’avvelenamento sul corpo. Mara potrebbe non riconoscerli, quei segni; Mariele invece non ha dubbi, perché così ha quasi ucciso le tre persone che amava di più. Ora Mara sa che è stato tutto inutile, che il suo passato l’ha riagguantata: ora Mara sa che l’unica possibilità è la fuga, da chi vorrà incolparla di quell’omicidio e da chi invece lo ha commesso per incastrarla.
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Aveva sempre avuto un'idea propria di cosa fosse una Torre d'Avorio. Mara però non si levava dalla testa che l'avorio derivasse dalle zanne degli animali, e che quindi la Torre, di fatto, fosse costruita da denti. Era un'immagine ripugnante, trovarsi chiusi in una bocca che avrebbe potuto iniziare a masticarti in qualunque momento. Esattamente la condizione in cui voleva stare per il resto della vita.
Nel romanzo di Paola Barbato la protagonista è Mara Paladini, nome falso che nasconde quello vero, Mariele Pirovano. Nell'estate del 2011, con una dose letale di digitossina, la donna aveva tentato di avvelenare tutta la sua famiglia. Adesso Mara, dopo aver scontato una pena in un istituto psichiatrico, vive da sola in un appartamento milanese. Per vivere si occupa di traduzione. Non esce quasi mai e ha trasformato il suo appartamento in una torre d'avorio in cui si è spontaneamente reclusa. Mara non frequenta nessuno e spia il mondo da tre fori in una tenda. Ha paura di ciò che potrebbe fare ad altre persone. La Bestia che è in lei non è stata sconfitta è solo quiescente. Per questo ha eretto, tra lei e gli altri, una barriera di scatoloni bianchi, in cui ha riposto tutto ciò che apparteneva al suo passato, per non avere alcun contatto con l'esterno e non far più del male. Una mattina la donna nota una macchia sul soffitto forse provocata da un'infiltrazione di acqua. Mossa dalla curiosità la donna si reca al piano di sopra per avvertire il vicino. La scena che le si presenta è un uomo morto che mostra lesioni scure intorno alla bocca, labbra livide e nell'aria c'è un vago sentore dolciastro. Avvelenamento da digitossina. Mara non crede alle coincidenze. Non può essere un caso se la sostanza che ha ucciso quell'uomo è la stessa che lei ha usato per avvelenare marito e figli. No, non può essere un caso!
Così, superando la paura di uscire, la donna scappa in modo rocambolesco da una finestra. Dovrà scoprire il responsabile di tutto ciò per non essere condannata per un omicidio che non ha commesso. Chi vuole incastrarla?
Io non ho avvelenato più nessuno, perché non ho amato più nessuno.
La storia, dal ritmo sostenuto, si nutre di ricordi e di sensi di colpa. La torre d'avorio non è l'appartamento in cui Mara ha vissuto negli ultimi anni, ma la prigione mentale in cui si è rinchiusa per allontanare il peso della realtà dei fatti. Mara ricorda il suo matrimonio, l'infanzia dei suoi figli, il suo fingersi moglie e madre modello. Lei che voleva sentirsi utile, affetta dalla sindrome di Munchhausen per procura, ha finito per far del male alle persone care. Potrà mai cancellare il passato e liberarsi della persona che è stata?
"La torre d'avorio" è un romanzo originale che si legge con vero piacere. Anche perché scopriremo che Mara non è da sola nella sua fuga. Con lei ci sono altre quattro donne conosciute anni prima al Rems. Ognuna ha una storia molto interessante e vengono svelate le motivazioni che hanno portato queste donne ad agire compiendo un reato. Conosciamole.
Moira è un'assassina sicura di sé, Beatrice dialoga con i defunti, Fiamma mente con disinvoltura e Maria Grazia agisce sempre d'impulso. Sono donne del tutto differenti, hanno estrazione sociale, studi e lavori, che non hanno nulla in comune. Eppure condividono difficoltà, drammi e traumi. Mara si fida solo di loro. Tutte hanno intrapreso un percorso di reinserimento e tra loro c'è un forte legame nato da esperienze vissute insieme. Il rapporto tra le protagoniste è il cuore pulsante del romanzo.
Mara è un personaggio ricco di sfaccettature. Il suo essere genitore, il suo rapportarsi con le altre persone, il suo modo di pensare e agire sono le caratteristiche di una persona anticonvenzionale in cerca di un equilibrio. Una persona che sa di aver sbagliato e si punisce.
Paola Barbato indaga in profondità l'animo umano, non assolve e non condanna, esplora gli abissi interiori e il disagio mentale. Pur trattando di reati deplorevoli, l'autrice è brava nel catapultare chi legge in un microcosmo e nel far amare i personaggi anche se imperfetti. Il Male è stato commesso, i cattivi esistono e le colpe pesano come macigni. Ognuno ha la propria torre d' avorio.
"La torre d'avorio" è un romanzo che esplora il male, la memoria, la pena e il rimorso. È un thriller coinvolgente, dalla narrazione dinamica e ricco di straordinaria umanità. Un libro che ti tiene con il fiato sospeso, che ti conduce per sentieri bui. È impossibile non amare le protagoniste che combattono con il senso di colpa, la paura e il desiderio di riscatto.
"La torre d'avorio" è una lettura intensa che intrappola. Mara vorrebbe lasciarsi alle spalle il suo passato, vorrebbe non essere più "un mostro", vorrebbe cambiare per costruire un futuro diverso. Nessuna delle protagoniste è un esempio da seguire, tutte hanno sbagliato una volta nella vita. Meritano il perdono? Si può eliminare il rancore, la rabbia, il risentimento e la vendetta?
Trovare la pace è quasi impossibile. Ma è proprio quel "quasi" che racchiude qualche briciola di speranza.
Riflettiamoci, magari bevendo un delizioso té ma fate attenzione alle zollette di zucchero che qualcuno potrebbe offrirvi.
Ciao Aquila, conosco Paola Barbato solo per fama... non ho mai letto nulla di suo ma è un'autrice che, prima o poi, mi piacerebbe conoscere! Buona giornata :-)
RispondiEliminaCiao Ariel, questo romanzo è perfetto per fare la conoscenza con l'autrice. Anch'io vorrei leggere altri suoi romanzi a cominciare da "Vengo a prenderti" e "Il dono". Un caro saluto :)
EliminaDavvero molto interessante, forse lo prenderò, ti farò sapere! Grazie come sempre per la recensione :)
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