lunedì 3 febbraio 2025

RECENSIONE | "I titoli di coda di una vita insieme" di Diego De Silva

Nella sua ultima opera lo scrittore, giornalista e sceneggiatore, Diego De Silva, racconta la fine di una storia d'amore tra due persone, Fosco e Alice, che si sono tanto amati. Il romanzo, "I titoli di coda di una vita insieme" (Einaudi), indaga un rapporto in crisi. Un rapporto in cui le parole dell'addio sono le più difficili da pronunciare.


STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
I titoli di coda di una vita insieme
Diego De Silva

Editore: Einaudi
Pagine: 248
Prezzo: € 19,00
Sinossi

«Io vorrei isolare il momento in cui ho visto la crepa e ho preso atto della fine, ma non lo trovo, perché non c’è. L’amore è discreto nel morire, non si lamenta e non fa scenate, non c’informa quando si ammala. Siamo noi a risponderne, e tutto quello che gli capita è colpa nostra». Fosco e Alice si sono amati tanto. E tra poco, senza sapere bene perché, si diranno addio. Per questo, nel vortice di parole più o meno giuste o più o meno sbagliate, abbracci notturni, porte sbattute, avvocati nuovi di zecca e antiche recriminazioni, decidono di raccontare la loro storia a modo loro. Con ostinazione, dolore e persino ironia: tutto quello che nei documenti legali non potrà mai trovare spazio. Diego De Silva lascia riposare il suo personaggio più amato, l’«avvocato d’insuccesso» Vincenzo Malinconico, per consegnarci un grande romanzo sulla fine dell’amore. «L’amore non è una storia, ma due». Per questo Fosco e Alice hanno affidato ai loro rispettivi avvocati le parole che non sanno dirsi, lasciandosi. Alice aspira a una conclusione drammatica, come se un grande amore si misurasse dalle ferite, dal male che è possibile farsi. Vuole enfasi, conflitto, palcoscenico. Fosco è più morbido, quasi passivo, incline ad accettare qualsiasi condizione. E alla fine, come in tutte le separazioni, le loro posizioni si tradurranno in documenti mortificanti, che nulla dicono perché nulla sanno di una vita insieme. Che riassumono il dolore, e anche la gioia, in parole povere. Per riscrivere con una dignità diversa i titoli di coda della loro storia, decidono allora di ritirarsi in una casa amata, tra i fantasmi dal passato e di ciò che è stato tradito, che siano gli anni felici dell’infanzia, quel tempo bello in cui s’impara il mondo, gli amici di sempre o il loro stesso legame. Trovarsi lì, in quella casa, significa anche cercare un fuoco comune: il loro fuoco. Significa attraversare in due i rimpianti fino a esaurire la sofferenza, estrarre dalle macerie del tempo ciò che rimane vivo e trovare la forza di andare addosso alle cose, persino quando fanno paura. Senza rinunciare all’ironia che lo contraddistingue, come modo di illuminare ciò che conta, Diego De Silva riesce a raccontare con forza, attraverso le voci di Fosco e Alice, le speranze, le delusioni, le felicità sepolte, il complicato groviglio di sentimenti che accompagnano da sempre la fine di un amore.





Io vorrei isolare il momento in cui ho visto la crepa e ho preso atto della fine, ma non lo trovo, perché non c'è. L'amore è discreto nel morire, non si lamenta e non fa scenate, non c'informa quando si ammala. Siamo noi a risponderne, e tutto quello che gli capita è colpa nostra. Ma non siamo all'altezza di questa responsabilità, anche se in buona fede affermiamo di assumercela. Allora, molto semplicemente, non facciamo nulla. Ci affidiamo al silenzio.

Sono questi i pensieri di Fosco, uno dei due protagonisti del romanzo che ruota attorno alla fine di una storia d'amore. Raccontare la fine di un matrimonio non è mai facile. Raccontare la fine di una promessa vincolante è un compito arduo perché nella separazione rinascono sentimenti, emozioni e considerazioni, che si pensava fossero ormai sepolti e invece erano solo dormienti. Peccato che sia ormai troppo tardi per ridestarli.

Fosco e Alice, i due protagonisti, si sono amati tanto e tra poco, senza sapere bene perché, si diranno addio.

Alice e io ci vogliamo bene, per questo ci stiamo lasciando. Lo so, è un paradosso, ma è così che finiscono i matrimoni. Per quanto illogico sembri, sono i difetti che tengono in vita le coppie.

L'incipit del romanzo ci proietta subito nel racconto della fine di venticinque anni di matrimonio.

Alice e Fosco affrontano in modo diverso questa fase della loro vita insieme. Ancor oggi si vogliono bene ma si separano e ognuno ha un modo diverso per porre fine alla loro relazione.

Alice è la prima a decidere per la separazione. Ferma nella sua decisione, vorrebbe una conclusione drammatica fatta di conflitti e di recriminazioni, il tutto proporzionale all'amore che c'è stato.

Fosco affronta questa verità con difficoltà. Sa perfettamente che il loro matrimonio è finito da tempo ma non vorrebbe cambiare la sua vita ed è disposto ad accettare qualsiasi condizione. Le sue debolezze e le sue incertezze sono le debolezze e le incertezze comuni a tutti gli uomini.

