lunedì 20 gennaio 2020

RECENSIONE | "La casa delle voci" di Donato Carrisi

Il nuovo romanzo di Donato Carrisi, “La casa delle voci” edito Longanesi, è un libro che ci mostra come si possa parlare del male anche senza un crimine, senza scie di sangue, senza serial killer, senza intrighi e senza detective. Non riuscirete a staccarvi e vi lascerete ipnotizzare, pagina dopo pagina, da questa fiaba nera che vi aspetta a braccia aperte. Carrisi, maestro italiano del thriller, ci consegna una storia appassionante che pone al centro del libro la vicenda di uno psicologo che indaga nella mente di una giovane donna assillata dal dubbio di aver commesso un atroce delitto. Attraverso un collage di ricordi e frammenti di vita vissuta, “La casa delle voci” è un romanzo di flash improvvisi, di storie che svaniscono nel giro di una seduta ipnotica. Non faticherete a empatizzare con la protagonista. Nella sua mente le paure, i ricordi, gli incubi rimossi o dimenticati, si presentano in un groviglio che inquieta il suo animo. Se siete pronti possiamo iniziare il viaggio nella mente di una donna tormentata e malinconica.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8
La casa delle voci
(Ciclo di Pietro Gerber #1)
Donato Carrisi

Editore: Longanesi
Pagine: 400
Prezzo: € 22,00
Sinossi
Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l'ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Spesso traumatizzati, segnati da eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui polizia e magistrati si servono per le indagini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l'addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall'altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un'adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. E per capire se quel frammento di memoria corrisponde alla verità o è un'illusione, ha disperato bisogno di Pietro Gerber. Hanna è un'adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci». Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l'assassina è proprio lei.



Per un bambino la famiglia è il posto più sicuro della terra. Oppure, il più pericoloso.
La vicenda, che si svolge a Firenze, vede sulla scena due protagonisti: uno psicologo e una sua paziente.

Lo psicologo è Pietro Gerber, addormentatore di bambini. Il suo lavoro consiste nell’insegnare ai bambini     a mettere ordine nella loro fragile memoria - sospesa fra gioco e realtà - e a distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è.

La paziente è Hanna Hall, giovane donna appena giunta a Firenze dove vive Gerber. Lei viene dall’Australia, è una figura esteticamente dimessa, cupa e inquieta. È alla ricerca di una verità sepolta nel passato e nella sua mente. Per un’amnesia selettiva ha rimosso dei ricordi ora nascosti nella sua testa. Teme di  aver commesso un omicidio ma non sa se quel frammento di memoria corrisponde alla verità o è un’illusione. È per questo che ha bisogno dell’aiuto di Gerber che dovrà  aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai tanti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva nella “casa delle voci”. Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. Forse non è stata semplice spettatrice, forse è lei l’assassina. Forse.

Carrisi sa bene come entrare nella mente dei suoi lettori, dar vita alle paure più recondite, svelare il lato oscuro, dare un nome ai nostri egoismi popolati da fantasmi e spiriti. Un mondo nascosto nell’animo umano, un mondo in cui la luce della ragione non arriva mai.

“La casa delle voci” è come un castello di carte in una galleria del vento, non ci sono certezze, tutto è in  continuo divenire fino a un attimo prima di precipitare nell’abisso. I demoni dell’anima si risvegliano, aprono i loro profondi occhi scuri e aspettano l’inizio delle sedute quando finalmente saranno liberi.

Hanna Hall, con le sue farneticazioni, ci apre le porte dei suoi ricordi. Ha vissuto, da bambina, in Italia con la sua famiglia. Si spostavano continuamente, vivevano isolati in mezzo al nulla della campagna, perché nessun posto era sicuro. Gli estranei erano un pericolo e Hanna aveva la libertà di scegliersi il nome che preferiva e quasi sempre era il nome di una principessa.
Ci teniamo alla larga dal mondo, sperando che il mondo si tenga alla larga da noi.
 Ora la donna vuole dar voce alla bambina che è in lei e Gerber dovrà aiutarla. Anzi il dottore prova immediatamente molta curiosità per questa donna e le loro sedute diventano un territorio pericoloso in cui non è chiaro chi sia la preda e chi il cacciatore. Tra il dottor Gerber e Hanna si instaura uno strano e pericoloso rapporto.
Il cucciolo di tigre gioca col cucciolo umano. Ma il primo non sa di poter uccidere l’altro. E l’altro non sa che potrebbe essere ucciso dal primo.
Hanna si presenta come una persona fragile ma in lei c’è un’inquietante modo di fare. Con vari stratagemmi riesce ad ottenere informazioni sul dottor Gerber, sulla sua famiglia, sul padre morto qualche anno prima con il quale Pietro aveva un rapporto difficile. Perché tutto ciò?

Abile nel raccontare gli eventi, Carrisi offre ai protagonisti l’opportunità di muoversi in luoghi e atmosfere sospese tra la nebbia del passato e l’inquietudine del presente. Tutti rincorrono la verità, una tela bianca la cui visione si perde tra la nebbia dell’amnesia.
Ado veniva a trovarmi di notte, nella casa delle voci, si nascondeva sempre sotto il mio letto. Ma non è stato lui a chiamarmi per nome quella volta. Sono stati gli estranei.
Voci misteriose, mondi invisibili, forze oscure che si muovono intorno a noi. Così Carrisi depone in noi il seme del dubbio che germoglierà producendo il frutto amaro della paura. Nella mente e fuori di essa si svolge un duello tra le ombre del passato e la verità che si nasconde in un mondo a cui è difficile accedere. Le sedute d’ipnosi vedranno il dottor Gerber entrare nella mente di Hanna seguendo sempre lo stesso rituale. Chiudendo gli occhi la paziente ci permetterà d’entrare in luoghi sospesi nel tempo dove ogni cosa ha una voce che ripete nomi, emozioni, richiami e situazioni. Tutto si mescola, si frantuma, si moltiplica. Hanna e i suoi genitori vedono negli estranei un pericolo. “ Non avvicinarti mai agli estranei e non lasciarti avvicinare da loro. Se un estraneo ti chiama per nome, scappa.” Questa è una delle tante regole che Hanna bambina deve rispettare durante la sua vita da nomade. In fondo siamo tutti un po’ nomadi, spesso vorremmo essere invisibili e allontanarci dal mondo. Alcuni scappano dalla guerra o da un evento traumatico che gli è capitato, c’è chi si perde tra i meandri della droga o dell’alcol, chi è andato via e non vuol più tornare indietro, chi vuol stare da solo perché non accetta che qualcun altro prenda decisioni al suo posto.

“La casa delle voci” è un crudele gioco di enigmi che accende i riflettori sull’essenza del male che per Carrisi “è l’aspetto più interessante della natura umana.” Realtà e sogno si mescolano al ritmo del metronomo mettendo in mostra le brutture dell’animo umano. I personaggi sono costretti a prendere determinate decisioni. Comportamenti bizzarri, manie di persecuzione, paranoie vi indicheranno la via da seguire. Non cercate di spiegare tutto con la razionalità, sarebbe una vana impresa.

“La casa delle voci” è la storia di fantasmi e ossessioni che si nascondono nella nostra mente. Basta questo a Carrisi per far paura a tutti noi.

2 commenti:

  1. Purtroppo sai che non troppo mi è piaciuto? Troppi buchi narrativi questa volta...

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  2. non mi sfuggirà, lo voglio leggere ... e spero mi piaccia più di com'è piaciuto a mr ink :-D

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