martedì 7 giugno 2022

RECENSIONE | "Storia del figlio" di Marie-Hélène Lafon

“Storia del figlio”(Fazi nella collana Le strade) di Marie-Hélène Lafon, grande scrittrice francese, arriva per la prima volta nelle librerie italiane. Il romanzo, vincitore del prestigioso premio Renaudot, è stato accolto con entusiasmo dai lettori e dalla critica. In Francia è diventato un caso editoriale da 200.000 copie vendute. In dodici capitoli, ogni capitolo una data, la scrittrice narra una saga familiare che si dipana nell’arco del 20° secolo e conduce il lettore in un viaggio tra generazioni. Marie-Hélène Lafon tratteggia, con eleganza e sensibilità, la verità di una famiglia percorrendo le sue pieghe più profonde, i meandri di esistenze, frammenti di vite relegati in un album di famiglia.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
Storia del figlio
Marie-Hélène Lafon

Editore: Fazi
Pagine: 160
Prezzo: € 17,00
Sinossi

Il figlio è André. La madre, Gabrielle. Il padre è sconosciuto. André viene cresciuto da Hélène, la sorella di Gabrielle, e suo marito: coccolatissimo, unico maschio fra le cugine, ogni estate ritrova “la madre”, misteriosa signora che ha scelto di vivere a Parigi e torna a trascorrere le vacanze in famiglia. Questo è solo l’inizio della storia, o meglio è una parte, perché le vicende narrate in Storia del figlio coprono un arco lungo cent’anni, raccontando il prima e il dopo, indagando sui molti perché, spostando di volta in volta la lente su un personaggio e su un momento diverso: due bambini gemelli di Chanterelle a inizio Novecento, un irrequieto collegiale che conosce i primi turbamenti erotici, una donna sola in un appartamento parigino, un partigiano in cerca di suo padre e molti altri ancora. A mettere insieme tutti i pezzi, in questa saga familiare costruita come un mosaico, è la magistrale penna di Marie-Hélène Lafon che, con eleganza, delicatezza e sensibilità, racconta la verità di una famiglia nelle sue pieghe più profonde, quelle che scavano i solchi della vita.


È partita. Sua madre è partita, il treno l’ha portata via. Lui, André, preferisce che lei non sia più lì, ma sente che non è una cosa da dirsi, né da far capire, anche se a Hélène non si può nascondere nulla. André non può nascondere nulla a Hélène, lei gli attraversa la pelle con lo sguardo, vede dentro le sue ossa, tra le pieghe aggrovigliate del suo cervello. Hélène vede, ma non rimprovera, non giudica, non aggrotta le sopracciglia, non alza la voce, non stringe le labbra. Lei bacia, tiene in grembo, non dice molte parole.

Il figlio è André. La madre, Gabrielle. Il padre è sconosciuto. André viene cresciuto da Hélène, la sorella di Gabrielle, e suo marito: coccolatissimo, unico maschio fra le cugine, ogni estate ritrova “la madre”, misteriosa signora che ha scelto di vivere a Parigi e torna a trascorrere le vacanze in famiglia. Inizia così “Storia del figlio”, ma le vicende narrate coprono un arco lungo cent’anni, raccontando il prima e il dopo, indagando sui molti perché, presentando di volta in volta un personaggio e un momento diverso: due bambini gemelli di Chanterelle a inizio Novecento, un irrequieto collegio, una donna sola in un appartamento parigino, un partigiano in cerca di suo padre e molti altri ancora. La scrittrice mette insieme i pezzi di questo mosaico familiare e procede con delicatezza e decisione tra bugie e contraddizioni dalle quali nascono assenze profonde, silenzi e tragedie, legami rarefatti e carezze trattenute. Al centro del romanzo si eleva, schiva e mutevole, la ricerca di un padre, la ricerca delle proprie radici, della propria identità. 

Immergersi nella lettura di “Storia del figlio” è come toccare con mano una serie di immagini e situazioni che dialogano con il passato e il presente. Frammenti di ricordi si rincorrono in una voragine che nulla concede al rapporto tra un genitore e un figlio. Le fragilità umane si perdono nell’eco dei ricordi e delle scoperte che sembrano programmate da un destino che concede, con molta parsimonia, cruciali informazioni per scoprire il nome di un padre fantasma. 

“Storia del figlio” è una girandola di eventi, un lieve e carezzevole vento di ombre popolano le pagine del romanzo. A fare da sfondo agli eventi sono presenti delle riflessioni che nascono dai pensieri di André, dalle carezze di Hélène, dai misteri di 

Gabrielle. Si riflette su cosa vuol dire essere figlio, si è sempre il figlio di qualcuno ma, nel caso di André lui è figlio di un genitore che non conosce o di chi l’ha cresciuto? L’assenza di un padre e di una madre può essere colmata con le parole che spazzano via il silenzio di una vita? Attorno ad André c’è un disordine di speranze, tregue, misteri. Un caos che perdura per più generazioni con cose non dette e persone che, pur non essendoci più, hanno lasciato un segno nella vita dei protagonisti. André è alla ricerca delle sue origini: una madre che non voleva o non sapeva fare la madre, un padre sconosciuto che forse neanche sapeva della sua esistenza. Gabrielle è un personaggio enigmatico, impenetrabile che ha vissuto una storia d’amore di cui conosceremo solo alcuni frammenti. È una donna solitaria che condivide con il figlio solo poche settimane in estate e una settimana a Natale. Compare e svanisce nel volger di un tempo breve, vive nella sua solitudine e non c’è una spiegazione per tutto ciò. Non parla mai del padre di André e rivelerà ogni cosa solo il giorno del matrimonio del figlio. Ancora una volta, però, non parlerà con lui ma rivelerà ogni cosa a Juliette sposa di André. 
Tua madre ieri mi ha detto di tuo padre.
È il suo lascito, un testamento rivelatore di un segreto sempre custodito e mai svelato, con cui André e Juliette dovranno convivere. Ora il fantasma del padre ha un’identità, una professione, un indirizzo. Diventa tutto più facile? No, assolutamente no! André non è più un figlio sconosciuto di un padre sconosciuto. Ora che anche lui sta per diventare padre, affronterà quel fantasma per colmare la sua mancanza? Una madre a intermittenza e un padre fantasma, questa è la famiglia di André ma aveva avuto Hélène, Léon, le cugine, la casa e un giardino. Aveva vissuto la sua vita di uomo protetto dalla famiglia che l’aveva cresciuto e per loro era stato il regalo più bello. Gabrielle era la parigina estrosa e spensierata che portava regali a tutti e si dava arie da gran dama. Spesso la vita di una persona non è proprio come l’immaginiamo. Con gli anni André scoprirà una versione diversa della storia ma ormai non è più così importante. André troverà il suo posto nel mondo con buona pace dei ricordi e del cuore. 

Con penna raffinata, Marie-Hélène Lafon, incanta fin dal primo capitolo. Con una narrazione acrobata sul filo del tempo, rivela le paure e i desideri dei protagonisti che vogliono scoprire la verità ma ne hanno timore. Prepotenti salgono sul palcoscenico della vita la giovinezza, i sogni, l’amore, la famiglia. Siamo tutti acrobati nella vita, non abbiamo una rete di protezione e facciamo del nostro meglio: viviamo sul serio. 

La vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Quindi, canta, ridi, balla, ama, piangi e vivi intensamente ogni momento della tua vita prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin)

Nessun commento:

Posta un commento