Se una volta soltanto avessi sentito venire da lei un po' dell'indifferenza sprezzante tipica di chi ha smesso di amare, oggi avrei almeno del rancore a cui tenermi. Mia moglie, invece, l'ho perduta senza urti. Senza male. In silenzio, nella complicità e nella gentilezza.

Per affrontare questo difficile momento e riscrivere "i titoli di coda" della loro storia, moglie e marito decidono di trascorrere del tempo insieme nella ex casa in campagna della famiglia di Fosco. L'uomo ha venduto la proprietà alla morte dei genitori e ora prova rimorso per questa decisione.

Qui, tra i fantasmi del passato, decidono di confrontarsi con sincerità dando libero sfogo ai sentimenti che accompagnano la fine di un amore. Assisteremo alla narrazione dei ricordi felici legati all'infanzia, alle vecchie amicizie, ai rimpianti e ai sensi di colpa. Tuttavia si guarda anche al futuro che non contempla una riconciliazione.

Il fulcro del romanzo è il modo in cui i due protagonisti decidono di separarsi, alle parole che usano per raccontare ciò che stanno vivendo mentre lo spettro istituzionale giuridico si avvicina sempre più. Vedere la propria relazione, l'amore provato, i momenti felici, trasformata in una pratica d'ufficio è davvero triste. I documenti hanno il potere di rendere sterile il dramma e il dolore che i coniugi provano in quel momento. Nel linguaggio arido degli avvocati, Alice e Fosco non si riconoscono. A un passo dall'essere ex, Alice e Fosco vogliono scrivere la parola "fine" al loro rapporto con dignità, senza rabbia, senza la vendetta che avvelena le separazioni. Per questo vanno alla ricerca delle parole giuste per dirsi addio. Ormai è passato il tempo in cui la lite segnava la rinascita dell'intesa e per ritrovarsi bastava un gesto affettuoso.

Il passato narrato a due voci, perché "l'amore non è una storia, ma due", sottolinea il tempo trascorso insieme. Tempo che inevitabilmente porta con sé dei cambiamenti che comunque conferiscono importanza a quanto si è vissuto insieme. Con un vortice di parole, più o meno giuste, più o meno sbagliate, abbracci notturni, porte sbattute e antiche recriminazioni, Alice e Fosco decidono di raccontare la loro storia a modo loro. Lo fanno con ostinazione, dolore e persino ironia.

Alice è un'oncologa, Fosco uno scrittore. Sposati da molti anni, hanno un figlio ormai adulto che studia in un'altra città. Noi li conosciamo quando si sta per compiere l'ultimo atto del loro matrimonio. Fosco ha fatto del silenzio la sua arma vincente, sapeva benissimo che fra loro stava finendo ma aveva fatto finta di non capire. La sua colpa era quella di non aver fatto nulla per cercare di salvare il suo matrimonio.

Alice non sopporta i silenzi di Fosco, è arrabbiata, vorrebbe confrontarsi con il marito che invece "fugge" davanti ai confronti. Lui comprende e perdona. Lei detesta queste qualità del marito.

Alice prova rabbia quando si trova vicino al marito, "è un veleno alimentato dalla vicinanza, che si attenua quando siamo lontani, per esempio quando sono al lavoro e penso a noi con nostalgia."

La storia è malinconica, Diego De Silva esplora il territorio difficile del matrimonio tra scelte mancate e sentimenti a intermittenza.

"I titoli di coda di una vita insieme" è un libro sulle parole con cui scegliamo di raccontare un amore che finisce, sulla difficoltà di descrivere la chiusura di una storia. Sono proprio le parole a guidarci nel mare in tempesta delle complicazioni sentimentali, nei conflitti che nascono, nei desideri e nei dolori, nelle speranze e tra le rovine di una relazione. L'amore non è mai facile. De Silva intreccia ironia e riflessione creando un'atmosfera di leggerezza che stempera i temi più oscuri. Così la lettura si fa avvincente e malinconica nella certezza che "l'amore non è giusto, e non sopporta le regole. È per questo che ci rende felici."

Diego De Silva lascia riposare il suo personaggio più amato, "l'avvocato d'insuccesso" Vincenzo Malinconico, trasmesso in televisione nella serie interpretata da Massimiliano Gallo, per consegnarci un grande romanzo sulla fine dell'amore.

Esistono davvero le parole giuste per dirsi addio? Forse son giuste le parole fredde e burocratiche degli avvocati? Non lo so!

Quel che posso dirvi è che Diego De Silva riesce a raccontare con forza, attraverso i due protagonisti, le speranze, le delusioni, le felicità sepolte, il groviglio di sentimenti che accompagnano da sempre la fine di un amore. Il dolore dei sentimenti è potente. Quando ormai la passione e la complicità sono svanite, resta una quotidianità basata sull'abitudine. Chi farà il primo passo verso la separazione? Chi scriverà la parola "fine"?

La verità è che non c'è senso nella fine di un amore. Come nell'inizio, del resto.

Tuttavia la fine di un amore prelude a un nuovo inizio. Un nuovo amore? Una nuova libertà? Una nuova vita? A voi la scelta.

1 commento:

  1. Un romanzo decisamente intrigante, anche se leggere della fine di un amore mi rattrista molto...

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